Tesis sobre el tema "Conservazione"
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Meneghetti, Andrea Paola <1991>. "La conservazione dell'arte ambientale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17189.
Texto completoSpagnolo, Maria Francesca. "La conservazione del documento informatico". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6714/.
Texto completoRasori, Manuela. "Nazik al-mala'ika innovazione e conservazione". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5474/.
Texto completoVallorani, Claudia <1983>. "Conservazione del seme sortato di suino". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4550/1/Vallorani_Claudia_tesi.pdf.
Texto completoBoar spermatozoa submitted to the sorting procedure show several morpho-functional modifications effective in compromising their survival and fertilization ability. Moreover ,boar spermatozoa, because of their susceptibility to damages induced by cryopreservation, are usually stored at 15-17°C after the sorting procedure; however, also the conservation at liquid state implies the worsening of semen quality. The aims of this research were: 1) to evaluate morpho-functional characteristics of sperm cells submitted to sex-sorting and consequent storage; 2) to try to improve the quality of sorted semen by the addition of antioxidants; 2) to set up a new storage method. Our results evidence a decreased quality of boar sorted-stored spermatozoa in term of: viability, acrosome integrity, amount and localization of Hsp70, fertilizing ability. During the staining step and the passage through the cytofluorimeter, antioxidants were not effective in improving sperm cells morpho-functional characteristics, while the addition of superoxide dismutase or epigallocatechin-3-gallate associated with seminal plasma induced an increase of viability of sorted boar spermatozoa stored 24 h at 15°C. Some researchers have utilized encapsulation in barium alginate membrane to store boar sperm cells. This technique allows a constant release of spermatozoa in sow reproductive system, avoiding the double/triple intervention of insemination and reducing the number of spermatozoa/insemination. The application of this technique in order to store boar sperm cells after sorting did not induce any impairment of sperm morpho-functional characteristics (viability, acrosome integrity, total efficiency of insemination) compared to sorted spermatozoa stored at liquid state, thus demonstrating the possibility to use this method to improve the reproductive performance of boar sorted semen.
Vallorani, Claudia <1983>. "Conservazione del seme sortato di suino". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4550/.
Texto completoBoar spermatozoa submitted to the sorting procedure show several morpho-functional modifications effective in compromising their survival and fertilization ability. Moreover ,boar spermatozoa, because of their susceptibility to damages induced by cryopreservation, are usually stored at 15-17°C after the sorting procedure; however, also the conservation at liquid state implies the worsening of semen quality. The aims of this research were: 1) to evaluate morpho-functional characteristics of sperm cells submitted to sex-sorting and consequent storage; 2) to try to improve the quality of sorted semen by the addition of antioxidants; 2) to set up a new storage method. Our results evidence a decreased quality of boar sorted-stored spermatozoa in term of: viability, acrosome integrity, amount and localization of Hsp70, fertilizing ability. During the staining step and the passage through the cytofluorimeter, antioxidants were not effective in improving sperm cells morpho-functional characteristics, while the addition of superoxide dismutase or epigallocatechin-3-gallate associated with seminal plasma induced an increase of viability of sorted boar spermatozoa stored 24 h at 15°C. Some researchers have utilized encapsulation in barium alginate membrane to store boar sperm cells. This technique allows a constant release of spermatozoa in sow reproductive system, avoiding the double/triple intervention of insemination and reducing the number of spermatozoa/insemination. The application of this technique in order to store boar sperm cells after sorting did not induce any impairment of sperm morpho-functional characteristics (viability, acrosome integrity, total efficiency of insemination) compared to sorted spermatozoa stored at liquid state, thus demonstrating the possibility to use this method to improve the reproductive performance of boar sorted semen.
Moroncelli, Marie, Enrico Vincenzetti, Federica Tonelli, Martina Ricupero, Enea Merloni, Amedeo Palagano y Alessandra Cecchini. "Conservazione e valorizzazione dell'Anfiteatro Romano di Ancona". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.
Buscar texto completoDonà, Chiara <1974>. "Sicurezza strutturale e conservazione del costruito storico". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/192.
Texto completoBattaglia, Daniela Maria <1987>. "CARATTERIZZAZIONE E CONSERVAZIONE DI REPERTI CERAMICI ARCHEOLOGICI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4791.
Texto completoPietroni, Camilla y Margherita Memè. "Sentinum: conservazione, restauro e valorizzazione del parco archeologico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15838/.
Texto completoBabolin, Maria Cristina <1965>. "Attualità e anacronismi nella conservazione dei beni culturali". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1585.
Texto completoBartolomiello, Enrico <1992>. "Il Polo Archivistico Regionale: conservazione digitale dei documenti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11725.
Texto completoTormen, Nicola. "Conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche animali autoctone". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423074.
Texto completoLa conservazione e la valorizzazione delle risorse genetiche animali autoctone è un campo di studio teorico ed applicativo che sta assumendo sempre maggior interesse ed importanza, soprattutto in questo nuovo millennio in cui i cambiamenti globali sono sempre più rapidi e l’esigenza di un’agricoltura sostenibile e spesso localizzata si fa sempre maggiormente presente (FAO, 2012, The State of Food and Agriculture, http://www.fao.org/catalog/inter-e.htm). Lo studio riportato in questa tesi di dottorato, finanziato anche dalla Regione Veneto con una borsa di studio a tema vincolato, è stato focalizzato, attraverso la presentazione di quattro contributi, sullo studio delle risorse genetiche ovine autoctone del Veneto, con particolare riferimento al centro di conservazione presso l’Azienda Sperimentale per la Montagna “Villiago” (Veneto Agricoltura - Agenzia Regionale per i settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare) di Sedico (BL) (Allegato I). Il primo contributo riguarda la caratterizzazione delle razze ovine venete a limitata diffusione iscritte a R.A. (Alpagota, Brogna, Foza e Lamon), attraverso un’indagine genetica con l’uso di un panel a 17 marcatori microsatelliti (FASS, 1999; ISAG/FAO, 2004) e in relazione ad una razza italiana iscritta a L.G. (Appenninica) usata come outgroup. Per cercare di valutare l’influenza delle strutture di sottopopolazione (se presenti), i dati totali sono stati considerati nel piano sperimentale in due modi: - come un’unica popolazione campionaria; - come due popolazioni campionarie, suddivise in un allevamento principale istituzionale definito “main flock”(“Villiago”) e che racchiude tutte e 4 le razze venete, e in allevamenti secondari definiti “secondary flocks”(essenzialmente allevatori privati). In generale, si è rilevato che le razze venete mostrano una considerevole variabilità genetica, in termini di numero di alleli e di eterozigosità, rispetto alla razza di riferimento, che si è rivelata la meno variabile (0.663). Tuttavia, un significativo deficit di eterozigoti è stato osservato in ogni razza a causa di livelli piuttosto elevati di consanguineità o per la presenza di sottostrutture nella popolazione, probabilmente dovute a una maggiore variabilità genetica nelle popolazioni fondatori rispetto a quest’ultime. Considerando poi la popolazione campionaria suddivisa in “main flock” e “secondary flocks”, si è assistito ad una differenziazione genetica tra greggi principali e secondarie all'interno di ogni razza, in termini di numero totale di alleli, ricchezza allelica e riduzione di diversità genetica (Caballero & Toro, 2002). In generale, dai campioni totali e non considerando la suddivisione in “main flock” e “secondary flocks”, il contributo della diversità genetica è compresa tra -0,954%, rimuovendo dal set di dati la razza Appenninica, a +1,357%, rimuovendo Alpagota. Considerando la suddivisione tra “main flock” e “secondary flocks”, i risultati ottenuti dal gruppo principale sono diversi da quelli dei gruppi secondari: rimuovendo i soggetti del “secondary flocks” il valore massimo si è raggiunto togliendo le razze Alpagota (-7,415) e Brogna (-6,390), mentre non considerando le razze Foza e Lamon in entrambi i gruppi principale e secondario, il valore ottenuto risulta sempre negativo (Foza: -0,209, -6,237, Lamon: 0,949, -2,795, per “main flock” e “secondary flocks”, rispettivamente). In sintesi, i risultati di questo studio mostrano quindi l'importanza di confrontare la diversità genetica tra le greggi principali e secondari per salvaguardare le razze ovine autoctone, soprattutto nell’ambito delle linee guide che le istituzioni dovrebbero fornire nei programmi di conservazione a tutela di allevamenti istituzionali e privati, prevedendo azioni distinte e mirate. I risultati ottenuti sono serviti, inoltre, per la realizzazione di una scheda tecnica informativo-divulgativa per gli allevatori (Allegato II). Nel secondo contributo si propone di studiare delle simulazioni generazionali attraverso l’uso del software Hybridlab, al fine di valutare una prima ipotesi sui possibili effetti di una selezione di genotipi non suscettibili allo sviluppo della malattia neurodegenerativa scrapie nelle razze ovine autoctone; lo studio riguarda in particolar modo l’approccio alle simulazioni generazionali in gruppi di ovini di cui non si possiedono i dati di pedigree. In questo caso la variabilità genetica di due gruppi di soggetti appartenenti a due razze ovine autoctone del Veneto, Alpagota e Brogna (118 soggetti totali, di cui 23 ♂ e 42 ♀ per Brogna, 27 ♂ e 26 ♀ per Alpagota), è stata studiata attraverso l’analisi genetica con l’applicazione di 17 marcatori microsatelliti, come nel protocollo seguito nello studio del primo contributo di questo lavoro. I dati molecolari ottenuti sono stati utilizzati per la simulazione delle generazioni successive delle due razze, secondo uno schema di incroci all'interno della razza e sulla base della scelta dei maschi riproduttori in relazione ai dati genotipici di suscettibilità scrapie. Gli assunti alla base del lavoro, necessari per il piano di accoppiamento, sono stati: - le frequenze alleliche degli animali del campione sono rappresentativi delle popolazioni originali; - tutti i montoni e le tutte femmine hanno le stesse prestazioni riproduttive; - i maschi sono selezionati da un disegno casuale e sono utilizzati solo per un turno di monte; - il numero di animali che compone la popolazione campione è fisso. Per ogni razza quattro nuove generazioni simulate successive sono state realizzate ampliando la popolazione al tempo zero fino a 1000 individui e selezionando oltre 500 soggetti rappresentativi della popolazione reale (per frequenze alleliche e sesso). Su queste popolazioni simulate al tempo zero, ritenute rappresentative della situazione reale di partenza, si è proceduto ad applicare uno schema di selezione con rimonta interna pari a 10% della consistenza reale, sex ratio della progenie 50% circa, prolificità media 145%, utilizzo dei maschi per un solo turno di monte e mai nel turno riproduttivo (stagione) successiva alla nascita, ma in quello dopo. La selezione, su base maschile, è stata eseguita utilizzando due diversi approcci: scartando maschi con genotipo scrapie sfavorevole (Classe di rischio V, genotipi VRQ/VRQ, ARQ/VRQ e ARH/VRQ) e senza selezione del genotipo. I soggetti eliminati sono stati scelti in maniera casuale tra quelli idonei alla selezione. Si è riscontrato che il numero totale di alleli rilevati in Alpagota è stato di 158 (media 9.29 ± SD 2.95), e in Brogna è stato di 186 (media 10.94 ± SD 3.05). Le differenze nel numero medio di alleli, eterozigosità attesa e osservata, e coancestry molecolare sono stati rilevati per le popolazioni selezionate e non selezionate di entrambe le razze. I risultati hanno mostrato che, se gli assunti sono rispettati e l’analisi generazionale è corretta con l’uso del software Hybridlab, la selezione contro la sensibilità alla scrapie è possibile nelle razze locali a ridotta diffusione studiate, senza compromettere la diversità genetica. Il terzo contributo è stato realizzato consecutivamente ai primi due e come continuazione degli stessi. Si basa sui dati molecolari dei soggetti animali analizzati nel primo contributo e ha come scopo cercare di rispondere a due domande che un ricercatore si potrebbe porre a seguito dell’analisi teorica di simulazione generazionale delle popolazioni: - "Cosa succederebbe se ci fosse in realtà la rimozione diretta ed immediata di individui a seguito di un di piano selezione dei soggetti a suscettibilità elevata di sviluppare la scrapie, e quindi nella popolazione reale?"; - "È possibile ipotizzare un quadro descrittivo della popolazione attuale al tempo zero?". Per fare questo, si sono utilizzati i dati reali degli animali caratterizzati nel primo contributo di questa tesi, estrapolando 394 soggetti appartenenti alle 4 razze ovine venete, con le seguenti specifiche: 110 Alpagota, 186 Brogna, 55 Foza e 43 Lamon. Oltre alla caratterizzazione molecolare a 17 marcatori microsatelliti, si sono utilizzate le informazioni derivanti dalla genotipizzazione per verifica dell’aplotipo associato al gene PrP, ritenuto associabile al grado di suscettibilità di sviluppo della malattia. Ho creato così 31 dataset puntuali differenti, in relazione alla rimozione di tutte le combinazioni di aplotipi inquadrati nella tabella di classe di rischio indicata dalla Commissione Europea. La numerosità delle popolazioni è però differente: - popolazione integra (394 soggetti); - popolazione con rimozione dei soggetti maschi e femmine iscrivibili nella classe di rischio V (332 soggetti); - popolazione con soggetti delle classi di rischio V e IV insieme (quindi con rimozione completa dell’allele VRQ dalla popolazione, per un totale di 134 soggetti). Dall’analisi statistica dei dataset ritenuti utili è emerso che il numero totale di alleli rilevato è pari a 286, con valore minimo di 11 per i loci McM527 e MAF65 e valore massimo di 23 per i loci CSRD247 e INRA063. La frequenza allelica relativa agli alleli rilevati ARR, AHQ, ARK, ARQ, ARH e VRQ è variabile tra le razze, ma in tutte l’allele maggiormente presente è ARQ. Mentre l’eterozigosità osservata, passando dall’analisi dei dati relativi alla popolazione integra a quelli delle altre due popolazioni senza classe quinta e senza classi quinta e quarta di rischio degli individui, aumenterebbe solo in tutti i casi per Brogna, per Lamon aumenta solo tra le ultime due categorie, mentre per tutte le razze il numero medio di alleli cala drasticamente. Infine, proprio solo la popolazione dei soggetti di razza Lamon presenta una riduzione della perdita in diversità genetica confrontando le tre categorie di dataset. In generale, quindi, è possibile affermare che se si considera la selezione dei soggetti nelle razze ovine venete, in relazione ai dati campionati e assumendo che questi siano rappresentativi della situazione reale delle popolazioni allevate nella loro totalità, vi sia una possibile generale perdita di biodiversità allevata. Nel quarto contributo, invece, la conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche animali è stata investigata con un approccio indiretto, assumendo che se esistono delle differenze macroscopiche tra i soggetti delle diverse razze e tra le razze, potrebbero esistere anche delle differenze espresse a livello microscopico. Nel caso specifico, si è scelto di utilizzare un metodo di raffronto del vello, con rilievo delle caratteristiche micro-morfometriche strutturali della superficie del pelo, concentrandosi sulle forme cuticolari. Per cercare di ridurre l’errore dell’operatore che dovrebbe essere adeguatamente preparato a riconoscere e classificare le mutevoli forme cuticolari, si è messo a punto un metodo basato sulla misurazione mediante microscopia d’immagine e successiva image analysis con software ImageJ di sezioni calibrate di pelo, in aree determinate di Shield (terzo distale del pelo verso la punta) e di Shaft (terzo prossimale del pelo verso il bulbo). Dall’analisi di 90 peli appartenenti a 15 soggetti femmine (6 peli a soggetto) riconducibili in maniera univoca alle razze Alpagota (3), Brogna (3), Foza (3), Lamon (3) e Appenninica (3), abbiamo ottenuto 2 serie di 9023 dati grezzi; in ciascuna sono espressi valori di area e perimetro di tutte le forme cuticolari (parziali o totali) riconducibili a 6 aree campione contigue di 50 µm l’una. Poiché lo scopo è quello di individuare un metodo di rilevamento delle caratteristiche morfometriche e assumendo che esistano delle relazioni metriche tra l’area e il perimetro di qualsiasi forma geometrica anche se non regolare, si è provveduto a trasformare i valori di area e perimetro di ciascuna forma nel suo rapporto “Area/Perimetro”, ottenendo un valore espresso in µm. Da ciascuna serie di valori è stata quindi creata una nuova serie di valori indice pari alla media e alla mediana delle singole 6 aree campione di Shield e di Shaft, portando una contrazione delle serie campionaria della popolazione di dati a 1080. Tali popolazioni campionarie sono state considerate nella loro totalità dei dati, solo considerando i dati relativi alla zona di Shield e solo quelli relativi alla zona di Shaft, sottoponendole ad analisi parametrica della varianza con procedura “Proc GLM SAS® version 9.2” e test post-hoc di Duncan-Waller. Dall’analisi è emerso che in tutti i casi sono stati sempre rilevati delle differenze tra le aree considerate (Shield e Shaft), a riprova del fatto che il metodo è in grado di rappresentare adeguatamente le differenze microscopiche evidenti tra le due aree del pelo. Considerando poi solo le serie di dati relative a Shield e Shaft, è stato possibile rilevare delle differenze tra le razze, con raggruppamenti “Foza-Alpagota”, “Lamon” e “Brogna-Appenninica”. Riguardo questo, si può dire che le caratteristiche di diametro micrometrico del vello delle razze Brogna e Appenninica siano comparabili, mentre il vello della razza Lamon è notoriamente di dimensioni maggiori in termini di lunghezza e diametro delle fibre. Solo nel caso dell’analisi della serie relativa alle mediane in Shaft, con il test post-hoc di Duncan-Waller è stato possibile separare tutte e cinque le razze. In sintesi, tale metodo, se i risultati fossero confermati dall’applicazione delle metodiche su un set di dati di dimensioni maggiori in termini di numerosità dei soggetti campionati, potrebbe rappresentare un possibile metodo economico che integra le analisi genetiche, utile anche nella valorizzazione delle razze mediante caratterizzazione (controllo e autocontrollo) dei prodotti derivati.
Amati, Elisa. "Sant'Arduino. Conservazione, recupero e valorizzazione dell'antico borgo del Montefeltro". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1783/.
Texto completoAvesani, Daniele. "Analisi dello stato di conservazione del portico della Commenda". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1470/.
Texto completoMencarelli, Silvia y Chiara Mariotti. "Il castello di Montebello tra conservazione e riprogettazione dell’esistente". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2852/.
Texto completoVolpato, Francesca <1994>. "Pianificazione Territoriale per la Conservazione della Biodiversità in Cina". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20042.
Texto completoBIELLO, Roberto. "Testudo hermanni: aspetti di genetica e genomica di conservazione". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2488174.
Texto completoFor the past half century, it has been broadly perceived that the rate of species extinction is increasing and many species are in imminent extinction danger. In this context, genetics provides essential support to conservation biology because it helps to understand the evolutionary background of endangered species and enables the development of better management strategies. The Hermann’s tortoise (Testudo hermanni), one of the most endangered reptiles in Europe, is distributed in disjoint populations across Mediterranean Europe. Habitat reduction, together with intensive agricultural practices and forest fires, are major causes of reduction in population size in many Mediterranean areas. Intensive harvesting for pet trade, especially before the 1980s when it was banned, and releases of non-native individuals into local populations, represent additional threats. T. hermanni is included in the list of strictly protected fauna species by the Bern Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitat, and the western subspecies T. h. hermanni is classified as “Endangered” by the IUCN Red List. Here we (i) increased the understanding of the population genetic structure in wild populations with new microsatellite data from previously unsampled geographic areas; (ii) tested a panel of microsatellite loci (STR) to investigate possible patterns of illegal translocations in a sample of individuals from recovery centers and seizures in Italy; (iii) investigated the genetic relationships of samples from the hypotetical subspecies T. h. hercigovinensis (or species T. hercigovinensis) with the two commonly accepted subspecies T. h. hermanni and T. h. boettgeri, using different genetic markers (mtDNA and microsatellite); (iv) studied the genetic structure in wild populations with new markers (SNPs) coming from ddRAD sequencing; (v) identified a small number of diagnostic and informative SNPs to reduce the costs of geographical assignments of individuals of unknown origin; (vi) reviewed the conservation translocation aspects in order to plan a pilot reintroduction project in Italy. With a small panel of STR loci, we were able to assign 70% of tortoises (out of a total of 458 individuals) kept in captivity to their potential areas of origin. We found the presence of eastern subspecies individuals in the Italian peninsula and Sicily wild populations probably due to the wide pet trade that affected this species, with thousands tortoises exported to Western Europe from the Balkan Peninsula. We argued that individuals considered morphologically T. hercegovinensis (or T. h. hercegovinesis), coming from the Adriatic coast of the Balkan Peninsula, should be classified as T. h. boettgeri because there is no genetic divergence that could justify the belonging of these specimens to a subspecies or distinct species. Thousands of new markers coming from a ddRAD sequencing revealed further insights into the substructure in Western populations, especially in Calabria (South Italy) where we detected three distinct genetic groups. Therefore, we developed a small panel of diagnostic SNPs in order to reduce genotyping costs (estimated to about 10-12 euros per individual). This small panel should be used for the cost-effective selection of hundreds of tortoises kept in captivity and suitable for reintroductions. Considering the concerns about the conservation of T. hermanni we believe that this thesis allows a better understanding of the genetic variation patterns in this species and provides a new practical tools useful for the conservation and management of wild and captive individuals.
Peruzzo, Fiorenza. "Il governo delle emergenze e la conservazione (?) della politica". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422973.
Texto completoÈ la complessa fenomenologia delle trasformazioni in corso all’interno delle democrazie contemporanee ad imporre un’attenzione particolarissima a quei processi che vengono riferiti – con argomentate motivazioni - alle dinamiche multiformi delle eccezioni. In effetti risulta davvero difficile inquadrare la serie degli avvenimenti straordinari e delle misure giuridiche di emergenza che si sono susseguiti in questi anni recenti nei contesti delle democrazie occidentali. Da un lato, troviamo in essi rappresentati eventi storici e registri categoriali (giuridici, filosofici, politologici) che attestano elementi di contiguità e di continuità con i processi costitutivi della razionalizzazione politica moderna; per altri aspetti, ci troviamo in presenza di accadimenti che segnalano con immediatezza il rilievo di eventi epocali che aprono a percorsi inediti ed a scenari indecifrabili. Il riferimento è, anzitutto, alla proclamazione dell’état d’urgence in Francia, con l’assegnazione di poteri eccezionali di polizia alle autorità civili per fronteggiare le rivolte delle banlieus, dove le nuove generazioni di immigrati, congiuntamente ai nuovi precari, mettono in campo una richiesta di riconoscimento e tutela per le gravi condizioni di assenza di lavoro. Ma l’eccezione è anche in Inghilterra, nel contesto delle misure finalizzate a combattere il terrorismo: la legge sugli eventi civili imprevisti ha provveduto, infatti, ad ampliare tutte le misure di poteri eccezionali assegnati al governo civile dalle precedenti leggi del 1920 e del 1926 (quest’ultima proclamata in particolare per il territorio dell’Irlanda del Nord). Negli Stati Uniti, poi, ancora contro il terrorismo, in risposta agli avvenimenti del 9/11 del 2001, l’emanazione del Patrioct Act viene a limitare in forma consistente il godimento dei diritti costituzionali. Significativi sono, però, anche l’esercizio normale di poteri commissariali e l’estensione dell’utilizzo di poteri regolamentari nella maggior parte delle democrazie occidentali e, da ultimo, la reticolare diffusione di dispositivi e pratiche di c.d. governance in ogni parte del mondo. Si tratta di fenomeni che presentano sicure differenze, che richiamano lacerazioni in contesti avanzati del vivere democratico, ma che rappresentano anche nuovi dispositivi politici e giuridici che annunciano possibilità inedite dell’organizzazione comunitaria: segnali di veloci scorrimenti trasformativi nelle condizioni di vita e nelle forme di organizzazione civile che abbiamo finora conosciuto. Di fronte a tanti e tali eventi, risulta indispensabile uno sforzo teorico finalizzato ad attribuire in modo determinato e utile le qualifiche dell’emergenza o dell’eccezione ad azioni, dispositivi, strategie che vengono riconosciuti come causa o addirittura acceleratori delle trasformazioni in atto.
Agostini, S. "Conversione e conservazione: alternative di recupero per l’edilizia rurale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 1997. http://hdl.handle.net/2434/154173.
Texto completoColombo, E. "CONSERVAZIONE DI RAZZE AVICOLE: CARATTERIZZAZIONE E CAPACITA' DI ADATTAMENTO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/170622.
Texto completoBonoli, Luca. "Evoluzione della qualità delle carni avicole durante la conservazione refrigerata". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9327/.
Texto completoVerdier, Nicolas. "Conservazione e Valorizzazione dell'area archeologica di Santa Croce a Ravenna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.
Buscar texto completoColella, Simona. "Evoluzione della qualita delle carni avicole durante la conservazione refrigerata". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9951/.
Texto completoPesare, Stefano. "Sistemi di Backup e tecniche di conservazione dei dati digitali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Buscar texto completoBaronio, Eleonora y Sara Sapucci. "Restauro del complesso di villa Cavalli tra conservazione e valorizzazione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/4900/.
Texto completoPalagano, Rosa. "Influenza della conservazione delle olive sulla qualita dell'olio vergine prodotto". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6171/.
Texto completoSandrolini, Barbara <1990>. "La conservazione e il restauro dell'Arte Povera: problematiche e casistiche". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8484.
Texto completoRubino, Ilenia <1994>. "L’EREDITÀ DELL’EFFIMERO: PRATICHE DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DI UNA INSTALLAZIONE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17224.
Texto completoDALL'ARGINE, Luigi. "Architetture ipogee destinate alla produzione e alla conservazione del vino". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389295.
Texto completoParisi, Letizia, Giulia Zazzi y Valentina Milanesi. "Proposta di Restauro, Conservazione e Valorizzazione del Complesso Birarelli ad Ancona". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23071/.
Texto completoBenatti, Riccardo. "Progetto di conservazione del santuario di S. Michele in Soliera (MO)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23827/.
Texto completoEmanuelli, Beatrice, Giovanni Pulcinelli y Claudia Zavalloni. "La rocca di Fossombrone. Progetto di conservazione e valorizzazione della rovina". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3602/.
Texto completoSantella, Davide. "Caratterizzazione colorimetrica di paste concentrate in funzione del tempo di conservazione". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4524/.
Texto completoBramucci, Marco y Andrea Vicini. "Progetto di valorizzazione delle mura di Rimini. Conoscenza, utilizzo e conservazione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4610/.
Texto completoNovelli, Roberta, Chiara Castellari y Luca Salvetti. "La Rocca di Forlì Un percorso tra conoscenza, conservazione e riuso". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5349/.
Texto completoCastellari, Giulia y Francesca Morsiani. "Il luogo nella memoria conservazione e valorizzazione della rocca di Modigliana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8688/.
Texto completoASSANDRI, GIACOMO. "La conservazione della biodiversità nelle coltivazioni permanenti e negli ambienti prativi". Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2016. http://hdl.handle.net/11571/1203354.
Texto completoPermanent crops and anthropogenic grasslands used to be the most important low-intensity semi-natural farmlands of the continent and were both negatively impacted by agricultural intensification and land abandonment. I present a collection of studies on the effects of agricultural practices, land use change, and landscape structure on birds conducted in four agricultural typologies: vineyards, olive groves, fruit orchards, and hay meadows. The studies were conducted at different levels of scale, from landscape to foraging sites. I focused on farmland birds, because they are reliable indicators of biodiversity and could be regarded as “umbrella species.” The ultimate scope of this thesis is to inform possible best-management practices to favour bird conservation in man-made ecosystems. My findings show that, in permanent crops, bird diversity and the abundance of individual species are driven by a multitude of elements related to the landscape, management, and topographic-climatic contexts. Considering the whole community, the landscape level emerged as the most important driver of biodiversity patterns, but some agricultural management traits also affect biodiversity; conversely, the abundance of individual species could be influenced not only by the landscape characteristics, but also by the significant, or even predominant, effects of climatic-topographic attributes and, especially, of management practices. At the community level, the predominant land use throughout the landscape had negative effects on the community itself; this is also generally true for the reproductive outcome of the most common species dwelling in those crops. A relevant exception to this pattern was represented by three insectivores of conservation concern (i.e. common redstart, spotted flycatcher and wryneck), which are favoured by vineyard cover at the landscape scale likely because vineyards are structurally similar to their “ancestral” habitat. However, investigating the wryneck habitat selection at a finer spatial scale (i.e. territory), I showed that it is more affected by specific vineyard characteristics, which determined nesting site availability, than by general land cover traits. Importantly, my results also point out a broadly positive effect on birds with the cover of habitats different from their dominant ones (e.g. marginal habitats) and with traditional elements (e.g. hedge and tree rows, isolated trees, and buildings), which allowed for the persistence of species that are not adapted to the main habitat that characterise the matrix, since those species are unable to nest or forage in the crops. I also investigated the effect of organic viticulture on birds by considering several indicators and spatial scales without finding any positive effect of this kind of management. Main causes for this are that organic farming was previously shown to exert much more positive effects in annual crop systems and in simplified landscapes, thus in agroecosystems quite different from vineyards. Additionally in the study area, organic and conventional management forms do not differ very much in terms of pesticide use or other agricultural practices. Based on these findings, I suggest that much effort should be allocated at a wider landscape scale in making organic viticulture more biodiversity-friendly. In a conservation or planning framework, it is fundamental to identify the target (i.e. the whole community or a singular species) of a defined action. Indeed, if the primary needs of the majority of the species which constitute the community could be satisfied by acting at a landscape level, then some needs of individual species could rely mainly, or exclusively, on particular elements determined by agricultural management. As a consequence, to favour these particular species, these elements should be conserved or restored.
MAIOLATESI, DONATELLA. "Manutenzione e Conservazione Programmata: le centrali idroelettriche in Provincia di Ancona". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2014. http://hdl.handle.net/11566/242909.
Texto completoThe present research work focuses on the maintenance aspects of the cultural heritage, considering that the culture of prevention is now widespread in all fields. Literature searches and a research on the local territory was carried out to identify possible case-studies. The focus of the analysis is on the protection and to preservation of modern and contemporary architectural heritage. The methodological research is the scheduled maintenance. The methodological approach is based on diagnostic, monitoring, conservative effort, training and communication, and the tools include human and material resources, preventive conservation plans, conferences and meetings. The state of the art is analyzed through the current legislation, recent publications and conferences, including the risk assessment of the landscape. Some Italian and international experiences are analyzed. The set up of an experimental study is used as a methodological example: starting from a complete analysis of a case study, it is possible to identify important milestones for maintenance projects. The case studies selected are the five hydroelectric power stations located in the province of Ancona, owned by Enel Green Power: Molino - Agugliano (An), Franciolini - Castelplanio (An), Sant’Elena - Serra S. Quirico (An), Angeli di Rosora - Rosora (An), e Ripabianca - Jesi (An). These systems are a significant energy production presence in the renewable energy sector in Vallesina, an area in the Ancona province. With respect to these power stations, this research identifies the main conservation issues by analyzing their current status through metric and materials surveys and the analysis of their state of conservation. The research then identifies the actions to be undertaken, including the main necessary maintenance steps that could be use also as milestones in other maintenance cases.
Conserva, Francesco <1980>. "Per un atlante dell'architettura storica bolognese. Caratteri costruttivi e conservazione consapevole". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6112/1/conserva_francesco_tesi.pdf.
Texto completoThe research aims to identify a survey of Bolognese wooden floors, terracotta friezes and portals. Every element that characterizes the Bolognese historical architectural organism has been studied from an historical-critical and historical-technical point of view thanks to the prolific relationship between indirect sources and direct ones, in order to reach the full understanding of each architectural components. This awareness is the first step for a ‘conscious’ planning strategy of conservation which is consistently valid from a methodological point of view but not standardized in technical applications.
Conserva, Francesco <1980>. "Per un atlante dell'architettura storica bolognese. Caratteri costruttivi e conservazione consapevole". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6112/.
Texto completoThe research aims to identify a survey of Bolognese wooden floors, terracotta friezes and portals. Every element that characterizes the Bolognese historical architectural organism has been studied from an historical-critical and historical-technical point of view thanks to the prolific relationship between indirect sources and direct ones, in order to reach the full understanding of each architectural components. This awareness is the first step for a ‘conscious’ planning strategy of conservation which is consistently valid from a methodological point of view but not standardized in technical applications.
Bellucco, Laura <1991>. "Il ciclo di vita dei documenti digitali: dalla nascita alla conservazione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9027.
Texto completoPetrelli, Valentina <1976>. "La conservazione dell’arte contemporanea: problematiche e nuovi apporti teorici e metodologici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9751.
Texto completoStefani, Michele <1990>. "Gli archivi degli scrittori nativi digitali: verso la conservazione e oltre". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10134.
Texto completoUSAI, ALESSIA. "La città creativa.Politiche culturali e riqualificazione urbana tra conservazione e sviluppo". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266848.
Texto completoVENTIMIGLIA, Gaspare. "Le superfici di pietra artefatta. Conoscenza e diagnosi per la conservazione". Doctoral thesis, Università di Napoli Federico II, 2009. http://hdl.handle.net/10447/74432.
Texto completoThe PhD thesis is focused on the study of architectural finishes of artificial stone patented in Italy. The research, after presenting the recipes and methods to simulate natural stones, proposes an analytical diagnostic method for the conservation of architectural surfaces and shows the results of its experimental applications.
CARACOGLIA, LUCA. "WIND-STRUCTURE OSCILLATIONS ON LONG-SPAN SUSPENSION BRIDGES". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12416.
Texto completoBONELLI, ALESSIO. "ANALISI DI INTEGRATORITEMPORALI APPLICATI AGLI ELEMENTI FINITI E AL METODO DI PROVA PSEUDODINAMICO". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12415.
Texto completoLa corretta valutazione della risposta delle strutture soggette ad azioni dinamiche quali terremoti oppure il vento risulta di fondamentale interesse nell'ingegneria civile. In generale, l'evoluzione di un fenomeno di dinamica strutturale può essere descritta, in modo rigoroso, attraverso la soluzione di equazioni alle derivate parziali su un dominio spazio-temporale, con condizioni al contorno ed iniziali. Risolvere queste equazioni in forma chiusa è, spesso, impossibile, per cui si ricorre alla loro discretizzazione. In genere, tale operazione è effettuata separatamente sulle variabili spaziali e sul tempo. Nell'approccio più diffuso si esegue la discretizzazione spaziale mediante un metodo agli elementi finiti, ottenendo un sistema (semidiscreto) di equazioni differenziali ordinarie nella variabile temporale. T aie operazione è possibile solo se le caratteristiche meccaniche della struttura in esame e la loro variazione a seguito del processo deformativo sono conosciute. Salvo casi estremamente semplici e di scarso interesse applicativo, il sistema semidiscreto non può essere risolto per via analitica, da cui la necessità del ricorso di algoritmi di integrazione numerica. Questo vale già per problemi con comportamento elastico lineare; se sono presenti non linearità di qualunque genere, l'integrazione numerica diviene l'unico metodo utilizzabile, pur risultando, in confronto, molto complessa e laboriosa. Fino ad oggi hanno avuto successo algoritmi step-by-step se/f-starting, basati su procedimenti alle differenze finite, che dal punto di vista computazionale non incrementano l'onere di un problema statico. Negli ultimi anni sono stati sviluppati anche altri procedimenti con qualità superiori rispetto a quest'ultimi, basati su procedimenti variazionali analoghi a quelli usati in statica, pur presentando una complessità di implementazione e soprattutto un'onerosità computazionale che non rendono attraente il loro inserimento nei normali codici di calcolo strutturale. l vari algoritmi proposti possono essere in generale suddivisi in metodi espliciti e metodi impliciti. Gli schemi impliciti necessitano dell'inversione di una matrice complessa per procedere nell'integrazione necessitando di un notevole sforzo computazionale; possono essere tuttavia incondizionatamente stabili e quindi utilizzati con passi d'integrazione elevati. Gli algoritmi espliciti tipicamente non richiedono l'inversione di matrici nella procedura di soluzione con la conseguenza di richiedere uno sforzo computazionale e di memorizzazione minore se comparati agli schemi impliciti. D'altra parte gli algoritmi espliciti sono necessariamente condizionatamente stabili, richiedendo una limitazione sul passo di integrazione che spesso può essere restrittiva. Per questa ragione sono utilizzati in problemi dove l'accuratezza necessaria nell'integrazione richiede un passo di integrazione ridotto, come in problemi di propagazione di onde. In generale, le proprietà fondamentali degli algoritmi possono essere analizzate in modo rigoroso soltanto in problemi lineari. Alcuni algoritmi incondizionatamente stabili in regime lineare, presentano comportamenti patologici se applicati a sistemi non lineari conservativi. Ciò è dovuto principalmente all'impossibilità di integrare esattamente il termine non lineare. La non linearità, nel caso dei metodi impliciti, introduce un secondo problema, puramente computazionale: ad ogni passo di discretizzazione temporale deve essere risolto un sistema non lineare di equazioni; questo richiede l'adozione di un algoritmo di risoluzione iterativo, costituito usualmente dal metodo di Newton-Raphson. Come è noto, la soluzione determinata da tale algoritmo è legata alla scelta del valore iniziale mediante il quale si inizia il processo iterativo. Questa caratteristica spiega le difficoltà di convergenza o la convergenza verso soluzioni spurie che talvolta si manifestano anche nei più semplici problemi modello non lineari. Una delle difficoltà principali che si riscontrano nello studio delle strutture è la modellazione della loro risposta meccanica, che, anche in casi apparentemente banali, può richiedere un'analisi estremamente raffinata. Una valida alternativa è il ricorso alla tecnica ibrida numerico-sperimentale denominata metodo di prova pseudodinamico (PSD), condotta per mezzo di attuatori elettroidraulici. Le forze di inerzia di una struttura e le forze viscose vengono simulate numericamente mentre la forza di reazione viene misurata sperimentalmente. Il metodo può essere inquadrato come una particolare procedura agli elementi finiti nella quale le forze di reazione anziché essere valutate per mezzo di una routine di calcolo vengono misurate sperimentalmente. Le prove PSD permettono di esaminare strutture di medie dimensioni. Il problema principale che si deve affrontare è la necessità di considerare il comportamento della struttura condensato in pochi punti nei quali vengono posizionati gli attuatori. Se la struttura è caratterizzata dall'avere effettivamente le proprie masse concentrate in alcuni punti specifici, almeno agli effetti di una particolare sollecitazione, allora i risultati ottenuti possono ritenersi rappresentativi della risposta reale. Data la sua natura numerica, il test è intrinsecamente collegato ad un integratore temporale, che a seconda del tipo di analisi può essere sia di tipo esplicito o implicito. La natura ibrida del test rende possibile la prova in laboratorio di una parte di una struttura, generalmente il punto critico, simulando numericamente il comportamento della parte rimanente (tecnica della sottostrutturazione). Il test PSD, nella sua implementazione convenzionale, è realizzato mediante una successione di spostamenti della struttura costituiti da rampe e periodi di attesa in cui la struttura è ferma. Recentemente è stata proposto di realizzare il test senza mai fermare gli attuatori, integrando le equazioni del moto della struttura direttamente al passo di campionamento del programma di controllo degli attuatori (test PSD continuo). La nuova tecnica permette l'esecuzione di test molto accurati; introduce tuttavia potenziali difficoltà in presenza di sottostrutture analitiche complesse che possono essere eliminate mediante l'utilizzo di schemi partizionati. Il lavoro svolto nella tesi presenta analisi relative ad algoritmi di integrazione temporale, con riferimento sia alla loro applicazione a procedure puramente numeriche quali il metodo agli elementi finiti, sia al metodo PSD. In particolare, viene presentato lo stato dell'arte degli algoritmi dissipativi sia dì tipo esplicito che implicito e vengono proposte nuove famiglie di integratori. Il lavoro è svolto in due parti. La prima parte è stata dedicata all'analisi degli integratori applicati a problemi numerici. Lo studio è stato concentrato su due algoritmi dissipativi modello di due categorie di schemi di filosofia diversa; in particolare, per gli schemi alle differenze finite è stato scelto il metodo a-generalizzato, mentre per la classe di algoritmi variazionali è stato scelto il metodo time discontinuous Galerkin. Accanto ad una revisione delle proprietà in regime lineare degli schemi suddetti, l'attenzione è stata principalmente dedicata ad analisi teoriche legate al regime elastico non lineare; sono state eseguite sia indagini qualitative generali, sia analisi relative a problemi modello ad uno e due gradi di libertà dei quali è conosciuta la soluzione, quali l'oscillatore di Duffing e il moto di un pendolo. Gli algoritmi sono stati analizzati sia nella loro versione implicita originale, sia in versione esplicita. In particolare, è stata sviluppata una nuova categoria di metodi espliciti a dissipazione controllata, dotata di un buon limite di stabilità ed un'accuratezza del terzo ordine. La seconda parte è stata dedicata all'applicazione degli schemi al metodo di prova PSD. In dettaglio, si sono eseguite analisi sia nel campo del metodo di prova PSD convenzionale, sia nell'ambito della più recente tecnica denominata pseudodinamica continua, nella quale la risoluzione dell'equazione del moto è eseguita all'interno del ciclo di controllo degli attuatori, evitando degli arresti indesiderati nel movimento della struttura. Per quanto riguarda la pseudodinamica convenzionale, gli schemi alle differenze finite studiati nella prima parte sono stati analizzati dal punto di vista della propagazione degli errori, proponendo varie forme di implementazione. È stato inoltre proposto l'utilizzo di metodi secant Newton per identificare la matrice di rigidezza della struttura in esame al fine di migliorare le caratteristiche di accuratezza degli algoritmi. Per validare le analisi condotte, gli schemi sono stati poi implementati e sottoposti a prova in laboratorio su una struttura modello in acciaio a due gradi di libertà. Il metodo PSD continuo è stato studiato con particolare riferimento al problema della sottostrutturazione, mediante la quale si può sottoporre a prova in laboratorio solo una parte della struttura in esame, mentre la rimanente può essere simulata numericamente. La velocità della prova introduce infatti difficoltà che, in presenza di strutture analitiche complesse, rendono auspicabile l'utilizzo di schemi diversi sulla parte testata in laboratorio e la parte analitica. Di conseguenza sono state condotte analisi su nuovi schemi di integrazione partizionati, investigando possibili modifiche e miglioramenti. Successivamente gli schemi sono stati implementati e sperimentati in laboratorio su una struttura campione a quattro gradi di libertà, due dei quali sperimentali.
XIII Ciclo
1972
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
FRAGIACOMO, MASSIMO. "COMPORTAMENTO A LUNGO TERMINE DI TRAVI COMPOSTE LEGNO-CALCESTRUZZO". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12417.
Texto completoVALLUZZI, MARIA ROSA. "COMPORTAMENTO MECCANICO DI MURATURE CONSOLIDATE CON MATERIALI E TECNICHE A BASE DI CALCE". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12413.
Texto completoMazzoni, Raffaele. "Ruolo dell'ossigeno durante la conservazione del vino bianco: Aspetti chimici e sensoriali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9139/.
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