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Journal articles on the topic 'Altare di San Giovanni'

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Trška, Tanja. "Marco Boschini, Matteo Ponzone, and the Altar of the Scuola di San Giorgio degli Schiavoni in Venice." Confraternitas 27, no. 1-2 (May 19, 2017): 62–78. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v27i1-2.28225.

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Abstract:
In the first decades of the seventeenth century the altar of the Scuola di San Giorgio e Trifone (also known as the Scuola di San Giorgio degli Schiavoni), at the time situated in the Venetian church of San Giovanni del Tempio, was adorned by an altarpiece by Matteo Ponzone (today in the church of Madonna dell’Orto), mentioned in 1664 by Marco Boschini as being “di Casa Stefani.” Boschini’s definition of Ponzone’s altarpiece as belonging to the Stefani family is explained by a 1582 request by the Guardian Grande Paulo (Paolo) de Stefano, who appealed to the general chapter for permission to construct a family tomb in the church of San Giovanni del Tempio in front of the Dalmatian nation’s altar of St. George. Although the construction of a family tomb in front of the confraternity altar affected its later reception as collective confraternal property, the iconography of Ponzone’s altarpiece depicting the confraternity’s patron saints George, Jerome, and Tryphon represents a distinct statement of Dalmatian identity, which the Scuola sought to exhibit within the multicultural society of Venice.
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Dąbrowski, Wiesław. "La generazione del Figlio secondo san Tommaso d'Aquino nel suo commento del Sal 2,7." Teologia w Polsce 8, no. 2 (April 1, 2020): 5–29. http://dx.doi.org/10.31743/twp.2014.8.2.01.

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Abstract:
Siamo abituati che il pensiero teologico di san Tommaso d’Aquino viene presentato secondo la sua più famosa e più matura opera, cioè La Summa Theologiae, il che fa sì che non conosciamo il suo pensiero, altrettanto maturo, valido e interessante, contenuto nelle sue altre opere, soprattutto quelle esegetiche. L’Aquinate infatti, essendo magister in Sacra Pagina, non ha mai insegnato la sua Summa di Teologia, matutta la sua attività accademica era dedicata e concentrata sulla spiegazione-esegesi della Sacra Scrittura. Perciò questo studio ha per scopo presentare la dottrina della generazione del Figlio dal Padre, che troviamo nel suo commento al Sal 2,7 e nei commenti dei testi paralleli di Eb 1,5 e 5,5; con riferimenti al commento del Vangelo di Giovanni.
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3

Sirocchi, Simone. "A Lost Confraternity: San Rocco in Modena and its Church." Confraternitas 29, no. 2 (February 13, 2019): 22–39. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v29i2.32298.

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Abstract:
This article retraces the history of the Confraternita di San Rocco (Confraternity of St. Roch) in Modena from its foundation in the late fifteenth century to its abolition in the eighteenth century. Thanks to newly examined archival documents, the article details the building and decorative work supported by the confraternity for the construction and decoration of the oratory. The result is a varied pic­ture of the craftsmen responsible for the work, which was carried out by minor, lesser-known artists such as the foremen Paolo Bisogni and Giovanni Battista Biavardi. The confraternity’s scarce resources were constantly invested in structural interventions on the walls, which were periodically threatened by water from the underlying ca­nal. Nevertheless, the documents also reveal the members’ commit­ment to decorating the interior. The three altars completed between the seventeenth and eighteenth centuries involved stuccoists such as Sebastiano Caula and Giovanni Antonio Franchini, as well as artists Marco Antonio Mazzarini, Flaminio Veratti and the more famous Giulio Secchiari and Sigismondo Caula, who created two monumen­tal altarpieces. This article provides some new information about the patrons and their respective chronology.
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Dąbrowski, Wiesław. "LA CAUSALITÀ DELLA TRINITÀ NELLA CREAZIONE – IL PENSIERO TEOLOGICO-ESEGETICO DI SAN TOMMASO D’AQUINO." Forum Teologiczne, no. 21 (November 6, 2020): 71–84. http://dx.doi.org/10.31648/ft.6084.

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Abstract:
Il pensiero teologico di san Tommaso d’Aquino viene quasi sempre presentato secondo la sua opera più matura, cioè la Summa Theologiae, perciò spesso non conosciamo il suo pensiero, altrettanto maturo, importante e valido, contenuto nelle altre opere, soprattutto in quelle esegetiche, visto che egli non ha mai insegnato la Summa, ma, essendo magister in Sacra Pagina, durante le lezioni in classe commentava la Bibbia. In questo studio presenteremo lo sviluppo storico del pensiero teologico-biblico dell’Aquinate circa la causalità trinitaria nella creazione, cominciando dalla Somma di Teologia, per passare ai commenti al Vangelo di Giovanni e quello al Corpus Paulinum. Per evitare il freddo intellettualismo in cui si potrebbe cadere nell’esposizione sistematica della dottrina di san Tommaso, presenteremo il suo pensiero teologico-biblico sulla causalità trinitaria nella creazione, riportando le lectiones sui rispettivi testi biblici, confrontandole con l’esegesi odierna (solo alcuni autori), per dimostrare la ricchezza e la chiarezza del suo pensiero.
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Pasquale, Gianluigi. "Fede e ragione." Služba Božja 59, no. 3 (September 13, 2019): 233–51. http://dx.doi.org/10.34075/sb.59.3.1.

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Abstract:
L’articolo sviluppa cinque tesi innestate nella più lunga Lettera Enciclica scritta da San Giovanni Paolo II (1920-2005) esattamente a vent’anni dalla sua promulgazione (1998-2018), «Fides et ratio» inerente i rapporti intercorrenti tra fede e ragione. Alcune vennero intercettate durante il ventennio trascorso, altre sono inedite. Con la prima si ribadisce la completa autonomia della filosofia rispetto alla teologia cristiana, quale scienza della fede che pensa se stessa, motivo per il quale il sapere teologico non sposa nessun tipo di filosofia, ovvero la utilizza «qua talis». Con la seconda si ribadisce che la fede senza la «recta ratio» – oggi intorbidita e indebolita dalla società della tecnica – non potrebbe nulla senza il logos di cui si è attrezzata fin dall’inizio. Così, con la terza tesi si (di)mostra che, onde evitare che il pensiero riproducente se stesso prosegua all’infinito, essi trovi nella forma incarnata del logos – Gesù Cristo – l’unica «saturazione» del proprio ricercare. La quarta tesi rivela qualcosa che era sfuggito fino a qualche mese fa, ossia l’insistenza di «Fides et ratio» ad aprirsi ad altre culture, oltre a quella cristiana piuttosto secolarizzatasi, tipo quella indiana o asiatica, essendovi una «ratio». Con la quinta tesi, ugualmente inedita, si ravvisa che solo una «ragione etica» ovvero amicale, responsabile, fiduciale, appunto, può permettere alla fede di raggiungere quel livello rivelativo cui anela: nella persona di Gesù Cristo.
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Pieronek, Tadeusz. "Kongresy eucharystyczne w praktyce pastoralnej Kościoła." Prawo Kanoniczne 31, no. 1-2 (June 5, 1988): 43–52. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1988.31.1-2.04.

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Abstract:
Durante il terzo pellegrinaggio in Polonia del papa Giovanni Paolo II si svolgerà il II Congresso Eucaristico Nazionale. Gli iniziatori dell’idea dei Congressi furono persone (tra le altre Signorina Tamisier e San Pietro Eymard), la cui spiritualità era caratterizzata da spirito di penitenza, devozione alla Madonna ed al Sacro Cuore di Gesù. Ë sintomatico il fatto che questa idea sia nata tra i cattolici laici in Francia alla fine del XIX secolo. I primi Congressi ebbero luogo in Francia, ma dopo aver ottenuto l’appoggio della Santa Sede si diffusero in tutti continenti, cosi che nel 1985 si erano già svolti 43 Congressi internazionali. Molti paesi, tra gli altri la Francia,' l’Italia, la Germania, la Polonia, gli Stati Uniti hanno organizzato Congressi eucaristici nazionali. Per esempio soltanto in Italia nel 1983 si erano già svolti 20 Congressi eucaristici nazionali. In Polonia si è riuscito ad organizzare soltanto un Congresso nazionale, a Poznań nel 1930, ed i preparativi per l’oganizzazione in Polonia di un Congresso eucaristico internazionale sono stati interrotti dalla II guerra mondiale. Congressi eucaristici su scala ridotta furono organizzati in Polonia da diocesi e parrocchie. Nel periodo tra le due guerre mondiali, nel quale furono organizzati tutti questi Congressi, se ne svolseno più ii 25. La tem atica dei Congressi e le loro parole d’ordine furono molto diverse, ma sebbene fossero sempre legate all’Eucarestia, molto spesso toccarono perô la problematica della giustizia sociale. Soltanto dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ha le norme canonico-liturgiche, che determinano più da vicino che cosa siano e come vadano organizzati i Congressi eucaristici.
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Hilje, Emil. "Još jednom o datiranju poliptiha Vittorea Carpaccia iz zadarske katedrale: tragom dokumenta iz 1497. godine." Radovi Instituta za povijest umjetnosti, no. 47 (March 2024): 7–20. http://dx.doi.org/10.31664/ripu.2023.47.01.

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Abstract:
The polyptych for the altar of St Martin in the Zadar Cathedral, commissioned from Vittore Carpaccio by Canon Martin Mladošić, is one of those works from the painter’s oeuvre whose chronology is still not agreed upon. Various authors dated the Zadar polyptych to almost the entire range of the painter’s activities, from those who considered it a youthful work to those who considered it a late work, created at the very end of his career. The document that was recently found in the Zadar archive sheds a completely new light on the issue of dating the polyptych, excluding all dating in the early years of Carpaccioʼs work, but at the same time exposes the conditions and circumstances of its commission and creation. Namely, on September 12, 1497, in Zadar, Martin Mladošić appointed two representatives, who were supposed to demand from the painter Victor Scarpation (Vittore Carpaccio) in Venice to complete the work on the altarpiece for the altar of St Martin in the cathedral of St Anastasia in Zadar, in accordance with the contract he had previously concluded with the client. It was stated that, if the painter failed to do this, they should take from him the frame carved in Zadar and order the painting from other masters at his expense. However, if he completed and submitted the work, they should cancel the previously concluded contract. Considering Carpaccioʼs signature on the painting, it is obvious that the latter was ultimately achieved. And in the light of the fact that the client and the painter met in person, it can be assumed that the depiction of the donor in the painting is indeed a realistic portrait of a prominent Zadar canon. In combination with the previously known information from Mladošićʼs will, dated April 21, 1496, which referred to the making of the frame, it can be established that the polyptych was commissioned in 1496, and that the painting lasted until the end of 1497 or the beginning of 1498. Dated in this way, the Zadar polyptych can be precisely placed in the time between the two great Carpaccioʼs cycles, that is, after the completion of the Cycle of St Ursula and before starting work on the cycle at the Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. The life of Martin Mladošić, in addition to his own notarial books, is witnessed by numerous archival documents, from which it is possible to partially reconstruct his biography, especially his career progression and position within Zadarʼs ecclesiastical circles, where he stood out as one of the most important and influential members of the cathedral chapter. Despite certain disagreements between the chapter and the archbishop, he remained the closest associate and confidant of Archbishop Maffeo Vallaresso. After Vallaressoʼs death, during the vacant episcopal seat, he seems to have been the head of the Zadar church hierarchy, and he retained a key role during the episcopate of Giovanni Robobello. The rise of his ecclesiastical career was accompanied by material prosperity, a luxurious house in the city, and extensive land holdings. So, investing in his own altar in the cathedral was a logical reflection of Mladošićʼs well-being and position. Also, we can assume that Mladošić, satisfied with Carpaccioʼs work, and still connected with the Vallaresso family, played a certain role in his engagement for the work in Scuola di San Giorgio degli Schiavoni.
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Parisio, Enrico, and Fabio Mongelli. "Place identity design nel quartiere San Lorenzo a Roma." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003008.

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Abstract:
L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificando la tessitura delle relazioni sociali e l'approccio allo studio e al lavoro. Il ruolo del designer e, più in generale dell'artista, in que-sto contesto storico così imprevedibile, coincide oggi con quello dell'esploratore che abban-dona i processi di ricerca e sperimentazione individuale, per inseguire una nuova vocazione collettiva che guarda al domani. Città, parchi, piazze, agorà culturali dovranno confrontarsi con stravolgimenti che andranno ad incidere sulle abitudini dei cittadini. Gli spazi pubblici saranno rimodellati con progetti che tengano conto delle esigenze culturali connesse alla socia-lità e all'ambiente. È possibile immaginare un processo di rigenerazione urbana che, coinvol-gendo giovani studenti e ricercatori nella valorizzazione di una determinata identità territoriale, possa trasformarsi in un modello operativo aperto da innestare in altre aree. Roma prova a dare una prima risposta, con uno dei suoi quartieri simbolo: San Lorenzo, dando forma ad un'azione di co-design partecipativo che declina storia e futuro.
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Toker, Franklin. "Il Battistero di San Giovanni a Firenze/The Baptistery of San Giovanni, Florence Antonio Paolucci." Journal of the Society of Architectural Historians 55, no. 3 (September 1996): 346–47. http://dx.doi.org/10.2307/991163.

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Sikora, Adam Ryszard. "„Widzenie” Boga w Listach św. Jana." Verbum Vitae 16 (December 14, 2009): 183–98. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1530.

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Abstract:
L’annalisi de i testi che riguardano “il vedere di Dio” si concentra sui cinque testi dalla Prima Lettera di san Giovanni (3,1.2.6; 4,12.20) ed un testo dalla Terza Leitera di san Giovanni (3 J 11 ). L’esegesi di questi testi ci dia una idea globale sulla natura e del ruolo del “vedere di Dio” nelle Lettere di san Giovanni. Generalmente si puo dire, che “il vedere” riguarda sia “il vedere di Dio o del Cristo glorificato” dalla prospettiva storica (l J 3,1.2.6; 4,12.20; 3 J 11), sia dalla prospettiva escatologica (l J 3,2). Nel primo caso si puo anche distinguere “il vedere” nel senso naturale (l J 4, 12.20), che infatti esclude la possibilita di vedere di Dio e nel senso metaforico (l J 3, 1.6; 3 J 11 ), che significa l’esperienza di un’uomo gia in comunione con Dio nella fede e amore, ma ancora limitato nella sua condizione storica. Nel secondo caso (l J 3,2) si dice “del vedere” perfetto, pieno e definitivo nella realta escatologica. Questo vedere nel linguaggio biblico significa la piena comunione con Dio in eternita.
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Tułodziecki, Tomasz. ""L'ira dell’Agnello" nell'Apocalisse di san Giovanni (6,16–17)." Biblica et Patristica Thoruniensia 6 (February 4, 2014): 207. http://dx.doi.org/10.12775/bpth.2013.012.

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Sironi, Marta. "L'attività della Fondazione ISEC di Sesto San Giovanni." STORIA IN LOMBARDIA 42, no. 2 (January 2022): 153–55. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-002008.

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Barletta, Marco. "Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer." EU-topías. Revista de interculturalidad, comunicación y estudios europeos 18 (January 17, 2020): 174. http://dx.doi.org/10.7203/eutopias.18.16851.

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Spogli, Emidio. "La pastorale sanitaria dal secoldo VI al secolo XVII." Medicina e Morale 39, no. 3 (June 30, 1990): 479–502. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1175.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di studiare da un punto di vista storico la pastorale della assistenza negli ospedali religiosi dal VI al XVII secolo. L'autore pertanto passa in rassegna alcune tappe fondamentali, cercando di cogliere in esse quegli elementi che possono ancora oggi ispirare una autentica pastorale sanitaria: la costituzione degli hospitia medievali, sorti lungo le grandi vie di comunicazione e volti soprattutto all'accoglienza di poveri, emarginati, malati e pellegrini: la fondazione dei grandi ordini laicali per l'assistenza dei malati: l'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (poi detto dei Cavalieri di Malta), l'Ordine Ospitaliero di Santo Spirito e l'Ordine Ospedaliero di Sant'Antonio di Vienne (sec. XIII); la costituzione di veri e propri ospedali "laici", come l'Ospedale di Santa Maria di Siena e il Pammatone di Genova nel secolo XIV, nei quali comunque l'assistenza spirituale e religiosa aveva un'importanza non secondaria; l'opera di San Camillo de Lellis, grande "animatore di riforme" nel mondo ospedaliero, guidato da una visione globale dell'uomo malato nella sua dimensione spirituale e corporale, e quella altrettanto grandiosa di San Giovanni di Dio e dell'Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli (sec. XVI).
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Zincone, Sergio. "Il valore teologico della predicazione di san Giovanni Crisostomo." Augustinianum 49, no. 2 (2009): 407–20. http://dx.doi.org/10.5840/agstm20094925.

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LOMBARDO, Dino. "L’illuminazione della basilica di San Giovanni Evangelista a Ravenna." Hortus Artium Medievalium 26 (May 2020): 18–26. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.121686.

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Pellegrino Confessore, Ornella. "Padre Pio e il santuario di San Giovanni Rotondo." Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 117, no. 2 (2005): 713–26. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2005.10459.

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Degórski, Bazyli. "Biskupi Rzymu w "Pratum spirituale" Jana Moschosa." Vox Patrum 46 (July 15, 2004): 371–89. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6838.

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Abstract:
Giovanni Mosco, nel "Pratum spirituale", menziona direttamente i tre vescovi di Roma: san Pietro Apostolo, san Leone Magno e san Gregorio Magno. San Pietro, peró, viene menzionato soltanto occasionalmente e mai direttamente. Nel presente articolo, perció, egli non viene trattato separatamente, ma solo quando e menzionato nei capitoli che presentano san Leone Magno o san Gregorio Magno. Conformemente alla nomenclatura che si e sviluppata nel primo periodo patristico, la parola „papa" non era riservata soltanto al vescovo di Roma, ma veniva utilizzata anche da altri vescovi, ad esempio: da que!li di Alessandria.
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Turek, Waldemar. "„Kto pokłada w nim tę nadzieję” (1J 3,3) w interpretacji niektórych pisarzy łacińskich okresu patrystycznego (Augustyn, pseudo-Hilary z Arles, Beda Czcigodny)." Vox Patrum 49 (June 15, 2006): 683–92. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8245.

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Abstract:
Agostino, Pseudo-Ilario di Arles e Beda il Venerabile hanno commentato nei loro scritti il versetto della Prima Lettera di san Giovanni Apostolo: „Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli e puro” (1Gv 3, 3). II Vescovo d’Ippona, polemizzando con la dottrina proposta da Pelagio e i suoi seguaci, interpretava la frase di Giovanni nel contesto del suo insegnamento sulla liberta e la grazia.
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Sabău, Nicolae. "La beatissima Vergine del Carmine – icoana miraculoasă a bisericii catolice de pelerinaj de la Maria-Radna." Studia Universitatis Babeș-Bolyai Historia Artium 67, no. 1 (December 30, 2022): 5–46. http://dx.doi.org/10.24193/subbhistart.2022.01.

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Abstract:
"La Beatissima Vergine del Carmine ‒ l’icona miracolosa della Chiesa cattolica di pelegrinaggio di Maria-Radna. Il presente articolo rappresenta un intervento scientifico di un’incontro tra la ricerca storico-documentaria, iconologica e iconografica del tema. Lo studio delle “Sacre icone miracolose” della Transilvania, delle regioni di Maramureș, Bihor e Banat hanno fatto, e fanno parte del programma di ricerca dell’autore da più di cinque decenni, aggiungendosi alla richissima bibliografia riguardante le icone miracolose che si trovano nelle chiese della Moldavia e Muntenia, menzionati dal ricercatore di Cluj. Nel preambolo il lettore conoscerà la storia docu¬mentaria ma anche quella legendaria della fondazione del monastero francescano Maria-Radna iniziando dall’anno 1327, nell’epoca del re Carlo Roberto d’Angiò, la vita, i compimenti e le metamorfosi di questo monastero, le costruzioni successive, l’edificazione della capella nell’anno 1520, le distruzioni del periodo ottomano (1551), le ricostruzioni della Chiesa dovuti a fedeli generosi e la sua dotazione con l’icona della Vergine col Bambino, più precisamente, in conformità all’epigrafo dalla parte inferiore, LA BEATISSIMA VERGINE DEL CARMINE, meraviglioso dono dell’ anziano bosniaco Georg Viriĉonosa (Virchonossa) dell’anno 1668. Il momento che segna e nota il miracolo è l’anno 1695, quando la piccola chiesa fu saccheggiata e messa a fuoco, l’unico pezzo salvato dalle rovine e dalla cenere essendo l’icona della Madre di Dio. Questo momento legendario fu seguito da un’altra vicenda miracolosa cioè quella della punizione del visir profanatore della Chiesa quando il suo cavallo fu bloccato mentre un suo zoccolo fu intrappolato in un frammento di pietra (La traccia dello zoccolo). Il terzo atto dello scenario legendario racconta di un nuovo incendio della capella francescana dai turchi e il giudizio divino, quello d’indirizzare le fiammi distruttivi verso l’esercito ottomano oltre il fiume Mureș a Lipova. La notizia di questi fatti miracolosi si è diffusa con rapidità, da allora in poi i fedeli venendo in pelegrrinaggio, non solo dalle vicinanze, ma proprio da lontano per inchino e preghiera di fronte alla icona della Madre di Dio, l’icona miracolosa, responsabile per le guarigioni miracolose di pelegrini malatti, guarigioni che furono inscritti nel registro della chiesa iniziando col 1707. Di seguito la cronaca della chiesa nota lavori di ricostruzione tra (1722-1727), l’inizio della costruzione della nuova chiesa (24 giugno 1734), l’innalzamento dell’ala nordica e di sud-ovest del monastero (1743-1747), la collocazione della prima pietra di una basilica monumentale, il 7 giugno dell’anno 1756 nel giorno di Pentecoste, in presenza del gran Preposto del Capitulo cattedral di Cenad, che aveva la residenza a Timișoara, Clemente Rossi, del Consigliere originario di Banat Iacob Salbek e del superiore del monastero Ieronim Bocsin. Le costruzioni condotte da Karol Vogel saranno concluse nel 1767, anno in cui fu santificata la Chiesa dal Vescovo di Cenad, Anton Engel, in quale occasione fu collocata sull’altare principale l’icona La Beatissima Vergine del Carmine, placcata con ornamenti di argento, oro, perle e pietre preziose grazie al maestro viennese Joseph Moser. La meta del XIX secolo segna la fine del montaggio del mobilio liturgico formato da otto altari dedicati a santi protettori [ Il sacro cuore di Gesù e Il sacro cuore di Maria (1824); San Francesco d’Assisi (1805) e Sant’Ana (1822); Il fidanzamento della Vergine (1781), lavoro del pittore dell’Accademia regale ed Imperiale, Franz Wagenschőn; Sant’ Antonio da Padova (1762), creazione del maestro Ferdinand Schiestl autore anche della fresca del santuario; il Battesimo del Redentore (fine del XVIII secolo) e San Giovanni Nepomuk (1723)]. L’icona miracolosa della chiesa di Radna fu lavorata nell’officina Remondini di Bassano del Grappa, dopo la meta del XVII secolo, facendo parte di un ampia produzione d’incisioni religiose popolari richiesti dal mercato artistico del tempo. Il lavoro su carta delle dimensioni di 477 x 705 mm rappresenta nel campo centrale La Vergine Maria con il Gesù bambino in braccia (Hodighitria), in un’originale riunione iconografica dei modelli Elousa e Glykophilousa. La silografia nota il evidente collegamento del messaggio iconografico e iconologico con la storia del culto dell’abito liturgico (lo scapolare) dei testi liturgici medievali e premoderni come anche con l’immagine con la scena del registro inferiore, una rappresentazione visuale di quello “privilegio Sabatino”, più precisamente la promessa per quelli che indosseranno quello “scapolare” di essere liberati dal Purgatorio nel primo sabato dopo la loro morte (uno dopo l’altro gli angeli salvatori tirano fuori dal luogo avvolto dalle fiamme, le anime e i corpi che indossano lo scapolare). Tra i lavori di riferimento sul tema, per capire, intendere e per la storia dell’immagine, per l’iconografia tradizionale della Madonna “del Carmelo” ( oppure nella lingua spagnola “del Carmine”), per l’origine / la storia della festa, per le commemorazioni solenni, per la festa dell’abito dello “scapolare”, per la festa fuori dell’Ordine carmelitano e la festa nella Chiesa Universale, l’autore presenta in traduzione dalla lingua italiana, un testo inedito nella letteratura rumena specializzata, il libro di P. Albino del Bambino Gesù (OCD), Lo Scapolare della Madonna del Carmine, Ed. Ancora, Milano 1957. Una dettagliata analisi relativa alla composizione, iconografica fu fissata sui 14 ex-voto quali incorniciano l’icona La Beatissima Vergine del Carmine. Grazie alla moderna tecnica fotografica, attraverso l’amplificazione, attraverso l’aumento della loro dimensione, fu “letta” la storia e il racconto di questi miracoli. Sopra la Madre di Dio: 1. Molti dormendo colti sotto alla /ruina della casa nescono viui (Mentre dormivano sono colti sotto la rovina della casa,ma essi rimangono vivi). 2. Sommergendosi la naue, fa voto/ vn pesce ottura e si saluano (Mentre la nave sommerge, fa voto/, un pesce riempie la rottura e la nave si salva). 3. Vn putto stato 3. giorni nel fiume, / fa voto Pad(re) e Mad(re), e la pesca viuo. (Un bambino è rimasto per tre giorni nel fiume, facendo voto il padre e la madre lo pescano vivo). 4. Vno ferito grauemente, getato in/mare fa voto e si libera (Un ferito grave viene gettato nel mare, fa voto e si libera). 5. Vn figliuolo gettato in pozzo, eco/-perto di sassi dopo 8. die caua vivo (Un figlio gettato nel pozzo e coperto di pietre è trovato vivo dopo otto giorni). 6. L’an(no). 1050 (=1500) portandosi quest imag(ine)/. À Roma v(n) strop Risanato la segue (Nell’anno1050 (=1500) portando quest’immagine a Roma uno storpio guarisce). Nella parte destra della Madre di Dio (alla sinistra di chi guarda): 7. Da altiss(ima). Finestra vn fu-/giendo dall incendio d’une casa fa voto alla (Madonna), e si sal(vano). (Dall’altezza della finestra di una casa un fuggente da incendio fa voto alla Madonna e si salva). 8. Cadendo vno da vn altissi-/ ma pianta inuoca la Ma-/donna del Carmine, e non/ riceue male alcuno. (Cadendo uno da un alto albero, invoca la Madonna del Carmine e viene salvato dal male). 9. Vn ferito con 30 ferite a que-/B(eata). V(ergine) del Carmine/ricore e si risana (Un ferito con 30 ferite chiede aiuto alla Santa Vergine del Carmine e si riprende). 10. Essendo sententiato vno al-/la forcha viene dalla Beata/Vergine liberato. (Uno essendo condannato ad essere innalzato sul patibolo viene liberato dalla Santa Vergine). Nella parte sinistra della Madre di Dio (alla destra di chi guarda). 11. Carlo Cassa di Verona/ da Barbare gente in prigiona-/te fa voto e si libera. (Carlo Cassa di Verona fatto prigioniero dai Barbari s’inchina e viene rilasciato). 12. Vn cieco fa voto alla Glo-/riosa Maria del Carmine, e impetra il ve-/dere). (Un cieco s’inchina alla gloriosa Vergine Maria del Carmine e riprende la vista). 13. Vn padre Troua viuo il figlio./ chegli era stato da un nemi(-)co vciso e sepolto. (Un padre trova il suo figlio vivo quale fu ucciso e sepolto da un nemico). 14. Giostrando a vn principe,/ viene passata la coscia fa voto e si sana. (Nella giostra un principe viene traffito alla coscia, fa voto e si riprende.) La nostra ricerca dimostra il fatto che la xilografia della chiesa di Radna è una delle realizzazioni più elaborate della La Stamperia Remondini che produce tra gli anni 1657-1861. L’ affermazione si appoggia sul paragone con altre stampe che hanno rappresentazioni a questo tema, tra i quali una incisione”a bulino” ( 233x167 mm) dove la Madonna del Carmine è inquadrata da dieci scene che illustrano i miracoli di Santa Maria e una seconda variante dovuta alla stamperia Remondini, dell’anno 1830, una xilografia colorata con l’epigrafe” B. V. DEL CARMINE CO’MIRACOLI”, dove in quelli dieci scene che inquadrano il lavoro furono ripresi una parte delle sequenze miracolose dell’icona della Chiesa di Radna. Parole chiave: il monastero Maria-Radna, l’icona miracolosa, La Madonna del Carmine, ex-voto, L’Ordine Francescano, L’Ordine Carmelitano, l’abito liturgico (lo scapolare), La stamperia Remondini, xilogravure religiose popolari. "
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O'Regan, Noel, and Giancarlo Rostirolla. "Il Codice 59 dell'Archivio Musicale della Basilica di San Giovanni in Laterano: autografo di Giovanni Pierluigi da Palestrina." Notes 56, no. 1 (September 1999): 233. http://dx.doi.org/10.2307/900522.

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Dybski, Henryk. "Monastycyzm w Palestynie i Syrii w świetle źródeł patrystycznych IV i V wieku." Vox Patrum 42 (January 15, 2003): 411–36. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7169.

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Abstract:
II monachesimo in Siria pure inizió all'inizio del IV secolo, e si espresse nella forma di vita anacoreta. Afrate ii Siro, Sant'Efrem e San Giovanni Crisostomo furono i propagatori della vita anacoreta in Siria. I monaci che vivevano in questo paese erano caratterizzati da una vita molto dura e da inusuali pratiche ascetiche. Secondo lo storico Sozomeno, il primo monaco eremita fu Aones. San Gerolamo sostiene peró che il primo eremita fu sant'Ilarione. Famoso stilita fu Simeone il maggiore. Elemento caratteristico del monachesimo siro era il fatto che gli anacoreti in una certa fase della propria vita entravano in monastero, e viceversa. In Siria esistevano anche monasteri femminili. In questo paese c'erano inoltre donne che conducevano vita eremitica. Le piu famose fra loro furono Marana, Syra e Domnina. Occorre sottolineare come San Girolamo visse da eremita in Siria. Durante un breve periodo della sua vita fu ad Antiochia Paola romana. In questa citta visse la famosa asceta diaconessa Sabiniana, zia di san Giovanni Crisostomo.
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Lupieri, Edmondo. "Viva San Juan: Il culto di San Giovanni Battista in area mesoamericana. Alcuni esempi." Numen 35, no. 1 (July 1988): 79. http://dx.doi.org/10.2307/3270142.

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Falcicchio, Elisabetta. "Miguel Cardina, L’attrito della memoria. Colonialismo, guerra e decolonizzazione nel Portogallo contemporaneo." Altre Modernità, no. 31 (June 1, 2024): 593–95. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/23496.

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Abstract:
Miguel Cardina, L’attrito della memoria. Colonialismo, guerra e decolonizzazione nel Portogallo contemporaneo(Sesto San Giovanni, Meltemi Editore, 2023, 198 pp. ISBN 978-88-5519-747-2) di Elisabetta Falcicchio
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Pusceddu, Antonio Maria. "Riccardo Apuzzo, Roberta Garruccio, Sara Roncaglia, Sara Zanisi, <em>Il polline e la ruggine: Memoria, lavoro, deindustrializzazione a Sesto San Giovanni (1985-2015)</em>, Italia, 2015, 45’, DVD." Anuac 8, no. 1 (July 31, 2019): 263–65. http://dx.doi.org/10.7340/anuac2239-625x-3799.

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Abstract:
Recensione di Riccardo Apuzzo, Roberta Garruccio, Sara Roncaglia, Sara Zanisi, Il polline e la ruggine: Memoria, lavoro, deindustrializzazione a Sesto San Giovanni (1985-2015), Italia, 2015, 45 minuti, DVD.
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Sodi, Manlio. "L’Evangelo di san Giovanni proclamato nell’actio liturgica e accolto nella lectio divina." Teologia i Człowiek 65, no. 1 (March 29, 2024): 95–117. http://dx.doi.org/10.12775/ticz.2024.005.

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Abstract:
Proclamare il Vangelo di Giovanni nella liturgia permette di scoprire la sua peculiare ricchezza tematica. In questo è di particolare aiuto l’impostazione del Lezionario festivo e feriale. La conoscenza del Vangelo si arricchisce anche con la lectio divina che, nella meditazione e nella preghiera della stessa Parola di vita, offre quel nutrimento spirituale che ha il suo vertice nei sacramenti.
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Ott, Christine. "La vesta, ch’al gran dì sarà sì chiara: Dante, Michelangelo und das Jüngste Gericht." Deutsches Dante-Jahrbuch 93, no. 1 (September 28, 2018): 3–24. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2018-0002.

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Abstract:
RiassuntoDopo un’introduzione al dibattito medievale sul giudizio universale e la risurrezione dei corpi, il contributo analizza l’immaginario della »vesta« all’interno della concezione dantesca della risurrezione. Sebbene l’ammonizione di Catone, che in Purg. II esorta le anime a »spogliarsi« di un involucro ingombrante, sembri propagare una condanna del corpo come fonte di peccato, la concezione dantesca vede la felicità ultraterrena (e risurrezionale) in una riunione di corpo e anima, la »doppia vesta« di Par. XXV. Anche in Michelangelo si incontra spesso l’immaginario del vestito o della pelle come simboli di una condizione peccaminosa di cui l’uomo deve »spogliarsi« per accedere alla felicità ultraterrena. La pelle del peccatore ha trovato una concretizzazione pittorica impressionante nel celebre autoritratto che Michelangelo ha nascosto nella pelle di san Bartolomeo, nel Giudizio universale della Sistina. Impossibile decidere se essa raffiguri l’involucro dell’uomo »vecchio«, che va eliminato per accedere alla via eterna, oppure un qualcosa che »va salvato«. Altrettanto impossibile dire se l’artista volesse esprimere una sorta di auto-condanna oppure la speranza di poter risorgere lasciando dietro di sé la propria natura di peccatore. Nella lirica michelangiolesca il discorso non è affatto più semplice. Accanto alle liriche improntate a un dualismo neoplatonico di anima e corpo, vi sono altre che trattano la tematica della risurrezione in maniera frivola, concettistica, celebrando la bellezza di un giovane amato, che anche dopo la morte dovrà risorgere tale quale e che darà conforto alle altre anime – in paradiso oppure in inferno. Il tono spirituale e quello amoroso possono anche essere intimamente connessi, come si mostrerà infine in base al sonetto D’altrui pietoso. In questo testo segnato da reminiscenze dantesche e petrarchesche, un’io lirico esprime il desiderio di lasciare la propria pelle per rivestirne l’amato – che a sua volte appare contemporaneamente come essere terreno e come figura di Dio.
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Cesaretti, Enrico. "Preoccnpazione devozionale nellaRappresentazione di San Giovanni e Paolodi Lorenzo de' Medici." Italianist 15, no. 1 (June 1995): 67–82. http://dx.doi.org/10.1179/ita.1995.15.1.67.

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Rovira, Mercè, Juan Francisco Hermoso, and Agustí J. Romero. "Performance of Hazelnut Cultivars from Oregon, Italy, and Spain, in Northeastern Spain." HortTechnology 27, no. 5 (October 2017): 631–38. http://dx.doi.org/10.21273/horttech03705-17.

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Abstract:
Eleven hazelnut (Corylus avellana) cultivars, four Spanish (Clon La Masó, Negret N-9, Negret Primerenc, and Pauetet), four Italian (San Giovanni, Tonda Italiana, Tonda di Giffoni, and Tonda Romana), and three cultivars from Oregon State University’s (OSU) breeding program (Clark, Lewis, and Willamette), were evaluated in northeastern Spain over a period of 15 years (2001–14). The trial was planted at the Institute of Agriculture and Food Research and Technology (IRTA)-Mas de Bover Station (Constantí, Spain) in 2001, using own-rooted material, in single-trunk, 6 × 3.5-m spacing, and fitted with drip irrigation. Tree vigor, sucker production, early bearing, and total crop were recorded during the first 9 years. Nut traits were studied over 7 years and nutritional composition analyzed in 3 years. The best agronomic performance was observed in ‘San Giovanni’, ‘Pauetet’, ‘Clon La Masó’, and ‘Tonda Italiana’ that scored the highest total crop and canopy volume, but ‘San Giovanni’ and ‘Clon La Masó’ produced a high number of suckers. The best industrial value of the kernel was given by ‘Tonda di Giffoni’, ‘Negret N-9’, ‘Willamette’, and ‘Clark’ with high roasting aptitude and high fat content, although ‘Negret N-9’ was a little poor in monounsaturated fatty acids. The three cultivars from the Oregon breeding program had good agronomic behavior and industrial potential, but were not an improvement on the traditional Mediterranean cultivars.
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Cavazza, Marianna, Graziella Civenti, and Roberto Ravasio. "Capitolo 4: Servizi e pazienti reclutati." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S6 (December 2002): 33–37. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000216.

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Abstract:
Lo studio ha coinvolto 10 Unità Operative di Psichiatria (UOP) della regione Lombardia:– UOP 4 di Busto Arsizio (popolazione residente 172.419);– UOP 5 di Saranno (popolazione residente 134.029);– UOP 30 di Crema (popolazione residente 122.043);– UOP 35 di Vimercate (popolazione residente 154.877);– UOP 38 di Desio (popolazione residente 218.157);– UOP 39 di Sesto San Giovanni (popolazione residente 117.355);– UOP 43 di Legnano (popolazione residente 202.798);– UOP 47 “Niguarda 2” di Milano (popolazione residente 70.447);– UOP 51 “San Paolo 1” di Milano (popolazione residente 159.421);– UOP 53 “San Carlo 1” di Milano (popolazione residente 149.002).Il bacino di utenza complessivo risulta composto da circa un milione e mezzo di abitanti, pari al 16% della popolazione lombarda.Le 10 Unità Operative esprimono realtà territoriali e sociali differenziate: includono infatti servizi collocati in area metropolitana, quali quelli della città di Milano, e servizi di aree non urbane quali, per esempio, quelli di Crema, Legnano, Desio.
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Ghisetti Giavarina, Adriano. "Il regno di Napoli." Artigrama, no. 23 (December 9, 2022): 327–58. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2008237806.

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Abstract:
En Nápoles la arquitectura de la época de la Corona de Aragón empezó con la reconstrucción del Castelnuovo, impulsada por Alfonso el Magnánimo, y realizada sobre todo por el arquitecto mallorquín Guillem Sagrera. Otros maestros catalanes, activos en la misma fábrica, difundieron elementos arquitectónicos como escaleras, logias, portales y ventanas de formas originales y decoraciones tardogóticas, en los centros urbanos del interior de la Campania y del bajo Lazio (por aquel entonces unido al reino de Nápoles). Se trataba de un gusto que terminaría siendo suplantado por el renacentista toscano que, a partir del último cuarto del siglo XV, se impuso en Nápoles y palautinamente en las regiones del Reino. La iglesia de Santa Caterina a Formello, inspirada en la arquitectura de Francesco di Giorgio y la capilla Caracciolo di Vico anexa a la iglesia de San Giovanni a Carbonara, derivada de una idea tal vez bramantesca, son importantes obras del primer Quinientos, período que en la arquitectura civil fue dominado por la figura del arquitecto Giovanni Mormando. Fue bajo el virreinado de Pedro de Toledo (1532-1553), sin embargo, cuando la ciudad de Nápoles conoció una verdadera renovación: el ensanche de los Quartieri Spagnoli, la calle Toledo, el nuevo Palacio del Virrey, la iglesia y el hospital de San Giacomo degli Spagnoli, el palacio de los Tribunales y el fuerte de Sant’Elmo, obra del arquitecto Pedro Luis Escrivá, que se ocupó también de otras fortificaciones en el Sur de Italia, son las obras impulsadas por este Virrey.
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D'Angelo, Lorenzo, and Pietro Zanirato. "Come una cittŕ si ricorda e immagina il suo futuro." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 133–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022011.

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Abstract:
L'obiettivo dell'articolo č di proporre una elaborazione delle nozioni di "abitare" e di "memoria" nell'ambito dell'antropologia urbana. Attraverso la prospettiva di Heidegger sull'abitare (bauen) e la rilettura di Ingold sulla "prospettiva dell'abitare" (dwelling perspective), questo articolo analizza come una cittŕ elabora la memoria del suo passato e immagina il suo futuro. Il caso di Sesto San Giovanni mostra come i siti industriali del passato possano diventare parte di un immaginario materiale collettivo.
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Galuh Wicaksono and Antonius Denny Firmanto. "Formatio Calon Imam Seminari Tinggi San Giovanni XXIII Di Masa Pandemi Covid-19." Lumen: Jurnal Pendidikan Agama Katekese dan Pastoral 1, no. 1 (June 22, 2022): 52–66. http://dx.doi.org/10.55606/lumen.v1i1.29.

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Abstract:
Pembinaan calon imam merupakan bagian penting untuk menyiapkan tenaga pastoral yang mampu memimpin sebuah paroki. Lima aspek pembinaan: kepribadian, intelektual, komunitas, pastoral, komunitas menjadi bagian utama dalam proses formasi. Berbagai bentuk pembinaan dibuat guna mencetek para pemimpin yang baik. Saat ini dunia yang sedang manghadapi wabah virus corona juga mempengaruhi proses pembinaan calon imam. Merujuk pada dokumen gereja mengenai pembinaan calon imam Optatam Totius yang mengatakan bahwa pembinaan calon imam adalah bagian penting bagi Gereja. Fokus penulisan yaitu meneliti proses pembinaan selama masa pandemi. Tujuan dari tulisan ini adalah memahami proses pembinaan seminari dalam masa pandemi. Permasalahan yang hendak diangkat yaitu: mengapa formasi calon imam itu perlu dalam Gereja Katolik? Mengapa fenomena pandemi covid-19 ini perlu didalami dalam konteks pembinaan seminari? Mengapa pandemi covid-19 di Seminari Tinggi San Giovanni XXIII perlu diteliti? Metodologi penulisan menggunakan analisis deskriptif-naratif dengan menelaah pembinaan seminari selama pandemi. Temuan dari penulisan ini adalah pembinaan di seminari Giovanni selama pandemi mengalami keterbatasan. Keterbatasan ini tidak menciutkan semangat untuk terus memformat para calon imam.
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Villa, Angelo. "La trappola della memoria." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 97–109. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022009.

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Abstract:
L'autore racconta la sua cittŕ, Sesto San Giovanni, con uno sguardo "prossimo alla memoria e alle sue inestinguibili ambiguitŕ, alle sue irrimediabili manipolazioni..." in una tensione costruttiva del senso dell'identitŕ, sia individuale che sociale. Di fronte all'omologazione che la logica di mercato l'autore suggerisce il ricorso alla memoria, alle sue elaborazioni, come spinta ad accettare la sfida che il futuro impone.
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Kopiec, Maksym Adam. "Sacralità della vita umana nell’enciclica di Giovanni Paolo II "Evangelium vitae" – 25 anni dalla promulgazione." Teologia w Polsce 13, no. 2 (February 27, 2020): 111–40. http://dx.doi.org/10.31743/twp.2019.13.2.07.

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Abstract:
Il presente testo riprende sinteticamente il messaggio dell’enciclica di san Giovanni Paolo II nel 25° anniversario della sua promulgazione, il 25 marzo 1995. Il fine di esporre e di ricordare i temi principali non è solo legato a questa ricorrenza, ma il fatto che proprio oggi il documento dimostra la sua straordinaria attualità, forse più che nei tempi quando era scritta. Questo permette di percepire il carisma profetico – teologicamente intesa – del santo papa, Giovanni Paolo II. Egli infatti, osservando certi fenomeni socio-culturali nel mondo e le idee che stavano alle loro base, ha deciso di ricordare l’annuncio della Chiesa che riguarda il mistero dell’uomo. Questo mistero risplende alla luce della Divina Rivelazione, cioè nel Vangelo che è la persona stessa di Cristo. Nei nostri tempi il Vangelo della vita suona con un particolare timbro e richiede di essere annunciato ad alta voce, davanti al mondo intero.
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Chittň, Monica. "Trasformazioni in corso: č la cultura che governa il cambiamento." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 33–43. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022004.

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Abstract:
L"autrice pone in rilievo come il passaggio di Sesto San Giovanni da piccolo borgo alle porte di Milano a cittŕ industriale segni, durante tutta la prima metŕ del secolo scorso, anche importanti trasformazioni culturali che hanno progressivamente improntato il profilo non solo urbanistico della cittŕ. La memoria di queste trasformazioni si pone oggi come importante elemento di salvaguardia dell"identitŕ di fronte al problema di riconvertire gli enormi spazi urbani che si sono liberati con le dismissioni industriali decenni passati.
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Cesaretti, Enrico. "Preoccnpazione devozionale nella Rappresentazione di San Giovanni e Paolo di Lorenzo de' Medici." Italianist 15, no. 1 (June 1, 1995): 67–82. http://dx.doi.org/10.1179/026143495792033796.

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Spence, Joseph. "Una memoria "vivente": la rilettura di san Giovanni della Croce da parte di santa Teresa di Lisieux." Teresianum 70, no. 2 (June 2019): 583–607. http://dx.doi.org/10.1484/j.ter.5.119242.

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de Blaauw, Sible. "A mediaeval portico at San Giovanni in Laterano: the Basilica and its ancient conventual building." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 299–316. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011685.

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Abstract:
UN PORTICO MEDIOEVALE A SAN GIOVANNI IN LATERANO: LA BASILICA E L'EDIFICIO CONVENTUALE ADIACENTENella campata dell'angolo nord-ovest del chiostro di S. Giovanni in Laterano in Roma, ed in un ambiente adiacente, appaiono delle vestigia di una struttura di epoca precedente a quella dell'attuale chiostro, costruito nel secondo quarto del XIII secolo. Tali resti vengono interpretati in questo articolo come appartenenti ad un portico risalente ai primi decenni del XII secolo. Esso comprendeva un colonnato di almeno cinque colonne ed era sormontato da un piano superiore dove si trovava una stanza decorata con pitture murali. Sembra che la struttura si appoggiasse sull'angolo sud-ovest della basilica, ma la sua estensione esatta resta incerta. Dal punto di vista tipologico, l'edificio appare in stretta relazione con le sale d'ingresso a colonne in case private della Roma medioevale. Una sezione specifica dell'articolo è dedicata all'esame delle fonti scritte relative a questa parte del complesso lateranense. Esse confermano una tradizionale collocazione in quest'area degli edifici adibiti a residenza per il clero della basilica. I testi liturgici testimoniano l'esistenza di un chiostro in quest'area già nel XII secolo. Le testimonianze archeologiche indicano che l'ubicazionc di questo chiostro più antico, non può avere coinciso esattamente con quella del chiostro del XIII secolo che lo sostituì. L'ipotesi che si propone qui è che il portico descritto formasse parte di un cortile a colonne che doveva servire nel XII secolo come chiostro dei canonici lateranensi.
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Boscarino, Mattia. "Andrea Cozzo, Stranieri. Figure dell’altro nella Grecia antica (DG Pocket), Di Girolamo, Trapani, 20202, 156 pp." Grecorromana 3 (December 29, 2021): 154–58. http://dx.doi.org/10.53382/issn.0719-9902.62.

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Abstract:
Sei anni dopo la pubblicazione di Stranieri. Figure dell’altro nella Grecia antica, Andrea Cozzo pubblica una nuova edizione del suo lavoro di indagine sul tema dello straniero nell’area di civiltàgreca, rinnovando così il suo contributo a una tematica particolarmente feconda delle scienze dell’antichità su cui ha avuto modo di offrire ulteriori riflessioni anche nel successivo Nel mezzo. Microfisica della mediazione nel mondo greco antico (Pisa 2014) e nel più recente Riso e sorriso. E altri saggi sulla nonviolenza nella Grecia arcaica (Sesto San Giovanni 2018).
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Manzo, Elena. "Sacred Architecture in the Neapolitan Baroque Era. Space, Decorations, and Allegories." Resourceedings 2, no. 3 (November 12, 2019): 46. http://dx.doi.org/10.21625/resourceedings.v2i3.624.

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Abstract:
In Naples (Italy), the passage from Renaissance to Baroque architectonic language could be identified between 1580 and 1612. During this era, one of the most significant topics of the architectonic research on the sacred space was the right compromise among the Counter-Reformation patterns, the central space and the oval plan. Giovanni Antonio Dosio and Dionisio di Bartolomeo were the most representative architects of this passage. They provide the access to new experimental varieties. So, when the architect Cosimo Fanzago arrived in Naples in 1612, the city was almost ready to use the emblematic ellipse plan of the Baroque, such as the churches Santa Maria della Sanita` and San Giovanni dei Fiorentini by Fra’ Nuvolo prove. Fanzago’s architectonic research was followed by the studies by Bartolomeo and Francesco Antonio Picchiatti, father and son, up to Domenico Antonio Vaccaro that was the most representative director of the Baroque sacred space scene. Moving from the analysis and comparison of the most representative churches of Neapolitans Baroque era, the paper proposes an unedited studio about the evolution of sacred space’s idea related to decoration, symbology and allegory, with a focus on Domenico Antonio Vaccaro’s works, such as the churches of Santa Maria della Concezione in Montecalvario neighbourhood, San Michele Arcangelo in Naples’ Piazza Dante, San Michele in Anacapri (on Capri Island), the Palazzo Abbaziale di Loreto and Saviour Church in San Guglielmo al Goleto Monastery, both near Avellino.
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Stevenson, Judy. "Glass Lamps from San Vincenzo al Volturno, Molise." Papers of the British School at Rome 56 (November 1988): 198–209. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009600.

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Abstract:
LUCERNE VITREE DA SAN VINCENZO AL VOLTURNO, MOLISEA. S. Vincenzo al Volturno è stata rinvenuta un'interessante forma di lucerna vitrea, all'interno delle strutture della villa di V–VI secolo d.C.; “copie” di questa forma sono state riprodotte, nel IX secolo, nelle officine vetrarie annesse alla famosa abbazia benedettina. Queste lucerne possono essere riconosciute dalla forma dei manici, che si connettono alla parte superiore dell'orlo, staccandosi verticalmente da esso. Inoltre sembra che le lucerne fossero dotate di basi concave, in grado di sorreggere il pezzo, simili a quelle di una bottiglia. Le lucerne di V e VI secolo sembra avessero tre manici, laddove in quelle di IX se ne riscontrano solo due.È stato ricostruito il profilo completo di una lucerna databile fra V e VI secolo. Da altri tre siti di mia conoscenza provengono simili forme cronologicamente collocabili fra V e VI secolo: Belmonte presso Altamura, in Puglia; S. Giovanni di Ruoti presso Potenza, in Basilicata; via Carminiello ai Mannesi, a Napoli.Nell'articolo si discute l'ipotesi di una regionalizzazione della forma, nonché la possibilità di un unico centro di produzione per la regione, fra V e VI secolo; si adombra inoltre l'idea di una rinascita di tradizioni Romane e Tardo-Romane nel IX secolo.Altre forma di lucerne, come ad esempio quelle sospese a corto gambo, sono altresi ampiamente testimoniate a S. Vincenzo per ambedue i periodi di cui ci si sta occupando.
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Markuszewska, Aneta. "Pasticcio and Pleasure. L’abbandono di Armida (Venice 1729)." Musicology Today 18, no. 1 (December 1, 2021): 35–52. http://dx.doi.org/10.2478/muso-2021-0005.

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Abstract:
Abstract Operatic pasticcio and the need for experiencing pleasure were inseparable in eighteenth-century operatic theatre, as can be demonstrated on the example of L’abbandono di Armida, a pasticcio that was performed in the Venetian Teatro San Giovanni Grisostomo on the last day of the 1729 carnival and gained considerable success. The article discusses the ingredients of pleasure derived from experiencing the pasticcio, which seems to have been multi-layered (the word ingredients used here perfectly reflects the haute cuisine roots of the pasticcio). The librettist Giovanni Boldini re-used for Armida arias from successful operas by Nicola Porpora, Tomaso Albinoni (?), Leonardo Leo, Leonardo Vinci, and Benedetto Marcello. Five arias have been analysed in order to exemplify the diversity of musical pleasure that the audience could experience. The final question is whether the pleasure drawn from a pasticcio is limited to one historical period, or possibly it presents a more universal appeal.
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OKADA, Satoshi. "GIOVANNI BATTISTA PIRANESI : ARCHITETTOFOR SAN GIOVANNI IN LATERANO (I) : Piranesi's "colonnato" and Tuvarra's project for il Duomo di Torino." Journal of Architecture, Planning and Environmental Engineering (Transactions of AIJ) 432 (1992): 149–53. http://dx.doi.org/10.3130/aijax.432.0_149.

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Bernatowicz, Tadeusz. "Jan Reisner w Akademii św. Łukasza. Artysta a polityka króla Jana III i papieża Innocentego XI." Roczniki Humanistyczne 68, no. 4 Zeszyt specjalny (2020): 159–91. http://dx.doi.org/10.18290/rh20684-10s.

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Abstract:
Jan Reisner (ca. 1655-1713) was a painter and architect. He was sent by King Jan III together with Jerzy Siemiginowski to study art at St. Luke Academy in Rome. He traveled to the Eternal City (where he arrived on February 24, 1678) with Prince Michał Radziwiłł’s retinue. Cardinal Carlo Barberini, who later became the protector of Regni Poloniae, was the guardian and protector of the artist during his studies in 1678-1682. In the architectural competition announced by the Academy in 1681 Reisner was awarded the fi prize in the fi class, and a little later he was accepted as a member of this prestigious university. He was awarded the Order of the Golden Spur (Aureatae Militiae Eques) and the title Aulae Lateranensis Comes, which was equivalent to becoming a nobleman. The architectural award was conferred by the jury of Concorso Academico, composed of the Academy’s principe painter Giuseppe Garzi, its secretary Giuseppe Gezzi, and the architects Gregorio Tommassini and Giovanni B. Menicucci. In the Archivio storico dell’Accademia di San Luca, preserved are three design drawings of a church made by Jan Reisner in pen and watercolor, showing the front elevation, longitudinal section, and a projection. Although they were made for the 1681 competition, they were labelled with the date 1682, when the prizes were already being awarded. Reisner’s design reflected the complicated trends in the architecture of the 1660s and 1670s, especially in the architectural education of St. Luke’s Academy. There, attempts were made to reconcile the classicistic tendencies promoted by the French court with the reference to the forms of mature Roman Baroque. As a result of this attempt to combine the features of the two traditions, an eclectic work was created, as well as other competition projects created by students of the St. Luke’s Academy. The architect designed the Barberini temple-mausoleum, on a circular plan with eight lower chapels opening inwards and a rectangular chancel. The inside of the rotund is divided into three parts: the main body with opening chapels, a tambour, and a dome with sketches of the Fall of Angels. Inside, there is an altar with a pillar-and-column canopy. The architectural origin of the building was determined by ancient buildings: the Pantheon (AD 125) and the Mausoleum of Constance (4th century AD). A modern school based of this model was opened by Andrea Palladio, who designed the Tempietto Barbaro in Maser from 1580. In the near future, the Santa Maria della Assunzione in Ariccia (1662-1664) by Bernini and Notre-Dame-de-l’Assomption (1670-1676) in Paris by Charles Errard could provide inspiration. In particular, the unrealized project of Carlo Fontana to adapt the Colosseum to the place of worship of the Holy Martyrs was undertaken by Clement X in connection with the celebration of the Holy Year in 1675. In the middle of the Flavius amphitheatre, he designed the elevation of a church in the form of an antique-styled rotunda, with a dome on a high tambour and a wreath of chapels encircling it. Equally important was the design of the fountain of the central church in Basque Loyola (Santuario di S. Ignazio a Loyola). In the Baroque realizations of the then Rome we find patterns for the architectural decoration of the Reisnerian church. In the layout and the artwork of the facades we notice the influence of the columnar Baroque facades, so common in different variants in the works of da Cortona, Borromini and Rainaldi. The monumental columnar facades built according to Carlo Rainaldi’s designs were newly completed: S. Andrea della Valle (1656 / 1662-1665 / 1666) and S. Maria in Campitelli (designed in 1658-1662 and executed in 1663-1667), and Borromini San Carlo alle Quatro Fontane (1667-1677). The angels supporting the garlands on the plinths of the tambour attic are modelled on the decoration of two churches of Bernini: S. Maria della Assunzione in Ariccia (1662-1664) and S. Andrea al Quirinale (1658-1670). The repertoire of mature Baroque also includes the window frames of the front facade of the floor in the form of interrupted beams and, with the header made in the form of sections capped with volutes. The design indicates that the chancel was to be laid out on a slightly elongated rectangle with rounded corners and covered with a ceiling with facets, with a cross-section similar to a heavily flattened dome. It is close to the solutions used by Borromini in the Collegio di Propaganda Fide and the Oratorio dei Filippini. The three oval windows decorated with C-shaped arches and with ribs coming out of the volute of the base of the dome, which were among the characteristic motifs of da Cortona, taken over from Michelangelo, are visible. The crowning lantern was given an original shape: a pear-shaped outline with three windows of the same shape, embraced by S-shaped elongated volutes, which belonged to the canonical motifs used behind da Cortona by the crowds of architects of late Baroque eclecticism. Along with learning architecture, which was typical at the Academy, Reisner learned painting and geodesy, thanks to which, after his return to Poland, he gained prestige and importance at the court of Jan III, then with the Płock Voivode Jan Krasiński. His promising architectural talent did gain prominence as an architect in Poland, although – like few students of St. Luke’s Academy – he received all the honors as a student and graduate.
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