Academic literature on the topic 'Amniotic fluid'
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Journal articles on the topic "Amniotic fluid"
Dickson, K. A., S. B. Hooper, I. C. McMillen, and R. Harding. "Endocrine and fluid-balance responses to amniotic and allantoic fluid loss in sheep." American Journal of Physiology-Regulatory, Integrative and Comparative Physiology 259, no. 4 (October 1, 1990): R745—R752. http://dx.doi.org/10.1152/ajpregu.1990.259.4.r745.
Full textRice, GE, MH Wong, P. Christensen, V. Dantzer, and E. Skadhauge. "Gestational profile of the stimulatory effects of porcine amniotic and allantoic fluids on prostaglandin G/H synthase activity." Reproduction, Fertility and Development 2, no. 5 (1990): 581. http://dx.doi.org/10.1071/rd9900581.
Full textKamath-Rayne, Beena D., Heather C. Smith, Louis J. Muglia, and Ardythe L. Morrow. "Amniotic Fluid." Reproductive Sciences 21, no. 1 (April 18, 2013): 6–19. http://dx.doi.org/10.1177/1933719113485292.
Full textGILBERT, WILLIAM M. "AMNIOTIC FLUID." Clinical Obstetrics and Gynecology 40, no. 2 (June 1997): 265. http://dx.doi.org/10.1097/00003081-199706000-00003.
Full text&NA;. "Amniotic Fluid." Clinical Obstetrics and Gynecology 40, no. 2 (June 1997): 387–88. http://dx.doi.org/10.1097/00003081-199706000-00013.
Full textHoskins, Iffath, Peter McGovern, Steven Ordorica, Faith Frieden, and Bruce Young. "Amniotic Fluid Index: Correlation with Amniotic Fluid Volume." American Journal of Perinatology 9, no. 05/06 (September 1992): 315–18. http://dx.doi.org/10.1055/s-2007-999253.
Full textCoombe-Patterson, Jacquelyn. "Amniotic Fluid Assessment: Amniotic Fluid Index Versus Maximum Vertical Pocket." Journal of Diagnostic Medical Sonography 33, no. 4 (February 1, 2017): 280–83. http://dx.doi.org/10.1177/8756479316687269.
Full textNarayani, B. H. "Amniotic Fluid Volume and Pregnancy Outcome." Indian Journal of Obstetrics and Gynecology 6, no. 6 (2018): 625–27. http://dx.doi.org/10.21088/ijog.2321.1636.6618.9.
Full textYu, H., and E. P. Diamandis. "Prostate-specific antigen immunoreactivity in amniotic fluid." Clinical Chemistry 41, no. 2 (February 1, 1995): 204–10. http://dx.doi.org/10.1093/clinchem/41.2.204.
Full textSauvage, Lynnae K. "Disorders in Amniotic Fluid." Donald School Journal of Ultrasound in Obstetrics and Gynecology 1, no. 4 (2007): 61–65. http://dx.doi.org/10.5005/jp-journals-10009-1120.
Full textDissertations / Theses on the topic "Amniotic fluid"
Giuliani, Stefano. "AMNIOTIC FLUID STEM CELLS AND KIDNEY REGENERATION." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426889.
Full textL’insufficienza renale terminale ha raggiunto ormai proporzioni epidemiche in tutto il mondo e, tutt’oggi, non sono ancora state trovate terapie sostitutive o rigenerative efficaci a lungo termine. Attualmente la terapia dialitica e il trapianto allogenico rimangono le uniche alternative valide da utilizzare in questi pazienti nonostante se ne conoscano i numerosi limiti e complicanze. Recenti dati epidemiologici, in America e in Europa, mostrano che l’insufficienza renale colpisce circa l’8% della popolazione. [1] L’aumentata domanda di organi, in aggiunta all’insufficiente disponibilita’ di donatori, sta spingendo sempre piu’ i ricercatori di tutto il mondo a sviluppare nuove alternative terapeutiche per la sostituzione dei reni non funzionanti. [2] La creazione di organi bio-artificiali, attraverso l’utilizzo delle tecniche di ingegneria tissutale, ha finora dimostrato grandi difficolta’ specialmente nel riprodurre quegli organi e tessuti la cui struttura e funzione risultino particolarmente complesse, come nel caso dei reni. Storicamente gli ingegneri tissutali che si sono cimentati in questo campo hanno potuto utilizzare esclusivamente linee cellulari adulte dando origine a costrutti bidimensionali caratterizzati da limitata funzione e difficile applicabilita’ in vivo. [3] Nell’ultima dacade le cellule staminali stanno ricevendo sempre maggiore attenzione scientifica grazie al loro crescente impiego nella medicina rigenerativa per la ricostruzione e rigenerazione di tessuti bio-artificiali ed organi. Le cellule Staminali Embrionali (SE), derivate dalla blastocisti, hanno come caratteristiche peculiari il fatto che si replichino ampliamente e che siano capaci di formare aggregati (corpi embrioidi) che possono dar luogo ad una varietà di cellule specializzate come, ad esempio, cellule neurali, cardiache e pancreatiche. [3, 4] Il reclutamento di questo tipo di cellule staminali, tuttavia, comporta la distruzione di embrioni umani creando spinosi problemi etici e morali che portano, in molti Paesi, a vietarne l’utilizzo e il progresso scientifico. Per evitare questo tipo di controversie ricercatori di varie discipline hanno identificato potenziali fonti di cellule staminali alternative. [4, 5] E’ ormai ben noto che in molti tessuti adulti esistono cellule progenitrici con il compito di rigenerare o riparare l'organo a seguito dei fisiologici processi di senescenza o in caso di danno. [6, 7] Ci sono sempre piu’ evidenze che questi progenitori d’organo abbiano caratteristiche di plasticità piu’ elevate di quanto si pensasse originariamente. Parallelamente molti ricercatori credono che la rigenerazione di organi adulti derivi principalmente dalla mobilizzazione di cellule staminali provenienti dal midollo osseo. E’ stato dimostrato che cellule staminali del midollo osseo possono attraversare la barriera endolteliale e dar luogo a differenti linee cellulari differenziate, trasformando cellule circolanti in fegato, cervello, pancreas, pelle, intestino e anche rene. [27, 29] Il liquido amniotico e’stato usato per anni come uno strumento sicuro e valido per la ricerca di malattie genetiche e congenite del feto. Tuttavia, il liquido amniotico contiene un grande numero di cellule progenitrici che posono avere un importante ruolo nelle applicazioni della bioingegneria tissutale. Streubel et al. [8] hanno riportato l’utilizzo di cellule non emopoietiche per la conversione di amniociti in miociti. Recentemente una popolazione di cellule staminali c-Kit+, isolate nel liquido amniotico umano e murino, e’ stata caratterizzata e differenziata in tessuti originati dai tre foglietti embrionali: muscolare, neuronale, adipocitario, epatico, osseo ed endoteliale [9] Nel laboratorio diretto dal dr. R.E. De Filippo, Assistant Professor presso il Childrens Hospital di Los Angeles, abbiamo ampiamente studiato e utilizzato questa nuova popolazione di cellule staminali derivate dal liquido amniotico focalizzando le nostre ricerche sul loro utilizzo nella rigenerazione renale. Abbiamo dimostrato che questa popolazione totipotente di cellule mesenchimali e’ capace di riprodurre alcune tappe essenziali della nefrogenesi dopo essere state iniettate in reni embrionici. Tuttavia, le cellule staminali da liquido amniotico rapresentano meno dell’1% dell’intera popolazione cellulare e forse esistono altri progenitori cellulari, nel liquido stesso, gia’ orientati e piu’ proni alla differenziazione di particolari linee cellulari renali che possano essere utilizzate per gli stessi scopi rigenerativi ma con risultati migliori. Il volume e la composizione del liquido amniotico cambia durante la gravidanza e dall’ottava settimana di gestazione i reni fetali iniziano a produrre liquido che rapidamente aumenta di volume durante il secondo trimestre. [10] Il contatto tra il liquido amniotico e i diversi tessuti fetali sembra giustificare la presenza dei differenti tipi cellulari disciolti nel liquido stesso. La presenza di cellule mature derivanti dai tre foglietti germinali e’ stata gia’ dimostrata in passato come pure la presenza di progenitori cellulari di origine mesenchimale ed emopoietica prima della 12ma settimana gestazionale nell’uomo. [11,12,13] Cellule esprimenti proteine e markers genetici tipici di tessuti diversi come cervello, cuore, e pancreas sono state ritrovate nel liquido amniotico ma ulteriori indagini sono necessarie per completare la caratterizzazione dei diversi tipi cellulari presenti alle diverse eta’ gestazionali. [14, 15, 16] Lo sviluppo renale e’ un complesso processo di attivazione genica, interazioni cellulari ed extracellulari che devono aver luogo secondo un ordine spazio-temporale preciso e nella quantita’ adeguata. Durante l’embriogenesi, il rene metanefrico origina dall’invasione da parte della gemma ureterale, derivata dal dotto epiteliale di Wolffian, nel mesenchima metanefrico. [17] La gemma ureterale inizia la sua arborizzazione all’interno del mesenchima e portera’ alla formazione dell’intero sistema escretore, dall’uretere ai dotti collettori, mentre il mesenchima metanefrico dara’ luogo alle strutture epiteliali costituenti i nefroni (dal tubulo distale alla capsula di Bowman). CD-24 e Caderina 11 sono due markers di superficie che vengono usati per identificare cellule staminali ancora indifferenziate ma presenti nel mesenchima metanefrico prima di ricevere l’induzione da parte della gemma ureterale. [18] In aggiunta, altri markers di superficie che identificano una sottopopolazione di cellule appartenenti al mesenchima metanefrico nei vari stadi dell’induzione verso la nefrogenesi sono stati recentemente descritti in letteratura: Caderine E, PDGFRα, PDGFRβ, e NGFR ad alta affinita’. [19] Cellule Staminali derivate da liquido amniotico e differenziazione renale in vitro e in vivo Negli ultimi sette anni il gruppo di ricerca di cui ho fatto parte per due anni negli Stati Uniti (University of Southern California - Childrens Hospital Los Angeles) sta studiando una popolazione di cellule staminali ricavate da liquido amniotico (Amniotic Fluid Stem Cells, AFSC), umano e murino. Caratterictiche peculiari di questa popolazione cellulare sono: l’espressione di geni e marcatori di superficie comuni a cellule staminali di origine embrionale e mesenchimale; propagazione in vitro senza necessita’ di feeder-layer; mantenimento della lunghezza dei telomeri; capacità di differenziarsi in vitro e in vivo in molti tipi differenti di cellule e tessuti provenienti da tutti e tre i foglietti embrionali. [7] In particolare, negli ultimi 4 anni, il nostro gruppo si e’ concentrato sull’utilizzo di questa particolare popolazione di cellule staminali derivate da liquido amniotico nella rigenerazione renale in vitro e in vivo. [20, 21] Brevemente, siamo stati in grado di dimostrare, basandoci su un sistema in vitro, come le hAFSC abbiano la capacità di differenziarsi in parenchima renale dopo iniezione diretta in reni embrionici (12.5-16 giorni di gestazione) coltivati in vitro fino a 10 giorni. Le cellule staminali da liquido amniotico erano state precedentemente transfettate con il gene codificante una proteina fluorescente verde (GFP) e un secondo gene codificante per il Lac-Z. Mediante queste transfezioni siamo stati in grado di distinguere le cellule iniettate e dopo aver coltivato gli organi, anche a lungo termine (10 giorni), e’ stato possibile dimostrare la loro integrazione ed assimilazione nelle differenti tappe dello sviluppo renale. Analisi istologica dei reni iniettati con le staminali ha rivelato quanto questa popolazione di cellule sia capace di contribuire alle strutture primordiali del rene a partire dalla vescicola renale fino alle ultime fasi della nefrogenesi (tubuli e glomeruli). Mediante RT-PCR abbiamo quindi dimostrato la neoespressione, da parte delle AFSC iniettate, di geni attivi nelle diverse fasi dello sviluppo embrionale del nefrone. [20] Dopo aver dimostrato questa abilità di integrazione nel tessuto renale in via di sviluppo e la compartecipazione a tutte le tappe utili alla formazione del nefrone maturo in vitro, la nostra idea e’ stata quella di procedere all’applicazione in vivo delle cellule staminali da liquido amniotico. L’obiettivo e’ stato quello di dimostrare la loro reale capacità di sopravvivere, replicarsi ed integrarsi attivamente nei reni danneggiati di un modello di topo immunodepresso. Cellule staminali da liquido amniotico di topo (mouse Amniotic Fluid Stem Cells, mAFSC), esprimenti Lac-z e Luciferasi come marcatori, sono quindi state iniettate per via endovenosa (vena della coda) in un modello di topi immunodepressi con tubulonecrosi acuta. Il nostro ultimo obiettivo e’ stato quello di dimostrare se le cellule staminali venissero utilizzate dai reni danneggiati per riparare il danno e quindi fossero in grado di velocizzare la ripresa funzionale dell’organo. I risultati di tali esperimenti hanno dimostrato che le AFSC hanno una buona capacita’, anche in vivo, di integrarsi e partecipare attivamente alla riparazione del danno. Esse hanno iniziato ad esprimere GDNF, un fattore di trascrizione precoce presente nello sviluppo renale e in particolare nella formazione tubulare e glomerulare, e diversi altri markers tubulari quali Acquaporina-2, Agglutinina P, Agglutinina DB. Dagli esperimenti in vivo e’ quindi emerso che la popolazione di cellule staminali totipotenti, derivata da liquido amniotico (hAFSC), e’ capace di differenziarsi in diversi tipi cellulari appartenenti sia a strutture glomerulari (capsula di Bowman) che tubulari (tubulo distale e prossimale) senza dimostrare una chiara specificita’ per una delle due strutture. [9] In accordo con recenti pubblicazioni, abbiamo dimostrato un effetto immuno-modulartorio delle cellule staminali. Lo studio approfondito delle citochine, endogene ed esogene (prodotte dalle hAFSC iniettate), e il loro effetto nel migliorare la porzione infiammatoria del danno renale sono il passo successivo delle nostre ricerche. Un limite potenziale all’utilizzo terapeutico di questa popolazione cellulare totipotente risiede nel fatto che la maggior parte delle malattie renali che portano ad insufficienza renale terminale, colpiscono primariamente le strutture tubulari o quelle glomerulari, ma difficilmente entrambe contemporaneamente. Utilizzando dunque cellule staminali troppo indifferenziate, e quindi totipotenti, si rischierebbe di perdere efficacia terapeutica a causa del fatto che esse riceverebbero troppi segnali contemporaneamente in senso differenziativo e sarebbero indotte a seguire petterns riparativi non mirati e meno efficaci nella riparazione del danno principale. Se infatti avessimo bisogno di trattare selettivamente un danno tubulare piuttosto che uno glomerulare, l’utilizzo di cellule staminali totipotenti non sarebbe cosi’ ottimale come invece l’utilizzo di progenitori tubulo specifici opportunamente espansi ed eventualmente modificati. Questo concetto insieme al fatto che il liquido amniotico e’ composto da differenti popolazioni cellulari ha spinto a considerare la possibilita’ che ci possano essere linee cellulari maggiormente orientate in senso renale (progenitori organo specifici) che possano essere utilizzate in modo piu’ vantaggioso per la rigenerazione di strutture renali specifiche (id. cellule tubulari prossimali o distali, podociti, cellule mesangiali, cellule endoteliali e altro) Caratterizzazione cellulare del liquido amniotico e ricerca di progenitori renali specifici o gia’ parzialmente differenziati L’ultima parte della tesi si e’ concentrata nello studiare ed identificare le varie popolazioni cellulari presenti nel liquido amniotico a diverse settimane di gestazione. I campioni, di eta’ compresa tra le 15 e le 20 settimane di gestazione, sono stati ottenuti tramite amniocentesi, tecnica usata per studiare il cariotipo del feto durante lo sviluppo. Sono stati valutati differenti terreni di coltura, indagando proliferazione e conservazione della morfologia nei campioni ottenuti. L’analisi e la caratterizzazione della popolazione totale presente nel liquido amniotico e’ stata effettuata utilizzando RT-PCR, Real Time PCR e Western Blotting, analizzando l’espressione specifica di geni che sono coinvolti nel mantenimento della pluripotenzialita’, geni che identificano specificatamente i tre foglietti embrionali ed infine geni che identificano progenitori organo-specifici. Sono state inoltre identificate popolazioni specifiche renali, tramite immunoseparazione con biglie magnetiche (MASC). L’espressione di marcatori per i foglietti embrionali endoderma e mesoderma e’ piu’ alta in campioni piu’ giovani rispetto a campioni con tempo di gestazione maggiore mentre, per l’ectoderma, rimane pressoche’ invariata nel tempo. La presenza di cellule pluripotenti e’ costante cosi’ come le cellule staminali mesenchimali mentre le cellule progenitrici ematopoietiche, investigate tramite CD34, fanno la loro comparsa successivamente alle 17 settimane di gestazione. La presenza di progenitori tessuto specifici già “committed” e’ evidente nei campioni di gestazione più avanzata sia per quantitita’ che per specificità dell’organo preso in esame. E’ stata approfondita l’analisi di cellule progenitrici renali, utilizzando un ampio pannello di marcatori che identificano sia la componente tubulare che quella glomerulare del nefrone, struttura fondamentale per la filtrazione renale. I risultati ottenuti confermano la presenza di cellule progenitrici renali dopo le 18 settimane di gestazione. E’ stata identifica e studiata una popolazione esprimente CD24 e Caderin 11 isolata da campioni di liquido amniotico di 18 o piu’ settimane. CD24 e OB-cadehrin sono stati identificati nel topo come co-espressi in vivo nel mesenchima metanefrico. Dal mesenchima metanefrico ha origine il nefrone ed e’ una delle due strutture embrionali fondamentali per lo sviluppo del rene. Da questa popolazione principale sono state ottenute 4 nuove sottopopolazioni che identificano sottocompartimenti del glomerulo, come per esempio le cellule corticali stromogeniche (tramite selezione per la Tyrosin Kinase, TrKA), i podociti (selezionati per la Nefrina), le cellule del mesangio (con selezione positiva per PDGFR Alpha) e le cellule in transizione mesenchima-epitelio (con selezione per la Cadherina-E). Tramite PCR e Real Time PCR e’ stata dimostrata la forte specificita’ di ogni singola linea cellulare. E’ necessario uno studio approfondito che preveda per le AKPC differenziazioni in vitro ed in vivo, utilizzando fattori di crescita nefro-specifici e diversi modelli di danno renale acuto e cronico, in modo tale da confermare la loro possibile completa differenziazione in cellule renali mature. Un approfondimento sul meccanismo d’azione e sulle migliori tempisitiche di somministrazione, infine, sono i punti fondamentali da chiarire per comprendere il meccanismo d’azione delle hAFSC in vivo. Queste ricerche sono una base fondamentale per future applicazioni cliniche in pazienti che soffrono di nefropatie acute e croniche
Wiberg-Itzel, Eva. "Ante partum determination of lactate in amniotic fluid /." Stockholm, 2005. http://diss.kib.ki.se/2005/91-7140-370-1/.
Full textAshtaputre, Ravina M. "Potential Biomarkers for Preterm Delivery in Amniotic Fluid." Wright State University / OhioLINK, 2016. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=wright1464186519.
Full textGraça, Gonçalo Miguel Gomes. "Metabonomics of human amniotic fluid for prenatal diagnostics." Doctoral thesis, Universidade de Aveiro, 2013. http://hdl.handle.net/10773/10635.
Full textO trabalho apresentado nesta tese teve como principais objectivos contribuir para o conhecimento da composição do líquido amniótico humano (LA), colhido no 2º trimestre de gravidez, assim como investigar possíveis alterações na sua composição devido à ocorrência de patologias pré-natais, recorrendo à metabonómica e procurando, assim, definir novos biomarcadores de doenças da grávida e do feto. Após uma introdução descrevendo o estado da arte relacionado com este trabalho (Capítulo 1) e os princípios das metodologias analíticas usadas (Capítulo 2), seguida de uma descrição dos aspectos experimentais associados a esta tese (Capítulo 3), apresentam-se os resultados da caracterização da composição química do LA (gravidez saudável) por espectroscopia de ressonância magnética nuclear (RMN), assim como da monitorização da sua estabilidade durante o armazenamento e após ciclos de congelamento-descongelamento (Capítulo 4). Amostras de LA armazenadas a -20°C registaram alterações significativas, tornando-se estas menos pronunciadas (mas ainda mensuráveis) a -70°C, temperatura recomendada para o armazenamento de LA. Foram também observadas alterações de composição após 1-2 ciclos de congelamento-descongelamento (a ter em conta aquando da reutilização de amostras), assim como à temperatura ambiente (indicando um período máximo de 4h para a manipulação e análise de LA). A aquisição de espectros de RMN de 1H de alta resolução e RMN acoplado (LC-NMR/MS) permitiu a detecção de 75 compostos no LA do 2º trimestre, 6 dos quais detectados pela primeira vez no LA. Experiências de difusão (DOSY) permitiram ainda a caracterização das velocidades de difusão e massas moleculares médias das proteínas mais abundantes. O Capítulo 5 descreve o estudo dos efeitos de malformações fetais (FM) e de cromossomopatias (CD) na composição do LA do 2º trimestre de gravidez. A extensão deste trabalho ao estudo dos efeitos de patologias no LA que ocorrem no 3º trimestre de gravidez é descrita no Capítulo 6, nomeadamente no que se refere ao parto pré-termo (PTD), pré-eclampsia (PE), restrição do crescimento intra-uterino (IUGR), ruptura prematura de membranas (PROM) e diabetes mellitus gestacional (GDM). Como complemento a estes estudos, realizou-se uma análise preliminar da urina materna do 2º trimestre para o estudo de FM e GDM, descrita no Capítulo 7. Para interpretação dos dados analíticos, obtidos por espectroscopia RMN de 1H, cromatografia líquida de ultra eficiência acoplada a espectrometria de massa (UPLC-MS) e espectroscopia do infravermelho médio (MIR), recorreu-se à análise discriminante pelos métodos dos mínimos quadrados parciais e o método dos mínimos quadrados parciais ortogonal (PLS-DA e OPLS-DA) e à correlação espectral. Após análise por validação cruzada de Monte-Carlo (MCCV), os modelos PLS-DA de LA permitiram distinguir as FM dos controlos (sensibilidades 69-85%, especificidades 80-95%, taxas de classificação 80-90%), revelando variações metabólicas ao nível do metabolismo energético, dos metabolismos dos aminoácidos e glícidos assim como possíveis alterações ao nível do funcionamento renal. Observou-se também um grande impacto das FM no perfil metabólico da urina materna (medido por UPLC-MS), tendo no entanto sido registados modelos PLS-DA com menor sensibilidade (40-60%), provavelmente devido ao baixo número de amostras e maior variabilidade da composição da urina (relativamente ao LA). Foram sugeridos possíveis marcadores relacionados com a ocorrência de FM, incluindo lactato, glucose, leucina, valina, glutamina, glutamato, glicoproteínas e conjugados de ácido glucurónico e/ou sulfato e compostos endógenos e/ou exógenos (<1 M) (os últimos visíveis apenas na urina). No LA foram também observadas variações metabólicas devido à ocorrência de vários tipos de cromossomopatias (CD), mas de menor magnitude. Os perfis metabólicos de LA associado a pré- PTD produziram modelos que, apesar do baixo poder de previsão, sugeriram alterações precoces no funcionamento da unidade fetoplacentária, hiperglicémia e stress oxidativo. Os modelos obtidos para os grupos pré- IUGR pré- PE, pré- PROM e pré-diagnóstico GDM (LA e urina materna) registaram baixo poder de previsão, indicando o pouco impacto destas condições na composição do LA e/ou urina do 2º trimestre. Os resultados obtidos demonstram as potencialidades da análise dos perfis metabólicos do LA (e, embora com base em menos estudos, da urina materna) do 2º trimestre para o desenvolvimento de novos e complementares métodos de diagnóstico, nomeadamente para FM e PTD.
The work presented in this thesis aimed to contribute to knowledge of 2nd trimester human amniotic fluid (AF) composition and to investigate the possible metabolic effects of prenatal disorders on AF composition through metabonomics, in order to define new potential disorder biomarkers. After an introduction describing the state-of-the-art (Chapter 1), the analytical methodologies used (Chapter 2) and the description of the experimental details of the work performed (Chapter 3), the results from the chemical characterization of AF (healthy pregnancy) by nuclear magnetic resonance (NMR) spectroscopy are presented, as well as the results of AF stability assessment during storage and after freeze-thaw cycles (Chapter 4). AF samples stored at -20°C registered significant compositional changes, less marked (but still measurable) at -70°C, the latter temperature being then recommended for AF storage. In addition, significant compositional changes were also observed after 1-2 freeze-thaw cycles (to be considered when sample re-usage is necessary), and at room temperature (indicating a maximum period of 4h for handling and analysis of AF). High resolution 1H NMR and hyphenated NMR (LC-NMR/MS) analysis enabled the detection of 75 different compounds in 2nd trimester AF, 6 of which were detected for the first time in AF. Moreover, diffusion-edited spectroscopy (DOSY) experiments allowed the characterization of the main AF proteins in terms of diffusivity and, hence, average molecular weight. Chapter 5 describes the study of the effects of fetal malformations (FM) and chromosomal disorders (CD) on the composition of 2nd trimester AF. In Chapter 6, this approach is extended, to the effects of 3rd trimester disorders, namely preterm delivery (PTD), preeclampsia (PE), intrauterine growth restriction (IUGR), premature rupture of the membranes (PROM) and gestational diabetes mellitus (GDM). These studies were complemented by a preliminary analysis of 2nd trimester maternal urine to study FM and GDM (Chapter 7). Interpretation of the analytical data obtained by 1H NMR spectroscopy, ultra performance liquid chromatography-mass spectrometry (UPLC-MS) and mid-infrared spectroscopy (MIR) was performed through partial least squares and orthogonal partial least squares - discriminant analysis (PLS-DA and OPLS-DA) and statistical correlation spectroscopy. Monte-Carlo cross-validated (MCCV) PLS-DA models of AF revealed separation of FM cases from controls (sensitivities 69-85%, 80-95% specificities, classification rates: 80-90%), revealing disturbances in energy metabolism, amino acids and sugar metabolisms and possibly abnormal kidney function. A high impact of FM on maternal urine was also observed (by UPLC-MS), however, the models obtained were of lower sensitivity (40-60%), probably due to the low sample numbers and higher variability of urine composition (in relation to AF). Possible markers of FM were suggested including lactate, glucose, leucine, valine, glutamine, glutamate, glycoproteins and conjugation products of glucuronic acid and/or sulfate with endogenous and/or exogenous metabolites (<1 M). In addition, metabolite variations were found in AF related to the occurrence of several types of chromosomal disorders (CD), although of smaller magnitude. Second trimester AF profiling associated with pre-PTD produced models, which, despite their low predictive power, enabled the detection of metabolite variations suggestive of early fetal-placental dysfunction, hyperglycaemia and oxidative stress. The models obtained for pre-IUGR, pre-PE, pre-PROM and pre-diagnostic GDM (both AF and urine) showed low predictive power, reflecting the small impact of these disorders in 2nd trimester AF and/or urine composition. The results presented demonstrate the potential of metabolic profiling of 2nd trimester AF (and, although based on less studies, maternal urine) for the development of new complementary prenatal diagnosis methods, namely for FM and PTD.
Di, Giovanni Jessica Louise. "Early second trimester amniotic fluid erythropoietin and pregnancy outcomes." Thesis, McGill University, 2008. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=112615.
Full textSarkar, Pampa. "Amniotic fluid endocrinology and its association with maternal stress." Thesis, Imperial College London, 2007. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.486366.
Full textRamachandra, Durrgah Latchumi. "The haematopoietic potential of human amniotic fluid stem cells." Thesis, University College London (University of London), 2017. http://discovery.ucl.ac.uk/10040028/.
Full textRanzoni, A. "Bone repair potential of human amniotic fluid stem cells." Thesis, University College London (University of London), 2018. http://discovery.ucl.ac.uk/10047960/.
Full textScane, Timothy M. N. "An investigation of the pharmacologically-active principles in amniotic fluid." Thesis, Imperial College London, 1986. http://hdl.handle.net/10044/1/38154.
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Full textBooks on the topic "Amniotic fluid"
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Full textSvetlana, Lutchmaya, Knickmeyer Rebecca, and NetLibrary Inc, eds. Prenatal testosterone in mind: Amniotic fluid studies. Cambridge, Mass: MIT Press, 2004.
Find full textReighard, Dwight. Treasures from the dark: An autobiography. Nashville, Tenn: T. Nelson Publishers, 1990.
Find full text1930-, Knight Joseph A., ed. Body fluids: Laboratory examination of amniotic, cerebrospinal, seminal, serous & synovial fluids. 3rd ed. Chicago: ASCP Press, 1993.
Find full textKō̜ngngœ̄n, Photčhanā. Kānsưksā saphāwa namkhram Khīeo khon nai sattrī thī mā khlō̜t čhamnūan 14,706 rāi wēlā 3 pī nai Rōngphayābān Burīram =: The study of thick meconium stained amniotic fluid in 14,706 pregnant women, 3 years period in Buriram Hospital. [Buriram, Thailand]: Rōngphayābān Burīram, 1995.
Find full text1930-, Knight Joseph A., ed. Body fluids: Laboratory examination of amniotic, cerebrospinal, seminal, serous & synovial fluids : a textbook atlas. 2nd ed. Chicago: American Society of Clinical Pathologists Press, 1986.
Find full textCan Congress help fulfill the promise of stem cell research?: Joint hearing before the Committee on Health, Education, Labor, and Pensions and the Subcommittee on Labor, Health and Human Services, Education, and Related Agencies of the Committee on Appropriations, United States Senate, One Hundred Tenth Congress, first session on examining stem cell research, focusing on ongoing federal support of both embryonic and non-embryonic stem cell research and scientific progress, including recent findings on amniotic fluid stem cells, January 19, 2007. Washington: U.S. G.P.O., 2007.
Find full textBook chapters on the topic "Amniotic fluid"
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