Academic literature on the topic 'Acquisizione del linguaggio'

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Journal articles on the topic "Acquisizione del linguaggio"

1

Di Gesù, Floriana. "Buone prassi traduttive dei termini del linguaggio medico nelle opere di Galdós: l’esempio di "Fortunata y Jacinta"." e-Scripta Romanica 9 (December 20, 2021): 41–54. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.09.04.

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Abstract:
In quest’articolo, attraverso lo studio di alcuni termini presenti nel romanzo Fortunata y Jacinta di Galdós che si riferiscono all’ambito medico e farmaceutico, si desidera portare avanti una riflessione su alcune “buone prassi” che il traduttore può impiegare nel suo lavoro di riscrittura, considerate come il frutto di un’operazione cognitiva, complesso intrigo di acquisizione, categorizzazione, osservazione riflessiva, elaborazione, sperimentazione e di creazione di dinamiche emotivo-motivazionali che hanno come prodotto ultimo la ricreazione del metatesto. Tali “buone prassi” rientrano a tutti gli effetti negli argomenti da trattare all’interno di una didattica della traduzione dal taglio neurolinguistico.
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Schmiderer, Katrin, and Barbara Hinger. "L’INTERLINGUA PRODUTTIVA E RICETTIVA DI STUDENTI DI ITALIANO LS IN UN CONTESTO DI SCUOLA SECONDARIA AUSTRIACA." Italiano LinguaDue 15, no. 2 (2023): 43–64. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/21938.

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Abstract:
Nella ricerca acquisizionale sull’italiano L2/LS i processi di acquisizione sono stati analizzati a vari livelli linguistici. Tuttavia, gli studi che analizzano la produzione e la comprensione e che si occupano delle loro possibili interfacce, risultano scarsi. Questo contributo presenta uno studio empirico sull’acquisizione grammaticale produttiva e ricettiva in studenti di italiano LS della scuola secondaria superiore austriaca. Utilizzando l’esempio dell’accordo degli aggettivi, si cerca di comprendere se l’acquisizione della grammatica segua gli stadi di sviluppo postulati dalla teoria della processabilità sia nella produzione sia nella ricezione. Per identificare gli stadi di sviluppo degli alunni nel secondo anno di apprendimento, sono stati utilizzati dati di linguaggio orale elicitati attraverso compiti comunicativi. Inoltre, sono stati esaminati i tempi di reazione a uno stimolo orale (auditory sentence matching task). La discussione verte sui risultati relativi alla produzione e alla ricezione e le possibili interfacce tra le due modalità.
 
 
 The productive and receptive interlanguage of Italian LS learners in an Austrian secondary school context
 
 In research on Italian L2 acquisition, acquisitional processes have been analysed at various linguistic levels. However, studies analysing production and comprehension and dealing with their possible interfaces are scarce. This contribution presents an empirical study of productive and receptive grammar acquisition of Italian L2 learners in an Austrian upper secondary school. Using the example of adjective agreement, the study investigates whether productive and receptive Italian L2 acquisition move along similar developmental trajectories postulated by Processability Theory. To identify the developmental stages of learners in the second year of instruction, oral production data elicited through communicative tasks were used. In addition, reaction times to an oral stimulus (auditory sentence matching task) were examined. The discussion focuses on results for production and comprehension and possible interfaces between the two modalities.
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Zolliker, Manuel. "Semantik in der Musik: Das Spiel mit dem Klang und seiner (Be-)Deutung." Leseforum Schweiz, no. 1(2024) (June 7, 2024): 1–14. https://doi.org/10.5281/zenodo.13865451.

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Abstract:
Der vorliegende Artikel befasst sich mit der Eindeutigkeit (oder Mehrdeutigkeit) von musikalisch transportierten Inhalten. Musik ist wie die Sprache ein vorwiegend akustisches Ph&auml;nomen, das von einer Partei ausgedr&uuml;ckt und von einer anderen Partei wahrgenommen und interpretiert wird. Wie kommt unsere Deutung von geh&ouml;rter Musik zustande? Wie wird Musik von Musiker:innen mit inhaltlicher Bedeutung gef&uuml;llt? Diesen Fragen wird anhand der folgenden Themenfelder nachgegangen: Die biografische Bildung von emotionalen Assoziationen mit Musik; die Musiknotation als Versuch des Festhaltens von strukturellen Inhalten der Musik; der Vergleich von Musik und Sprache in ihrem Erwerb und ihrer Funktion; die Eindeutigkeit von Musik in kulturellen Kontexten; Techniken der Filmmusik und Programmmusik, um in der Komposition von Musik aussermusikalische Inhalte darzustellen. Abschliessend werden die Kerngedanken in den Kontext der eigenen musikalischen und p&auml;dagogischen Praxis gestellt. &nbsp; <em>Version fran&ccedil;aise</em> <strong>La s&eacute;mantique dans la musique&nbsp;: Le jeu avec le son et son interpr&eacute;tation</strong> Le pr&eacute;sent article traite de l'univocit&eacute; (ou de l'ambigu&iuml;t&eacute;) des contenus v&eacute;hicul&eacute;s par la musique. Tout comme le langage, la musique est un ph&eacute;nom&egrave;ne essentiellement acoustique, exprim&eacute; par une partie et per&ccedil;u et interpr&eacute;t&eacute; par une autre partie du corps. Comment se fait notre interpr&eacute;tation de la musique que nous entendons ? Quel est le sens construit par les musiciens ? Ces questions seront discut&eacute;es selon ces th&eacute;matiques: la formation biographique d'associations &eacute;motionnelles avec la musique ; la notation musicale comme tentative de fixation des contenus structurels de la musique ; la comparaison de la musique et du langage dans leur acquisition et leur fonction ; l&rsquo;unit&eacute; de la musique dans des contextes culturels ; les techniques de musique de film et de musique &agrave; programme pour repr&eacute;senter des contenus extra-musicaux dans la composition de musique. Enfin, les id&eacute;es cl&eacute;s seront replac&eacute;es dans le contexte de la pratique musicale et de la p&eacute;dagogie personnelle. &nbsp; <em>Versione italiana</em> <strong>La semantica nella musica: Il gioco con il suono e la sua importanza e interpretazione</strong> Questo articolo si occupa dell'univocit&agrave; (o dell'ambiguit&agrave;) dei contenuti veicolati dalla musica. La musica, come il linguaggio, &egrave; un fenomeno prevalentemente acustico che viene espresso da una parte e percepito e interpretato da un'altra. Come nasce la nostra interpretazione della musica ascoltata? In che modo la musica viene riempita di significato dai musicisti? Queste domande vengono esplorate sulla base dei seguenti ambiti tematici: la formazione biografica delle associazioni emotive con la musica; la notazione musicale come tentativo di catturare i contenuti strutturali della musica; il confronto tra musica e linguaggio nella loro acquisizione e funzione; l'unicit&agrave; della musica nei contesti culturali; le tecniche della musica cinematografica e della musica da programma per rappresentare contenuti extra-musicali nella composizione della musica. Infine, le idee fondamentali sono collocate nel contesto della pratica musicale e pedagogica dell&rsquo;autore. &nbsp; <em>English version</em> <strong>Semantics in music: Playing with sound and meanings(s)</strong> This article explores how content conveyed by music can be unambiguous (or not). Like language, music is a predominantly acoustic phenomenon which is expressed by one party before being received and interpreted by another. How do we interpret the music we hear? How do musicians fill music with meaning? These questions will be explored in the context of the following topic areas: The biographical shaping of emotional associations with music; musical notation as an attempt to capture its structural content; the comparison of music /language acquisition and function; the unambiguity of music in cultural contexts; and techniques used in music for film and television to depict content which goes beyond music. Lastly, the central insights will be applied to the context of individual practices in music and pedagogy.
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Onnis, Luigi. "Se la psiche č il riflesso del corpo. Una nuova alleanza tra neuroscienza e psicoterapia." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 51–73. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002004.

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Abstract:
L'Autore sottolinea come i recenti importanti scviluppi delle neuroscienze permettano, oggi, una piena reintegrazione della unitŕ mentecorpo, proponendo la mente come collegata non solo al substrato neurale del cervello, ma all'intero corpo, quale mediatore degli scambi e delle connessioni col mondo esterno. Inoltre alcune significative scoperte delle neuroscienze, quali la natura essenzialmente "relazionale" della mente, la "memoria implicita", e, in particolare, i "neuroni-specchio", danno supporti neurofisiologici e conferme a molte acquisizioni sperimentali e cliniche della psicologia dello sviluppo e della psicoterapia, relative all'importanza della "conoscenza relazionale implicita" e dei linguaggi analogici e metaforici, all'empatia nella relazione terapeutica, alla dinamica del cambiamento terapeutico. L'Autore prende in considerazione queste implicazioni con particolare riferimento alla psicoterapia sistemica e sottolinea come, alla luce di queste considerazioni, si possa parlare oggi di "nuova alleanza" tra neuroscienze e psicoterapia.
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Ferraro, Anna Maria. "Esercizio di clinica n. 1: passo a passo lungo le tappe fondamentali." GRUPPI, no. 2 (April 2011): 33–45. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002003.

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Abstract:
In questo scritto l'autore racconta della sua prima paziente e dei "primi passi" che, in assoluto, muove all'interno di una relazione clinica. Vacillando. Non a caso ha scelto d'intitolare il lavoro: Passo a passo lungo le tappe fondamentali. Come se ogni passo - ogni riflessione, ogni momento - avesse bisogno del suo particolare assestamento. Cosě, a partire dal primo colloquio e dall'analisi della domanda, l'autore riferirŕ alcuni frammenti delle conversazioni con gli altri curanti (il neurologo e lo psichiatra); si soffermerŕ a riflettere sul linguaggio diagnostico; proverŕ ad accennare alcune considerazioni sulle dinamiche cotransferali con la signora Noto e, infine, parlerŕ di un incontro di supervisione tenutosi a scuola durante il quale fu discusso questo caso. Il racconto di questa esperienza (che per motivi di spazio sacrifica l'approfondimento dei pur importanti aspetti istituzionali) sarŕ corredato da riflessioni, inserite in nota o nel corpo del testo, relative alle acquisizioni dell'autore durante i primi due anni di frequenza della Scuola di specializzazione LdG di Palermo.
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Giannichedda, Enrico. "Costruire storie e raccontare produzioni." Ex Novo: Journal of Archaeology 5 (May 24, 2021): 119–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v5i.416.

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Abstract:
Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno specialista di storia e teoria della letteratura, affronta in un corposo volume una questione fondamentale: la relazione fra produzione di utensili (i cicli produttivi), evoluzione del linguaggio, sviluppo di capacità narrative finalizzate a raccontare ‘storie’ utili. Una questione che, a mio avviso, non può riguardare soltanto gli specialisti della preistoria antica e dei processi di ominazione, perché ha molto a che vedere, in qualsiasi contesto preindustriale e prescientifico, con la trasmissione dei saperi tecnici (e, difatti, Cometa rinvia alle opere di A. Leroi-Gourhan), l’archeologia della produzione, la capacità di leggere in un manufatto la commistione di ‘funzione’ e ‘bellezza’ (o stile). Scopo del presente lavoro, oltre ad invitare a riflettere sulle tesi di Cometa a partire ovviamente dal libro, vi è ribadire, indipendentemente dai termini utilizzati e dalle partizioni disciplinari, l’utilità di studi archeologici in cui si fa storia della cultura materiale tenendo insieme la ricostruzione dei comportamenti (tecnici) e quella dei significati (sociali) anche grazie allo studio delle scelte ‘narrative’ adottate dagli antichi.
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Gabriotti, Rafaela Bepe, and Rosângela Zomignan. "Il cervello bilingue: processi cerebrali durante l’acquisizione del linguaggio." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 14, 2020, 68–96. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/cervello-bilingue.

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Abstract:
Questo lavoro è uno studio sull’acquisizione del linguaggio, sui processi cerebrali coinvolti durante la sua acquisizione e il bilinguismo. L’obiettivo di questa ricerca è quello di capire meglio come due lingue stanno imparando contemporaneamente, in modo che possiamo essere meglio preparati ad assistere i bambini durante l’acquisizione linguistica, nonché a sostenere l’insegnante e la famiglia attraverso la base teorica. Aspetti come l’organizzazione corticale del linguaggio, le differenze tra il cervello bilingue, rispetto al cervello monolingue, e l’influenza dell’interazione sociale sull’apprendimento linguistico sono spiegati in questo lavoro per fornire un’ampia visione dell’acquisizione di lingue bilingue. Per questo studio, abbiamo scelto di utilizzare la ricerca bibliografica della letteratura straniera, perché non sono stati trovati abbastanza materiali nei portoghesi che coprivano le aree di studio contemplate. I risultati mostrano come il cervello elabora l’acquisizione del linguaggio, mostra la differenza tra l’apprendimento di due lingue contemporaneamente e in sequenza, e presenta come i fattori sociali e la lingua sono associati.
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Florita, Marcello. "Non si può toccare, senza essere toccati: perché la psicoanalisi deve attingere dal perinatale e viceversa." Ricerca Psicoanalitica 32, no. 1 (2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.431.

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Abstract:
Sono numerose le innovazioni inerenti alla medicina riproduttiva. Queste hanno imposto delle riflessioni etiche, sociali, culturali e mediche, ma soprattutto hanno reso ancora più urgente la necessità di un contributo della psicologia. Nell’articolo vengono proposte alcune sfide da affrontare attinenti all’ambito materno infantile, che hanno come focus il benessere dei professionisti del settore e dell’utenza di riferimento, alla luce di una rilettura dei processi di trasformazione e cambiamento del soggetto che sta per diventare genitore o figlio. Da psicoanalisti e studiosi è nostro interesse riuscire ad importare le ricerche e le acquisizioni del mondo perinatale nella psicoanalisi, perché molte di queste, seppur con un linguaggio medico, analizzano la relazione fin da prima della nascita. Il filone che viene preso maggiormente in considerazione riguarda gli studi sulle percezioni tattili nei bambini che aprono scenari sorprendenti e affascinanti. Nello specifico, l’autore cercherà di costruire un ponte tra queste discipline, creando un parallelismo tra un determinato tipo di contatto (il gentle touch) - recepito dalle sole Fibre CT e connesso ad un’attivazione massiva dell’insula - e il rapporto analista e paziente.
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Dissertations / Theses on the topic "Acquisizione del linguaggio"

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Cozzi, Gaia <1995&gt. "Acquisizione e perdita del linguaggio: un confronto tra orali e dei segni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20906.

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Abstract:
L’apprendimento del linguaggio è da sempre considerato uno dei misteri più intriganti della scienza; la nostra capacità di elaborare una informazione e tradurla in un significato in modo così naturale e innato è da sempre motivo di fascino per i più grandi psicologi e scienziati della storia. Se da una parte l’acquisizione del linguaggio riguarda ogni individuo ed è quindi stata oggetto di studio per secoli, la perdita linguistica e i disturbi afasici, al contrario, sono eventi più rari e dei quali si hanno documentazioni scientifiche solamente a partire da qualche secolo. Questo elaborato, tuttavia, non vuole analizzare solamente quella che è l’acquisizione e la perdita linguistica, ma ha come scopo il paragone di questi due fenomeni a livello multimodale, paragonando le lingue orali con quelle dei segni. Se da una parte la manifestazione dei disturbi afasici nelle lingue orali è un ampio oggetto di studio, la ricerca di tale fenomeno per quanto riguarda le lingue segnate rimane un campo non del tutto esplorato, data la scarsità di soggetti non udenti che presentano tali patologie e la mancanza delle risorse impiegate per l’indagine scientifica. L’ipotesi alla base di questa tesi è quindi che, se i disturbi afasici nelle lingue orali presentano un pattern di dissoluzione linguistica che segue il processo inverso rispetto alla loro acquisizione, allora tale schema potrebbe presentarsi anche per quanto riguarda l’acquisizione e la perdita linguistica delle lingue segnate, nonostante le modalità di espressione siano differenti. Per esporre al meglio gli studi presi in analisi per appurare tali teorie, ho adottato il seguente ordine di illustrazione degli argomenti trattati.
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Vernillo, Roberta. "Neuroni specchio e apprendimento linguistico: una rassegna di studi." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13703/.

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Abstract:
L’obiettivo di questo elaborato è quello di comprendere se esista una connessione tra neuroni specchio e apprendimento linguistico e, più nello specifico, tra neuroni specchio e lingua straniera. Il primo capitolo fornisce un rapido quadro generale sulla fisiologia del nostro organo pensante per cercare di capire quali siano le aree interessate dal linguaggio e quali siano i metodi di didattica della lingua madre e della lingua seconda. Il secondo capitolo si concentra invece proprio sulla scoperta dei neuroni specchio, evidenziandone soprattutto lo stretto legame con il linguaggio. Infine, il terzo e ultimo capitolo, è costituito interamente dall’intervista che il professor Fogassi mi ha gentilmente concesso. Come in molti sapranno, il professor Fogassi fa parte del gruppo di neuroscienziati che, all’inizio degli anni ’90, hanno scoperto i neuroni specchio. È proprio in questo capitolo, quindi, che il Professore illustra in maniera più approfondita quale sia la connessione tra linguaggio e sistema mirror, quali siano i più recenti esperimenti e le scoperte del settore e, infine, le ricadute che il sistema specchio può avere nella glottodidattica.
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VERNICH, LUCA ANTONIO TOMMASO. "CORRELAZIONI TRA SVILUPPO CONCETTUALE NELL'INFANZIA E ACQUISIZIONE DELLA PRIMA LINGUA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6170.

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Abstract:
L'obiettivo del presente lavoro è quello di esaminare criticamente le prospettive teoriche più note sul problema delle relazioni tra sviluppo concettuale del bambino ed acquisizione della prima lingua. Per quanto il lavoro si concentri in particolare sullo sviluppo della componente lessicale, ovvero sul legame tra concetti e apprendimento delle parole con cui gli stessi vengono codificati, verranno necessariamente trattati anche alcuni aspetti relativi alla competenza morfologica e sintattica. Dopo aver presentato sinteticamente le principali teorie proposte nell'ambito della linguistica acquisizionale e della psicologia dello sviluppo, procederemo ad una problematizzazione e discussione dei punti critici delle stesse alla luce dei risultati ottenuti in sede sperimentale negli ultimi anni. Partendo dalla consapevolezza che nell'ambito della linguistica, forse ancor più che in altre discipline, il contrasto tra impostazioni teoriche diverse si traduce spesso in discrepanze significative nell'interpretazione degli stessi dati empirici, abbiamo cercato di dare lo stesso spazio ai vari orientamenti teorici. L'obiettivo di questa tesi, infatti, non è quello di dare giudizi di merito sulla validità di una teoria in quanto tale rispetto ad un'altra, quanto di discutere in modo trasversale i nodi più problematici delle varie teorie e le implicazioni delle stesse. Questo intento è particolarmente evidente nelle conclusioni della tesi, strutturate intorno ad una serie di domande di ricerca.<br>This work provides a critical overview of the major theoretical perspectives on the relationships between conceptual development and first language acquisition. While our focus is on lexical development (ie. on the relation between learning a word and acquiring the relevant concept), we will also touch on some aspects which pertains more specifically to morphological and syntactical development. After briefly introducing the major theories developed in the field of first language acquisition and developmental psychology, we will discuss them in the light of experimental data collected in recent years. As the same empirical findings tend to be interpreted in completely different ways, in our work we tried to give voice to authors supporting different views. Our goal is not to assess the merits of these theores as such, but to take this comparison as an opportunity to discuss the implications and issues thereof. This will be particularly clear in the Conclusions of our work, which are structured as a series of research questions.
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4

VERNICH, LUCA ANTONIO TOMMASO. "CORRELAZIONI TRA SVILUPPO CONCETTUALE NELL'INFANZIA E ACQUISIZIONE DELLA PRIMA LINGUA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6170.

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Abstract:
L'obiettivo del presente lavoro è quello di esaminare criticamente le prospettive teoriche più note sul problema delle relazioni tra sviluppo concettuale del bambino ed acquisizione della prima lingua. Per quanto il lavoro si concentri in particolare sullo sviluppo della componente lessicale, ovvero sul legame tra concetti e apprendimento delle parole con cui gli stessi vengono codificati, verranno necessariamente trattati anche alcuni aspetti relativi alla competenza morfologica e sintattica. Dopo aver presentato sinteticamente le principali teorie proposte nell'ambito della linguistica acquisizionale e della psicologia dello sviluppo, procederemo ad una problematizzazione e discussione dei punti critici delle stesse alla luce dei risultati ottenuti in sede sperimentale negli ultimi anni. Partendo dalla consapevolezza che nell'ambito della linguistica, forse ancor più che in altre discipline, il contrasto tra impostazioni teoriche diverse si traduce spesso in discrepanze significative nell'interpretazione degli stessi dati empirici, abbiamo cercato di dare lo stesso spazio ai vari orientamenti teorici. L'obiettivo di questa tesi, infatti, non è quello di dare giudizi di merito sulla validità di una teoria in quanto tale rispetto ad un'altra, quanto di discutere in modo trasversale i nodi più problematici delle varie teorie e le implicazioni delle stesse. Questo intento è particolarmente evidente nelle conclusioni della tesi, strutturate intorno ad una serie di domande di ricerca.<br>This work provides a critical overview of the major theoretical perspectives on the relationships between conceptual development and first language acquisition. While our focus is on lexical development (ie. on the relation between learning a word and acquiring the relevant concept), we will also touch on some aspects which pertains more specifically to morphological and syntactical development. After briefly introducing the major theories developed in the field of first language acquisition and developmental psychology, we will discuss them in the light of experimental data collected in recent years. As the same empirical findings tend to be interpreted in completely different ways, in our work we tried to give voice to authors supporting different views. Our goal is not to assess the merits of these theores as such, but to take this comparison as an opportunity to discuss the implications and issues thereof. This will be particularly clear in the Conclusions of our work, which are structured as a series of research questions.
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CHECCHETTO, ALESSANDRA. "RICERCHE SULLA GRAMMATICA DELLA LINGUA DEI SEGNI ITALIANA (LIS) ED EFFETTI DELL’ETÀ DI ACQUISIZIONE SULLA COMPETENZA LINGUISTICA DI SORDI SEGNANTI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/317048.

Full text
Abstract:
Da alcuni decenni le lingue dei segni del mondo sono oggetto di grande interesse, dal punto di vista linguistico e sociolinguistico. Il database internazionale delle lingue Ethnologue individua almeno 114 diverse lingue dei segni. Questi numeri sono certamente imprecisi, e nuove ricerche sulle lingue dei segni saranno in grado di dirci molto di più su di esse. Il progetto SIGN-HUB: “Conservazione, ricerca e promozione dell’eredità linguistica, storica e culturale delle comunità europee di Sordi segnanti”, progetto di ricerca della durata di 4 anni (2016-2020), finanziato dal progetto di ricerca e innovazione Horizon 2020 n° 693349 dell’Unione Europea, ha avuto gli obiettivi sopra indicati. Ho avuto il privilegio di partecipare a tale progetto di ricerca relativamente a due dei suoi obiettivi, ovvero: - la ricerca sulla grammatica della LIS e la sua pubblicazione online insieme a quella di altre cinque lingue dei segni ; - gli strumenti di valutazione per la LIS insieme a quelli per altre quattro lingue dei segni . Ad oggi molto lavoro di ricerca è stato fatto sulla grammatica della, ma mancava un’indagine che cercasse di comprendere il più possibile le strutture grammaticali della LIS, partendo dal background socio-storico, la fonologia, il lessico, la morfologia, la sintassi e la pragmatica. Nei capitoli della seguente tesi di dottorato si trova una parte del mio contributo alla ricerca sulla grammatica della LIS. Nello specifico, nel capitolo1 parlerò delle frasi interrogative, distinguendo i diversi tipi di domanda, illustrando gli elementi interrogativi in uso nelle interrogative di tipo wh- e la loro posizione nella frase. Il capitolo 2 si lega al primo perché tratta delle frasi esclamative: vi è una distinzione tra frasi esclamative totali e parziali. Vi si trova l’elicitazione dei dati che ci ha permesso di raccogliere un corpus di frasi esclamative per analizzarne la loro struttura. La raccolta dati ha evidenziato una correlazione tra le marche non manuali usate nelle esclamative totali, che sono le medesime usate nelle interrogative si/no e le marche non manuali usate nelle esclamative parziali, che sono le stesse usate nelle interrogative wh-. Il capitolo 3 tratta di due particolari parti del discorso: i nomi e i verbi e, più specificamente, i nomi e verbi semanticamente correlati. Viene descritto lo studio da noi condotto per identificare le differenze tra le suddette classi in LIS. I risultati del nostro studio mostrano come in LIS l’articolazione dei nomi sia tendenzialmente accompagnata da un mouth gesture, mentre l’articolazione del verbo venga accompagnata da quello che abbiamo definito ‘avverbio neutro’, perché non ha una funzione semantica di esplicitazione ulteriore del verbo. Si tratta di un morfema legato, anche se esso è semanticamente vacuo. Il capitolo 4, a differenza dei precedenti, non è dedicato al mio studio sulla grammatica della LIS, ma alla mia partecipazione alla costruzione di un test di valutazione. Circa il 95% delle persone Sorde nasce in un ambiente familiare composto da sole persone udenti (Mitchell & Karchmer, 2004), pertanto queste persone hanno una limitata se non assente esposizione a modelli segnanti nativi nel periodo critico di acquisizione linguistica. I segnanti possono sviluppare patologie del linguaggio esattamente come le persone udenti, ma mentre vi sono numerosi test per elaborare una diagnosi di disturbi del linguaggio per le lingue parlate, ci sono pochissimi test disponibili per la LIS e le altre lingue dei segni. Nel quarto capitolo si trova la spiegazione della costruzione del test sulle domande-QUALE, soggetto e oggetto, con un’analisi e discussione sui risultati ottenuti dall’applicazione del test a segnanti nativi, precoci e tardivi. Conclude la tesi una riflessione circa l’importanza di un’esposizione precoce alla lingua per lo sviluppo completo di abilità linguistiche.<br>For some decades, the sign languages of the world have been a subject of great interest, from the linguistic and sociolinguistic point of view. Ethnologue, the international database of languages, identifies at least 114 different sign languages. These numbers are certainly inaccurate, and new researches on sign languages will be able to tell us much more about them. The SIGN-HUB Project: ‘Preserving, researching and fostering the linguistic, historical and cultural heritage of European Deaf signing communities’ is a four-year research project (2016-2020), has been funded by the European Union’s Horizon 2020 Research and Innovation Project No. 693349, and had the above goals. I had the privilege of participating in this research project in relation to two of its goals, namely: - research on the grammar of LIS and its online publication with that of five other sign languages; - the assessment tools for LIS with the ones of four other sign languages. To date much research work has been done on the grammar of LIS, but there was no investigation that would try to deeply understand the grammatical structures of LIS, starting from the socio-historical background, phonology, lexicon, morphology, syntax and pragmatics. SIGN-HUB had the ambition to achieve this important goal. In the chapters of the following doctoral thesis I collected a part of my contribution to the research on the grammar of LIS. Specifically, in Chapter 1 I will talk about interrogative clauses, distinguishing the different types of questions, illustrating the interrogative elements used in the wh- type interrogatives and their position in the sentence. Chapter 2 is linked to the first one because it deals with exclamative sentences: there is a distinction between total and partial exclamative sentences. This contains the elicitation of the data that allowed us to collect a corpus of exclamatives to analyze their structure. The data collection allowed us to highlight a correlation between the non-manual markers used in the total exclamatives, which are the same used in the yes/no questions, and those used in the partial exclamatives, which are the same as the wh-questions. Chapter 3 deals with two particular parts of speech: nouns and verbs and, more specifically, semantically related nouns and verbs. I present a study aiming to identify subtle differences between the two classes in LIS. The results of our study show that in LIS the articulation of the nouns tends to be accompanied by a mouth gesture, while the articulation of the verb is accompanied by what we have defined as 'neutral adverb', because it does not have a semantic function of further explication of the verb. It is a bound morpheme, although it is semantically empty. Chapter 4, unlike the previous ones, is not dedicated to my study on the grammar of LIS, but to my participation in the construction of an assessment test. About 95% of Deaf people are born in a family of hearing-only people (Mitchell & Karchmer, 2004), so these people have a limited or absent exposure to native signing patterns in the critical period of language acquisition. All this results in a challenge in the diagnosis of linguistic disorders in a special population: children with specific speech disorders, elderly people with neurodegenerative early stage diseases, people with brain damage caused by strokes or trauma of various kinds, aphasic people. In chapter 4 the explanation of the construction of the test on WHICH-questions can be found, with an analysis and discussion on the results obtained by the application of the test to native, early and late signers. The thesis concludes with a reminder about on importance of an early exposure to the language for the complete development of language skills.
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ARCOVITO, Marta. "Il corpo della voce - integrazione audiovisiva e gesto articolatorio nello sviluppo del linguaggio e nell'apprendimento di una seconda lingua." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3199805.

Full text
Abstract:
È quando una delle componenti di un sistema non è più accessibile, che ci si rende conto dell’impatto, prima poco visibile nell’uso fisiologico, di quella componente sul funzionamento del sistema, anche se quest’ultimo continua comunque ad assolvere alla sua funzione. Questa considerazione è applicabile, per esempio, alla condizione in cui interagiamo con una persona che indossa una mascherina a protezione delle vie respiratorie e non abbiamo, quindi, accesso alla visione della sua bocca. Quello che ci interessa è sentire, non vedere la bocca, eppure la sensazione è spesso quella di sentire di meno. La bocca del parlante rappresenta la componente articolatoria visibile del linguaggio. Essa non è una componente necessaria per percepire il suono, ma ha un valore intrinseco legato al suono linguistico, la cui disamina può aiutare a comprendere in che modo essa permei il linguaggio verbale a un livello profondo, non solo nella funzione di produzione delle parole. L’indagine del ruolo della componente articolatoria e multimodale del linguaggio verbale sta alla base di questo lavoro. Il percorso che segue mira a comprendere e inquadrare la funzione del sistema articolatorio umano e la relazione che esso ha con il linguaggio verbale che produce. Al passaggio d’aria, la vibrazione delle corde vocali produce onde sonore che si propagano poi nell’aria e arrivano all’orecchio di un’altra persona sotto forma di voce. L’apparato di fonazione di cui è dotato, permette all’uomo di dare vita, attraverso la voce, a una delle funzioni cognitive più complesse e più studiate sia a livello filogenetico che ontogenico: il linguaggio verbale. Le onde sonore sono onde longitudinali, ossia onde in cui le vibrazioni prodotte dalla sorgente sonora producono un’alterazione nella densità delle molecole dell’aria, che iniziano così a muoversi parallelamente alla direzione dell’onda in un alternarsi di compressioni e rarefazioni della densità molecolare, fino al ritorno al punto di equilibrio e quindi al silenzio (Fishbane et al., 1993). Essendo l’atto verbale un atto non automatico, bensì volontario, perché possa avere origine e destinazione, l’onda sonora linguistica ha bisogno di un corpo (il cui sistema di fonazione agisce come sorgente sonora), di un mezzo di propagazione (solitamente l’aria), e di un sistema ricevente che processi ed elabori l’onda sonora. Il linguaggio verbale è il prodotto di un fenomeno meccanico che crea un’onda sonora che altera la densità media delle molecole dell’aria. L’onda sonora, nella forma di suono linguistico, può poi essere processata dal sistema uditivo ed elaborata da quello nervoso del ricevente. Il linguaggio verbale si configura quindi come una sorta di passaggio di oscillazioni molecolari che vengono originate da un corpo e il cui output sonoro viene processato ed elaborato da un altro corpo. Ma cosa rimane dell’elemento corporeo che le produce, nella complessa concatenazione di onde sonore che danno vita al linguaggio verbale? Che ruolo ha l’esperienza corporea nel processamento e nell’elaborazione di queste oscillazioni molecolari? È possibile che le onde sonore linguistiche trasferiscano, oltre all’informazione sonora, un’informazione corporea del linguaggio verbale, propedeutica al suo processamento? E, infine, in che modo tale eventuale informazione corporea può entrare in gioco nella percezione di input sonori poco chiari o poco familiari, come ad esempio quelli di una lingua diversa da quella materna? L’obiettivo di questo lavoro è quello di fare luce, partendo da queste domande, sul ruolo della dimensione corporea nell’apprendimento del linguaggio verbale proprio relativamente all’atto che lo realizza: il gesto articolatorio. Il gesto articolatorio è l’atto motorio compiuto dal tratto vocale e dai muscoli facciali grazie al quale si realizza la produzione linguistica. La parte visibile del gesto articolatorio è rappresentata dal movimento della bocca di chi parla. Nella prima parte di questo lavoro, si approfondisce in che modo la visione del gesto articolatorio altrui e l’integrazione multisensoriale del doppio input, visivo (gesto articolatorio) e acustico (voce), influenzino la percezione sonora, approfondendo gli aspetti legati all’incidenza dell’esperienza linguistica sull’attenzione selettiva agli indizi articolatori e sull’importanza che essi acquistano nel processamento dei suoni linguistici nel corso dello sviluppo. Il gesto articolatorio è presentato nel ruolo di elemento che attribuisce salienza percettiva al volto del parlante, arricchendo il contesto in cui è collocato e processato l’input verbale. Questo percorso attraverso il ruolo del gesto articolatorio quale contesto percettivo che influisce sul processamento sonoro permette di spostarsi con più agilità verso un livello più profondo e più radicato del rapporto tra sistema articolatorio e linguaggio verbale. A partire dal dato sulla minore efficienza nel processamento audiovisivo degli input verbali negli individui con storia di disturbo specifico del linguaggio (Kaganovich et al., 2016) e in quelli con diagnosi di dislessia (van Laarhoven et al., 2018), (Schaadt et al., 2019), (Rüsseler et al., 2018), si apre la seconda parte della trattazione, tesa a fornire elementi sulla natura motoria degli aspetti produttivi e percettivi del linguaggio verbale. Oltre a una minore efficienza nel processo di integrazione audiovisiva degli input verbali (acustico e visivo), infatti, è stata riscontrata negli individui con diagnosi di dislessia una anomalia nella velocità di articolazione dei suoni linguistici: essa risulta più lenta rispetto a quella del gruppo di controllo, sia relativamente alla produzione linguistica, sia relativamente alla pianificazione motoria del gesto articolatorio durante il flusso verbale (Fawcett &amp; Nicolson, 2002). Inoltre, buone capacità di lettura del labiale sono correlate a migliori capacità di produzione e articolazione verbale (Heikkilä et al., 2017). Nella parte conclusiva si analizza il ruolo che la natura motoria del linguaggio verbale può avere nel contesto dell’apprendimento di una seconda lingua, spiegando che cosa possa segnalare il ruolo della componente articolatoria rispetto alla relazione tra sistema motorio, percezione e produzione del linguaggio. La capacità di percepire le differenze sonore tra i suoni di una lingua diversa da quella materna non è sempre scontata. I giapponesi, per esempio hanno grosse difficoltà nella distinzione sonora dei fonemi /r/ e /l/, che nella loro lingua non sono differenziati né acusticamente né produttivamente (Miyawaki et al., 1975). Tale capacità di identificazione migliora però a seguito di un training specifico per l’identificazione del contrasto fonetico. Il miglioramento non si limita all’incremento della capacità percettiva, ma si estende al miglioramento della capacità di produzione di parole contenenti i due fonemi /r/ e /l/ (Bradlow et al., 1997). Le indagini neurofisiologiche condotte durante il processamento dei suoni linguistici e durante la visione del solo movimento delle labbra relativo alla loro produzione rilevano l’attivazione di aree cerebrali motorie coinvolte nella produzione di linguaggio (Fadiga et al., 2002), (Watkins et al., 2003), (Wilson et al. 2004). Tuttavia, nel caso di fonemi di una lingua straniera, l’attivazione nelle aree motorie è maggiore rispetto a quella rilevata durante l’ascolto della lingua materna (Wilson &amp; Iacoboni, 2006) e aumenta all’aumentare della difficoltà di identificazione dei fonemi, come nel caso dei suoni consonantici /r/ e /l/ per i giapponesi (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). L’incremento dell’attività cerebrale nelle aree deputate alla produzione linguistica in risposta al processamento di suoni difficili di una lingua che non è la propria lingua madre e durante il processamento di suoni della propria lingua materna pronunciati con un accento straniero (Callan et al., 2014) indica per gli autori di questi studi un maggiore ricorso, nel caso di un input sonoro con cui si ha poca o nessuna familiarità, ai sistemi di controllo del feedback articolatorio-uditivo. I miglioramenti percettivi a seguito di un training mirato (Callan, Tajima et al., 2003) sono, in quest’ottica, il risultato dell’acquisizione di mappe articolatorio-uditive e uditivo-articolatorie che intervengono a facilitare l’identificazione fonetica e alle quali serve fare maggiore ricorso nel caso di suoni più difficilmente riconoscibili (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). Il fatto che l’esposizione audiovisiva allo stimolo verbale (che includa dunque la presentazione dell’input sonoro associato al relativo gesto articolatorio) nel caso di contrasti fonetici difficili o di differenze nella durata dei dittonghi di una seconda lingua dia risultati percettivi migliori rispetto all’esposizione unicamente sonora (Navarra &amp; Soto-Faraco, 2007), (Hirata &amp; Kelly, 2010) è messo in relazione proprio con questi ultimi studi. Il gesto articolatorio viene presentato come una chiave d’accesso ottimale per la ricostruzione di quelle mappe uditivo-articolatorie utili a un più efficace processamento sonoro. Vengono infatti individuati due livelli di multimodalità del linguaggio verbale: il primo acustico-visivo, relativo al ruolo del gesto articolatorio quale contesto percettivo per l’input sonoro; il secondo, acustico-articolatorio relativo all’incremento dell’attività cerebrale nelle aree motorie del linguaggio per il processamento di una lingua straniera e al maggiore ricorso ai sistemi di controllo del feedback articolatorio-uditivo in risposta a un input linguistico impegnativo di una lingua non familiare. L’incremento della capacità percettiva con l’esposizione audiovisiva all’input, anziché unicamente sonora, si spiega col fatto che il gesto articolatorio visibile si configura come il punto nel quale i due livelli di multimodalità del linguaggio verbale (acustico-visiva e acustico-articolatoria) convergono e grazie al quale il processamento sonoro risulta facilitato. Il gesto articolatorio visibile si pone quindi come un elemento prezioso non solo nell’ambito del processamento della lingua materna, ma anche nell’ambito del processamento e della produzione di suoni linguistici di una seconda lingua. Proprio a partire dal processo automatico di integrazione audiovisiva tra input sonoro e gesto articolatorio, infatti, è possibile reperire un indizio esplicito per la creazione delle mappe articolatorio-uditive e uditivo-articolatorie funzionali al più accurato processamento dell’input sonoro, che può a sua volta riflettersi in un miglioramento della capacità di produzione linguistica orale.<br>Only when one of a system’s components is no longer accessible, do we realise the impact that component had on the system’s functioning, even when the latter still fulfils its function. This is applicable, for example, in the case of interaction with a person using a face mask as a respiratory system protection tool and we therefore have no access to the vision of their mouth. What we need here is hearing, not seeing the mouth, but the feeling is often that of hearing less. The speaker’s mouth represents the visible articulatory component of human language and is not necessary to the perception of sound itself, but it has an intrinsic value linked to the linguistic sound; analysis of its function may help us to understand how profoundly it permeates speech, not only in its function of producing words. Investigation into the articulatory and multimodal components of speech is the premise of this dissertation. The path it follows aims at understanding and framing the function of the human articulatory system and the relationship that exists between it and the speech it produces. The vibration of the vocal cords, consequent to the passage of air produces sound waves that propagate through the air and reach another human’s ear as voice. The phonatory system enables humans to produce speech: one of the most complex and most widely studied cognitive functions both at the phylogenetic level and at the ontogenetic level. Sound waves are longitudinal waves, namely, waves within which the vibrations produced by the sound source cause an alteration in the density of air molecules, which thus start moving parallel to the direction of the wave alternating compressions and rarefactions of the molecular density, until they return to a state of equilibrium and therefore to silence. Since speech production is not an automatic process, but rather a voluntary act, for it to have an origin and a destination, a linguistic sound wave needs a body (whose phonatory system acts as a sound source), a propagation medium (usually air), and a receiving system to process the sound wave. Speech is the result of a mechanical phenomenon that produces a sound wave which alters the air molecules’ average density. The sound wave, in the form of a linguistic sound, can then be received by the auditory system and processed by the nervous system of the hearer. Speech, therefore, amounts to a sort of transfer of molecular oscillations originated from a body and whose sound output is processed by another body. What is left of the bodily element that produces them, in the complex sequence of sound waves that create speech? What role does bodily experience play in the processing of these molecular oscillations? Could it be that, besides the acoustic information, speech sound waves transfer bodily information of verbal language which leads up to the acoustic processing? And finally, how could such bodily information play a part in the processing of speech sounds that are less clear or less familiar, such as those of a language other than one’s native language? Taking these questions as a starting-point, the aim of this work is to shed light on the role of the bodily dimension of language learning, specifically relating to the act that makes speech possible: the articulatory gesture. The articulatory gesture is the motor act effected by the vocal tract and facial muscles thanks to which language production is enacted. The visible part of the articulatory gesture is the speaker’s mouth movement. The first part of this work examines how seeing the speaker’s articulatory gesture and the multisensory integration of the dual input, visual (articulatory gesture) and auditory (voice), influences acoustic perception, by analysing the aspects linked to the incidence of linguistic experience on selective attention to articulatory cues and the importance they acquire in the processing of speech during development. In this part, the articulatory gesture is presented as the element that confers perceptual salience to the speaker’s face, enriching the context within which the speech input is situated and processed. This route which traces the role of articulatory gestures as a perceptual context that influences acoustic perception facilitates moving towards a more in-depth and embedded level of the relationship between the articulatory system and speech. The second part of the dissertation has its starting point in the data signalling a less efficient audiovisual processing of speech in individuals with a history of specific language impairment (Kaganovich et al., 2016) and in individuals diagnosed with dyslexia (van Laarhoven et al., 2018), (Schaadt et al., 2019), (Rüsseler et al., 2018) and aims to supply elements on the motor nature of speech’s productive and perceptive aspects. Together with a less efficient audiovisual integration of speech inputs (auditory and visual), an atypical speed in linguistic articulation is recorded in individuals with dyslexia: articulation is slower compared to controls both in speech production and in speech motor planning. Furthermore, good lip-reading abilities correlate to better speech production and articulation skills. The final part of the work examines the role that speech’s motor nature may play in the context of second language learning, explaining what the role of the articulatory component may point out in the relationship between the motor system, perception and production of speech. The ability to perceive the acoustic differences of the sounds of a language other than one’s native language cannot always be taken for granted. Japanese people for example have great difficulties in distinguishing the English phonemes /r/ and /l/ which are not differentiated in their language. The phoneme identification performance improves after specific training to allow better identification of the phoneme contrast. The improvement is not limited to perception abilities but extends to an improvement in production abilities for words containing the two phonemes /r/ and /l/ (Bradlow et al., 1997). Neurophysiological investigations carried out during the processing of linguistic sounds and during the vision of speech-producing lip movements alone, have detected the activation of motor areas of the brain involved in speech production. However, in the case of phonemes of a foreign language, there is a greater activation of the brain motor areas compared to the activation recorded when hearing a native language (Wilson &amp; Iacoboni, 2006). This activation becomes greater as the difficulty in the phoneme identification increases, in exactly the same way as with the sounds /r/ and /l/ for Japanese speakers (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The increase in brain activation in the areas involved in language production in response to the processing of difficult sounds of a language other than one’s native language and during the processing of linguistic sounds of one’s native language pronounced with a foreign accent (Callan et al., 2014) is the sign, for the authors of these studies, of a greater resort to the control systems of the articulatory-auditory feedback. The perceptual improvements following specific training (Callan, Tajima et al., 2003) are, from this viewpoint, the result of the acquisition of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that intervene to facilitate phonetic identification and on which one needs to rely more for the processing of less easily recognisable sounds (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The fact that audiovisual exposure to a verbal input (which therefore includes the auditory input associated with the relative articulatory gesture) gives better perceptual results than exposure to the auditory input alone in the processing of difficult phonetic contrasts and in distinguishing the differences in diphthong duration of a foreign language (Navarra &amp; Soto-Faraco, 2007), (Hirata &amp; Kelly, 2010) is compared with the latter studies by Callan and colleagues. The articulatory gesture is presented in this work as an optimal access key for the reconstruction of those auditory-articulatory maps needed for more efficient acoustic processing. Two levels of speech multimodality are identified: the first is an auditory-visual level, relating to the role of the articulatory gesture as a perceptual context for the acoustic input; the second is an auditory-articulatory level related to the increase in the activity in brain motor areas of speech during the processing of a foreign language and to the control systems of the articulatory-auditory feedback in response to a demanding linguistic input of an unfamiliar language. The improvement in perceptual abilities as a result of an audiovisual exposure to the input is explained by the fact that the visible articulatory gesture is the point at which the two levels of speech multimodality converge and thanks to which sound processing is enhanced and is thus a precious element that is not restricted to the processing of one’s native language but extends to the processing and production of linguistic sounds of a second language. It is specifically in the automatic process of the audiovisual integration of the linguistic auditory input and related articulatory gesture that it is possible to find an explicit cue for the creation of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that enable a more accurate processing of the acoustic input, which may, in turn, be reflected in an improvement of speech production abilities.
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DISPALDRO, MARCO. "L’acquisizione della grammatica come complesso sistema cognitivo-linguistico: studi sperimentali sulla produzione e comprensione della morfologia in bambini con sviluppo tipico del linguaggio." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11577/2383273.

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BELTRAME, Rossella. "Acquisizione della lingua italiana e integrazione sociale in bambini d'età prescolare figli di immigrati: Fattori di promozione vs. ostacolo." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/350733.

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Abstract:
Gli alunni con cittadinanza estera presenti nella scuola sono oltre 600.000 (M.i.u.r., 2009) e, secondo il Ministero, presentano tassi di ripetenza doppi rispetto ai coetanei italiani. Tra i fattori che incidono maggiormente sulle prestazioni scolastiche, le difficoltà nell’acquisizione della lingua italiana e nella socializzazione con i compagni giocano un ruolo importante. Dover apprendere due lingue contemporaneamente può comportare forme di bilinguismo sottrattivo, con una padronanza ridotta in entrambe le lingue e il rischio di sviluppare pesanti deficit linguistici (Bialystok, 2007; Lindsey et al., 2003; Manis et al., 2004; Favaro & Napoli, 2002; Hakuta et al., 2000). Anche l’interazione sociale può essere ostacolata dalle differenze legate agli obiettivi di socializzazione e pratiche di cura della cultura di appartenenza e il comportamento atteso dagli insegnanti e dai pari italiani (Keller, 2007; Miller & Harwood, 2002). Un’importante risorsa per contrastare queste difficoltà è costituita dall’inserimento dei minori immigrati nella scuola dell’infanzia, come mostrano studi condotti con bambini figli di immigrati negli Stati Uniti e in Germania (Magnuson et al., 2006; Spiess et al., 2003). Il presente studio si propone di documentare il livello di acquisizione dell’italiano come seconda lingua in bambini figli di immigrati di età prescolare; documentare il livello di competenza e integrazione sociale dei bambini figli di immigrati nel contesto educativo, in relazione a età, genere e cittadinanza dei bambini e di analizzare la relazione tra alcuni fattori ipotizzati come potenziali promotori (vs. ostacoli) per lo sviluppo linguistico nella lingua italiana. Alla ricerca hanno partecipato 211 bambini figli di immigrati frequentanti le scuole dell’infanzia del Comune di Verona di età compresa fra i 3 e i 6 anni (media = 4.5; ds = 0.96). I bambini sono di nazionalità nigeriana (52), romena (46), marocchina (36), cingalese (23) e “altra” (50). Ognuno di loro è stato visto in più occasioni, durante le quali sono stati somministrati: il test per la valutazione della comprensione del testo orale TOR 3-8, il TVL per la valutazione della comprensione e produzione di parole e frasi e il PPTV-R per valutare il vocabolario ricettivo. La competenza e l’integrazione sociale dei bambini sono state valutate attraverso un approccio multimetodo che ha utilizzato 3 diverse fonti di raccolta dati: l’osservazione diretta del comportamento videoregistrato; la percezione delle insegnanti, che hanno compilato il Questionario per la Valutazione del Comportamento Sociale in bambini d’età prescolare e la nomina dei pari, limitata alla sola dimensione positiva della scelta. Attraverso colloqui con i genitori e le insegnanti sono state raccolte informazioni socio-demografiche sulla famiglia. Il confronto dei risultati ai test linguistici con i dati normativi evidenzia prestazioni linguistiche molto basse, coerentemente con i dati presentati dalle ricerche internazionali. L’ANOVA a 3 fattori (Età: 3 x Cittadinanza: 5 x L2incasa: 2) applicata alle diverse variabili dipendenti linguistiche mostra un effetto significativo non solo dell’Età dei bambini, ma anche dell’uso della lingua italiana in casa. Nessun effetto, invece, della Cittadinanza. L’ANOVA a 3 fattori (Età: 3 x Genere: 2 x GruppoStr-It: 2 o Cittadinanza: 6) e i relativi post-hoc applicati ai diversi dati emersi nel comportamento sociale mostrano un effetto significativo dell’Età del Gruppo e del Genere, con le differenze a favore dei bambini italiani che restano concentrate prevalentemente nella fascia dei 3 anni per le femmine, e in quelle dei 3-4 anni per i maschi, suggerendo che l’esperienza nella scuola dell’infanzia influenza positivamente l’integrazione sociale, in particolar modo delle bambine figlie di immigrati. Relativamente al 3° obiettivo, le regressioni effettuate mostrano come una parte considerevole della varianza linguistica sia spiegata da misure di competenza e integrazione sociale e viceversa, evidenziando una stretta relazione tra abilità sociali e linguistiche.<br>According to the Ministry of Education (2009), 600.000 students with non-European citizenship were enrolled in Italian schools in 2009. Ministry data also show that they are rejected twice as often as their Italian peers. Factors which more heavily affect their academic performance are difficulties in the acquisition of the Italian language and in socializing with their peers. Learning two languages simultaneously may lead to forms of subtractive bilingualism, with a low proficiency in both languages and the risk of developing heavy language deficit (Bialystok, 2007, Lindsey et al., 2003; Manis et al., 2004; Favaro & Napoli, 2002, Hakuta et al., 2000).. Even social development may be hampered by discrepancies between family and school behavioral expectations, educational goals and caring practices (Keller, 2007; Miller, Harwood, 2002). An important resource to counteract these difficulties is the inclusion of immigrant children in kindergarten, as shown by studies conducted in the United States and Germany (Magnuson et al., 2006, Spiess et al., 2003). The aims of this study are: to document the level of Italian as a second language acquisition in immigrant children of preschool age, to document the level of social competence and social integration in the Italian educational context - in relation to age, gender and citizenship of children - and to analyze the relationship between factors hypothesized as potential promoters (vs. barriers) for Italian language development. 211 immigrant preschool children participated in this study, (mean = 4.5, SD = 0.96). 52 children had a Nigerian passport, 46 had Romanian passports, 36 had a Moroccan passport, 23 had Sri Lankan passport and, finally, 50 children had passports of various foreign nationalities. Researchers visited the children several times for evaluation oral comprehension (TOR 3-8) in Italian language, as knowledge of words and phrases, both in comprehension and production (TVL), and receptive vocabulary (PPTV -R). In order to assess children’s social competence, a multi-method approach was employed, comprising three different sources for data collection: direct observation of videotaped behavior; the perception of teachers who filled out a questionnaire for the assessment of social behavior in preschoolers and, finally, a sociogram, limited to the positive dimension of choice. Socio-demographic information about the children’s families were gathered through interviews with parents and teachers Comparison between the results of the linguistic tests and normative data shows very low levels of language skills, consistent with the data presented by international research. The 3-factor ANOVA (Age: 3 x Nationality: 5 x L2incasa: 2) applied to the different linguistic variables shows a significant effect not only of the Age of children, but also of the use of Italian at home. No effect of the Citizenship variable is shown. The 3-factor ANOVA (Age: 3 x Type: 2 x Group: 2 or Citizenship: 6) and its post-hoc applied to the different social data show a significant effect of Age, Group and Gender, with the differences in favor of Italian children who remain concentrated mainly in the 3 years old range for females, and in those of 3-4 years for males, suggesting that the influence of social integration in school is positive, especially for girls. Regarding the 3rd research goal, the regressions show that a large portion of linguistic variance is explained by competence and social integration measures and vice versa, indicating a close relationship between language and social skills.
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Book chapters on the topic "Acquisizione del linguaggio"

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Greco, Franco Carmelo. "Rapporti Tra Testo, Musica E Scena Nello Spettacolo A Napoli Nel Settecento." In Musicology And Sister Disciplines Past,Present,Future. Oxford University PressOxford, 2000. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198167341.003.0085.

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Abstract:
Abstract II Settecento teatrale napoletano scopre di poter trasferire ad una competenza di carattere artistico ed estetico l’uso di quel linguaggio della scena che precedentemente pareva appartenere ad una sfera solamente morale e ad una gestione politica. II teatro si libera di tutte le tutele e si fa veramente profano. Portatori di queste acquisizioni furonooltre al barocco Andrea Perrucci, autore alla fine de! Seicento di un’ Arte rappresentativa-il pittore e regista Andrea Belvedere, ii letterato e commediografo Niccolo Amenta, e soprattutto ii regista e drammaturgo Domenico Luigi Barone, marchese prima e poi barone di Liveri, ciascuno con gradualita e diversita di contributi e coscienza. La citta, non solamente attraverso la commedia in musica, ma piu ancora attraverso la commedia dialettale di costume in prosa, veniva posta in scena, percorsa in lungo e in largo.
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