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Kenda, Jana. "Ruoli pragmatici di "sì" : modello di analisi dei segnali discorsivi nell'italiano parlato". Linguistica 48, n.º 1 (29 de diciembre de 2008): 137–49. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.48.1.137-149.

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Resumen
Nel presente contributo osserveremo i diversi ruoli pragmatici assunti dal segnale discorsivo sì nella lingua italiana parlata. è nostro intento servirci di questo esempio concreto per illustrare la pluralità di funzioni e di forze illocutorie di un segnale discorsivo che possono renderne difficoltosa l’elaborazione e l’interpretazione. il metodo adottato per l’individuazione dei diversi ruoli pragmatici svolti dal segnale prescelto, si propone di costituire un modello di analisi applicabile anche ad altri elementi linguistici aventi simili proprietà pragmatiche.
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Piazza, D., I. Sacerdote, G. Faccani, S. Duca, C. Buffa, B. Nunzia y S. Gentile. "Tumori epidermoidi del IV ventricolo". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 279–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200310.

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Resumen
Descriviamo 3 casi di tumore epidermoide del IV ventricolo, rara localizzazione di una neoplasia congenita the rappresenta circa l'1% di tutti i tumori cerebrali. Dopo alcuni cenni clinici viene trattata la diagnostica strumentale con tomografia computerizzata e tomografia a risonanza magnetica, sottolineando il ruolo di quest'ultima nella diagnosi differenziale con altre patologie della fossa cranica posteriore e la sua superiorità nella diagnosi di natura. I tumori epidermoidi presentano alla RM: 1) un segnale di intensity ridotta rispetto al parenchima nervoso nelle sequenze pesate in T1 ed in densità protonica ed un segnale di intensità aumentata nelle sequenze pesate in T2; 2) un segnale di intensità aumentata rispetto al liquor del IV ventricolo in tutte le sequenze usate, con la possibilità di ben delimitare l'estensione intraventricolare del tumore; 3) una disomogeneità dell'intensità del segnale nell'interno della massa tumorale, elemento utile nella diagnosi differenziale con altre lesioni, soprattutto cisti aracnoidee.
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Cirillo, S., F. Di Salle, L. Simonetti, E. Trivellone, R. Spaziante, P. Esposito, R. Elefante y F. Smaltino. "Relazioni tra segnale RM e composizione molecolare". Rivista di Neuroradiologia 3, n.º 2 (junio de 1990): 185–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099000300204.

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Donati, P. Tortori, M. P. Fondelli, A. Rossi, A. Iester y G. L. Piatelli. "Cerebellite: Evoluzione di un caso". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 341–45. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600316.

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Resumen
Una bambina di 5 anni, reduce da una banale infezione delle vie aeree superiori, si ricovera in seguito alla comparsa di atassia cerebellare ed emiparesi. Una TC dà esito negativo; la RM dimostra invece una diffusa alterazione di segnale a carico di un emisfero cerebellare, elettivamente localizzata alla corteccia, in assenza di lesioni del comparto sopratentoriale. Un primo controllo eseguito a distanza di un mese, dopo regressione della sintomatologia neurologica, evidenzia la comparsa di una atrofia cerebellare monolaterale, associata a riduzione del segnale patologico a livello della corteccia interessata. Un secondo controllo a distanza di 9 mesi, a completa regressione della sintomatologia, mostra una marcata atrofia deU'emisfero cerebellare, ed una nuova alterazione di segnale a livello della corteccia, questa volta riferita alla comparsa di fenomeni gliosico-riparativi. La elettiva localizzazione delle lesioni alla corteccia cerebellare potrebbe essere imputata, secondo gli autori, ad una necrosi cellulare selettiva nell'ambito di una sorta di polio- tropismo virale, diversamente dalla vasculo-mielinopatia disseminata che caratterizza l'Encefalomielite Acuta Disseminata.
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La Tessa, G., S. Cirillo, F. Briganti, L. Simonetti, V. Giugliano, R. Elefante y F. Smaltino. "La risonanza magnetica nella mielopatia cervicale da compressione cronica". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 2 (junio de 1989): 141–45. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200206.

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Resumen
Nelle immagini spin-echo T2 pesate in 17 pazienti con lesioni compressive cervicali extramidollari è stata osservata una sofferenza midollare sotto forma di una area di segnale iperintenso. Tale segnale patologico è stato diagnosticato in 11 casi di ernia discale, 4 casi di spondilosi, 1 caso di ipertrofia dei legamenti gialli ed 1 caso di dislocazione atlo-assiale. I fattori predisponenti la formazione di una mielopatia sono l'entità e la durata della compressione midollare. La demielinizzazione e la gliosi sembrano le alterazioni anatomo-patologiche secondarie ad un processo compressivo a lungo termine
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N'Gbesso, R., PH Tournut, J. C. Laharotte, A. Jouvet y J. C. Froment. "Compressione midollare dorsale da metaplasia midollare intrarachidea". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 4 (noviembre de 1993): 509–13. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600416.

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Resumen
La compressione midollare dovuta ad un focolaio di metaplasia mieloide (ematopoiesi extramidollare) è una rara complicanza che si riscontra principalmente nel corso di affezioni ematologiche croniche. Riportiamo un caso relativo ad una paziente di 64 anni con poliglobulia dal 1963, splenectomizzata, che ha presentato una sindrome da compressione midollare dorsale, progressiva, di livello T9. La RM eseguita con scansioni sagittali pesate in T1 e T2, evidenzia una massa di notevoli dimensioni a livello dello spazio epidurale dorsale posteriore, omogenea, estesa da T2-T3 a T9-T10, che mostra una modesta iperintensità di segnale in T1 ed una iperintensità di segnale in T2 rispetto al midollo, che è compresso e schiacciato. La lesione è ben delimitata anteriormente da una linea caratterizzata da assenza di segnale, che corrisponde alla guaina durale. Non esiste evidenza di lesione ossea. Questo aspetto è caratteristico di un focolaio di metaplasia mieloide nel contesto clinico di una affezione ematologica cronica di cui la talassemia è la più frequente. Pochi casi finora sono stati sottoposti alla RM.
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Scarabino, T., G. M. Giannatempo, A. Simeone, F. Perfetto, T. Popolizio, G. Polonara y U. Salvolini. "Fat Suppression Imaging in Neuroradiologia con sequenza Fast Spin Echo T2 pesata". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 2 (abril de 1996): 157–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900204.

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Resumen
Gli autori illustrano gli aspetti tecnici, semeiologici ed applicativi delle tecniche di soppressione del grasso, con sequenza Fast Spin Echo (FSE) T2 pesata, in Neuroradiologia. L'uso di queste tecniche risulta obbligatorio con la FSE in quanto tale sequenza è caratterizzata da un alto segnale del grasso non solo in T1p, ma anche in T2p. Ciò comporta un'alterazione dell'imaging FSE, rispetto a quello Spin Echo convenzionale, con possibilità di mascherare tutte quelle patologie anch'esse ad alto segnale in T2p. I distretti che possono risentire di tale inconveniente comprendono quelle strutture con ampia componente di grasso quali quelle della testa (orbite, clivus, osso temporale) e soprattutto del rachide, particolarmente ricco di grasso a livello del midollo vertebrale e dello spazio epidurale. Le tecniche più utilizzate sono la CHESS-FSE (Chemical Shift Selective Saturation -FSE) e la STIR-FSE (Short TI Inversion Recovery-FSE). Con entrambe la soppressione del grasso risulta soddisfacente e rapida; ne consegue un aumento della visibilità diagnostica di lesioni quali quelle flogistiche o tumorali (specie ripetitive) altrimenti mascherate dall'alto segnale del grasso.
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Ferrari, G., G. Giovannini y A. Prinster. "Le sequenze Fast Fluid Attenuated Inversion Recovery (FFLAIR)". Rivista di Neuroradiologia 11, n.º 2 (abril de 1998): 187–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100206.

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Lo sviluppo della sequenza FLAIR è nato dalla necessità di produrre immagini che mettessero bene in evidenza le lesioni situate nelle regioni periventricolari e subcorticali dell'encefalo. Tale sequenza, derivata dall'inversion-recovery, è caratterizzata da un lungo tempo d'inversione utile ad annullare il segnale del liquor e da un TE e un TR utili per produrre a livello del parenchima un segnale dipendente dal T2. Il lungo tempo d'acquisizione della FLAIR è stato sensibilmente ridotto con l'uso della tecnica utilizzata con le sequenze fast spin-eco. La selezione e l'accoppiamento dei parametri di sequenza è oggetto di analisi e i vari produttori hanno scelto differenti ed interessanti soluzioni, privilegiando a volte un ridotto tempo d'acquisizione, altre una ponderazione T2 più marcata, con un annullamento assoluto del segnale del liquor. L'uso di questa recente sequenza è presto divenuto d'elezione per il monitoraggio delle patologie demielinizzanti multifocali. Altri impieghi, in altre patologie, sono al vaglio di molti centri e l'ampliamento delle casistiche permetterà di comprendere quali sono le opportunità e l'efficacia offerte dall'utilizzo della sequenza Fast FLAIR.
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Gozzoli, L., L. Ambrogio, M. Grasso, L. Ghezzo, G. P. Magro, G. B. Bradac, M. Bergui y C. Ferro. "Iperintensità dei nuclei della base nelle sequenze RM T1-W in un caso di shunt porto-sistemico senza insufficienza epatica". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 4 (agosto de 1996): 493–500. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900423.

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Resumen
Gli autori descrivono il caso di una giovane paziente sottoposta all'età di 16 anni ad intervento chirurgico di anastomosi spleno-renale per trombosi delle vene sovraepatiche conseguente ad incongrua manovra di cateterizzazione della vena ombelicale nelle prime 48 ore di vita. All'età di 20 ani la paziente giunge alla nostra osservazione per amenorrea secondaria; l'esame RM evidenzia un incremento del segnale nelle sequenze poderate in T1 in corrispondenza dei globi pallidi, della regione subtalamica e dell'adenoipofisi. Gli autori discutono le possibili cause ed il significato clinico delle alterazioni di segnale nella regione dei nuclei della base in soggetti con insufficienza epatica cronica associata o meno a shunts porto-sistemici.
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TARTAGLIONE, T., A. BOTTO, M. SCIANDRA, S. GAUDINO, L. DANIELI, C. PARRILLA, G. PALUDETTI y C. COLOSIMO. "Diagnosi differenziale dei tumori parotidei: quali caratteristiche di risonanza magnetica considerare?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, n.º 5 (octubre de 2015): 314–20. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-693.

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Resumen
La finalità del nostro lavoro è di valutare le caratteristiche di risonanza magnetica (RM) tipiche dei tumori parotidei maligni e benigni. Questo studio retrospettivo si basa sulla valutazione di esami RM pre-chirurgici di 94 pazienti con tumori parotidei. I risultati istologici erano disponibili in tutti i casi; abbiamo analizzato 69 lesioni erano benigne (73%) e 25 maligne (27%): 44 adenomi pleomorfi, 18 tumori di Warthin, 7 tumori benigni di diverso istotipo, 6 carcinomi squamocellulari, 3 carcinomi ex-adenomi pleomorfi, 2 carcinomi mucoepidermoidi, 1 tumore adenoidocistico, 13 tumori maligni di diverso istotipo. Sono state valutate le seguenti caratteristiche RM: morfologia, sede, dimensioni, margini, intensità di segnale nelle sequenze T2-pesate e T1-pesate, impregnazione dopo mezzo di contrasto (mdc), intensità di segnale della porzione cistica, presenza o assenza di una capsula, diffusione perineurale, pattern di crescita extraghiandolare e linfoadenopatie laterocervicali. È stata effettuata un’analisi statistica per identificare le caratteristiche RM più indicative di malignità e per definire l’aspetto tipico degli istotipi più comuni. I parametri significativamente predittivi di malignità sono risultati i margini mal-definiti (p < 0,001), le linfoadenopatie (p < 0,001) ed il pattern di crescita infiltrativo (p < 0,001). Le caratteristiche tipiche dell’adenoma pleomorfo sono risultate l’iperintensità di segnale nelle immagini T2-pesate (p = 0,02), l’intensa impregnazione dopo mdc (p < 0,001) ed i margini lobulati (p = 0,04). Le caratteristiche tipiche del tumore di Warthin sono risultate le componenti iperintense nelle immagini T1-pesate (p < 0,001), la localizzazione nel processo parotideo inferiore (p < 0,001) e l’impregnazione post-contrastografica lieve/incompleta (p = 0,01). L’intensità di segnale nelle immagini T1-pesate e T2- pesate e l’impregnazione post-contrastografica si sono rivelate utili nella diagnosi differenziale tra adenoma pleomorfo e tumore di Warthin.
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Kucharczyk, W. "MRI of the Hypothalamic-Pituitary Region". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1 (febrero de 1994): 11–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700101.

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La risonanza magnetica ha consentito un nuovo approccio diagnostico e una piu-approfondita conoscenza dei disordini di sviluppo, funzione e morfologia della regione ipotalamo-ipofisaria. L'intensità di segnale in RM è primariamente dipendente dal rapporto reciproco tra concentrazione di H2O e tessuti «solidi», rappresentati questi ultimi da macromolecole proteiche e lipidiche, fosfolipidi di membrana e glicolipidi. Sia la concentrazione che la struttura macromolecolare dei complessi ormonali presenti nell'ipotalamo e nell'ipofisi, come pure l'assenza o la presenza di sostanze paramagnetiche e ferromagnetiche ne influenzano il segnale in RM consentendo una discriminazione tra stati normali e patologici. L'ipotalamo è un regolatore cruciale di funzioni endocrine e vegetative. Esso contiene nuclei responsabili della sintesi dei «releasing hormones» diretti all'adenoipofisi attraverso il sistema portale, e i nuclei sopraottico e paraventricolare che sintetizzano ossitocina e vasopressina, trasportate lungo i processi assonali dei nuclei alia neuroipofisi. I complessi nucleari ipotalamici non so no chiaramente identificabili con la RM, mentre 1' Anatomia macroscopica dell'ipotalamo, del peduncolo ipofisario e della ghiandola ipofisi, distinta in lobo anteriore e posteriore, è riconoscibile in dettaglio. La chiarezza di dimostrazione di queste strutture è la ragione principale dell'utilità della RM nella diagnosi di patologie di questa regione. L'aspetto unico e peculiare dell'ipofisi alla RM è la drastica differenza di segnale, sulle immagini «pesate» in T1, tra lobo anteriore e posteriore nonostante la loro analoga concentrazione di acqua e macromolecole. In particolare è 1' alta intensità di segnale del lobo posteriore ad essere unica. Benché ancora non si sia giunti ad una accettabile spiegazione per l'alto segnale della neuroipofisi, va sottolineato come esso sia un marker diagnostico importante: esso è assente nel diabete insipido centrale, aiuta nel distinguere il diabete insipido dalla polidipsia primaria e può servire come indicatore di alterazioni disembriogenetiche. Il significato diagnostico dell'assenza dell'alto segnale della neuroipofisi si è modificato dalla prima osservazione di tale reperto nel diabete insipido centrale, reperto che inizialmente si pensava costante e indice sicuro di tale situazione patologica. Successivamente tale assenza e stata riscontrata in alcuni soggetti normali e in altri con diabete insipido nefrogenico. Per contro la sua identificazione in alcuni soggetti con diabete insipido centrale ha portato a concludere che la dimostrazione dell'iperintensita della neuroipofisi non indica necessariamente integrita funzionale dell'asse ipotalamo-ipofisario. Pertanto la RM è, al meglio, un'indagine qualitativa ma non in grado di esplorare la funzionalità ipotalamo-ipofisaria in modo quantitativo. La RM ha contribuito in modo sostanziale alia comprensione delle anomalie morfologiche ipofisarie riscontrabili nel nanismo ipotalamo-ipofisario. Adenoipofisi ipoplasica, peduncolo ipofisario sottile o assente e posizione ectopica della iperintensità della neuroipofisi sono l'insieme di anomalie riscontrabili in soggetti con deficit multiplo di ormoni ipofisari e nel 50% di soggetti con deficit isolato di ormone della crescita. Il rimanente 50% di questi ultimi presenta solo un'adenoipofisi ipoplasica. Molto probabilmente le forme più severe di nanismo ipotalamo-ipofisario sono legate ad un difetto di sviluppo embrionale dell'asse ipotalamo-ipofisario. La posizione ectopica della neuroipofisi sarebbe un indicatore di un errore nell'organogenesi che porta ad una mancata discesa dell'abbozzo neuroipofisario nell'interno della cavità sellare. Da ultimo, un basso segnale dell'adenoipofisi specie sulle immagini «pesate» in T2, dovuto a deposito di ferro, si rileva in pazienti talassemici post-trasfusi che sono spesso affetti da ritardo puberale correlabile all'ipopituitarismo. L'RM, in tal caso, si è dimostrata un utile test qualitativo della funzionalità gonadotropinica in quanto un maggior grado di ipointensità dell'adenoipofisi alla RM sembra correlabile con una scarsa risposta dell'LH al test di stimolazione con GnRH.
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Andreula, C. F. y A. Carella. "Lo studio RM delle metastasi spinali extradurali". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 2 (abril de 1995): 181–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800208.

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Resumen
Lo studio delle metastasi vertebrali in risonanza magnetica permette di superare la rigida distinzione in lesioni osteolitiche e osteoaddensanti, uso che inizialmente proposto dalla radiologia tradizionale è stato mantenuto, pur se con critiche, anche con l'avvento di metodiche più moderne. La lesione osteorarefacente e la lesione osteosclerotica sono i due estremi di un continuum che prevede numerosi eventi di transizione non solo nell'ambito dello stesso paziente, ma addirittura in corso di malattia prima e dopo trattamento. Gli elementi di semeiotica RM sono le alterazioni di segnale e le alterazioni morfologiche. Nelle lesioni osteolitiche il processo di infiltrazione si evidenzierà come una tenue ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e netta iperintensità nelle sequenze dipendenti dalla densità protonica, dal T2 e dal T2 star. Qualora venga interessato completamente il corpo vertebrale sarà possibile apprezzare una deformazione morfologica dello stesso. Tale alterazione risentirà dei tempi di infiltrazione midollare caratterizzandosi o come esuberante con allargamento degli angoli diedri somatici dando un aspetto di vertebra «rigonfia» o come riduttiva con crollo vertebrale da collasso inizialmente interno. La somministrazione di mdc determinerà una ricostruzione morfologica del corpo vertebrale nel caso di infiltrazione totale e di omogeinizzazione di segnale con la parte sana restante della vertebra nei casi di infiltrazione parziale. Tale comportamento alla somministrazione di mdc spiega la necessità di eseguire preliminarmente le sequenze dipendenti dal T1 prima del mdc e induce ad un atteggiamento critico sulla utilità delle sequenze dopo contrasto. Le lesioni osteoddensanti o osteosclerotiche saranno caratterizzate da segnale nettamente ipointenso nelle sequenze appesantite in T1, e ipointenso nelle sequenze appesantite in T2. Tale comportamento rispecchia la formazione di tessuto osseo prodotto dagli osteoblasti, attivati o da sostanze secrete dal tumore o dalla presenza di tessuto «diverso» dal midollo osseo a capacità irritante. La somministrazione di mdc non determina variazioni del quadro in T1 per l'assenza di fenomeni reattivi vascolari. L'estrinsecazione extradurale è la complicanza più frequente della localizzazione vertebrale metastatica: le neoplasie che più frequentemente causano questo aspetto sono i carcinomi e tra questi l'origine mammaria e polmonare coprono da sole il 50% delle lesioni. Il segnale RM di questo tessuto neoformato risentirà dell'alta componente acquosa della lesione con ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e iperintensità nelle sequenze dipendenti dal T2; la somministrazione di mdc determinerà intensa impregnazione sia per l'assenza di barriera nei capillari neoformati, riproducenti il tessuto di origine extraneurale, sia per l'ampio spazio extracellulare. La localizzazione leptomeningea delle metastasi è evento oltremodo raro. Le neoplasie che più frequentemente possono dare disseminazione leptomeningea sono distinguibili in extraneurali, neurali ed ematologiche. Le lesioni hanno aspetto nodulare o a placca, oppure possono estendersi a panno sull'aracnoide, avvolgendo le radici di emergenza. Sedi più frequenti sono le parti più declivi come il cul-di-sacco durale e la cauda equina (73%), verosimilmente per motivi gravitari. In RM le lesioni appaiono come agglomerati focali di segnale isointenso al midollo nelle immagini dipendenti dal T1, e di alto segnale possono mimetizzarsi col liquor nelle sequenze dipendenti dal T2. La somministrazine di mdc rende tali noduli palesi, per l'alto tasso di impregnazione, e permette di svelare lesioni di piccole dimensioni talvolta mimetizzate per la contiguità con strutture di segnale simile. Più difficile è la semeiotica RM della cosiddetta «carcinomatosi» meningea. La diagnosi differenziale nei casi di metastasi leptomeningee nodulari, ad anamnesi oncologica muta, si pone con i neurinomi (schwannomi) della cauda; con i neurinomi multipli della neurofibromatosi tipo 2, con i piccoli ependimomi della cauda. Nel caso della carcinomatosi leptomeningea vanno scartate le leptomeningiti granulomatose (tubercolosi e sarcoidosi) e le aracnoiditi reattive e postchirurgiche.
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Gallucci, M., A. Bozzao, A. Splendiani, A. Cifani, E. Nardecchia y R. Passariello. "Le alterazioni del segnale RM nell'encefalo dell'anziano: Correlazioni anatomopatologiche". Rivista di Neuroradiologia 3, n.º 2 (junio de 1990): 193–202. http://dx.doi.org/10.1177/197140099000300205.

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Bonucci, Cristina. "L'estraneo dentro: il lapsus come segnale del Sé emergente". INTERAZIONI, n.º 1 (abril de 2021): 87–99. http://dx.doi.org/10.3280/int2021-001007.

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Alla luce delle teorie contemporanee sullo sviluppo del Sé e degli studi sulla ricerca sul bambino, l'autore propone una reinterpretazione del fenomeno lapsus. Il fenomeno lapsus è stato concepito da Freud come un disturbo dovuto all'emergere di contenuti psichici che sono stati repressi perché inaccettabili a livello di coscienza. L'attuale interpretazione concepisce il lapsus come un segnale di espressione del Sé nascente intenzionalmente orientato. Queste idee saranno prese in considerazione attraverso la lente di un caso clinico che evidenzi e spieghi questo fenomeno.
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Pellicanò, G., N. Centi, L. Capaccioli, E. Brizzi, E. Sgambati, I. Del Seppia y N. Villari. "La RM nell'anatomia del plesso brachiale". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 2 (abril de 2002): 205–22. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500205.

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Resumen
Nello studio dell'anatomia del plesso brachiale la RM è l'esame di scelta in rapporto alle principali caratteristiche della metodica: possibilità di eseguire le scansioni su tutti i piani dello spazio, elevato contrasto intrinseco e grazie al costante miglioramento della tecnologia, strati sottili con elevata risoluzione spaziale. La sequenza SE T1 dipendente sul piano sagittale è sicuramente quella con il più alto contenuto informativo: le varie diramazioni sono infatti riconoscibili come strutture ad intensità di segnale intermedia tra l'arteria e la vena succlavia con cui mantengono un rapporto anatomico costante e l'elevatà intensità di segnale del tessuto adiposo circostante. Il piano coronale obliquato secondo l'orientamento delle radici nervose fornisce informazioni sul primo tratto del decorso del plesso a partire dalla fuoriuscita delle radici che costituiscono il plesso dai forami di coniugazione. L'uso di bobine di superficie phased array ha permesso di ottenere una buona risoluzione spaziale associata ad un elevato rapporto segnale-rumore. In particolare la bobina tipo sinergy spine ha consentito anche un buon comfort per il paziente anche nel caso di studio di entrambi i plessi brachiali. È da ritenere che la possibilità in un futuro immediato, di impiegare in RM, multiple bobine di superficie dedicate al plesso brachiale, incrementerà ulteriormente le conoscenze anatomiche del plesso base indispensabile, anche in questo campo, per un corretto approccio allo studio della patologia della regione del plesso brachiale.
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Savoiardo, M., L. D'Incerti y L. Strada. "La RM nella patologia infiammatoria e degenerativa encefalica". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 57–63. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s312.

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La RM fornisce informazioni più dettagliate e più precise della TC particolarmente nelle malattie infiammatorie, dismetaboliche e degenerative dell'encefalo. Nella sclerosi multipla dimostra un maggior numero di lesioni, anche in aree dove la TC è generalmente muta. Nelle leucodistrofie dimostra coinvolgimenti di vie lunghe o risparmio di fini strutture, come le fibre a U, non dimostrabili con la TC, indirizzando così a volte la diagnosi e permettendo comunque una miglior valutazione dell'estensione delle lesioni. Nelle malattie degenerative, particolarmente dei nuclei della base e cerebellari, la RM ha aperto nuove possibilità diagnostiche: dimostra infatti alterazioni di segnale da ferro o altre sostanze paramagnetiche e dimostra in modo preciso la distribuzione di atrofia delle strutture della fossa posteriore e alterazioni di segnale in sistemi di fibre, fornendo così elementi diagnostici non ottenibili con la TC.
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Angileri, T., G. Sparacia, L. Manfrè, A. Banco y R. Lagalla. "Accumulo di ferro a livello ipofisario in pazienti affetti da beta-talassemia major: Aspetti RM". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 232. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2105.

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Resumen
Gli autori si propongono di valutare le modificazioni del segnale RM a livello ipofisario nella emosiderosi secondaria in pazienti affetti da beta-talassemia major. Lo studio è stato condotto prospetticamente su un gruppo di 20 pazienti in regime alto-trasfusionale e trattamento ferro-chelante e su 10 volontari sani come gruppo di controllo. Gli esami RM sono stati condotti con apparecchiatura a magnete superconduttivo a 0,5T con sequenze SE TI-dipendenti e GRE TE*-dipendenti. Il sovraccarico di ferro è stato valutato mediante il dosaggio della ferritina sierica. è stata effettuata una valutazione quantitativa delle immagini RM SE T1- e GRE T2*-dipendenti attraverso la misurazione, mediante ROIs, dell'intensità di segnale (IS) del lobo anteriore dell'ipofisi rapportata a quella del tessuto adiposo subcutaneo, nei pazienti e nel gruppo di controllo. Al fine di verificare l'esistenza di differenze statisticamente significative tra i valori rilevati nei pazienti e nel gruppo di controllo è stato applicato il test t di Student. Sono state dimostrate differenze statisticamente significative ( P <.05) tra i valori relativi al rapporto dell'IS dell'adenoipofisi rispetto al tessuto adiposo subcutaneo, misurato nelle immagini GRE TE*-dipendenti, tra i pazienti e il gruppo di controllo. La RM si è dimostrata metodica non invasiva utile nella valutazione del sovraccarico di ferro a livello ipofisario nei pazienti talassemici. Il reperto RM in questa evenienza è costituito dalla riduzione dell'intensità di segnale dell'ipofisi, e ciò è più evidente nelle immagini GRE TE*-dipendenti.
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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari y M. C. Boschi. "Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Resumen
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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Pelliccioli, G. P., P. Floridi, P. F. Ottaviano, S. Campanella, G. Guercini, F. Leone, P. Chiarini y G. Bocciarelli. "La RM nella dissecazione della carotide interna". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1 (febrero de 1994): 103–8. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700114.

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Gli autori riportano la loro esperienza su 10 casi di dissecazione della carotide interna (DCI) studiati con RM in varie fasi evolutive, effettuando sequenze angiografiche TOF 2D e sequenze assiali T1 dipendenti associate alla soppressione del segnale del grasso. L'angio-RM ha fornito informazioni analoghe all'angiografia tradizionale con lieve tendenza alla sovrastima della stenosi, dimostrando anche una complicanza aneurismatica. Nella fase subacuta della DCI le sequenze assiali hanno dimostrato l'aumento di volume del vaso e, grazie alla sottrazione del segnale del grasso, hanno dato risalto ottimale alla patognomonica iperintensità del trombo murale. L'entità della stenosi è stata meglio valutata con le sequenze assiali che con le sequenze angiografiche. Nei controlli la RM ha documentato esaurientemente le possibili evoluzioni. A giudizio degli autori l'uso combinato di angio-RM e sequenze tradizionali è in grado di fornire tutte le necessarie informazioni in ogni fase evolutiva della DCI.
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Orlandi, B., O. Migliori, R. Manetta y M. Gallucci. "Basi fisiopatologiche delle alterazioni del segnale RM nella sclerosi multipla". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 1_suppl (abril de 1993): 51–58. http://dx.doi.org/10.1177/19714009930060s109.

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Lorusso, V. y E. P. Tirone. "Mezzi di contrasto paramagnetici". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 2 (agosto de 1988): 207–12. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100214.

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Vengono descritti i parametri che influenzano l'intensità del segnale nella RMN ad immagini. I tempi di rilassamento T1 e T2 e la densità protonica vengono descritti come parametri tissutali e vengono esaminate le possibiltà di influenzare tali parametri mediante ioni, complessi e gas paramagnetici.
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Basso, G., M. L. Gorno-Tempini, G. Calandra-Buonaura, M. Serafini, G. Pagnoni, L. Mavilla, C. A. Porro, P. Baraldi y P. F. Nichelli. "Localizzazione cerebrale funzionale delle aree del linguaggio per mezzo di un compito di decisione lessicale". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 139–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300125.

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La metodica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) permette di esplorare le funzioni cognitive in vivo sull'uomo in modo non invasivo. In questo studio presentiamo i primi risultati di un progetto volto alla localizzazione delle aree cerebrali del linguaggio a scopo clinico per la valutazione prechirurgica e per il controllo riabilitativo di pazienti cerebrolesi. Sono stati studiati 10 soggetti sani destrimani e un paziente cerebroleso sinistro. È stata valutata la differenza di segnale di risonanza registrato con sequenza ecoplanare gradient-echo sensibile al segnale T2* comparando volumi cerebrali acquisiti in blocchi di 30 secondi. I soggetti eseguivano alternativamente un compito di decisione lessicale o un compito di decisione grafemica. I risultati dei dati ottenuti dai pazienti di controllo indicano una elevata sensibilità del test mettendo in evidenza tutte le aree note coinvolte nelle funzione linguistiche. L'analisi dei dati ottenuti dal paziente cerebroleso suggeriscono che il protocollo di studio descritto può essere applicato con successo allo studio delle funzioni linguistiche anche in presenza di danno cerebrale.
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Cimatti, Felice. "Linguaggio e religione. Lacan sull'umano come "animale malato"". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 4 (diciembre de 2010): 463–72. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004002.

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Una mente meccanica non teme la morte perché il suo mondo č privo di mistero. Per questa stessa mente il linguaggio č un codice. Ad ogni cosa corrisponde un segnale, ad ogni segnale una cosa. Per questo non ci sono ambiguitŕ, né dubbi, nel mondo del codice. Tutto č in vista, e nulla č nascosto. In una lingua, invece, ogni segno rimanda ad altri segni; il significato non č una cosa, bensě una serie (indefinita) di spostamenti di senso. Non puň esistere, in una lingua, qualcosa come il senso ultimo di una proposizione. Una mente che entri in contatto con una lingua diventa cosě una mente malata, nel senso di intrinsecamente inquieta, perché ogni pensiero non č che la premessa di un altro, e cosě via. La nevrosi non č pertanto un accidente, al contrario, č l'essenza dell'umano. Per questa ragione Lacan sostiene che la religione alla fine trionferŕ, perché - come rimedio alla fame di senso - non conosce concorrenti.
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Lanza, P. L., S. Valentini, V. Lentidoro, P. Ventura, A. M. Ciccarelli y G. Santoro. "Encefalopatia di Wernicke in corso di iperemesi gravidica". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 2 (abril de 2002): 223–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500206.

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L'encefalopatia di Wernicke in corso di iperemesi gravidica è un'entità patologica estremamente rara. Il ruolo della risonanza magnetica, in tale condizione morbosa, è quello di svelare precocemente le caratteristiche alterazioni di segnale a carico del Sistema Nervoso Centrale, in modo da consentire un adeguato intervento terapeutico.
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Albertini, F., C. Ambrosi, A. Fontana, M. Pavia y R. Gasparotti. "Un caso atipico di tumore epidermoide Contenuto e caratteristiche di segnale". Rivista di Neuroradiologia 14, n.º 3 (junio de 2001): 323–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140090101400312.

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Pingi, A., F. M. Corsi, R. Gigli, S. Galgani, P. Parisi y E. Cotroneo. "Alterazioni di segnale talamiche bilaterali persistenti in stato di male epilettico". Rivista di Neuroradiologia 14, n.º 3_suppl (diciembre de 2001): 93–96. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s318.

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Magnaldi, Giuseppina. "Integrazioni e correzioni con parola-segnale nelle Noctes Atticae di Gellio". Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 147, n.º 1 (enero de 2019): 135–51. http://dx.doi.org/10.1484/j.rfic.5.123553.

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D'Aprile, P., A. Nella, P. Spagnolo, G. Tripoli y A. Carella. "Dissecazione della arteria carotide interna". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 935–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700613.

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Gli autori descrivono due casi di dissecazione spontanea della arteria carotide interna studiati, in fase subacuta, con RM di base ed Angio-RM dei vasi del collo e del poligono del Willis, con tecnica 3D-TOF. L'Angio-RM ha permesso un'accurata visualizzazione delle alterazioni del decorso dei vasi, del profilo delle pareti e del lume vasale; inoltre una valutazione comparativa del segnale del flusso tra le immagini FISP di base e Spin Echo ha consentito una più accurata diagnosi di tale patologia potendo differenziare il segnale del trombo da quello relativo al flusso ematico residuo. In accordo con la più recente letteratura, gli autori ritengono che la Angio-RM, insieme all'Eco-Doppler, possa ritenersi metodica di prima scelta nello screening e nello studio diagnostico dei pazienti affetti da sospetta dissecazione carotidea e/o vertebrale, riservando lo studio con angiografia tradizionale a casi selezionati in cui le metodiche suddette non abbiano consentito una diagnosi accurata. La metodica Angio-RM è inoltre da considerarsi ottimale in controlli in tale patologia.
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Tarducci, R. "Quantificazione assoluta in 1HMRS". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 25–29. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300105.

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In questo lavoro si affronta il problema della quantificazione assoluta del segnale preveniente dal tessuto cerebrale in un esame 1HMRS. Viene proposto un metodo di quantificazione basato sull'uso di un riferimento esterno costituito da una provetta di acqua pura e sulla compartimentazione del contenuto di acqua nel volume di interesse. Viene discussa la formulazione generale e, brevemente, un protocollo di assicurazione della qualità.
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Bonetti, M., B. S. Cotticelli, F. Albertini, G. Dalla Volta, B. Troianiello y M. Guindani. "Atrofia olivopontocerebellar sporadica: Studio con risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 16, n.º 2 (abril de 2003): 307–14. http://dx.doi.org/10.1177/197140090301600211.

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Resumen
L'atrofia olivopontocerebellare sporadica (sOPCA o MSA-C) è considerata una delle possibili manifestazioni dell'atrofia multisistemica (MSA). Nel periodo gennaio 2000-settembre 2002 sono giunti alla nostra osservazione 8 pazienti affetti da MSA-C di età variabile (42.8 +/- 18.7) che presentavano sintomatologia clinica compatibile con la diagnosi di atassia spinocerebellare. La RM ha documentato atrofia del tronco encefalico e del cervelletto con alterazione del segnale a livello delle fibre traverse del ponte ed a livello del peduncolo cerebellare medio nelle sequenze a TR lungo. In un solo paziente è stata evidenziata una alterazione dell' intensità di segnale a livello putaminale, facendo ipotizzare pertanto una possibile concomitanza con la degenerazione nigrostriatale (SND o MSA-P) considerata anch'essa una possibile espressione di MSA con pesanti ripercussioni sulle aspettative di vita del paziente. La RM, evidenziando le alterazioni delle strutture anatomiche coinvolte nella MSA-C, si rivela strumento essenziale sia per confermare una diagnosi già formulata sulla base delle manifestazioni cliniche peculiari, sia per indirizzare verso una corretto inquadramento diagnostico quei pazienti non ancora inquadrati correttamente sul piano neurologico. Risulta, inoltre, esame indispensabile per il monitoraggio dell'evoluzione della malattia.
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Aprile, I., E. Biasizzo, A. Lavaroni, R. Budai, F. Iaiza, P. P. Janes y G. Fabris. "Valutazione degli aneurismi cerebrali con Angio-RM". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 5 (octubre de 1996): 541–50. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900505.

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Una delle applicazioni più studiate dell'angiografia a risonanza magnetica è rappresentata dallo studio degli aneurismi cerebrali. In molti casi infatti è possibile ottenere immagini molto vicine a quelle dell'angiografia digitale arteriosa; tuttavia sono spesso presenti inconvenienti tecnici (scarso rapporto segnale/rumore e caduta del segnale di flusso a causa di turbolenze) che penalizzano la tecnica impedendole di imporsi come reale alternativa all'angiografia digitale arteriosa in tutti i casi. É opinione unanime che per minimizzare questi limiti tecnici sia necessario restringere il campo di applicazione alle apparecchiature RM dotate di alto campo magnetico statico e sia necessario adottare la tecnica di acquisizione 3D TOF. In questo lavoro abbiamo voluto presentare i risultati del confronto fra angio-RM e angiografia digitale arteriosa ricavati dalla nostra casistica e quelli relativi a tutti i casi pubblicati finora studiati con apparecchiature ad alto campo e tecnica 3D TOF (496 casi). Nel nostro reparto abbiamo studiato complessivamente 39 aneurismi (di cui 6 giganti) in 30 pazienti confrontando le immagini angio-RM (tecnica 3D TOF, trasferimento della magnetizzazione e Flip Angle variabile) e di angiografia digitale arteriosa. Nel caso degli aneurismi giganti sono state acquisite in più sequenze 2D TOF e 3D TOF post-contrasto (Gd-DTPA). La sovrapponibilità fra angio-RM e angiografia digitale arteriosa è risultata elevata per quanto riguarda l'individuazione della lesione, la sede e, in misura minore, l'orientamento del fondo e la stima dello spasmo associato eventualmente presente; invece la immagini RM sono risultate di minore ausilio diagnostico per la valutazione del colletto e dei rapporti con i vasi adiacenti. I nostri risultati sono sostanzialmente confermati da quelli finora pubblicati in letteratura. L'angiografia a risonanza magnetica, in virtù della sua elevata sensibilità, rappresenta un'importante tecnica di screening per gli aneurismi cerebrali essendo in grado di individuare anche lesioni molto piccole (fino a dimensioni di 2–3 mm). Importanti limiti sono rappresentati tuttora dalla scarsa sovrapponibilità all'angiografia digitale arteriosa nella valutazione del colletto (a causa di caduta del segnale per flusso turbolento) e nella visualizzazione dei vasi adiacenti (per l'impossibilità con angio-RM di ottenere una progressiva opacizzazione dei vasi come invece avviene con angiografia digitale arteriosa). Nonostante questi limiti in molti casi è possibile ottenere un'adeguata visualizzazione dell'aneurisma per cui l'angio-RM diventa un importante ausilio pre-chirurgico in quanto in grado di fornire numerose immagini della lesione su ogni piano dello spazio consentendo di valutare la lesione con la proiezione più idonea (anche assiale). Per quanto riguarda gli aneurismi giganti (la cui valutazione con tecnica TOF è penalizzata dal lento flusso all'interno della sacca) abbiamo riscontrato che il maggior segnale è ottenibile con la sequenza 3D TOF con somministrazione di mezzo di contrasto paramagnetico.
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Origgi, D., L. T. Mainardi, A. Falini, G. Calabrese, G. Scotti, S. Cerutti y G. Tosi. "Quantificazione automatica di spettri 1H ed estrazione di mappe metaboliche da acquisizioni CSI mediante Wavelet Packets". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 31–36. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300106.

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La quantificazione dei picchi spettrali del segnale di spettroscopia 1H in risonanza magnetica, utile per un'analisi metabolica dei tessuti in-vivo, richiede un tempo di elaborazione elevato, soprattutto quando si tratta di acquisizioni CSI dove ad essere elaborata è un'intera matrice di dati. Inoltre, la sovrapposizione dei picchi, maggiormente marcata negli spettri con tempo di eco breve (20 ms), rende spesso difficoltosa la separazione dei singoli contributi metabolici. Si propone pertanto un metodo automatico per la quantificazione dei metaboliti, che utilizza l'algoritmo delle Wavelet Packets per scomporre il segnale nel dominio del tempo (FID) in sottobande. La stima dei parametri di ampiezza, fase, frequenza e smorzamento viene quindi eseguita nelle sottobande, dove cadono i picchi di interesse, mediante metodi di predizione lineare basati sulla scomposizione a valori singolari (LPSDV). L'ampiezza stimata dei picchi viene infine utilizzata sia per il calcolo dei rapporti metabolici sia per l'estrazione di mappe metaboliche. Il metodo di quantificazione proposto è stato messo a punto su fantocci e poi applicato alle acquisizioni di volontari sani e infine su alcuni pazienti. L'elaborazione automatica dei dati spettroscopici con il metodo proposto offre la possibilità di studiare in modo efficace ed affidabile i metaboliti cerebrali nonché di rappresentare la loro distribuzione spaziale mediante mappe metaboliche.
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Bernardi, L. "La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

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La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
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Sparacia, G., R. Lagalla, M. De Maria y A. E. Cardinale. "La risonanza magnetica funzionale nello studio dell'ischemia cerebrale in fase iperacuta". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 5 (octubre de 1996): 529–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900504.

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Resumen
Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.
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Simone, I. L., C. Tortorella, F. Federico, V. Lucivero, D. Carrara, P. Giannini, A. Bellacosa y C. F. Andreula. "Contributo della risonanza magnetica spettroscopica del protone (1H-RMS) nella infezione da HIV". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 51–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300109.

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Resumen
È stato condotto uno studio combinato di RMI e 1H-RMS (Magnetom Siemens 1,5 Tesla) in 60 pazienti sieropositivi per HIV (n. 25 encefalopatie-HIV correlate, n. 20 toxoplasmosi, n. 8 PML, n. 7 linfomi) e 22 controlli neurologici sieronegativi per HIV. Gli spettri sono stati acquisiti su volumi singoli localizzati su lesioni focali in toxoplasmosi, PML, linfomi o su lesioni diffuse nelle encefalopatie da HIV (sequenza Spin Echo, TE 135 ms). In tutti i sottogruppi HIV si è evidenziato un significativo decremento del rapporto NAA/Cr rispetto ai controlli neurologici, suggerendo un danno neuronale e/o assonale indipendentemente dall'eziologia. Tuttavia il rapporto NAA/Cr era più basso nelle PML e nei linfomi. Un significativo incremento del rapporto Cho/Cr era rilevato nelle encefalopatie da HIV, nelle PML e in particolare nei linfomi ove tale incremento era associato alla presenza del segnale dei lipidi, marker entrambi di un aumentato turnover e sintesi di membrane cellulari. Nelle PML si rilevava infine con elevata frequenza il segnale del lattato. I dati confermano una elevata sensibilità della 1H-RMS nel rilevare una compromissione metabolica cerebrale in corso di infezione da HIV. Nonostante una globale scarsa specificità nel discriminare lesioni di differente eziologia, determinati pattern metabolici possono risultare di supporto alla RMI per la diagnosi eziologica di alcune lesioni, per esempio di PML.
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Colonnese, C., L. M. Fantozzi, M. Antonelli, A. Bozzao, G. Ralli y L. Bozzao. "Chemodectomi puri del glomo timpanico: Studio con RM". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 4 (noviembre de 1992): 457–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500407.

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Resumen
Viene riportata una revisione della letteratura nella diagnostica dei tumori del glomo timpanico e si espone un caso giunto alla osservazione personale. I dati emersi dalla nostra esperienza sottolineano l'utilità della RM anche nei casi in cui ci si trovi di fronte a tumori glomici timpanici puri. Viene in particolare evidenziato come l'aspetto RM di tale lesione consenta di differenziarla da un concomitante tessuto flogistico sia sulla base della diversa intensità di segnale nelle sequenze T2 pesate che del diverso potenziamento dopo mdc.
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Beltramello, A., G. Viola, A. Borsato, G. Tassinari, D. Campara, R. Cerini, M. Pregarz, G. Puppini y A. G. Bricolo. "Risonanza magnetica funzionale encefalica Razionale della metodica ed esperienze applicative su magnete per uso clinico". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 3 (junio de 1995): 345–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800303.

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La Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) si sta di recente affermando come nuova metodica di indagine del «cervello al lavoro», occupando progressivamente un suo spazio nell'armamentario strumentale a disposizione dei Neurofisiologi per poter investigare la localizzazione e le inter-connessioni di differenti aree encefaliche funzionalmente coinvolte nella esecuzione di varie performance. L'fMRI indaga le modificazioni di segnale del tessuto encefalico indotte dalle variazioni perfusionali e di ossigenazione che si verificano nella sostanza grigia durante differenti stati funzionali (riposo/attività). Tali modificazioni sono rivelate con RM grazie alle variazioni che il transito nel letto vascolare encefalico di una sostanza para-magnetica è in grado di indurre sul rilassamento trasversale T2 degli spin protonici tissutali in prossimità dei capillari e mediante l'impiego di sequenze GE T2*-pesate. Due principali tecniche di studio sono state utilizzate: la prima, più complessa, richiede l'iniezione di un bolo di Gadolinio ed il monitoraggio, mediante sequenze eco-planari, del suo primo passaggio nel letto capillare encefalico; la seconda, realizzabile anche con magneti per uso clinico, utilizza come mdc para-magnetico endogeno la desossi-emoglobina e registra le variazioni di ossigenazione ematica correlate allo stato di attività corticale (tecnica BOLDc — Blood Oxygenation Level Dependent contrast). La nostra esperienza è stata effettuata con un magnete superconduttivo da 1,5 T, adottando la tecnica BOLDc e sequenze GE FLASH con TE lungo. Sono stati sottoposti ad indagine 19 volontari ed effettuati 11 studi di attivazione della corteccia motoria e 13 studi di attivazione della corteccia visiva. In 10 studi di attivazione motoria e 10 studi di attivazione visiva è stata osservata una buona o sod-disfacente variazione areale del segnale, localizzata nella regione corticale coinvolta dal paradigma di attivazione. Uno studio di attivazione motoria e 3 studi di attivazione visiva sono invece risultati insoddisfacenti, non essendosi riscontrata alcuna variazione di segnale o, quando presente, non essendo stato possibile attribuirla ad alcuna regione corticale di interesse. La RM, metodica che attualmente fornisce al Neuroradiologo le migliori informazioni anatomo-strutturali sul SNC, sta estendendo il suo campo di indagine, prima esclusivo appannaggio della Medicina Nucleare, ad alcuni aspetti delle funzioni cerebrali, avvantaggiandosi, rispetto alla SPET ed alla PET, in qualità delle sue prerogative di più elevata risoluzione spaziale e temporale, di assoluta innocuità, di rapida integrazione delle immagini funzionali con quelle anatomiche e di minori costi.
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Manfrè, L., C. Sarno, M. Laconi, A. Mangiameli y R. Lagalla. "Fast Spin Echo e Spin-Echo". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 579–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700404.

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Uno dei maggiori problemi connessi alio studio del SNC di pazienti in età pediatrica con RM è indubbiamente costituito dalla durata dell'esame stesso, che impone sovente la necessità di una sedazione farmacologica del paziente e limita allo stretto indispensabile il numero delle acquisizioni effettuate. Appare pertanto facilmente intuibile l'entusiasmo rivolto verso nuovi tipi di sequenze che presentino quale caratteristica principale una drastica riduzione dei tempi di acquisizione pur mantenendo un'affidabile qualità diagnostica. Le sequenze di tipo Fast-Spin-Echo (FSE) costituiscono il successivo sviluppo delle sequenze denominate RARE (Rapid Acquisition Relaxation Enhanced) descritte da Henning nel 1986, abbinando la semeiotica di segnale RM delle convenzionali sequenze in Spin-Echo (Conventional Spin-Echo o CSE), largamente più diffuse, al vantaggio di un rapido tempo di acquisizione (figure 1, 2). La sequenza FSE, tuttavia, per le caratteristiche tecniche che la contraddistinguono, non può essere considerata semplicisticamente come una sequenza Spin-Echo veloce: la sua applicazione nella pratica quotidiana merita pertanto — al pari di quanto già fatto per sequenze ormai diffusamente utilizzate quali la Spin-Echo e la Gradient-Echo — una approfondita analisi delle capacità intrinseche e delle potenzialità diagnostiche. Il nostro scopo è stato quello di esaminare comparativamente le immagini ottenute, mediante sequenze FSE e CSE, in 78 pazienti in età pediatrica, valutando non solo la qualità diagnostica delle Stesse (nel normale e nel patologico), ma effettuando anche una analisi quantitativa del segnale rilevato e del contrasto relativo esistente tra le diverse componenti tissutali visualizzate.
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Righini, A., O. De Divitiis, A. Prinster, D. Spagnoli, I. Apollonio, L. Bello, G. Tomei, R. Villani, F. Fazio y M. Leonardi. "Risonanza magnetica funzionale: Localizzazione dell'area motoria primaria in pazienti portatori di lesioni espansive cerebrali Risultati preliminari". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 3 (junio de 1995): 371–81. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800304.

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La Risonanza Magnetica Funzionale (RMF) ha dimostrato di poter localizzare la sede di aree corticali funzionali in numerosi protocolli su volontari sani. La identificazione prechirurgica di aree corticali eloquenti è molto importante al fine della realizzazione di un intervento il meno lesivo possibile per la funzione. Il sowertimento più o meno grossolano della regione anatomica da parte di un processo espansivo rende spesso difficile la identificazione di determinati reperi anatomici. Ci siamo proposti di studiare con RMF, su tomografo convenzionale, pazienti affetti da neoplasie intra ed extrassiali che interessavano il lobo frontale posteriore o quello parietale. Sono stati studiati quindici pazienti, tutti destrimani, di età compresa tra i 15 ed i 64 anni. Sono state ottenute mappe di attivazione, che hanno evidenziato aree di significativo aumento del segnale in regione parieto-frontale posteriore. La morfologia delle aree di significativo aumento di segnale era il più delle volte di tipo serpiginoso. Quando l'effetto massa era netto, l'area attivata nell'emisfero patologico appariva dislocata rispetto a quella nell'emisfero controlaterale. Sino ad ora sono stati ripetuti gli esami di RMF dopo l'intervento chirurgico in tre pazienti che non presentavano deficit motori significativi all'arto superiore. Neoplasms compressing or infiltrating cerebral cortex often alter the normal anatomy in such a way that the neurosurgeon can not easily localize and spare functional areas. Moreover, the results of mass effect on brain functional anatomy have not been extensively investigated in vivo yet.
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Costa, A., D. Mamoli, A. Erbetta, G. Avanzini, S. Binelli, D. Battino y M. Savoiardo. "Alterazioni di segnale talamiche transitorie alla RM in corso di attività epilettica focale frontale". Rivista di Neuroradiologia 14, n.º 3_suppl (diciembre de 2001): 89–92. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s317.

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Simonetti, L., S. Cirillo, F. Di Salle, M. Menditto, A. Manto y R. Elefante. "Ipointensità di segnale dei nuclei della base in immagini T2 e T2*w nell'anziano". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 1_suppl (abril de 1993): 113–16. http://dx.doi.org/10.1177/19714009930060s122.

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Vaghi, M. A. "Principi ed interpretazione delle immagini RM". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 1_suppl (abril de 1988): 5–12. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s102.

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Questa breve introduzione agli argomenti di RM che verranno trattati in seguito da altri AA, ha come scopo di fornire un modesto aiuto a chi, non specialista, desideri avere un'idea dei fenomeni che stanno alla base delle immagini di RM. Ogni fenomeno che richiede nozioni di fisica particolari è stato evitato se non indispensabile per la comprensione delle immagini. Questo lavoro espone in forma semplificata fenomeni che stanno alla base della formazione del segnale, il significato dei tempi di rilassamento T1 e T2 e i loro rapporti con le sequenze impiegate e le immagini corrispondenti.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani y A. Carella. "Attività di placca e dose ottimale di Gd-DTPA in RM per la diagnosi di sclerosi multipla". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 859–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700602.

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L'introduzione del mezzo di contrasto in risonanza magnetica nello studio della Sclerosi Multipla (SM) ha accresciuto la sensibilità e la specificità della tecnica, individuando l'attività infiammatoria di quelle placche che evidenziano assunzione di contrasto paramagnetico (Gadopentato Dimeglumina, Gd-DTPA), con il relativo accorciamento dei tempi di rilassamento e l'aumento del segnale in T1. Tale caratteristica propone la possibilità di una verifica della disseminazione nel tempo delle lesioni, disseminazione che, combinata con la disseminazione spaziale (individuata già dall'esame di base anche in virtù della multiplanarietà) permette fin dal primo esame di definire la diagnosi di SM. L'aumento della intensità di segnale di una lesione avviene in proporzione all'incremento della dose di mdc paramagnetico utilizzata, fino a 0,3 mmol/Kg di peso corporeo. Scopo del nostro lavoro è individuare la dose ottimale di mdc paramagnetico in RM nel sospetto diagnostico di SM, per eliminare il sospetto di falsi negativi ingenerato nella pratica quotidiana a fronte di un quadro clinico e di un quadro RM fortemente suggestivi. Sono stati eseguiti esami pre- e post-contrasto in 150 pazienti con Sclerosi Multipla sospetta o definita. Dopo la prima dose di Gd-DTPA introdotta endovena, con tecnica a bolo, alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo, sono state effettuate scansioni T1, immediatamente dopo la somministrazione. Quindi, è stata somministrata una seconda dose di Gd-DTPA endovena, sempre alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo con tecnica a bolo, dopo la quale sono state ripetute le medesime scansioni T1, a distanza di 3–5 minuti dalla somministrazione della prima dose. Nel gruppo totale di pazienti che hanno mostrato impregnazione di placca (71 = 47,33%), il rapporto tra i casi con impregnazione dopo dose singola (6 casi = 4%), e quelli con impregnazione dopo doppia dose (65 casi = 63,33%) è stato dell '11,825 (incremento proporzionale 1082,5%). Nel corso del nostro lavoro, abbiamo distinto le placche in cinque «tipi», in base al differente segnale RM e al comportamento dopo somministrazione di mdc. L'aumento della dose permetterebbe un miglior rapporto contrasto/rumore, con il rilievo di lesioni di dimensioni al limite della rilevabilità, nonchè una maggiore «confidence» di rilevamento per una migliore delineazione delle lesioni, e dunque della diagnosi per immagini. Obiettivo finale del lavoro è una possibile revisione del protocollo diagnostico della SM, con l'introduzione della RM con doppia dose di Gd-DTPA in tutti i casi di sospetto clinico di patologia demielinizzante, nella speranza di una possibile drastica riduzione del tempo necessario per giungere alla definizione diagnostica.
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D'Aprile, P., A. Nella y A. Carella. "Un caso di occlusione dell'arteria silviana degenerazione walleriana precoce". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 265–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500214.

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Gli autori presentano il caso di una donna di 29 anni, puerpera al 35° giorno che, improvvisamente, ha presentato emiplegia ds ed afasia. Lo studio RM ha evidenziato un'area ischemica nel territorio dell'arteria silviana di sn; il successivo completamento con Angio-RM ha svelato la presenza di un'occlusione nel tratto M1 dell'arteria silviana di sn. Il controllo RM, a distanza di 4 settimane, ha messo in evidenza la presenza di degenerazione walleriana in fase precoce o ‘stadio 2», con segnale di ipointensità nelle sequenze Spin-Echo a lungo tempo di ripetizione, a livello del tratto cortico-spinale omolaterale alla lesione ischemica.
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D'Incerti, L., L. Chiapparini, L. Farina, S. Florio, S. Binelli, F. Villani, R. Spreafico y M. Savoiardo. "Ulegiria: Studio RM di tre casi". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 222. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2101.

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L'ulegiria è una lesione della corteccia cerebrale conseguente ad un'alterazione anossico-ischemica perinatale che colpisce neonati a termine. Morfologicamente è caratterizzata da atrofia delle circonvoluzioni con un caratteristico prevalente interessamento della porzione di corteccia più profonda, nel fondo dei solchi, e con un risparmio della porzione più superficiale. La sostanza bianca adiacente è quasi sempre alterata e presenta atrofia e gliosi. La distribuzione delle lesioni è solitamente simmetrica e corrisponde a territori vascolari di confine, generalmente in regione parietale. Riportiamo tre pazienti di età compresa tra 22 e 46 anni, con epilessia esordita in età infantile e insufficienza mentale, tutti con storia di anossia neonatale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a RM dell'encefalo in età adulta. In tutti i casi si è osservato assottigliamento delle circonvoluzioni parieto-occipitali parasagittali, con prevalente interessamento della porzione profonda che presentava anche segnale alterato, e risparmio della corona delle circonvoluzioni. La sostanza bianca presentava iperintensità in T2 con interessamento strettamente sottocorticale in un caso, con maggiore estensione verso la regione periventricolare negli altri. In questi due casi i ventricoli erano dilatati. Le lesioni erano bilaterali, con distribuzione simmetrica in due casi, e con estensione anche alla regione frontale paramediana sinistra nel terzo. La RM permette di riconoscere la caratteristica morfologia delle circonvoluzioni alterate e le modificazioni di segnale della sostanza bianca che corrispondono a perdita di sostanza e gliosi. Questi elementi e la loro distribuzione sono in accordo con l'ipotesi patogenetica “vascolare” e consentono la diagnosi di ulegiria. La differenziano inoltre dalla polimicrogiria, causata nel feto durante il secondo trimestre da un'alterazione della fase terminale della migrazione neuronale, e dalla leucomalcia periventricolare che colpisce neonati prematuri.
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Trevisan, C. y M. Spagnoli. "La RM dei tumori vertebro-midollari". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 1_suppl (abril de 1988): 59–65. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s107.

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La RM ha enormemente facilitato la diagnosi delle lesioni tumorali vertebro- midollari soppiantando completamente la mielografia e riducendo di molto l'impiego della TC. Questa può essere considerata un'indagine complementare volta a studiare soprattutto il coinvolgimento osseo da parte di neoformazioni primitive o secondarie a partenza dalle componenti ossee o nervose. La tecnica di indagine è la stessa in uso per ogni altra affezione del sistema nervoso centrale: immagini pesate in T1 ottenute con sequenze spin-echo brevi per lo studio morfologico ed immagini pesate in T2 ottenute con sequenze spin-echo lunghe o con tecniche veloci per ottenere informazioni circa il comportamento dell'intensità del segnale dei tessuti patologici.
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Christian, Garavaglia y Elena Maria Marcoz. "Preferenze dei consumatori e certificazioni di origine: un'indagine del caso della fontina tramite la conjoint analysis". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 2 (septiembre de 2012): 65–86. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-002008.

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Lo scopo del lavoro consiste nell'analisi delle scelte di consumo in presenza di determinati set informativi, con particolare attenzione rivolta all'influenza esercitata dalla presenza delle certificazioni di origine sulle decisioni di acquisto. Dall'analisi empirica condotta in riferimento al consumo della Fontina, č emerso come la certificazione DOP abbia un peso rilevante nelle scelte di acquisto. Inoltre, l'analisi quantifica l'incremento di prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per la presenza di tale certificazione. I risultati evidenziano, infine, l'esistenza di differenze territoriali nella diversa importanza che tale caratteristica riveste in funzione della residenza degli intervistati, a testimonianza della differenza di segnale di garanzia di qualitÀ ricercato nelle diverse aree geografiche.
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Cirillo, S., L. Simonetti, F. Di Salle, L. Stella, R. Elefante y F. Smaltino. "La risonanza magnetica nell'emorragia subaracnoidea". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 219–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200304.

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La risonanza magnetica per immagine dell'emorragia subaracnoidea ha un ruolo ben definito nelle fasi subacute: l'efficacia della TC si riduce velocemente, mentre l'accuratezza diagnostica della RM aumenta per l'evidente accorciamento del T1 legato alla metemoglobina ed alla lisi cellulare. La velocity di produzione di metemoglobina e di lisi eritrocitaria sono in relazione con la riduzione della concentrazione locale di glucosio. Nel sistema subaracnoideo una molecola soluta può seguire i gradienti di concentrazione: la concentrazione di glucosio non può, perciò, abbassarsi velocemente, come nelle raccolte parenchimali. Comunque, anche se l'iperintensita in T1 è chiaramente dipendente dalla concentrazione, è possibile riconoscere un'emorragia subaracnoidea anche a basse concentrazioni sangue/liquor, come abbiamo riscontrato in 2 pazienti. Nelle fasi iperacute ed acute la sensibilità della RM è basata principalmente sulla riduzione del T2 causata dalla formazione di deossiemoglobina, mentre il segnale in T1 non subisce importanti modificazioni: la bassa velocity di riduzione della pressione parziale di ossigeno negli spazi subaracnoidei rende difficile distinguere miscele sangue-liquor dal liquor puro. Perciò la diagnosi RM di ESA può essere difficile, come abbiamo riscontrato in due pazienti, ma i coaguli possono offrire un utile ausilio semeiologico. Nelle fasi precoci il segnale dell'ESA è completamente modificato dai processi coagulativi, a causa di un chiaro accorgimento del T1, che diviene evidente durante la retrazione del coagulo. Questo carattere può essere considerato un utile marker in vivo di ESA acuta: è stato cosi possibile valutare una lieve iperintensità silviana in un'ESA acuta altrimenti negativa. D'altra parte bisogna considerare che la coagulazione di miscele sangue/liquor a influenzata da vari fattori biochimici, fisici e topografici, e quindi può presentare aspetti molto differenti e necessita di un esame accurato per essere dimostrata.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani, I. Kambas y A. Carella. "Ipotesi di correlazione tra istopatologia e neuroradiologia in risonanza magnetica nelle neoplasie endocraniche primitive: Gli astrocitomi". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 247–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500213.

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Obiettivo del lavoro è il tentativo di produrre informazioni sia sulla anatomia macroscopica che sulla intima struttura delle neoplasie, in virtù della capacità della RM di studiare la correlazione tra dimensioni molecolari, movimenti molecolari, tempo di correlazione (parametri fisici tissutali) e tempi di rilassamento attraverso lo studio della intensità di segnale in T1, T2, Densità Protonica. È stato affrontato in particolare il problema degli astrocitomi a causa della loro elevata incidenza, valutabile nel 25–30% dei gliomi cerebrali (a loro volta circa la metà dei tumori cerebrali adulti). Vengono analizzate le diverse classificazioni adottate, su basi e con obiettivi diversi, tutte portatrici di contributi conoscitivi, a causa della non omogeneità «pacchetto» di queste neoplasie, per cui diverse aree del tumore possono presentare diversa malignità; e la accertata evoluzione verso gradi di maggiore malignità (‘dedifferenziazione») in circa il 10% delle forme più benigne. A ciò va aggiunta la evenienza di forme multicentriche. Viene affrontato anche il problema della prognosi nei vari gradi, dipendente anche dalla localizzazione e dal volume raggiunti, fattori non introducibili in «pacchetto» su base istologica: localizzazione della neoplasia, unicita o molteplicità delle lesioni, peso assunto dalleffetto massa tumorale. La seconda fase dello studio prevede il controllo stereotassico in doppio cieco, con il calcolo dei coefficienti di correlazione che misurano il grado di accordo tra diagnosi neuroradiologica e diagnosi istologica. Particolare attenzione viene posta al tema dell'utilizzo di mdc paramagnetico, in particolare Gadolinio, ed alio studio della funzione della barriera ematoencefalica. Nella seconda parte si focalizza il tema della comprensione specifica dei vari tipi di astrocitomi, forzando la possibilità di attribuire un certo comportamento RM ad un tipo istologico. ‘Idea guida» è la ricerca del «perché» del segnale», per attribuirlo all'evento anatomopatologico con l'uso costante di semplici parametri per cercare di identificare il grado di benignità» o di malignità» di un astrocitoma con ricadute prognostiche ‘plausibili».
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Franzini, Maurizio y Giorgio Gagliani. "La qualità di due versioni italiane di libri di testo stranieri: un caso, o un segnale?" Journal of Public Finance and Public Choice 12, n.º 2 (1 de octubre de 1994): 211–14. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539978.

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Abstract The Italian versions of two well-known American textbooks, namely Dornbusch & Fisher’s Macroeconomics, 5th ed. and Phelps’ Political Economy, 1st ed., both published by Il Mulino, Bologna, contain an inordinate number of errors of various kind.Some examples of inaccurate translation and other types of error are provided. A proper evaluation of the soundness of Italian versions of foreign textbooks would obviously require a study based on a wider sample.A higher degree of vigilance and wide circulation of information appear to be, however, the only weapon teachers can use to make sure quality standards are maintained.
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