Gotowa bibliografia na temat „Paradigmi giuridici del lavoro”

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Artykuły w czasopismach na temat "Paradigmi giuridici del lavoro":

1

Fabi, Federico. "Sovranità e dislivelli di potere. Paradigmi per una rilettura della riforma estense della giustizia feudale (1763)". Italian Review of Legal History, nr 8 (21.12.2022): 39–77. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19251.

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Streszczenie:
Proposito del presente lavoro è indagare la novità introdotta dal Regolamento estense del 1763 sull’amministrazione della giustizia feudale. Si tratta di una novità di non immediata percezione, posto che la riforma segnalava una tensione duplice e ambivalente. Da un lato, sembra che essa mirasse a razionalizzare i poteri esercitati da centri politici diversi; dall’altro, invece, che non intendesse pregiudicare quel medesimo sostrato di pluralità che ne costituiva il presupposto. Con l’obiettivo di risalire all’effettiva portata della nuova e contestata normativa, il contributo cercherà di tracciare un quadro delle intersezioni tra competenze feudali e ducali. Il reale spessore della feudalità del XVIII secolo, ricostruibile grazie al recupero dei diversi paradigmi nei quali la ‘sovranità’ del Duca si declinava, conduce a rappresentare la stessa più come riflesso, che come causa, di un più ampio ordine giuridico.
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Nogler, Luca. "Max Weber "giurista" del lavoro". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, nr 133 (grudzień 2011): 1–19. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-133001.

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Il saggio analizza gli scritti che Weber elaborň come "giurista" del lavoro. L'Autore giunge alla conclusione che č erroneo il paradigma, che risale ad Habermas, secondo cui W. accolse una concezione positivistica e formalista del diritto. Vero č invece che W. sostenne lo sforzo profuso da Lotmar nel reinterpretare il diritto contrattuale e delle obbligazioni alla luce del valore della persona. Ciň corrispose, d'altra, parte al fatto che W. fu un sociologo, non tanto dei fenomeni, quanto soprattutto dell'azione sociale. Le sue indagini furono, infatti, rivolte ai comportamenti umani dei quali W. indagň ogni possibile "impulso" religioso, sociale, economico, ma anche sempre, e costantemente, giuridico.
3

Bavaro, Vincenzo. "La trasformazione del lavoro nella prospettiva dell'azione collettiva. Un esercizio metodologico fra diritto e sociologia". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, nr 164 (grudzień 2022): 91–107. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164005.

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L'articolo ha l'obiettivo di sottoporre a verifica metodologica gli studi sulle tra-sformazioni del lavoro per verificare se la sociologia del lavoro e il diritto del lavoro riescono a dialogare e convergere su un medesimo e reale oggetto di studio. Prendendo come punto di osservazione l'azione di autotutela sindacale, l'Autore intende mettere in evidenza la necessità che studi sociali e studi giuridici sul lavoro siano sempre più intrecciati.
4

Butera, Federico. "Paradigmi e metodi per gli architetti del nuovo lavoro". STUDI ORGANIZZATIVI, nr 1 (czerwiec 2022): 217–35. http://dx.doi.org/10.3280/so2022-001010.

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5

Accettura, Barbara. "PNRR e diritti sociali: una nuova declinazione del diritto all'abitazione. Il paradigma della rigenerazione urbana". Società e diritti 8, nr 15 (11.01.2023): 226–46. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19686.

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Il PNRR costituisce un’occasione per riportare l’inclusione sociale e il diritto alla qualità dell’abitare al centro delle politiche di rigenerazione urbana. Il lavoro si propone quindi, muovendo dall’evoluzione delle politiche abitative nell’ordinamento interno, di fornire una riflessione sul nuovo modello di trasformazione urbana e di verificare se e quanto esso costituisca la risultante di un sistema giuridico globalizzato in cui obiettivi e programmi fungono da fattori “razionalizzanti” e “civilizzanti”, orientando le politiche interne di settore verso una maggiore tutela dei “diritti sociali”.
6

Marcaletti, Francesco. "Paradigmi e approcci nella gestione dell'invecchiamento delle forze di lavoro: un riesame critico". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, nr 125 (marzec 2012): 33–51. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125002.

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A partire da una rassegna della letteratura piů recente, il contributo ricostruisce determinanti, concetti e modelli attraverso i quali si č giunti alla definizione in Europa di strategie di gestione delle forze di lavoro in ragione dell'invecchiamento che le coinvolge. Il percorso messo a fuoco č quello relativo al prendere forma di un discorso in tema di lavoratori anziani e di lavoro degli anziani e al concomitante definirsi di paradigmi che fondano la pratica della gestione del lavoro dei piů anziani e delle etŕ al lavoro. Sul primo versante corrono le dimensioni che afferiscono alle politiche pubbliche nella loro articolazione per livelli e settori di competenza, sul secondo versante i modelli e le pratiche di gestione del fattore etŕ al lavoro raccolti sotto l'etichetta dell'age management. La cornice di questo processo č rappresentata dalla rilevanza che sul piano interpretativo hanno assunto le letture di carattere neo-istituzionalista e la prospettiva del corso di vita.
7

Perocco, Fabio. "Precarizzazione strutturale del lavoro e precarizzazione globale delle migrazioni. L'esempio dei lavoratori in distacco intracomunitario". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, nr 3 (grudzień 2018): 132–53. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003011.

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L'articolo prende in esame i processi di precarizzazione del lavoro e di precarizzazione delle migrazioni, approfondisce i nessi tra questi due fenomeni e le conseguenze sociali derivanti dal loro intreccio (ad esempio la doppia precarietà dei lavoratori immigrati), analizza il ruolo delle politiche migratorie nel preparare il terreno all'ampliamento generale della precarietà. L'articolo si focalizza sul lavoro in distacco intracomunitario (posting of workers), che costituisce un esempio della convergenza dei processi di precarizzazione del lavoro e delle migrazioni, un fattore di allargamento della precarietà, un nuovo meccanismo di sfruttamento differenziale del lavoro, un osservatorio da cui esaminare le nuove forme di precarietà lavorativa e le caratteristiche delle politiche migratorie contemporanee basate sempre più spesso sui paradigmi della temporaneità e della circolarità.
8

Guidi, Riccardo. ""Effetti corrosivi"? Problematizzare l'impatto del New Public Management e della governance sui social workers del settore pubblico". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, nr 3 (grudzień 2012): 37–52. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-003003.

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L'articolo sviluppa considerazioni di carattere metodologico e sostanziale sull'impatto che le riforme ispirate al New Public Management e alla governance hanno avuto sul lavoro sociale. Nella prima parte dell'articolo sono sinteticamente esposti i caratteri fondamentali dei due paradigmi di riforma. La seconda parte si focalizza sull'approccio di studio all'innovazione nel campo della Pubblica Amministrazione. La terza parte espone alcune evidenze empiriche della letteratura internazionale sui cambiamenti del lavoro sociale. Sull'Italia viene proposta una rilettura dei dati di due ricerche nazionali svolte a cavallo del ciclo di riforme del welfare degli anni 2000. L'articolo giunge alla conclusione che lo studio dell'impatto delle riforme sul lavoro sociale richiede di considerare una pluralitŕ di "variabili di traduzione" delle riforme (pathdependent e actor-dependent). Siul piano teorico ciň sollecita a verificare la possibilitŕ di un incontro tra il neo-istituzionalismo sociologico e l'Actor-Network Theory.
9

Sciarra, Silvana. "Post positivista e pre globale. Ancora sull'anomalia del diritto del lavoro italiano". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, nr 121 (kwiecień 2009): 159–83. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121010.

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La rilettura del saggio di D'Antona si sofferma sulla critica formulata dall'autore nei confronti dell'anomalia post positivista del diritto del lavoro. Nella crisi dei paradigmi si rintraccia l'origine di un eclettismo metodologico, caratteristico di una parte della dottrina italiana nel decennio fra il 1980 ed il 1990. La sfida, ancora attuale, lanciata dall'autore verso la comunitŕ scientifica, accusata di scarsa chiarezza nelle scelte metodologiche, si presta ad alcune considerazioni sul piano storico. La rilettura propone di tracciare una linea ideale di continuitŕ fra il pensiero di D'Antona e gli interpreti italiani della, alla ricerca delle influenze esercitate da Tullio Ascarelli sulla dottrina critica del positivismo. L'attualitŕ del saggio si rinviene inoltre nella critica rivolta al legislatore, poco attento a preservare la razionalitŕ del diritto del lavoro ed il rispetto della sua tradizione.
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Liso, Franco. "Appunti su alcuni profili giuridici delle recenti vicende Fiat". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, nr 130 (czerwiec 2011): 331–44. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-130008.

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1. Alcune considerazioni preliminari 2. Alcune questioni giuridiche. Il problema della rappresentanza in azienda. 3. Continua. Le "clausole integrative del contratto individuale di lavoro" ed il problema dei limiti negoziali allo sciopero. 4. Qualche considerazione in ordine alle prospettive di politica legislativa.

Rozprawy doktorskie na temat "Paradigmi giuridici del lavoro":

1

Zoppo, Andrea. "L’evoluzione dei sistemi di rappresentanza e della contrattazione tra stato, mercato e paradigmi giuridici del lavoro: il caso del CCNL Studi Professionali". Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226436.

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Obiettivi: La ricerca intende indagare il fenomeno della rappresentanza e delle sue più recenti evoluzioni a fronte dello strutturale cambiamento in atto nel mercato del lavoro con focus sulla rappresentanza del lavoro autonomo. Si intende indagare quale possa essere il ruolo di una moderna rappresentanza di interessi in uno scenario del mercato del lavoro come quello attuale dove i lavori sembrano essere caratterizzati da maggiore autonomia del soggetto e non più da rigidi schemi verticistici. Metodologia: Per provare a rispondere ai quesiti emersi nella domanda di ricerca si è deciso di focalizzare l’attenzione su un particolare caso di studio: la storia contrattuale, l’evoluzione delle vicende giuridiche e della rappresentanza del settore delle attività professionali. Seguendo un’ottica di relazioni industriali si intende esaminare la contrattazione collettiva nell’ambito degli studi professionali. Essendo molto magre la letteratura e la dottrina in materia di storia contrattuale del CCNL Studi professionali, delle associazioni firmatarie, e degli stessi testi contrattuali si è deciso di condurre la ricerca attraverso la storia documentale e il “diritto vivente” degli statuti delle singole associazioni, degli statuti della confederazione, i testi contrattuali firmati, i protocolli firmati seguendo la prospettiva metodologica del diritto delle relazioni industriali, i documenti ufficiali del Ministero del Lavoro, gli organi di stampa ufficiali di alcune federazioni sindacali della confederazione, i siti delle organizzazioni sindacali, atti e sentenze reperite presso la documentazione presente nella Confederazione. Risultati: La ricerca vuole verificare se nei diversi interventi fin qui realizzati nell’ordinamento, tanto dalle parti sociali che dal legislatore, vi sia una interazione e una convergenza, tesa a costruire un sistema di tutele per il lavoro autonomo indipendentemente dalla fattispecie contrattuale. Limiti e implicazioni: Il limite principale della ricerca è costituito dalla difficoltà di trovare una sistematicità e un collegamento tra diverse forme di tutele presenti nell’ordinamento sia di origine contrattuale che legislativa. Allo stesso tempo sono però presenti diverse implicazioni di carattere pratico teorico poiché le modalità sperimentali con cui la rappresentanza sta agendo possono fungere da importante precedente per replicare queste dinamiche progettuali in altri settori. Originalità: La ricerca, tenuto conto dell’ambiente in cui si lavora e si opera quotidianamente, ha tentato di ricostruire i diversi soggetti rappresentativi delle diverse istanze afferenti all’area del lavoro autonomo focalizzando poi l’attenzione su un particolare sistema di relazioni industriali, quello del CCNL Confprofessioni. Il caso è piuttosto singolare e peculiare, poiché all’interno del sistema contrattuale le rappresentanze del settore stanno cercando di far confluire tutte le figure lavorative indipendentemente dalla qualificazione giuridica di riferimento: dal subordinato, all’autonomo, al collaboratore, al praticante.
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Miceli, Salvatore Andrea. "Problemi giuridici del lavoro transnazionale in edilizia". Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1628.

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La tutela dei diritti sociali all'interno dell'Unione Europea, di fronte alla crisi economica e finanziaria che oramai da anni attanaglia l'Europa e buona parte del mondo occidentale, richiede agli studiosi del diritto un surplus di attenzione. Il presente elaborato ha come fine quello di tentare di fornire un contributo alla risoluzione dell'annoso problema dell'obbligatorietà o meno dell'iscrizione alle casse edili italiane delle imprese edili straniere operanti in Italia, riportando le problematiche generali attinenti il lavoro transnazionale al circoscritto ambito del lavoro transnazionale in edilizia.
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Machì, Gaetano. "Nuove tecnologie e gestione del mercato del lavoro: profili giuridici". Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226414.

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Le caratteristiche del mercato del lavoro rendono necessaria una sempre maggiore personalizzazione degli interventi di gestione del mercato del lavoro (formazione, orientamento, politiche passive e attive del lavoro), con l’obiettivo di soddisfare i destinatari delle misure anche considerando la loro eterogeneità e i fabbisogni emergenti anche di natura extralavorativa. Il presente elaborato ha l’obiettivo di valutare il possibile utilizzo di strumenti innovativi di gestione del mercato del lavoro nell’ambito del contesto nazionale allo scopo di soddisfare tali fabbisogni emergenti. A tal fine, è stata realizzata una ricognizione dei principali strumenti adottati, anche in fase sperimentale, per la gestione del mercato del lavoro mettendo in luce le caratteristiche comuni e definendone effetti positivi e criticità. Secondariamente, è stata effettuata un’analisi del quadro normativo di riferimento a livello nazionale e sovranazionale allo scopo di comprendere i limiti applicativi degli strumenti oggetto di studio e identificare eventuali interventi di adeguamento della normativa vigente. Sono stati presi in considerazione atti normativi europei, nazionali e in alcuni casi regionali che regolano le modalità di incontro tra domanda ed offerta di lavoro, le sentenze delle corti nazionali ed europee, le decisioni e le linee guida di autorità indipendenti, in particolare le autorità garanti per la protezione dei dati personali, e la contrattazione collettiva. Il lavoro di ricerca si è sviluppato a partire dall’analisi della letteratura scientifica nazionale ed internazionale relativa alle materie oggetto della ricerca: mercato del lavoro, informatica giuridica e governance dei dati. All’attività di analisi normativa e della letteratura di riferimento si è affiancato il dato esperienziale relativo al percorso in apprendistato, grazie al quale è stato possibile sviluppare una conoscenza approfondita dei principali strumenti utili per la gestione del mercato del lavoro. Dall’analisi effettuata è emerso che le nuove tecnologie in uso per la gestione del mercato del lavoro sono incentrate prevalentemente sull’utilizzo dei dati sotto varie forme e permettono un innalzamento della qualità dei servizi e una maggiore personalizzazione degli interventi. Esse si inseriscono all’interno di un quadro normativo complesso e multilivello, per certi versi ancora in fase embrionale, nel quale si incontrano aspetti di natura tecnica e organizzativa che solo di recente sono stati presi in considerazione dall’ordinamento europeo e successivamente dal Diritto italiano. Le priorità che emergono affinché tutti gli attori del mercato del lavoro possano beneficiare con successo delle nuove tecnologie utilizzate per la gestione del mercato del lavoro sono l’avvio di un processo di alfabetizzazione digitale diffusa e la creazione di una infrastruttura informatica e organizzativa. Il presente lavoro si inserisce all’interno di una discussione multidisciplinare in materia di sviluppo delle politiche di gestione del mercato del lavoro che mette in relazione le tematiche proprie del diritto del mercato del lavoro con quelle dell’informatica giuridica e della normativa inerente alla circolazione dei dati. La natura trasversale dell’elaborato ha permesso di dare una lettura più ampia al tema dell’utilizzo delle nuove tecnologie per la gestione del mercato del lavoro, coinvolgendo branche del diritto e discipline che in futuro saranno sempre più strettamente in relazione tra di loro.
The characteristics of the labor market require an increasing personalization of labor market management interventions (training, guidance, passive and active labor policies), with the aim of satisfying the recipients of the measures also considering their heterogeneity and emerging needs, including those of an extra-work nature. This study aims to assess the possible use of innovative labor market management tools within the national context in order to meet these emerging needs. To this end, a survey of the main instruments adopted, including experimental ones, for labor market management was conducted, highlighting their common features and defining their positive and critical effects. Secondly, an analysis of the regulatory framework of reference at the national and supranational level was carried out in order to understand the application limitations of the investigated instruments and to identify possible interventions to adapt current legislation. Consideration was given to European, national and in some cases regional regulatory acts that rule how labor supply and demand are matched, rulings of national and European courts, decisions and guidelines of independent authorities, especially data protection authorities, and collective bargaining. The thesis developed from the analysis of national and international scientific literature related to the subjects under research: labor market, IT law, and data governance. The normative and literature analysis activity was accompanied by experiential data related to the apprenticeship, thanks to which it was possible to develop an in-depth knowledge of the main tools useful for labor market management. The analysis carried out showed that the new technologies in use for labor market management focus mainly on the utilization of data in various forms and allow an increase in the quality of services and greater personalization of interventions. They fit within a complex, multilevel regulatory framework, in some ways still in its embryonic stage, where some technical and organizational aspects have only recently been taken into account by European law and subsequently by Italian law. The priorities that emerge so that all labor market actors can successfully benefit from the new technologies used to manage the labor market are the initiation of a widespread digital literacy process and the creation of an IT and organizational infrastructure. This thesis is integrated within a multi-disciplinary discussion on labor market management policy development that links issues specific to labor market law with those of legal informatics and the inherent regulation of data circulation. The cross-disciplinary nature of the paper allowed for a broader reading of the topic of the use of new technologies for labor market management, involving branches of law and disciplines that will be increasingly closely related to each other in the future.
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Dagnino, Emanuele. "Dalla fisica all'algoritmo: verso nuovi paradigmi di regolazione del lavoro?" Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/101952.

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This dissertation is titled “From Physics to the Algorithm: Is this a move towards a New Paradigm of Work Regulation?” and deals with the impact that technological innovation – which is broadly defined as ‘Digital Revolution of Work’ or ‘the Forth Industrial Revolution’ – will have on Labour law and some of its main features. The nature of the topic has led the author to make use of a comparative approach, which is both diachronic and synchronic in character. For this reason, the timeframe that has been considered for comparative purposes has been the period from 1980s to 2017, with emphasis that has been given to relevant research concerning the relationship between labour law and net technologies. Through comparison, a review has been offered of relevant research, with the author who provides an analysis of views of labour law scholars, both in terms of differences and commonalities, concerning the relationship between technology and labour law, which to some extent proves to have a genetic and twofold nature. After going through the differences and the common elements characterising such views, the dissertation offers a systematic investigation of some innovative aspects, which have been drawn by the analysis of relevant literature and the examination of the new reality of work.
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Mostardi, Feliciano. "L'apprendistato: profili formativi e giuridici". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/105263.

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Lo scopo di questo lavoro è quello di evidenziare la centralità dell’apprendistato per lo sviluppo integrale della persona, nella sua unicità e irripetibilità, secondo una prospettiva pedagogica e giuridica (con una particolare attenzione, per quanto attiene a quest’ultimo aspetto, all’evoluzione della normativa di riferimento e al problema della causa del contratto). In effetti, considerare la normativa sull’apprendistato esclusivamente nell’ottica del rilancio dell’occupazione giovanile appare riduttivo, occorrendo piuttosto evidenziarne il valore di proposta per ripensare complessivamente il sistema di istruzione e formazione italiano. In tale ordine di idee, essendo la questione “lavoro” aspetto centrale dello sviluppo personale e sociale e dell’affermazione dello Stato democratico, è emersa la necessità di analizzare il tema dell’apprendistato nei due versanti di interesse: quello giuridico e quello pedagogico. La trattazione si articola in tre capitoli, il contenuto dei quali (come è possibile dedurre dalla lettura dei primi due paragrafi del capitolo I) si dispiega prevalentemente su analisi rette dai contributi dottrinali di un giurista, Costantino Mortati, e di un pedagogista, Giuseppe Bertagna. Nel primo capitolo è analizzato anzitutto il tema del lavoro con particolare riferimento ai Princìpi fondamentali della Costituzione italiana, per lo sviluppo dell’ipotesi della sua considerazione quale fondamentale diritto-dovere di cittadinanza basato sulla valorizzazione della persona e sulla solidarietà etico-civile, tentando di stabilire una interazione dialettica tra le due affluenze scientifiche, quella giuridica e quella pedagogica (primo paragrafo). L’attenzione è poi focalizzata su ulteriori disposizioni del dettato costituzionale, con implicazioni, dato il campo d’indagine, sul sistema educativo, onde sottolineare la storica, consolidata divaricazione tra istruzione e formazione professionale, che alcune riforme all’inizio del nuovo secolo hanno cercato di superare; lo sviluppo dell’analisi si è, di seguito, orientato sull’introduzione del tema dell’alternanza formativa, quale metodologia di essenziale rilevanza per la formazione della persona nell’ambito del sistema di istruzione e formazione (secondo paragrafo). Di seguito, è avviata una prima disamina della evoluzione della normativa inerente all’apprendistato, sino al 2010 e con proiezione al futuro (terzo paragrafo). Nel prosieguo (segnatamente nel capitolo II) è analizzato il decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167, Testo unico dell’apprendistato - il quale ha segnato una tappa decisiva nell’ambito del processo di riforma dell’istituto, già avviato in precedenza - e gli interventi normativi successivi ed incidenti sull’apprendistato (dalla legge 92 del 2012 alla decretazione di urgenza espressa nei decreti-legge 76 del 2013, 104 del 2013 e 34 del 2014). Il capitolo II viene completato da un approfondimento sulle difficoltà di attuazione del Testo Unico. Perseguendo l’esigenza di accompagnare l’analisi dei profili formativi dell’apprendistato accanto a quella dei profili strettamente giuridici, la trattazione prosegue nel capitolo III, il primo paragrafo del quale concerne l’apprendistato per come disciplinato nell’ambito del c.d. Jobs Act (il riferimento è al d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81): in questa sede si evidenzia la rinnovata attenzione del legislatore nei confronti dell’istituto, soprattutto per quanto attiene alle tipologie connesse al conseguimento di un titolo di studio; ciò ha consentito di sottolineare più specificamente il ruolo dell’apprendistato nel contesto della metodologia dell’alternanza fra studio e lavoro. L’idea cardine della ricerca va individuata nella ricostruzione, più volte affermata, dell’apprendistato nei suoi aspetti giuridici e formativi, in quanto proiezione di una riflessione sul lavoro e sulla formazione attraverso il lavoro quali elementi centrati sulla persona e sul suo sviluppo, e del rifiuto della concezione che riduce il lavoro e la formazione attraverso il lavoro a mere attività funzionali al sistema produttivo e di mercato. In tale contesto si è inserita la riflessione sulla causa giuridica del contratto di apprendistato, rispetto alla quale, pur a fronte dei diversi orientamenti dottrinali, si è inteso evidenziare l’indefettibile rilevanza della componente formativa (capitolo III, secondo paragrafo).
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Burgazzi, E. "ASPETTI GIURIDICI E MEDICO-LEGALI NELLA VALUTAZIONE DELL'IMPATTO SULLA SALUTE DEL LAVORO A TURNI E NOTTURNO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/263183.

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Epidemiological and clinical studies point out shiftwork as a risk factor for human health and well being, starting from a disruption of biological circadian rhythms. This thesis aims to critically review the current knowledge about shiftwork and cardiovascular desease from epidemiological evidence to causal pathways. It is also focused on european and italian working-time legislation and on medico-legal aspects involved in litigations.
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ANAMALI, PLARENT. "Analisi sulla transizione del mercato del lavoro in Albania: aspetti giuridici ed economici". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1049854.

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Abstract della Tesi di Dottorato Dottorato di Ricerca in Sociologia, Scienze Sociali Applicate Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche. Titolo di Tesi: Analisi sulla transizione del Mercato del Lavoro in Albania: Aspetti Giuridici e Economici. L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è l’analisi comparata del mercato del lavoro in Albania durante e dopo il regime comunista. Nella ricerca la normativa sul lavoro viene costantemente messa a confronto con i suoi effetti sul mercato, prima della caduta del regime e negli anni successivi a questo cambiamento politico ed economico di proporzioni notevoli. Assieme al confronto normativo è stata portata avanti un’analisi dettagliata di dati fondamentali per la comprensione dell’andamento e delle oscillazioni del mercato del lavoro nei due periodi presi in considerazione dal 1950 al 1990 e dal 1991 al 2016. L’intento è quello di individuare differenze e punti in comune tra i due periodi, con la consapevolezza però della diffidenza generalizzata e del giudizio negativo sul regime comunista in Albania. La normativa che regola gli indicatori del mercato del lavoro costituisce un tema fondamentale ed è una questione che suscita sempre un dibattito piuttosto acceso. A partire dalla mia formazione giuridica ho provato a mettere in luce e a comprendere i differenti aspetti relativi a questo ambito, più strettamente giuridico, e di individuare gli effetti che essi producono, nel corso del tempo, sul mercato del lavoro. Il mercato del lavoro costituisce, ovviamente, il contesto nel quale si realizza il rapporto di lavoro e la normativa che lo regola e che ha il “potere” di rendere il “lavoro”, stabile o precario. Il lavoro precario si inserisce, di norma, in un mercato del lavoro flessibile che a sua volta è spesso caratterizzato da un tasso di disoccupazione piuttosto elevato. La questione problematica degli anni di transizione in Albania è, infatti, la forte flessibilità del mercato e la precarizzazione del lavoro. L’ipotesi che fa da sfondo alla ricerca è quella che pone come determinante fondamentale della flessibilità del mercato del lavoro albanese negli anni della transizione l’evoluzione del quadro normativo e il suo ruolo nell’andamento del mercato. La tesi sostenuta afferma che l’evoluzione della normativa e della giurisprudenza sul lavoro abbia prodotto, dopo la caduta del regime comunista un mercato del lavoro eccessivamente flessibile. La riforma del Codice del lavoro, ha creato, negli anni della transizione, molte lacune e ha lasciato molto spazio alla discrezionalità dei giudici nell’interpretare la norma sulla tutela del rapporto di lavoro. La giurisprudenza delle sezioni unite della Corte Suprema albanese, ha stabilito che il lavoratore nei casi di risoluzione del contratto di lavoro a tempo indeterminato senza giusta causa il lavoratore non gode di una tutela giudiziaria per il reintegro sul posto del lavoro ma gode di tutela giudiziaria per l’indennità. L’obiettivo della ricerca come accennato all’inizio, è invece quello di analizzare comparativamente il quadro normativo che regola il mercato del lavoro e quello per definire i rapporti che intercorrono al suo interno, individuare gli effetti che si sono prodotti nei due periodi presi in esame e di approfondire l’evoluzione della tutela del rapporto di lavoro. In generale, il tentativo è quello di esaminare diverse variabili degli indicatori del mercato del lavoro che rendono evidente l’impatto della normativa sul mercato del lavoro. Per osservare la Domande della ricerca - Quale effetto ha prodotto la transizione sulla struttura demografica in Albania? - Quale effetto ha prodotto la transizione sull’occupazione in generale in Albania? - Quale effetto ha prodotto la transizione sull’occupazione giovanile in Albania? - Quale effetto ha prodotto la transizione sulla disoccupazione in Albania? - Quale è il livello di scolarità e di istruzione universitarie in Albania in confronto tra i due periodi? - Quale effetto ha prodotto la legislazione sull’inserimento nel mondo del lavoro? - Quale effetto ha prodotto la transizione della normativa di lavoro sulla flessibilità in uscita? - Quale effetto ha prodotto la transizione della normativa sulla flessibilità in entrata? - Quale effetto ha prodotto la transizione sui salari? Per rispondere alle domande transizione del mercato del lavoro in Albania sono analizzati i dati secondari riguardanti popolazione, occupazione, disoccupazione, istruzione, salari, trattati dall’INSTAT (Istituto Nazionale delle Statistiche) Albania. Lo studio include il periodo durante il regime comunista e il periodo dopo la caduta del regime. È stato scelto come metodo l’analisi di statistica descrittiva. La quantità dei dati è stata selezionata dall’archivio elettronico che si trova nel sito web dell’INSTAT Albania. In base a questi dati si sono costruiti i grafici necessari per riflettere praticamente la transizione del mercato del lavoro. In sintonia con i metodi di studio sono utilizzati le tabelle i cui dati sono presentati mediante grafici. Per gli analisi sono utilizzati materiale statistico ufficiale, che sono stati la fonte centrale dei dati per realizzare il lavoro di ricerca. Si sono dunque passati in rassegna i dati raccolti nei testi dell’annuario statistico albanese e i dati dell’INSTAT (Istituto della Statistica in Albania), in qualità di fonte secondaria. Per farlo, nel modo più rigoroso possibile, si sono utilizzati alcuni software appositi come Excel o SPSS. Per comparare i dati relativi ai due periodi, si è analizzato prima e separatamente l’aspetto giuridico e quello statistico, utilizzando una tecnica di analisi di statistica descrittiva poi si è proceduto ad un’analisi comparativa sugli aspetti normativi e su quelli statistici. Inoltre i dati relativi all'Albania sono stati comparati anche con quelli del mercato del lavoro in Italia, in corrispondenza agli studi effettuati da vari autori. Per la ricerca bibliografica, ci si è avvalsi infine delle risorse offerte dall’Università “La Sapienza” di Roma tra cui le sue biblioteche, la Biblioteca Nazionale a Roma, la Biblioteca Nazionale a Tirana, l’archivio del Ministero dell’benessere sociale in Albania e l’archivio on - line della Corte Suprema di Albania. Il lavoro finale è articolato in cinque capitoli. Il primo cerca di restituire il quadro della letteratura presa in considerazione sul mercato del lavoro attraverso un’articolazione in due paragrafi. Nel primo sono citati alcuni riferimenti relativi al concetto di mercato del lavoro, la sua definizione, le sue categorie. Il mercato del lavoro viene cioè analizzato in quanto mercato all’interno del quale viene scambiata una merce particolare. Il concetto astratto di mercato del lavoro può essere rappresentato nella sua specificità di mercato caratterizzato dal confronto tra la domanda e l’offerta di lavoro. In questo senso, le categorie e gli indicatori del mercato del lavoro da prendere in considerazione sono molteplici come ad esempio la forza lavoro, l’occupazione, la disoccupazione, il tasso di occupazione e di disoccupazione. Nel secondo paragrafo ci si concentra sugli aspetti teorici prima e durante la transizione del mercato del lavoro in Albania. L’ultimo decennio del Ventesimo secolo ha visto susseguirsi, in Albania, importanti cambiamenti sul piano politico, economico e sociale. Il passaggio da un sistema socialista a un sistema democratico ha messo il paese davanti ad una prova molto difficile che implicava necessariamente, la costruzione di una nuova struttura economica. Tra il 1990 e il 1991 il nuovo sistema ha iniziato a svilupparsi sulle fondamenta del vecchio modello economico, fondato sulla proprietà statale. Inizialmente è stata concessa la gestione autonoma delle aziende per assicurare che la loro attività economica fosse indipendente. In quelle condizioni di partenza la sfida era pressoché impossibile: l’economia centralizzata non offriva indipendenza economica, l'utilizzo di tecnologie obsolete limitava l'efficienza delle aziende che erano sovvenzionate dallo Stato. Inoltre i mutamenti politici ed economici in tutta l’Europa centrale e dell’Est inclusa l’Albania hanno prodotto il collasso delle economie nazionali e molte aziende attive fino ad allora sono state chiuse per fallimento. Il passaggio dalla proprietà statale alla proprietà privata è, in assoluto, un processo molto difficile rispetto al quale la scienza economica individua due vie perseguibili: il passaggio graduale attraverso strategie di sviluppo, programmate e coordinate o una Shock Therapy. L’Albania ha scelto la Shock Therapy. Lo Stato si è trovato davanti ad una situazione economica e sociale molto difficile e ha deciso di continuare a pagare l’80% dello stipendio a tutti i nuovi disoccupati prodotti dalla chiusura delle aziende. Questa situazione ha causato un disequilibrio finanziario che ha reso necessario una ristrutturazione economica che ponesse al centro le privatizzazioni. Questi cambiamenti hanno inciso direttamente anche sul mercato del lavoro. Prima del 1990 il concetto di disoccupazione non esisteva, o meglio, i dati che lo descrivevano, non erano pubblicati ufficialmente, nonostante si contassero circa 113.000 disoccupati. Nel 1989 il mercato del lavoro era caratterizzato da un alto tasso di occupazione nelle zone rurali. Le privatizzazioni hanno causato diversi problemi nel mercato del lavoro: i troppi licenziamenti hanno fatto salire molto velocemente il tasso di disoccupazione. Durante la privatizzazione non è stata tutelata la parte più debole, i lavoratori. La disoccupazione come concetto è entrata a far parte dell’opinione pubblica albanese nel 1992. Il passaggio da un sistema ad un altro è stato accompagnato da una riforma istituzionale e giuridica che ha ovviamente investito anche il mercato del lavoro. Nel passato la legislazione sul lavoro era rappresentata dal Codice del lavoro che ha continuato a svolgere una funzione normativa fondamentale anche dopo gli sconvolgimenti del 1990, anche se, come vedremo, affiancata da nuovi interventi legislativi. Il secondo capitolo affronta l’analisi, dettagliata, del profilo giuridico e economico del mercato del lavoro in Albania prima del 1990. Vengono presi in esame gli indicatori e gli effetti delle norme giuridiche introdotte per la regolamentazione del mercato del lavoro durante la dittatura comunista. La ricerca è fondata su dati derivati da fonti secondarie pubblicate nell’annuario statistico albanese del 1991 e interpretati attraverso un’analisi statistica descrittiva della popolazione, dell’occupazione, dell’occupazione in base alle professioni, dell’istruzione e dei salari. La legislazione albanese aveva, in termini generali, una natura totalitaria. La regolamentazione del mercato del lavoro era impostata in modo conforme a quanto richiesto da un sistema economico pianificato. Tenendo a mente come indicatori la popolazione e l’occupazione si rileva che: le politiche del lavoro governative avevano lo scopo di aumentare al massimo il tasso di occupazione e l’occupazione era pianificata in base ai settori economici ed alla formazione. All’interno di un sistema di economia pianificata, il governo allocava a sé il compito di organizzare e strutturare il lavoro. Una caratteristica particolare dell’organizzazione del lavoro era costituita dall’adozione del metodo del “cottimo”, che imponeva di misurare quantità e qualità del lavoro e determinare la relativa retribuzione. Come noto, non era consentito che i lavoratori godessero della libertà di circolazione nel territorio nazionale al fine di cercare un nuovo lavoro. Le variabili analizzate ai fini di quest’analisi sono quella di genere, donne e uomini in qualità forza lavoro e il mutamento della popolazione nel corso del tempo, la sua crescita e quella relativa al contesto (popolazione urbana o rurale). Lo studio si è poi concentrato sulle variabili relative al livello di istruzione (laureati o con diploma professionale) delle donne e degli uomini occupati per mostrare gli effetti della normativa su questo indicatore specifico. Infine si è presa in esame la questione della sicurezza sul lavoro. Questione centrale nelle priorità del governo che ha avuto sempre a cuore la salute dei lavoratori a partire dalla considerazione dell’uomo in qualità di capitale “più prezioso”. Il terzo capitolo affronta invece la situazione del mercato del lavoro nella fase di transizione immediatamente successiva alla caduta del regime. Il 1991 ha visto, in Albania, la caduta del regime e il passaggio dal punto di vista politico ad un sistema democratico pluralistico e da quello economico da un’economia pianificata ad un’economia di mercato. Di conseguenza anche il mercato del lavoro, da mercato pianificato è diventato un mercato libero. Durante il regime bisogna ricordare, infatti, che l’unico datore di lavoro era lo Stato che pianificava interamente l’occupazione. All’inizio del capitolo si analizza il cambiamento della normativa in materia di lavoro descrivendo le nuove leggi introdotte, mentre successivamente si tratta, in generale, delle nuove politiche del lavoro; si analizza la struttura demografica, prendendo studiando le variabili riguardanti nascite, i decessi, la longevità e in generale la crescita demografica e dunque il mutamento della popolazione, nel suo complesso, dopo la caduta del regime, in qualità forza lavoro (maschile e femminile). Si procede poi all’analisi dell’occupazione dopo la caduta del regime concentrandosi sul livello di istruzione (come prima, occupati laureati o con diploma professionale) verificando quale delle variabili ha avuto una crescita o un calo in base all’attività svolta, al settore di riferimento, pubblico o privato. Si esamina quindi il salario nominale e il salario reale, verificando la crescita dei salari nel corso del tempo. Alla fine del capitolo si restituisce l’analisi sulla disoccupazione e il tasso di disoccupazione, sempre tenendo a mente la variabile di genere e verificando le variazioni nel corso del tempo. Nel quarto capitolo, infine, si comparano i due periodi presi in esame confrontando la normativa, gli indicatori e le variabili del mercato del lavoro. Il capitolo è diviso in due parti. La prima tratta il confronto del profilo giuridico del mercato del lavoro e dei rapporti di lavoro, analizzando le analogie e le differenze tra le due legislazioni cercando di mostrarne anche l’evoluzione nel corso del tempo. Lo studio comparativo prende il via a partire dalle fonti primarie per poi analizzare la normativa che disciplina le politiche del mercato del lavoro e, in infine, la giurisprudenza, la cui analisi arricchisce il discorso e rende immediatamente comprensibili alcuni punti di blocco, in particolare negli anni della transizione. Si cerca di evidenziare analogie e differenze tra le norme che regolano il lavoro prima e dopo la caduta del regime comunista e i loro effetti sull’economia albanese. Nella seconda parte si evidenzia e verifica l’evoluzione degli indicatori e delle variabili del mercato del lavoro intesa come conseguenza dei cambiamenti politici e della normativa. Si analizza la comparazione tra i mutamenti demografici nei due periodi, la popolazione in quanto forza lavoro, le nascite, i decessi e la crescita naturale, la longevità, l’occupazione in base all’attività economica. Si cerca, in particolare, di mettere in luce come la trasformazione della forza lavoro sia conseguente e legata a quella del sistema politico e delle politiche del mercato del lavoro. Con la comparazione dell’attività economica tra i due periodi considerati, si cerca di verificare, in quale settore economico il tasso d’occupazione sia stato più elevato e quale sia stata la sua evoluzione tra il 1990 e il 2013. Riguardo all’analisi dei dati sull’occupazione in base al livello di istruzione (laureati o diploma professionale) verificando l’evoluzione delle variabili nel tempo si cerca di mostrare gli effetti e i rapporti tra le variabili. Viene per ultimo preso in considerazione, analizzando le differenze e le relazioni tra le variabili, il numero degli occupati in base al settore economico evidenziando quello nel quale si rileva un aumento del tasso di disoccupazione. Il numero degli occupati, durante la transizione, è calato nel settore dell’industria però è aumentato nel settore di servizi. Il capitolo quinto conclude il lavoro di ricerca, analizza i risultati e si fa confronto anche con i risultati trovati da vari autori in Italia, e fa emergere un punto di vista soggettivo che ha guidato l’analisi. Analizzando gli aspetti giuridici ed economici della transizione del mercato del lavoro, dall’economia pianificata all’economia del mercato, ci si trova ad affrontare le problematiche occupazionali e l’eccessiva flessibilità che ne sono state dirette conseguenze, da un punto di vista giuridico, economico e sociale. Osservando le fonti di diritto, si rileva che i due ordinamenti giuridici mostrano molte differenze ma anche qualche somiglianza. In definitiva, sia durante il regime comunista che dopo, le norme avevano come obiettivo fondamentale quello di garantire l’occupazione a tutti cittadini abili per il lavoro. Con il passaggio all’economia di mercato si è cercato di rispettare ed allinearsi alle norme internazionali. Con la transizione lo stato non è riuscito a garantire l’occupazione per tutti ma si è preoccupato di introdurre politiche indirizzate in modo particolare all’inserimento nel mercato del lavoro. Da un punto di vista formale entrambi gli ordinamenti giuridici si sono impegnati a garantire forme, seppur differenti, di tutela sociale. Le differenze sostanziali, tra i due periodi analizzati e dunque tra le normative che hanno regolato i meccanismi del mercato del lavoro prima e dopo il regime comunista in Albania, sono quelle direttamente collegate al funzionamento del modello economico, economia socialista pianificata prima, economia di mercato, poi, da intendersi in un mercato libero e nel quale soprattutto trovava posto la proprietà pubblica come quella privata. Prima del 1990, infatti, la proprietà privata era, come previsto dalla Costituzione, vietata, così come non esisteva alcun diritto sindacale o diritto allo sciopero. Risulta evidente, da queste prime osservazioni, la fondamentale importanza delle leggi e la loro capacità di incidere sugli indicatori del mercato del lavoro. Durante il regime, per legge, la disoccupazione non esisteva. Dopo la sua caduta, nonostante i cambiamenti giuridici avessero previsto l’introduzione di politiche attive per l’occupazione e di programmi di incentivazione dell’occupazione, i loro effetti sono stati molto limitati Anche il mercato del lavoro è stato oggetto di mutamenti rilevanti. Prima del 1990 la forza lavoro era numericamente superiore indipendentemente dalla crescita o dalla diminuzione della popolazione totale. Questo perché l’età media della popolazione era inferiore come conseguenza delle politiche seguite dal regime per aumentare la popolazione in breve tempo. Nel post regime si è osservato un calo della forza lavoro, dovuto a due fattori in particolare: l’aumento esponenziale dell’emigrazione all’estero e il calo delle nascite. La flessibilità in uscita del mercato del lavoro “post-regime” produce però un calo del numero di occupati, tranne nel settore dell’istruzione che a differenza di altri è uscito indenne dagli sconvolgimenti politici ed economici. Sempre in questo periodo si assiste allo sviluppo di nuove attività economiche, come ad esempio quelle che animano il settore dei servizi. La comparazione dei dati ha messo in luce diversi risultati. Dal punto di vista normativo esiste la differenza tra i due ordinamenti, quello italiano e quello albanese. Ultimamente con la riforma di Jobs Act, la legge italiana ha creato un mercato flessibile sia in entrata che in uscita. Gli studi e le analisi confermano che negli anni della transizione è stata seguita una politica volta al miglioramento della situazione del mercato del lavoro e che, però, ha causato molti problemi sociali, ha aumentato la disoccupazione, producendo licenziamenti di massa e che quindi non è riuscita a tutelare i lavoratori. Oggetto centrale di questo lavoro di ricerca sono state le leggi in materia di lavoro e mercato del lavoro, perché si ritiene che rivestano un ruolo fondamentale nell’influenzare l’andamento degli indicatori del mercato del lavoro. Esse sono lo scheletro che consente di creare un mercato del lavoro rigido o un mercato del lavoro flessibile. La problematica della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro nel settore pubblico non ha trovato soluzione rispetto alla tutela giudiziaria e alla tutela economica dei lavoratori. Alla fine del lavoro di ricerca, in seguito all’analisi e alla comparazione dei dati, è possibile affermare che il mercato del lavoro in Albania sia eccessivamente flessibile in uscita In conclusione si evidenzia la fondamentale rilevanza del cambiamento intervenuto durante gli anni della transizione da regime comunista con sistema economico pianificato all’ordinamento democratico plurale e mercato libero.
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DINETTI, FRANCESCA. "Trasformazioni del lavoro e forme di vita nel XX secolo. I nuovi paradigmi del lavoro nel passaggio dal fordismo al postfordismo fino al lavoro contemporaneo". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/805906.

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La tesi è volta ad analizzare la relazione tra forme e ideologie del lavoro, da un lato, e forme di vita, fino a forme specifiche di umana sofferenza, dall'altra, in tre distinte fasi: fordismo; postfordismo; ed evoluzioni del postfordismo, in cui mi concentro sulla realtà contemporanea e sulle trasformazioni imposte dalla New Economy, con particolare riferimento ai concetti di capitalismo cognitivo e finanziarizzazione dell'economia.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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MARANO, Jonathan Francesco. "CHINA’S NEW NORMAL: DEVELOPMENTAL MODEL REFORM AND IMPLICATIONS FOR FOREIGN BUSINESSES". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251083.

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L’elaborato affronta la tematica del New Normal in Cina, inteso come il programma di riforme che la Repubblica Popolare Cinese ha predisposto per accompagnare la nuova fase di transizione, che vede il sistema-Paese abbandonare il vecchio paradigma della “Fabbrica del Mondo”, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. Tale modello passa attraverso la ricollocazione verso l’alto dell’economa nazionale nella catena del valore globale ed una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti maggiormente qualitativi della crescita economica, nonché di una accresciuta integrazione nell’economia mondiale, grazie ad una promozione dello stato di diritto e di un ambiente economico maggiormente trasparente ed aperto nei confronti degli operatori internazionali. Nell’analisi delle politiche e delle riforme che accompagnano questo cambiamento, svolta attraverso l’analisi di settori considerati strategici e particolarmente significativi (ambiente, sanità e food safety), la premessa alla base del lavoro è che tale transizione non è semplicemente descrivibile come mera convergenza verso un modello ricalcante i sistemi politici ed economici delle economie avanzate occidentali. La riforma è bensì intesa come un processo incrementale, che all’adozione delle cosiddette best practices internazionali affianca un approccio pragmatico, che non recede la linea di continuità con il background storico, politico, istituzionale e culturale -spesso contraddittorio- di quella che è considerata essere la più antica civiltà ortogenetica del mondo. Il contributo chiave del presente lavoro è la problematizzazione, nei suoi vari aspetti, di questa congiuntura storica e del suo portato nei confronti delle strategie di medio e lungo termine degli operatori economici stranieri che decidono di operare in Cina, i quali da un lato possono godere di grandi opportunità di mercato liberate dalle riforme, dall’altro devono essere consapevoli delle sfide inevitabilmente poste dal cangiante contesto giuridico, economico ed istituzionale e delle sue traiettorie di sviluppo.

Książki na temat "Paradigmi giuridici del lavoro":

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Magnani, Mariella. La mobilità interaziendale del lavoro: Profili giuridici. Milano, Italy: F. Angeli, 1985.

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Plisecka, Anna. Tabula picta: Aspetti giuridici del lavoro pittorico in Roma antica. [Padua]: CEDAM, 2011.

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Palmieri, Germano. Dizionario dei termini giuridici: 2000 voci del diritto civile, penale, commerciale, costituzionale, amministrativo, del lavoro processuale e della cronaca politica e giudiziaria. Milano: Rizzoli, 1993.

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Zoppoli, Lorenzo, i Riccardo Realfonzo. Formazione e lavoro: l'efficacia dei nuovi strumenti giuridici e istituzionali: Atti del convegno di Benevento, 18 giugno 2002. Milano: F. Angeli, 2003.

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Baldini, Gianni, red. Persona e famiglia nell’era del Biodiritto. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-889-7.

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Il mutamento incessante che la scienza e la tecnologia hanno imposto alla società civile mette in discussione temi fondamentali come nascita, salute, morte, e con essi gli ‘strumenti giuridici’ pensati per autodeterminarsi. Non solo l’individuo è investito da questo tumultuoso processo ma anche la famiglia, come luogo principale in cui lo stesso esercita la sua personalità, ne risente gli effetti. In questo terzo volume di Verso un diritto europeo per la bioetica il focus dei contributi dei vari autori (giuristi, medici, bioeticisti) è centrato su temi quali: genitorialità consapevole e procreazione assistita, profili anticipatori assunti dalla salute e connesse esigenze di tutela, articolazione dei modelli familiari e ridefinizione del progetto genitoriale. Il tutto declinato nella logica del Biodiritto, disciplina autonoma ma anche metodo di indagine e di lavoro per coloro che intendano approcciarsi alle cosiddette fattispecie biotecnologiche.
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Nigro, Giampiero, red. Reti marittime come fattori dell’integrazione europea / Maritime Networks as a Factor in European Integration. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-856-3.

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Il tema, di grande respiro, prende come punto di partenza il concetto braudeliano di Mediterraneo. La sua visione di un mare chiuso come una opportunità geografica per una integrazione economica fra popolazioni diverse per religioni, linguaggi ed entità etniche e politiche continua a funzionare come modello per studi applicati ad un ampio raggio di contesti. L’obiettivo che si è posta la 50ª Settimana di studi è stato quello di andare oltre lo studio dei singoli sistemi visti in modo isolato per combinare diverse analisi di mari aperti e chiusi o aree costiere, allo scopo di comprendere il ruolo di integrazione giocato in Europa dalle connessioni marittime. Poiché nelle civiltà preindustriali il trasporto per via d’acqua era più facile di quello via terra, è sembrato giunto il momento di richiamare l’attenzione sul modo in cui queste reti di relazione operavano a livello europeo e con i partner commerciali asiatici e nordafricani. Il volume prende le mosse dalle grandi tradizioni di ricerca su base regionale o tematica, che però sono state raramente integrate su una più ampia scala continentale. Immanuel Wallerstein ha elaborato il concetto braudeliano concettualizzandone le dimensioni interculturali e transnazionali e il ruolo nel sistema di divisione del lavoro. Egli lo chiamò un “sistema mondo”, non perché coinvolgesse il mondo intero, ma perché è più vasto di qualunque unità politica giuridicamente definita. E si tratta di una “economia mondo” perché il legame di base tra le varie parti del sistema è economico. I vari aspetti e le tradizioni regionali di ricerca sono stati collegati tra loro in un approccio coerente che si posto l'obiettivo di valutare: - Sulla base di quali elementi geografici, nautici, tecnici, economici, giuridici, sociali e culturali siano emerse le varie reti regionali, e come funzionavano, - Il carattere e il ruolo dei porti marittimi come punti nodali delle rotte marine e del loro hinterland, attraverso fiumi, canali e strade, - I legami commerciali e personali tra mercanti e armatori in vari porti, - In quale modo le reti regionali si collegavano tra di loro e come, nel corso del tempo, finirono per integrarsi in unità più ampie, - In quale modo le reti private, inizialmente costituite da organizzazioni di mercanti e navigatori, finirono per trattare con le autorità locali e, una volta cresciute, con gli stati e gli imperi, per proteggere i propri interessi
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Polacchini, Francesca. Doveri costituzionali e principio di solidarietà. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg285.

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Il volume offre una riflessione intorno al principio di solidarietà e allo statuto dei doveri costituzionali, evidenziandone il ruolo nell’ordinamento costituzionale. Lo studio muove dalla ricostruzione del significato del principio di solidarietà attraverso la lettura sistematica dei principi fondamentali. L’ampia prospettiva entro la quale si muove l’analisi consente di cogliere la connotazione solidaristica di molti principi della Carta repubblicana. Nell’ambito del lavoro si offre un affresco di alcune delle più recenti applicazioni del principio di solidarietà nell’ambito dei rapporti interprivati. Dall’esame della letteratura e della giurisprudenza che hanno compiuto uno sforzo di rilettura di alcuni istituti codicistici alla luce del principio solidarista emerge la straordinaria vitalità del testo costituzionale e delle sue disposizioni di principio. L’indagine non trascura di considerare anche il contesto dell’Unione europea, individuando in modo analitico tutte le sedi di emersione del principio di solidarietà, che viene considerato il paradigma di riferimento per i futuri sviluppi del processo d’integrazione sovranazionale. Si ricostruisce infine lo statuto costituzionale dei doveri costituzionali, tentando di chiarire la posizione di tali situazioni giuridiche soggettive all’interno del sistema giuridico.
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Diritto del lavoro e riforme universitarie: Stati giuridici, carriere dei docenti ed ordinamenti didattici. Padova: CEDAM, 2007.

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Le migrazioni dal marcato del lavoro Polacco: Profili giuridici di un progetto di best practice transnazionale. Trento: Universita degli studi di Trento, 2008.

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Donini, Annamaria. Il lavoro attraverso le piattaforme digitali. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg296.

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Streszczenie:
Le attività di lavoro prestate attraverso piattaforme digitali hanno rapidamente guadagnato spazio nell’economia odierna. Eppure sfugge, non di rado, la struttura giuridica della relazione tra prestatori e intermediario digitale, tanto da rendere oltremodo incerta la disciplina applicabile al lavoro. Questo studio riconosce, innanzitutto, la pluralità dei modelli esistenti, provando a distinguere le ipotesi in cui la piattaforma fornisce servizi digitali di intermediazione per prestazioni che assumono caratteri di effettiva autonomia, senza disconoscere le molte circostanze in cui le specificità del modello tecnico-economico, in virtù delle condizioni generali di contratto e delle regole concretamente applicate, consentono di ricomporre le prestazioni e di imputarle alle piattaforme digitali. Così, alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale in tema di qualificazione dei rapporti di lavoro, diviene possibile ravvisare, anche negli assetti organizzativi digitali, i tratti della subordinazione o della collaborazione eterorganizzata. La varietà dei modelli giuridici utilizzati e le concrete esigenze di tutela suggeriscono di ricorrere anche a un diverso approccio, che antepone l’effettività degli interventi protettivi rispetto alla tradizionale questione qualificatoria. Non viene infine tralasciata la verifica di adeguatezza e praticabilità della tutela sindacale e degli spazi applicativi per gli accordi collettivi, pur complicata dall’assenza di uno statuto giuridico predeterminato.

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