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Journal articles on the topic 'Bambini disabili'

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Bini, Emanuela. "Accogliere famiglie con bambini disabili in contesti migratori. Scenari inclusivi a Bologna." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, no. 52 (April 2018): 209–22. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005212.

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Abstract:
Riassunto Il numero crescente di famiglie migranti con minori disabili invita a riflettere sul tema dell’accoglienza e delle politiche sociali. Come evidenziato dalla ricerca “Alunni con disabilità, figli di migranti” condotta a Bologna, risulta necessario che i servizi alla persona e le istituzioni scolastiche - Enti che collaborano nella presa in carico del minore disabile - rinnovino le pratiche di accoglienza e di accompagnamento delle famiglie e dei minori disabili per rispondere in maniera adeguata ai bisogni emergenti. Considerato il numero esiguo di studi sul tema e la mancanza di linee guida ministeriali per definire interventi incentrati sulla “doppia diversità”, le criticità e le buone prassi individuate dalla ricerca assumono un valore paradigmatico e forniscono utili indicazioni estendibili anche ad altri contesti.
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Lauri, Stefania. "La giusta vicinanza nella relazione d'aiuto." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 1 (January 2011): 69–75. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001007.

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Abstract:
Per ogni bambino, gli adulti con cui costruisce interazioni significative diventano dei punti di riferimento fondamentali: queste figure adulte devono perciň essere in grado di relazionarsi col bambino con attenzione ed affettivitŕ, non solo nei contenuti, ma anche nelle modalitŕ comunicative. Ciň vale a maggior ragione per i bambini disabili: č normale che l'adulto che entra in relazione con loro percepisca disagio o difficoltŕ, ma ciň che conta č reagire con un atteggiamento di apertura e disponibilitŕ, riconoscendo l'unicitŕ di ogni bambino e quindi anche del rapporto che si instaura con lui. Nel fare ciň, contenuti, metodologia di insegnamento e di comunicazione devono andare di pari passo, cosě come l'esperienza diretta deve sempre essere accompagnata da una riflessione su di essa che ci consenta di orientarla al meglio. Poiché, infine, rapportarsi con un bambino significa inevitabilmente entrare in relazione anche con il suo contesto familiare, č opportuno che tutti gli operatori - medici, insegnanti, educatori - improntino sempre il rapporto con la famiglia ad uno spirito autentico di fiducia e di collaborazione.
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Silberberg, Augustín, Marcelo J. Villar, and Belén Mesurado. "L’eutanasia per i neonati gravemente malati in Argentina / Euthanasia in critically ill neonates in Argentina." Medicina e Morale 66, no. 5 (December 20, 2017): 591–601. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.508.

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Abstract:
Obiettivo: Analisi del processo decisionale per l’eutanasia nei confronti di neonati con malattie critiche in Argentina, focalizzata in particolare sui fattori socio-culturali. Metodo: Sono stati utilizzati questionari anonimi per approfondire il processo decisionale. 580 neonatologi di 36 unità neonatali sono stati invitati a partecipare allo studio e 322 di questi hanno completato il processo. Risultati: Il 95% dei neonatologi si oppone all’eutanasia. Non è emersa alcuna correlazione con l’età, il genere e la fede religiosa. Al contrario, i medici si sono dimostrati inclini all’eutanasia quando prendevano in considerazione la qualità di vita prevedibile per il bambino (p ≤ 0.003) e le difficoltà che un bambino disabile genera in una famiglia (p ≤ 0.001). Conclusioni: La maggior parte dei medici si sono opposti all’eutanasia non per motivi legali o per credenze religiose, bensí sulla base di una prospettiva trascendente della vita. La qualità della vita prevedibile per il neonato e le difficoltà che i bambini disabili generano in seno alle famiglie rappresentano motivi importanti nella decisione finale degli specialisti favorevoli all’eutanasia. ---------- Aim: Behavior of neonatologists in Buenos Aires, Argentina, in regard to euthanasia in critically ill neonates was analyzed, focusing on socio-cultural factors. Methods: An anonymous survey was designed to explore the decision-making process. Five-hundred-eighty neonatologists from 36 neonatal units were invited to participate and 322 completed the study. Results: Over 95% of neonatologists rejected euthanasia. No association was found with age, gender and religious belief. On the contrary, physicians were favorable to euthanasia when they took into account both the predictable quality of life (p ≤ 0.003) and the burden a disabled child would imply for the family (p ≤ 0.001). Conclusion: The majority of neonatologists reject euthanasia. Their behavior was not influenced legal frame, nor by their religious beliefs. They considered that a transcendence perspective of life does lead to this rejection. Predictable quality of life and the burden neonates represent for their families, played a major role on the final decision in those few specialists favorable to euthanasia.
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Alessi, Cristina, Francesca Malzani, Fabio Ravelli, and Maria Luisa Vallauri. "L’emergenza COVID-19 in Italia e il diritto del lavoro." TRABAJO, PERSONA, DERECHO, MERCADO. Revista de Estudios sobre Ciencias del Trabajo y Protección Social, no. 1 (2020): 223–39. http://dx.doi.org/10.12795/tpdm.2020.i1.09.

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Abstract:
Il contributo analizza le misure italiane adottate nel periodo dell’emergenza Covid per cercare di far fronte alle necessità, da un lato, di protezione della salute e, dall’altro, di continuità nell’erogazione delle attività lavorativa e dei servizi, prendendo in considerazione la regolazione del lavoro che potremmo qualificare in Spagna come lavoro a distanza, sotto il profilo dell’orario (e il suo controllo da parte dell’impresa), della prevenzione dei rischi o degli obblighi aziendali in tema di necessaria formazione professionale nell’uso di strumenti informatici. Questo modo di rendere la prestazione lavorativa viene riportato al lavoro agile, una modalità che esisteva prima della pandemia in quanto espressamente contemplata dalla legge, anche se la situazione della crisi sanitaria ne ha cambiato non solo la fisionomia ma anche il tipo di utilizzo. In questo modo, la domanda che inevitabilmente deve essere posta è: è questo un modo di lavorare che offrirà solo una risposta congiunturale alla situazione di emergenza vissuta o, al contrario, questa opzione sarà valorizzata in futuro con effetti permanenti? Nella seconda sezione dell’articolo, vengono analizzate le condizioni per richiedere congedi per la cura di disabili e bambini. La ratio dei permessi è strettamente connessa con la decisione del Governo di chiudere scuole e centri diurni. Infine, vengono esaminate altre misure adottate al fine di garantire il mantenimento del rapporto di lavoro, che consistono in una serie di divieti di procedere al licenziamento collettivo durante un determinato periodo di tempo, nonché misure economiche riconosciute a specifici soggetti (liberi professionisti o lavoratori agricoli, tra gli altri).
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Incerti, Alessia, Flavio Cimorelli, Francesca Fiore, Giada Maslovaric, Federica Rossi, and Isabel Fernandez. "Affrontare il trauma per gestire la disabilità: risultati preliminari di un intervento di gruppo per genitori." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 46 (July 2020): 69–86. http://dx.doi.org/10.3280/qpc46-2020oa10162.

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Abstract:
Le famiglie sono messe alla sfida dalla comunicazione della disabilità del proprio bambino. Hanno bisogno di ricreare un nuovo equilibrio per affrontare una difficoltà con un impatto così soverchiante. L'accettazione della disabilità del proprio bambino non è un processo che avviene in automatico. I genitori di bambini con disabilità di grado medio e grave sperimentano alti livelli di stress e di responsabilità, con effetti comparabili a quelli di un evento traumatico. L'Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) permette la riorganizzazione dei ricordi in un modo adattivo e funzionale in accordo ai principi dell'Adaptive Information Processing, riducendo quindi il loro impatto emozionale. L'EMDR promuove un'elaborazione adattiva dell'esperienza traumatica di ricevere una diagnosi e una prognosi negativa riguardante il proprio bambino. Questo lavoro ha lo scopo di indagare l'efficacia di un protocollo di trattamento integrativo di gruppo (EMDR-IGTP). Hanno fatto parte dello studio 39 genitori e il trattamento consisteva in 10 sessioni di gruppo. Sono stati misurati lo stress emozionale, le strategie di coping e la crescita post-traumatica prima del trattamento e tre mesi dopo il termine del progetto, attraverso un confronto tra la media di diverse scale cliniche. Questi risultati preliminari rilevano un miglioramento nei punteggi della Scala della crescita post-traumatica dopo il trattamento. Il lavoro illustrerà il protocollo d'intervento e i risultati
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Pedrocco Biancardi, Maria Teresa. "Gli abusi contro il bambino disabile." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (February 2011): 105–18. http://dx.doi.org/10.3280/mg2010-003011.

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Resca, Federica, Paola Visconti, Sandra Bertana, Paola Attanasi, and Giuseppe Gobbi. "L'ospedale va a scuola. Un'esperienza di promozione della salute proposta dalla Scuola Ospedaliera e rivolta ai bambini della Scuola Primaria." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 157–71. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002010.

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Abstract:
Data la forte attenzione al ruolo che l'ospedale e la scuola hanno in quanto soggetti promotori di salute, il presente contributo presenta un'esperienza che ha avuto l'obiettivo di promuovere l'incontro tra bambini della scuola primaria e ospedale come occasione per favorire l'attivazione di risorse e di strategie difunzionali alla costruzione di un percorso di salute all'interno della propria storia di vita. La scuola ospedaliera č entrata nelle classi nelle quali sono state proposte attivitŕ didattiche sull'utilitŕ sociale dell'ospedale in quanto garante del diritto alla salute, sulla struttura ospedaliera, sul vissuto emotivo elicitato dall'ospedale. Successivamente ogni classe ha visitato l'ospedale, ha preso contatto con i bambini ricoverati, ha effettuato un incontro con il personale infermieristico, ha partecipato ad un incontro con una chirurga pediatra, una neuropsichiatra e una psicologa finalizzato a sensibilizzare i bambini rispetto all'attivitŕ ospedaliera e alla disabilitŕ. L'ultima fase č consistita nel riproporre ai bambini l'attivitŕ sul vissuto emotivo legato all'ospedale e un questionario di valutazione dell'esperienza, sottoposto anche alle insegnanti. I risultati vengono riportati in quanto narrazione di esperienza significativa.
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De Peppo, Francesco. "Riflessioni ed esperienze sull'approccio chirurgico al bambino disabile." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 35–42. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003006.

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Abstract:
Nel paziente disabile č molto elevata l'incidenza di alcune patologie di potenziale interesse chirurgico: malattia da reflusso (presente nel 75% circa dei casi), disfagia, malnutrizione, scialorrea, stipsi ostinata. Il reflusso deve essere oggetto di accurata valutazione diagnostica con scintigrafia gastroduodenale, endoscopia esofagea, Phmetria per distinguere i casi in cui l'intervento puň essere risolutivo da quelli in cui sono molto probabili le recidive: in quest'ultimo caso č preferibile la somministrazione cronica di omeprazolo. La disfagia e la malnutrizione hanno una prognosi e un decorso decisamente migliori da quando č possibile ricorrere alla PEG, che puň anche coesistere con una parziale (ma comunque gratificante) alimentazione per bocca. Un'altra strategia che si č dimostrata utile per evitare la malnutrizione č l'alimentazione tramite PEG durante la notte e l'alimentazione per bocca durante il giorno. Bisogna perň tener presente che l'intervento per la PEG presenta peculiari difficoltŕ tecniche nei prematuri a basso peso, nei soggetti giŕ operati all'addome per altre patologie e in quelli affetti da grave scoliosi. In casi selezionati la PEG deve essere convertita in una digiunostomia. La scialorrea, che puň essere causa di broncopolmoniti da aspirazione, si puň controllare con un intervento di legatura dei dotti salivari; nella nostra esperienza ha dato risultati molto soddisfacenti l'intervento di asportazione trans-orale delle ghiandole sottolinguali. Infine, la stipsi resistente alle nuove terapie lassative (Macrogol) viene da noi trattata con la ciecostomia percutanea, che consente efficaci lavaggi anterogradi del colon.
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de Conciliis, Cynthia. "Il ruolo dell'avvocato nella difesa del bambino disabile." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (February 2011): 208–13. http://dx.doi.org/10.3280/mg2010-003021.

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Cavallini, A., Aldč G. Giammari, M. Sala, C. Marnoni, E. Pozzoni, and R. Borgatti. "La riabilitazione del bambino ipovedente." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 1 (October 2009): 48–66. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-001005.

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Abstract:
- La riabilitazione-abilitazione della funzione visiva č un insieme di interventi, stimolazioni, esercizi volti a condurre il bambino ad usare il residuo visivo al meglio delle proprie possibilitŕ. L'intervento riabilitativo si propone di adattare reciprocamente l'individuo e l'ambiente per portare il soggetto al maggior grado di autonomia, integrazione e indipendenza per lui possibili. L'intervento riabilitativo deve essere quanto piů precoce possibile perché la disabilitŕ visiva, come ogni disabilitŕ in etŕ evolutiva, puň interferire con lo sviluppo globale del bambino. Punto di partenza di un corretto intervento riabilitativo č la valutazione clinica a cui segue una approfondita valutazione funzionale sia visiva che neuropsicomotoria. Le modalitŕ dell'intervento variano a seconda dell'etŕ, delle caratteristiche funzionali dell'incompetenza visiva e del quadro clinico complessivo. La presa in carico riabilitativa del bambino affetto da ipovisus comprende sia interventi sull'ambiente che interventi con il bambino. I genitori e gli operatori devono essere consapevoli di come vede il bambino per poter adeguare i propri comportamenti e gli ambienti alle sue potenzialitŕ sensoriali. La scuola deve ricevere tutte le opportune informazioni sulla situazione visiva dell'alunno per poter adottare le modalitŕ didattiche piů idonee. La finalitŕ del trattamento con il bambino č quella di favorire una migliore conoscenza della realtŕ conducendolo ad usare in modo ottimale ed integrato tutti i canali sensoriali, favorire, nei piů piccoli, l'acquisizione di adeguate competenze psicomotorie e condurre il bambino verso la conquista dell'autonomia. L'approccio al bambino ipovedente richiede il lavoro di un team multidisciplinare costituito da diverse figure professionali (oftalmologi, neuropsichiatri, psicologi, terapisti della riabilitazione, pedagogisti, ortottisti) che si articolano nelle diverse fasi del follow-up.Parole chiave: ipovisione, riabilitazione, bambino
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Trevisi, P., A. Ciorba, C. Aimoni, R. Bovo, and A. Martini. "Sindrome di charge: risultati a lungo termine della riabilitazione audiologica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 206–14. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-837.

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Abstract:
Obiettivo del presente lavoro è valutare i risultati della riabilitazione audiologica su un gruppo, numericamente consistente, di bambini affetti da sindrome di CHARGE. Lo studio è stato eseguito retrospettivamente, utilizzando il database dei pazienti pediatrici, presso l’Audiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova e di Ferrara. Sono stati individuati 31 bambini in totale, che hanno presentato diversi gradi di disabilità uditiva associata alla sindrome di CHARGE. La valutazione audiologica è stata eseguita utilizzando i potenziali evocati uditivi (ABR) e/o l’elettrococleografia, oppure le tecniche di audiometria infantile (VRA o play audiometry). Sono stati valutati anche i risultati percettivi, in termini di capacità di comunicazione e linguaggio espressivo. Sono quindi stati studiati gli effetti della riabilitazione uditiva (con apparecchio acustico o impianto cocleare) e in particolare lo sviluppo del linguaggio nel corso di un lungo follow-up. Gli esiti degli interventi riabilitativi sono risultati diversi in relazione alle eterogenee e spesso gravi disabilità associate alla sindrome di CHARGE (ad esempio, ritardo di sviluppo psico-fisico, gravi disturbi visivi concomitanti, disfunzioni uditive retrococleari per neuropatia uditiva/dissincronia associata). Anche dopo lungo follow-up, lo sviluppo del linguaggio è risultato gravemente compromesso nella maggior parte dei casi, suggerendo quindi la necessità di sviluppare modalità di comunicazione alternative in questo gruppo di piccoli Pazienti. L’identificazione precoce della sordità neurosensoriale e l’accurata pianificazione di trattamenti riabilitativi mirati, è in ogni caso fondamentale nei bambini con sindrome di CHARGE.
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Ciccotti, Anna. "I "bisogni speciali" dei siblings: il vissuto psicologico dei fratelli di ragazzi autistici nel contesto familiare." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 53 (June 2021): 48–74. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-053004.

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Abstract:
La nascita di un figlio è il momento in cui si concretizza il più straordinario progetto d'amore e si sperimenta una condivisione di vi-ta, un'apertura al mondo. È altresì un evento "critico" perché porta la coppia ad affrontare una serie di situazioni nuove, alcune delle quali richiedono una ri-strutturazione del rapporto di coppia, delle consuete routines familiari: il piccolo sistema familiare da diadico diventa triadico (Larcan, 2016). Ma cosa succede quando alla criticità insita nella nascita di un figlio si aggiungono altri e ben più critici elementi, come una disabilità? Si susseguono nei genitori tante forti emozioni come tristezza e dolore, senso di colpa, ansia e paura, rabbia e invidia, che inizialmente sembrano sopraffare i genitori e viene richiesta loro un'enorme quan-tità di risorse per fronteggiare la situazione. Il momento dell'impatto con la diagnosi viene attraversato e percepito da ogni famiglia in maniera diversa in base alle esperienze personali di ognuno, ai valori sociali, al background culturale, ma anche in base alle modalità con cui la diagnosi viene formulata, alla disponibi-lità di adeguati supporti familiari e alle informazioni di cui si dispone. Un peso rilevante è dato infine dalla possibilità di usufruire di un adeguato sostegno sociale in termini di servizi di supporto sanitario e psicologico al bambino e alla famiglia (Cuzzocrea, Larcan, 2011). Non da molto tempo la letteratura ha iniziato a indagare su una tematica molto interessante e complessa che riguarda i fratelli "sani" di ragazzi affetti da problematiche fisiche o mentali: questo filone di ricerca si è dedicato allo studio dei cosiddetti siblings, termine che nel mondo anglosassone indica semplicemente un legame di fraternità, mentre nel panorama italiano, fa riferimento nello specifico a fratelli e sorelle di bambini con disabilità. Se per i genitori l'accudimento verso i figli è un processo naturale, che può diventare più difficoltoso per il disturbo di cui è affetto il figlio, per un fratello non è così scontato pensare di doversi fare carico della patologia e della vita del proprio caro, una volta che i genitori non ci saranno più. I fratelli degli autistici spesso si somigliano: sono silenziosi, pro-fondi, sognatori e diffidenti; per loro è difficile adeguarsi al modo di vivere, di scherzare, di comportarsi dei coetanei. Questo lavoro prende in considerazione il mondo emotivo, spesso ancora poco esplorato di chi vive come "fratello di" - per tutta la vita, analizzando le conseguenze della presenza del bambino con autismo sulla vita del fratello con sviluppo tipico.
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Tinti, Francesca. "la musica e il potenziamento dei prerequisiti di apprendimento." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, no. 1 (June 11, 2016): 315. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v1.94.

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Abstract:
Riassunto: Premessa: La musica viene utilizzata come canale elettivo nella prevenzione dei disturbi di apprendimento. Il DSA è una disabilità specifica dell'apprendimento, di origine neurobiologica, che interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo). Il corso di propedeutica musicale è stato rivolto a bambini dai 4 ai 6 anni, fascia di età in cui la diagnosi di DSA non può ancora essere effettuata ma si possono individuare i bambini a rischio attraverso la valutazione dei prerequisiti di apprendimento. Obiettivo: intervenire in maniera preventiva sulle difficoltà di apprendimento, attraverso il potenziamento dei prerequisiti necessari, con attività propedeutica musicale nella scuola d'infanzia. Metodo: il campione esaminato è composto da 50 bambini appartenenti ad una popolazione d'età compresa dai 4 ai 6 anni. Al campione è stato somministrato il test per la valutazione dei prerequisiti di apprendimento, il Prcr-2 di Cornoldi (2009), prima e dopo il trattamento, riguardante uno specifico metodo di propedeutica musicale con attività di pre-scrittura e pre-lettura delle 7 note (nel pentagramma) durato per 4 mesi. Conclusioni: i dati ottenuti evidenziano come l' attività musicale correli positivamente col miglioramento dei prerequisiti di apprendimento.PAROLE CHIAVE: Musica, DSA, Prerequisiti di apprendimento, Prevenzione. Abstract: The music is used as an elective channel in the prevention of learning disorder.SLD (Specific Learning Disorder) is a specific learning disability of neurobiological origin, characterized by a lack in a specific learning ability (reading , writing, computing). The preparatory music course was intended for children aged 4 to 6 years, that is the age in which the diagnosis of DSA cannot yet be done but we can still identify children at risk through the evaluation of the prerequisites for learning. Objective: preventative intervention on learning difficulties through the enhancement of prerequisites for reading and writing using preparatory music, during preschool years. Method: The examined sample consists of 50 preschooler aged 4 to 6. The Prcr2 Cornoldi test (2010) had been administered to the sample, before and after the treatment, which consisted in a 4 months project of preparatory musical activities based on pre-writing and pre-reading the 7 notes (on the staff). Conclusions: The data obtained show that the musical activities correlates positively with the positive evolution of the pre-requisites of learning. Keywords: Music, LSD, learning prerequisites, Prevention
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Sorrentino, Annamaria. "L'allevamento del bambino disabile: turbe dell'attaccamento e tratti disarmonici della personalitŕ." TERAPIA FAMILIARE, no. 91 (December 2009): 65–82. http://dx.doi.org/10.3280/tf2009-091005.

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Abstract:
- The attachment theory could be a useful framework for the understanding of the emotional disturbances in disabled children. Correlation between child development phase and mother's functioning in response to child's attachment needs after the severe distress generated in parents by a severe diagnosis can explain the development of functional defences in the child. These defences explain the frequency of disturbed traits in the little patients' personalities. The most suitable attitude which the treating team should hold and purpose is highlighted, since the team has to share with the parents the difficulties of rearing the sick child.
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Menna, Marina. "Resoconto di un anno di interventi di specialistica integrata all'Istituto Serafico di Assisi." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 83–87. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003014.

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Abstract:
L'Istituto Serafico di Assisi ospita bambini e giovani adulti con disabilitŕ gravi e gravissime.Oltre all'attivitŕ di riabilitazione, abilitazione, educazione e assistenza, gli operatori sono spesso chiamati a rispondere ad esigenze sanitarie di altro tipo, dipendenti da patologie concomitanti, che richiedono interventi specialistici, procedure diagnostiche strumentali, ricoveri ospedalieri. Fin dalla comparsa dei primi sintomi si pongono problemi di gestione che interferiscono da un lato con la conduzione routinaria dei trattamenti riabilitativi ed educativi e, dall'altro, con la necessitŕ di osservare i comuni protocolli diagnostici accreditati per le varie specialitŕ mediche. Nel presente contributo si commenta la statistica delle necessitŕ di interventi sanitari, non dipendenti direttamente dalla disabilitŕ, nel corso di un anno solare; si esaminano le criticitŕ e si propongono criteri di revisione dei protocolli in uso, per adattarli alla condizione di disabilitŕ grave, seguendo alcuni esempi giŕ attivi in due grandi ospedali italiani.
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Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Romanelli, Donatella. "Quadri clinici di interesse oculistico correlati alla disabilitŕ." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 101–6. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003017.

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Abstract:
L'ipovisione nel contesto di disabilitŕ cognitiva o di pluriminorazione, che rappresenta un serio ostacolo al recupero e alla realizzazione delle potenzialitŕ del bambino, si osserva frequentemente nei casi di paralisi cerebrale infantile e di ritardo mentale. Le cause piů frequenti di ipovisione in questa tipologia di soggetti sono la leucomalacia periventricolare, la retinopatia del pretermine, l'atrofia ottica, la cataratta congenita nelle patologie cromosomiche o sistemiche, le distrofie retiniche ereditarie, le maculopatie. I trattamenti riabilitativi sono, in questi casi, particolarmente complessi perché richiedono sia interventi di natura propriamente visiva sia apporti destinati ad evitare che il deficit visivo impedisca la maturazione di altre funzioni, con particolare riguardo a quelle cognitive. Occorre quindi una stretta e costante collaborazione tra le strutture sanitarie che si occupano degli esami specialistici e degli eventuali interventi chirurgici, i servizi di riabilitazione e l'équipe che redige e controlla il progetto riabilitativo.
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Trinceri, Giuseppina. "SIBLINGS: ANALYSIS OF LIVED THROUGH THE DESIGN OF THE FAMILY." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, no. 1 (July 2, 2016): 455. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n1.v1.283.

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Abstract:
Si intende mettere in evidenza come l’approccio alla disabilità di un bambino ha ormai acquisito senso e significato solamente se è l’intero mondo familiare ad essere preso in considerazione, con particolare riferimento ai siblings. In particolare, si vogliono cogliere, su un campione di 100 siblings, diviso in un gruppo di riferimento e uno in gruppo di controllo, le principali dinamiche relazionali dei fratelli con sviluppo tipico, le rappresentazioni di base e, soprattutto, gli indicatori di potenziali fattori di rischio e fattori protettivi rispetto all’evento disabilità del fratello/sorella.Il cuore di questo lavoro sarà l’analisi dei vissuti prototipi e i fattori ad esso associati, espresso mediante il disegno della famiglia e l’inchiesta associata. Si desidera attivare una ricerca in grado di offrire la possibilità di rintracciare, nel vissuto, elementi specifici in ordine alle proprie competenze di resilienza in correlazione con la rete di supporto o meno.
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Digilio, M. Cristina. "Sindromi genetiche sottese alla disabilitŕ cognitiva grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 73–78. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003012.

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Abstract:
L'eziologia della disabilitŕ cognitiva grave č molto complessa, tanto che la causa di questa condizione clinica rimane ancora oggi non identificabile nel 40% circa dei casi. L'inquadramento diagnostico č perň un'esigenza concreta delle famiglie, per tentare di avere piů informazioni possibili sulla prognosi della patologia, sulle possibilitŕ e metodi terapeutici piů appropriati, sui rischi di ricorrenza familiare. I metodi utilizzati per l'inquadramento diagnostico sono di tipo clinico, strumentale e laboratoristico citogenetico-molecolare. Dal punto di vista clinico l'approccio prevede la ricostruzione dell'anamnesi familiare, la raccolta di dati sul decorso della gravidanza, sul periodo neonatale e sulla storia clinica dalla nascita al momento dell'osservazione. Si stima che il 4-35% (in media 15%) dei casi di disabilitŕ cognitiva sia riconducibile ad eziologia cromosomica. Le tecniche di citogenetica molecolare sono progressivamente migliorate negli ultimi anni, con la possibilitŕ di aumentare la sensibilitŕ di diagnosi per le sindromi da microanomalia cromosomica (con la tecnica CH-Array). La sindrome dell'X fragile costituisce una delle piů frequenti cause di disabilitŕ cognitiva nei soggetti di sesso maschile, specialmente nei casi a ricorrenza familiare della patologia. Il numero delle sindromi monogeniche associate a disabilitŕ cognitiva č altissimo, e si tratta sempre di patologie singolarmente rare. In questo ambito č importante saper identificare caratteristiche cliniche che possano orientare verso una patologia specifica, allo scopo di poter ipotizzare una diagnosi clinica ed eventualmente mirare i test genetici nei casi di sindromi ad eziologia attualmente nota. Sono utili, in questo ambito, il riscontro di dismorfie particolari orientative per una sindrome specifica, la caratterizzazione anatomica delle malformazioni associate o l'eventuale presenza di epilessia, la definizione di un fenotipo comportamentale e cognitivo specifico. Č importante anche la rivalutazione clinica nel tempo, per cogliere segni di significato diagnostico che possono comparire in etŕ diverse della vita di un bambino.
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de Oliveira, Cesar, Dorina Cadar, Jane Biddulph, Juliana Vaz de Melo Mambrini, Fabiola Bof de Andrad, and Maria Lima-Costa. "Hierarchy of Loss in Functional Capability: Findings From a 15-Year Follow-Up in a Brazilian Aging Cohort." Innovation in Aging 4, Supplement_1 (December 1, 2020): 664. http://dx.doi.org/10.1093/geroni/igaa057.2296.

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Abstract:
Abstract Functional loss among older adults is known to follow a hierarchical sequence, but little is known about this in low-middle income countries. We examined longitudinally the hierarchy of loss in physical functioning in 1,602 older Brazilian adults (aged 60+) from the Bambui Cohort Study of Aging. Functional loss was ascertained using self-reported difficulties in six basic activities of daily living (BADL). The incidence for each BADL limitation was assessed using survival analysis while controlling for the competing risk of death. Over the 15-year follow-up, the incidence in BADL disability rate was highest for dressing, followed by getting out of bed, bathing/showering, walking across a room, using the toilet or eating. The findings from this 15-year follow-up Brazilian aging cohort support a hierarchical pattern of disability in activities of daily living based on both prevalence and incidence of disabilities over time, and they suggest gender differences in the incidence of disability.
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Lima-Costa, Maria Fernanda, Juliana V. M. Mambrini, Karen C. L. Torres, Sérgio V. Peixoto, Fabíola B. Andrade, Cesar De Oliveira, Eduardo Tarazona-Santos, Andrea Teixeira-Carvalho, and Olindo A. Martins-Filho. "Multiple inflammatory markers and 15-year incident ADL disability in admixed older adults: The Bambui-Epigen Study." Archives of Gerontology and Geriatrics 72 (September 2017): 103–7. http://dx.doi.org/10.1016/j.archger.2017.05.013.

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Cadar, Dorina, Celine De Looze, and Christine McGarrigle. "Cardiovascular Health, Functional Disability, and Leisure Activities Profiles in Relation to Mental Aging." Innovation in Aging 4, Supplement_1 (December 1, 2020): 663. http://dx.doi.org/10.1093/geroni/igaa057.2292.

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Abstract:
Abstract We investigated cardiovascular health, functional disability and leisure activities profiles independently and in relation to cognitive decline and dementia in high and low-medium income countries using data from the English Longitudinal Study of Ageing, Irish Longitudinal Study on Ageing and Brazilian Bambui Cohort Study of Aging. Functional loss among older Brazilians has shown a hierarchical sequence over the 15-year follow-up, with the highest incidence in functional disability reported for dressing, followed by getting out of bed, bathing/showering, walking across a room, using the toilet and eating (de Oliveira). Using the Life’s Simple 7, an ideal cardiovascular health scoring system evaluating the muscular strength, mobility and physiological stress, we showed a reliable prediction of cognitive trajectories in a representative sample of Irish individuals (De Looze). Within the same cohort, we report discrepancies between men and women in functional decline driven by domestic tasks, rather than determining differential cognitive trajectories (McGarrigle). In an English representative sample, we found that participants with an increasing number of functional impairments over almost a decade were more likely to be classified with subsequent dementia compared with those with no impairments and this may imply a more comprehensive ascertainment during the prodromal stage of dementia (Cadar). In contrast, a reduced risk of dementia was found for individuals with higher levels of engagement in cognitively stimulating activities, that may preserve cognitive reserve until later in life (Almeida). Identifying factors that influence cognitive aging and dementia risk in a multifactorial perspective is critical toward developing adequate intervention and treatment.
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Serra, Giulia, Maria Elena Iannoni, Monia Trasolini, Gino Maglio, Camilla Frattini, Maria Pia Casini, Ross J. Baldessarini, and Stefano Vicari. "Characteristics Associated with Depression Severity in 270 Juveniles in a Major Depressive Episode." Brain Sciences 11, no. 4 (March 29, 2021): 440. http://dx.doi.org/10.3390/brainsci11040440.

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Abstract:
Introduction: Severe depression is prevalent in young persons and can lead to disability and elevated suicidal risk. Objectives: To identify clinical and demographic factors associated with the severity of depression in juveniles diagnosed with a major mood disorder, as a contribution to improving clinical treatment and reducing risk of suicide. Methods: We analyzed factors associated with depression severity in 270 juveniles (aged 6–18 years) in a major depressive episode, evaluated and treated at the Bambino Gesù Children’s Hospital of Rome. Depressive symptoms were rated with the revised Children’s Depression Rating Scale (CDRS-R) and manic symptoms with the Kiddie Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia (K-SADS) Mania Rating Scale (K-SADS-MRS). Bivariate comparisons were followed by multivariable linear regression modeling. Results: Depression severity was greater among females than males (55.0 vs. 47.2), with the diagnosis of a major depressive disorder (MDD) vs. bipolar disorder (BD; 53.8 vs. 49.3), and tended to increase with age (slope = 1.14). Some symptoms typical of mania were associated with greater depression severity, including mood lability, hallucinations, delusions, and irritability, whereas less likely symptoms were hyperactivity, pressured speech, grandiosity, high energy, and distractibility. Factors independently and significantly associated with greater depression severity in multivariable linear regression modeling were: MDD vs. BD diagnosis, female sex, higher anxiety ratings, mood lability, and irritability. Conclusions: Severe depression was significantly associated with female sex, the presence of some manic or psychotic symptoms, and with apparent unipolar MDD. Manic/psychotic symptoms should be assessed carefully when evaluating a juvenile depressive episode and considered in treatment planning in an effort to balance risks of antidepressants and the potential value of mood-stabilizing and antimanic agents to decrease the severity of acute episodes and reduce suicidal risk.
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Elvianti, Witri, and Jihan Djafar Sidik. "The Consignment of Indonesian Migrant Workers in Saudi Arabia and Its Resilience: Examining the Impacts of Indonesia’s Moratorium Policy (2011-2015)." Andalas Journal of International Studies (AJIS) 7, no. 1 (June 22, 2018): 14. http://dx.doi.org/10.25077/ajis.7.1.14-32.2018.

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Abstract:
Although Indonesian migrant workers in Saudi Arabia, particularly at informal sectors, have exponentially increased in last decades, most of the time, they have also faced several constraints such as the lack of protection that supposedly addressed by the Government of Indonesia (GoI) through Indonesian embassy, limited numbers of regulations that could protect the Indonesian migrant workers from the Government of Saudi Arabia, due to the absence of Memorandum of Understanding between the two countries. Such complex circumstances made the position of Indonesian migrant workers worsened due to their disability in gaining their rights. In the implementation process, the GoI’s protection has not been maximal in ensuring the safety of their workers abroad. The situation reached the peak when the death penalty for Ruyati binti Satubi was conducted by Government of Saudi Arabia without any initiatives informing Indonesian authority prior to the execution. Consequently the former President of Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, declared a moratorium policy during the cabinet meeting on June 23, 2011, in order to improve the protection mechanism of Indonesian migrant domestic workers. In milieu of this issue, the researchers attempted at analyzing the impacts of such a policy. The analysis was based on national interest theory. In the context of Indonesian migrant domestic workers, this study came to argue that the moratorium policy could be seen as a manifestation of political commitment from Indonesia’s government perceiving the protection of Indonesian migrant workers is high in the list.
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Castro-Costa, Érico, Sérgio V. Peixoto, Josélia O. A. Firmo, Elizabeth Uchoa, and Maria Fernanda F. Lima-Costa. "The association between nutritional status and cognitive impairment in Brazilian community-dwelling older adults assessed using a range of anthropometric measures - the Bambui Study." Dementia & Neuropsychologia 7, no. 4 (December 2013): 403–9. http://dx.doi.org/10.1590/s1980-57642013dn74000008.

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Abstract:
ABSTRACT In most studies, body mass index (BMI) has been used as the main measurement of nutritional status. However, BMI does not differentiate between body fat and muscle mass. Objective: To investigate the association between nutritional status and cognitive impairment in a population of Brazilian elderly. Methods: Participants (n=1,496) from the Bambuí Cohort Study of Aging were selected based on the results for the two variables nutritional status and cognitive impairment (MMSE score). Gender, age, education, lifestyle, ApoE, chronic diseases, depressive symptoms, current use of hypnotic or sedative medication and functional disability were used as confounding factors for adjusting the logistic regression. Results: Cognitive impairment was associated with lower BMI (OR: 0.91; CI: 0.86-0.95), waist circumference (OR: 0.97; CI: 0.95-0.99), triceps skinfold thickness (OR: 0.92; CI: 0.89-0.96) among the younger participants (60-69 years), while lower arm muscle circumference (OR: 0.88; CI: 0.80-0.98) and corrected arm muscle area (OR: 0.96; CI: 0.93-0.99) were associated with cognitive impairment among the older participants (70 years and over). Conclusion: There was a difference of association between anthropometric measures and cognitive impairment after stratifying by age group. In the group aged between 60 and 69, cognitive impairment was associated with measures related to fat mass, while in the group aged over 70, cognitive impairment was associated with measures related to muscle mass. This finding suggests that investigation of nutritional status in the elderly using anthropometric measures should not be restricted only to the use of BMI, and should also, differ according to age.
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Santana, Andriele Morais de, Aurélia Emilia de Paula Fernandes, Érica Fernanda Reis de Matos, and Magna Oliveira Sant'ana. "L’inclusione di studenti con disturbo dello spettro autistico nella scuola regola." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 5, 2020, 159–73. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/scuola-regola.

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Abstract:
Questo articolo discute un’analisi del processo di inclusione di uno studente con disturbo dello spettro autistico (ASD) in una scuola regolare privata. In questo senso, l’obiettivo è quello di comprendere le sfide e le possibilità intorno all’inclusione scolastica degli studenti con ASD dalla seguente domanda che è partita dal problema che evidenzia l’impasse di esperienze inclusive nello spazio scolastico: in che modo la scuola migliora le pratiche inclusive durante il processo di insegnamento-apprendimento degli studenti con disabilità, in particolare con ASD? Pertanto, evidenzia un approccio bibliografico incentrato sulla comprensione dell’autismo e delle sue caratteristiche, nonché sulle difficoltà di interazione e socializzazione nell’ambiente scolastico. Alla luce di ciò, è stato analizzato attraverso alcune osservazioni e dialoghi tenuti nell’istituzione, le possibilità sviluppate per includere quando si comprende la necessità espressa al fine di contribuire a superare questa sfida. Nel corso dello studio, alcuni interventi sono stati eseguiti durante le osservazioni nella sala regolare e nella sala risorse multifunzionale durante l’assistenza educativa specializzata, con l’obiettivo di sperimentare azioni inclusive a scuola attraverso le sfide derivanti da questa richiesta diretta al rispetto e alla valorizzazione della diversità umana. Pertanto, è necessario apportare continui adattamenti nell’istituto di istruzione al fine di consentire lo sviluppo dei bambini con ASD, valorizzandone le potenzialità.
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