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Dissertations / Theses on the topic 'Abitare'

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1

MAZZORIN, GIULIA. "Abitare luoghi dell'oblio." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/11578/282356.

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2

Salvi, Matteo. "Abitare il bosco: Sistema costruttivo modulare in legno per abitare contesti naturali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24208/.

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Abstract:
L'elaborato approfondisce le tematiche della sostenibilità ambientale e del benessere psicofisico nell’uomo al fine di proporre un sistema costruttivo per abitare i boschi, con attenzione all’impatto ambientale dei materiali e del loro riutilizzo. Il fondamento di questo elaborato consiste nel ritenere che la qualità della vita umana non possa prescindere dal contatto con gli ambienti naturali. Numerose ricerche hanno dimostrato una forte relazione psicofisica tra la vegetazione e l’essere umano, sviluppatasi nel corso dei duecento mila anni in cui la nostra specie si è evoluta adattandosi all’ambiente incontaminato. Si scoprono cosi gli effetti positivi contro lo stress e i disturbi ad esso correlati, i benefici fisici indotti da piccole sostanze volatili come i monoterpeni, l’abilità dei boschi di trattenere gli ioni negativi creando delle aree particolarmente benefiche per l’uomo e infine le capacità elettromagnetiche degli alberi in grado di accelerare il funzionamento delle nostre cellule. Inoltre le foreste limitano i processi di desertificazione, contengono il rischio di alluvioni, mitigano il cambiamento climatico e sono la principale fonte di ossigeno. Appare quindi necessario dare nuova importanza alla vegetazione, ripensare il nostro modo di abitare e di plasmare il paesaggio, lasciando il ruolo principale alle foreste e sviluppando architetture in grado di inserirsi in secondo piano rispetto ad esse. A partire da questa visione il percorso progettuale parte dall’obiettivo di immergere piccoli edifici in secondo piano rispetto agli alberi, con grande superficie vetrata per un ampio contatto visivo col contesto ed elementi puntiformi di fondazione per il minimo impatto sul suolo. Il progetto si concentra nel proporre un sistema prefabbricato e modulare in legno in cui l’edificio viene suddiviso in moduli capaci di garantire la flessibilità dimensionale degli spazi e di ottimizzare le fasi di cantierizzazione, trasporto, smontaggio e riutilizzo.
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3

PERONA, GIULIA. "Abitare la città : Casa Rasini a Milano." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/11578/278669.

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4

Saviotto, Sandra. "Abitare il vuoto. L'alterità negli spazi contemporanei." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1227.

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Abstract:
La ricerca studia e analizza, attraverso dei casi studio selezionati, i vuoti nella città contemporanea abitati dagli immigrati e dalla marginalità sociale. La ricerca parte da un approccio teorico al quale segue uno pratico attraverso la descrizione dello stato dei luoghi e delle possibilità di intervento.
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5

Pasquali, Diana <1988&gt. "Abitare mobile. L'esperienza italiana nel Secondo Dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2750.

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Abstract:
La tesi esplora diverse ricerche e progetti che si pongono il problema della mobilità e temporaneità in campo abitativo. Si tratta di abitazioni concepite per affrontare situazioni di emergenza, per villeggiatura, o per rispondere a nuove esigenze abitative. Sullo sfondo di un panorama internazionale di ricerche nel Novecento, la tesi analizza il contesto italiano del secondo dopoguerra. L'idea di mobilità abitativa è stata sviluppata da importanti architetti e designer (Zanuso, Colombo, Rossellli,...), in particolar modo all'interno delle esposizioni cicliche organizzate in occasione delle Triennali di Milano. La ricerca ricostruisce un catalogo di progetti grazie ad uno spoglio di cataloghi di esposizioni, cataloghi generali di architetti e designer e riviste dell'epoca, e si basa su inediti documenti d'archivio.
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6

Miatto, Alice <1989&gt. "Scrittrici migranti: luoghi e identità da abitare." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10404.

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Abstract:
Analizzerò opere di scrittrici migranti, in particolar modo di Igiaba Scego e Gabriella Kuruvilla, soffermandomi principalmente sulle tematiche dell'identità e della percezione delle città, intese come luoghi di scambio, incontro, solidarietà ma anche di solitudine.
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7

TODESCHINI, ALESSIA. "Abitare il desiderio. Scritti per un'educazione metaforica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/53759.

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Abstract:
Con questo lavoro è mia intenzione esplorare quelle teorie che si rifanno a una concezione del desiderio come un nucleo attorno a cui non solo interrogarsi, ma esserne profondamente coinvolti in vista della propria costruzione identitaria e del proprio progetto di vita. Per questo motivo non si vuole analizzare il desiderio attraverso la prospettiva storica, ma avvicinare alcuni autori che hanno consentito un’efficace declinazione pedagogica di tale concetto. Non si vuole qui tematizzare un oggetto, ma seguirlo nel suo percorso. Quelle che verranno tracciate non saranno delle deduzioni ma degli accostamenti, delle suggestioni che vogliono suggerire un processo conoscitivo non lineare, legato all’empatia e allo stupore più che alla logica e alla deduzione. Pertanto l’atteggiamento che richiede l’approccio di un argomento come questo è essere disposti ad attraversare tale territorio in attesa di ascoltare quali sono gli echi che risuonano personalmente in ciascuno di noi, e trovare alcune teorie che aiutino a rinvigorire e in parte a orientarci in questo viaggio. A tale proposito ho scelto di prendere le mosse da alcuni vertici di osservazione privilegiati, rintracciati nelle opere di autori di diversa estrazione culturale, accomunati però dall’essere maestri del contemporaneo e di aver quindi riflettuto su questo argomento alla luce del loro sguardo sull’essere umano e sul mondo attuale. Nel primo capitolo il desiderio viene indagato dalla prospettiva filosofica di Natoli, che lo identifica come un oggetto che va imprescindibilmente attraversato per la formazione del carattere e da quella di De Monticelli, che lo vede come una spinta necessaria ad accedere al regno del vivo, ovvero sia a quelle esperienze che ci fanno avvertire di essere immersi nel mistero della vita e di goderne. Ma è Contini che ci mostra il desiderio nella sua chiave eminentemente pedagogica, identificandolo come un sentimento che permette agli operatori di interrogarsi profondamente sul senso e sull’attitudine del loro essere educatori in rapporto ai propri educandi. Un sentimento che porta ad interrogarsi sul senso dell’educare, sui sentimenti che smuove, sulle tracce che lascia o vorrebbe lasciare questo attraversamento. A occuparsi di queste tracce è la scrittura, che, secondo la profonda analisi su quanto concerne l’atto di scrivere condotta da Demetrio, insegue il desiderio, lo sollecita e alimenta. Nel secondo capitolo viene presentata la ricerca sul campo che è stata fatta al fine di esplorare questo oggetto e viene qui esplicitata la cornice fenomenologica cui ci si riferisce, approfondita dallo sguardo di Dallari e di Iori (che ne sottolinea la chiave affettiva), cornice epistemologica intrecciata con quella che afferisce alla clinica della formazione proposta da Massa, in particolar modo per quanto concerne alcuni spunti metodologici proposti dalla stessa e la lettura testuale dei dati. Il terzo capitolo, oltre a esplicitare la metodologia della ricerca-formazione, è volto a raccontare i nuclei tematici attinenti al desiderio individuati in seguito al percorso fatto in Grande Casa. Essi sono il rapporto tra desiderio e identità, desiderio e integrazione, desiderio e vulnerabilità, desiderio e corpo e desiderio e progetto. Insieme a Contini e Iori, che mi hanno permesso di approfondire i temi emersi dal punto di vista prettamente pedagogico, ho preso in esame gli approcci derivati dalle quattro psicologie di Hillman, di Phillips, Benasayag e Recalcati : pur nella propria originalità e forti delle diverse provenienze, queste quattro posizioni, lette con lenti pedagogiche, hanno trovato in questo percorso un territorio di contaminazione e per certi versi di contiguità. Il quarto capitolo esplicita la seconda parte della ricerca, totalmente compresa nel paradigma narrativo dell’auto formazione esplicitato da Demetrio e dettaglia il processo per cui dalle interviste ai partecipanti si è passati a costruire e scrivere delle fiabe per loro, riflettendo sulle potenzialità educative di un linguaggio metaforico adeguato alla trattazione del desiderio. Il quinto capitolo contiene le fiabe scritte in seguito alle interviste fatte ai partecipanti alla ricerca: si tratta di quattro ritratti di educatori che sotto le sembianze di un oggetto comune raccontano che piega ha assunto il desiderio nella loro professione di educatori e come l’ha influenzata. Il sesto e ultimo capitolo esplicita le potenzialità di raccontare la propria storia sotto forma di fiaba all’istituzione, rifacendosi in particolar modo a quanto dice Cavarero sul riconoscimento di sé attraverso la narrazione di un altro. La metodologia usata in questo percorso di ricerca ha permesso in primo luogo agli operatori e in secondo luogo all’istituzione di vedersi da un altro punto di vista, di riconoscere alcune parti di sé e di sorprendersi per alcune altre forse non immediatamente riconoscibili ma che si avvertivano e non avevano voce. Vi è poi all’interno di questo testo, in qualità non solo di autrice, ma anche di mentore, Mariangela Gualtieri, poetessa cesenate, la cui dote è quella di vedere il vivo e saperlo dire. Inizialmente l’idea era quella di avere il suo punto di vista rispetto ad alcune domande o riflessioni che sarebbero sorte durante tutta la ricerca. Dopo averla contattata per raccontarle il progetto, lei stessa si era resa disponibile per rispondere via mail alle questioni che la ricerca sul campo mi rimandava. In realtà non c’è stato bisogno di questo passaggio. Tutte le volte che avevo qualcosa da chiederle mi rivolgevo, per prima cosa, alle sue poesie e queste immediatamente mi rispondevano in un modo che nessuna prosa via mail avrebbe potuto eguagliare. Era già tutto lì. Così tutto che mi è capitato di incontrarla personalmente più volte durante i mesi della ricerca, ma anche in quelle occasioni il mio desiderio, le mie domande, la mia sete di sapere e sentire era appagato dall’ascoltare le parole pulite, dolci e feroci che riempivano lo spazio del suo reading. Non occorreva altro. Le sue poesie, contenute nelle pagine che ho nominato “taccuini poetici” rappresentano, in questa ricerca, una traccia a cui affidarsi per permettere alla mente e al cuore di fare salti improvvisi nel regno del desiderio: cosa che un testo solo prosaico non consentirebbe di compiere.
In this work it is our intention to explore the theories conceiving the desire as a core to question around and as something to be deeply involved with within our identity creation and our life project. For this reason it is not our aim to analyze the desire through a historical prospective, thus approaching some of the authors who have reached an effective pedagogical overview of this concept. We do not want to define an object, rather follow it along its path. What we are going to outline are not deductions, but approaches and suggestions evoking a non-linear cognitive process, bounded with empathy and amazement, rather than logic and deduction. Therefore the approach of such a topic requires us to be willing to proceed along this path lying in wait to listen to the echoes personally chording in ourselves and find some helpful theories to invigorate and partially orientate us along this trip. For this reason I decided to move from some of the privileged observation vertexes, traced in the works of authors from different cultural origins, associated by the fact of being contemporary teachers and having reflected on the topic thus observing the human being and the actual world. In the first chapter the desire was examined in Natoli’s philosophical prospective, who identifies it as an object which has to be examined to develop a nature, and the prospective of Monticelli, who sees it as a necessary incentive to reach the real kingdom, or rather those experiences which help us to feel absorbed in the mystery of life and able to enjoy it. Whereas instead Contini is the one who shows us the desire in an eminent pedagogical key, identifying it with a feeling which allows the educationalists to question themselves upon the sense and the way of being educators in relation with their students. A feeling which brings us to query upon the idea of educating, upon the sensations it rouses and upon the traces this path leaves or would like to leave. Writing is what takes care of this traces and, according to a deep analysis on what the writing act conducted by Demetrio concerns, it chases the desire by stimulating and nourishing it. In the second chapter we will present the on-site research done with the aim of exploring this subject and rendering explicit the phenomenological frame we refer to, enhanced by the overview of Dallari and Iori (who underlines the affective key); an epistemological frame woven with the one which refers to the clinic training proposed by Massa, in particular for what concerns some of the methodological cues examined by the author and the textual reading of the data. The third chapter, besides eliciting the training-research methodology, is aimed at narrating the thematic cores related to the desire, identified after the path at Grande Casa. They are the link between desire and identity, desire and integration, desire and vulnerability, desire and body, desire and project. Together with Contini and Iori, who allowed me to investigate the themes from a pedagogical point of view, I examined the approaches derived from the four psychologies of Hillman, Phillips, Benasayag and Recalcati: besides their originality and confident of their different origins, these four tendencies, read with pedagogical lenses, found in this path a territory of contamination and partially of contiguity. The fourth chapter illustrates the second part of the research, totally included in the narrative paradigma of the self-training highlighted by Demetrio and it analyzes the process through which from participants’ interviews we arrived at creating and writing fables for them, reflecting on the educative potentialities of a metaphorical language appropriate for the narration of the desire. The fifth chapter contains fables written after some interviews made to the research participants: they are four teachers’ portraits who, thanks to a common object, narrate how the desire entered their professions and how it influenced them. The sixth and final chapter demonstrates the potential of telling someone’s history to the institution as a fable, turning in particular to what Cavarero says concerning a self-identification through the narration of someone else. The methodology used in this research path firstly allowed the operators and secondly the institution to see themselves from another point of view, recognizing some of the inner parts and surprising for some others maybe non-specifically recognizable and voiceless but perceived. Then, inside this research, appears as an author and as a mentor Mariangela Gualteri, a poetess from Cesena whose talent is seeing the real and being able to express it. At the beginning the idea was to have her point of view regarding some of the questions or considerations that would have come out during the research. After having contacted her to expose her my projects, she offered me to answer by email to the questions the research was asking. In reality there was no need of this passage. Every time I had something to ask her I firstly referred to her poems and these were immediately answering like no emails would ever done. Everything was already there. In this way it happened to me to meet her personally several times during my research, but even in those occasions my desire, my questions, my thirst of knowledge and feeling were fulfilled by those clear words, sweat and cruel, that were completing the space of her reading. Nothing else was needed. Her poems, included in the pages I named “poetic notebooks”, represent, in this research, a trace to confide in, to allow the mind and the heart to make sudden jumps in the kingdom of desire: something a prose text will not allow to do.
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8

MUSI, ELISABETTA. "Dire il mondo Abitare pedagogicamente le parole." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/315632.

Full text
Abstract:
La parola rivela il nostro rapporto con l’esistenza, dice di derive e smarrimenti o al contrario di posture esistenziali salde e consapevoli. Mancare di parole con cui dire di sé, della propria relazione col mondo, è mancare di presa sul reale. Chi si dedica ai compiti educativi e di cura dovrebbe farlo ponendo anzitutto attenzione alle parole con cui il soggetto rappresenta se stesso e il rapporto con la realtà che lo circonda. Ma cosa fa sì che una parola possa dirsi educativa? La pedagogia di orientamento fenomenologico-esistenziale costituisce  l’orizzonte ermeneutico di riferimento da cui ha preso le mosse la ricerca, che ha inteso verificare la fondatezza dei suoi presupposti teorici analizzando l’utilizzo della parola in tre contesti dichiaratamente o implicitamente educativi: i servizi educativi per l’infanzia, il carcere, l’ospedale. La ricerca esplorativa è iniziata con la realizzazione di alcuni focus group che hanno coinvolto: - un gruppo di educatrici di nido e docenti della scuola dell’infanzia, - le conduttrici e i conduttori di laboratori di narrazione e di scrittura autobiografica in carcere, - un gruppo di medici e operatrici sanitarie. Questi confronti hanno fornito indicazioni utili per la costruzione di tre tipologie di questionari che sono stati poi inviati agli stessi operatori e a loro colleghi. Dall’elaborazione delle risposte, sono emersi stimoli di pensiero e indicazioni operative per la costruzione di una teoria critica in grado di definire condizioni e caratteristiche affinché la parola possa dirsi efficacemente educativa.
The word reveals our relationship with existence, it speaks of drifts and bewilderments or, on the contrary, of firm and conscious existential postures. Lacking words with which to talk about oneself, about one's relationship with the world, is to lack a grip on reality. Whoever dedicates himself to the tasks of education and care should do so by first of all paying attention to the words with which the subject represents himself and his relationship with the reality that surrounds him. But what makes a word educational? Phenomenological-existential pedagogy constitutes the hermeneutic horizon of reference from which the research began. It aimed to verify the validity of its theoretical assumptions by analysing the use of words in three declared or implicitly educational contexts: educational services for children, prisons and hospitals. The exploratory research began with the realisation of some focus groups that involved - a group of nursery educators and preschool teachers, - a group of nursery school teachers and nursery school teachers, the leaders of storytelling and autobiographical writing workshops in prison, - a group of doctors and health workers. These comparisons provided useful indications for the construction of three types of questionnaires which were then sent to the same operators and their colleagues. From the elaboration of the answers, thought stimuli and operational indications emerged for the construction of a critical theory capable of defining conditions and characteristics so that the word can be effectively educational.
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TECCO, GIOVANNI. "Abitare la città pubblica. Housing e nuove sostenibilità." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2012. http://hdl.handle.net/11566/242011.

Full text
Abstract:
Una crisi (dal graco κρίσις, scelta) è un cambiamento traumatico o stressante per un indivi-duo, oppure una situazione sociale instabile e pericolosa. Che cos’è in crisi nel vivere odier-no? Direi quasi tutto: il nostro ambiente, il nostro lavoro, il nostro credo, le nostre famiglie, il nostro socializzare, il nostro linguaggio e il nostro abitare. E l’abitare a tutto è legato e certamente molto di quel tutto condiziona. Ecco l’abitare una crisi è la sfida che si è posto il presente lavoro. La crisi della città diffusa, una città auto referenziata, senza centro, auto-costruita per differenze ed in maniera frammentata. E in questa città in crisi qual è la casa che oggi aspiriamo ad abitare? Qual è il senso che la residenza pubblica può avere ancora all’interno della città esistente? E’ possibile utilizzare la residenza pubblica per innescare meccanismi di rigenerazione e riqualificazione urbana? La ricerca si prefigge l’obiettivo di individuare nel progetto della casa pubblica, uno dei possibili campi di sperimentazione ar-chitettonica, urbanistica e paesaggistica, per rispondere alle istanze sociali, individuali e alle emergenze di carattere ambientale del nostro tempo. L’attività di ricerca si è sviluppata se-condo tre differenti livelli di approfondimento. Un primo livello si è occupato di individua-re le matrici teoriche che hanno accompagnato la lunga vicenda storica del social housing. Il secondo livello si è occupato di analizzare le dinamiche tra domanda e offerta di social housing in Europa. Il terzo livello della ricerca presenta delle esperienze progettuali concre-te, compiute negli ultimi tre anni circa all’interno del Dipartimento di Architettura, Costru-zioni e Strutture, della Facoltà di Ingegneria dell’ Università Politecnica delle Marche. Viene presentato un lavoro concluso alla fine del 2011 basato su uno studio condotto insieme al Comune di Civitanova Marche. Costruito un quadro normativo di riferimento, in una se-conda fase del lavoro, sono stati elaborati i piani attuativi di alcune aree di Edilizia Resi-denziale Pubblica (ERP) del comune di Civitanova Marche. Infine, nell’ambito delle attività di tutorato all’interno dell’Università di Ancona, sono state presentate alcune delle tesi di laurea che hanno discusso il tema della residenza nella costruzione della città.
A crisis (from greek κρίσις, choice) is a stressful or traumatic change for an individual or an unstable and dangerous social situation. What of the today living is in crisis? I would say almost everything: our environment, our work, our belief, our families, our socialization, our language and our living way. And the living is tied to everything, and certainly affects much of that all. So living in a crisis is the challenge that has arisen the present work. The crisis of urban sprawl, a city self referenced, without a center, and self-built in a piecemeal way. And in this city in crisis, what is the house that now we aspire to live? What is the sen-se that the social housing may still have within the existing city? Is it possible to use the public housing to trigger mechanisms of regeneration and urban renewal? The research aims to identify the social housing’s project as one of the possible fields of architectural, urban and landscape planning experimentation, to respond to social, individual and envi-ronmental emergencies of our time. The research was developed according to three diffe-rent levels of detail. The first level has been involved in identifying the theoretical matrices that have long accompanied the historical events of social housing. The second level is em-ployed to analyze the dynamics between demand and supply of social housing in Europe. The third level of research presents specific project experiences, carried out in the last three years within the Department of Architecture, Buildings and Structures, Faculty of Enginee-ring of the 'University of the Marche. Here is presented a work completed at the end of 2011 based on a study conducted together with the Municipality of Civitanova Marche. Built a framework of reference, in a second phase of work, implementation plans of some areas of public housing (ERP) of the town of Civitanova Marche, were drawn up. Finally, as part of a tutor activity at the University of Ancona, were presented some of the thesis, which discussed the issue of residence in the construction of the city.
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Poggiali, Gabriele, and Mirko Silenzi. "Varanasi la nuova Suraj Kund : abitare il luogo sacro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1788/.

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Abstract:
L’area oggetto dell’ipotesi progettuale è la Suraj Kund, Cisterna del Sole, sita nella città di Varanasi, nello stato dell’Uttar Pradesh, India. E’ proprio per via delle innumerevoli differenze che ci sono tra l’Occidente e l’India, siano esse culturali, religiose, storiche e conseguentemente architettoniche, che chiunque visiti questo particolare Stato del mondo, viene sopraffatto dalla sua incredibile complessità culturale. “Punto di incontro ed origine dei più diversi popoli e delle più diverse culture, l’India si riallaccia a tradizioni millenarie. L’India riesce ad accogliere gli influssi stranieri esercitati nel tempo trasfigurandoli, senza tuttavia intaccare la propria identità culturale. L’India seduce il visitatore occidentale per la coesistenza di diversi popoli, lingue e religioni.” [8] Dall’analisi del sito sono stati individuate una serie di problematiche e criticità la cui risoluzione,conseguentemente allo studio delle architetture d’acqua indiane e dagli elementi caratteristici dell’architettura di Varanasi, sarà punto di partenza in fase progettuale. Insieme al ripristino funzionale dell'area saranno progettati un ostello per l’accoglienza dei pellegrini, una scuola d’artigianato e due blocchi abitativi di differente tipologia.
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Simone, Andrea. "Abitare il rio bogota. Modelli insediativi per la megalopoli." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6151/.

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Abstract:
Il progetto di tesi si sviluppa a partire dalla proposta di espansione lineare della città di Bogotá, lungo un asse infrastrutturale che attraversa diversi comuni vicini alla città. Il tema principale del lavoro di tesi è relativo al confronto con uno dei limiti principali di questa espansione: il Rio Bogotà. L'obiettivo è quello di risolvere a livello urbano il rapporto di tale elemento naturale con l'edificato, in particolare il grande edificio pubblico e le abitazioni. Questo sarà reso possibile attraverso lo studio di valide soluzioni strutturali che tengano conto dei problemi derivanti da una zona fortemente sismica e soggetta ad inondazioni.
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SARDENA, ANDREA. "Abitare fuori casa. Per una prossemica dello spazio pubblico." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/11578/278186.

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CATINELLA, STEFANIA. "Abitare i quartieri sostenibili : scelta di un luogo significante." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/11578/278280.

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MIOTTO, LUCA. "Abitare la fine. La questione dell'Ultimo uomo nell'opera di Nietzsche." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2023. https://hdl.handle.net/11567/1105265.

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Abstract:
Despite the wide resonance known throughout the twentieth-century philosophical scene, Nietzsche's figure of the Last Man (der letzte Mensch) has received only a little attention within critical literature. This work aims to cover this gap by providing both a philological and theoretical account of what Mazzino Montinari called 'the greatest objection to the Overman'. Since this character made its only appearance in Thus Spoke Zarathustra, the first part of the dissertation deals with the hermeneutical problem we need to take into consideration when focusing on such a hybrid literary work, in between poetry and philosophy. After having shown how the form of the text itself turns into content, shaping all of its symbolic figures, the investigation moves on to a more thematical approach. Through the figure of the Last Man and its constitutive relation with the Overman, it becomes possible to see that Nietzsche's ethical thought is built on a system of asymmetrical oppositions. In the last years of his conscious life, he explained the core of this view with the idea of the 'pathos of distance', namely the feeling of power arising from the awareness of being different. Finally, in the last chapter, I focus on the reason why Nietzsche chose to counterbalance the Über-mensch with the letzter Mensch and not with the Unter-mensch, therefore hinting at its temporal dimension with a sense of definitiveness.
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Mercorelli, Sophia, Veronica Maffi, and Vittoria Gagliardini. "Abitare il limite. Progetto di riqualificazione urbana nell'area Walkeshwar a Mumbai." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
L’area del Walkeshwar di Mumbai presenta una serie di punti critici che negli ultimi anni stanno affliggendo anche altre aree della megalopoli: l’emergenza abitativa e l’assenza di spazi pubblici e servizi di base. I continui flussi migratori hanno plasmato l’area del waterfront in un conglomerato informale che non dialoga con il tessuto circostante e che nasconde in sé una serie di relazioni sociali di altissimo grado: da queste analisi è emersa la volontà di fornire un modello abitativo che preservasse e implementasse il rapporto uomo-uomo e rispettasse gli standard abitativi imposti dalla legge. Si è proposta dunque una soluzione alternativa allo sfruttamento selvaggio del terreno che favorisce un’edilizia High Density - Low Rise con matrici che trovano la loro giustificazione nel Genius loci dell’area: si identificano delle piastre residenziali che riconfigurano il nuovo waterfront, collegate da un sistema viario che connette il progetto al tessuto esistente. L’intervento non si conclude con la sola proposta di un modello abitativo ma si concentra e cerca di risolvere la totale assenza di spazi di aggregazione e aree verdi: riproponendo il primitivo ambiente autoctono della penisola, si è costruita una fascia verde di mangrovie che da un lato servisse all’accumulo di terreno per la realizzazione delle piastre residenziali e dall’altro fornisse una protezione naturale contro le mareggiate che affliggono la costa
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ROSCIANI, MARCO. "Ri-abitare le scuole. Strategie per una trasformazione resiliente dell’architettura scolastica." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/274630.

Full text
Abstract:
La ricerca affronta il tema dell’architettura della scuola, tema che nel nostro paese rappresenta ormai un’emergenza. Dai dati istituzionali emerge che gran parte del vasto patrimonio edilizio scolastico versa in uno stato di obsolescenza in cui spesso non è garantita la sicurezza strutturale e la sostenibilità energetica. Non secondarie, poi, le problematiche legate alla qualità spaziale di questi edifici e la loro scarsa idoneità, da un punto di vista funzionale, alla dinamicità della didattica contemporanea. Un’ampia riflessione investe la questione demolizione – trasformazione, con necessarie considerazioni in termini di impatto sugli equilibri ambientali nel lungo periodo; una consapevolezza che deve spingere ricercatori, progettisti ed amministratori, ad affrontare la sfida della rigenerazione del patrimonio architettonico, ponendosi come obiettivo l’innesco di pratiche virtuose, lavorando con il riuso di spazi e manufatti capaci di testimoniare contemporaneamente memoria ed innovazione. Il principale obiettivo della tesi è l’individuazione di strategie resilienti per il recupero integrato degli edifici scolastici. La ricerca indaga sia sui temi di carattere qualitativo – in particolare sugli spazi innovativi per l’apprendimento, il rapporto tra pedagogia e architettura – che quelli quantitativi, con considerazioni in termini di prestazioni strutturali ed energetiche, sperimentando le potenzialità architettoniche offerte dall’applicazione di strumenti di retrofit, come il sistema esoscheletro, per un recupero integrato. La ricerca propone un’ipotesi di profondo rinnovamento, e non solo di attualizzazione, degli ambienti di apprendimento delle scuole esistenti, mirando al concetto di ambiente di apprendimento adattivo. Attraverso la metodologia research by design, sono state condotte esperienze progettuali per la validazione delle innovazioni spaziali, lavorando su casi concreti. I risultati prodotti mostrano dei possibili inneschi di dispositivi architettonici, all’interno di scuole esistenti, in grado di scardinare il rigido schema aula-corridoio. Altre applicazioni sono state sviluppate per le tematiche riguardanti gli spazi pubblici, “sfruttando” il rinnovamento dell’edificio scolastico come strumento per riqualificare e rivitalizzare lo spazio urbano, con l’inserimento di nuovi spazi per la comunità. Un risultato della ricerca è la proposta di un approccio multi-disciplinare per affrontare un processo progettuale di trasformazione di un edificio scolastico, considerabile come un possibile strumento operativo per facilitare sia progettisti che amministrazioni, favorendo un processo di riqualificazione resiliente diffusa.
Research deals with the theme of the school’s architecture, which in our country is now an emergency. Institutional data show that much of the vast educational heritage is in a state of obsolescence in which structural security and energy sustainability are often not guaranteed. Not secondary, then, the problems related to the spatial quality of these buildings and their poor suitability, from a functional point of view, to the dynamism of contemporary teaching. The question of demolition vs. transformation, with necessary considerations in terms of impact on environmental balances in the long term, an awareness that must drive researchers, designers and administrators, to face the challenge of the regeneration of the architectural heritage, setting itself as a goal the initiation of virtuous practices, working with the reuse of spaces and buildings capable of witnessing both memory and innovation. The main objective of the thesis is the identification of resilient strategies for the integrated rehabilitation of school buildings. The research investigates both qualitative issues – in particular innovative learning spaces, the relationship between education and architecture – and quantitative issues, with considerations in terms of structural and energy performance, experimenting the architectural potential offered by the application of retrofit tools, such as the exoskeleton system, for an integrated recovery. The research proposes a hypothesis of profound renewal, and not only of actualization, of the learning environments of the existing schools, aiming at the concept of adaptive learning environment. Through the research by design methodology, design experiences were conducted for the validation of space innovations, working on concrete cases. The results produced show possible triggers of architectural devices, within existing schools, able to unhinge the rigid classroom-corridor scheme. Other applications have been developed for public space issues, exploiting the renovation of the school building as a tool to redevelop and revitalize urban space, with the insertion of new spaces for the community. A result of the research is the proposal of a multi-disciplinary approach to address a design process of transformation of a school building, considerable as a possible operational tool to facilitate both designers and administrations, facilitating a process of resilient regeneration widespread.
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Cavalletto, Giulia <1986&gt. "Abitare la soglia. Un case study sul non negozio di Preganziol." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5906.

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Abstract:
A partire da una cornice teorica che prende spunto da alcune sperimentazioni avviate in Italia e dalle riflessioni di diversi ricercatori, la tesi si propone di riflettere sul lavoro sociale mettendone in discussione alcune prassi e allo stesso tempo proponendo delle micro strategie. Attraverso lo studio di un caso specifico, l’esperienza iniziata a Preganziol (TV) del “non negozio” co-progettato e realizzato da un gruppo di cittadini all’interno di un progetto comunale gestito da una cooperativa sociale, vengono analizzate alcune proposte innovative facendo emergere i nodi e le sollecitazioni che tale processo porta con sé. Lo studio di caso, raccontato da scorci di diario, foto e aneddoti traccia la storia del processo di comunità avviato, evidenziando le trasformazioni avvenute durante il percorso, le dinamiche esistenti tra i cittadini diventati veri protagonisti delle azioni e gradualmente più autonomi nel gestire i rapporti di gruppo e nel prendere decisioni collettive. Creare altri luoghi per il lavoro sociale sembra possibile: l’interazione tra i diversi attori della comunità locale permette di dar vita a progetti capaci di agganciare i nuovi vulnerabili con proposte rispondenti alle aspettative e ai bisogni delle persone. Le sollecitazioni che l’allestimento dello spazio -non negozio- ha provocato rispetto alla riflessione sul lavoro sociale sono molteplici, come ad esempio la necessità per gli operatori di sconfinare da cornici emotive e organizzative che oggi risultano troppo strette e l’urgenza di ripensare i servizi a partire dalla visione del welfare community che considera la comunità soggetto del cambiamento.
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MENGHI, MARTA. "Containers off the track, abitare la mobilità tra logistica ed emergenza." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009920.

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Abstract:
After going through the milestones that have marked the logistical transformation and the rise of containerisation, the thesis focuses on two different but assimilable emergency contexts for the use of the same matrix and rationality of government. The Roja Camp of Ventimiglia on the Italian-French border, an area dedicated to the containment of transit and asylum seekers managed since 2016 by the Italian Red Cross and the container village of Tolentino in Marche region, strongly affected by the earthquake of 2016/2017, responsible for the reception of displaced persons. The attention is devoted to the dimension of living and the administrative management practices, tracing the violence hidden in a circulatory government that extracts value from mobility of subjects. Two spaces "not completely opened" and "not completely enclosed", expression of a governmentality that exploits the absence of a specific normative provision. Two places where the container becomes the setting of a process of othering, in the time of the emergency.
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Benazzi, Alessandro, and Francesco Mariani. ""Abitare le cure" - riqualificazione del complesso ospedaliero di Castel San Pietro Terme." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6883/.

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Abstract:
Questa tesi propone un progetto di riqualificazione funzionale ed energetica del Polo ospedaliero civile di Castel San Pietro Terme, un complesso di edilizia sanitaria attivo dal 1870, che la AUSL proprietaria ha ora programmato di riqualificare. Il complesso, costituito da diversi edifici realizzati in epoche successive con un volume lordo riscaldato di 41670 m3, occupa un’area di 18415 m2. Sottoposto nel corso del tempo a ripetute modifiche e ampliamenti,oggi si presenta come un insieme eterogeneo di volumi, disorganici nell’aspetto ed interessati da importanti criticità: • prestazioni energetiche largamente inadeguate; • insufficiente resistenza alle azioni sismiche; • inefficiente distribuzione interna degli ambienti e delle funzioni. Partendo da un’analisi che dal complesso ospedaliero si estende sull’intera area di Castel San Pietro Terme, è stato definito un progetto che tiene conto delle peculiarità e delle criticità del luogo. Il progetto propone la riqualificazione dell’area antistante l’ingresso storico dell’ospedale tramite il collegamento diretto al parco fluviale, oggi interrotto da viale Oriani e da un parcheggio. Sul complesso edificato viene invece progettato un insieme di interventi differenziati, che rispondono all’obiettivo primario di adattare il polo ospedaliero a nuove funzioni sanitarie. La riorganizzazione prevede: • L’eliminazione del reparto di chirurgia; • L’adeguamento delle degenze a funzioni di hospice e lungodegenza per malati terminali; • L’ampliamento del progetto Casa della Salute che prevede locali ambulatoriali. Il progetto ha assunto questo programma funzionale,puntando a mantenere e riqualificare quanto più possibile l’esistente. E’ stato quindi previsto di: • Demolire il corpo del blocco operatorio. • Ridefinire volumetricamente il corpo delle degenze • Prevedere la costruzione di nuovi volumi per ospitare i poliambulatori. Per assicurare un adeguato livello di prestazioni,l’intervento ha puntato a far conseguire all’intero complesso la classe energetica A e ad adeguare la capacità di risposta al sisma, in particolare del corpo delle degenze, che presenta le condizioni più critiche. Le simulazioni eseguite con il software Termolog Epix3 attestano un valore di fabbisogno energetico finale pari a 5,10 kWh/m3 anno, con una riduzione del 92,7% rispetto ai livelli di consumo attuali. E' stata posta particolare attenzione anche al comfortdegli ambienti di degenza, verificato tramite l’utilizzo del software di simulazione energetica in regime dinamico IESVE che ha permesso di monitorare gli effetti ottenuti in relazione ad ogni scelta progettuale. I nuovi padiglioni sono stati progettati per integrare in modo funzionale i locali ambulatoriali ed alcuni ambienti dedicati alle terapie complementari per i lungodegenti. La tecnologia a setti portanti Xlam è stata preferita per la velocità di realizzazione. La sovrastante copertura costituita da una membrana di ETFE sostenuta da travi curve in legno lamellare, oltre ad assicurare il comfort ambientale tramite lo sfruttamento di sistemi passivi, permette di limitare i requisiti dell’involucro dei volumi sottostanti.
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Zago, Marta <1994&gt. "Abitare i servizi. Co-housing proposta per un'innovazione sociale del welfare locale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16041.

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Abstract:
Il social housing è stato abbondantemente studiato come un'importante novità e innovazione all’interno delle politiche urbane e abitative, particolarmente promossa in Europa, che registrando anche in Italia un crescente interesse rispetto alle nuove forme dell’abitare condiviso. Spesso di identifica il social housing come strumento capace di interagire con le trasformazioni della società caratterizzata da difficili e discontinue carriere lavorative, l’intensificarsi e il consolidarsi dei fenomeni migratori, l’invecchiamento della popolazione, in particolare in Italia, a causa di questi fattori si registra con nuova prepotenza una questione importante d’emergenza abitativa, che nel ventaglio delle sue manifestazioni, tocca una sempre più ampia parte di popolazione. Da queste premesse, l’elaborato si interroga sulle possibilità del co-housing un nuovo asset strategico di intervento per le politiche sociali nelle piccole comunità: Può esso diventare uno strumento di policy trasversale capace di intercettare diversi bisogni sociali? Un mezzo per ricostruire e rigenerare la struttura della collettività, riportando al centro del welfare il benessere dei legami di vicinato? La particolarità è l’attenzione rivolta allo scenario europeo in particolare ai vari esempi d’uso del co-housing adoperato in altre società, esplorando comparativamente alcune buone prassi. Partendo da un approccio teorico tratto dalle esperienze europee si giunge ad analizzare il territorio italiano ponendo al centro l’opinione degli Assistenti Sociali, i primi ad intercettare i bisogni, Cercando di progettare un’azione innovativa di investimento sociale.
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RADI, Valentina. "ARCHITETTURA, INVOLUCRO ed ENERGIA: abitare ad alta efficienza energetica nelle regioni Mediterranee." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389311.

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Abstract:
Goals: The research goal is to investigate, by the further definition of existent theories and their numerical control, when a set of project and technological factors can really have an influence on energy performances in buildings of central Italy (Mediterranean regions) considering, as experimental site, the region of Marche. Regardless of plant design, this research want to set the importance of "variable" project factors, in dynamic energy simulations, referring to passive buildings project. The research goals are: - definition of users' comfort conditions, referring to thermo-hygrometric conditions and psycho-physical factors connected to living spaces and climatic features of the regions object of study; - definition of the morphological and technological project's importance, in determining energy features and psycho-physical comfort conditions, in Mediterranean climate; - numeric and scientific check of variable project factors. Method: from the analysis and study of ancient and modern architecture's components in Mediterranean climate, it has been defined and classified ten reference project factors, checking their impact on energy components and comfort conditions in winter and summer conditions. These factors can be so defined: 1 Orientation, 2 Surface area to volume ratio, 3 Thermal inertia, 4 Thermal transmittance 5 Sunscreens use, 6 Natural ventilation, 7 Different temperature areas, 8 Passive strategies for the envelope 9 Air impermeability 10 Colour Through accurate and repeated energy evaluations performed in dynamic energy simulations (using Design Builder and Ecotect softwares) considering three different typological models and various techological arrangements for the envelope, it has been calculated the real effective incidences related to thermal requirements in winter and summer conditions. The requirements are determined as they occur, depending on building components' changes in each model, coming to quantify in percentage how much each factor above mentioned, weight upon the project and construction of Mediterranean climate buildings. Results: The analysis of the archieved results, in numerical terms, shows more or less marked confirmations about the importance (in terms of comfort and energy requirement de-escalation) of factors as inertia, phase displacement, thermal damping and orientation of the structures. It shows moreover some surprises about the actual incidence of some factors, until now not fully considered by the existent reference literature, as colour, natural ventilation and sunscreens use. It shows instead the very low incidence on global energy behaviors of primary importance factors in cool climate, as air impermeability, surface area to volume ratio and partly the external envelope's high performances (with low thermal transmittance). It can be said then that a building well insulated and with a good thermal inertia, conceived for winter conditions in a cool climate, should be conveniently revised and corrected, considering with more attention another series of project and technological factors, with reference to Mediterranean climate areas. Specificity: the research's results can represent an important progress for new research projects, in university field and European and non-European cooperation programs. Beneficiaries of these achieved results are: - the university, because the produced instrument sets itself as starting point for the following research improvements, in Mediterranean regions, to scientifically setting guidelines and reference instructions for the project of high energy efficiency buildings in Mediterranean climate. - public administration. The results, can become instruments for regional instructions and local codes for the energy control in buildings, setting project strategies suitable for the local building production. - professional technicians: architects, civil and constructions engineers. The research is aimed at technical operators in the field, because can provide practical instruments for the high energy efficiency buildings project, through the ten referential factors management.
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Giordano, Carla. "Abitare la sanità: la riqualificazione dell'edilizia ospedaliera mediante il Building information modeling." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2607.

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Bondi, David, and Giulia Prati. "Ri(abitare). Riqualificazione di un intervento di edilizia sociale a bologna, quartiere bolognina." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9982/.

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Abstract:
L’oggetto di questa tesi è un intervento di rigenerazione, riqualificazione ed efficientamento energetico di un edificio residenziale di 40 alloggi a Bologna, zona Bolognina. Quest’ultimo, vittima dei bombardamenti della seconda Guerra Mondiale fu ricostruito nel 1952 mantenendo le caratteristiche di quello precedente. Come in molti edifici analoghi per epoca di costruzione e aratteristiche, anche in questo caso si manifestano alcune criticità ricorrenti, in particolare: - Scarsa efficienza energetica; - Inadeguatezza sismica; - Comfort abitativo insoddisfacente; - Taglio degli alloggi pensato per nuclei famigliari diversi da quelli attuali; - Spazi pubblici, dotazioni e arredi urbani carenti. L'obiettivo che si pone la tesi è quello di migliorare la vivibilità dell'edificio e dell'area in cui si colloca, adattandolo alle esigenze di oggi e di domani. Il progetto propone un insieme di interventi coordinati, definiti con attenzione per la loro fattibilità tecnica e tenendo conto del fatto che si tratta di un complesso di edilizia residenziale pubblica del patrimonio ACER Bologna. In termini pratici, il progetto interviene sia sugli spazi circostanti l'edificio, sia sul manufatto architettonico. A scala micro-urbana è stata prevista la riorganizzazione e il riordino delle aree scoperte di pertinenza, ridefinendo la viabilità dotandole di elementi di arredo che ne consentano la fruizione. A scala edilizia è stato progettato un efficientamento energetico che portasse l'edificio in classe A dalla attuale classe energetica F. Ciò ha richiesto di ridefinire le stratigrafie delle chiusure verticali ed orizzontali in coerenza con gli aspetti di composizione delle facciate. Piccole riconfigurazioni interne hanno poi portato ad un riassetto del taglio degli alloggi per disporre in maggior numero di unità di piccole dimensioni, adatte alla domanda oggi prevalente.
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Botteon, Silvia Maria <1986&gt. "Il design democratico di Ikea in Italia, tra tradizione nordica e abitare contemporaneo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1670.

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Abstract:
La ricerca analizza il fenomeno Ikea nell’ottica della storia del design,percorre l’evoluzione dei prodotti, le influenze della tradizione scandinava e l’inserimento nel contesto dell’arredamento italiano. È esaminato poi il concetto di design democratico e della mission Ikea, spina dorsale della filosofia aziendale trattata anche sotto il punto di vista sociologico ed economico, nello specifico strategie di marketing e merchandising.
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Mariani, Enrico. "Abitare sospeso. Un'etnografia nel cratere dell'Italia centrale colpito dai terremoti del 2016-2017." Doctoral thesis, Urbino, 2022. http://hdl.handle.net/11576/2700930.

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TEANI, PAOLO. "Abitare nella crisi. Movimenti per il diritto alla città a Milano e Barcellona." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199175.

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Abstract:
Il ri-emergere, negli ultimi anni, di numerose pratiche urbane che, attraverso la rivendicazione del diritto alla città, costruiscono esperienze conflittuali con l’obiettivo di ridefinirne le politiche urbane e il modello di abitare, mostrano lo scontro tra un modello di gestione della città rispondente a logiche neoliberali, percepito sempre più distante dai bisogni degli abitanti, e uno schema che, rimescolando gli elementi, pone al centro la volontà dei cittadini, valorizzandone il protagonismo, non solo in termini di richieste, ma anche di attivismo. I movimenti qui studiati sono quindi particolarmente interessanti per comprendere come, in un momento storico in cui la partecipazione alla politica istituzionale è a minimi storici, avvenga la costruzione di spazi di interazione tra individui che ricordano la sfera pubblica di habermasiana memoria e permettano di ridisegnare un modo nuovo di fare politica e di essere cittadini. La nuova fase di urbanizzazione, inoltre, sta producendo straordinarie trasformazioni negli stili di vita. La qualità della vita urbana, e la città stessa, sono diventate una merce riservata a coloro che hanno i soldi, in un mondo in cui il consumismo, il turismo, l’industria della cultura e della conoscenza, nonché il continuo ricorso all’economia dello spettacolo, sono diventati i principali aspetti dell’economia politica urbana e la crescente polarizzazione nella distribuzione della ricchezza e del potere sono indelebilmente impressi nelle forme spaziali delle città, costruite sempre più da luoghi fortificati, da comunità chiuse e da spazi pubblici privatizzati tenuti sotto continua sorveglianza. Il diritto alla città, ribadito dai movimenti qui studiati, è dunque molto più che un diritto di accesso, individuale o di gruppo, alle risorse che la città incarna: è il diritto di cambiare e reinventare la città in modo più conforme alle esigenze dei cittadini. Indagare questi movimenti, cercando di coglierne i caratteri principali, le modalità di azione e gli obiettivi è quindi particolarmente importante proprio per il ruolo che questi giocano all’interno dell’arena politica in cui si definisce la città. Partendo da queste riflessioni, in questo lavoro si analizzano due esperienze, il Comitato Abitanti di San Siro a Milano e Can Batlló a Barcellona, che attraverso le loro pratiche rivendicano proprio il diritto alla città. La domanda che ci siamo posti è se questi abbiano operato un cambiamento di prospettiva e si siano trasformati da re-attivi, cioè nati come risposta a singoli eventi di cambiamento e in opposizione ad alcune politiche, a pro-attivi, cioè capaci di proporre modalità differenti di abitare e governare la città: siamo convinti, infatti, che solo attraverso questo passaggio un movimento sociale possa incarnare il ruolo di agente di storicità e operare una ricomposizione di classe, intesa alla Touraine, in cui l’individuo, pur mantenendo la propria identità, si riconosca in un’identità collettiva più ampia e capace di incidere sui modelli culturali dominanti.
The recent emergence of many urban practices that, by claiming the right to the city, build conflictual experiences with the aim of redefining urban policies and the pattern of living, show the clash between a management model of a city that responds to neoliberal logic, perceived increasingly distant from the needs of the inhabitants, and a scheme that, by scrambling elements, places the will of the people at the center, enhancing its protagonism not only in terms of demands but also activism. The movements studied here are therefore particularly interesting to understand how, at a historical moment in which participation in institutional politics is at the lowest of historical times, there is the construction of spaces of interaction between individuals who remember the public sphere of Habermasian memory and allow to redesign a a new way of doing politics and being a citizen. The new urbanization phase is also producing extraordinary transformations in lifestyles. The quality of urban life, and the city itself, have become a commodity reserved to those who have the money in a world where consumerism, tourism, the culture and knowledge industry and the continued use of the economy of the show have become the main aspects of the urban political economy and the growing polarization in the distribution of wealth and power are indelibly impressed in the spatial forms of cities, increasingly built by fortified sites, closed communities and privatized public spaces held under continuous surveillance. The right to the city, reaffirmed by the movements here studied, is therefore much more than a right of access, individual or group, to the resources that the city incarnates: it is the right to change and reinvent the city more in accordance with the needs of citizens . Investigating these movements, trying to capture the main characters, modes of action and goals is therefore particularly important for the role they play within the political arena in which the city is defined. Starting from these reflections, this work analyzes two experiences, the Housing Committee of San Siro in Milan and Can Batlló in Barcelona, who through their practices claim the right to the city. The question we have is whether they have changed perspective and have turned from re-active, that is, they are born as a response to individual change events and in opposition to some proactive policies, that is, able to propose modality In fact, we are convinced that only through this passage a social movement can embody the role of an agent of historicity and operate a class re-composition, understood by Touraine, in which the individual, while maintaining his own identity, is recognized in a wider collective identity and capable of affecting dominant cultural models.
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Ramosaj, Grese, and Nunzio Antonello Di. "Outdoor e indoor: Abitare il comfort. Strategie di riqualificazione del quartiere Pilastro a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8693/.

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Abstract:
Il caso studio affrontato nella tesi è il complesso residenziale Pilastro, costruito tra gli anni 1962 e 1985 a Bologna. Collocato nella parte nord-est della città, all’interno del quartiere San Donato, il quartiere si presenta come una delle periferie più adatte ad ospitare i nuovi progetti di sviluppo urbano, in virtù della sua posizione strategica rispetto ai diversi poli e alla rete infrastrutturale principale. Questo studio consiste in una serie di analisi, effettuate al fine di giungere a trattare gli aspetti progettuali, che rispondono a una serie di problematiche riscontrate nella parte conosciuta come “Primo Impianto”. Le criticità affrontate sono: - Fenomeno di Canyon Urbano dovuto al rapporto tra la morfologia urbana e il microclima; - Limiti nella fruibilità degli spazi esterni (outdoor), a causa della presenza di spazi non caratterizzati, dotati di uno scarso livello di comfort termico durante il periodo estivo; - Problemi riguardo l’aspetto viabilistico e le sezioni stradali; - Bassa prestazione energetica correlata alla vetustà degli edifici; - Basso livello di comfort interno (indoor) degli edifici. La Tesi ha come obiettivo la definizione di diverse strategie progettuali che tengano conto delle condizioni climatiche relative al benessere termico come criterio per la riqualificazione degli spazi esterni e degli edifici esistenti. Quest’ultima terrà altresì conto della prestazione energetica dei fabbricati. Un aspetto complementare è quello del ragionamento sull’incidenza della progettazione degli spazi esterni (outdoor) sugli aspetti relativi al benessere negli spazi interni (indoor). Metodo L’approccio seguito nel trattare le problematiche ha come punto di partenza lo studio degli spazi esterni, che continua anche al livello del costruito. Attraverso diverse analisi a livello urbanistico, sono stati indagati una serie di aspetti come la morfologia urbana, i servizi, gli spazi aperti, la popolazione e la mobilità, etc. Il comparto studio, collocato nella parte nord-est del Primo Impianto in Via Lodovico Frati, è composto da edifici residenziali in linea e lo spazio “in between” che si affaccia alla strada. Al fine di considerare le condizioni climatiche e la loro incidenza nel comfort urbano, sono stati studiati diversi parametri fisici incidenti, valutati con l’ausilio del software di simulazione Envi-met, con l’output di cui, è stato possibile ottenere mappe di valori del comfort outdoor, sia della condizione esistente che in quella dopo l’intervento progettuale. Per quanto riguarda gli edifici, per valutare il livello di comfort negli ambienti interni è stato usato il software di simulazione EnergyPlus, mentre per valutare la prestazione energetica è stato usato il software Termolog Epix 5. L’output dei risultati ottenuti dai software di simulazione è uno strumento importante di verifica per le diverse scelte progettuali.
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Robusto, Francesco <1993&gt. "Il nuovo modo di abitare: uso delle nuove tecnologie per la qualità della vita." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13309.

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Abstract:
La presente tesi di laurea ha come obiettivo quello di andare ad approfondire il tema dell’industria 4.0 dando particolare risalto al settore della domotica e al processo della “servitization”. L’elaborato è suddiviso in tre parti distinte: nella prima parte viene presentata l’industria 4.0 in generale e come i principali paesi del mondo abbiano deciso di affrontarla, nella seconda parte si fa riferimento al fenomeno della “servitization” e, infine, viene presentato il settore della domotica con riferimento ad un caso aziendale specifico.
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Di, Gaeta Maria Ilaria. "Abitare la scuola. Ricerca esplorativa sulle opportunità educative offerte dallo spazio, in prospettiva inclusiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424193.

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Abstract:
Recently in the Western countries, within a wider debate on the improvement and enhancement of education, the theme of architecture of school buildings is taking a growing interest. In Italy it became a debated theme, with the approvation, at a regional level, of the New Provincial Guidelines for School Building in Alto Adige (2009) and, at a national level, with the New Guidelines for School Building (2013). This research aims to explore the theme of the physical space in education and to understand what are the opportunities that a physical space provides for inclusive education to promote equal opportunities for the development of students. This research also aims to know the priorities of the architects involved in the design of school buildings in order to understand how these priorities relate to education. In order to answer these questions the author chose to interview privileged witnesses as architects and interior designers dealing with school spaces. Author chose to adopt a qualitative investigation process using a semi-structured interview. From the data analysis emerge the variables to consider, in the design of a school building, in order to offer opportunities for each student and promote his development. Moreover data explain that architects who have the mandate to design school spaces, have neither a comparison with teachers, nor with experts in education. This inattention could have an impact on teaching and other educational dimensions causing possible forms of micro-exclusion. Finally, the different relationship between the architecture, the furniture, and the educational dimension that allow a dialogue between disciplines, has been tracked.
In occidente, l'architettura scolastica negli ultimi anni ha assunto un crescente interesse all'interno di un dibattito più ampio sul miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione. L'architettura degli edifici scolastici è divenuto un tema dibattuto anche in Italia, dove nel 2013 sono state presentate le Nuove Linee Guida per l'Edilizia Scolastica, e in Alto Adige nel 2009 sono state approvate le Nuove Direttive Provinciali per l'Edilizia Scolastica. La presente ricerca si prefigge non solo di approfondire il tema dello spazio fisico della scuola dell'obbligo, ma anche di scoprire quali sono le opportunità che lo spazio fisico della scuola dell'obbligo offre all'educazione inclusiva orientata a promuovere pari opportunità di sviluppo. Inoltre un ulteriore obiettivo della ricerca è conoscere le priorità degli architetti che si occupano della progettazione di edifici e spazi scolastici al fine di comprendere come queste si relazionano con le priorità della didattica. Al fine di rispondere alle domande generative del percorso di ricerca si è scelto di rivolgersi a testimoni privilegiati, architetti che si occupano di architettura scolastica ed interior designer degli spazi scolastici e luoghi della formazione. Si è scelto di adottare un processo d’investigazione di tipo qualitativo, lo strumento di rilevazione utilizzato è stato l'intervista semi-strutturata. Nell'analisi dei dati sono emerse le molte variabili da considerare nella progettazione di un edificio scolastico che si vuole luogo da abitare, al fine di offrire molteplici opportunità per ospitare ed avere cura di ogni persona per promuovere il suo sviluppo. È anche emerso che agli architetti a cui è dato il mandato di progettazione lo spazio scolastico, non viene richiesto un confronto con esperti in ambito educativo, né con gli insegnanti, tale disattenzione può avere ricadute sulla dimensione educativa e sulla didattica causando anche forme di micro-esclusione. Abbiamo inoltre rintracciato differenti relazioni tra l'architettura, l'arredo e la dimensione didattica che permettono un dialogo tra le discipline.
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Vodola, Vincenzo, Teresa Cancellari, and Giulia Corazzi. "Abitare nel deserto: progetto di un prototipo di residenza per il Solar Decathlon Middle East." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13480/.

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Abstract:
Il contesto di applicazione dell’esercizio progettuale proposto in questa tesi è il Solar Decathlon, una competizione internazionale in cui le università di tutto il mondo si sfidano nel progettare e costruire un prototipo abitativo ad alte prestazioni energetiche che utilizzi il sole come unica fonte di energia. Affrontare la questione dal punto di vista architettonico è quantomai necessario. Per quanto il problema sia di enorme portata e le cause e i fattori coinvolti innumerevoli, è necessaria un’inversione di rotta, che porti a ripensare all’ architettura e alla vita attorno ad essa. Nello specifico si è ipotizzato di partecipare alla prima edizione mediorientale che si svolgerà a Dubai nel 2018: un’edizione ambientata nel Medio Oriente pone immediatamente al confronto con condizioni climatiche estreme che costituiscono l’input primario, mentre l’output proposto è il progetto di un’architettura in grado di minimizzare con strategie passive, se non eliminare, il gap che intercorre tra le condizioni previste e quelle fissate di comfort indoor. É stato necessario lavorare con strumenti che permettessero la gestione di così tante variabili, ed in questo i software per la Building Performance Simulation si sono rivelati efficaci. Nei confronti delle simulazioni si è tentato fin da subito un approccio alternativo, cercando di utilizzarle come strumenti utili alla definizione della forma architettonica e guidare le scelte progettuali piuttosto che come mezzo per attuare delle verifiche finali. Il risultato raggiunto non si pone come soluzione e risposta univoca rispetto alla necessità di abitare in condizioni climatiche estreme nel totale rispetto dell’ambiente e del moderno stile di vita; si presenta piuttosto come il risultato coerente del percorso affrontato, nella definizione di un metodo per approcciarsi a tematiche di fondamentale importanza, avvicinandosi ad un modo corretto di progettare e operare.
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Trevisani, Adele <1990&gt. "Gallerie da abitare: il fenomeno delle home galleries : opere ed artisti esposti in loft e salotti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6341.

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Abstract:
“Oggi il museo tende a rafforzare la crisi di gallerie private, collezionismo e mass media specializzati. Se dovessi prevedere uno scenario per il 2000, vedo il ritorno alle gallerie, quelle più giovani, magari in una condizione di precarietà, tuttavia di vitale spirito avanguardistico”, ha scritto Achille Bonito Oliva in un saggio degli anni Novanta. È quel che sta accadendo. Nel tempo della crisi, il sistema dell'arte contemporanea prova a resistere, ritagliandosi oasi di sopravvivenza. Cerca di ridefinire la sua stessa identità, ricorrendo a strategie alternative. In tal senso, rivelatore il fenomeno delle home galleries. Si tratta di case, di town-house e di loft, che vengono trasformati in spazi espositivi. Sono luoghi dove, nella maggior parte dei casi, il gallerista o il mercante vive e presenta opere d'arte. Questa tesi nasce dal desiderio di meglio definire e comprendere questo fenomeno che comincia a espandersi anche nel nostro paese. È un'indagine accurata su questa nuova forma di galleria d'arte, ed è proprio dalle galleria che parte l'analisi, cos'è una galleria d'arte, quali differenze esistono tra la galleria tradizionale e il museo, con accenni sull'origine del collezionismo. Infatti le home galleries sono un particolare tipo di gallerie d'arte, sono l'”anti white cube”, location nelle quali si supera ogni confine tra dimensione estetica e sfera privata. Nel secondo capitolo si entrerà ancora più approfonditamente sul tema delle case-galleria, si è voluto capire e indagare anche la loro struttura economico-amministrativa, definendo questo spazio espositivo anche dal punto di visita economico. Infine dopo svariati esempi e citazioni di home galleries italiane viene preso in esame, nell'ultimo capitolo, un caso ferrarese, dove trova applicazione tutto quello detto in precedenza. Nell'era della condivisione, dove la distinzione tra pubblico e confidenziale non esiste più, la galleria varca le porte della casa privata, miscelando arte, intimità e cultura in un'unica soluzione logico-strutturale che rasenta la genialità. Un house sharing che questa tesi ha voluto indagare da tutti i punti di vista, mostrandone struttura ed evoluzione, per comprendere la nuova “casa” dell'arte contemporanea.
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Cutini, Marina Selena, and Maria Magdalena Jankowska. "Abitare nuovi spazi. Riqualificazione e retrofit energetico di un complesso residenziale nel peep di corticella a bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9989/.

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Abstract:
ABITARE NUOVI SPAZI tratta della riqualificazione funzionale ed energetica di un edificio residenziale situato all’interno dell’area costruita secondo il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare di Bologna durante gli anni ’70 e ’80. Il caso studio si trova nella zona Corticella del quartiere Navile, a nord del centro storico di Bologna. Le principali criticità riscontrate a livello urbano riguardano la frammentazione degli spazi pubblici e la scarsa qualità dei percorsi ciclo-pedonali. Nelle proposte d’intervento è stata quindi prestata particolare attenzione alla qualità degli spazi e ai percorsi esterni, vere e proprie matrici per la riqualificazione del tessuto esistente. È possibile ricondurre tali obiettivi a tre punti fondamentali: liberare, ordinare, e connettere lo spazio. Passando alla scala architettonica, le principali criticità riguardano il taglio degli alloggi, l’illuminazione e le prestazioni energetiche dell’involucro edilizio. Tenendo conto delle preesistenze, l’approccio al progetto è stato quello di conservare ed adeguare, nonché di conferire all’edificio una forte identità attraverso un progetto architettonico che preveda la definizione di nuovi spazi sia all’interno che all’esterno dell’involucro edilizio esistente. Questi si manifestano sia con l’aggiunta di importanti volumetrie che si relazionano con l’edificio come dei veri e propri “parassiti”, sia con demolizioni di alcune parti che permettono all’ambiente esterno di entrare all’interno della struttura.
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Jankowska, Maria Magdalena, and Marina Selena Cutini. "Abitare nuovi spazi. Riqualificazione e retrofit energetico di un complesso residenziale nel peep di corticella a bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9990/.

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"Abitare nuovi spazi" tratta della riqualificazione funzionale ed energetica di un edificio residenziale situato all’interno dell’area costruita secondo il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare di Bologna durante gli anni ’70 e ’80. Il caso studio si trova nella zona Corticella del quartiere Navile, a nord del centro storico di Bologna. Le principali criticità riscontrate a livello urbano riguardano la frammentazione degli spazi pubblici e la scarsa qualità dei percorsi ciclo-pedonali. Nelle proposte d’intervento è stata quindi prestata particolare attenzione alla qualità degli spazi e ai percorsi esterni, vere e proprie matrici per la riqualificazione del tessuto esistente. È possibile ricondurre tali obiettivi a tre punti fondamentali: liberare, ordinare, e connettere lo spazio. Passando alla scala architettonica, le principali criticità riguardano il taglio degli alloggi, l’illuminazione e le prestazioni energetiche dell’involucro edilizio. Tenendo conto delle preesistenze, l’approccio al progetto è stato quello di conservare ed adeguare, nonché di conferire all’edificio una forte identità attraverso un progetto architettonico che preveda la definizione di nuovi spazi sia all’interno che all’esterno dell’involucro edilizio esistente. Questi si manifestano sia con l’aggiunta di importanti volumetrie che si relazionano con l’edificio come dei veri e propri “parassiti”, sia con demolizioni di alcune parti che permettono all’ambiente esterno di entrare all’interno della struttura.
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Sirri, Marco. "Abitare le unità di vicinato nel quartiere "Barca" di Bologna. Riqualificazione degli alloggi e degli spazi aperti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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La presente Tesi di Laurea, sviluppata nell’ambito del laboratorio di laurea “Architettura sostenibile”, affronta il tema della rigenerazione del tessuto, in particolare degli alloggi e degli spazi aperti nella zona sud del quartiere Barca a Bologna di Giuseppe Vaccaro. L’area oggetto di studio presenta edifici di interesse documentale del moderno (art. 57 RUE Bologna), essendo parte di un importante piano di edilizia pubblica del dopoguerra. Il quartiere viene realizzato tra il 1957 e il 1962 nell’ambito del Programma di Coordinamento di Edilizia Popolare Cep da un gruppo di progettisti coordinato da Giuseppe Vaccaro, durante il secondo settennio del Piano Fanfani, seguendo le disposizioni dimensionali dell’INA-Casa. A scala urbana, i temi trattati nella Tesi comprendono il riassetto della viabilità carrabile e ciclopedonale, del trasporto e del verde pubblico. A scala architettonica, la Tesi tratta la riprogettazione degli spazi comuni e del verde, degli alloggi, la riqualificazione energetica degli edifici, la sopraelevazione di alcuni di essi. Con l’obiettivo di rispondere alle criticità emerse in fase di analisi, il progetto pone particolare attenzione alla ricucitura del tessuto urbano, all’adeguamento degli edifici, alle nuove esigenze degli abitanti del quartiere, all’efficientamento energetico e alla riconoscibilità dell’intervento. A livello architettonico, lo studio è stato svolto su una unità di vicinato rappresentativa, ma la logica progettuale è replicabile anche sulle altre, essendo il tessuto residenziale formato da un edificio tipo, variamente aggregato a comporre le unità di vicinato.
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Palmisano, Rosalia. "Abitare le unita di vicinato nel quartiere ?Barca? di Bologna. Riqualificazione degli alloggi e degli spazi aperti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23432/.

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Abstract:
Frutto della collaborazione di un gruppo di progettazione coordinato dall’architetto Giuseppe Vaccaro, il quartiere Barca viene realizzato tra il 1957 e il 1962 nell’ambito del Programma di Coordinamento di Edilizia Popolare (CEP) in un’area periferica della città di Bologna in prossimità del fiume Reno, in risposta all’esigenza di reperire nuovi alloggi economici. Il quartiere, pensato come una “città giardino”, prevedeva la realizzazione di diverse tipologie di residenze integrate con aree verdi pertinenziali e una serie di dotazioni pubbliche inserite nel contesto urbano, realizzate solo in parte. In risposta alle problematicità riscontrate durante la fase di analisi, la tesi affronta il tema della riqualificazione energetica e della riconnessione del tessuto residenziale delle unità di vicinato ad H e degli spazi verdi adiacenti, posti nella zona sud del quartiere. A scala urbana, il progetto prevede un riassetto della mobilità carrabile, dolce, ciclabile; la rivalorizzazione delle aree verdi limitrofe, il giardino “Guido Horn d’Arturo” e la fascia di rispetto dell’elettrodotto; a scala architettonica gli interventi riguardano il retrofit energetico, la riconfigurazione degli alloggi esistenti per rispondere alle odierne esigenze abitative, la sopraelevazione degli edifici e la riconfigurazione delle aree comuni di pertinenza, con l’obiettivo di definire un sistema sinergico tra spazi interni ed esterni.
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PERRARO, Annachiara. "I mali del dis-abitare. Etnografia ed Etnopsichiatria a confronto tra sgomberi e sopravvivenza del popolo rom." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2012. http://hdl.handle.net/10446/26739.

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Abstract:
Home is the dwelling place of our cultural geographies. But what happens when we are forced to live in a place without being able to “wear” the places of everyday life? Why is for someone marginal dwelling the only possible dwelling? Yet, in the history of human migrations, the different ways of dwelling and using space have always co-produced the plural city. Given the degraded condition in which they are often obliged to live, the dwelling issue is tightly linked to Romani and Sinti citizens. Space is a language. The spatial language imposed on this family (and on many others in Italy) only reveals ghettoizing housing policies, gates, fences, walls and barriers to protect from the gypsy enemies. The camps’ country. The sick space which sickens the body. In this emptiness, in this kind of non-space, there nest sickness, uneasiness, the attempt to rescue one’s own belonging in a space which doesn’t recognize them and refuses them. Space closes around Roma and Sinti as a cage. The sickness that becomes a way to “be free again”, to reconcile with memory, to feel “Romani”. In Italy there are more and more often manifestations of psychic sickness among Romani and Sinti citizens obliged to live in camps. The sense of loss and segregation seems to constitute the unexpressed background of Romani and Sinti condition, both of those who get sick and of those who don’t. Some cases exist of apparent adaptation to the situation of living marginality into which they are forced, cases of attempts to deny their own belongings in order to assimilate to the gadje world. An illness that arises from the unheard desire to stitch up their origins, to find back a memory of the space that has been lost. Therefore illness becomes a kind of resistance to a space diaspora and a way to make unsaid emotions resurface through suffering and to tell stories of themselves... Diagnoses that western medicine defines as: severe migraines, depressive symptoms, hallucinations, anxiety states, panic attack. Diagnoses that often tell something else. Illness becomes the attempt to reconcile with the ancestors, with lands left far away and maybe forever lost, with the suffered marginality. Giving way to individual narratives means letting every person’s story’s uniqueness have voice and space. This is why I chose to present here the transcript of a case, one among many of those unheard stories.
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Bertoni, Elisa. "Architettura e forma urbana. Case e spazi pubblici nel centro antico di Mirandola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8672/.

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Abstract:
Questa tesi affronta i temi della riqualificazione urbana e dell'abitare nel Centro Storico della città di Mirandola. L'area in oggetto è stata gravemente danneggiata dal sisma del 2012; il progetto propone un intervento di microchirurgia urbana volta alla riqualificazione di questa parte della città.
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Curzel, Vittorio. "Abitare le Alpi: architettura ecologica, modelli di sviluppo, costruzioni identitarie. I casi dell'Alto Adige/SudTirol e del Trentino." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423598.

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Abstract:
Living in the Alps: green architecture, development choices, identity constructions The case of Alto Adige/SüdTirol and Trentino In mountain regions, the shape and extent of the settlements were affected by the morphology of the landscape and the architecture had to deal with environmental and climate issues. In Europe, peasant societies of the Alps have had over the centuries a widespread tendency in sustainable use of the environment, with the awareness that it is the material basis for the survival of these communities. For this reason systems of values, social and cultural traditions were built to promote individual and collective behaviors and actions useful to ensure the durable productivity of the land for themselves and for future generations. Different cultures perceive and assess the same risk in different ways. This seems to hold for climate change and how to deal with. In Italy, in the central Alps, there are two neighboring autonomous provinces: Trentino, in the generality Italian speaking, and Südtirol, mostly German speaking. They have similar topography and climate and a common secular history (both were part of the Habsburg empire until 1919, when they were annexed to Italy).They have different modes of urban and rural settlements since the Middle Ages, relating to different modes of colonization of the mountain. Today, the two provinces face the eco-sustainable building and dwelling in different ways, with different priorities and solutions. A qualitative research, based on 50 in-depth interviews with architects, engineers, planners, explores the different representations as basis for different political and technical choices and practices. It also explores the connections of these choices and practices with elements of the context and history of the territories and linguistic-cultural groups that live there, including the various development and management policies of the relationship between city and country, the different traditional institutions with regard to the ownership and the use of agricultural land, the different evolutions of the settlements, the different ways of building a cultural and territorial "€œidentity"
Abitare le Alpi: architettura ecologica, modelli di sviluppo, costruzioni identitarie. I casi dell'Alto Adige/SüdTirol e del Trentino Nelle regioni montane la forma e l’estensione degli insediamenti sono influenzate dalla morfologia del territorio e l'architettura deve confrontarsi con le condizioni ambientali e climatiche. In Europa, le società rurali alpine hanno sviluppato nel corso dei secoli una propensione all’utilizzo sostenibile dell’ambiente, con la consapevolezza che esso costituisce la base materiale per la sopravvivenza della comunità. Per questa ragione i sistemi di valori, le tradizioni culturali e sociali, sono stati costruiti per promuovere comportamenti ed azioni individuali e collettivi adatti ad assicurare una produttività della terra durevole nel tempo per sè e per le generazioni successive. Culture differenti percepiscono e valutano il medesimo rischio in modo differente. Questo sembra accadere anche per quanto riguarda il cambiamento climatico. In Italia, nelle Alpi centrali, vi sono due province autonome: il Trentino, dove si parla italiano e l'Alto Adige/Südtirol, dove la maggioranza degli abitanti è di lingua madre tedesca. Questi due territori hanno caratteri morfologici e climatici simili, una storia secolare comune (entrambe le province sono state parte dell’ Impero asburgico fino al 1919), ma differenti modalità insediative fin dal Medioevo, in correlazione anche con differenti modalità di colonizzazione della montagna. Oggi le due province affrontano in diverso modo il teme dell’abitare e del costruire ecologico-sostenibile, con priorità e soluzioni differenti. Una ricerca qualitativa, basata su 50 interviste in profondità ad altrettanti progettisti (architetti, ingegneri, pianificatori) esplora le differenti rappresentazioni come base per differenti scelte politiche e tecniche e differenti pratiche. Vengono esplorate anche le connessioni di queste scelte e di queste pratiche con elementi del contesto e della storia dei territori e dei diversi gruppi culturali-linguistici, inclusi l’evoluzione delle politiche urbanistiche e i programmi di sviluppo economico, le differenti istituzioni tradizionali per quanto riguarda la proprietà e l'€™uso dei terreni agricoli, la differente evoluzione degli insediamenti, le differenti costruzioni identitarie
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Alberti, Dario, and Francesco Colinucci. "Recuperare l'abitare sociale. Riqualificazione dell'edificio acer di via Wolfgang Goethe a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9987/.

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Abstract:
Nel volume vengono proposte delle strategie di riqualificazione dell’edificio in via W. Goethe con numero civico 2-10 a Corticella zona Navile. L’edificio fa parte del quartiere PEEP realizzato a partire dagli anni ‘70 circa. L’intera area ricopre una superficie pari a 220.000 m2 di cui edificata 38.000 m2. Della superficie edificata ben 30.400 m2 è stata destinata al residenziale. A seguito delle evoluzioni economiche e sociali e alle restrizioni sempre più severe della normativa, il quartiere ha mostrato delle carenze e delle criticità: – Scarse prestazioni energetiche degli edifici con elevati costi di esercizio; – Inadeguata risposta alle azioni sismiche; – Tagli di alloggi non in grado di soddisfare l’odierna domanda; – Mancanza di efficaci spazi pubblici e di relazione; – Inefficace connessione urbana ai maggiori poli attrattivi e di circolazione. Come primo obbiettivo è stato affrontato il problema della mancanza di connessioni ciclopedonali adeguate al territorio di Corticella. Vi sono infatti alcune aree di nodale importanza che sono sprovviste di questi collegamenti rendendo difficoltoso il link tra i punti attrattivi fondamentali di Corticella e il nostro quartiere. Il progetto intende migliorare questo tipo di servizio in linea con il progetto “bike sharing & ride” promosso dalla Regione Emilia Romagna al fine di incentivare e promuovere la mobilità. Seguono poi gli interventi volti a risolvere le problematiche riscontrate nell’edificio. Interventi atti a riportare l’edificio in una condizione tale da renderlo adeguato alle necessità attuali e in grado di svolgere la sua funzione per gli anni a venire. Si tratta di strategie tecniche e parallelamente di strategie energetiche, con l’obbiettivo di definire spazi confortevoli all’interno degli alloggi. A tale fine sono state realizzate anche valutazioni sull’illuminazione naturale degli ambienti interni per valutare l’efficacia o meno del sistema utilizzato.
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Calbucci, Laura, and Eleonora Venzi. "Ri-abitare il margine urbano - Strategie di riqualificazione per il social housing: un edificio residenziale "ACER" come modello di intervento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2143/.

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Abstract:
La tesi individua alcune strategie di rigenerazione urbana e di riqualificazione edilizia, al fine di ottenere una serie di linee guida per l’intervento sul patrimonio di edilizia abitativa situata nelle periferie urbane. Tali principi sono stati poi applicati ad un edificio ACER collocato nella prima periferia di Forlì, per sperimentare l’efficacia delle strategie individuate. Dalla ricerca svolta sulle strategie di intervento volte alla riqualificazione sociale delle periferie, in particolare la teoria del “Defencible space” di Jacobs, si evidenzia l’importanza di accentuare nei residenti il sentimento di territorialità, ovvero la consapevolezza di far parte di una comunità specifica insediata in un particolare spazio, alimentata attraverso la frequentazione e l’appropriazione percettivo-funzionale degli spazi pubblici. Si è deciso quindi di allargare il campo di intervento alla rigenerazione dell’interno comparto, attraverso la riorganizzazione degli spazi verdi e la dotazione di attrezzature sportive e ricreative, in modo da offrire spazi specifici per le diverse utenze (anziani, giovani, bambini) e la definizione di un programma funzionale di servizi ricreativi e spazi destinati a piccolo commercio per integrare le dotazioni carenti dell’area. Dall’analisi approfondita dell’edificio sono emerse le criticità maggiori su cui intervenire: - l’intersezione dei percorsi di accesso all’edificio - la struttura portante rigida, non modificabile - la scarsa varietà tipologica degli alloggi - l’elevato fabbisogno energetico. La riqualificazione dell’edificio ha toccato quindi differenti campi: tecnologico, funzionale, energetico e sociale; il progetto è stato strutturato come una serie di fasi successive di intervento, eventualmente realizzabili in tempi diversi, in modo da consentire il raggiungimento di diversi obiettivi di qualità, in funzione della priorità data alle diverse esigenze. Secondo quest’ottica, il primo grado di intervento, la fase 1 - riqualificazione energetica, si limita all’adeguamento dello stato attuale alle prestazioni energetiche richieste dalla normativa vigente, in assenza di adeguamenti tipologici e spaziali. La fase 2 propone la sostituzione degli impianti di riscaldamento a caldaie autonome presenti attualmente con un impianto centralizzato con pompa di calore, un intervento invasivo che rende necessaria la realizzazione di un “involucro polifunzionale” che avvolge completamente l’edificio. Questo intervento nasce da tre necessità fondamentali : - architettonica: poter ampliare verso l’esterno le superfici degli alloggi, così da intervenire sulle unità abitative rendendole più rispondenti alle necessità odierne; - statica: non dover gravare in ciò sull’edificio esistente apportando ulteriori carichi, difficilmente sopportabili dalla struttura esistente, assicurando il rispetto della normativa antisismica in vigore; - impiantistica/tecnologica: alloggiare i condotti del nuovo impianto centralizzato per il riscaldamento, raffrescamento e acs; La fase 3 è invece incentrata sull’ampliamento dell’offerta abitativa, in modo da rispondere anche a necessità legate ad utenze speciali, come utenti disabili o anziani. L’addizione di nuovi volumi si sviluppa in tre direzioni: - un volume parassita, che aderisce all’edificio nel fronte sud/est, indipendente dal punto di vista strutturale, ruotato per sfruttare al meglio l’orientamento ottimale. - un volume satellite, indipendente, connesso all’edificio esistente tramite un elemento di raccordo, e nel quale sono collocati alcuni alloggi speciali. - un’addizione in copertura, che non appoggia direttamente sul solaio di copertura esistente, ma grava sull’elemento di chiusura del’involucro realizzato nella fase 2 Completano il progetto le addizioni volumetriche a piano terra, destinate a servizi quali un centro diurno, un micronido e un bar, i quali costituiscono la traduzione alla scala dell’edificio delle strategie applicate nel progetto di comparto. Questi interventi hanno consentito di trasformare un edificio costruito negli anni ’80 in un complesso residenziale moderno, dotato spazi accessori di grande qualità, tecnologie moderne che ne garantiscono il comfort abitativo, servizi alla persona disponibili in prossimità dell’edificio.
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SCHIRRA, MANUELA. "L'altro abitare : per i luoghi comuni dell'abitare collettivo, teorie e tecniche di composizione architettonica nell'abitare di Charles Correa da Lima a Mumbai." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/11578/278542.

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CASAMASSIMA, FRANCESCA. "Abitare con gli dèi. Le Metamorfosi di Ovidio negli affreschi del ‘lungo Cinquecento’ genovese e il loro rapporto con i testi mediatori." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1092038.

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Abstract:
This research aims to investigate the popularity of Ovid's Metamorphoses in Genoa between the sixteenth and the early seventeenth centuries. The research begin with a survey of the palaces and villas in which, according to the sources and the bibliography, there were frescoes depicting episodes of the myth and specifically of the Metamorphoses. The choice to focus attention on fresco painting was made due to the fact that the themes selected by the clients to decorate their homes were not random, but the result of a specific strategy for images through which they intended to convey a precise message. Therefore the diffusion of mythological subjects in these contexts allows us to understand the reasons of this popularity. Specifically in the Genoese context, it was therefore possible to demonstrate the role assumed by the Metamorphoses and the vernacular translations that mediated their contents (for the first time used as a systematic key to reading) in numerous iconographic systems. The case studies investigated in this research were therefore chosen because of the relationship they present with these texts, also with the aim of demonstrating the central role they had for artists and clients. The stories of Perseus, Apollo and the loves of the gods which, as shown in the thesis, are the most appreciated by the Genoese client, are transformed within the vaults of the palaces and villas of the Superba, celebrating lifes and goals of the men and women who lived in those houses. The clients use the images of the myth to give voice to their moral convictions, to demonstrate success in business and public life, but also for more personal purposes. For this purpose, the vernacular translations prove to be a fundamental tool for understanding the linguistic code of the aristocracy, as the reading of these translations allows not only to identify the source of the artist or the client (or any iconographic adviser) but they also provide a key to reading the images. From this examination arises not only a massive use of the vernacular translations, but also of the so-called Ovidi figurati, repertoires of images taken from the Metamorphoses in which to the written word was reserved a marginal role compared to illustration: in fact, every Ovid myth corresponds to a engraving accompanied by an epigram of just a handful of lines. The relationship of the painters with the images present in these editions is variable and ambivalent. What is evident is the choice to rely on them in cases where the artists are faced with the challenge of representing unusual episodes, with little or no iconographic success: having no models to follow, the painters look to these illustrations, taking inspiration from them freely or copying them slavishly. The recognition of the role played by these sources - both the vernacular texts and the figurative Ovids - in the elaboration of the iconographic programs, in addition to allowing a correct and precise decoding of the images, allows us to understand how the myths were read and understood in the modern age, providing therefore a key to understanding the intention of the client. The mediating texts therefore prove to be an essential tool in the study of frescoes of a mythological nature and specifically linked to Ovid's Metamorphoses.
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Arboritanza, Loreno. "Leonardo Ricci: l'abitare (umano) 1950-1970." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15697/.

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Abstract:
L’architetto Leonardo Ricci (1918-1994), pittore, scenografo, urbanista, docente, è stato un esponente della «scuola fiorentina» che ha come sua figura di riferimento Giovanni Michelucci, suo maestro. Questa ricerca di tesi ha lo scopo di analizzare i progetti dell’architetto legati al tema dell’abitare, a cavallo tra gli anni Cinquanta-Settanta. Il tema dell’abitare è un tema che accompagnerà Ricci per tutta la sua carriera. Fulcro principale del suo progettato è legato ad una concezione «esistenziale» del fare architettura, conferendo allo spazio il primato assoluto: dinamico, continuo, organico, lo spazio viene modellato dagli «atti di vita» di chi lo abita e che solo in ultimo si concretizza in forma: qui il rifiuto dell’architetto di forme prestabilite e dettate da un particolare «stile». Attraverso lo studio approfondito di tre progetti di residenza (la Casa teorica a Monterinaldi, la Casa Bruno Rossi a Montepiano, la macrostruttura Habitation study), questa tesi vuole indagare e riassumere le principali fasi di ricerca che accompagnano l’architetto in questi anni: dalla diffusione dell’idee organicistiche di matrice wrightiana negli anni Cinquanta a quelle di natura espressionista durante gli anni Sessanta. Sebbene questi progetti non siano stati realizzati, metteranno in evidenza le principali caratteristiche legate alla sua progettazione e riassumibili nei seguenti punti: linea di terra / aggregazione volumetrica / spazio centrifugo / continuità spaziale / dinamismo spaziale. In conclusione, lo scopo di questa tesi è di contribuire a una maggiore conoscenza di questo architetto, di cui poco è stato pubblicato e poco ancora si conosce, esaminando le circostanze, le difficoltà e le innovazioni, ancora attuali, che hanno portato Leonardo Ricci alla definizione di spazi inediti dell’abitare.
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CIPOLLA, Ruggero. "L’ABITARE MINIMO NECESSARIO TRA TEMPORANEITÀ E PERMANENZA, il progetto degli alloggi per i lavoratori stagionali di Campobello di Mazara (TP)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/515357.

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PIRAS, GIORGIA. "Come abitare la zona di contatto? Dinamiche di doppia traduzione in Memorial del tiempo o vía de las conversaciones di Jesús Morales Bermúdez." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266512.

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Abstract:
The aim of this dissertation is to elaborate an Italian translation of the novel Memorial del tiempo o vía de las conversaciones by the Mexican writer Jesús Morales Bermúdez, and its analysis, in which is related the concept of translation with the recent latinoamerican decolonial thought. Before finding an Italian form, the indigenous voice goes through a series of mediations. The first of them is activated by the same author, as he chooses as the language of the novel a form of dialectical Spanish, spoken in the state of Chiapas, Mexico. In this first passage the mediation can be defined a true translation of the Indigenous language to Spanish language, this last one being foreignized in its standards, and so modified in its syntactic and grammatical constructions. The second mediation corresponds to the translation of the novel in the Italian language, keeping in consideration the linguistic and cultural differences conveyed by the source text. The intention of this study is to conceive the text and the translation with a decolonial philosophy, open to a change in the geography of thinking and in the evaluation of the topic.
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Forzese, Emanuele. ""Architettura terza". Strategie dell'abitare tra fare tecnico e agire architettonico." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1200.

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Abstract:
Nell'epoca della tecnica globalmente dispiegata - che tutte le forze dominanti il mondo elevano da strumento a scopo per prevalere le une sulle altre - l'esistenza umana appare disimpegnata, lo spazio fisico si riduce ad insieme di procedure abitative continuamente attivate e disattivate sulla base di motivazioni esclusivamente utilitarie e l'agire architettonico si subordina al fare tecnico secondo il paradigma nichilista fondato sul rifiuto di ogni ordine e sull'autonomia espressiva. Il percorso di ricerca propone una riflessione sul rapporto tra il fare tecnico e l'agire architettonico nel progetto dell'architettura terza, ovvero delle costruzioni tecniche non direttamente abitabili che definiscono uno spazio per supportare le attività finalizzate ad abitare l'ambiente fisico ed esplicate mediante l'impiego di energia, materia, informazione e la cura di vegetali ed animali. L'indagine sul pensiero e sulla pratica architettonica delle tecnocostruzioni comprende tre momenti di confronto strutturati mediante l'adozione di sei chiavi interpretative prese a prestito dalle Lezioni americane di Italo Calvino: esattezza e rapidità per l'intenzionalità estetica della forma, leggerezza e molteplicità per la responsabilità etica del contenuto, visibilità e consistenza per la specificità al contesto.
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47

Rossetti, Simonetta. "La casa isolata : questioni aperte sull'architettura e l'abitare contemporaneo." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3145.

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Abstract:
2007/2008
La casa isolata: questioni aperte sull’architettura e l’abitare contemporaneo. La trattazione sul tema della casa isolata ha interessato il periodo che va dal moderno al contemporaneo focalizza l’attenzione sul mutamento dei comportamenti sociali e del costume, verificando successivamente, attraverso l’analisi di casi specifici appartenenti alla contemporaneità, alcune sperimentazioni e risposte progettuali che inducono ad una riflessione sulla distinzione tra architettura e design. Nello specifico si sono indagate tematiche legate all’innovazione tecnologica ed ai riflessi che essa ha comportato sulla comunicazione, sul progetto e sull’abitare, sia in termini di tecniche costruttive, che di attrezzature per la sfera domestica, che di strumento per la progettazione dell’edificio stesso. Tecnologia quindi declinata nella sua accezione di hardware quanto di software. Sia l’evoluzione delle tecniche costruttive, che l’utilizzo di materiali innovativi, di pari passo ai mutati costumi sociali si sono riverberati sulla dimensione pubblica e privata dell’abitare. A livello sociale si è assistito alla modificazione del modello familiare e dei suoi riti, con ricadute sull’organizzazione spaziale dell’abitazione e l’apertura verso nuovi possibili scenari. L’ingresso della tecnologia nella dimensione progettuale ha prodotto frequentemente il pericoloso sconfinamento da valore strumentale ad elemento generatore del progetto. Sull’altro versante l’irruzione tecnologica nell’ambito domestico ne ha saturato gli spazi e mutato l’aspetto, trasformando la casa, in un mero supporto per reti e cablaggi e facendo emergere, poi, che l’interazione casa-abitante, si traduce prevalentemente in un flusso monodirezionale di informazioni generato dall’uomo. Laddove alla tecnologia viene riconosciuto il suo ruolo strumentale si possono invece innescare degli interessanti ragionamenti a livello teorico che permettono di generare su queste basi dei progetti relazionati ai contesti ed ai meccanismi da essi sottesi, allo scopo di individuare una continuità di linguaggio attraverso la decifrazione delle regole compositive insite nel luogo. Tentativi forse arditi di leggere e interpretare, attraverso gli strumenti della contemporaneità, quello che è il genius loci. Successivamente, nelle esperienze giapponesi analizzate, la tecnologia interviene in maniera differente, opera a livello di supporto progettuale e costruttivo, e attraverso l’uso di materiali dalle innovative caratteristiche tecniche trasmette la corretta dimensione, anche percettiva, delle logiche progettuali. Laddove vi sia la necessità di assolvere ad una funzione, la tecnica può essere integrata nel progetto con esiti particolarmente interessanti, proprio perchè diviene materiale di progetto, elemento della composizione e generatore di spazialità nuove ed inaspettate, come nel caso dell’esempio della villa a Bordeaux. Se si persegue l’obiettivo di individuazione di forme accattivanti o se si ricercano soluzioni meramente funzionali, svincolate dal contesto, dall’utente, dall’umanità, l’esito finale consisterà in oggetti avulsi dalla dimensione architettonica, accattivanti, funzionali, neutri e replicabili. Il riflesso del mutamento del costume a livello sociale e la differente configurazione della famiglia pone nuove attenzioni progettuali; la modalità di fruizione degli spazi e i tempi in cui questa avviene, come pure la tipologia di attività che entrano a far parte della sfera domestica, sono tutte componenti imprescindibili per il progettista e che necessitano dell’interazione con la specifica committenza. Il fattore tempo, infine, assume un ruolo strategico nella contemporaneità, infatti è percepito ad una dimensione accelerata e diviene una risorsa scarsa, ottimizzata attraverso la densificazione e la sovrapposizione di attività, che si riverberano in ambito domestico con la generazione di spazi fluidi che ibridano funzioni differenti. Interrogarsi sull’abitazione oggi sembra essere fuoriluogo, infatti l’architettura moderna è associata alla rivoluzione abitativa e la casa, per buona parte del secolo, è stata il principale terreno di sperimentazione delle innovazioni architettoniche. Indagare oggi in tal senso, implica esprimere un giudizio sulla situazione generale e comporta l’assunzione di un rischio nell’indicare degli esempi. Se durante il movimento moderno si è delineato un programma funzionale per l’abitazione volto a soddisfare i bisogni primari, tale programma risulta inadeguato alla società contemporanea, che ha superato largamente la soglia dei “bisogni primari”. Nei progetti contemporanei emerge in maniera sempre più preponderante la presenza di segni, di forme espressive che vogliono essere portatrici di senso, ma che appaiono piuttosto come sistemi per supplire ad una carenza e che non si indirizzano alla ricerca di qualità o vivibilità degli spazi, ma semmai al disegno di un’immagine, di una identità, quasi che l’architettura fosse un aspetto secondario. La casistica in esame spazia su esempi di abitare isolato; se i motivi delle singole scelte sono stati inizialmente dettati da una certa attrazione immediata verso taluni progetti, forse anche irrazionale, legata a personali preferenze, a fortuite occasioni di conoscenza diretta dell’architettura, del progettista o del committente o a suggestioni mediatiche, successivamente, a partire da un ventaglio ampio è stato possibile effettuare una selezione per ricondurre gli specifici casi ad un ragionamento razionale. Nelle schede sui singoli progetti e nelle considerazioni che le accompagnano si tenta di aprire una riflessione sulla natura di questo coinvolgimento e sulle ragioni per cui queste architetture, destinate all’abitazione, suscitano in noi certe curiosità, oltre a tracciare la logica che sta alla base delle scelte progettuali. Gli atteggiamenti possibili oggi sono sostanzialmente due, il mantenimento di una chiave archetipica riconducibile ai primari bisogni antropologici o il passaggio ad un mondo altro, forse più vicino alla sfera del design. Nella seconda ipotesi si assume sostanzialmente un costume legato al mondo della scienza, della comunicazione, tale che la condizione di vita si allontana dai modelli originari, dalla storia e si immerge nella contemporaneità mutando il sistema dei riferimenti e dei valori.
XXI Ciclo
1974
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48

Suppi, Eleonora. "Sottotitolare un documentario. Il progetto Housing First - Prima la casa e il cortometraggio The Passengers." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18820/.

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Abstract:
Il presente elaborato ha lo scopo di analizzare la funzione del sottotitolaggio come metodo di traduzione audiovisiva nell'ambito dei documentari. In particolare, analizza il sottotitolaggio di The Passengers, un cortometraggio ideato dall'associazione Instant Documentary che mette in luce le problematiche dell'abitare sociale affrontate da Housing First - Prima la casa. L'elaborato è diviso in tre capitoli, due dei quali dedicati alle associazioni ideatrici dei due progetti analizzati e uno dedicato all'analisi della proposta di sottotitolaggio.
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LODI, RIZZINI CHIARA. "LA "GRANDE TRASFORMAZIONE" DELL'ABITARE: EVIDENZE DALLO STUDIO DELL'ABITARE COLLABORATIVO IN ITALIA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/114595.

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Abstract:
Nel permeare sempre più ambiti della vita collettiva, nell’ultimo decennio il paradigma della collaborazione si è esteso anche all’abitare, favorendo la diffusione dell’abitare collaborativo, un modello abitativo intenzionale basato su forme di collaborazione e condivisione tra gli abitanti che ricomprende progetti eterogenei, le cui forme variano sensibilmente sia a livello territoriale che temporale. Un fenomeno emergente che negli ultimi anni ha attirato una crescente attenzione da parte degli studiosi, ma la cui conoscenza è tuttora caratterizzata da definizioni e confini confusi e da un limitato lavoro analitico ed esplicativo, soprattutto in quei paesi, come l’Italia, dove la sua diffusione è recente. Ma quali caratteristiche sta assumendo l’abitare collaborativo in Italia? Quali logiche possono spiegarne l’evoluzione nel nostro Paese e, in particolare, come si inserisce nel nostro modello di welfare? E, infine, guardare l’abitare collaborativo può insegnarci qualcosa sull’evoluzione della sharing economy, a cui esso è spesso associato? È da queste domande che muove la presente ricerca, che indaga l’abitare collaborativo facendo riferimento a concetti e teorie proprie della sociologia economica, in particolare ai concetti di scambio, reciprocità e redistribuzione teorizzati da Karl Polanyi. La ricerca si basa sui risultati dell’analisi della principale letteratura sull’argomento e di una comparazione di studi di caso che si serve di tecniche di raccolta e analisi miste, realizzata su un campione di 28 casi di abitare collaborativo localizzati in Lombardia ed Emilia Romagna. In particolare, attraverso una cluster analyisis, si individuano dei “tipi ideali” di abitare collaborativo empiricamente fondati che aiutano a chiarire i principi allocativi e le logiche di funzionamento di questo modello abitativo. Lo studio raccoglie inoltre un approfondimento sugli effetti della pandemia Covid-19, esplosa durante l’ultimo anno di ricerca.
Permeating more deeply into the social realm, the collaboration paradigm has made significant inroads into dwelling models in the past decade, promoting the spread of collaborative housing, an intentional housing model based on forms of mutualism and sharing among inhabitants embodied in a wide array of projects varying significantly both by geographical location and timeframe. This emerging phenomenon has attracted growing attention from researchers, but the literature is still characterized by indistinct definitions and boundaries and by limited analytical and explicative work, especially as regards countries such as Italy, where collaborative housing is relatively new. What characteristics is collaborative housing assuming in Italy? What logics can explain its development in this country and, in particular, how does it fit into the Italian model of welfare? And lastly, can an examination of collaborative housing teach us something about the evolution of the sharing economy with which it is often associated? These are the questions informing this study, which focuses on collaborative housing in reference to concepts and theories proper to economic sociology, and in particular, the concepts of exchange, reciprocity, and redistribution theorized by Karl Polanyi. This study is based on an analysis of the principal literature on the topic and a comparison of 28 collaborative housing case studies in Lombardy and Emilia Romagna utilizing mixed data collection and analysis techniques. By using cluster analysis and empirical means, we identify ideal typologies of collaborative housing to clarify the allocative principles and operational logics of this housing model. The study also includes a review of the effects of the COVID-19 pandemic, which erupted during the final year of research.
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Martelli, Cinzia. "Il paesaggio nella ridefinizione dello spazio dell'abitare." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/967.

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Abstract:
La Convenzione Europea del Paesaggio ha richiamato l attenzione di amministrazioni pubbliche, tecnici e cittadini sul fatto che tutto il territorio è paesaggio e merita pertanto attenzione paesistica. Il paesaggio diventa il quadro di riferimento per la definizione di scelte di governo capaci di migliorare la qualità dei territori e la competitività economica, al centro di un processo democratico di vasta portata che implica la partecipazione delle popolazioni alla costruzione e al miglioramento dei paesaggi del quotidiano, dell abitare e del tempo libero, influenzando in maniera decisiva la qualità della vita della popolazione. Agli strumenti di pianificazione, ed in particolare ai regolamenti edilizi rivisti in chiave sostenibile, si chiede di individuare una nuova metodologia progettuale e costruttiva finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica che consentono di contribuire al miglioramento della qualità della vita. Il paesaggio diviene il motore di un nuovo sviluppo qualitativo e sostenibile, con ripercussioni sull occupazione e sull intero sistema economico. Dopo un attenta analisi degli orientamenti e strumenti legislativi, del livello di definizione paesaggistica negli atti di pianificazione territoriale, della qualità dei luoghi dell abitare e dei dati forniti dall Onre, verranno passate in disamina le contraddizioni della pianificazione urbanistica in Sicilia e l esperienza positiva della Regione Puglia.
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