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Tesi sul tema "STORIA MEDIEVALE"

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Bonicelli, Paola <1952&gt. "La medicina medievale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/11981.

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Martellotta, Elena <1994&gt. "Avorio Barberini: storia, immagine e funzioni". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17331.

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Abstract (sommario):
L’avorio Barberini è un unicum tra gli avori tardoantichi e la sua costante presenza nella letteratura specialista lo conferma. La storia dell’oggetto si intreccia a quella dei suoi studi. Ricostruendo eventi e teorie relative all’avorio, dal suo ritrovamento, attraverso la sua musealizzazione e oltre, si fornisce uno specchio della critica bizantinista in diversi momenti storici. La fortuna del concetto visivo è attestata già dal suo concepimento visti i confronti iconografici riscontrabili all'interno del panorama artistico tardo antico. In seguito, questa ricezione è amplificata in particolare tramite la storia collezionistica e l’esistenza di due copie ottocentesche. Queste ultime introducono alla questione della diffusione dell’immagine in tempi moderni. Un peso conservato oggi ad Atene, che riproduce l'immagine del Barberini, avanza su questa linea, prestandosi a nuove ipotesi. Sono tralasciate di proposito le teorie circa l'identificazione del personaggio principale dell'avorio, che hanno ripercussioni sulla datazione del manufatto, ma che non può essere sciolta in maniera univoca. Maggiore attenzione è invece dedicata alla funzione di quest'oggetto. Una funzione che al momento della concezione è al servizio della propaganda imperiale e successivamente si adatta all’ambito liturgico, come attestano le scritture sul verso. Questo progetto di tesi dedica all’avorio Barberini un’attenzione monografica, focalizzando l’interesse sulla storia degli studi, sulla fortuna dell’immagine e sulle funzioni dell’oggetto. Così, si potrà seguire il percorso del riverbero dell’immagine barberiniana che ha eternato la fortuna dell’avorio.
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3

Mari, Fabrizio. "Giovanni Sercambi : storia e finzione in un narratore toscano medievale". Thesis, Durham University, 2012. http://etheses.dur.ac.uk/6389/.

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Abstract (sommario):
This thesis traces the relationship between ‘recounting History’ and ‘re-counting Fiction’ through the analysis of the Croniche di Lucca and the Novelle by Giovanni Sercambi of Lucca (1345-1424). With the rise of literacy, vernacu-lar chronicles and collections of short-stories became increasingly popular among non-literati people, who had not received a formal education and could not read Latin, and consequently showed a marked preference for the fruition of stories in their native tongue. Scholars have already addressed a number of peculiarities that characterize the two works in question. In this thesis the point of view of Sercambi as author, as well as that of his contemporary audience, will be put under the lens. The key argument of the thesis is that Sercambi used the genre of the short story with the intent of shrouding historical facts with a veil of fictional narrative. He was aware that the choice of story-telling represented an alternative and effective vehicle for the transmission of political messages to those Lucchese citizens who read and listened to his stories being read out at Paolo Guinigi’s court. In his short stories Sercambi used the names and circumstances of real Lucchese people for the characterization of a number of personages. Through the examination of untapped archival sources that cast considerable light on Sercambi’s highly personalized approach to narrative, the thesis represents a first attempt to highlight Sercambi’s original contribution to the tradition of the Italian short story. It emerges from this research that Sercambi appears to have achieved a virtuous compromise by being able to mention Paolo Guinigi’s shortcomings as a ruler of Lucca, while at the same time exploring an alternative mode of writing about Lucca’s political and moral decay.
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Del, Pup Luca <1993&gt. "Archeologia e storia della Venezia bizantina". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16798.

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Abstract (sommario):
Dopo aver fornito un contesto storico della X° regio augustea, dalla caduta dell’impero romano d’occidente all’invasione longobarda, si tratteranno le prove del passaggio e della presenza dei Bizantini nella regione. Verranno poi analizzate prove archeologiche ed epigrafiche del passaggio delle truppe bizantine e della presenza di un’amministrazione territoriale della regione. Seguirà l’analisi dal punto di vista archeologico delle città protagoniste di questo periodo, prendendo in esame l’evoluzione delle strutture e degli abitati che testimoniano il periodo storico e le sue trasformazioni. L’obbiettivo di questo lavoro è fornire un punto di vista aggiornato, con le ultime ricerche sul periodo, la presenza bizantina durante e dopo la riconquista giustinianea del nord-est Italia.
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5

Brilli, Elisa. "Una Vicina città : storia del paradigma della "ciuitas diaboli" nell'occidente medievale". Paris, EHESS, 2009. http://www.theses.fr/2009EHES0101.

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Abstract (sommario):
Cette thèse consiste dans une étude de longue durée sur la codification, diffusion, réélaboration et représentation iconographique du paradigme de la ciuitas diaboli (cité du diable), dans la tradition culturelle de l'occident médiéval, selon l'approche méthodologique définie dans le Prologue. L'ensemble de l'étude est articulé en quatre parties. La 1ère partie se penche sur l'inventio des deux cités par Augustin d'Hippone, du De vera religione au De civitate Dei, en offrant une étude détaillée des enjeux politiques et théologiques de cette notion et du lexique augustinien à cet égard. La IIe partie examine la diffusion de ce paradigme dans la culture médiévale, à travers l'analyse des textes exégétiques y ayant recours entre le 6e et le 12e s. Cette même partie pointe plusieurs distorsions et innovations propres à la vie médiévale de la ciuitas diaboli (y compris l'invention médiévale de la ciuitas infernalis). Dans la Ille partie, il est question des usages actualisant la ciuitas diaboli en vue de la représentation de l'histoire contemporaine. Cela à travers plusieurs études de cas entre le Ile et le 14e s. Et notamment du Carmen in victoriam Pisanorum, du Speculum Ecclesiae, du De incendio oppidi Tuitii de Rupert de Deutz, d'une fectio de Joachim de Flore sur les sens de Jérusalem et Babylone, des œuvres de Dante Alighieri, enfin des traductions à la fin du 14e s. Du De ciuitate Dei (en français par Raoul de Presles et en florentin). La IVe partie consiste dans la première étude de toutes les représentations des deux cités dans les manuscrits enluminés du De ciuitate Dei et de ses traductions romaines. Le catalogue des manuscrits en annexe complète le travail
My PhD dissertation consists in a longue durée study of the codification, diffusion, reinvention and iconographical representation of the "civitas diaboli's paradigm", as I defined it in the Prologue, in western medieval culture. The dissertation is articulated in four parties. The first one concerns IWO cities' inventio by Augustine of Hippo, sin ce De vera religione to De civitate Dei. It offers a detailed investigation of political and theological significations of this notion and of Augustinian vocabulary on il. The second part examines civitas diaboli's widespread diffusion in medieval culture, by analyzing exegetical works recurring to it between 6th and 12th century. Many different distortions and innovations of medieval civitas diaboli are pointed out (as for instance medieval invention of a civitas infernalis). The third part focuses on sorne actualizing civitas diaboli's applications to the contemporary history between nth and 14th century. More particularly, the Carmen in victoriam Pisallorum, the Speculum Ecclesiae, the De incendia oppidi Tuitii by Rupert of Deutz, a lectio by Joachim of Flore on Jerusalem and Babylon, Dante's works and, finally, De ciuitate Dei's translations in French, by Raoul of Presles, and in Florentine at the end of the 14th century are taken into account. The fourth part offers the first study of ail the two cities' representations in the illuminated manuscript tradition of the De ciuitate Dei as weil as of its translations in vernacular. A catalogue of manuscripts in annex completes this study
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6

Callegari, Chiara <1986&gt. "La storia della birra Dalle origini ai giorni nostri". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2373.

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7

Grassi, Serena <1992&gt. "Il pavimento musivo di Pomposa, storia e confronti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12670.

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Abstract (sommario):
Questa tesi ha come finalità lo studio dello sviluppo del pavimento musivo di Pomposa. Si avranno confronti tra i pavimenti medievali che presentano analogie con il pavimento pomposiano; in particolare saranno presi in considerazione -per l'analisi del mosaico pavimentale di Pomposa- i pavimenti di Ravenna e Venezia e il loro rapporto con l'Oriente.
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MARONI, GABRIELLA. "I LONGOBARDI E LA CHIESA NELLA MEMORIA STORICA OCCIDENTALE FRA ETA' MEDIEVALE E PROTO-MODERNA. STORIA RELIGIOSA, ECCLESIOLOGIA ED ESCATOLOGISMO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6142.

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Abstract (sommario):
Lo studio si propone di analizzare sotto diversi punti di vista la memoria dei rapporti fra il popolo longobardo e la Chiesa. Esso si concentra su quattro aree principali: 1 il ruolo dei Longobardi nella storia della Salvezza; 2 gli impieghi polemici della storia longobarda in ambito politico-ecclesiologico; 3 il ricordo delle fondazioni monastiche longobarde; 4 lo speciale significato attribuito alla regina Teodolinda per la conversione dei Longobardi alla fede cattolica.
This study aims at analysing the multifaceted perceptions of Lombard history, more specifically of its relationships with the Christian faith and Church. It concentrates on four main areas: 1 the place of the Lombards in the history of Salvation; 2 the polemical uses of Lombard history in political-ecclesiological discourses; 3 the memory of Lombard monastic foundations; 4 the special importance attributed to queen Theodolinda for the conversion of the Lombards to the Catholic faith.
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MARONI, GABRIELLA. "I LONGOBARDI E LA CHIESA NELLA MEMORIA STORICA OCCIDENTALE FRA ETA' MEDIEVALE E PROTO-MODERNA. STORIA RELIGIOSA, ECCLESIOLOGIA ED ESCATOLOGISMO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6142.

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Abstract (sommario):
Lo studio si propone di analizzare sotto diversi punti di vista la memoria dei rapporti fra il popolo longobardo e la Chiesa. Esso si concentra su quattro aree principali: 1 il ruolo dei Longobardi nella storia della Salvezza; 2 gli impieghi polemici della storia longobarda in ambito politico-ecclesiologico; 3 il ricordo delle fondazioni monastiche longobarde; 4 lo speciale significato attribuito alla regina Teodolinda per la conversione dei Longobardi alla fede cattolica.
This study aims at analysing the multifaceted perceptions of Lombard history, more specifically of its relationships with the Christian faith and Church. It concentrates on four main areas: 1 the place of the Lombards in the history of Salvation; 2 the polemical uses of Lombard history in political-ecclesiological discourses; 3 the memory of Lombard monastic foundations; 4 the special importance attributed to queen Theodolinda for the conversion of the Lombards to the Catholic faith.
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Foscati, Alessandra <1965&gt. "«Ignis sacer». Una storia culturale del 'fuoco sacro' dal Tardoantico al Medioevo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4115/1/foscati_alessandra_tesi.pdf.

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Foscati, Alessandra <1965&gt. "«Ignis sacer». Una storia culturale del 'fuoco sacro' dal Tardoantico al Medioevo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4115/.

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Stella, Attilio. "Signoria ecclesiastica e comunità rurali nel medioevo (secoli XII-XIII). S. Giorgio in Braida di Verona e i villaggi del Fiumenovo. Ecclesiastic Lordship and Rural Communities in the Middle Ages (12-13th c.). St Giorgio in Braida of Verona and the villages of Fiumenovo". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/369051.

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Abstract (sommario):
The thesis analyses the relationships between the urban church of Verona and three of its subject villages (Cologna, Sabbion and Zimella), located in the eastern territory of Verona's district in the Communal Age. The introductive chapter is aimed at defining the object and the chronology of the research, and the 'status quaestionis' concerning rural lordship in the Italian historiography. The first section focuses mostly on the urban milieu, where the canons of St Giorgio lived and built their strategies and connections with the communal establishment. The second section analyses the environmental, settlement, social and institutional development of the three mentioned villages, contextualised in the dialectics between the city-state and the seigniorial powers in the district. The thesis includes two appendices consisting in the edition of 26 previously unpublished documents coming from the Vatican Archives and the State Archive of Verona.
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Cò, Giulia. "Vescovi, re, imperatori: Anastasio Bibliotecario tra Occidente e Oriente". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2015. https://hdl.handle.net/11572/367783.

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Abstract (sommario):
La tesi di dottorato ha l'obiettivo di indagare la corrispondenza di Anastasio Bibliotecario, la cui attività a Roma raggiunse il culmine tra gli anni Sessanta e Settanta del IX secolo: egli fu collaboratore di tre papi, ebbe contatti con gli imperatori Ludovico II e Carlo il Calvo, fu ottimo conoscitore della lingua greca e della cultura bizantina e intermediario da un lato tra mondo franco e papato, dall’altro tra imperatore d’Occidente e imperatore d’Oriente. Nelle lettere anastasiane, sia in quelle scritte in maniera autonoma, sia in quelle readatte svolgendo incarichi più o meno ufficiali, è possibile individuare linguaggi, metafore, espressioni, citazioni, stili di volta diversi a seconda dei destinatari: tra questi, Adone di Vienne e Incmaro di Reims; Carlo il Calvo e Ludovico II, con il quale Anastasio sembra tessere una lunga e intensa collaborazione; e infine l’imperatore d’Oriente Basilio I. Poiché Anastasio fu coinvolto nelle principali questioni della metà del IX secolo, le lettere anastasiane nascono in contesti estremamente eterogenei: le problematiche questioni sorte tra i vescovi franchi (in particolare, per quanto riguarda il conflitto fra Incmaro di Reims e il nipote omonimo vescovo di Laon); i rapporti tra papato e Carolingi nella gestione degli affari interni ai regni e nella questione dell’incoronazione imperiale; i complessi rapporti fra Oriente e Occidente nella definizione dell’equilibrio delle funzioni dei due imperatori e della politica nel sud Italia; le tensioni generate dallo scisma di Fozio. All’interno di questi contesti, l'analisi delle lettere anastasiane permette quindi di individuare di volta in volta le diverse scelte comunicative rispondenti a specifiche scelte e linee politiche. Per visulizzare il testo greco è necessario istallare il font Hellenica.
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Pederzoli, Giovanni. "I poteri signorili in un'area di confine. L'Appenino tosco-emiliano tra l'XI e il XIV secolo". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/367906.

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Abstract (sommario):
La presente ricerca si propone di studiare l’evoluzione dei poteri signorili nel contesto geografico dell’Appennino tosco-emiliano attraverso l’analisi, in chiave comparativa, di tre signorie rurali (conti Alberti, Ubaldini, conti di Panico ) inerenti quello specifico ambito territoriale. Dal punto di vista cronologico l’indagine ha inizio a partire dall’XI secolo – con la comparsa, nelle fonti, dei poteri signorili di banno – e termina intorno agli anni Trenta del XIV secolo – quando la contestazione delle prerogative signorili in quella zona era un fatto ormai consolidato sia in termini politici, sia in termini territoriali. Mediante lo studio della documentazione disponibile – dispersa in vari fondi archivistici, pubblici e privati – si è perciò tentato di approfondire alcune tematiche di carattere generale tra le più frequentate e discusse dalla storiografia, quali il rapporto tra città e contado, i processi di ricomposizione politica dei territori, lo sviluppo dell’aristocrazia rurale e delle prerogative ad essa connesse. La scelta di studiare le vicende relative alle tre famiglie dei conti Alberti, degli Ubaldini e dei conti di Panico risponde a precise opportunità di metodo e di ricerca. Riguardo alle prime si è tenuto conto dell’omogeneità territoriale delle zone d’influenza signorile, collocate, per la maggior parte, a ridosso delle montagne e delle colline delle attuali province di Firenze, Pistoia, Prato e Bologna. Riguardo alle seconde, invece, si è inteso privilegiare alcuni dominati signorili solo in parte studiati dalla storiografia e dall’erudizione locale, così da rendere più proficuo il confronto con realtà aristocratiche differenti che hanno goduto di maggior considerazione da parte degli storici (ad esempio, i conti Guidi). La ricerca è articolata in tre sezioni. Nella prima vengono analizzate le forme del potere esistenti nell’area che sta tra l’Emilia e la Toscana nel pieno medioevo discutendo la terminologia utilizzata per descrivere l’organizzazione dello spazio ed evidenziando il ruolo che ebbero alcune città (Firenze, Pistoia, Prato e Bologna) nel disciplinamento del territorio. Nella seconda sezione vengono indagati i presupposti del potere signorile, considerando quali “prerequisiti strutturali†prima il radicamento patrimoniale e il possesso degli uomini, poi la rete delle relazioni intessute con l’impero, con il papato, con i marchesi di Tuscia, con i vescovi, con gli enti ecclesiastici e con le città. Nella terza sezione la tesi descrive l’esercizio dei poteri signorili mostrando come questi si manifestassero nell’amministrazione della giustizia, nel controllo di determinati diritti di natura economica (in particolare quelli di derivazione pubblica), nell’attività militare e più in generale nell’uso della coercizione e della violenza. Ciascuno di questi aspetti è quindi posto in relazione con le pretese e le richieste provenienti dalle città comunali, nel tentativo di offrire una panoramica del tema quanto più possibile completa ed esaustiva.
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Sernagiotto, Leonardo. "Spes optima regni". L'azione politica di Lotario I (795-855) alla luce delle fonti storico-narrative del secolo IX"". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/368934.

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Abstract (sommario):
La presente tesi indaga il ruolo svolto da Lotario I (795-855), figlio dell’imperatore Ludovico il Pio e associato al potere imperiale dall’817, all’interno della storia dell’Impero carolingio, specificatamente tra gli anni 814 e 843. L’azione di governo di Lotario è stata esaminata principalmente sulla base di un’attenta analisi delle fonti storico-narrative coeve alla vita dell’imperatore, indagine che ha permesso di rivedere e considerare sotto un’ottica nuova alcuni eventi chiave della storia carolingia, tra cui in primis il rapporto di Lotario con il padre Ludovico il Pio e il fratellastro Carlo il Calvo.
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Rizzo, Marcello <1973&gt. "La cultura architettonica del periodo normanno e l'influenza bizantina in Sicilia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4140/1/Rizzo_Marcello_TESI.pdf.

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Abstract (sommario):
The arguments of the thesis is the relationship between the Norman domination and the Greek-speaking people living in Sicily and Southern Italy. Particularly the ascendancy of the greek culture on the norman architecture and his role in the construction of the Norman Kingdom.
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Rizzo, Marcello <1973&gt. "La cultura architettonica del periodo normanno e l'influenza bizantina in Sicilia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4140/.

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Abstract (sommario):
The arguments of the thesis is the relationship between the Norman domination and the Greek-speaking people living in Sicily and Southern Italy. Particularly the ascendancy of the greek culture on the norman architecture and his role in the construction of the Norman Kingdom.
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SUPERBI, Silvia. "In dotem pro dote et dotis nomine. Il sistema dotale tra norma e prassi nella Ferrara del XIV secolo". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389435.

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Abstract (sommario):
In dotem pro dote et dotis nomine is the notarial form used in the dowry pacts during the Fourteenth century in Ferrara. The dowry system, which is the whole set of rules, legal practices, customs and rituals, is an interdisciplinary subject: focused on the economic and legal impact, the topic has also important social and cultural implications and it is connected with the artistic and literary production. The dowry is also considered by gender history as a key that allows an interpretation of the roles of men and women in relation to family and heritage. Through legislative and documentary sources, the research seeks to reconstruct and to reveal some aspects of the dowry system in Este’s city. Thus, the dowry is condensed into a contract draft of a notary, very careful for the correctness of the form not to impair its legal validity, but it is also the fragment of a story that springs from the pen of a chronicler, still thrilled at the sight of a princely trousseau has seen paraded through the streets of the city. There is a dowry crystallized under the headings of city statutes, obligation and right, punishment and compensation, and another one made of fabrics and small objects, clothes and jewelry carefully placed in the trunks that follow the bride in her new home. There are wasted and stolen dowries, not returned or not paid during the long litigations that drag on beyond the death of the first contenders, there are others dowries consisting of a few coins gived to poor unmarried women, given for charity in exchange for a prayer. And again, the dowry earned in the service of a wealthy family and received at the time of dismissal after many years of work is very different from the dowry of a nun, married to a husband whose wife will never be a widow and that will not return it to her. The dowry, indeed indispensable prerequisite for entering marriage, cuts across all social strata. It is part of the negotiation between the powerful, in the correspondence of ambassadors, or delivered with bare hands, as alms on the threshold of a church, trimmed portion on the sidelines of a noble heritage, or accumulated in the sedimentation of business of a merchant. The trousseaux move along short segments that separate the two houses built in the same contrada or long journeys, by land and river, accompanying their wives promised to husbands in distant lands. Some dowries in the hands of the heirs are stuck waiting for a sentence determines that the appropriation or surrender, others take the way back, returned to a widow who tie the second marriage or simply who can take ownership of their substance to reinvest in a business other than marriage.
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CARRARO, SILVIA. "TRA SACRO E QUOTIDIANO. IL MONACHESIMO FEMMINILE NELLA LAGUNA DI VENEZIA IN EPOCA MEDIEVALE (SECOLI IX-XIV)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172812.

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Abstract (sommario):
This research studies the origin and evolution of venetian female monasticism from IX to XIV centuries. Religion dynamics is the focus of this study but it examines relationships with venetian politic situation. It starts with a "large" monasticism that includes great variety of women's spiritual experiences to arrive to consider a "strict" monasticism through the analysis of istitutionalisation processes. This study considers not only Church point of view, but also women's religion vocations.
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Marchesin, Elia <1965&gt. "Il ritratto femminile in età tardo antica e medievale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14940.

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Abstract (sommario):
Questo studio ha come obiettivo l’esame iconologico e iconografico del ritratto femminile attestato nel bacino del Mediterraneo tra il I e il V secolo. Le domande cui questa ricerca ha cercato di dare risposta sono due; in quale modo si sia sviluppata ed evoluta la ritrattistica femminile, tenendo conto delle influenze artistiche ereditate dal mondo greco-ellenistico e romano, e quali fossero i significati culturali soggiacenti a questa specifica tipologia artistica prodotta dalle comunità della Chiesa dalle origini al Medioevo. Attraverso lo studio delle fonti letterarie, dell’Antico e del Nuovo Testamento, unitamente all’esame dei tratti stilistici dei ritratti del Fayum, delle pitture parietali e delle arti minori medievali, è stato possibile ricavare preziose informazioni contestualmente alle caratteristiche e all’evoluzione dei volti, delle posture dei corpi e dell’uso degli ornamenti, permettendo di individuare alcuni modelli di riferimento di queste composizioni iconografiche.
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MASSARA, Francesca Paola. "MAZARA DEL VALLO. CITTA’ E TERRITORIO IDENTITA’ STORICO-ARTISTICA NELL’ETA’ BIZANTINA E MEDIEVALE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90603.

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Abstract (sommario):
Il progetto di ricerca “Mazara del Vallo. Città e territorio. Identità storico-artistica nell’età bizantina e medievale” ha avuto per oggetto la città ed il suo hinterland, identificati come fulcro e snodo di realtà monumentali e storico-artistiche particolarmente significative. Mazara è stata riconosciuta, nella sua qualità di capoluogo di Diocesi sin dall’età normanna, come punto di partenza privilegiato per una indagine sistematica sullo sviluppo ed il divenire delle scelte artistiche in un preciso territorio della Sicilia occidentale, in dialogo con le realtà culturali del mondo mediterraneo ma portatore di una identità propria e peculiare che affonda le radici in un periodo, quello tardoantico, paleocristiano e bizantino, spesso sottovalutato e ricco, invece, di testimonianze di valore. L’indagine sul campo ha, infatti, lasciato emergere una realtà antica di grande interesse, sebbene frammentaria nelle sue testimonianze monumentali: le arule-urne funerarie, le epigrafi, i sarcofagi di marmo pregiato riccamente lavorati indicano un contesto sociale e culturale di committenza alta già dall’età romana. Ricordiamo che l’emporio fenicio, citato già da Diodoro (XIII, 9; 54), è l’avamposto costiero e portuale fortificato della potente Selinunte, mentre l’Itinerarium Antonini ricorda la città come Statio, ossia stazione di posta, lungo l’itinerario tra Agrigento e Lilybeo. Inoltre, l’area dei monasteri di San Michele e di Santa Veneranda ha lasciato emergere recentemente, in uno sterro di edilizia civile,un’ampia e significativa evidenza architettonica, oggetto di scavo stratigrafico ma non ancora edita, che avrebbe tutte le caratteristiche di una basilichetta paleocristiana. I rinvenimenti archeologici sparsi nell’area cittadina e nelle zone limitrofe hanno chiarito che l’antica Mazaris aveva una dimensione urbana ed uno spessore socio-culturale anche in età tardoanticapaleocristiana e poi bizantina: lo documentano anche la domus con mosaici sotto la Chiesa di San Nicolò Regale e l’epigrafe paleocristiana in lingua greca, ritrovata nel centro storico ed oggi conservata in Cattedrale. Sono particolarmente significative, poi, le testimonianze architettoniche monumentali e artistiche riferibili alla seconda bizantinizzazione ed alla cultura normanna di Sicilia, visibili in urbe in diversi contesti. Tra i monumenti maggiormente rappresentativi di questo periodo, la Chiesa di San Nicolò Regale, edificata presso il porto, sui bastioni di cinta, e la Chiesa di Santa Maria delle Giummare, su una collina in vista del centro urbano. La Cattedrale, fondata dal Conte Ruggero nell’XI secolo e dedicata al SS. Salvatore, conserva ancora tracce evidenti dell’antica costruzione, al di sotto della ristrutturazione del secolo XVII: le absidi, le croci a rilievo, alcuni inediti elementi e decorazioni architettoniche posti oggi all’esterno costituiscono suggestive preesistenze di valore che i ricostruttori vollero in qualche modo preservare e sopravvivono insieme a documenti artistici conservati o murati all’interno della grande aula, come l’absidiola laterale con il raffinato affresco palinsesto raffigurante il Pantokrator. Un particolare cenno merita la presenza e l’opera del Vescovo Tustino (o Tristano), regnante tra il 1156 ed il 1180: restano il suo sarcofago, murato all’ingresso della Cattedrale, e pregevoli elementi scultorei e decorativi superstiti dell’ambone e della cattedra da lui stesso commissionata, parzialmente inediti o poco noti, rintracciati in sedi diverse e ricomponibili per via ipotetica, sulla base di testimonianze, confronti e paralleli tipologici e stilistici.Presso la Cattedrale, inoltre, è esposta ancora oggi alla venerazione dei fedeli la grande croce dipinta di età federiciana, un unicum per i suoi raffinati caratteri iconografici e stilistici. Nel Tesoro della stessa Cattedrale, inoltre, si segnala un inedito assoluto di rilevante interesse: si tratta di una croce astile in argento sbalzato, afferente alla tipologia delle cruces fiordalisades e databile al secolo XV. Lo stato di conservazione non proprio ottimale del manufatto lo aveva escluso dall’utilizzo fino a provocarne l’oblio; la Croce può oggi idealmente aggiungersi alla preziosa collezione di Croci astili conservate al Museo Diocesano. Esse possono inserirsi in un percorso più ampio, che comprende anche le grandi Croci lignee, dipinte o scolpite, prevalentemente di ascendenza e cultura catalana. La stessa tradizione quattrocentesca del gotico internazionale è parzialmente visibile sui paramenti murari di alcuni edifici di rilievo urbano: sono diversi gli esempi di chiese, monasteri e corpi edilizi di carattere pubblico e privato interessati da ristrutturazioni, aggiunte e riedificazioni, soprattutto d’età barocca, che tra i secoli XVII e XVIII hanno completamente rivoluzionato la propria identità storico-artistica, ma che conservano in aree limitate e spesso poco visibili elementi, talvolta assai pregevoli, appartenenti al contesto storico e storico-artistico del momento fondativo di età medievale. Tra gli esempi più eloquenti, oltre alla citata Chiesa Cattedrale, che presenta componenti estremamente notevoli per numero e qualità, si segnalano la Chiesa e il Monastero di Santa Caterina, quello di Santa Veneranda, la Chiesa di San Nicola in urbe, la Domus c.d. “del Pino” o “della Pigna”, la Chiesa e il grande Convento di San Francesco, i monumentali resti del Castello a mare; solo qualche elemento è sopravvissuto nei contesti architettonici e artistici della Chiesa e del Monastero benedettino di San Michele, di fondazione normanna. Sono stati identificati, inoltre, attraverso un’attenta prospezione, ragguardevoli porzioni di arredo marmoreo, scultura e decorazione architettonica di età tardoantica e medievale dispersi all’interno del tessuto costruttivo della città storica, spesso sopravvissuti a profondi rimodellamenti del tessuto viario o superstiti rispetto a radicali trasformazioni delle strutture monumentali. A questi si aggiungono un congruo numero di manufatti “erratici” di decorazione architettonica, databili invece tra l’XI ed il XV secolo, in gran parte inediti, individuati presso la sede provvisoria del Museo Civico (ex-Chiesa di San Bartolomeo) e presso la Cattedrale, con un abbozzo di musealizzazione. Completamente fuori dai contesti abitativi, invece, sono gli antichi siti di culto rupestri che sono stati censiti lungo il corso del fiume Mazaro, come l’area c.d. “del Miragliano” e la Chiesa di San Bartolomeo in grotta. Altri siti di origine paleocristiana e/o bizantina, adibiti al culto cristiano, sono sparsi nelle aree rurali delle immediate prossimità dell’hinterland mazarese. Di una ricca e colta committenza parlano, in diverso contesto, i ritrovamenti di oreficerie pregiate, preziosi e raffinati manufatti di arti suntuarie, rinvenuti nel sito di Contrada Guardiola / Chiusa del Pellegrino e noti come “Tesoro di Campobello”. Tuttavia, gli storici locali (e non solo) sono concordi nel ritenere questi reperti di diretta pertinenza del territorio di Mazara, sia per la vicinanza territoriale, sia perché il paese di Campobello di Mazara è di recente fondazione; inoltre, la natura e tipologia del “tesoro” si mostra perfettamente integrata e congruente con le caratteristiche storiche e storico-artistiche riscontrate nella coeva cultura del sito. Tra questi pregevoli manufatti si segnala una collana con croce pendente, raffigurante al centro la Vergine in posa orante e accompagnata da un’iscrizione in greco, con una scelta iconografica alquanto inedita per tale tipo di manufatto. Infine, l’attività di ricerca svolta a Mazara ha portato significativi fattori di novità nel percorso di studio programmato: sono emerse, infatti, nella capillare ricerca sul territorio cittadino e durante la catalogazione, una serie di opere e manufatti, diversi per tipologia e caratteristiche, che presentano un notevole interesse storico-artistico, alcuni dei quali assolutamente inediti, come le numerose testimonianze di scultura architettonica, il bel crocifisso ligneo della Chiesa di Santa Maria di Gesù e la croce astile dal Tesoro della Cattedrale.Altri materiali, invece, risultavano poco noti e interessati solo da esigui e brevi riferimenti, o da citazioni ormai datate. All’indagine sul campo è stata accompagnata un’attenta analisi delle fonti bibliografiche, documentarie e archivistiche, nell’intento di ripercorrere contestualmente la storia degli studi storici e storico-artistici su monumenti ed opere d’arte della città. A fronte di un patrimonio di tale importanza, l’indagine delle fonti storiche e bibliografiche ne attesta la relativa esiguità e vetustà, rispetto anche ai nuovi ritrovamenti ed ai nuovi orientamenti delle ricerche storico-artistiche; sembra emergere un quadro bibliografico poco ricco ed estremamente frammentario, concentrato spesso sui singoli monumenti o sui loro aspetti particolari, o piuttosto sullo studio diacronico dello insediamento urbano. Tali studi, inoltre, si presentano talvolta sotto le specie dell’erudizione locale, piuttosto che attestarsi metodologicamente sui moderni parametri scientifici. Sono state consultate le Biblioteche Comunale e Diocesana di Mazara, oltre alle principali Biblioteche generaliste di Palermo, Trapani, Roma; l'Archivio Storico Diocesano ha potuto fornire solo quella documentazione salvatosi dalla distruzione del precedente archivio, prima conservato nella residenza feudale "Casale Bizir" dell'antica Diocesi di Lilibeo e poi trasferitasi a Mazara nel secolo XIV. L’obiettivo era quello di verificare il numero, l’entità, la tipologia, il valore, la collocazione delle opere d’arte in oggetto, nella consapevolezza che esistevano poche opere notissime ed una serie poco nota, o del tutto ignota e da quantificare, di monumenti e testimonianze da indagare e censire. Sono stati presi in esame i manufatti databili tra i secoli III-IV e XV d. C., cioè dalle prime tracce evidenti della cristianizzazione (con un breve excursus nel tardoantico, radice del Medioevo, secondo le ipotesi ormai consolidate di lettura critica del Kitzinger) alle pregevoli manifestazioni dell’epoca normanna, fino alla produzione gotica siciliana, nelle sue declinazioni anche più tarde. Sono stati volutamente esclusi, invece, quei manufatti che, pur potendo essere con maggiore o minore approssimazione ricondotti al secolo XV, si mostravano però già partecipi delle sensibilità umanistiche e rinascimentali. Le schede propongono una sintetica griglia di comprensione dell’opera, fornendone i dati essenziali e le coordinate descrittive ed interpretative, cercando anche di individuare possibili confronti tipologici e stilistici. Il patrimonio censito si mostra interessante e degno di rilievo, di tipologia variegata; assume spesso carattere “sparso” e frammentario, risulta nell’insieme poco indagato e parzialmente inedito, talvolta di difficile individuazione ed ardua lettura. Infatti, si è verificato che i monumenti, le opere ed i manufatti medievali siano stati spesso brutalmente dismessi e disgregati (come l’ambone di Tustino), talvolta per dar luogo a ristrutturazioni posttridentine, soprattutto tra i secoli XVII e XVIII, con interventi miranti a rendere le espressioni architettoniche e figurative cristiane più vicine alle nuove ed urgenti esigenze di carattere liturgico, pastorale ed ecclesiale della Chiesa della Controriforma. E’ il caso delle facies moderne della Cattedrale e di quasi tutte le chiese di fondazione medievale. Più complesso talvolta il riconoscimento degli spolia: riveste particolare importanza, infatti, il fenomeno del riutilizzo di fragmenta del mondo antico, sotto forme diverse ed in fasi cicliche (normanna e moderna). Le opere ed i monumenti, però, esplorati con attenzione, riescono a condurre ad una realistica comprensione della produzione e della circolazione della cultura figurativa e architettonica dell’area, anche in rapporto al più vasto contesto siciliano, mediterraneo ed europeo, prestandosi anche a fornire validi argomenti di riflessione storica e storico-artistica. I riscontri operati attraverso monumenti, opere d’arte e manufatti segnalano una presenza attiva dell’oppidum mazariensis anche dopo la distruzione di Selinunte, che non si spegne in età romana e tardoantica. Emerge con evidenza che non è necessario aspettare l’invasione islamica per fare di Mazara una città dalle risorse umane e commerciali consistenti, anche se certamente, come narrano le fonti, gli Arabi ne fecero un porto di grande traffico per i contatti con l’Africa. Le testimonianze artistiche mostrano che il sito continua ad avere un rilievo in ambito territoriale anche nel periodo normanno, dove una committenza forte e volitiva esprime nella costruzione di nuove chiese, piccole e grandi, la nuova identità cristiana e culturale, particolarmente legata, soprattutto all’inizio, al mondo dell’Impero Bizantino, identificato come modello di riferimento politico e religioso, nonché iconografico, iconologico e stilistico, sia nelle produzioni pittoriche che in quelle scultoree. A questo si aggiunge, evidentemente, una profonda istanza locale di “bizantinità”, che sembra riaffiorare nelle forme e nei contenuti, quasi senza soluzione di continuità con il periodo bizantino pre-arabo. Il Trecento ed il Quattrocento vedono l’espandersi del centro urbano e l’infittirsi della presenza, nel tessuto viario e monumentale, di domus aristocratiche e di edifici di culto, tra cui hanno particolare ruolo quelli fondati dagli ordini religiosi. Frammenti e lacerti sparsi di questa grande Mazara gotica sono visibili negli spolia architettonici, nelle preesistenze integrate, negli erratici. La città si mostra ricca e colta anche attraverso la committenza di significative opere di scultura, come i grandi Crocifissi e le croci astili in materiale prezioso, dove emerge il forte legame con la cultura spagnola e catalana del gotico internazionale, filtrata spesso da una sensibilità locale che ha già conosciuto la lezione artistica peninsulare. Mazara “Inclita Urbs”, come la definiscono le fonti medievali, è dunque pienamente inserita nella circolazione della cultura mediterranea, dai rapporti con le sponde africane a quelli con il mondo orientale, per agganciarsi, infine, alle grandi correnti artistiche europee. *** Nel completare il presente lavoro, desidero manifestare la mia più viva gratitudine a tutti coloro che hanno accompagnato il mio percorso di studio: in primis alla Prof. Maria Annunziata Lima, che ha seguito da Tutor accademico ogni passo della ricerca con vigile affetto e generosa attenzione, sostenendomi con i suoi preziosi consigli; alla Tutor Prof. Laura Bica per il sempre benevolo supporto e la grande disponibilità. Doverosi e sentiti ringraziamenti formulo anche nei confronti di S.E.R. Mons. Domenico Mogavero, Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, per avermi “aperto ogni porta”, consentendo o agevolando l’accesso a luoghi, monumenti ed opere d’arte. Sono grata anche alla Dom.na Gertrude Francesca Giglio, Abbadessa del Monastero di San Michele Arcangelo in Mazara del Vallo; a Don Leo Di Simone, già Direttore dell’Ufficio per l’Arte Sacra, Bb.Cc.Eccl. ed Edilizia di Culto della Diocesi di Mazara ed all’Ing. Bartolomeo Fontana, del medesimo Ufficio; a Don Pietro Pisciotta, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano; alla Dott. Cristina Gallo, Responsabile della Biblioteca Diocesana; al Dott. Rosario Salafia, Direttore della Biblioteca Comunale di Mazara ed al personale tutto; a Don Orazio Placenti; a Don Nicola Misuraca; al maestro fotografo Filippo Serra. Alla cortesia dell’amico Arch. Santi Gallo devo l’elaborazione della grande planimetria della città, in cui mi è stato possibile segnalare i monumenti con indicazione numerica.
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Trentin, Mia <1980&gt. "I graffiti come fonte per la storia delle pratiche religiose medievali". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1079.

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Abstract (sommario):
La ricerca ha come scopo la raccolta e analisi del materiale graffito all’interno degli edifici di culto dell’Italia Settentrionale fino al 1300 e la sua interpretazione al fine di raccogliere informazioni riguardo ai pellegrinaggi e alle pratiche di devozione e dei pellegrinaggi medievali in genere. La parte di analisi del materiale raccolto si basa sulla suddivisione in categorie dei graffiti, e sull’analisi comparativa delle tipologie e della distribuzione del materiale. I dati emersi evidenziano una prevalenza di materiale figurativo-geometrico a discapito di quello alfabetico, dato spiegabile con il basso grado di alfabetizzazione ancora presente entro la fine del XIII secolo. La distribuzione fisica evidenzia la predominanza della via Francigena sugli altri itinerari. L’analisi distributiva ha altresì permesso di individuare tipologie di graffiti diffuse non solo lungo un percorso ma anche presenti in altre aree, in grado di indicare una circolazione di persone ad ampio raggio, di pellegrini. Concentrazioni puntuali, d’altra parte, hanno mostrato la presenza, accanto alle testimonianze di pellegrinaggio, di espressioni di culto locale. Oltre a questi risultati si può osservare la varietà grafico espressiva degli autori dei graffiti e la concezione dello spazio sacro così come percepita dagli scriventi in base alla collocazione delle testimonianze.
The aim of the research is to collect and analyze the graffiti in the churches of Northern Italy up to 1300 in order to interpretate the phenomeno to earn more informations about the medieval pilgrimage and the medieval devotion.The main part of analysis is based on the classification of graffiti in categories and on the comparative analysis of typologies and material distribution. The results underline the predominance of figurative-geometric typology rather than the alphabetical, as confirmed by the low level of alphabetization which characterize this period, until the end of XIII century.The distributive analisys, in addition, evidences some typologies spreading on the 5 itineraries which can indicate the presence of a large circolation of people, such as in case of pilgrimages. On the other side, punctual concentrations show the presence of local devotion coexisting with pilgrimage, in the same site.From the graphic point of view, is possible to observe a wide expressive variety of graffiti, while, if we consider the spatial distribution, based on the graffiti collocation, it is also possible to understand how the medieval visitors approached the churches and its sacred areas.
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Fontana, Federica <1984&gt. "Valorizzazione del patrimonio medievale attraverso interventi artistici contemporanei nel Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4986.

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Abstract (sommario):
Collegandosi al concetto di valorizzazione, intesa come una modalità di conservazione dinamica volta a reimmettere il bene culturale in un circuito vitale, si traccia una storiografia del rapporto tra l'artista contemporaneo e le testimonianze tangibili della storia attraverso un'analisi degli interventi sul patrimonio medievale costruito. Lo studio considera il problema sia dal punto di vista architettonico, approfondendo questioni come l'inserimento delle nuove architetture nei centri storici e la pratica gli inserti, sia da quello delle arti visive, presentando una serie di casi di dialogo tra i due linguaggi. Si prende poi in esame la situazione italiana focalizzandosi sul caso specifico di Venezia, tra progetti irrealizzati ed esempi di interazione riuscita.
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Caramel, Deborah <1995&gt. "Sogno galante: dall’iconografia medievale alle Fêtes galantes del Settecento francese". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16020.

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Abstract (sommario):
Le feste galanti appartengono, nell'immaginario collettivo, alla pittura del Settecento francese, poiché fu nell'arte di Antoine Watteau, François Boucher e Jean-Honoré Fragonard che esse assunsero quelle particolari atmosfere sognanti che trasportano noi osservatori tra realtà e fantasia. Tra gli scopi del presente elaborato vi è quello di mostrare come in realtà determinati caratteri iconografici, tipici delle composizioni di questi tre grandi maestri, derivino da una tradizione antica, che dal Medioevo fino all'età moderna ha associato la raffigurazione dei piaceri nobiliari al mondo naturale, in particolare a quello del giardino, giungendo infine ad una ricerca riguardante la diffusione di tali tematiche galanti fuori dai confini francesi.
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Cianciosi, Alessandra <1979&gt. "L'insediamento medievale tra storia e archeologia: dal saltopiano al vicariato di galleria (IX-XIV secolo)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1110/1/Tesi_Cianciosi_Alessandra.pdf.

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Abstract (sommario):
La tesi si pone come finalità quella di analizzare un comprensorio territoriale dal punto di vista insediativo, cercando di coglierne le peculiarità e i mutamenti nel lungo periodo attraverso un uso incrociato di fonti scritte e archeologiche. La ricerca ha preso avvio dall’analisi del Saltopiano, uno dei distretti di ambito rurale che si ritrova nelle fonti tra IX-XII secolo, in passato già affrontato dalla storiografia specialmente in relazione all’organizzazione istituzionale delle aree rurali tra Longobardia e Romania durante i secoli altomedievali. Attraverso l’esame delle fonti scritte edite si è cercato di ricostruire il quadro dell’organizzazione territoriale, partendo dalla disamina dei centri di potere laici ed ecclesiastici che a questa area avevano rivolto il proprio interesse patrimoniale e politico, ma proponendo in modo analitico i dati che forniscono indicazioni dirette in relazione all’organizzazione insediativa e quindi alla gestione del territorio dal punto di vista socioeconomico. E’ stato posto in risalto il carattere di un insediamento rurale a maglie larghe, secondo la scansione in fundi e la presenza di poli di accentramento importanti come pievi, castra, vici e con una compresenza, per quanto ristretta a pochi esempi significativi, di altre forme di organizzazione come la curtis e la massa. Con la prosecuzione dello studio del territorio in senso diacronico, prima la scomparsa del riferimento al Saltopiano, poi la progressiva conquista del contado da parte del Comune di Bologna ha determinato un vero e proprio mutamento nell’approccio di analisi. E’ stato dato spazio all’analisi di fondi inediti (conservati principalmente all’Archivio di Stato di Bologna) e specificamente legati alla realtà territoriale studiata. In primo luogo, sono stati esaminati gli estimi del contado (Galliera e Massumatico), una fonte già frequentata in passato da altri studiosi, soprattutto con un interesse dal punto di vista demografico e economico. Nel caso specifico, sono stati estrapolati dalle prime rilevazioni fiscali del 1235 e del 1245 e poi da quelle di primo Trecento i dati che restituiscono l’organizzazione del territorio in modo concreto. Partendo dalle riflessioni di studi svolti in passato, che avevano considerato il fondamentale inserimento di importanti famiglie cittadine nella gestione sempre più ampia dei beni agricoli nel contado è stata avviata l’analisi di un altro fondo inedito, quello dei registri del Vicariato di Galliera (in particolare quelli concernenti la denuncia dei “danni dati” sulle proprietà agricole), da cui emerge in modo evidente la presenza di famiglie come i Guastavillani, i Caccianemici, i Lambertini. Tali dati, in associazione a quelli tratti dagli estimi, hanno fornito elementi essenziali per la comprensione del territorio rurale nel suo complesso e nei rapporti di interdipendenza tra le diverse componenti sociali. Una terza parte della tesi è dedicata nella sua totalità all’analisi delle fonti materiali che forniscono dati per lo studio dell’insediamento medievale nel territorio compreso tra gli attuali comuni di S. Pietro in Casale e Galliera. Partendo da alcune ricerche preliminari compiute negli anni ’90 del secolo scorso, è stato impostato un progetto di ricerca archeologica articolatosi in due campagne di ricognizione di superficie e in una prima campagna di scavo tramite sondaggio presso la torre di Galliera, al fine di ricavare dati di prima mano in un’area pressoché inesplorata dal punto di vista archeologico. Nonostante i limiti riscontrati dal punto di vista pratico, a causa del terreno fortemente alluvionato, si sono raccolti dati specifici che aiutano a inquadrare questo comprensorio e a confrontarlo con altre aree della regione e in particolare del comitato bolognese studiate in ricerche analoghe, mettendone in evidenza le specificità e le caratterizzazioni. Inoltre, alcune importanti persistenze materiali (un sistema di torri di cui rimangono alcuni esempi ancora conservati in alzato) hanno permesso di gettare luce sul valore commerciale e quindi strategico dell’area, soprattutto in funzione del passaggio delle merci lungo una via fluviale fondamentale tra XIII-XIV secolo nel collegare Ferrara a Bologna.
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Cianciosi, Alessandra <1979&gt. "L'insediamento medievale tra storia e archeologia: dal saltopiano al vicariato di galleria (IX-XIV secolo)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1110/.

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Abstract (sommario):
La tesi si pone come finalità quella di analizzare un comprensorio territoriale dal punto di vista insediativo, cercando di coglierne le peculiarità e i mutamenti nel lungo periodo attraverso un uso incrociato di fonti scritte e archeologiche. La ricerca ha preso avvio dall’analisi del Saltopiano, uno dei distretti di ambito rurale che si ritrova nelle fonti tra IX-XII secolo, in passato già affrontato dalla storiografia specialmente in relazione all’organizzazione istituzionale delle aree rurali tra Longobardia e Romania durante i secoli altomedievali. Attraverso l’esame delle fonti scritte edite si è cercato di ricostruire il quadro dell’organizzazione territoriale, partendo dalla disamina dei centri di potere laici ed ecclesiastici che a questa area avevano rivolto il proprio interesse patrimoniale e politico, ma proponendo in modo analitico i dati che forniscono indicazioni dirette in relazione all’organizzazione insediativa e quindi alla gestione del territorio dal punto di vista socioeconomico. E’ stato posto in risalto il carattere di un insediamento rurale a maglie larghe, secondo la scansione in fundi e la presenza di poli di accentramento importanti come pievi, castra, vici e con una compresenza, per quanto ristretta a pochi esempi significativi, di altre forme di organizzazione come la curtis e la massa. Con la prosecuzione dello studio del territorio in senso diacronico, prima la scomparsa del riferimento al Saltopiano, poi la progressiva conquista del contado da parte del Comune di Bologna ha determinato un vero e proprio mutamento nell’approccio di analisi. E’ stato dato spazio all’analisi di fondi inediti (conservati principalmente all’Archivio di Stato di Bologna) e specificamente legati alla realtà territoriale studiata. In primo luogo, sono stati esaminati gli estimi del contado (Galliera e Massumatico), una fonte già frequentata in passato da altri studiosi, soprattutto con un interesse dal punto di vista demografico e economico. Nel caso specifico, sono stati estrapolati dalle prime rilevazioni fiscali del 1235 e del 1245 e poi da quelle di primo Trecento i dati che restituiscono l’organizzazione del territorio in modo concreto. Partendo dalle riflessioni di studi svolti in passato, che avevano considerato il fondamentale inserimento di importanti famiglie cittadine nella gestione sempre più ampia dei beni agricoli nel contado è stata avviata l’analisi di un altro fondo inedito, quello dei registri del Vicariato di Galliera (in particolare quelli concernenti la denuncia dei “danni dati” sulle proprietà agricole), da cui emerge in modo evidente la presenza di famiglie come i Guastavillani, i Caccianemici, i Lambertini. Tali dati, in associazione a quelli tratti dagli estimi, hanno fornito elementi essenziali per la comprensione del territorio rurale nel suo complesso e nei rapporti di interdipendenza tra le diverse componenti sociali. Una terza parte della tesi è dedicata nella sua totalità all’analisi delle fonti materiali che forniscono dati per lo studio dell’insediamento medievale nel territorio compreso tra gli attuali comuni di S. Pietro in Casale e Galliera. Partendo da alcune ricerche preliminari compiute negli anni ’90 del secolo scorso, è stato impostato un progetto di ricerca archeologica articolatosi in due campagne di ricognizione di superficie e in una prima campagna di scavo tramite sondaggio presso la torre di Galliera, al fine di ricavare dati di prima mano in un’area pressoché inesplorata dal punto di vista archeologico. Nonostante i limiti riscontrati dal punto di vista pratico, a causa del terreno fortemente alluvionato, si sono raccolti dati specifici che aiutano a inquadrare questo comprensorio e a confrontarlo con altre aree della regione e in particolare del comitato bolognese studiate in ricerche analoghe, mettendone in evidenza le specificità e le caratterizzazioni. Inoltre, alcune importanti persistenze materiali (un sistema di torri di cui rimangono alcuni esempi ancora conservati in alzato) hanno permesso di gettare luce sul valore commerciale e quindi strategico dell’area, soprattutto in funzione del passaggio delle merci lungo una via fluviale fondamentale tra XIII-XIV secolo nel collegare Ferrara a Bologna.
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Grandi, Elena <1976&gt. "Dinamiche di un territorio. Il Bolognese orientale tra incastellamento e borghi franchi. Storia e archeologia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1809/1/grandi_elena_tesi.pdf.

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Grandi, Elena <1976&gt. "Dinamiche di un territorio. Il Bolognese orientale tra incastellamento e borghi franchi. Storia e archeologia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1809/.

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De, Rosa Gabriele <1995&gt. "Siagrio e Clodoveo: una nuova storia? Ricerche sull'origine della potenza franca e sul Regno di Soissons". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20700.

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Abstract (sommario):
La presente tesi ha come oggetto le origini della potenza franca e la fine dell'ultimo baluardo "romano" nel nord della Gallia. La ricerca è cronologicamente delimitata dal periodo di tempo che intercorre fra il IV e il VI secolo. Le questioni in analisi verranno indagate attraverso lo studio di due figure: Siagrio e Clodoveo. La prima parte della tesi descrive il contesto generale della Gallia tardoantica, ed espone sinteticamente le principali teorie storiografiche sulla caduta dell'impero romano e sulle invasioni barbariche. Viene data particolare attenzione agli studi della cosiddetta "scuola di Vienna" e alle ricerche sull'etnogenesi dei popoli germanici condotti da Walter Pohl. La seconda parte analizza il secondo libro dell'Historia Francorum di Gregorio di Tours comparandolo con le altre principali fonti di prima mano a nostra disposizione che trattano gli stessi argomenti. L'obiettivo è quello di capire se il racconto di Gregorio sia attendibile o meno. La terza parte analizza nello specifico la questione del Regno di Soissons, la città e la famiglia d'origine di Siagrio. Infine, la quarta parte analizzerà nello specifico le origini della potenza franca e gli aspetti ambigui e contraddittori legati all'ascesa al potere di Clodoveo. Per quanto riguarda Siagrio, l'obiettivo è quello di capire se si definisse davvero "rex" e se il Regno di Soissons sia davvero esistito. Per quanto riguarda Clodoveo, l'obiettivo è di indagare possibili interpretazioni alternative sulla vicenda, facendo riferimento specifico all'opera di Gregorio di Tours. Nella conclusione è presente una sintesi dei risultati raggiunti e delle nuove domande che emergono. Vengono impiegate sia fonti primarie sia secondarie.
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Siddi, Federica. "Scultura in legno nella Lombardia dei Visconti". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/368817.

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Abstract (sommario):
La tesi è dedicata alle testimonianze della scultura in legno della Lombardia viscontea, entro un arco cronologico compreso tra il secondo XIII secolo e la metà del XV. Gli intagli discussi sono in parte quelli che gli studi hanno portato, nel tempo, all’attenzione della critica. Un’altra parte, invece, consiste di materiale inedito o comunque misconosciuto, la cui scoperta è il frutto di un lavoro di ricerca condotto presso gli uffici catalogo delle Soprintendenze e, soprattutto, delle Diocesi lombarde. La tesi prende avvio con un capitolo in cui si affronta il problema della fortuna critica della scultura lignea lombarda del Medioevo, ripercorrendo le tappe di quella che è una storia fatta – almeno per buona parte del Novecento – di silenzi e occasioni mancate. Segue poi una breve presentazione delle più antiche opere lignee oggi note, nobili cimeli dei secoli XII e XIII che, sia pur nella loro problematicità, sanciscono gli esordi della produzione dei territori in esame. Il terzo capitolo è invece dedicato alle opere del tardo Duecento e del primo Trecento, mentre le testimonianze del secondo Trecento e del primo Quattrocento trovano posto nel quarto capitolo. All’appendice (capitolo quinto), fa quindi seguito un ampio catalogo costituito da schede comprendenti le caratteristiche conservative, storiche e stilistiche delle diverse opere trattate.
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Paulmichl, Stefanie. "Tra Tirolo e Boemia: protagonisti e comprimari del Gotico internazionale in una terra di confine". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2018. https://hdl.handle.net/11572/369063.

Testo completo
Abstract (sommario):
La tesi si concentra su una serie di testimonianze di pitture (principalmente murali) in un arco cronologico compreso tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, spingendosi, con partenza dal Trentino-Alto Adige, lungo l’arco alpino austriaco e sloveno. Accanto a dipinti discussi dalla critica vengono presentate testimonianze fotografiche di pitture finora misconosciute con l’obiettivo di enucleare gruppi di opere, di profilare maestranze attive in questa regione e di individuare le tendenze figurative in voga sul crocevia della suddetta zona alpina. Per mettere a fuoco protagonisti e comprimari, l’analisi formale delle opere – imprescindibile dai sopralluoghi – è accompagnata da una verifica dei documenti. La tesi si apre con un capitolo dedicato al variegato panorama artistico del Tirolo storico, presentando tanto artisti sedentari e maestranze itineranti quanto le diverse lingue figurative affermatesi in questo territorio che amalgamano elementi provenienti da nord e da sud. Segue un capitolo dedicato al ‘Maestro della IV campata’, profilatosi come protagonista assoluto di questa stagione in questa regione alpina, ai cui emuli sono dedicati i capitoli tre e quattro. Ne seguono i capitoli dedicati ai suoi compagni di strada e agli artisti delle generazioni successive come il ‘Maestro dell’edicola votiva di Grissiano’ (5), Erasmo da Brunico (6), il ‘Maestro di San Sigismondo’ (7), Venceslao e il suo riflesso sul panorama artistico locale (8 e 9), il ‘Maestro di Santa Caterina di Caldaro’ (10) e il ‘Maestro della Strage degli Innocenti’ (11). La tesi si conclude con delle brevi schede tecniche.
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Eccher, Elisa. "Attorno al Maestro di Viboldone. Scultura gotica lombarda tra le province di Milano, Pavia, Como, Lecco e Monza". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/368822.

Testo completo
Abstract (sommario):
Il presente lavoro è volto a indagare la figura dello scultore anonimo, attivo a Milano tra il quinto e il sesto decennio del XIV secolo, etichettato dalla critica come "Maestro di Viboldone", del quale si propone per la prima volta la compilazione di un catalogo ragionato. Per inquadrare meglio questo artista, operoso nell'età di Giovanni Visconti, la ricerca si è estesa sul territorio lombardo, con un'attenzione speciale verso le province di Milano, Pavia, Como, Lecco e Monza. Ne è derivata la compilazione di un catalogo topografico relativo alle sculture lapidee di epoca gotica presenti in questi territori e la messa a fuoco di diverse personalità artistiche.
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Leporatti, Silvia <1972&gt. "La costruzione della città medievale. Archeologia dell'edilizia storica e topografia urbana a Pistoia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5968/1/leporatti_silvia_tesi.pdf.

Testo completo
Abstract (sommario):
Pistoia rientra a buon diritto, nel quadro della Toscana medievale, in quella rete di centri urbani di antica origine e tradizione diocesana che riuscirono a costruire, nella dialettica fra città e territorio, un organismo politico autonomo, il comune cittadino. La ricerca prende in considerazione i resti materiali delle strutture conservate nel tessuto urbano attuale, in particolare l'edilizia civile, prediligendo la cosiddetta “edilizia minore”, ovvero gli edifici residenziali non monumentali che, proprio per questo motivo, sono generalmente poco conosciuti. Le strutture, censite ed inserite in una piattaforma GIS (Arpenteur), sono analizzate con metodo archeologico al fine di distinguere le diverse fasi costruttive, medievali e post-medievali, con cui sono giunte fino ad oggi. L'analisi stratigrafica, effettuata su rilievi realizzati mediante modellazione 3D (Photomodeler), ha permesso di costruire un primo “atlante” delle tipologie murarie medievali della città: i tipi murari assumono quindi la funzione di indicatori cronologici degli edifici analizzati. I dati stratigrafici, uniti al dato topologico dei complessi architettonici (localizzati prevalentemente nel centro storico, all'interno del circuito murario della metà del XII secolo), hanno fornito informazioni sia per quanto riguarda l'aspetto materiale degli edifici di abitazione (forma, dimensioni, materiali) sia per quanto riguarda temi di topografia storica (viabilità maggiore e minore, formazione dei borghi, orizzonte sociale degli abitanti, distribuzione della proprietà), nel periodo della “parabola” della Pistoia comunale (XII-XIII secolo). In conclusione, la ricerca vuole essere sia uno strumento di analisi per la storia delle trasformazioni delle città nel periodo comunale, sia uno strumento di conoscenza e tutela di un patrimonio storico-archeologico che, per la sua natura non-monumentale spesso sfugge all'attenzione di amministratori ed urbanisti.
Pistoia deserves a relevant place in the cities’ network of medieval Tuscany, because it belongs to those centers that, thanks to their ancient origin and to diocesan tradition, succeeded in creating the politically independent “Comune cittadino”. Starting from the analysis of the remains still visible in contemporary urban context, this thesis considers particularly the so-called “edilizia civile”, that is to say the whole of the houses and residential buldings that, because of their lack of monumental features, generally have not been taken into consideration from traditional archeological research. The buildings, after being classified and inserted in a GIS system (Arpenteur), have been analyzed with archeological method to distinguish the various construction-stages, from a Middle Age phase to the post-Middle Age one that we know nowadays. Stratigraphic analysis, conducted upon evaluations realized thanks to a 3D modelling-tool (Photomodeler), has allowed to reconstruct, as a first hypothesis, an “atlas” of the building-types of the medieval phase, making available some important building cronological markers too. The whole of dates obtained from stratigraphic analysis together with the topologic informations upon the architectural complex (localized principally inside the closed track of the city-walls realized in the middle of the XII century) consent to better understand many aspects of the “parabola” of the Commune of Pistoia (XII-XIII centuries): the material culture of the houses (shape, dimensions, materials used for construction), the historical topography, the history of viability, the emergence of the “borghi cittadini”, the social profile of the inhabitants, the distribution of property. Finally, this research aims to represent a work-instrument for analyzing the history of urban transformations in Communal era, and to enlarge the consciousness and the safeguard of a peculiar historical and archeological wealth that, since it lacks of monumental features, tends often to escape from the attention of urbanists and municipal administrators.
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Leporatti, Silvia <1972&gt. "La costruzione della città medievale. Archeologia dell'edilizia storica e topografia urbana a Pistoia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5968/.

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Abstract (sommario):
Pistoia rientra a buon diritto, nel quadro della Toscana medievale, in quella rete di centri urbani di antica origine e tradizione diocesana che riuscirono a costruire, nella dialettica fra città e territorio, un organismo politico autonomo, il comune cittadino. La ricerca prende in considerazione i resti materiali delle strutture conservate nel tessuto urbano attuale, in particolare l'edilizia civile, prediligendo la cosiddetta “edilizia minore”, ovvero gli edifici residenziali non monumentali che, proprio per questo motivo, sono generalmente poco conosciuti. Le strutture, censite ed inserite in una piattaforma GIS (Arpenteur), sono analizzate con metodo archeologico al fine di distinguere le diverse fasi costruttive, medievali e post-medievali, con cui sono giunte fino ad oggi. L'analisi stratigrafica, effettuata su rilievi realizzati mediante modellazione 3D (Photomodeler), ha permesso di costruire un primo “atlante” delle tipologie murarie medievali della città: i tipi murari assumono quindi la funzione di indicatori cronologici degli edifici analizzati. I dati stratigrafici, uniti al dato topologico dei complessi architettonici (localizzati prevalentemente nel centro storico, all'interno del circuito murario della metà del XII secolo), hanno fornito informazioni sia per quanto riguarda l'aspetto materiale degli edifici di abitazione (forma, dimensioni, materiali) sia per quanto riguarda temi di topografia storica (viabilità maggiore e minore, formazione dei borghi, orizzonte sociale degli abitanti, distribuzione della proprietà), nel periodo della “parabola” della Pistoia comunale (XII-XIII secolo). In conclusione, la ricerca vuole essere sia uno strumento di analisi per la storia delle trasformazioni delle città nel periodo comunale, sia uno strumento di conoscenza e tutela di un patrimonio storico-archeologico che, per la sua natura non-monumentale spesso sfugge all'attenzione di amministratori ed urbanisti.
Pistoia deserves a relevant place in the cities’ network of medieval Tuscany, because it belongs to those centers that, thanks to their ancient origin and to diocesan tradition, succeeded in creating the politically independent “Comune cittadino”. Starting from the analysis of the remains still visible in contemporary urban context, this thesis considers particularly the so-called “edilizia civile”, that is to say the whole of the houses and residential buldings that, because of their lack of monumental features, generally have not been taken into consideration from traditional archeological research. The buildings, after being classified and inserted in a GIS system (Arpenteur), have been analyzed with archeological method to distinguish the various construction-stages, from a Middle Age phase to the post-Middle Age one that we know nowadays. Stratigraphic analysis, conducted upon evaluations realized thanks to a 3D modelling-tool (Photomodeler), has allowed to reconstruct, as a first hypothesis, an “atlas” of the building-types of the medieval phase, making available some important building cronological markers too. The whole of dates obtained from stratigraphic analysis together with the topologic informations upon the architectural complex (localized principally inside the closed track of the city-walls realized in the middle of the XII century) consent to better understand many aspects of the “parabola” of the Commune of Pistoia (XII-XIII centuries): the material culture of the houses (shape, dimensions, materials used for construction), the historical topography, the history of viability, the emergence of the “borghi cittadini”, the social profile of the inhabitants, the distribution of property. Finally, this research aims to represent a work-instrument for analyzing the history of urban transformations in Communal era, and to enlarge the consciousness and the safeguard of a peculiar historical and archeological wealth that, since it lacks of monumental features, tends often to escape from the attention of urbanists and municipal administrators.
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Rapone, Francesca <1980&gt. "Il mercato nel Regno d'Italia (VIII - metà dell'XI secolo) : archeologia e storia". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1136.

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Abstract (sommario):
Questo lavoro si pone come obiettivo di definire le caratteristiche e l'organizzazione dei mercati nel Regno d'Italia tra l'VIII e la prima metà dell'XI secolo e di analizzarne funzioni e significati attraverso l'analisi congiunta delel fonti scritte ed archeologiche. Già durante la tarda età longobarda è presente nel Regno una complessa ed organizzata rete di mercati che, nel corso del IX-XI secolo, si struttura in rapporto ai percorsi terrestri e fluviali che dalle Alpi conducevano a Venezia, unendo i circuiti commerciali dell'Europa settentrionale con il Mediterraneo. Inoltre i mercati, in particolare quelli rurali, appaiono influenzati dall'evolvere dei sistemi di produzione e dalla crescita demografica che ne determinano lo sviluppo sul territorio e la frequenza. Tuttavia le valenze e le funzioni dei mercati non sono comprese nel solo ambito economico ma si estendono a quello sociale, politico e religioso.
This study intends to define the features and the organization of markets in the Kingdom of Italy between the 8th and the first half of the 11th century, and to examine their functions and meaning by a joint analysis of both written and archeological sources. During late Lombard age a complex and organized network of markets already existed in the Kingom. During 9th-11th centuries it was structured following earth's and fluvial routes which led from Alps to Venice, joining North Europe commercial circuits to Mediterranean basin. Moreover, markets, especially the rural ones, seem to be influenced by evolution of production systems and by demographic growth, which both determined thei frequency and development on the territory. Nevertheless worth and functions of markets are not ascribed only to the economic sphere, but they also spread to the social, politic and religious one.
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Doldo, Aurora <1962&gt. "regesto bibliografico della storia di Venezia dalle origini al 1600 Libri presenti in Baum, pubblicati dal 1997 al 2010". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4254.

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Abstract (sommario):
Il presente lavoro si è svolto in Baum per via telematica, consultando ogni singola scheda bibliografica Per trovare autori e testi si è partiti da case editrici che avevano in catalogo testi di storia medioevale e moderna Si è stati alla presenza di un reticolo di informazioni che hanno portato al progredire e al compiersi della ricerca stessa Nella seconda parte si è cercato di dimostrare attraverso quali modalità la Baum è un centro di ricerca, quali ne siano le caratteristiche, perché essa risponde pienamente ai requisiti di un centro di ricerca
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AROMANDO, GIULIA. "Per una storia dell'identità visuale in Sardegna: l'immaginario fotografico tra il 1860 e il 1911". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2020. http://hdl.handle.net/11584/284439.

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Abstract (sommario):
Visual identity in Sardinia: an Analysis of Photographic Imagery Between 1860 and 1911 This study analyses the cultural and social factors surrounding the production, dissemination and reception of photographic images in Sardinia between 1860 and 1911, with particular emphasis given to its role in producing local characters. The aim of the work is to highlight the discursive structures that have integrated photography into a historical, scientific, political and popular dimension; and to evaluate the normative practices and the social effects of the reading of these images, which have contributed to the claim of an aesthetic of transparency and an objectivity of narratives. The study also aims to fill some gaps on the current cultural studies on the Island, reconsidering the presumed neutrality and objectivity of the photographic gaze, encompassing fields that from the monopoly of the sciences extend to the processes of mediatization of the images both in the context of exhibitions and the publishing sector, which was established with the development of the cultural industries in the late nineteenth century. The photographic object, as the carrier of specific visual ideologies, has been summoned up in its various social interpretations, revealing itself as the essential part of the process of the imaginative regional identity. Then, the photos were evaluated in their material status of product of visual artifact, identified historically and technically , and at the same time as a vehicle of support or device, necessary for the transmission of the main discursive elaboration both political, scientific and cultural. The most significant products of the cultural industries (atelier photographs, illustrated press, exhibition catalogues and postcards) are explained in the light of the analysis of some photographic corpus identified in the Parisian archives and in a number of Italian institutions (ethno-anthropological and archaeological funds, archives of geographical societies, the Heritage Institutes of Conservation, albums on the topic of mining, collections of criminal photography).
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Ceschin, Anna <1998&gt. "LA STORIA DEGLI ABITI FEMMINILI TRA 1300 E 1400 Un'analisi iconografica, con particolare riguardo alle maniche". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20554.

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Abstract (sommario):
La tesi consiste in una presentazione della moda femminile tra i secoli XIV e XV, nello specifico degli abiti e dei capi che possiedono le maniche, le quali saranno poi oggetto di analisi iconografica. Verranno esaminati molteplici aspetti del fenomeno "moda": il significato sociale dell'abito, il ruolo sociale della donna in tale contesto, le materie prime e il colore del vestiario, le leggi suntuarie. Infini verrà eseguita un'analisi iconografica di una serie di opere d'arte, nelle quali verranno analizzate diverse fogge di abiti e maniche, con lo scopo di creare un percorso esemplificativo il più ricco ed esauriente possibile.
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Stella, Attilio. "Signoria ecclesiastica e comunità rurali nel medioevo (secoli XII-XIII). S. Giorgio in Braida di Verona e i villaggi del Fiumenovo. Ecclesiastic Lordship and Rural Communities in the Middle Ages (12-13th c.). St Giorgio in Braida of Verona and the villages of Fiumenovo". Doctoral thesis, University of Trento, 2014. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1251/1/Attilio_Stella_-_Signoria_ecclesiastica_e_comunit%C3%A0_rurali_nel_medioevo_(secoli_XII-XII)._S._Giorgio_in_Braida_di_Verona_e_i_villaggi_del_Fiumenovo.pdf.

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Abstract (sommario):
The thesis analyses the relationships between the urban church of Verona and three of its subject villages (Cologna, Sabbion and Zimella), located in the eastern territory of Verona's district in the Communal Age. The introductive chapter is aimed at defining the object and the chronology of the research, and the 'status quaestionis' concerning rural lordship in the Italian historiography. The first section focuses mostly on the urban milieu, where the canons of St Giorgio lived and built their strategies and connections with the communal establishment. The second section analyses the environmental, settlement, social and institutional development of the three mentioned villages, contextualised in the dialectics between the city-state and the seigniorial powers in the district. The thesis includes two appendices consisting in the edition of 26 previously unpublished documents coming from the Vatican Archives and the State Archive of Verona.
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Cò, Giulia. "Vescovi, re, imperatori: Anastasio Bibliotecario tra Occidente e Oriente". Doctoral thesis, University of Trento, 2015. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1577/1/testo_completo.pdf.

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Abstract (sommario):
La tesi di dottorato ha l'obiettivo di indagare la corrispondenza di Anastasio Bibliotecario, la cui attività a Roma raggiunse il culmine tra gli anni Sessanta e Settanta del IX secolo: egli fu collaboratore di tre papi, ebbe contatti con gli imperatori Ludovico II e Carlo il Calvo, fu ottimo conoscitore della lingua greca e della cultura bizantina e intermediario da un lato tra mondo franco e papato, dall’altro tra imperatore d’Occidente e imperatore d’Oriente. Nelle lettere anastasiane, sia in quelle scritte in maniera autonoma, sia in quelle readatte svolgendo incarichi più o meno ufficiali, è possibile individuare linguaggi, metafore, espressioni, citazioni, stili di volta diversi a seconda dei destinatari: tra questi, Adone di Vienne e Incmaro di Reims; Carlo il Calvo e Ludovico II, con il quale Anastasio sembra tessere una lunga e intensa collaborazione; e infine l’imperatore d’Oriente Basilio I. Poiché Anastasio fu coinvolto nelle principali questioni della metà del IX secolo, le lettere anastasiane nascono in contesti estremamente eterogenei: le problematiche questioni sorte tra i vescovi franchi (in particolare, per quanto riguarda il conflitto fra Incmaro di Reims e il nipote omonimo vescovo di Laon); i rapporti tra papato e Carolingi nella gestione degli affari interni ai regni e nella questione dell’incoronazione imperiale; i complessi rapporti fra Oriente e Occidente nella definizione dell’equilibrio delle funzioni dei due imperatori e della politica nel sud Italia; le tensioni generate dallo scisma di Fozio. All’interno di questi contesti, l'analisi delle lettere anastasiane permette quindi di individuare di volta in volta le diverse scelte comunicative rispondenti a specifiche scelte e linee politiche. Per visulizzare il testo greco è necessario istallare il font Hellenica.
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Pederzoli, Giovanni. "I poteri signorili in un'area di confine. L'Appenino tosco-emiliano tra l'XI e il XIV secolo". Doctoral thesis, University of Trento, 2016. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1817/1/I_poteri_signorili_in_un'area_di_confine._L'Appennino_tosco-emiliano_tra_l'XI_e_il_XIV_secolo..pdf.

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Abstract (sommario):
La presente ricerca si propone di studiare l’evoluzione dei poteri signorili nel contesto geografico dell’Appennino tosco-emiliano attraverso l’analisi, in chiave comparativa, di tre signorie rurali (conti Alberti, Ubaldini, conti di Panico ) inerenti quello specifico ambito territoriale. Dal punto di vista cronologico l’indagine ha inizio a partire dall’XI secolo – con la comparsa, nelle fonti, dei poteri signorili di banno – e termina intorno agli anni Trenta del XIV secolo – quando la contestazione delle prerogative signorili in quella zona era un fatto ormai consolidato sia in termini politici, sia in termini territoriali. Mediante lo studio della documentazione disponibile – dispersa in vari fondi archivistici, pubblici e privati – si è perciò tentato di approfondire alcune tematiche di carattere generale tra le più frequentate e discusse dalla storiografia, quali il rapporto tra città e contado, i processi di ricomposizione politica dei territori, lo sviluppo dell’aristocrazia rurale e delle prerogative ad essa connesse. La scelta di studiare le vicende relative alle tre famiglie dei conti Alberti, degli Ubaldini e dei conti di Panico risponde a precise opportunità di metodo e di ricerca. Riguardo alle prime si è tenuto conto dell’omogeneità territoriale delle zone d’influenza signorile, collocate, per la maggior parte, a ridosso delle montagne e delle colline delle attuali province di Firenze, Pistoia, Prato e Bologna. Riguardo alle seconde, invece, si è inteso privilegiare alcuni dominati signorili solo in parte studiati dalla storiografia e dall’erudizione locale, così da rendere più proficuo il confronto con realtà aristocratiche differenti che hanno goduto di maggior considerazione da parte degli storici (ad esempio, i conti Guidi). La ricerca è articolata in tre sezioni. Nella prima vengono analizzate le forme del potere esistenti nell’area che sta tra l’Emilia e la Toscana nel pieno medioevo discutendo la terminologia utilizzata per descrivere l’organizzazione dello spazio ed evidenziando il ruolo che ebbero alcune città (Firenze, Pistoia, Prato e Bologna) nel disciplinamento del territorio. Nella seconda sezione vengono indagati i presupposti del potere signorile, considerando quali “prerequisiti strutturali” prima il radicamento patrimoniale e il possesso degli uomini, poi la rete delle relazioni intessute con l’impero, con il papato, con i marchesi di Tuscia, con i vescovi, con gli enti ecclesiastici e con le città. Nella terza sezione la tesi descrive l’esercizio dei poteri signorili mostrando come questi si manifestassero nell’amministrazione della giustizia, nel controllo di determinati diritti di natura economica (in particolare quelli di derivazione pubblica), nell’attività militare e più in generale nell’uso della coercizione e della violenza. Ciascuno di questi aspetti è quindi posto in relazione con le pretese e le richieste provenienti dalle città comunali, nel tentativo di offrire una panoramica del tema quanto più possibile completa ed esaustiva.
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Sernagiotto, Leonardo. ""Spes optima regni". L'azione politica di Lotario I (795-855) alla luce delle fonti storico-narrative del secolo IX". Doctoral thesis, University of Trento, 2017. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/2097/1/Leonardo_Sernagiotto_-_Tesi_Lotario.pdf.

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Abstract (sommario):
La presente tesi indaga il ruolo svolto da Lotario I (795-855), figlio dell’imperatore Ludovico il Pio e associato al potere imperiale dall’817, all’interno della storia dell’Impero carolingio, specificatamente tra gli anni 814 e 843. L’azione di governo di Lotario è stata esaminata principalmente sulla base di un’attenta analisi delle fonti storico-narrative coeve alla vita dell’imperatore, indagine che ha permesso di rivedere e considerare sotto un’ottica nuova alcuni eventi chiave della storia carolingia, tra cui in primis il rapporto di Lotario con il padre Ludovico il Pio e il fratellastro Carlo il Calvo.
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Righi, Laura. "La manifattura del cuoio e della calzatura nell'™Italia comunale. Tecniche, struttura produttiva e organizzazione del lavoro". Doctoral thesis, University of Trento, 2018. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/2900/1/Righi_tesi_2018.pdf.

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Abstract (sommario):
In epoca pre-industriale, il cuoio era uno dei materiali maggiormente utilizzati, tanto nel settore calzaturiero quanto nel settore militare o nei trasporti. Questa ricerca si propone di indagare principalmente due attività collegate a questo materiale, la manifattura conciaria e la produzione calzaturiera, e la loro organizzazione tra XIII e XV secolo. La tesi si articola in cinque capitoli volti a esplorare tutti gli attori e i fattori coinvolti nella produzione di cuoio attraverso l'™analisi di documentazione d'archivio: testi legislativi, documentazione giudiziaria, amministrativa e fiscale, affiancata da registri di conti privati e atti notarili. La scelta di affrontare fonti di natura differente ha richiesto la presa in esame di diversi centri urbani, la scelta è dunque ricaduta sulle città  di Arezzo, Bologna e Rimini, mantenendo sempre aperto il confronto con altre realtà dell'Italia centro-settentrionale. Il primo aspetto preso in esame è la relazione tra attività produttive e governi cittadini che erano responsabili della gestione di un alto numero di lavoratori che si occupavano di un'attività che aveva un forte impatto sul territorio, tanto in termini di sfruttamento delle risorse (idriche, minerali, agricole e dell'allevamento) quanto in termini di inquinamento. Una volta individuate le materie prime necessarie per la produzione, e le politiche attivate per il suo reperimento, si è svolta un ricostruzione del settore innanzitutto dal punto di vista tecnico, per identificare il processo produttivo e le sue caratteristiche. L™'analisi delle fasi di lavorazione che permettevano la trasformazione della pelle in cuoio e poi la produzione di calzature, ha evidenziato innanzitutto alcuni fattori che ne influenzavano l'organizzazione. Conseguentemente ci si è dunque interrogati sulle modalità  di organizzazione del settore e di divisione del lavoro e si è scelto di indagare innanzitutto come le corporazioni intervenivano e si inserivano in tale ciclo produttivo. Prendendo come esempio il caso di Bologna si è evidenziato il percorso di strutturazione e gerarchizzazione delle corporazioni del settore, che aveva progressivamente portato a una più netta divisione del ciclo produttivo, e che parallelamente concedeva maggiori margini d'azione ad alcuni singoli operatori economici. I soggetti maggiormente influenzati da tali modifiche istituzionali erano infatti gli imprenditori e i lavoratori del settore che nel corso del tardo Medioevo ebbero la possibilità  di migliorare il proprio status, grazie al coinvolgimento, tanto economico quanto politico, nelle corporazioni del cuoio. Infine, una sezione è stata dedicata all'™analisi degli oggetti in cuoio, delle loro caratteristiche tecniche ma soprattutto del loro valore, sia simbolico che di mercato. Lo studio di oggetti, persone e istituzioni coinvolte nel complesso settore del cuoio si propone di inserire innanzitutto un ulteriore tassello nella ricostruzione delle attività  economiche, commerciali e manifatturiere, e nella ridefinizione delle componenti della società  urbana dell’Italia comunale. In secondo luogo, l'analisi di diversi centri urbani ha consentito di evidenziare alcuni modelli di organizzazione e la loro evoluzione nel corso degli ultimi secoli del Medioevo.
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Fenelli, Laura <1980&gt. "Sant'Antonio Abate: parole, reliquie, immagini". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/245/1/TesiDottFenelli.pdf.

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Fenelli, Laura <1980&gt. "Sant'Antonio Abate: parole, reliquie, immagini". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/245/.

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Prosperi, Ilaria <1980&gt. "Gnoseologia e fisiologia del gusto nella tradizione neoplatonica-agostiniana e in quella aristotelico-tomista". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/246/1/Tesi_Prosperi_Ilaria.pdf.

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Prosperi, Ilaria <1980&gt. "Gnoseologia e fisiologia del gusto nella tradizione neoplatonica-agostiniana e in quella aristotelico-tomista". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/246/.

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Raspanti, Francesco <1977&gt. "Le piattaforme del potere: una ricognizione sul vocabolario politico della comunità nell'VIII secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/247/1/TesiRaspantiFrancesco.pdf.

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Raspanti, Francesco <1977&gt. "Le piattaforme del potere: una ricognizione sul vocabolario politico della comunità nell'VIII secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/247/.

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Santos, Salazar Igor <1978&gt. "Potere centrale e comunità locali nell'Emilia Orientale nella transizione dalla Tarda Antichità al Pieno Medioevo: il territorio di Persiceta (500-1000)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/248/1/tesi.pdf.

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