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Articoli di riviste sul tema "SCIENZA POLITICA"

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Matteucci, Nicola. "SCIENZA POLITICA E FILOSOFIA POLITICA: COMMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n. 1 (aprile 1991): 125–28. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009837.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneL'invito di Leonardo Morlino a partecipare ad un dibattito sul suo articolo La scienza politica italiana: tradizione e realtà credo sia dovuto a una relazione che feci ad un Convegno sulle scienze umane, pubblicata vent'anni fa su «Il Mulino» (1971), che egli ricorda nella sua bibliografia.
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2

Fisichella, Domenico. "ALLE ORIGINI DELLA SCIENZA POLITICA ITALIANA: GAETANO MOSCA EPISTEMOLOGO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n. 3 (dicembre 1991): 447–70. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001786x.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneLa riflessione epistemologica di Gaetano Mosca prende le mosse dall'osservazione che la scienza politica, come studio dei fenomeni politici con il metodo scientifico, è nel suo tempo ancora in fase di significativa arretratezza, per non dire nell'infanzia. Basta guardare allo sviluppo delle scienze naturali per rendersene conto. Già dalle pagine iniziali della Teorica dei governi e governo parlamentare, pubblicato in prima edizione nel 1884, il rilievo è esplicito e ricorrente: “i risultati ci dicono che, fino al giorno d'oggi, il metodo sperimentale ha fatto assai migliori prove nelle scienze fisiche che nelle sociali” (Mosca 1982, 197). D'altra parte, “che una scienza sociale non sia ancora nata”, talché ne deriva appunto “l'inferiorità di sviluppo scientifico che hanno le scienze sociali in rapporto alle naturali”, è tema ritornante anche negli Elementi di scienza politica, usciti in prima edizione nel 1896. “La scienza politica”, nota infatti il nostro autore, “non crediamo che neanche ora sia entrata interamente nel vero periodo scientifico” (ivi, 202, 199, 555).
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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n. 1 (aprile 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Abstract (sommario):
Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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4

Green, Donald P., e Ian Shapiro. "TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE E SCIENZA POLITICA: UN INCONTRO CON POCHI FRUTTI?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, n. 1 (aprile 1995): 51–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023339.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneDalla pubblicazione diSocial Choice and Individual Valuesdi Kenneth Arrow nel 1951, si è avuta un'esplosione dell'approcciorational choicenegli studi di scienza politica. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, la teoria della scelta razionale rappresentava poco più di un ramo secondario all'interno di una disciplina – la scienza politica – dominata da varie forme di analisi behaviorista e istituzionalista. Oggi, di contro, essa si è diffusa ben oltre le sue prime pubblicazioni e i suoi esoterici adepti. È ben rappresentata nelle principali riviste e convegni della disciplina, e i suoi sostenitori sono richiesti da tutti i più importanti dipartimenti americani di scienza politica. La teoria della scelta razionale ha esteso il suo ambito di applicazione oltre la teoria politica e la politica americana, dapprima negli studi di relazioni internazionali e più di recente nella politica comparata. A dire il vero, quasi nessuna area della scienza politica è rimasta immune dalla sua influenza. Un conteggio degli articolirational choicepubblicati dall'American Political Science Reviewdal 1952, presentato nella figura 1, attesta una crescita quanto-mai sostenuta. Invisibile nel 1952, a distanza di quarant'anni la scuola della scelta razionale annovera quindici articoli su quarantuno nella rivista di punta della disciplina.
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Lanzalaco, Luca. "SCIENZA POLITICA E RELAZIONI INDUSTRIALI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n. 1 (aprile 1990): 147–73. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008972.

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Abstract (sommario):
Introduzione«Nello studio delle relazioni industriali nessuna disciplina, tra le scienze sociali, ha avuto un ruolo meno rilevante della scienza politica»: questa affermazione fatta da Peter Gourevitch, Peter Lange e Andrew Martin in un saggio purtroppo poco conosciuto (Gourevitch, Lange, Martin 1981, 401) induce, da un lato, a domandarsi se effettivamente la latitanza di questa disciplina sia stata grave e, dall'altro, a tentare di colmare parzialmente questa lacuna.
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Cappelli, Ottorino. "AMMINISTRAZIONE E POLITICA IN URSS NELLE ANALISI COMPARATE DELLA SCIENZA POLITICA OCCIDENTALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n. 1 (aprile 1988): 137–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017299.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneAlla fine degli anni Sessanta la sovietologia era ancora un'«ibrida arte» orientata in senso interdisciplinare, priva di metodologie analitiche rigorosamente definite e in gran parte rinchiusa nei confini degli studi di area. Nei due decenni successivi alla seconda guerra mondiale era stato soprattutto il dialogo con la scienza politica in generale e con la politica comparata a rimanere penalizzato. Diversi erano gli approcci, le categorie, gli strumenti metodologici adoperati per analizzare i sistemi politici dell'est e dell'ovest. Tra le ricerche sull'URSS e gli studi politologici sull'occidente mancava un linguaggio disciplinare comune, non v'era simbiosi concettuale. Contribuivano a questa separatezza disciplinare sia la percezione di una assoluta estranietà tra «mondo socialista» e democrazie costituzionali, legata al contesto politico della guerra fredda, sia l'egemonia culturale del modello totalitario, fondato sul presupposto dell'unicità del sistema politico sovietico.
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Bartole, Sergio. "SCIENZA POLITICA E DIRITTO: COMMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n. 1 (aprile 1991): 129–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009849.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneL'invito a intervenire sull'importante contributo di Leonardo Morlino (1989) mi consente di ritornare su un argomento — quello dei rapporti fra la scienza politica e la scienza del diritto costituzionale — cui ho già dedicato in altre occasioni una qualche riflessione (1985, 1986). Debbo confessare di guardare con un po’ di invidia all'iniziativa che Morlino ha preso di tracciare una sorta di bilancio dello stato della sua disciplina. Sono, in effetti, convinto che molto spesso gli studi di diritto costituzionale stiano procedendo senza una precisa consapevolezza della direzione da prendere, delle manchevolezza che li connotano e delle risposte di ordine scientifico che da essi si attendono: mancano adeguate meditazioni di ordine teorico e metodologico, e troppo spesso contributi monografici e saggistici nascono in obbedienza a quella che Morlino chiama una «logica esterna», e quindi senza una seria attenzione alla «logica interna» alla disciplina ed alle connesse preoccupazioni di ordine sistematico. Né vale rispondere che le preoccupazioni metodologiche e teoriche rappresentano fughe in avanti rispetto all'analisi e considerazione dei problemi concreti, di fronte ai quali soltanto ha senso proporre questioni di teoria e metodo, che, se formulate in astratto, restano nel limbo delle pie dichiarazioni di intenti, senza trovare adeguato riscontro nella attività pratica di ricerca. La mancanza di un bagaglio metodologico e teorico solo in apparenza allevia le fatiche del viaggiatore e, in realtà, lo obbliga a rifare il punto astronomico ad ogni giro di strada, anche al di là delle normali e corrette esigenze di una responsabile autocritica e di un doveroso autocontrollo.
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Are, Giuseppe. "SCIENZA POLITICA E STORIOGRAFIA: COMMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n. 1 (aprile 1991): 137–43. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009850.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneCommentare, nella mia qualità di storico e da tale punto di vista, il saggio di Modino sullo svolgimento della scienza politica in Italia dal dopoguerra ad oggi, è un compito facile per una parte, piuttosto arduo per l'altra. Facile per ciò che riguarda la verifica di quanto sia veritiero ed esauriente il quadro che Morlino traccia di tale svolgimento, delle sue tappe, dei suoi difetti, dei suoi successi, e, piò in generale, del clima culturale in cui si è prodotto e che ha concorso a formare. Arduo, invece, per quanto riguarda gli scambi possibili fra scienza politica e storiografia. Tale secondo compito obbliga infatti ad indagare in reciprocità gli statuti essenziali dei due modi di conoscenza, la compatibilità dei loro strumenti, e via dicendo: un'opera che non mi risulta sia stata ancora mai tentata in Italia, in modo capace di trascendere i fastidi, le presunzioni e le gelosie di mestiere e di corporazione.
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Calise, Mauro. "L'ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL GOVERNO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n. 2 (agosto 1987): 209–31. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001666x.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneIl concetto di istituzionalizzazione continua ad avere un'accoglienza difficile negli studi politologici. Da Bentley a Easton, la scienza politica si è sviluppata contrapponendo la politica come processo alla politica come stato, e non v'è dubbio che le istituzioni rafforzino il versante strutturale di questa dicotomia. Parlare di istituzioni in scienza politica pone l'accento sul fatto che i comportamenti tendono a cristallizzarsi, le azioni si oggettivizzano. Fino a risollevare il vecchio dubbio che le istituzioni obbediscano a una propria logica autonoma, tant'è che gli analisti delle politiche pubbliche sono tornati a chiedersi «perché la forma dovrebbe seguire la funzione». In America, si è cominciato a parlare di «new institutionalism» per richiamare l'attenzione sulla perdurante importanza dei fattori organizzativi nella vita politica. In contrasto con gli assunti behavioristi, «la maggior parte degli attori principali nei moderni sistemi economici e politici sono organizzazioni formali, e le istituzioni della legge e della burocrazia occupano un ruolo dominante nella vita contemporanea». Il tentativo di Huntington, alla fine degli anni sessanta, di fondare sul concetto di istituzionalizzazione una teoria empirica dello sviluppo politico sembra dunque approdato alla riscoperta delle istituzioni come gabbia del mutamento.
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Panebianco, Angelo. "COMPARAZIONE E SPIEGAZIONE IN SCIENZA POLITICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n. 3 (dicembre 1990): 505–27. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009606.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneOltre alle domande su «come» e «perché» comparare, una domanda che vale la pena di porsi in tema di comparazione è: «perché si compara così poco nella scienza politica contemporanea?». A differenza delle domande sul come e sul perché, che sono di carattere metodologico, essa riguarda una questione di fatto. Tuttavia, come nel caso delle altre due, è impossibile rispondere a questa domanda senza mettere in conto le divisioni di fondo che attraversano la comunità internazionale degli scienziati politici (come tutte le altre comunità di scienziati sociali) e che riguardano natura e scopi delle scienze sociali. Come cercherò di dimostrare, partire da questa domanda su un problema di fatto può aiutare anche a meglio definire le questioni del come e, soprattutto, del perché.
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Olsen, Johan P. "SCIENZA POLITICA E TEORIA DELL'ORGANIZZAZIONE. LE POSSIBILI CONVERGENZE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n. 1 (aprile 1989): 3–22. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017470.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneChe cosa possono sperare di imparare gli studiosi della politica dando maggiore attenzione alla teoria dell'organizzazione? In questo dopoguerra questa domanda ha ricevuto il più delle volte una risposta pessimistica. Gli scienziati politici non hanno mostrato una tendenza a considerare la teoria dell'organizzazione particolarmente rilevante, interessante o importante. Nonostante ci sia stato qualche significativo esempio di fertilizzazione incrociata, la maggior parte degli osservatori concluse che teoria dell'organizzazione e scienza politica si sono trovate per anni in uno stato di reciproco disinteresse.
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Bonan, Giacomo. "L'ambiente tra storia, scienza e politica". PASSATO E PRESENTE, n. 110 (luglio 2020): 7–16. http://dx.doi.org/10.3280/pass2020-110002.

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Barbano, Filippo. "La scienza politica: storia e democrazia". Quaderni di Sociologia, n. 15 (1 novembre 1997): 167–79. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1559.

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Morlino, Leonardo. "LA SCIENZA POLITICA ITALIANA: TRADIZIONE E REALTÀ". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n. 1 (aprile 1991): 91–124. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009825.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneAll'indomani del secondo conflitto mondiale Leoni fissa i connotati essenziali di una scienza politica da rifondare insieme alla democrazia in Italia (Leoni 1949-50 e 1980). Dopo quasi venti anni, Sartori ritiene che «la scienza politica italiana è semplicemente in fase di parto» (Sartori 1967, 699). Che cosa si può dire dopo piò di quaranta anni? Le domande a cui rispondere per disegnare un quadro della disciplina all'inizio degli anni novanta mi paiono le seguenti: come si forma la disciplina tra gli anni cinquanta e sessanta; come giunge ad autodefinirsi al momento in cui decolla, alla fine degli anni sessanta; quali siano le difficoltà del decollo e come queste incidano sul suo sviluppo successivo; quali le modalità di crescita e di istituzionalizzazione; quali i contenuti della disciplina in questi anni e quali i cambiamenti di quei contenuti; quale la rilevanza rispetto ai problemi politici esistenti; infine, quale bilancio complessivo sia possibile tracciare.
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Allotti, Pierluigi. "La rinascita della scienza politica italiana nel carteggio Sartori-Bobbio (1958-1980)". MONDO CONTEMPORANEO, n. 1 (agosto 2021): 143–71. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001005.

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Abstract (sommario):
Esponenti illustri della cultura politica europea del Novecento, Giovanni Sartori e Norberto Bobbio sono stati gli artefici principali della rinascita della scienza politica italiana negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Nata in Italia nel clima del positivismo di fine Ottocento, la scienza politica era stata presto soffocata al volgere del nuovo secolo da nuove correnti di pensiero (il formalismo giuridico e la filosofia idealista). Nel secondo dopoguerra era ancora negletta, nonostante l'idealismo stesse ormai perdendo terreno. Così Sartori, in particolare, influenzato dalla politologia statunitense, si adoperò sin dai primi anni Cinquanta per rilanciare la disciplina e assicurarle una piena legittimità accademica. Fondato sul carteggio inedito tra i due studiosi, questo articolo getta una nuova luce sul ruolo avuto da entrambi nella rifondazione in Italia della scienza politica contemporanea, evidenziando come Sartori e Bobbio, pur condividendo l'assunto che si trattasse in primo luogo di una scienza empirica, avessero in realtà visioni differenti riguardo alle sue finalità.
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Giannetti, Daniela. "IL NEO-ISTITUZIONALISMO IN SCIENZA POLITICA: IL CONTRIBUTO DELLA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n. 1 (aprile 1993): 153–83. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022073.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneInsieme alla ripresa di interesse per il tema dello stato, lo studio delle istituzioni è tornato al centro dell'analisi politologica. È opinione condivisa che il rinnovato interesse per le istituzioni rappresenti una reazione alla rivoluzione comportamentista, la quale a sua volta - con l'enfasi sul comportamento osservabile e sui processi informali di potere e influenza - reagiva all'impostazione legalistica e formalistica degli esordi della disciplina. Ciò che, non senza qualche eccesso polemico, è stato definito uno «slittamento paradigmatico» ha coinvolto una varietà di approcci, accomunati dal riconoscimento dei limiti della behavioral persuasion, e in particolare dei due orientamenti teorici ad essa associati in scienza politica: il pluralismo, con l'accento posto sulla politica come processo e la conseguente messa in ombra degli elementi strutturali, e il funzionalismo, un approccio tendenzialmente più inclusivo ma che in scienza politica si è identificato sostanzialmente con la versione almondiana. Rispetto ai più ambiziosi tentativi teorici del funzionalismo sociologico, essa ha fornito soprattutto uno schema categoriale per l'analisi comparata dei sistemi politici, in cui è attribuito rilievo centrale alle funzioni di input o ai processi che vanno dalla società alla politica.
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Campus, Donatella. "L'EREDITà DI HERBERT SIMON: TRA PSICOLOGIA COGNITIVA E SCIENZA POLITICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n. 2 (agosto 2001): 291–311. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030604.

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Abstract (sommario):
Introduzione Di Herbert Simon, scomparso nel febbraio scorso all'età di ottantaquattro anni, si può certamente dire che ha lasciato un segno tangibile in tutte le discipline di cui si è occupato nel corso della sua lunga e particolarmente versatile carriera scientifica. Anzi, seguendo l'esempio di Goodin (1999, 60), si dovrebbe forse parlare di diverse carriere parallele, di volta in volta teorico delle organizzazioni e scienziato politico, psicologo cognitivo, metodologo e filosofo della scienza, economista e studioso di intelligenza artificiale. Lo scopo di questa nota è, in particolare, esaminare il contributo di Simon a quella che egli stesso ha definito la sua «tribù di appartenenza», cioè la scienza politica. Più precisamente, il mio proposito è, da un lato, quello di analizzare l'apporto innovativo dato da Simon allo sviluppo della scienza politica; dall'altro, quello di ricostruire come le sue idee siano state recepite e sviluppate all'interno dei vari ambiti disciplinari.
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Oriente Moderno, Editors. "Il Dialogo Euro-Arabo - Scienza Cultura e Politica". Oriente Moderno 66, n. 10-12 (12 agosto 1986): 225–32. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-0661012005.

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Sani, Giacomo, e Guido Legnante. "TRENT'ANNI, 253 AUTORI, 14422 PAGINE DI SCIENZA POLITICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n. 2 (agosto 2001): 277–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030598.

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Abstract (sommario):
Introduzione Questa rivista ha compiuto da poco i trent'anni di vita. Creata agli inizi degli anni settanta per iniziativa di Giovanni Sartori, la Risp ha proseguito il suo cammino grazie alle con-direzioni di Leonardo Morlino (1986–1991), Maurizio Cotta (1992–1997), e Maurizio Ferrera (1998–2000). Essi si sono avvalsi della collaborazione di molti volenterosi studiosi, giovani e meno giovani, che hanno contribuito alla vita della rivista. Del primo Comitato Scientifico (1971) facevano parte Fisichella, Gori, Pasquino, Passigli, Spreafico e Urbani, a cui si sono aggiunti dal 1976 Farneti e Stoppino. In una fase successiva (1986–1993) sono entrati nel comitato Bartolini, Bruschi, Cazzola, Cotta, Guarnieri, Marradi, Morlino, Panebianco, Pappalardo, Sani, Sola. Infine, negli anni più recenti (dal 1998) si sono aggiunti Attinà, Calise, Di Palma, Freddi, Graziano, Mastropaolo, Mattina, Morisi, Pasquino, Rusconi, Zincone. Nel ruolo di Redattore capo si sono alternati Pasquino, Morlino, Cartocci, Di Virgilio. Nel corso degli anni hanno altresì contribuito al lavoro redazionale Bosco, Chiaramonte, Giuliani, Mattei e Verzichelli.
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Criscitiello, Annarita. "GLI ATTREZZI DELLA SCIENZA POLITICA. UNA RASSEGNA CRITICA DI 11 DIZIONARI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, n. 1 (aprile 2002): 83–109. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029932.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneCome si costruisce un dizionario?Il patrimonio linguistico della scienza politica è costituito di parole quasi tutte prese a prestito. Questo debito davvero cospicuo è stato contratto, di volta in volta, con il diritto, l'economia, la sociologia, la psicologia, la filosofia e persino la teologia e il giornalismo. Mettendo a confronto l'edizione del 1968 della International Encyclopedia of Social Sciences con gli indici analitici di alcuni importanti testi di scienza politica, Mattei Dogan (1998) ha compilato un inventario di circa duecento parole «importate» dalle altre discipline.
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Morisi, Massimo. "IL PARLAMENTO IN ITALIA. VECCHIE E NUOVE IPOTESI DI RICERCA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n. 2 (agosto 1988): 191–222. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012181.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneIl parlamento è tra le istituzioni più studiate, anche in Italia, tuttavia, la ricerca empirica sul suofunzionamentoall'interno del sistema politico, pare languire da anni. Riempiremmo pagine se dovessimo elencare la miriade di lavori di «riflessione» sull'azione dellegislativo, sulle sue modalità e sui suoi stessi significati sistemici, nel breve come nel medio e lungo termine. Altre pagine ci vorrebbero per dar conto delle molteplici esperienze di ricerca empirica, maturate in un denso e continuo confronto fra ipotesi metodologiche diverse, mono e interdisciplinari, sia in concorrenza che in collaborazione tra diritto costituzionale, storia parlamentare, scienza politica, sociologia politica. E agli studi sulla collocazione e sul ruolo delle assemblee parlamentari all'interno del sistema politico, si potrebbero aggiungere i diversi filoni di ricerca sulla classe politica e sulla rappresentanza.
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Porta, Donatella della, e Hanspeter Kriesi. "MOVIMENTI SOCIALI E GLOBALIZZAZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n. 3 (dicembre 1998): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026241.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneNel corso dell'ultimo decennio, gli studiosi dei movimenti sociali negli Stati Uniti ed in Europa hanno prestato sempre più attenzione al contesto politico nel quale essi si mobilitano. In questo processo, la ricerca non solo ha fatto sempre più riferimento alla scienza politica per completare le sue concezioni originali (principalmente fornite dalla sociologia, dalla storia e dalla economia), ma è divenuta anche più comparata, focalizzandosi sull'impatto dei contesti politici nazionali, regionali e locali sulla mobilitazione e sulle sue conseguenze in vari paesi. Con la comparazione cross-nazionale, l'attenzione si è diretta agli effetti del cambiamento nel contesto internazionale sui sistemi sociali e sulla politica a livello nazionale. In altre parole, la ricerca sui movimenti sociali è divenuta lentamente consapevole che la divisione tra la politica comparata e le relazioni internazionali è sempre più anacronistica. Anche nello studio dei movimenti sociali, la sfida «è combinare i risultati di ambedue le prospettive senza perdere di vista i loro singoli contributi» (Garrett e Lange 1995, 654). É quello che cercheremo di fare nel corso di questo articolo, concentrandoci sull'impatto delle crescenti interazioni tra contesti politici nazionali ed internazionali e movimenti sociali in un mondo sempre più globale.
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Lanzalaco, Luca. "POTERE, ORGANIZZAZIONI E LOGICA “ POLITICA ” DELL'AZIONE COLLETTIVA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, n. 2 (agosto 1986): 239–72. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001594x.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneÈ un fatto ormai assodato che l'approccio dellarational choice theoryè sempre più diffuso in scienza politica e che i campi di indagine a cui viene applicato sono sempre più numerosi. Qualche perplessità può invece sorgere sulla validità di una tale tendenza o, almeno, delle forme in cui si manifesta prevalentemente.
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M. C. "PREMESSA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n. 3 (dicembre 1996): 457–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024473.

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Abstract (sommario):
Due anni fa con il numero speciale dedicato alle elezioni del 1994 la Rivista Italiana di Scienza Politica si era assunta l'impegno di «prendere le misure» del sistema politico italiano nel momento del primo test istituzionale democratico dopo il terremoto dei primi anni '90. Si trattava di andare a vedere che cosa era successo in un contesto politico riassumibile nella formula «attori (parzialmente) nuovi e regole nuove». In concreto bisognava analizzare come si era ridefinita e articolata l'offerta politica degli attori partitici e coalizionali, come ad essa aveva risposto un elettorato scosso nelle sue vecchie consuetudini e animato da forti aspettative di novità e come i nuovi meccanismi elettorali avevano tradotto questo incontro tra offerta e risposta in seggi parlamentari.
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Urbani, Giuliano. "INTRODUZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n. 2 (agosto 1987): 173–78. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016634.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneQuesto fascicolo riproduce le relazioni e gli «interventi programmati» che hanno introdotto il convegno annuale della Società Italiana di Scienza della Politica, svoltosi nell'ottobre dello scorso anno, presso l'Istituto Universitario Europeo di Badia Fiesolana, sul tema «Governo e parlamento nel sistema politico italiano». Il sottotitolo del convegno «Questioni teoriche e problemi di analisi empirica» contiene, sia pure in grande sintesi, le principali motivazioni e i relativi obiettivi che ispirarono quella riunione.
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Hoffmann-Lange, Ursula. "SEYMOUR MARTIN LIPSET: MODERNIZZAZIONE, STRUTTURA SOCIALE E CULTURA POLITICA COME FATTORI DELLO SVILUPPO DEMOCRATICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n. 3 (dicembre 2003): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027428.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneSeymour Martin Lipset è indubbiamente uno dei maggiori scienziati sociali del ventesimo secolo, «che ha plasmato, forse più di ogni altro scienziato sociale contemporaneo, lo studio delle condizioni, dei valori e delle istituzioni della democrazia negli Stati Uniti e in tutto il mondo (Marks 1995, 765). I suoi contributi sia alla scienza politica che alla sociologia sono straordinari. È l'unico ad essere stato sia Presidente dell'American Political Science Association (1979-80), sia dell'American Sociological Association (1992-3). È stato anche Presidente o vice Presidente di molte altre associazioni professionali americane e internazionali, come la International Society of Political Psychology, la World Association for Public Opinion Research, e la Society for Comparative Research. Le sue attività in queste associazioni testimoniano l'ampio spettro degli interessi accademici di Lipset, che vanno dalla politica comparata alla stratificazione sociale. Lipset ha anche ricevuto molti riconoscimenti, come fellowships da prestigiose istituzioni accademiche (ad es. il Center for Advanced Studies in the Behavioral Sciences di Stanford), premi da associazioni professionali, e non meno di sette Ph. D. onorari.
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Barone, Giuseppe. "Angelo Majorana tra scienza giuridica e politica finanziaria (1865-1910)". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n. 1 (settembre 2019): 129–36. http://dx.doi.org/10.3280/asso2019-001012.

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Zucchini, Francesco. "L'ATTIVITÀ LEGISLATIVA DEL PARLAMENTO ITALIANO: CONSOCIATIVISMO? POLARIZZAZIONE?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n. 3 (dicembre 1997): 569–609. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025107.

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Abstract (sommario):
IntroduzionePochi termini politologici hanno avuto altrettanto successo nella polemica politica italiana della parola consociativismo. Nonostante la sua origine specialistica, che non rimanda a nessuna nozione giuridica né ad alcuna dottrina politica o sociale, è difficile assistere ad un dibattito politico senza che qualcuno dei partecipanti non lanci alla parte avversa l'accusa di essere consociativo. Strano destino. Il successo ha un prezzo per gli uomini come per i concetti: coniato da Lijphart (1968) per rendere conto dell'esistenza di democrazie stabili e relativamente felici, che la scienza politica degli anni '50 (Almond 1956) ignorava e per le quali al tempo stesso prevedeva un tribolato avvenire, il termine consociativismo ha assunto nel nostro paese una connotazione quasi esclusivamente negativa. Consociativa è la spartizione partitica, la corruzione, l'immobilismo, la mancanza di rigore finanziario. In breve, consociativa pare essere stata tutta la Prima Repubblica e consociativi tutti i guai da essa prodotti.
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Musarň, Pierluigi. "Smaltimento lento. Per una politica ecologica dei rifiuti". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n. 116 (aprile 2010): 174–91. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116015.

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Abstract (sommario):
Il saggio analizza come il consumo sia un gigantesco processo di trasformazione delle risorse in rifiuti. Nel porre in evidenza come l'attuale civiltŕ dell'usa-e-getta avvicini sempre piů l'impianto di produzione a quello di smaltimento, senza perň preoccuparsi mai di metterli in contatto, il saggio sottolinea la necessitŕ di una scienza dei rifiuti (garbology) in grado di restituirci una immagine piů realistica del ciclo di vita della merce e, di conseguenza, politiche pubbliche e comportamenti privati volti alla sostenibilitŕ del pianeta.
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Paoletti, E., A. Ballarin Denti, S. Cieslik, A. De Marco, F. Licini, F. Manes, M. Penna e F. Tagliaferro. "Science and policy must cooperate to face ozone impact on vegetation". Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 5, n. 1 (10 ottobre 2008): 273–79. http://dx.doi.org/10.3832/efor0544-0050273.

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Borgognone, Giovanni. "Istituzioni, élites e civiltà. La scienza politica di Samuel P. Huntington". PASSATO E PRESENTE, n. 104 (maggio 2018): 69–86. http://dx.doi.org/10.3280/pass2018-104005.

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Patella, Giuseppe. "Book Review: Hobbes tra scienza della politica e teoria delle passion". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 34, n. 2 (settembre 2000): 568–69. http://dx.doi.org/10.1177/001458580003400219.

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Brunazzo, Marco. "News from Società Italiana di Scienza Politica about the 2015 activities". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 46, n. 1 (12 febbraio 2016): 1. http://dx.doi.org/10.1017/ipo.2015.28.

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Cattorini, Paolo Marino. "Quale patto per la scienza? Etica, sanità pubblica e comunicazione con i cittadini". Medicina e Morale 69, n. 4 (29 dicembre 2020): 453–69. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.851.

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Abstract (sommario):
I dilemmi etici relativi alle vaccinazioni e, più latamente, alla sanità pubblica non riguardano solo le tattiche comunicative tra operatori sanitari e cittadini, ma il più generale patto d’alleanza sancito tra scienza, politica e società, in merito alle priorità allocative e ai criteri decisionali. Quando un’agenzia scientifica espone pubblicamente la propria mission, dovrebbe chiarire: i) le ragioni dell’autonomia della scienza e gli ambiti in cui è invece necessaria una valutazione da parte di un comitato d’etica; ii) gli scopi della medicina, nel cui dominio vengono applicate le nuove scoperte di base; iii) i motivi della difficoltà comunicative tra scienza e società, difficoltà che vanno in parallelo a quelle riscontrate nella medicina clinica
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Moro, Francesco N., e Marco Mayer. "Intervento umanitario e scienza politica: un'agenda di ricerca e alcune osservazioni preliminari". TEORIA POLITICA, n. 3 (febbraio 2009): 151–78. http://dx.doi.org/10.3280/tp2008-003006.

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Abstract (sommario):
- The article seeks to provide a general framework to interpret humanitarian intervention with the "tools" of political science. It focuses on intervention where military force is directly applied and a phase of stabilization and reconstruction follows military operations. As such, it deals with six major cases: Kurdistan, Somalia, Haiti, Bosnia, East Timor and Kosovo. The central argument of the article is that a thorough understanding of humanitarian interventions is possible only by recurring to approaches and branches of political science that have been traditionally left out from the analysis of such phenomenon. The purpose of the article is to provide a first-cut but comprehensive approach to the analysis of humanitarian interventions, bringing in sometimes overlooked tools provided by literature political science, and to provide the basis for more thorough theoretical and empirical work on the subject. It should also shed light on relevant changes in the global security environment after the Cold War, focusing on the new opportunities, but also on the often overlooked constraints, to foreign intervention.
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Lowood, Henry. "Il laboratorio borghese: Scienza e politica nella Germania dell' Ottocento. Pierangelo Schiera". Isis 79, n. 4 (dicembre 1988): 737–38. http://dx.doi.org/10.1086/354908.

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Ghezzi, Morris L. "Bioetica tra scienza e superstizione". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n. 2 (novembre 2010): 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002001.

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Abstract (sommario):
Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell'essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti č necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell'essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettivitŕ deve fermarsi ad ascoltare l'opinione del diretto interessato, la legge piů che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontŕ. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale č priva di significato, poiché la creativitŕ culturale produce artificialitŕ, ma č naturale per l'essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione č possibile, ogni posizione etica č rispettabile. In materia bioetica non puň esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciň impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell'eguale libertŕ di scelta di tutti gli esseri umani.
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MEINEL, CHRISTOPH. "NATUR ALS MORALISCHE ANSTALT DIE METEOROLOGIA PHILOSOPHICO-POLITICA DES FRANZ REINZER, S.J., EIN NATURWISSENSCHAFTLICHES EMBLEMBUCH AUS DEM JAHRE 1698". Nuncius 2, n. 1 (1987): 37–94. http://dx.doi.org/10.1163/182539177x00188.

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Abstract (sommario):
Abstracttitle RIASSUNTO /title La meteorologia tradizionale, impigliata nella cosmologia aristotelica pi a lungo di altre parti della scienza naturale, una scienza sparita e quasi dimenticata dalla ricerca storica. Colla sua sintesi straordinaria di trattato di meteorologia, libello d'emblema, e specchio di principe, la Meteorologia di Reinzer ci d occasione di localizzare pi precisamente la meteorologia premoderna nel suo contesto intellettuale ed istituzionale, e di mostrare le sue relazioni col pensiero scientifico, colle tradizioni della natura moralizzata o della teologia naturale, e col programma politico-didattico dei Gesuiti alla fine del Seicento.
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Addante, Luca. "TRA SARTORI E LIJPHART: UNA TIPOLOGIA DELLE FORME DI GOVERNO DEMOCRATICHE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n. 2 (agosto 2003): 225–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027167.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneUno dei fenomeni più evidenti nell'evoluzione della scienza politica dell'ultimo ventennio è il ritorno alle tematiche istituzionali. Le forme di governo, i tipi di Stato, in breve — con tasso d'astrazione più elevato — le istituzioni politiche nel senso più classico del temine, hanno riacquistato status privilegiato nell'orizzonte dell'analisi politologica dopo un disinteresse durato diversi decenni (Linz e Valenzuela 1994; Pasquino 2001).
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LUZZATTO, SERGIO. "The Political Culture of Fascist Italy". Contemporary European History 8, n. 2 (luglio 1999): 317–34. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777399002088.

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Abstract (sommario):
Mabel Berezin, Making the Fascist Self. The Political Culture of Interwar Italy (Ithaca: Cornell University Press, 1997), 264 pp., ISBN 0-801-43202-2.Simonetta Falasca-Zamponi, Fascist Spectacle. The Aesthetics of Power in Mussolini's Italy (Berkeley: University of California Press, 1997), 303 pp., ISBN 0-520-20623-1.Emilio Gentile, The Sacralization of Politics in Fascist Italy, trans. Keith Botsford (Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1996), 208 pp., ISBN 0-674-78475-8; originally published as Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista (Rome-Bari: Laterza, 1993), 326 pp., ISBN 8-842-04384-2.Giorgio Israel and Pietro Nastasi, Scienza e razza nell'Italia fascista (Bologna: Il Mulino, 1998), 408 pp., ISBN 8-815-06736-1.Karen Pinkus, Bodily Regimes. Italian Advertising under Fascism (Minneapolis-London: University of Minnesota Press, 1995), 268 pp., ISBN 0-816-62562-XAdolfo Scotto di Luzio, L'appropriazione imperfetta. Editori, biblioteche e libri per ragazzi durante il fascismo (Bologna: Il Mulino, 1996), 301 pp., ISBN 8-815-05559-2.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n. 1 (20 dicembre 2017): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

Testo completo
Abstract (sommario):
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n. 1 (5 marzo 2018): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Abstract (sommario):
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Piana, Daniela. "Il modello italiano di governo autonomo della magistratura: un approccio sociologico". QUESTIONE GIUSTIZIA, n. 5 (gennaio 2011): 56–67. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-005005.

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Abstract (sommario):
Se la letteratura di carattere giuridico sulle funzioni e i fondamenti costituzionali del Consiglio superiore della magistratura č assai ampia e articolata, molto meno sviluppata č l'analisi che dello stesso CSM hanno fatto le scienze sociali, in particolare la scienza politica e la teoria dell'organizzazione. Questa mancanza č ancor piů significativa nel momento in cui le dinamiche organizzative del CSM hanno un impatto non solo sull'esito dei processi decisionali e deliberativi che hanno luogo all'interno, ma anche sulla legittimazione del CSM e, di conseguenza, della magistratura italiana dinnanzi la cittadinanza e la opinione pubblica. Questo breve saggio intende dare un contributo a una lettura dell'attivitŕ consigliare di tipo sociologico, politologico e organizzativo.
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Caciagli, Mario. "IL CLIENTELISMO NEL TERZO MONDO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n. 2 (agosto 1989): 321–31. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012958.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneRiscoperto dall'antropologia negli anni cinquanta, il clientelismo è stato ormai recepito come consolidata categoria analistica dalle altre scienze sociali, in particolare dalla scienza politica, dove si è venuto definitivamente affermando negli ultimi vent'anni. Serve a studiare rapporti informali di potere, basati sullo scambio di favori fra due persone (ma anche fra due gruppi) in posizione diseguale, ciascuna interessata ad un alleato più forte o più debole. È stato definito come un «rapporto diadico» (Scott 1972; Landé 1973), in virtù del quale una persona di status più elevato(patrono) usa la sua influenza e le sue risorse per procurare protezione e benefici ad una persona di status inferiore (cliente), che ricambia offrendo sostegno o servizi.
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da Empoli, Domenico. "A Science for Liberty: Public Finance According to Luigi Einaudi’s Thought". Journal of Public Finance and Public Choice 4, n. 3 (1 ottobre 1986): 195–201. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117453.

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Abstract (sommario):
Abstract Durante gli Anni Trenta ha avuto luogo in Italia un vivace dibattito tra i cultori di scienza delle finanze sul problema se lo studio dell’attività finanziaria pubblica dovesse essere condotto solamente con metodologia economica, o se lo studioso dovesse anche far uso della metodologia giuridica, nonchè tener conto degli aspetti politici del fenomeno finanziario.La prima tesi era quella tradizionale, essendo la scienza delle finanze nata come disciplina economica. La seconda era piuttosto recente, dato che era stata formulata pochi anni prima da Benvenuto Griziotti, professore presso l’Università di Pavia dal 1920 al 1954.In difesa dell’impostazione economica tradizionale, Luigi Einaudi in diversi scritti espresse I’opinione che la metodologia economica nello studio del sistema fiscale fosse più rigorosa scientificamente di quella giuridica.Una lettera inedita di Einaudi all’economista americano E.R.A. Seligman, del 1937, spiega come questa sua posizione polemica avesse anche una base politica che Einaudi non aveva potuto presentare pubblicamente, date le restrizioni imposte dal regime dell’epoca. Lo studio dal punto di vista economico delle istituzioni fiscali, secondo Einaudi, garantisce una libertà di valutazione critica non consentita al giurista, che deve sempre fare riferimento all’ordinamento positive.
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Schmitter, Philippe. "UNA BIOGRAFIA INTELLETTUALE E DI VITA DEL «MAESTRO-COMPOSITORE» JUAN J. LINZ". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n. 3 (dicembre 2003): 515–38. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027441.

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Abstract (sommario):
IntroduzioneSe per «maestro» intendiamo qualcuno che mette insieme un ampio gruppo di subordinati e fa eseguire loro la musica di qualcun altro, Juan José Linz non è, e non è mai stato tale. È sempre stato un «compositore» — qualcuno che scrive e suona la propria musica. E, tuttavia, dato che ha spesso riunito un certo numero di collaboratori, e scritto e diretto musica insieme a loro, chiamiamolo il «maestro-compositore» della scienza politica.
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Birocchi, Italo. "La fase attardata in cui è rimasto il Codice Civile italiano. Una felix culpa per la scienza giuridica degli anni dieci del novecento. Il giurista come intellettuale". Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (28 agosto 2018): 439–84. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p439-484.

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Abstract (sommario):
Il saggio esamina l’affermazione della scienza giuridica italiana agli inizi del Novecento. Il processo di affermazione prende avvio con la crisi del modello liberale fondato sul codice civile, verso la fine dell’Ottocento, ma è soprattutto nel decennio della Grande Guerra che giunge a maturazione. Le diverse discipline giuridiche si rendono autonome dalla civilistica e si specializzano dandosi strumenti espressivi propri (riviste di settore; manuali). Mentre si specializzano, le diverse discipline predicano di essere accomunate dal metodo, che si asserisce essere scientifico perché depurato dalla storia e dalle ideologie. Perciò se ne accredita anche la neutralità. E però l’asserita neutralità della scienza giuridica non toglie, ed anzi implica, che il giurista si rivolga alla pratica e sia impegnato civilmente e nella politica (si teorizza anzi che compito del giurista sia quello di proporsi come legislatore, per incidere nel sociale). Queste linee generali di emersione della scienza giuridica vengono in particolare confrontate attraverso le figure di sei grandi giuristi nella loro formazione giovanile, considerati appunto ciascuno nel rispettivo specialismo disciplinare e nell’unità del metodo (Asquini, Betti, Calamandrei, Jemolo, Mossa, Vassalli).
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Marradi, Alberto. "Domenico Fisichella, Epistemologia e scienza politica, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1994, pp. 164." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n. 1 (aprile 1996): 185–88. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024138.

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Auvinet, Jérôme. "Tra politica, scienza e società: l’impegno del matematico francese Charles-Ange Laisant (1841–1920)". Lettera Matematica Pristem 91, n. 1 (novembre 2014): 40–47. http://dx.doi.org/10.1007/bf03356673.

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Di Carpegna Brivio, Elena. "Il Parlamento dai controlli alla valutazione delle politiche pubbliche". ECONOMIA PUBBLICA, n. 2 (agosto 2020): 71–87. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-002003.

Testo completo
Abstract (sommario):
L'articolo evidenzia come la storica marginalità delle funzioni parlamentari di controllo stia lasciando il posto a una crescente consapevolezza circa la necessi-tà di utilizzare l'istituzione della rappresentanza nazionale come il luogo in cui sviluppare la trasparenza del processo decisionale, la definizione dei livelli di re-sponsabilità e la verifica dei risultati concretamente prodotti. La valutazione del-le politiche pubbliche, come scienza che favorisce una costante circolarità tra analisi scientifica e decisione politica viene indicata come uno strumento di rin-novamento fondamentale.
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