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Journal articles on the topic 'Abitare'

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1

Menchise, Chiara. "Abitare Metamorfosi." CRIOS, no. 23 (October 2022): 88–95. http://dx.doi.org/10.3280/crios2022-023009.

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Abstract:
La casa come artefatto materiale e psichico del mondo con la funzione morale di rendere possibile la felicità, è ciò di cui scrive Coccia in un saggio che non riguarda l'architettura, ma una filosofia multispecie che mira a fare dell'intero pianeta una casa come unica possibilità di sopravvivenza. In 'Filosofia della casa' il filosofo si concentra sui pezzi che l'architettura solitamente perde nella sua traduzione dall'invisibile al visibile, riportando gli effetti che la città, la rivoluzione tecnologica e la pandemia hanno impresso sulla casa in quanto forti presenze modellanti, non ancora abbastanza considerate, e che invece richiedono e domandano la nostra attenzione e riconoscimento..
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Cognetti, Francesca. "Dal progetto disegnato al progetto abitato. Abitare al ‘San Siro'." TERRITORIO, no. 71 (February 2015): 112–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2014-071018.

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3

Bianchetti, Cristina, and Anna Todros. "Abitare Spina 3." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 94 (June 2009): 61–70. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-094006.

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Abstract:
- Spina 3 is the old district of Turin steel production, it is an area of more than 1 million square metres, which, over the past fifteen years, has gone through a transformation process that radically reversed the relationship between public and private properties, in favour of the first ones. The outcome appears to be a space where it was possible to play freely with its elements, but where, at the end, it was generated a hard space, where the tracks of the person who live there are struggling to settle. The house, built from the market so rigidly and traditionally, became a symbol of the common choice to live in the new Turin.Key words living, practices, friches, space appropriation, space scheme, commonality.Parole chiave: abitare, pratiche, friches, appropriazione (dello spazio), disegno (dello spazio), comunanza.
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4

Todros, Anna. "Abitare Borgo Rossini." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 94 (June 2009): 52–60. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-094005.

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Abstract:
- Borgo Rossini is a geographical and social enclave, characterized by changes which are not clearly visible, and defined by a sort of immobility. It's possible to observe the presence of an artisan class that disappeared elsewhere and a way of living bounded to the work, in its various forms. The integration of the large number of immigrants that lives in the area also takes place through the work, as a condition. There is a strong relationship between dwellings and jobs, that doesn't become promiscuity, but remains adjacency.Key words: living, practices, enclave, tiny changes, mixed urban fabric, proximity.Parole chiave: ri-abitare, pratiche, enclave, tessuto misto, cambiamenti minuti, prossimitŕ.
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5

Letizia, Giuseppina, and Daniela Ruggieri. "Abitare Corso Vercelli." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 94 (June 2009): 40–51. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-094004.

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Abstract:
- Corso Vercelli is in «Barriera di Milano», a neighbourhood having a worker past, and from time immemorial being a welcoming area for new populations. Living here is based on cohabitation forms between the old and the new populations, according to which legal and illegal practices define new ways of space appropriation. A strongly deep-rooted local pride withstands changes. The cohabitation works with a certain degree of alienation, and only defining safe distances, going beyond the rhetoric about tolerance and integration.Key words: living, practices, cohabitation, multiculturalism, conflict, safe distance.Parole chiave: abitare, pratiche, coabitare, multiculturalismo, conflitto, distanza di sicurezza.
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Marata, Alessandro. "Abitare la città contemporanea." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 112 (March 2017): 73–82. http://dx.doi.org/10.3280/sur2017-112008.

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7

Glionna, Maria, and Marilivia Minnici. "Hong Kong: abitare microspazi." TERRITORIO, no. 74 (September 2015): 30–32. http://dx.doi.org/10.3280/tr2015-074004.

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8

Meringolo, Patrizia, and Nicola Solimano. "Abitare la città frammentata." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2013): 23–33. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-002003.

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9

Antonio, di Campli. "Abitare il Villaggio olimpico." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 94 (June 2009): 23–39. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-094003.

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Abstract:
- This study presents the outcomes of a survey on living the Olympic Village in Turin, started in November 2007, positioning them around two main conceptual images, par life or living like within a park, and reversal between inside and outside in the living practices. Starting from these two images, and from the issues and problems connected to them, it is possible to describe living in the Olympic Village as a quiet living.Key words living, practices, modernity, control, immunity, interiors.Parole chiave: abitare, pratiche, modernitŕ, controllo, immunitŕ, interni.
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Botazzoli, Patrizia, and Raffaello Martini. "Abitare sociale: contesti e persone." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2013): 47–57. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-002005.

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Ceruti, Mauro. "Formare per abitare la complessità." FOR - Rivista per la formazione, no. 3 (November 2021): 8. http://dx.doi.org/10.3280/for2021-003002.

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Chiodi, Sarah. "Cittŕ-campagna: abitare in-comune." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 97 (May 2012): 25–36. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097003.

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Abstract:
L'abitare in cittŕ o in campagna puň identificare tipologie edilizie e insediamenti morfologicamente contraddistinti, ma in senso sociologico la complessitŕ del fenomeno dell'abitare porta con sé valori ed esigenze similari sia che si viva fuori o dentro la cittŕ compatta; tra queste esigenze emerge un certo "bisogno di comunitŕ". La questione dunque non č l'abitare in cittŕ o in campagna, ma l'abitare in-comune in un contesto sostenibile, che significa pensare ad un nuovo modo di abitare in riferimento a quel tipo di societŕ che si intende realizzare rendendo coerente lo sfruttamento delle risorse (naturali, umane, culturali, ecc.) con i bisogni attuali e futuri delle persone.
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Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Abstract:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Caputo, Francesca. "Imparare ad abitare nel suo fondamento poetico." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 1 (January 18, 2019): 206–26. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i1.21555.

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Abstract:
L’articolo si propone di offrire un contributo alla riflessione sul concetto dell’abitare nell’accezione heideggeriana. Tale principio trova il suo fondamento nello spirito poetante e viene qui sviluppato a partire dal richiamo al “poeticamente abita l’uomo” di Hölderlin. L’elemento poetico dell’abitare, quale tratto essenziale dell’esserci, secondo la tesi heideggeriana, è esperienza originaria da cui si ricava l’invito a una nuova forma di pensiero: un “pensiero poetante”. Il parlare poetico presenta una sua specifica rilevanza in questa direzione, risalendo a una messa in opera della verità in cui risuona la provenienza della dif-ferenza tra essere ed ente nel ritmo originario di apertura e nascondimento. Solo l’uomo poetante, comunicatore per eccellenza, può giungere all’originario abitare e toccare il divino, il sacro, disponendosi all’autorivelazione dell’essere secondo l’immagine della quadratura (Geviert) in cui le quattro voci (cielo, terra, divini, mortali) sono un tutt’uno rilucente al cospetto del suo dire. Lungi dal ripiombare nel linguaggio della metafisica, piuttosto col proposito di rinnovarla, Heidegger assegna alla parola poetica, in quanto misura del nostro dimorare, il ruolo di fondamento ontologico da cui si effonde l’evento e l’apertura dell’essere.
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Diodato, Roberto. "Il corpo-ambiente virtuale." Perspectiva 37, no. 1 (April 23, 2019): 23–38. http://dx.doi.org/10.5007/2175-795x.2019.e53201.

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Abstract:
La riflessione odierna sull’husserliano “mondo della vita” non può esimersi dal considerare che oggi il “mondo della vita” è mediatizzato, è un ambiente mediale o semplicemente un medium, un continente/dispositivo abitato da neotecnologie digitali che rendono il tessuto del mondo nel suo insieme una stoffa comunicativa. L’articolo ispeziona in particolare il corpo/ambiente virtuale, un aspetto del mondo della vita ancora non pienamente realizzato nelle sue potenzialità, ma destinato a incidere sempre di più sulle pratiche di vita. Il corpo/ambiente virtuale si caratterizza come un ente di tipo nuovo, immersivo e interattivo, ontologicamente ibrido perché insieme interno ed esterno, cosa e immagine. L’articolo individua in alcune forme d’arte l’indicazione per abitare in modo non passivo il corpo/ambiente virtuale.
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Ballor, Federica, and Giulia Maria Cavaletto. "Abitare nei Villaggi Olimpici Torino 2006." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 196–207. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118014.

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Abstract:
Il progetto di riconversione in edilizia sociale dei "Villaggi olimpici Torino 2006", destinati originariamente ad ospitare atleti e giornalisti, si propone come caso emblematico di politiche abitative di seconda generazione. A partire dall'analisi degli obiettivi di integrazione sociale e sviluppo locale, lo studio si configura come monitoraggio di una politica pubblica, i cui tratti innovativi non escludono la presenza di criticitŕ legate al sistema di governance ed alla risposta dei milieu. Utilizzando i concetti chiave di integrazione sociale, mixité e sviluppo locale, il programma insiste sull'insieme di opportunitŕ che possono (o meno) innescare azioni da parte dei soggetti coinvolti, in termini di irrobustimento delle capacitŕ di autonomia e integrazione sociale. Gli outcome dell'intervento, people e area based, sono stati analizzati con una survey rivolta agli assegnatari degli alloggi e ad un gruppo di controllo di soggetti residenti nelle stesse aree ma meno vulnerabili.
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Di Biagi, Paola. "Abitare lo spazio comune: quotidianità, cura, progetto." TERRITORIO, no. 69 (May 2014): 61–65. http://dx.doi.org/10.3280/tr2014-069009.

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Cellamare, Carlo. "Praticare la interdisciplinarietà. Abitare Tor Bella Monaca." TERRITORIO, no. 78 (September 2016): 26–28. http://dx.doi.org/10.3280/tr2016-078002.

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Minetti, Maria Grazia. "Abitare il tempo tra continuità e cambiamento." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2021): 52–69. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-002004.

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Abstract:
L'autrice si interroga sulla tendenza di alcuni pazienti a fermare il tempo in attesa che il passato cambi, e a vivere ogni cambiamento come una catastrofe, per lo scatenamento di angosce di frammentazione e di perdita della propria continuità di esistenza. Questa continuità è illusoriamente mantenuta fermando il passato in attesa che cambi. La difficoltà ad abitare la propria vita e proiettarsi nel futuro è collegata a una impasse nel processo di soggettivazione che nasce dal conflitto tra l'essere conforme ai desideri inconsci dei genitori e al desiderio di esprimere un proprio progetto, seguendo i propri ideali dell'Io. Il conflitto viene negato e non affrontato per la paura del proprio odio e la fantasia conseguente di far morire i genitori. Si tratta del conflitto identificatorio di cui parla Piera Aulagnier, fra l'essere identificato e potersi identificare, che se non risolto dalla mediazione dell'Io, fra continuità e cambiamento, inchioda il soggetto a una identificazione alienante. Continuità coi valori e gli ideali del gruppo familiare e possibilità di uscire dal verdetto genitoriale e proiettare i propri ideali fuori dalla famiglia. Abitare quindi una genealogia, far parte di una catena generazionale, che in questi casi è bloccata, come se si dovesse restare figli per sempre, cloni dei propri genitori. L'analisi dovrà attivare una disidentificazione rispetto all'identificazione alienante che vive il soggetto, attraverso la funzione di rispecchiamento e di holding, coadiuvata dal setting, con la regolarità delle sedute, e con la sua funzione di terzo, che immette uno spazio fra simmetria e asimmetria, continuità e discontinuità. In particolare, l'analista dovrà tollerare momenti di impantanamento e, in alcuni casi, delle vere reazioni terapeutiche negative, soprattutto per la difficoltà a elaborare il lutto per ciò che non c'è stato e avrebbe potuto accadere ma non può avvenire. In queste situazioni, a volte, sembra presente un dissidio insanabile più che un conflitto, del tipo mors tua vita mea, che blocca l'attività di pensiero e ogni lavoro psichico. L'analista dovrà lavorare molto sul proprio controtransfert, reinterrogando il suo desiderio rispetto al paziente e alla propria identità di analista. Navigando tra i diversi registri dell'analisi, potrà incontrare il blocco del proprio pensiero, il sentimento di impotenza a cui potrebbe reagire con intolleranza verso il paziente e con un eccesso di furor curandi. Si tratta in fondo di riuscire a mantenere integra la propria capacità analizzante, quel restare vivo di winnicottiana memoria.
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Foot, John. "Storie di case. Abitare l'Italia del boom." Planning Perspectives 29, no. 4 (July 16, 2014): 590–91. http://dx.doi.org/10.1080/02665433.2014.936133.

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Gramigna, Anita, and Giorgio Poletti. "La formazione post-disciplinare per abitare la città." Filosofia Revista da Faculdade de Letras da Universidade do Porto 34 (2017): 71–89. http://dx.doi.org/10.21747/21836892/fil34a5.

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Almadori, Alessandro, Paola Capriotti, Federica Fava, Elena Maranghi, and Angela Santangelo. "Rigenerazione urbana e abitare accessibile: l'esperienza del FedercasaLab." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 130 (March 2021): 49–52. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-130003.

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Infussi, Francesco. "Maria Vittoria Trovato: "Vega. Abitare su un'isola artificiale"." TERRITORIO, no. 68 (February 2014): 134–45. http://dx.doi.org/10.3280/tr2014-068021.

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Lotto, Marta. "Abitare nella crisi. Le occupazioni abitative dei migranti." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2017): 183–202. http://dx.doi.org/10.3280/mm2017-001010.

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Fregolent, Laura, and Michelangelo Savino. "Abitare in periferia: i motivi di una call." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 11–13. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097002.

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Osti, Giorgio. "Abitare in periferia: alla ricerca di un modello." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 15–34. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097003.

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Abstract:
Nel paper si cerca di verificare se e come sia possibile parlare ancora di periferia in contesti abitativi segnati da diffusivitŕ dei manufatti e alta mobilitŕ delle persone. A lungo abbiamo utilizzato uno schema duale "centro-periferia" che sembrava riassumere bene tratti distinti e contrapposti della qualitŕ della vita. Quello schema non č piů sufficiente. Non per questo si debbono adottare schemi completamente basati su visioni soggettive della periferia. Vi sono ancora criteri generali con cui individuare gerarchie spaziali con particolare attenzione all'abitare. Nel testo vengono individuati quattro criteri: la morfologia spaziale, le istituzioni, la motilitŕ e le aggregazioni sociali. Questi variamente combinati identificano spazi nuovi, ancora in buona misura da denominare e studiare.
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Vitillo, Piergiorgio. ""Cittŕ da abitare". Il nuovo Psc di Scandiano." TERRITORIO, no. 51 (January 2010): 58–66. http://dx.doi.org/10.3280/tr2009-051013.

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Novello, Federica. "Assegnazione di casa in trust al coniuge non beneficiario (Trib. Rieti, 7 marzo 2022)." settembre-ottobre, no. 5 (October 6, 2022): 871–74. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.185.

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Abstract:
Massima Il conferimento dell’immobile adibito a casa coniugale nel trust istituito da uno dei coniugi separandi la cui unica beneficiaria è la figlia maggiorenne, non impedisce di assegnare l’immobile all’altro coniuge, con il quale la figlia ha scelto di andare ad abitare, così da permettere a ella di continuare a vivervi.
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Armondi, Simonetta. "La fatica di abitare a Crocetta come wicked problem." TERRITORIO, no. 70 (September 2014): 21–28. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-070003.

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De Piccoli, Norma. "Presentazione del numero "Abitare sociale e reti di prossimità"." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2013): 5–8. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-002001.

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Rufini, Maria Teresa. ""Abitare nella possibilitŕ". Eros e spiritualitŕ nel lavoro clinico." STUDI JUNGHIANI, no. 32 (February 2011): 59–76. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-032004.

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Abstract:
Dopo una breve premessa sul concetto di Spirito, si afferma che per Jung il fondamento della psiche č religioso, perché si basa sulle risposte arcaiche dell'uomo di fronte all'ignoto. La teoria della struttura psichica non č stata dedotta da miti e fiabe, ma si basa su esperienze e osservazioni condotte nell'ambito della ricerca medico-psicologica e soltanto secondariamente essa ha trovato conferma nello studio comparativo dei simboli, in campi lontanissimi dalla pratica psicoterapeutica. Da tale premessa consegue che un terapeuta junghiano, forse inconsapevolmente, ha un atteggiamento spirituale, anche laico. Seguono alcune considerazioni sulle vicissitudini del rapporto analitico, sul setting, si paragonano per contiguitŕ relazioni fondate su eros e spiritualitŕ. A conclusione, alcune considerazioni sulla spiritualitŕ di oggi.
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Orzeł, Justyna Hanna, and Hanna Serkowska. "Abitare la parola “ecologia”. L’ottica postantropocentrica di Antonella Anedda." Studia Romanica Posnaniensia 49, no. 3 (December 5, 2022): 49–61. http://dx.doi.org/10.14746/strop.2022.493.004.

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Abstract:
The article explores Antonella Anedda’s works from a post-anthropocentric perspective within the theoretical framework of ecocriticism. After mentioning some of the most relevant concepts and ideas connected with these lively approaches in interdisciplinary studies, it presents a brief and deliberately ongoing introduction to an outline of observations on the poet’s production, considering the key eco-categories such as animals, plants and space.
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Dalfollo, Laura. ""Modelli" di Chiesa impostisi fino al Vaticano II (1965)." Služba Božja 59, no. 4 (November 11, 2019): 397–406. http://dx.doi.org/10.34075/sb.59.4.2.

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Abstract:
Il testo prende in considerazione l’evoluzione storica dell’autocomprensione ecclesiale avendo come punti di riferimento definizioni conciliari prese come eventi determinanti per la vita della Chiesa. La riflessione vuole essere una proposta di let-tura del passato volto alla proiezione verso il futuro, nell’evidenziare tre nuclei teo-logici permanenti e fondanti sia l’esperienza di fede, come la consapevolezza di essa, vissuta nella prassi sacramentale in comunione e forza della dimensione magisteria-le. Nessun modello che possa evincersi vuole essere esaustivo, tutt’altro, aprendosi ad una dinamica complementare, desidera dare della realtà ecclesiale una descrizio-ne capace di metterne in evidenza diversi elementi fondanti. La proposta di tale ricerca vuole mostrare la continuità misteriosa dell’Alleanza fra Dio e l’uomo compiuta in Cristo e vivente nella storia della Chiesa. Tale storia deve essere con responsabilità interpretata e rispettata per poterne coglie-re, attraverso la sfida dei modelli, le caratteristiche perenni nel loro abitare la storia degli uomini. Fino a che la Chiesa vorrà essere posseduta invece che abitata non potrà dirsi compresa, solo osservata e giudicata. L’auspicio è di mostrare come la ripresa di un’ermeneutica storico-sapienziale permetta di aprirsi alla sorpresa dell’imprevedibile di Dio.
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Boldo, Alessandro. "Innovare ai margini. micro esperienze di abitare sociale in veneto." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 116 (March 2016): 69–90. http://dx.doi.org/10.3280/asur2016-116004.

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Martin, L. S., S. Middei, R. Convertino, and A. Celano. "AB1574-PARE “ABITARE” PROJECT – HOME FOR PATIENTS WITH RHEUMATIC DISEASES." Annals of the Rheumatic Diseases 81, Suppl 1 (May 23, 2022): 1886.2–1886. http://dx.doi.org/10.1136/annrheumdis-2022-eular.4556.

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Abstract:
BackgroundTalking about home means talking about ourselves. Our home represents the “movie set” where the film of our lives is shot, and we can choose whether to be simple actors or the directors of it. The house expresses our personality, it identifies us in a unique way, like a fingerprint. Talking about our home means understanding how the way we relate to it can create well-being or discomfort.ObjectivesThe goal of this project is to promote the empowerment of people with disabilities and chronic diseases. We aim to do that starting from a greater awareness of their living needs and the quality of life and self-esteem enhancements that derives from a tailor-made home.Methods308 people participated in the survey and were distributed anonymous questionnaires regarding their experience at home.DEMOGRAPHIC PARAMETERS:Gender: 72 males and 236 femalesAge: 24 (18-25); 44 (26-34); 32 (35-42); 88 (43-50); 44 (51-58); 44 (59-66); 32 (67-75)Percentage of disability: 36 do not know their own percentage; <25%: 52; >25<50: 44; >50<75: 60; >75<100: 112Pathologies found: Psoriatic arthritis: 52; Rheumatoid arthritis: 116; Connectivitis: 44; Fibromyalgia: 16; Ankylosing spondylitis: 16; Muscle diseases: 64We found the highest number of severely disabled people (>75<100) among patients with muscle diseases (93,7%), followed by patients with connectivitis (45%) and Rheumatoid arthritis (44%).Results92% of the participants agree “very/very much” with the phrase “An accessible home ... (question 12)”, 6% “fairly” agree and only 1.2% “do not agree”. 43% of people like their home “a lot/very much” (question 4), another 43% “quite” and only 13% (40 people) “don’t like it at all/like it a little”. Curiously, 90% of those who do not like it perceive their home as “not very/not at all welcoming”; 70% feel “little /not at all autonomous” and 100% report that the house “reflects them only a little/not at all”; therefore 80% think that the house should “change fairly/a lot”, (but only 10% have done renovations).82%of the people who carried out renovations (question 9), were aware of tax breaks, while only 36% of those who did not carry out renovations knew about the tax breaks. Males who have done renovations represent 25% of this population and all of them had a great disability (100%); a particular degree of disability was not prevalent among women. 65%of those who have done renovations report that the improvement in their quality of life as a result of the work is “fairly” (question 11), and for the remaining 45% the quality of life has improved “a lot”.The most necessary and reported renovation works are not “frivolous requests” or “whims”, but practical needs for the daily life: removal of architectural barriers, stair lifts, mobile wall units and adaptation of toilets.All this is essential and necessary for people with reduced mobility and /or disabilities.The most interesting part of the survey concerns the “more intimate and personal” question (question 16): “What does your home represent for you”. The concept that is most expressed is “Refuge” or others like that such as “Safe Harbor”, “Nest”, “Freedom” ... concepts that go far beyond the “architectural” and “material” sense of the house.ConclusionThe home represents, for the general population, but above all people with disabilities, a place to take refuge from the dangers/anxieties/ worries of everyday life. Therefore, every effort to inform patients about the possible facilities to make their home more comfortable is fundamental, as well as those to raise the awareness of governments in order to increase the facilities for patients who will need them.ReferencesMartin Severino 1, Sonia Middei2, Raffaele Convertino2, Antonella Celano2[1]ASL ROMA 6 (Operative Unit of Internal Medicine and Rheumatology), Rome[2]Apmarr APS (Italian Association of People with Rheumatological and Rare Diseases), Lecce, ItalyAcknowledgementsThe authors would like to thank all the patients who made this research possibleDisclosure of InterestsNone declared
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Costa, Giuliana. "Abitare insieme sotto lo stesso tetto, dietro la stessa porta." TERRITORIO, no. 75 (January 2016): 30–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2015-075002.

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Davino, Chiara, and Lorenza Villani. "Territori di interazione. Per una socio-ecologia del co-abitare." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003002.

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Abstract:
Il 60% del territorio italiano è costituito dalle cosiddette "Aree Interne", oggetto, dal Secondo dopoguerra, di un forte processo di marginalizzazione rispetto ai centri urbani. L'abbandono graduale di queste aree e la più recente dislocazione dei circuiti di accoglienza nelle aree remo-te, hanno contribuito al ripopolamento di questi territori da parte di migranti e richiedenti asilo. A partire da una breve analisi delle principali politiche nazionali in materia di aree interne e di accoglienza, il saggio intende argomentare come sia possibile superare le polarizzazioni terri-toriali e le dicotomie sociali attraverso nuove narrazioni e forme di co-abitare sostenibili. L'indagine si focalizzerà sul modo in cui la rigenerazione delle aree interne possa legarsi alla presenza di migranti e richiedenti asilo, generando spazi di interazione e innovazione sociale, come dimostrano i progetti Welcoming Spaces e IT.A.CÀ, attivi nel territorio nazionale.
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Cavicchioli, Giorgio, and Luciana Bianchera. "Introduzione a "La responsabilit&agrave; in politica" di Bruno." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 11–14. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14018.

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Abstract:
Gli autori introducono il saggio di Bruno Vezzani, "La responsabilit&agrave; in politica", per connetterlo alla formazione, tema del prossimo numero della Rivista. Evidenziano come i cambiamenti attuali influenzano inevitabilmente la formazione, rendendo necessario l'utilizzo di altre epistemologie e di nuovi modi di abitare la polis. Gli autori pongono infine l'accento su quanto il potere delle istituzioni determina e influenza la formazione stessa degli operatori della salute mentale.
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D'Angelo, Lorenzo, and Pietro Zanirato. "Come una cittŕ si ricorda e immagina il suo futuro." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 133–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022011.

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Abstract:
L'obiettivo dell'articolo č di proporre una elaborazione delle nozioni di "abitare" e di "memoria" nell'ambito dell'antropologia urbana. Attraverso la prospettiva di Heidegger sull'abitare (bauen) e la rilettura di Ingold sulla "prospettiva dell'abitare" (dwelling perspective), questo articolo analizza come una cittŕ elabora la memoria del suo passato e immagina il suo futuro. Il caso di Sesto San Giovanni mostra come i siti industriali del passato possano diventare parte di un immaginario materiale collettivo.
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Chiesi, Leonardo, and Paolo Costa. "Progetto e abitare tra monoscalarità e transcalarità. Riflessioni a margine di una crisi pandemica." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 127 (March 2022): 63–78. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127006.

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Abstract:
La formazione delle Scuole di Architettura è perlopiù mono-scalare, nel senso che tende a concentrarsi su una sola scala progettuale. L'abitare è invece inter-scalare. Questa asincronia tra agire progettuale e abitare genera una tensione tra gli esiti del costruito e i suoi destinatari. Qui si mette ciò in relazione con i problemi generati da emergenze sanitarie di tipo pandemico, valutando come la limitata socialità imposta dalle misure di prevenzione ha effetti su alcuni aspetti dell'abitare.
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Galliano, Pierfranco, and Luigi Spinelli. "Ri-abitare il Novecento. I quartieri di Franco Albini a Milano." TERRITORIO, no. 71 (February 2015): 67–68. http://dx.doi.org/10.3280/tr2014-071009.

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Llevat Soy, Eloy. "L'eredità di un abitare moderno. Il caso di Villagexpo a Nantes." TERRITORIO, no. 86 (February 2019): 117–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-086016.

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Fava, Federica. "Abitare patrimoni a tempo. Prospettive di rigenerazione a partire da Venezia." TERRITORIO, no. 88 (September 2019): 132–40. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-088019.

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Dominici, Piero. "Lungo i confini della Società Interconnessa/Iperconnessa: abitare l'Errore e l'Imprevedibilità." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 1 (September 2019): 90–104. http://dx.doi.org/10.3280/siss2019-001009.

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Mello, Alberto. "Abitare nella casa del Signore. Il Sal 27 e la risurrezione." Liber Annuus 61 (January 2011): 37–51. http://dx.doi.org/10.1484/j.la.5.100344.

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Zancarini-Fournel, Michelle. "Raffaella Sarti, Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire, nell’ Europa moderna." Clio, no. 40 (November 26, 2014): 282–83. http://dx.doi.org/10.4000/clio.12205.

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Di Gianvito, Sara. ""Abitare il silenzio" : il paesaggio e la memoria in Gëzim Hajdari." Études romanes de Brno, no. 2 (2016): 95–106. http://dx.doi.org/10.5817/erb2016-2-8.

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Calvaresi, Claudio, and Rosanna Ridenti. "Progettare politiche per le aree marginali: il caso delle Terre Alte." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 208–36. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097013.

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Abstract:
In questo articolo sosteniamo che, per interrogarsi su cosa significhi "abitare in periferia", conviene osservare quei contesti che piů acutamente mostrano condizioni di marginalitŕ. Soprattutto nelle aree montane, e in special modo nelle aree montane interne del nostro Paese. Nella prima parte, ci soffermeremo in particolare sui problemi tipici delle alte valli. Nella seconda, getteremo lo sguardo sul Gal e sul programma Leader plus. Infine, ci chiederemo cosa vuol dire operare in contesti marginali e quale puň essere la funzione del progetto di politiche.
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Matteoni, Alba. "Il tempo e lo spazio nell'universo anoressico - una relazione." RIVISTA ITALIANA DI GRUPPOANALISI, no. 1 (June 2011): 83–95. http://dx.doi.org/10.3280/rig2011-001006.

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Abstract:
La nascita della persona alla propria soggettivitŕ č collegata alla possibilitŕ di operare una cesura nei confronti della continuitŕ offerta dalle figure genitoriali interne, in particolare dalla madre. Questo lavoro narra la complessa relazione con una paziente anoressica per un tratto di percorso caratterizzato dalla difficoltŕ a operare tale cesura e, conseguentemente, ad abitare uno spazio e un tempo definiti entro cui ascoltare e prendersi cura di sé, della propria corporeitŕ. L'ascolto dei propri desideri comporta un grosso travaglio perché apre all'Altro, alla separazione dalle istanze genitoriali interne, alla trasformazione.
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Liñán, Luis Juán, and Nicolás Maruri González de Mendoza. "Papeles en bits: los orígenes de la difusión digital de arquitectura en las primeras versiones web de Metropolis, Domus, Abitare y El Croquis." Bitácora Arquitectura, no. 43 (March 13, 2020): 4. http://dx.doi.org/10.22201/fa.14058901p.2020.43.72952.

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Abstract:
<p>Este artículo recupera y analiza las primeras versiones web de las revistas <em>Domus, Abitare, El Croquis </em>y <em>Metropolis</em>, lanzadas a mediados de la década de 1990, para revelar su carácter pionero en la exploración de la World Wide Web como medio de difusión de la arquitectura, así como su papel seminal en la identificación de las condicionantes más importantes que definen la manera como se transmite la información de la disciplina en el entorno digital.</p>
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