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Journal articles on the topic 'Antropological ethics'

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Catananti, Cesare. "L’antropologia alla base della medicina: un dibattito antico ed attuale." Medicina e Morale 45, no. 6 (December 31, 1996): 1135–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.894.

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Abstract:
La storia della medicina è stata costantemente punteggiata da un vivace dibattito su quelli che sono i contenuti del sapere medico, su quello che è il corretto esercizio applicato di quel sapere e sul se e sul come quel sapere e quell’agire si integrino in un’ottica antropologica. Questo costante richiamo ad una umanizzazione dell’assistenza medica tradisce il profondo bisogno di una medicina centrata sull’uomo e non sulla malattia. Un bisogno molto antico dato che già nel V sec. a.C. le divergenze tra la scuola medica di Cos e quella di Cnido vertevano proprio su tale questione. L’autore dopo aver ripercorso brevemente in questa prospettiva la storia della medicina, mette in luce come con l’individuazione e la diffusione del metodo scientifico, quantitativo, nel XVII sec. gli aspetti tecnici, economici, sociologici hanno prevalso su quelli relazionali. Mentre, a suo giudizio, è nella ricerca delle integrazioni psico-biologiche che il medico doctus ed expertus potrà far valere la sua sapientia, scientia e sapienza cordis tra loro amalgamate; falitando così il suo rapporto con il paziente il quale sarà caratterizzato non da un atteggiamento paternalistico o autoritario ma di paritaria empatia. Si tratta allora di costruire una tecnè che poggi in maniera armonica ed equilibrata su due pilatri: quello della conoscenza scientifica e quello dell’ethos umanitario. una medicina, quindi, che faccia coincidere antropologia e tecnologia.
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López, Federico. "The place of biology and anthropology in Dewey’s ethical project." Cognitio: Revista de Filosofia 19, no. 2 (February 1, 2019): 270–81. http://dx.doi.org/10.23925/2316-5278.2018v19i2p270-281.

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Abstract:
O foco deste artigo consiste nos usos dos insights científico e evolucionário na ética de Dewey. Para começar, apresenta-se uma visão geral da ética de Dewey. Salienta-se que a posição dele na ética deve ser entendida como um projeto político que advoga para o uso do conhecimento científico ao lidar com os conflitos éticos e políticos. Por sua vez, esse ponto de vista baseia-se na tese da continuidade materialemetodológicaentre a ciência e a ética. A segunda parte trata da questão da abordagem de Dewey ao vínculo da ciência e da filosofia, em geral, e o valor da teoria da evolução e da antropologia à ética, em especial. Contrário a algumas interpretações atuais, argumenta-se que, segundo Dewey, a biologia e a teoria da evolução não possuem a única nem a palavra final sobre a ética, e que em sua opinião, a relevância da antropologia e das ciências sociais não deverão ser negligenciadas. Além disso, argumenta-se que a continuidade material entre a ciência e a ética destaca a importância de uma deliberação ética cientificamente informada quando os problemas éticos são enfrentados, enquanto a continuidade metodológica mostra como é possível atingir conclusões corretas na ética, mas também, a relevância que pode ser denominada de críticas genealógicasreferentes às crenças morais hereditárias.
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Giglio, Francesca. "Human Life-Span Extension. Spunti per una riflessione su medicina e invecchiamento / Human Life-Span Extension. Notes for reflecting on medicine and aging." Medicina e Morale 65, no. 1 (September 21, 2016): 19–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.426.

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Abstract:
Oggetto del presente contributo è una riflessione di carattere bioetico sulla medicina anti-aging, nella particolare declinazione di quelle ricerche volte all’allungamento indefinito della vita umana (human life-span extension). L’analisi che ci proponiamo di svolgere si articola in tre parti, secondo una metodologia che prevede una prima ricognizione scientifica delle tecnologie biomediche coinvolte, un inquadramento di tipo antropologico, dal momento che tali tecnologie intendono intervenire in modo significativo sulla condizione e sull’esperienza umana dell’invecchiamento, e infine una valutazione di tipo etico che è possibili guadagnare a partire dalla discussione delle parti precedenti. I punti decisivi che richiederanno una particolare attenzione sono: - l’esame dell’interpretazione dell’invecchiamento come una condizione patologica e indesiderabile, che ne giustificherebbe il superamento per via medica; - il confronto fra la medicina volta al longevismo e il dibattito sullo human enhancement e le filosofie postumaniste; - l’approfondimento del concetto e del valore antropologico dell’immortalità terrena. Dallo studio proposto emergerà la rilevanza decisiva delle premesse antropologiche: se infatti l’invecchiamento è interpretato alla stregua di un limite patologico ne conseguirà l’obbligazione morale di rimuovere sia l’età anziana che la mortalità; se, invece, esso verrà considerato come “naturale” fase della vita della persona cui restituire valore e senso, allora il fine da realizzare sarà quello di accogliere i bisogni propri dell’età anziana, anche attraverso una medicina orientata alla conservazione della miglior qualità di vita possibile. ---------- The article intends to lead a bioethical reflection on anti-aging medicine, particularly on the field of research in human life-span extension. The analysis is divided into three parts, following a methodology that includes a first scientific survey of biomedical technologies involved in the topic, an anthropological overview, since these technologies intend to significantly intervene on the meaningful experience of human aging, and finally an ethical evaluation that which can be obtained from the discussion of the previous parts. Crucial points in the investigation are: - the examination of interpreting aging as a pathological and undesirable condition, which would justify medical removal of aging; - discussion on the relation between medicine aimed to longevism and debate on human enhancement and posthumanism; - the analysis of the concept and the anthropological value of “earthly immortality”. From the study proposed the decisive importance of the anthropological premises will emerge: from understanding aging as a pathological impairment it follows a moral obligation to remove both old age and mortality; if, instead, aging is considered as “natural” phase of person’s life with value and meaning, then the aim will be to welcome the needs typical of old age, through medicine oriented to the preservation of the best possible quality of life.
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Faggioni, Maurizio P. "Il neonato anencefalo." Medicina e Morale 45, no. 3 (June 30, 1996): 447–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.904.

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Abstract:
L’articolo traccia uno <i del vivace dibattito in corso sui molteplici problemi medici ed etici connessi con l’anencefalia, e in particolare lo statuto ontologico del neonato anencefalo, le condizioni di liceità per l’espianto di organi e tessuti dall’anencefalo, le cure da prestarsi all’anencefalo, la diagnosi prenatale e l’induzione pretermine del parto. Un’enfasi particolare viene data ai modelli etici sottesi alle diverse posizioni e ai diversi orizzonti antropologici implicati. Si offrono infine linee operative che cercano di contemperare le legittime esigenze della medicina dei trapianti con il fondamentale e imprescindibile rispetto per la persona umana, anche in situazioni estreme e marginali, come quelle in cui si trova l’anencefalo.
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Scivoletto, Gonzalo. "Ética e historia: una mirada desde la ética discursiva." Hermenéutica Intercultural, no. 27 (June 8, 2017): 133. http://dx.doi.org/10.29344/07196504.27.495.

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Abstract:
ResumenEl siguiente trabajo se propone analizar la relación entre la ética discursiva y la historia, a partir de la reconstrucción realizada por Karl-Otto Apel en las Mercier Lectures de 1999 (Lovaina). Se intentará mostrar cómo la ética discursiva se encuentra entrelazada con las tres dimensiones del tiempo histórico. La relación con el pasado apunta al posicionamiento respecto de la situación moral e institucional “heredada” por la tradición (eticidad sustancial). La relación con el presente se refiere a la “situación humana”, entendida esta como un proceso evolutivo-cultural (desde la hominizaciónhasta el presente) y como un “momento” o situación particular dentro de ese proceso. Finalmente, la relación con el futuro alude a la capacidad de la ética de orientar la historia humana hacia un horizonte normativo, en tanto ideal regulativo.Palabras clave: antropología - institucionalización - filosofía prácticaAbstractThis work aims to analyze the relationship between discursive ethics and history, based on the reconstruction by Karl-Otto Apel in the 1999 in Mercier Lectures (Leuven). It attempts to show how discursive ethics is intertwined with the three dimensions of historical time. The relation- ship with the past points to the positioning regarding the moral and institutional situation “inherited” by tradition (substantial ethics). The relationship with the present refers to the “human situation”, understood as an evolutionary-cultural process (from hominization to the present) and as a “moment” or particular situation within that process. Finally, the relationship with the future alludes to the ability of ethics to guide human history towards a normative horizon, as a regulative ideal.Keywords: Anthropology - institutionalization - practical philosophyResumoO seguinte artigo propõe analisar a relação entre a ética do discurso e história, desde a reconstrução realizada por Karl-Otto Apel nas Mercier Lectures de 1999 (Lovaina). Ele tentará mostrar como a ética do discurso se encontra entrelaçada com as três dimensões do tempo histórico. A relação com o passado aponta ao posicionamento sobre a situação moral e institucional “herdada” pela tradição (ética substancial). A ligação com o presente refere-se à “situação humana”, entendida como um processo evolutivo-cultural (a partir da hominização presente) e como um “mo- mento” ou situação particular dentro daquele processo. Finalmente, a relação com o futuro se refere à capacidade da ética para orientar a história humana para um horizonte normativo, enquanto ideal regulador.Palavras-chave: antropologia - institucionalização - filosofia prática
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Di Pietro, Maria Luisa. "Dalla clonazione dell’animale alla clonazione dell’uomo?" Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1099–118. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.859.

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Abstract:
La notizia che alcuni ricercatori inglesi sono riusciti a produrre la pecora “Dolly” mediante clonazione del patrimonio genetico di una pecora adulta, ha suscitato nell’opinione pubblica una catena di reazioni nel timore che l’esperimento possa essere ripetuto anche sull’uomo, con la conseguente organizzazione di dibattiti anche parlamentari e nelle commissioni istituite ad hoc, e l’emanazione di direttive a livello sia nazionale sia internazionale. Ma la paventata clonazione di individui umani è eticamente accettabile o meno? E quale sarebbe il significato antropologico di questa operazione? Dopo una breve premessa sugli aspetti scientifici della clonazione e sulle giustificazioni che vengono avanzate a sostegno non solo della clonazione di animali, ma anche di individui umani, l’Autrice fa un’analisi dei criteri che sono stati utilizzati nei documenti dei vari organismi per elaborare il giudizio morale su tale pratica: dal “contrattualismo” al “consequenzialismo” ad una cosiddetta “valutazione globale”.
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Almeida, Andre Luiz Boccato de. "SANTO TOMÁS DE AQUINO NA AMORIS LAETITIA: REPROPONDO UMA ANTROPOLOGIA TEOLÓGICA DA ALEGRIA." Perspectiva Teológica 50, no. 1 (April 27, 2018): 135. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v50n1p135-161/2018.

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Abstract:
RESUMO: O presente artigo tem como escopo analisar as frequências e incidências do pensamento ético teológico do grande doutor dominicano, Santo Tomás de Aquino, na exortação pós-sinodal Amoris Laetitia (AL). As dezenove (19) citações no texto conclusivo sugere-nos que no seu pensamento se encontra um resgate sólido, sábio, prudente e sereno de uma tradição a ser revisitada sempre e que nos propicia pensar em uma verdadeira antropologia teológica da alegria. O objetivo é o de repropor uma teologia do matrimônio que encontra seu enraizamento em uma visão do amor fecundo, mais que em uma concepção jurídico canônica. A reflexão discorrerá em dois momentos. No primeiro, se apresentará a moral matrimonial presente em Amoris Laetitia (AL) com as implicações próprias. No segundo, propõe­-se a analisar cada número citado do pensamento de Santo Tomás na exortação de Francisco, mostrando as mudanças de posturas morais propostas por este ma­gistério. Enfim, na conclusão sintetizaremos as ideias mais relevantes do artigo. O resultado a ser obtido é o de demonstrar que a exortação pós-sinodal não apenas avança em uma postura moral, mas também repropõe a antropologia teológica de Santo Tomás como referencial para o debate teológico, abrindo a possibilidade de uma nova forma de acompanhar pastoralmente os casais e as famílias a partir da experiência do amor humano e suas possíveis variações ao longo da vida.ABSTRACT: The purpose of this article is to analyze the frequency and occur­rences of the theological ethical thinking of the great Dominican doctor, St. Thomas Aquinas, in the post-synodal exhortation Amoris Laetitia (AL). The nineteen (19) quotations in the concluding text suggest that, in his thinking, there is a solid, wise, prudent and serene tradition, always to be revisited, that allows us to think of a true theological anthropology of joy. The purpose is to re-examine a theology of marriage that finds its roots in a vision of fruitful love, rather than in a canonical juridical conception. The reflection will be presented in two moments. In the first, the marital morality present in Amoris Laetitia (AL) will be discussed with its own implications. In the second, we propose to analyze each number quoted from the thought of St. Thomas in the exhortation of Francis, showing the changes of moral postures proposed by this magisterium. Finally, in the conclusion, we will synthe­size the most relevant ideas of the article. The result sought is to demonstrate that the post-synodal exhortation not only shows progress in terms of moral posture, but also re-proposes the theological anthropology of St. Thomas as a reference for the theological debate. This opens the possibility of a new way of accompanying couples and families pastorally, based on the experience of human love and its possible variations throughout life.
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Almeida, Andre Luiz Boccato de. "SANTO TOMÁS DE AQUINO NA AMORIS LAETITIA: REPROPONDO UMA ANTROPOLOGIA TEOLÓGICA DA ALEGRIA." Perspectiva Teológica 50, no. 1 (April 27, 2018): 135. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v50n1p135/2018.

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Abstract:
RESUMO: O presente artigo tem como escopo analisar as frequências e incidências do pensamento ético teológico do grande doutor dominicano, Santo Tomás de Aquino, na exortação pós-sinodal Amoris Laetitia (AL). As dezenove (19) citações no texto conclusivo sugere-nos que no seu pensamento se encontra um resgate sólido, sábio, prudente e sereno de uma tradição a ser revisitada sempre e que nos propicia pensar em uma verdadeira antropologia teológica da alegria. O objetivo é o de repropor uma teologia do matrimônio que encontra seu enraizamento em uma visão do amor fecundo, mais que em uma concepção jurídico canônica. A reflexão discorrerá em dois momentos. No primeiro, se apresentará a moral matrimonial presente em Amoris Laetitia (AL) com as implicações próprias. No segundo, propõe­-se a analisar cada número citado do pensamento de Santo Tomás na exortação de Francisco, mostrando as mudanças de posturas morais propostas por este ma­gistério. Enfim, na conclusão sintetizaremos as ideias mais relevantes do artigo. O resultado a ser obtido é o de demonstrar que a exortação pós-sinodal não apenas avança em uma postura moral, mas também repropõe a antropologia teológica de Santo Tomás como referencial para o debate teológico, abrindo a possibilidade de uma nova forma de acompanhar pastoralmente os casais e as famílias a partir da experiência do amor humano e suas possíveis variações ao longo da vida.ABSTRACT: The purpose of this article is to analyze the frequency and occur­rences of the theological ethical thinking of the great Dominican doctor, St. Thomas Aquinas, in the post-synodal exhortation Amoris Laetitia (AL). The nineteen (19) quotations in the concluding text suggest that, in his thinking, there is a solid, wise, prudent and serene tradition, always to be revisited, that allows us to think of a true theological anthropology of joy. The purpose is to re-examine a theology of marriage that finds its roots in a vision of fruitful love, rather than in a canonical juridical conception. The reflection will be presented in two moments. In the first, the marital morality present in Amoris Laetitia (AL) will be discussed with its own implications. In the second, we propose to analyze each number quoted from the thought of St. Thomas in the exhortation of Francis, showing the changes of moral postures proposed by this magisterium. Finally, in the conclusion, we will synthe­size the most relevant ideas of the article. The result sought is to demonstrate that the post-synodal exhortation not only shows progress in terms of moral posture, but also re-proposes the theological anthropology of St. Thomas as a reference for the theological debate. This opens the possibility of a new way of accompanying couples and families pastorally, based on the experience of human love and its possible variations throughout life.
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Suwarno, Suwarno. "BUDAYA HUMA BETANG MASYARAKAT DAYAK KALIMANTAN TENGAH DALAM GLOBALISASI: TELAAH KONSTRUKSI SOSIAL." LINGUA: Journal of Language, Literature and Teaching 14, no. 1 (January 3, 2017): 89. http://dx.doi.org/10.30957/lingua.v14i1.237.

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Abstract:
This paper is an antropological review on Dayak tradition of Huma Betang, a traditional house for Dayak community in Central Kalimantan. Huma betang or betang has a length of 30-150 meters, 10-30 meters wide and 3-5 meter high. The building uses high quality iron wood, can stand up to hundreds of years as well as anti-termite. It used to be inhabited by 100-150 people, inhabited by one big family and headed by a Pambakas Lewu. Studies on people's living in Betang Damang Tumbang Anoi Gunung Mas found several cultural values of Betang Dayak community: (1) hapsari, (2) handep, (3) belom bahadat, and (4) hapakat kula. Hapahari is defined as a brotherhood and togetherness in life betang. Handep is mutual help, pandohop (aid), mutual mandohop (help). Belom bahadat (live civilized and ethical) is a rule or etiquette that govern life together, that appreciate the prevailing custom in the territories of indigenous communities concerned. Hapakat kula (mutually agree) is a hallmark of life of the inhabitants betang. Occupants of betang held deliberations in any activities of common interest of tradition betang inhabitants since centuries ago.
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Gomes, Eduardo Tavares, Brígida Maria Gonçalves de Melo Brandão, Fátima Maria da Silva Abrão, and Simone Maria Muniz da Silva Bezerra. "Contributions by Leonardo Boff for the understanding of care." Revista de Enfermagem UFPE on line 12, no. 2 (February 4, 2018): 531. http://dx.doi.org/10.5205/1981-8963-v12i2a23563p531-536-2018.

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Abstract:
ABSTRACT Objective: to reflect on the contributions of Leonardo Boff´s literature to the understanding of nursing care. Method: this is a qualitative, descriptive study of the critical-reflexive type, which had the books Knowing to Care and The Necessary Care by Leonardo Boff as a reference for the analysis. It was considered as a philosophical reference that would attend to an ontological, epistemological and phenomenological questioning and as an anthropological reference that would be directed to a philosophical anthropology. Results: from the analysis of the chapters of the books of Leonardo Boff, three themes emerged: understanding of care, care as the core of a paradigmatic transformation and care in health and nursing praxis. Conclusion: according to the literature of Leonardo Boff, it was observed that care is conceived as the meaning of existence, that the way of caring must meet the respect for the singularity and human dignity, that the phenomenon of caring is characterized as the essence of nursing and nursing care must have an ethical commitment to the patient. Descriptors: Nursing; Nursing Care; Philosophy, Nursing; Anthropology; Health; Ethics. RESUMOObjetivo: refletir sobre as contribuições da literatura de Leonardo Boff para a compreensão do cuidado em enfermagem. Método: estudo qualitativo, descritivo, do tipo crítico-reflexivo, o qual teve como referencial para a análise os livros Saber Cuidare O cuidado necessário, de Leonardo Boff. Considerou-se como referencial filosófico o que atendesse a um questionamento ontológico, epistemológico e fenomenológico e como referencial antropológico o que fosse voltado a uma antropologia filosófica. Resultados: da análise dos capítulos dos livros de Leonardo Boff, emergiram três eixos temáticos: compreensão do cuidado, cuidado como cerne de uma transformação paradigmática e cuidado na práxis em saúde e enfermagem. Conclusão: de acordo com a literatura de Leonardo Boff, constatou-se que o cuidado é concebido como o sentido da existência, que o modo de cuidar deve ir de encontro com o respeito à singularidade e dignidade humana, que o fenômeno do cuidar caracteriza-se como essência da enfermagem e que o cuidado de enfermagem deve ter compromisso ético com o paciente. Descritores: Enfermagem; Cuidados de Enfermagem; Filosofia em Enfermagem; Antropologia; Saúde; Ética.RESUMEN Objetivo: reflexionar sobre las contribuciones de la literatura de Leonardo Boff para la comprensión del cuidado en enfermería. Método: estudio cualitativo, descriptivo, del tipo crítico-reflexivo, el cual tuvo como referencial para el análisis los libros Saber Cuidary El cuidado necesario, de Leonardo Boff. Se consideró como referencial filosófico lo que atendiese a un cuestionamiento ontológico, epistemológico y fenomenológico y como referencial antropológico lo que fuese dirigido a una antropología filosófica. Resultados: del análisis de los capítulos de los libros de Leonardo Boff, surgieron tres ejes temáticos: comprensión del cuidado, cuidado como núcleo de una transformación paradigmática y cuidado en la práctica en salud y enfermería. Conclusión: de acuerdo con la literatura de Leonardo Boff se constato que el cuidado es concebido como el sentido de la existencia, que el modo de cuidar debe ir de encuentro con el respeto a la singularidad y dignidad humana, que el fenómeno del cuidar se caracteriza como esencia de la enfermería y que el cuidado de enfermería debe tener compromiso ético con el paciente. Descriptores: Enfermería; Atención de Enfermería; Filosofía en Enfermería; Antropología; Salud; Ética.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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Abstract:
La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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Colombo, Roberto. "La natura e lo statuto dell’embrione umano." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 761–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.874.

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Abstract:
L’articolo argomenta sulla appartenenza dell’embrione umano alla categoria degli esseri dotati di una vita umana personale. Infatti, la sua soggettività umana incontra delle difficoltà nel venire accettata. Diversi mettono in dubbio che sia possibile definire l’embrione - fin dal suo stadio unicellulare - come un essere umano a pieno titolo o persona. Il Magistero cattolico ha affrontato il problema con due argomenti: uno di carattere antropologico, basato sull’affermazione della sostanziale unità tra corpo e anima nell’essere umano e sulla evidenza biologica che dal momento della fecondazione dell’ovocita, inizia una nuova vita con una sua propria crescita. Il secondo argomento è probabilistico e si riscontra nella incontestabile osservazione di Giovanni Paolo II secondo la quale basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte ad una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano. Ma la natura umana dell’embrione, già dallo stadio zigotico, è testimoniata dalla genetica moderna, che ha mostrato come dal primo istante si trovi fissato il programma di ciò che sarà questo vivente. In conclusione, le evidenze della scienza non possono, da sole e in alcun modo, attribuire all’embrione umano lo statuto ontologico di essere umano a pieno titolo o persona, perché l’essere e la persona non appartengono al campo dei concetti biologici e non sono oggetti formali di indagine empirica. La genetica e la biologia dello sviluppo suggeriscono però con sempre maggiore documentazione che l’embrione non sia altro che un individuo della specie umana nella fase iniziale del suo ciclo vitale, che lo condurrà a divenire un adulto come noi.
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Jaeger, Margret. "Oliveira, K. E., L. M.Oliveira Ribeiro, E.Neves Maciel (eds.) 2013. Pesquisa e ética na antropologia contemporânea - territorialidade, gênero, saúde e patrimônio. (Research and ethics of contemporary anthropology - territory, gender, health and heritage.)." Social Anthropology 24, no. 3 (August 2016): 404–6. http://dx.doi.org/10.1111/1469-8676.12302.

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Santos, Elismar Alves dos. "A relação matrimonial na atualidade. Provocações para uma reflexão." Revista Eclesiástica Brasileira 76, no. 302 (August 10, 2018): 331–55. http://dx.doi.org/10.29386/reb.v76i302.203.

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Abstract:
Síntese: O matrimônio, na atualidade, como em outros períodos da história, deixa transparecer suas alegrias e desafios. O presente artigo, por meio do tema proposto, visa apresentar um caminho reflexivo com o intuito de colocar em discussão algumas realidades que julgamos importantes na reflexão sobre o matrimônio. Para analisar essa temática, o artigo está dividido em cinco partes. A primeira apresenta como o matrimônio era vivido e pensado no Antigo e no Novo Testamento. A segunda mostra que o amor é o vínculo que dá sentido ao matrimônio. A terceira procura responder à pergunta: como pensar teologicamente a sacramentalidade do matrimônio? Já a quarta parte aborda o conteúdo de uma antropologia conjugal e o significado teológico e filosófico do corpo como linguagem fenomenológica de comunicação interpessoal. Por último, a quinta parte descreve as possibilidades de uma fenomenologia do amor, focando suas ambivalências por meio da relação conjugal que se constrói no tempo, expressando a relação conjugal como narratividade relacionada às exigências das normas e princípios éticos.Palavras-chave: Matrimônio. Amor. Antropologia conjugal. Corpo. Fenomenologia.Abstract: The marriage, today, as in other periods of history, reveals its joys and challenges. This article, through the proposed theme, aims to present a reflective road in order to put into discussion some realities that we deem important in reflection on marriage. To examine this issue, the article is divided into five parts. The first presents how marriage was lived and thought in the Old and New Testament. The second shows that love is the bond that gives meaning to marriage. The third seeks to answer the question: how to think theologically the sacramental nature of marriage? The fourth part deals with the contents of a marital anthropology and the theological and philosophical meaning of the body as a phenomenological language of interpersonal communication. Finally, the fifth part describes the possibilities of a phenomenology of love by focusing its ambivalences through the marital relationship that is built on time, expressing the marital relationship as a narrativity related to the requirements of the norms and ethical principles. Keywords: Marriage. Love. Marriage anthropology. Body. Phenomenology.
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Di Pietro, Maria Luisa, and Maria Loredana Furiosi. "Quale rispetto per la dignità della donna? Alcune osservazioni in margine alla IV Conferenza mondiale sulla donna." Medicina e Morale 45, no. 1 (February 28, 1996): 15–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.917.

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Abstract:
Chiusi i battenti sulla IV Conferenza mondiale sulla donna, è giunto il momento delle valutazioni e dei progetti per il futuro. Una scena, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, divisa tra due diverse visioni della donna e di rispetto della sua dignità: la prima, che riconduce la donna ad una serie di ruoli sociali da conquistare con il rischio anche di perdere le caratteristiche dello specifico femminile; la seconda, che considera la donna e l’uomo persone umane di uguale dignità e co-protagonisti nell’importante compito di migliorare l’umanità: nell’affermare la parità la donna non perde, però, né rinuncia alla sua femminilità, al suo “genio”. La diversità dell’orizzonte antropologico ha informato tutta la discussione preliminare alla stesura della Dichiarazione finale: è quanto emerge da questo articolo, che analizza alcuni dei passaggi più dibattuti del Draft Platform fo Action. La debolezza, fin’anche la negazione, dell’affermazione dell’ugiaglianza in dignità e parità di diritti tra uomo e donna; la mancanza di una chiara definizione di famiglia; l’ambiguità nell’uso dei termini riguardanti la sessualità, la fertilità e la c.d. “salute riproduttiva e sessuale”; la propaganda di una pianificazione familiare da attuare con il ricorso alla alla contraccezione, sterilizzazione e aborto; l’identificazione dei programmi di prevenzione dell’infezione da HIV con l’uso dei profilattici; la mancanza di una presa di posizione contro l’aborto e di un chiaro impegno a favore della maternità; un’educazione sessuale ridotta alla sola informazione sneza alcun riferimento alla globalità e alla complessità della persona; questi e altri i punti di disaccordo, che sono stati superati solo in minima parte della Dichiarazione finale. Una conclusione, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, che ha deluso le aspettative, che tradito la fiducia di quanti speravano in una chiara e forte affermazione del rispetto della dignità e dei diritti della donna; un futuro, forse, ancora più deludente, se gli Stati prenderanno serie iniziative a favore delle donne, soprattutto quelle in situazione di disagio.
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Geraldo, Denilson. "O inviolável sigilo dos sacerdotes e o respeito à intimidade." Revista Eclesiástica Brasileira 76, no. 302 (August 10, 2018): 428–45. http://dx.doi.org/10.29386/reb.v76i302.211.

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Resumo: O inviolável sigilo sacerdotal, ao celebrar o sacramento da reconciliação, é uma reflexão necessária diante da midiatização da privacidade e da intimidade. O argumento exige uma análise interdisciplinar e coloca o direito canônico em diálogo com a teologia, a antropologia e a pastoral. O serviço desenvolvido pelos presbíteros na ação pastoral implica que o sigilo sacramental e o segredo de ofício, que se aproximam da ética profissional, sejam assegurados pela maturidade humana do próprio presbítero e garantidos pela legislação civil e canônica. Deste modo, o fiel, ao procurar o trabalho pastoral dos sacerdotes e manifestar os assuntos de sua intimidade, de sua consciência e de suas questões relacionadas ao ambiente familiar, merece respeito e consideração, pois a divulgação de fatos alheios representaria uma agressão ao direito natural e ao direito divino de inviolabilidade que o sacramento impõe, com consequências gravíssimas na legislação canônica e civil.Palavras-chaves: Sigilo. Intimidade. Mídia. Sacramento da reconciliação.Abstract: The inviolable priestly secrecy to celebrate the sacrament of reconciliation is a necessary reflection on the media coverage of privacy and intimacy. The argument requires an interdisciplinary analysis and puts the canon law in dialogue with theology, anthropology and pastoral. The service developed by priests in pastoral action implies that the sacramental seal of office and secrecy, approaching professional ethics, human maturity is assured by the priest himself, and guaranteed civil and canonical law. Thus the faithful to seek the pastoral work of priests and express the issues of intimacy, of your consciousness and issues related to family environment deserves respect and consideration because the disclosure of unrelated facts represents an assault on the natural law and the divine right sanctity of the sacrament requires with very serious consequences in canon and civil law.Keywords: Secrecy. Intimacy. Media. Sacrament of reconciliation.
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Teles, Eleandro. "O HUMANISMO PERSONALISTA DE LIMA VAZ: UMA RESPOSTA FILOSÓFICA AO PROBLEMA DO ABORTO." Perspectiva Teológica 38, no. 106 (January 6, 2010): 233. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v41n114p233/2009.

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Uma posição contrária ou favorável ao aborto depende da resposta à questão bioética elementar: quando tem início a vida qualitativamente humana no feto? Adotando o princípio da inviolabilidade da vida humana como critério ético fundamental de análise, busca-se responder à pergunta sobre o status do embrião a partir da antropologia personalista de Lima Vaz. Conforme o autor, a pessoa humana é compreendida na tríplice estrutura: somática, psíquica e espiritual. Uma nova e ampla categoria de pessoa é proposta: ser humano, unidade de estrutura e relações, convocada a realizar-se pelo movimento dialético de expressão do dado somático, através das relações fundamentais com o mundo, o outro e o Absoluto, abrangendo toda a existência, desde a fecundação até a morte. O humanismo personalista de Lima Vaz oferece uma resposta filosófica contundente ao problema do aborto.ABSTRACT: A stand against or in favor of abortion depends on the answer to the elementary bioethical question: when is the beginning of the human life in a fetus? Adopting the principle of inviolability of human life as the fundamental ethical criterion of analysis and using Lima Vaz’s personalistic anthropology, we search for an answer to the question about the embryo status. According to the author, the human person is comprehended in the triple structure: somatic, psychic and spiritual. A new and broad category of person is proposed: the human being, unity of structure and relations, is called to self realization by the dialectical movement of expression from the somatic base, through the fundamental relations with the world, the other and the Absolute, including the entire existence, from fecundation until death. Lima Vaz’s personalistic humanism offers a forceful philosophical answer to the problem of abortion.
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Araujo, José Carlos Souza. "Manuais Pedagógicos em Comparação: Cours Pratique de Pédagogie, de Daligault (1851), e Compêndio de Pedagogia, de B. J. M. Cordeiro (1874)." Cadernos de História da Educação 17, no. 1 (May 16, 2018): 101. http://dx.doi.org/10.14393/che-v17n1-2018-7.

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Abstract:
O objeto dessa investigação é de caráter comparativo, e envolve dois manuais pedagógicos, destinados à formação docente, que vieram a público no Brasil na segunda metade do século XIX, um de origem francesa, e o outro brasileira. Serão privilegiadas as concepções de Educação, ângulo teórico da Pedagogia, neles presentes. Seus autores são, pela ordem, Jean-Baptiste Daligault e Braulio Jayme Muniz Cordeiro. Tais manuais serão enfocados como expressões singulares da Pedagogia da Essência, através da vertente humanista cristã, mas encontram-se assentados em relações culturais, políticas, religiosas, educacionais e escolares. De um lado, são singulares em relação à totalidade social, constituindo-se como compartilhantes do processo de formação e qualificação docente no Brasil, àquela altura ainda através das escolas de primeiras letras; de outro, em termos de totalidade social, estão radicados em concepções fundadas na Antropologia, na Ética, na Metafísica de caráter teológico, na Política, no Civismo, na Teologia, na Pedagogia, porém demarcadas pela visão de mundo cristã.Palavras-chave: Pedagogia. Manuais Pedagógicos. Formação de Professores. Escolas Normais. Teorias Pedagógicas. AbstractThe object of this research is a comparative one, and involves two pedagogical manuals, destined to the teacher formation, that came to public in Brazil in the second half of the nineteenth century, one of French origin, and the other Brazilian. The conceptions of Education, theoretical angle of Pedagogy, present in them will be privileged. Its authors are, in order, Jean-Baptiste Daligault and Braulio Jayme Muniz Cordeiro. These manuals will be focused as singular expressions of Essay Pedagogy, through the Christian humanist side, but are based on cultural, political, religious, educational and school relations. On the one hand, they are singular in relation to the social totality, constituting themselves as sharers of the process of teacher training and qualification in Brazil, at that time still through the schools of first letters; on the other, in terms of social totality, are rooted in concepts based on Anthropology, Ethics, Metaphysics of theological character, Politics, Civics, Theology, and Pedagogy, but demarcated by the Christian worldview.Keywords: Pedagogy. Pedagogical Manuals. Teacher training. Normal Schools. Pedagogical Theories.ResumenEl objeto de esta investigación es una comparación entre dos manuales pedagógicos destinados a la formación docente, los cuales vieron la luz en Brasil en la segunda mitad del siglo XIX, uno de origen francés y otro brasileño. Serán privilegiadas las concepciones sobre Educación y la visión teórica de la Pedagogía presentes en ellos. Sus autores son, por orden, Jean-Baptiste Daligault y Braulio Jayme Muniz Cordeiro. Tales manuales serán enfocados como expresiones singulares de la Pedagogía de la Esencia, a través de la vertiente humanista cristiana, pero encontrándose asentados en las relaciones culturales, políticas, religiosas, educacionales y escolares. De un lado, son singulares con respecto a la totalidad social, constituyéndose como participantes del proceso de formación y calificación docente en Brasil, entonces todavía a la altura de las primeras letras; de otro lado, en términos de totalidad social, están anclados en concepciones fundamentadas en la Antropología, la Ética, la Metafísica de carácter teológico, en la Política, el Civismo, la Teología, la Pedagogía y por eso demarcadas en la visión cristiana del mundo.Palabras-claves: Pedagogía. Manuales Pedagógicos. Formación de Profesores. Escuelas Normales. Teorías Pedagógicas.
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Nodari, Paulo César, and Cristian Fabiani. "O conceito de pessoa em Romano Guardini." Revista Eclesiástica Brasileira 79, no. 312 (June 18, 2019): 89. http://dx.doi.org/10.29386/reb.v79i312.1816.

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Abstract:
Em meio à crise existencial em que o homem atualmente se encontra, sobremaneira, tomando em consideração o paradigma tecnológico e científico, predominante na contemporaneidade, tanto a concepção antropológica de viés filosófico ou teológico, como também a concepção ética sofrem fortes questionamentos, inclusive, no que se refere à clássica concepção da tese em torno da dignidade e da inviolabilidade da vida. Por isso, faz-se urgente trazer à discussão as importantes reflexões acerca do conceito de pessoa. Romano Guardini se debruça na tentativa de elaboração e compreensão do homem que reflete sobre si mesmo, o mundo e Deus, conectando, pois, a noção de antropologia imanente e metafísica com a transcendente sem, com tal abertura, perder de vista o caráter filosófico do problema. A partir dessa proposição, tem-se o intento de apresentar, neste artigo, a concepção do conceito de pessoa em Romano Guardini em dois momentos centrais: 1) a dimensão formal de pessoa, articulada em três estratos, a saber: da forma, da individualidade e da personalidade; 2) a dimensão pessoal e final da pessoa, articulada a partir da relação com outrem e da dimensão religiosa do homem, culminando, por conseguinte, no “eu cristão”, em cujo centro de irradiação, para Guardini, situa-se o coração. Isso, em função de uma reflexão sobre o conceito de pessoa que abarque a sua totalidade.Abstract: In the midst of the existential crisis in which man is nowadays, taking into account the technological and scientific paradigm prevailing in contemporaneity, both the anthropological conception of philosophical or theological bias, as well as the ethical conception, are strongly questioned, which refers to the classical conception of the thesis about the dignity and inviolability of life. Therefore, it is urgent to bring to the discussion the important reflections about the concept of person. Romano Guardini focuses on the attempt to elaborate and understand the man who reflects on himself, the world and God, connecting the notion of immanent and metaphysical anthropology with the transcendent without, with such openness, losing sight of the philosophical character of the problem. From this proposition, we intend to present in this article the conception of the concept of person in Romano Guardini in two central moments: 1) the formal dimension of person, articulated in the three strata, namely, the form, the individuality and personality; 2) the personal and final dimension of the person, articulated from the relationship with others and the religious dimension of man, culminating, therefore, in the “Christian self”, in whose center of irradiation, for Guardini, is the heart. Keywords: Guardini; Body; Individuality; Personality; Person.
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Giardina, Simona, and Vincenza Mele. "Biotecnologie e “somatopoiesi”: inquietudini del corpo e dilemmi bioetici nella letteratura." Medicina e Morale 55, no. 2 (April 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.362.

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Abstract:
L’oggetto materiale del lavoro è stato quello di far emergere le conseguenze che un cattivo uso della tecnologia può avere sul vissuto antropologico e sull’umano nell’epoca contemporanea. Le nuove possibilità tecnologiche offerte dalla scienza pongono nuovi quesiti che necessitano urgentemente di una risposta etica. Tali possibilità costituiscono una minaccia per l’identità stessa dell’uomo, la sua struttura antropologica. È qui che la tecnologia cessa di essere mezzo e diventa fine (tecnocrazia). Gli autori hanno utilizzato come strumento di indagine per delineare il rapporto uomo-tecnologia (indagando il tema della somatopoiesi), alcuni scrittori del primo e secondo Novecento (A. Huxley, D. Buzzati, D. Rorvik, P. Levi) in cui è evidente la presa di coscienza e la denuncia da parte degli autori del riduzionismo antropologico operato dalla somatopoiesi tecnologica. Il tema è indagato secondo una prospettiva interdisciplinare che si avvale della bioetica per delineare gli aspetti etico-filosofici, della letteratura per delineare gli aspetti umanistico-antropologici. ---------- The article is aimed at delineating the consequences that technology is having on anthropology in the Contemporary Age. The new technological possibilities offered by science pose new questions that urgently necessitate an ethical answer. These possibilities can radically alter man’s anthropological essence. Consequently, technology, which should be a means, becomes a purpose and changes into technocracy. The Authors, in order to make evident the relationship man-technology, used some literary narratives of A. Huxley, D. Buzzati, D. Rorvik, P. Levi that clearly denounce all anthropological reductionism present in the technological somatopoiesis. The discourse on the ethical significance of technology fluctuates from the more established and deep ethics of bioethics to humanistic and anthropological ethics present in literature and vice versa.
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Mendonça, João Martinho Braga de. "Ética, Oralidade e Pesquisa Fotográfica." ILUMINURAS 13, no. 31 (January 31, 2013). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.37033.

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Abstract:
Esse texto procura levantar algumas questões sobre ética no trabalho antropológico a partir de pesquisas com imagens fotográficas coletadas numa cidade do interior da Paraíba. O objetivo é discutir a abordagem etnográfica e seu papel numa perspectiva de relações estabelecidas entre a universidade e a comunidade do entorno. A fotografia é então concebida como mediadora possível entre os saberes locais, marcados pela oralidade, e o conhecimento produzido no âmbito universitário, particularmente na área de antropologia visual. A coleta e elaboração de imagens pelo pesquisador é concebida, num segundo momento, como intervenção que gera por sua vez novos questionamentos éticos. Palavras chave: Fotografia. Memória. Ética. Oralidade. Antropologia Visual. Ethics, Orality and Photographic Research Abstract This paper presents questions about fieldwork ethics in an anthropological research with images collected in Rio Tinto, state of Paraíba, Brazil. The aim is to discuss the ethnographic approach and its role in the perspective of relations between the university and the surrounding community. The photograph is then conceived as a kind of mediator between local knowledge, marked by orality, and the knowledge produced in the university, particularly in the field of visual anthropology. The collection and processing of images is designed as an intervention by the researcher, which in turn generates new ethical questions. Keywords: Photography. Memory. Ethics. Orality. Visual Anthropology.
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Comoretto, Nunziata. "Etica delle virtù e cultura medica contemporanea Prospettive etico-antropologiche della medicina clinica." Medicina e Morale 64, no. 5 (October 30, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.12.

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Abstract:
La riflessione etico-clinica sviluppatasi a partire dagli ultimi decenni dello scorso secolo si è sviluppata seguendo soprattutto approcci proceduralisti, trascurando altre impostazioni attente non solo alla “correttezza” dell’azione, ma anche alle disposizioni buone della persona che agisce, come l’etica delle virtù. L’articolo si propone di analizzare i presupposti che permettono di recuperare un’etica delle virtù – soprattutto della virtù della prudenza – nell’etica clinica contemporanea, a partire dalle ragioni che urgono tale recupero. Una prima ragione è di natura antropologica e riguarda la necessità di promuovere una visione unitaria della razionalità umana contro i suoi restringimenti in senso puramente strumentale. Una seconda ragione è di tipo culturale e riguarda la polarità irriducibile tra scientismo e scetticismo, che nell’esistenza concreta di molte persone si traduce di fatto in una crisi di senso e in un disorientamento pratico. Una terza ragione riguarda l’esigenza di umanizzazione della medicina che, investita dalla logica tecnicistica, reclama in maniera indifferibile la necessità di porre il concetto di “bene” al centro del proprio agire. In ultimo, il lavoro offre una rilettura della tradizione aristotelicotomista delle virtù nel contesto della medicina clinica, richiamando soprattutto i presupposti metafisici irrinunciabili per un’adeguata comprensione dell’agire umano, l’aspetto probabilmente più carente nella cultura e nell’etica contemporanee. ---------- Clinical-ethics developed in the last decades especially according to procedural models, neglecting other approaches attentive not only to the action, but to the good dispositions of the acting person, as it is virtue ethics. The article aims to analyze the conditions that allow to recover the virtue ethics – especially the virtue of prudence – by the contemporary clinical ethics, starting from the reasons that urge such recovery. The first is an anthropological reason and concerns the need to promote a unified vision of human rationality against its reductionism in purely instrumental vision. A second reason is cultural and concerns the irreducible polarity between scientism and skepticism, which in the concrete life of many people translates directly into a crisis of meaning and in a practical disorientation. A third reason is the need for humanization of medicine that, invested by technocratic logic, claims the need to put the concept of “good” at the center of their actions. Finally, the work follows the Aristotelian-Thomistic tradition of the virtues in the context of clinical medicine, especially recalling the metaphysical presuppositions essential for an adequate understanding of human action, probably the most lacking aspect in contemporary culture and ethics.
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Giardina, Simona, Andrea Virdis, and Antonio G. Spagnolo. "La Storia della Medicina e la sua dimensione etico-antropologica." Medicina e Morale 59, no. 6 (December 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.193.

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Abstract:
L’articolo mette in luce la dimensione etico-antropologica della storia della medicina. Nel passato possiamo ritrovare quegli elementi di rilevanza etica che sono in stretta continuità con il presente. Fin dalle origini il medico ha sperimentato il conflitto tra mondo del desiderio e mondo del limite. La cura dei malati comincia da lì, dalla consapevolezza di condividere lo stesso desiderio, lo stesso limite, lo stesso destino. L’articolo guarda alla storia della medicina come storia dell’umanità; dentro vi è tutta la vita umana, secondo la definizione dello storico Fielding Garrison (1913). In questa prospettiva la dimensione etico-antropologica emerge soprattutto nelle molte figure di medici esemplari contraddistinti da valori quali il coraggio, la dedizione, l’empatia, ma soprattutto da un grande senso di umanità e di solidarietà per i propri malati. Infine, una lettura etico-sociale può emergere dall’arte e dalla letteratura. Esse sono non solo testimonianza di un’epoca (documenti storici) ma anche un sismografo delle dimensioni etiche della medicina. ---------- This article highlights the ethical-anthropological level of the history of medicine. It explores the close connection between past and present regarding those elements of ethical relevance in medicine. Since the beginning, the physician experienced the conflict between hopes and limits. Medical care springs exactly from the awareness of sharing the same desire, the same limit, the same destiny. This article regards the history of medicine as history of mankind; according to the historian Fielding Garrison, the history of medicine embodies the entire human life (1913). In this perspective, the ethical-anthropological dimension emerges particularly in many exemplary figures of physicians, distinguished for courage, commitment, empathy, humanity and solidarity towards their patients. Finally, arts and literature can be regarded as instruments to get a cultural perspective, as well as guidelines for social and ethical key of interpretation. They are not only historical documents, but also a seismograph, registering the fundamental historical and ethical dimension of medicine.
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Mele, Vincenza, and Maria Addolorata Mangione. "Per una lettura antropologica dell’errore medico." Medicina e Morale 56, no. 6 (December 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.299.

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Abstract:
Le riflessioni sul tema dell’errore, sviluppate dalle due Autrici, si articolano attraverso un confronto tra verità ed errori in medicina, nell’intreccio tra epistemologia e scienza, tra gnoseologia e prassi. Il ragionamento prende l’avvio dalla convinzione di base che l’idea della fallibilità umana e quella dell’errore non possono essere disgiunte da quella della verità, una verità che va cercata nella consapevolezza di sapere di non sapere, ma al tempo stesso nella certezza di essere capaci di migliorare il livello di conoscenza posseduto. Si offre una rilettura del contributo di insigni clinici italiani, che hanno dedicato all’errore grande attenzione, quali Augusto Murri ed Enrico Poli, e che hanno considerato l’errore come fonte di conoscenza. Viene quindi illustrata una classificazione dell’errore medico secondo diverse prospettive, cercando anche il confronto con studi più recenti sugli aspetti cognitivi, nell’intento di cogliere gli insegnamenti propri di questo tipo di esperienza umana. L’analisi delle istanze etiche prende l’avvio dal concetto di probabilità diagnostica, ed impostate tenendo presente che la distinzione tra verità ed errore non è più semplicemente un giudizio di carattere gnoseologico, ma implica un giudizio di valore. La valutazione dell’errore medico va sempre effettuata nella consapevolezza della molteplicità di dimensioni che caratterizza l’uomo, che si rendono manifeste anche nell’agire medico. Viene poi presa in esame una pedagogia antropologica dell’errore, passando dall’applicazione delle potenzialità rivelatrici dell’errore dal punto di vista della conoscenza scientifica, alla forza disvelante nei confronti dell’essere. La proposta di riflessione si sviluppa attorno alle intuizioni di Agostino d’Ippona, che ha visto proprio la fallibilità umana come sorgente di conoscenza sull’essere dell’uomo. ---------- Considerations about the error, developed by the Authors, are organised through a comparison between truth and error in medicine, within the convergence between epistemology and science, gnoseology and praxis. The argument starts off the fundamental conviction that the idea of the human fallibility and that one of the error cannot be separated from that one of the truth, this last one has to be found in the consciousness to know that we don’t know and, at the same time, in the certitude to be able to improve our knowledge. This paper exposes a re-reading of the contribution of eminent Italian physicians, as Augusto Murri and Enrico Poli, that paid great attention to the issue of the error, considering the error as a source of knowledge. It will be reported then a classification of medical error according to different point of view, comparing these data with some recent studies of the cognitive aspects to catch the goods that this kind of human experience may give. The analysis of the different ethical demands starts with the concept of diagnostic probability, these demands are set up having in mind that the distinction between truth and error is not simply a gnoseological assessment, but it implies an assessment of value too. The evaluation of medical error should be always carry out on the consciousness of the variety of meanings characterizing man, manifested in the medical act too. After this, the Authors will consider a pedagogic anthropology of the error, from the application of the potentiality showing the error, on the scientific standpoint, to the disclosing vigour facing human being. The proposal of reflection develops on the trail of the intuition of Augustine of Hippo, who considered his own human fallibility as a source of knowledge of the human being.
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Sacchini, Dario, and Ignacio Carrasco de Paula. "Alcune questioni etico-deontologiche nella Medicina di laboratorio." Medicina e Morale 57, no. 5 (October 30, 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.268.

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Abstract:
Nel presente contributo viene esaminata la scarsa letteratura inerente la fondazione etica dell’attività nel laboratorio biomedico (LBM), elaborata per lo più dagli specialisti di laboratorio. La scansione rivela le seguenti principali posizioni: 1. un approccio di etica procedurale, che rintraccia l’eticità nella laboratoristica sia nello scrupolo e nella trasparenza metodologica sia nella ottimizzazione delle dinamiche relazionali sia all’interno del laboratorio sia tra specialisti di laboratorio e clinici. Si tratta dunque di un’etica in certo modo “intrinseca”, cioè prevalentemente concentrata sull’oggetto materiale dell’attività. 2. Una prospettiva di marca jonasana improntata all’etica della responsabilità, improntata a due cardini: la “consapevolezza” delle conseguenze che al chimico clinico vengono dalle richieste di esami e la verifica dell’intenzionalità degli operatori. 3. L’etica delle virtù. Tale prospettiva postula l’esercizio dell’abito virtuoso da parte dell’operatore di laboratorio come condizione per raggiungere la finalità ultima della laboratoristica biomedica: il benessere del paziente. 4. Il principialismo, noto modello bioetico, peraltro proposto a livello globale da un gruppo di lavoro della International Federation of Clinical Chemistry (IFCC) quale base di discussione per le società specialistiche nazionali. 5. Infine, un’etica centrata sulla persona, ove il richiamo antropologico affianca ed integra i pur necessari compiti tecnici dello specialista di laboratorio. L’articolo si conclude con una disamina critica delle diverse posizioni riscontrate in letteratura. ---------- The paper examines the scarce literature related to the ethical foundation of the activity in the biomedical laboratory (BML), realized mainly by the experts of laboratory. The scanning reveals the followings main positions: 1. a procedural ethics approach, in which the ethics related to the BML is tracked both in the scruple and in the methodological transparency and in the optimization of the relational dynamics both in laboratory and among laboratory and clinicians experts. It concerns therefore with an “intrinsic” ethics, that is predominantly centred on the material object of the activity. 2. A perspective based on Jonas’s perspective marked on ethics of the responsibility, founded on two bases: the “awareness” of the consequences that clinicians chemist could receive from the examination demands and the verification of the intentionality of the operators. 3. Virtue ethics. Such perspective assumes the virtuous habit exercise of the operator of laboratory as condition to achieve the ultimate end of the BML: the patient’s wellbeing 4. Principialism, known as bioethical model, moreover proposed at a global level by a working group of the International Federation of Clinical Chemistry (IFCC) as basis of discussion for the national specialist societies. 5. Finally, an ethics centred on the person, where the anthropological reference helps and integrates the also necessary technical tasks of the laboratory expert. The article ends with a critical examination of the different positions found in literature.
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Ventura-Juncá, Patricio. "Diálogo entre ciencia y ética: superación de un conflicto La Píldora del día después y la duda." Medicina e Morale 54, no. 1 (February 28, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.403.

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Abstract:
Il presente articolo vuole mostrare le relazioni che intercorrono tra scienza ed etica attraverso l’analisi di un particolare e attuale caso di bioetica: la “contraccezione d’emergenza” e in particolare l’uso della pillola del “giorno dopo”. Per poter dare delle risposte di natura bioetica è necessario interrogarsi sulla rilevanza antropologica, filosofica, scientifica della questione in gioco, senza omettere nessuno di questi passaggi, fondandosi la bioetica su una interdisciplinarità di base. Anche dallo studio di questo caso emerge l’importanza di una corretta informazione che, tenendo conto di tutti gli elementi sopracitati, contribuisca a superare il conflitto tra scienza ed etica, rivelandone invece la profonda e intrinseca dialogicità. ---------- This article deals with the relationship between science and ethics through the analysis of a particular and actual topic of bioethics: the emergency contracception and the use of a “morning-after pill”. To give bioethical asnwers, we need to examine the anthropological, philosophical, scientific relevance of the questions. We can’t omit one of these steps, being bioethics an interdisciplinary knowledge. Studying this topic, we can see the importance of correct information that could help to overcome the conflict between science and ethics, revealing the deep and intrinsic dialectic between them.
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Sgreccia, Elio. "L’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla vita umana La prospettiva cristocentrica." Medicina e Morale 56, no. 5 (October 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.301.

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Abstract:
L’articolo intende ricostruire il pensiero di Giovanni Paolo II sulla vita umana, così come risulta dal suo insegnamento, sottolineandone la concezione sulla dignità e il valore dell’uomo. Dopo un’attenta analisi dell’ambiente culturale in cui si svolge e si colloca il suo pensiero, l’Autore pone in evidenziare i punti fondativi delle sue argomentazioni filosofico-teologiche in risposta alla cultura laica. Di fronte alla cultura secolarista, infatti, egli assunse una posizione epistemologica imperniata sull’incontro di tre ambiti del sapere: il sapere scientifico, il sapere antropologico (inteso come incontro tra fede e ragione) e il sapere etico. Tale incontro avviene ponendo al vertice il sapere antropologico, come in forma di un triangolo ideale. La concezione antropologica plenaria – che abbraccia e unifica tutte le dimensioni che il pensiero cristiano anche nel periodo della modernità ha esaminato – assume così valore centrale nella speculazione del Pontefice: da un lato, con essa si intende sottolineare come la vita del corpo nella sua condizione terrena viene a partecipare della inviolabilità per la sua unione alla persona e per la sua partecipazione alla sua dignità che deriva dal Creatore. Dall’altro, il personalismo etico di Giovanni Paolo II si arricchisce di due elementi essenziali: la creaturalità e l’inserimento in Cristo. La comprensione del valore della vita del singolo uomo in qualsiasi condizione e momento della sua esistenza è così ricondotto a queste due polarità: l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, ma l’Immagine perfetta e vivente di Dio è l’uomo, Cristo Gesù per cui ciascuno di noi è figlio nel Figlio. Le due polarità sono così riassunte nell’incontro dell’antropologia con la Cristologia. ---------- The article aims to reconstruct John Paul II’s thought on human life, as it results from his teaching, underlining the conception on the dignity and the value of human being. After a careful analysis of the cultural environment in which his thought develops and takes place, the author shows the fundamental point of his philosophical- theological reasoning in reply to the secular culture. In front of the secular culture, in fact, he assumed an epistemological position hinged on the meeting of three spheres of knowledge: scientific knowledge, anthropological knowledge (understood as the meeting between faith and reason) and ethical knowledge. Such meeting happens setting to the vertex the anthropological knowledge, as in form of an ideal triangle. The complete anthropological conception – that embraces and unifies all the dimensions that the Christian thought has examined even in the period of the modernity – assumes, so, a central value in the speculation of the Pontiff: from one side, with it he intends to underline how the life of the body in its terrestrial condition comes to participate of the inviolability for its union to the person and for its sharing its dignity that derives from the Creator. From the other, the ethical personalism of John Paul II is enriched by two essential elements: the creatural nature and the insertion in Christ. The understanding of the value of the life of the single man in any condition and moment of his existence it is so brought back to these two polarities: the man is created to image and similarity of God, but the perfect and living image of God is the man Jesus Christ for which every of us is son in the Son. This two polarities are so reassumed in the meeting of the anthropology with the Christology.
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Vilarroig Martín, Jaime. "Problemas en la relación médico-enfermo y ética de las virtudes como propuesta de solución." Medicina e Morale 63, no. 1 (February 28, 2014). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2014.69.

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Abstract:
L’articolo si compone di due parti. La prima si occupa di alcune importanti questioni concernenti la relazione medico-paziente, quali il diritto all’informazione, il consenso informato, le direttive anticipate, il diritto alla riservatezza, l’obiezione di coscienza e così via. Tutti questi argomenti vengono discussi alla luce della relazione medico-paziente e viene mostrato come siano tutti accomunati da mancanza di fiducia. La seconda parte mette in evidenza come recuperare questa fiducia attraverso l’etica della virtù (in contrapposizione all’etica dei doveri di Kant o l’utilitarismo etico di Stuart Mill). A titolo esemplificativo, viene proposta la soluzione dei problemi delineati nella prima parte, mostrando alcune particolari virtù mediche. Come esempio, viene proposta la soluzione dei problemi delineati nella prima parte, mostrando alcune particolari virtù mediche. Viene poi proposto un adattamento delle virtù cardinali della Organizzazione della Sanità (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) e si discutono le virtù cardinali del medico proposte da Beauchamp e Childress (compassione, intuizione, affidabilità e integrità) con una proposta di approfondimento. Infine, si tenta una lettura antropologica delle virtù teologiche (fede, speranza e carità) applicate al mondo medico. ---------- This article has two parts. The first deals with some important issues about the doctor-patient relationship, such as the right to information, informed consent, advance directives, the right to confidentiality, conscientious objection, and so on. It shows how they all appear in the doctor-patient relationship, and how they all indicate a lack of confidence as a common origin. The second part deals with how to recover this lost confidence through ethics of virtue (versus Kant’s ethics of duties, or Stuart Mill’s utilitarian ethics). As an example, we propose the solution of the problems outlined in the first part, showing some particular medical virtues. We propose an adaptation of the World Health cardinal virtues (prudence, justice, fortitude, temperance), and we discuss the physician’s cardinal virtues proposed by Beauchamp and Childress (compassion, insight, trustworthiness and integrity) adding a proposal to investigate in this way. Finally, it attempts an anthropological reading of the theological virtues (faith, hope and charity) applied to the medical world.
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VV, AA. "Antropologia ed etica della vita nel pensiero di Giovanni Paolo II / Anthropology and ethics of life in the thought of John Paul II." Medicina e Morale 56, no. 5 (October 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.300.

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Sartea, Claudio. "Il trapianto di rene tra viventi estranei: riflessioni biogiuridiche Commento al Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica su “La donazione da vivo del rene a persone sconosciute (c.d. donazione samaritana)” del 23 aprile 2010." Medicina e Morale 59, no. 3 (June 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.210.

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Abstract:
Il contributo analizza il recente Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica italiano, che si è espresso in senso favorevole sulla donazione di reni tra soggetti viventi non consanguinei né affettivamente legati. Dopo aver passato in rassegna la legislazione italiana in materia ed il precedente più rilevante del medesimo CNB, l’articolo esamina le principali criticità di tale pratica dal punto di vista antropologico, etico e giuridico. ---------- This article analyzes the recent Document of the Italian Committee of Bioethics, which has opened to the donation of kidneys from living persons unrelated, neither emotionally. After the review of Italian law on this matter, and after reading the previous Document of the same Committee on this, the article examines the main critical questions that this practice raises, in terms of anthropological, ethical and legal aspects.
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Jacinto, Andréa Borghi Moreira. "Olhares Trançados: algumas questões sobre a utilização do vídeo em projetos coletivos." ILUMINURAS 13, no. 31 (February 1, 2013). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.37042.

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Abstract:
O artigo trata da utilização do vídeo e da construção de sentidos em projetos coletivos de pesquisa. São descritas quatro experiências audiovisuais, produzidas pelo Núcleo de Imagem, Direito e Meio Ambiente (UEA/PPGDA) entre 2006 e 2011, desenvolvidas na região amazônica, entre diferentes grupos sociais, e diversas instituições de ensino e pesquisa. Entre questões levantadas, discutem-se condições técnicas e de produção; e construção de representações e discursos ao longo dos trabalhos. Como sentidos e potenciais utilizações dos vídeos são negociados entre diferentes grupos disciplinares e sociais envolvidos em cada trabalho? Como possibilidades e limites técnicos direcionam o que é selecionado nos registros e edição dos materiais? Qual o lugar da antropologia, entre diferentes abordagens acionadas, processos e construções de sentidos? Os casos descritos trazem elementos a esse respeito, e reforçam o lugar da antropologia como referência, entre outros campos disciplinares, para a produção audiovisual como produção dialógica e colaborativa entre pesquisadores e sujeitos de pesquisa, fornecendo referencias éticos nessa construção. Palavras chave: Antropologia Visual. Documentário. Amazônia. Projetos de pesquisa. Projetos interdisciplinares. Crossed Gazes: some questions on the use of film-making in collective projects Abstract This article reflects on the use of video and the construction of meaning in collective research projects. It describes four experiences of audiovisual production, produced between 2006 and 2011 by the Núcleo de Imagem, Direito e Meio Ambiente (PPGDA/UEA), and developed in the Amazon region, among several social groups, and different universities and research centers. The discussion focuses on technical and production conditions, and on the construction of representation and discourses in the documentaries. How the meanings and the potential uses of the films are negotiated among different social and disciplinary groups? How technical possibilities and limits imposes conditions on what is selected in the audiovisual records and their edition? What is the place of anthropology among different disciplinary approaches? The text offers elements to these issues, stressing the place of anthropology as reference, among other disciplinary areas, to promote the documentary as a dialogical and collaborative production, and to offer ethical references in such construction. Keywords: Visual Anthropology. Documentary. Amazonia. Research projects. Interdisciplinary projetcts.
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Pessina, Adriano. "Le buone ragioni del soggettivismo etico e i suoi errori. Note su bioetica, relativismo e metafisica." Medicina e Morale 55, no. 3 (June 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.353.

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Abstract:
Soggettivismo etico e relativismo della conoscenza fanno spesso da sfondo ai dibattiti in bioetica. Il soggettivismo rivendica una sorta di attività legislatrice della ragione umana che, almeno in parte, va accolta. Il singolo uomo ha il dovere di legiferare in merito alla promozione delle finalità che lo interpellano, ma il criterio non può essere soggettivo: per conoscere il bene dell’uomo si deve, infatti, sapere chi è l’uomo. Soltanto nella conoscenza della struttura antropologica umana si può trovare una risposta adeguata alle esigenze del soggetto. Al soggettivismo, allora, si deve rispondere con l’argomento della personalizzazione della vita morale. L’uomo deve realizzare un bene in sé facendolo diventare nel concreto bene per lui. Ma il nodo teorico che resta da affrontare è la possibilità pratica e teorica di rispondere alla domanda “chi è l’uomo” senza fare i conti con la metafisica. Il nesso tra etica e metafisica non si pone secondo la logica della remunerazione o del comando estrinseci, ma come determinazione del senso stesso della condizione umana. La metafisica va pensata come ciò che restituisce alla temporalità il suo stesso significato storico. ---------- Ethical subjectivism and relativism of knowledge are often the setting of debates on bioethics. The subjectivism vindicates a kind of legislative activity of the human reason that, at least partly, must be welcomed. The single man has duty to legislate regarding the promotion of finalities that consult him, but the criterion can not be subjective: to know the good of the man, in fact, ones must know who the man is. A suitable answer to the demands of the subject can be found only in the knowledge of the human anthropological structure. Ones must answer to subjectivism with the matter of the personalization of moral life. The man must realize a good in oneself making it becoming a good for him in the concrete. But the theoretical knot that stays to face is the practical and theoretical possibility to answer to the question “who is the man” without making the accounts with the metaphysics. The connection between ethics and metaphysics doesn’t set according to the logic of the extrinsic remuneration or the command, but as determination of the sense itself of human condition. Metaphysics must be thought like what it returns its same historical meaning to temporality.
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Iannone, Roberto. "Bioetica e teatro per la vita: alla ricerca dei fondamenti epistemologici ed etici di un’Antropologia della Relazione." Medicina e Morale 60, no. 1 (February 28, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.180.

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Abstract:
In questo articolo la parola “crisi” viene posta come crisi della parola. L’angolo di osservazione di tale crisi è quello del Teatro. A partire dai fondamenti ontologici del Teatro abbiamo intrapreso un viaggio, in senso antropologico, che intende evidenziare tracce di Teatro nella vita quotidiana e nelle discipline che hanno come oggetto di studio la persona. Nel momento storico di rivoluzione biotecnologica e telematica e di “emergenza educativa”, la nostra proposta intende ri-valutare la qualità pedagogica del Teatro. Un Teatro ripensato, dunque, sia da un punto di vista rappresentazionale che pedagogico. Da questa seconda riflessione ne viene la proposta di un Teatro risolto totalmente in quella che abbiamo definito Antropologia della Relazione. Un’Antropologia di confine con solide basi scientifiche, umanistiche e umanizzanti. Alla luce poi delle nuove, sofisticate, possibilità mass mediatiche abbiamo avanzato la nostra proposta di Teatro Personalista. La domanda che ci siamo posti e a cui abbiamo tentato di rispondere è se sia possibile sanare e come, nel nostro tempo, la rottura tra Etica e Morale. La difficoltà maggiore che abbiamo incontrato nel dimostrare la nostra tesi è stata di ordine pregiudiziale: il Teatro, l’attore, continuano ad essere compresi nel luogo della finzione. Definendo quello teatrale luogo della non-non verità siamo certi di aver aperto la strada per una rinnovata comprensione di quel fenomeno umano che l’ambiguità della parola Teatro non risolve ma che ostinatamente continuiamo a pensare e comprendere nella sua assoluta serietà. ---------- The word “crisis” in this article is set as word’s crisis. Theatre is the viewing angle of such crisis. We have undertaken a trip, in an anthropological sense, from the Theatre ontological rudiments; the journey aims to emphasize everyday’s Theatre life guidelines and all of those disciplines that have as goal the person’s study. In the historical moment of biotechnology and telematics’ revolution and “educational emergency”, our proposal intends to re-evaluate the educational quality of Theatre. A re-thought Theatre: in a pedagogical point of view together with a representational point of view. And it is by proceeding from this second reflection that comes out a project of a Theatre that finds its total solution in what we have called Relation’s Anthropology. A borderline anthropology with solid scientific, humanistic and humanizing foundations. Furthermore, we have advanced a proposal on a personalistic Theatre: this idea comes from what we can, in our days, find across the highly developed mass-media opportunities. The question we made ourselves and which we tried to answer is whether we can rectify and how, in this moment, the rupture between ethics and morals. The greatest difficulty we encountered in trying our thesis was of preliminary nature: the Theatre, the actor, continue to be considered only fiction. By defining the Theatre a place of non-non truth, we are now confident to have paved the way for a renewed understanding of that human phenomenon in which the ambiguity of the word Theatre doesn’t solve, but in which we obstinately continue to think and understand in its absolute seriousness.
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Bevilaqua, Ciméa. "Etnografia do Estado: algumas questões metodológicas e éticas." CAMPOS - Revista de Antropologia Social 3 (June 30, 2003). http://dx.doi.org/10.5380/cam.v3i0.1587.

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Abstract:
O estudo etnográfico de processos e instituições que integram o universo do Estado suscita problemas metodológicos e éticos específicos. Com base em exemplos etnográficos extraídos de pesquisa realizada junto a instituições estatais de defesa do consumidor, este artigo retoma o clássico problema da identificação dos informantes, que assume novas dimensões quando os sujeitos da pesquisa são autoridades governamentais, políticos conhecidos e funcionários públicos graduados. O texto sugere que a dificuldade de resguardar adequadamente a identidade dos informantes nesse contexto tem implicações que não se restringem ao compromisso entre o pesquisador e os sujeitos de sua pesquisa, mas constituem desafios para o próprio desenvolvimento empírico e teórico de uma antropologia do Estado. Abstract The ethnographic study of processes and institutions that are part of the state’s sphere raise specific methodological and ethical problems. Focusing on data proceeding from a research concerned with consumers’ rights, this article discusses the classical problem of the identification of informants, which acquire new dimensions when the subjects involved are government authorities, well-known politicians or office holders. The article suggests that the difficulty to conceal the identities of these subjects has implications that go beyond the necessary ethical commitment with the informants, affecting indeed the theoretical and empirical development of an anthropology of the modern state.
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Andrade Neves, Marcos Freire de. "Um documentário revisitado: 555 Chocolatão." ILUMINURAS 13, no. 31 (February 10, 2013). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.37150.

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Abstract:
Em 2011, o desfecho de um longo processo de restituição de posse resultou na transferência da Vila Chocolatão, localidade de ocupação então situada em área nobre no Centro de Porto Alegre, para um residencial construído em um bairro periférico da cidade. Frente a esse momento de transição, foi elaborado um projeto de documentário etnográfico, cujo objetivo central residia não apenas na preservação de uma memória imagética dessa localidade, mas, sobretudo, em contrariar uma perspectiva homogeneizante sobre a população local. Sendo assim, o artigo tem por finalidade revisitar o processo de elaboração do documentário a partir de questionamentos que permearam sua realização. Palavras chave: Antropologia visual. Documentário etnográfico. Estética. Ética. Imagem. A Documentary Revisited: 555 Chocolatão Abstract In 2011, the outcome of a long going lawsuit resulted in the removal of Vila Chocolatão – an informal settlement then located in a prime area of downtown Porto Alegre – to a public housing project built in a suburb of the city. An ethnographic documentary was elaborated in order to follow the removal process. Its main objective was both to preserve an imagetic memory of the place, and, above all, to contradict a homogenizing perspective regarding the local population. Therefore, the article aims at revisiting the process of preparing the documentary based on the questions and concerns that guided its making. Keywords: Aesthetic. Ethics. Ethnographic documentary. Image. Visual Anthropology.
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Paolinelli, Marco. "A proposito del “modello liberale” in bioetica." Medicina e Morale 63, no. 1 (February 28, 2014). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2014.67.

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Abstract:
Il “modello liberale” talora impiegato nell’affrontare questioni bioetiche è un modello metaetico definito dalla tesi che “ogni azione liberamente voluta è moralmente ammissibile (lecita) purché non leda la libertà di altri”. Di questo “modello” viene valutata la consistenza interna, mostrando che esso conserva una sua plausibile coerenza solo a prezzo di rinunciare ad applicarsi ad un soggetto che permane, e ad un soggetto che è soggetto umano. Le applicazioni e l’uso di tale principio in bioetica sono perciò contraddittori, e mascherano l’assenza di una riflessione antropologica che sola può fornire un fondamento razionale per la soluzione delle questioni bioetiche. ---------- The “liberal model” is a meta-ethical model, that is sometimes used to approach bioethical issues. Its main thesis might be expressed in this way: “any act that is “freely” chosen is morally permitted, provided that it does not harm freedom of others”. The article assesses the internal consistency of this model, showing that its coherence is kept only at the cost of renouncing to apply it to an existing subject, and to a subject that is a human subject. Therefore, application and use of this principle within Bioethics are contradictory, and they conceal the lack of an anthropological reflection that alone can provide a rational basis for resolving bioethical issues.
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Tambone, Vittoradolfo, Gaetano Piccinocchi, and Massimiliano Andrea Vitali. "Studio pilota sui problemi etici emergenti fra i medici di base in Italia." Medicina e Morale 62, no. 2 (April 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.101.

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Abstract:
Il medico di Medicina Generale, per la natura della sua professione, si trova spesso di fronte a problematiche etiche e bioetiche molto diverse, almeno in termini di applicazione, da quelle in cui si trovano i medici ospedalieri e che sembrano coinvolgere la Pratica Clinica nel suo complesso (tessuto sociale e familiare, la medicina del territorio). Tali dinamiche, a volte, rimangono ignorate e lontane anche dagli obiettivi didattici del sistema universitario italiano. L’obiettivo di questo studio pilota, è quello di raccogliere dati oggettivi sufficienti per poter organizzare un piano formativo specifico che colleghi il mondo universitario e la medicina del territorio. A tal fine è stato predisposto un questionario dall’analisi del quale emerge che i principali problemi etici percepiti dai medici di Medicina Generale sono la comunicazione di cattive notizie, i problemi familiari associati alle dipendenze (alcol, droghe, eccetera) ed il rapporto con i colleghi. Si può affermare, in base ai dati raccolti, che i problemi legati alla comunicazione (che in Letteratura rappresentano circa il 5% rispetto a quelli abitualmente considerati prioritari nel dibattito bioetico – quali aborto, fecondazione in vitro ed eutanasia) e quelli derivanti dalla difficoltà nel relazionarsi con i problemi accessori a quelli strettamente sanitari, come ad esempio i problemi familiari associati alle dipendenze, sono prioritari nella percezione degli intervistati. È emerso, inoltre, che il sentire la necessità di acquisire strumenti formativi in ambito etico è correlato all’esperienza della difficoltà ad interagire con questa tipologia di problematiche che non varia in funzione degli anni lavorativi trascorsi. Infine è emerso che le attività formative preferite (corsi residenziali, ECM e Master) sono quelle che permettono maggiore relazione formativa interpersonale sia con docenti (relazione verticale), sia con colleghi (relazione orizzontale). Tale tendenza suggerisce di dedicare maggiore attenzione alla formazione relazionale, probabilmente inserendo nella didattica formale moduli specifici di Psicologia Sociale e di Antropologia. ---------- The general practitioner, by nature of his profession, is often faced with many different ethical and bioethical issues from those with which other physicians who work in healthcare facilities are faced with. These problems seem to involve the whole social and family structure and primary healthcare, concerning aspects that are sometimes disregarded and distant even from the learning goals of the Italian university system. The aim of this pilot study is to collect objective data enough to organize a specific training plan that links university to general practice medicine. A questionnaire was therefore developed and submitted in an anonymous form to the participants of the 32nd National Congress of the Italian Society of General Medicine, held in Florence in November of 2011. The analysis of the questionnaires has shown that the main ethical problems perceived among general practitioners are communicating bad news, family problems associated with addictions (alcohol, drugs, etc.) and professional relationships with colleagues. According to the data collected, the following matters are most important for the respondents: problems related to communication (which in literature represent about 5% of the priorities usually considered the bioethical debate – such as abortion, in vitro fertilization and euthanasia) and those arising from the difficulty in incidental problems which are not strictly healthcare related, such as family problems associated with addictions. Furthermore feeling the need to acquire tools and training in ethics is related to experiencing the uneasiness with this kind of problem, and the fact that this uneasiness does not change with the years spent working, suggests that it is constantly present in this professional category. However, as many as 27% of respondents affirm they have not encountered ethical issues during their career. Finally it was found that the preferred learning types (residential courses, CME and post graduate diplomas) are those that allow greater interpersonal or educational relationship with teachers (vertical relationship) and with colleagues (horizontal relationship). This trend suggests to put greater emphasis on relational training possibly by introducing specific courses to Psychology and Social Anthropology in frontal teaching.
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Dantas, Emiliano, and Renato Athias. "A Fotografia e o Segredo." ILUMINURAS 13, no. 31 (January 28, 2013). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.36980.

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Abstract:
A proposta desse texto é discutir a postura do pesquisador/fotógrafo na pesquisa de campo em terreiros urbanos. O ponto de partida será o termo de consentimento livre e esclarecido, que deve constar para a autorização de uso de imagem. Sendo assim, o foco do trabalho é a fotografia. Após este aspecto, será discutido se é possível fotografar o “segredo” e quais os motivos que levam à proibição de tal atitude. Como base empírica de reflexão: o Projeto Imaginário dos Orixás em Pernambuco, do Núcleo do Imaginário do Programa de Pós-Graduação em Antropologia da UFPE, que foi realizado nos anos de 2006 e 2007 e com a Casa Ilé Iyemonjá Ògúnté de tradição Nagô. A partir da experiência de campo será feita uma revisão bibliográfica capaz de ajudar na compreensão das atitudes tomadas por parte dos integrantes do candomblé sobre a permissão para fotografar. Palavras chave: Fotografia. Segredo. Ética. Photography and the Secret Abstract The purpose of this paper is to discuss the position of the researcher/photographer in field research in urban yards. The starting point is the term of consent, which must be present for the authorization of use of image. Thus, the focus of this work is photography. After this, it will be discussed whether it is possible to shoot the "secret" and the reasons that lead to the prohibition of such behavior. As empirical basis of reflection: Project Imaginary of the Orishas in Pernambuco, the core of Imaginary Graduate Program in Anthropology UFPE, which was conducted in the years 2006 and 2007 and with the House Ilé Iyemonjá Ogunté tradition of Nago. From the field experience there will be a literature review, that will help understand the actions taken by the members of Candomble about the permission to photograph. Keywords: Photography. Secret. Ethics.
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Casini, Marina, Nunziata Comoretto, Emma Traisci, Fabio Persano, and Antonio G. Spagnolo. "La riflessione sul “fine vita” Aspetti giuridici ed etico-clinici dell’eutanasia." Medicina e Morale 59, no. 6 (December 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.188.

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Abstract:
Il tema del fine vita è tra quelli affrontati dalla rivista Medicina e Morale con maggior ampiezza e approfondimento. Dalla fondazione della Rivista ad oggi si contano oltre 70 pubblicazioni in materia tra contributi scientifici, editoriali e articoli collocati nella rubrica Il dibattito in Bioetica. Le tematiche trattate possono essere in tal modo classificate: morte in generale; eutanasia; morte cerebrale (diagnosi ed accertamento); accanimento terapeutico; cure palliative e assistenza al morente; rifiuto attuale delle cure; stati vegetativi; dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT); testamento biologico. Diversi sono i profili di riflessione e l’integrazione tra i diversi saperi rintracciabili dalla lettura dei numerosi contributi presenti sulla rivista. Le questioni di “fine vita” sono state affrontate da un punto di vista etico, ma anche clinico e medico-legale, biogiuridico, deontologico, antropologico-filosofico, con uno sguardo sempre attento alle vicende che hanno sollevato il dibattito pubblico nel corso degli anni. ---------- The theme about the end of life is discussed fullness and with deep analysis by the review Medicina e Morale. Over 70 articles, editorial and paper about end of life are published from the review foundation. The themes discussed may be classify like that: death, euthanasia, brain death, aggressive therapy, palliative cares, treatment refusal, post coma unresponsiveness, advanced directives, living will. Reading several articles published on this review is possible to find various useful remarks and integration between different branch of learning. The issues about end of life are discussed ethical, clinical, legal, juridical, deontological, philosophical point of view, paying attention to public events.
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Laffitte, Jean. "Creati per amare: la sessualità umana secondo Giovanni Paolo II." Medicina e Morale 56, no. 5 (October 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.303.

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Abstract:
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, la Chiesa si è trovata a dover ripensare i rapporti tra fede, teologia e antropologia in problematiche nuove come, ad esempio, la sessualità umana. Interprete privilegiato di questa rielaborazione è stato, senza dubbio, Giovanni Paolo II che in più occasioni ha avuto modo di riflettere e illustrare la teologia, la antropologia e l’etica che sostengono la visione cristiana della sessualità umana. Di questa vasta produzione, l’articolo prende in esame soprattutto le Catechesi di Giovanni Paolo II con frequenti richiami e illustrazioni del pensiero del filosofo Karol Wojty´la. L’analisi dell’autore prende le mosse dall’esposizione di Giovanni Paolo II dei dati creaturali dei tre primi capitoli del libro della Genesi, esaminando, in particolar modo, i significati fondamentali della solitudine originaria dell’uomo verso la creazione e poi il rapporto maschio-femmina. Vengono illustrati quindi l’esperienza dell’amore e l’ethos del dono: l’esperienza cristiana è presentata dal Pontefice come evento e saggezza e legata all’esperienza di amore che l’uomo sperimenta nel rapporto di filiazione che lo unisce a Dio; l’esperienza dell’amore coniugale ruota attorno alla corporeità umana e ai suoi valori/significati. Il corpo assume dunque un significato sponsale che conserva anche dopo la caduta, testimonianza dell’innocenza originaria e della libertà del dono. In tale contesto l’esperienza dell’amore è vissuta come mediazione di una conoscenza che va al di là della persona dell’amato aprendo l’orizzonte al dono divino anteriore. Nella seconda parte del contributo si prendono in esame i significati dell’amore e l’esperienza etica della sessualità così come sviluppati da Giovanni Paolo II: nella corporeità umana, in cui è impressa la complementarietà biologica, vi è una chiamata alla comunione che non è solo comunione tra i due sessi, ma che rimanda a una divina comunione di Persone. L’autore esamina anche l’esercizio della sessualità in rapporto alla legge naturale intesa come conformità alla ragione umana protesa verso la verità. Tale conformità conduce alla retta comprensione dell’intima struttura dell’atto coniugale, la cui “verità ontologica” si manifesta nell'inscindibilità delle due dimensioni unitiva e procreativa. In questa ampia visione della sessualità è compreso anche il mistero dell’amore nuziale tra Cristo e la Chiesa: la comunione di vita e d’amore tra l’uomo e la donna ha come missione propria di significare e rendere attuale l’unione tra Cristo e la sua Chiesa. L’articolo termina con l’analisi del legame tra corpo e sacramento e della dimensione sacrificale e nuziale del dono eucaristico. ---------- Since the second half of the last century, the Church has found herself having to rethink the relationship between faith, theology, and anthropology within new problems concerning, for example, human sexuality. Without any doubt, a privileged interpreter of this reprocessing was John Paul II, who on more occasions had a way of reflecting upon and illustrating the theology, anthropology, and ethics that support the Christian vision of human sexuality. Out of the vast work produced, the article examines especially the Catecheses of John Paul II with frequent appeals to and illustrations of the thought of Karol Wojty´la. The author’s analysis begins its quest with John Paul II’s exposition of creatural data in the first three chapters of the Book of Genesis, examining in particular the fundamental meanings of the original solitude of man toward creation and then the relationship between male and female. The experience of love and the ethos of gift thus come to be illustrated: Christian experience is presented by the Pontiff as event and wisdom and is connected to the experience of love that man experiences in the relationship of filiation that unites Him to God. The experience of conjugal love revolves around human corporeity and its values/meanings. The body thus assumes a spousal meaning that remains even after the Fall, serving as testimony of original innocence and the freedom of gift. Within such a context, the experience of love is lived out as the mediation of knowledge that goes beyond the person of the loved, opening up the horizon to the earlier divine gift. In the second part of this contribution, the meanings of love and the ethical experience of sexuality as such are examined as developments by John Paul II: In human corporeity, upon which biological complementarity is impressed, there is a call to communion that is not only communion between the two sexes, but which refers back to a divine communion of Persons. The author also examines the exercise of sexuality in relation to a natural law intended as conformity to a human reason reaching toward truth. Such conformity leads to the proper understanding of the intimate structure of the conjugal act, whose “ontological truth” manifests itself through the inseparability of the two dimensions: unitive and the procreative. Within this comprehensive vision of sexuality also resonates the mystery of nuptial love between Christ and the Church: The communion of life and love between man and woman that has as its own mission to signify and render present the union between Christ and His Church. The article ends with an analysis of the connection between body and sacrament and of the sacrificial and nuptial dimension of the Eucharistic gift.
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Russo, Maria Teresa. "La buona medicina sintesi di prudenza e sollecitudine: una riflessione a partire da Paul Ricoeur." Medicina e Morale 64, no. 1 (February 28, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.31.

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Abstract:
Parlare di buona medicina significa sottolineare la dimensione morale dell’atto medico, sottraendolo sia al legalismo sia al relativismo della scelta soggettiva. La deontologia, infatti, è esposta a un duplice rischio: quello di ridursi all’ambito della coscienza e pertanto al sistema di valori del medico o, al contrario, quello di trasformarsi in mero codice, assimilandosi così al diritto positivo. Nel primo caso, gli spazi di autonomia decisionale del medico o del paziente si allargano ingiustificatamente, mentre nel secondo si trasforma in un rapporto contrattuale quella che è una relazione intersoggettiva asimmetrica, pretendendo di cautelarsi da ogni rischio o di risolvere i contenziosi a colpi di diritto penale. Né l’una né l’altra immagine della deontologia tengono conto che l’incontro tra la professionalità del medico e la vulnerabilità del paziente ha nella cornice normativa una condizione necessaria ma non sufficiente, che deve essere completata e giustificata alla luce di un’etica delle virtù. Appare importante, dunque, la distinzione operata da Paul Ricoeur tra il giusto, il legale e l’equo, soprattutto in quelle circostanze che richiedono dal medico decisioni delicate in un contesto di incertezza o di grave conflittualità. È in questa prospettiva che si inserisce l’esercizio della prudenza o phrónesis, indispensabile per formulare un giudizio orientato alla scelta di quel meglio che è possibile nella circostanza specifica, conciliando il rigore della norma generale con la singolarità della situazione concreta. Nei saggi dedicati all’arte medica, Ricoeur traccia una vera e propria architettura dell’alleanza terapeutica, stratificandola in tre livelli: prudenziale, deontologico e teleologico. Il giudizio prudenziale è inseparabile da quelle garanzie deontologiche, che preservano la fragilità dell’alleanza terapeutica, minacciata da diverse istanze. D’altra parte, l’etica medica resta priva di giustificazione se non è ancorata a una precomprensione antropologica, che tenga conto dell’integrità e dignità della persona del paziente. ---------- Speaking of good medicine is a way to underline the moral dimension of the medical act and to subtract it both from any legalism and relativism of a subjective choice. In fact, deontology is exposed to a double risk: on the one hand, it can be reduced to private conscience and therefore to a scale of values of the doctor; on the other hand, it can be completely transformed and be assimilated into a code of positive laws. In the former case, the space for the decision-making autonomy of the doctor or the patient expands beyond any justifiable limit. In the latter case, deontology, which is actually an asymmetric interpersonal relation, becomes a purely contractual matter, where positive law is considered the only means for protecting oneself from risks and for solving any contentious by using legal proceeding. Neither the one nor the other concept of deontology consider that the professionalism of the doctor and the vulnerability of the patient move within a normative framework with conditions that are necessary but not sufficient, which has to be completed and justified in the light of virtue ethics. Therefore, Paul Ricoeur’s distinction between what is just, legal, and good proves to be of great importance, in particular in those uncertain and conflicting situations that demand delicate decisions from the doctor. It is in this context that prudence or phrónesis makes its appearance. In fact, prudence is indispensable to formulate a judgment that tends towards the best possible decision under specific circumstances, combining the rigor of the general norm with the singularity of the concrete situation. In his essays dedicated to medical art, Ricoeur is outlining something like a real architecture of therapeutic alliance, articulated in three moments: prudential, deontological, and theological. Prudential judgment is inseparable from deontology, which guarantees support and protects the vulnerability of the therapeutic alliance threatened by various requests. On the other hand, medical ethics is not justified if it is not based on an anthropological understanding respectful of the personal integrity and dignity of the patient.
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Sina, Manuela. "Genitorialità e Gender: quale adozione per il figlio?" Medicina e Morale 56, no. 2 (April 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.325.

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Abstract:
Il contributo nasce dall’esigenza di recuperare quanto la comunità scientifica conosce relativamente alla questione dell’adozione da parte di coppie omosessuali, in un momento storico in cui il tema della filiazione sta assumendo una posizione politica e sociale di particolare rilievo. Genitorialità e filiazione sono dimensioni complementari e fondamentali dell’esistenza umana, che necessitano di essere comprese e riconosciute per poter essere difese. A differenza della genitorialità naturalmente assortita e tradizionalmente intesa, la proposta di un contesto evolutivo caratterizzato da figure omoparentali, richiede alle scienze psicologiche di comprendere da una parte se sia possibile definire le funzioni paterna e materna in modo totalmente avulso dalla sessualità vissuta e dalla corporeità in cui esse si incarnano, dall’altra se sia possibile individuare in questo tipo di contesto evolutivo quello che meglio tutela la crescita ed il benessere psicologico del bambino. Non sembra superfluo ricordare che questo è infatti il principale obiettivo che l’adozione per sua stessa natura persegue. Si è tentato in questo studio di sgomberare il campo dalle pressioni ideologiche e dalle possibili interferenze politiche, che disturbano l’evoluzione critica del sapere in questo campo, per chiarire i termini della questione da una angolatura strettamente psicologica. L’obiettivo del lavoro è dunque quello di offrire una analisi critica delle principali ricerche che a partire dagli anni Settanta sono state elaborate sia sullo sviluppo psicosessuale, sia sul significato della generatività. Sembra, a chi ha condotto questa review, che il crescere del dibattito relativo a tale argomento non sia sostenuto da una adeguata considerazione dei principali bisogni psicologici infantili, cui la società è chiamata a rispondere per mezzo dell’adozione, e che la preoccupazione di promuovere nuovi contesti di crescita non sia accompagnata da una adeguata riflessione sulle dimensioni intrapsichiche e relazionali implicate nei processi di sviluppo psicosessuale del bambino. Pur non trattando in questa sede le rilevanti questioni di antropologia filosofica a cui inevitabilmente lo studio apre, dalla review qui proposta emerge che le scienze umane, pur offrendo preziose occasioni di arricchimento della nostra conoscenza sull’uomo, non possono però, per loro stessa natura, rispondere ai quesiti filosofici che simili temi presentano. Anche in ambito psicologico diventa così possibile rilevare che il mancato riconoscimento del confine della scienza porta sempre con sé il rischio di presupporre risolti problemi etico-antropologici fondamentali e di consentire a persuasioni, che stanno al di qua dei risultati scientificamente osservati, di orientare le conclusioni scientifiche stesse. ---------- This contribution arises from the need to recover what the scientific community knows about the matter of adoption by same-sex partners, in an historic moment that place the parentage in a social and political prominent position. Parenting and filiation are complementary and fundamental dimensions of human existence, that need to be understood and recognized to be supported. Unlike naturally matched and traditionally intended parenthood, the proposal of a home environment characterized by homo-parental figures solicits psychological sciences to understand firstly if it is possible to define maternal and paternal functions regardless of the real sexuality and body in which they take form, and secondly if it is possible to consider this kind of environment the one that best provides to the psychological development and wellbeing of the child. It doesn’t seem superfluous to remember that this is, as a matter of fact, the main aim that adoption by its very nature pursues. This study makes an attempt to clear the subject of ideological pressures and political interferences, that disturb a critical development of the knowledge in this field, in order to clarify the terms of the matter from a strictly scientific psychological standpoint. The aim of this study is, therefore, to offer a critical analysis of the main works, concerning both the psychosexual development and the psychological meaning of generation, that have been conducted since the seventies of the past century. The scholar, who has led this review, has the impression that the growing debate related to this issue is not always supported by an adequate consideration of the main children’s psychological needs, that society is called to answer through adoption, and finds that the concern to promote new developmental contexts is not always accompanied by an appropriate consideration about the relational and intra-psychic dimensions involved in the psychosexual development of the child. Even if not treating the relevant questions pertaining to the philosophical- anthropology domain, that the study inevitably elicits, it emerges that the human sciences do offer precious opportunities to enrich our knowledge about human being, but they cannot, for their proper nature, answer to the philosophical questions that such themes present. It derives that even in the psychological field it is possible to notice that failing to recognize and crossing the limits of science always brings about the risk to presume the related ethical and anthropological problems already solved, and to allow persuasions to orient the scientific conclusions from up-river of the scientifically observed results.
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Isabelle, Véronique. "Mergulhar nas águas e trilhar o Porto do Sal: ensaios de um percurso etnográfico." ILUMINURAS 14, no. 34 (May 1, 2015). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.55258.

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Abstract:
O papel primordial da água nas paisagens do estuário guajarino, situado na foz do rio Amazonas, convida à investigação acerca da memória das comunidades ribeirinhas da cidade de Belém. Através da observação etnográfica das paisagens ribeirinhas do Porto do Sal, situado no centro histórico da cidade, analiso a relação dos habitués do lugar com o ambiente que, neste caso, representa a zona mestiça de água e de terra que define o lugar. A relação íntima e própria dos habitués do Porto do Sal com a baía influencia diretamente suas relações sociais dinâmicas e as suas expressões imaginárias. A partir da perspectiva da Antropologia Urbana e de acordo com uma abordagem “sensível” desenvolvida por Pierre Sansot (1973), realizada principalmente por meio das artes visuais é possível identificar aspectos do cotidiano de tais pessoas junto ao Porto do Sal e ao Rio Guamá, bem como as formas sociais que unem os sujeitos entre si e ao meio. A proposta de construção de uma reflexão considera o ambiente como elemento da experiência estética e ética com o lugar, com destaque ao registro sensorial na forma de habitar o mundo urbano e de senti-lo nos gestos mais cotidianos e no estar-junto em relação (Maffesoli, 1999; 2010), configurando as paisagens ribeirinhas da urbe na Cidade Velha. A descrição etnográfica visa produzir imagens do Porto do Sal enquanto um conjunto de paisagens com a intenção de estimular a reflexão sobre o imaginário no contexto amazônico, especialmente do mundo urbano belemense. Palavras chaves: Paisagens. Porto do Sal. Imaginário. Memória. Arte. Digging waters and exploring Porto do Sal: Essays on an ethnographic itineraryAbstractThe importance of water in the estuary landscapes of the Guajará Bay invites us to investigate the memory of the riverine communities of the city of Belém, Northern Brazil. Through an ethnographic observation of the riverine community of Porto do Sal, I propose to analyze the relationship of the inhabitants with their environment, in this case the encounter of water and land in the urban environment of Belém. The intimate relationship of the habitués of Porto do Sal with the Guajará Bay directly influences their social relations and imaginary expressions. From the perspective of urban anthropology and according to Pierre Sansot’s sensitive approach (1973), I propose a reflection that considers the environment as an aesthetic and ethic experience with the place based on a definition of the landscape as a phenomenon that originates from the human experience in the world. I put a particular emphasis on the sensitive register of the daily experience of the urban world, on the day-to-day gestures and the “being-together” (Maffesoli, 1999; 2010) that are specific to riverine landscapes of the waterside of Belém’s old port. In this case, the ethnographic description aims to produce images of Porto do Sal as an ensemble of landscapes, with the intention to stimulate reflection about the social imaginary in the Amazon region, specifically in the urban environment of Belém. Key words: Landscapes. Porto do Sal. Aesthetic. Memory. Art.
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Santiago, Maria Betânia Do Nascimento, and Ferdinand RÖHR. "Alteridade, diálogo e direitos humanos: Desafios formativos no cenário atual e a perspectiva do interhumano." INTERRITÓRIOS 3, no. 5 (January 12, 2018). http://dx.doi.org/10.33052/inter.v3i5.234435.

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Abstract:
A experiência formativa envolve um amplo leque de questões que tornam o filosofar sobre a educação um grande desafio, especialmente considerando o atual cenário das sociedades contemporâneas. É tarefa de uma filosofia da educação o exercício do pensar sobre essa realidade, que se encontra marcada pela negação de princípios fundamentais à humanização. Nela a afirmação da diferença se configura como um problema, que se alia às formas de indiferença e à ausência de vínculos entre as pessoas. Esse quadro tende a impulsionar o fenômeno da violência, do qual se ocupa o debate sobre os Direitos Humanos. É neste cenário que podemos compreender a exigência de refletir sobre alguns conceitos, e que situamos a problemática da alteridade, como afirmação da essencial diferença do outro. A partir dessa realidade indagamos sobre o papel da educação na constituição de relações mais solidárias no mundo, como possibilidade de que no interior da instituição educativa se compreenda a relação com o outro como modo de ser e sentido do ético. O olhar lançado a essas questões assume as contribuições da antropologia do interhumano de Martin Buber, que, ao reconhecer o primado da relação, do diálogo, nos leva ao sentido do educativo e aos desafios à formação humana em nosso contexto. Desse modo, o trabalho busca articular a problemática anunciada às contribuições advindas dessa filosofia do diálogo, pelo que essa experiência pode oferecer de significativo à compreensão e enfrentamento das questões em pauta, como exigência que se coloca à educação em nossos dias. Alteridade.Diálogo. Direitos Humanos. Formação Humana. Martin Buber.abstractOtherness, dialogue and human rights: Formative challenges in the current scenario and the perspective of the interhuman in Martin BuberThe formative experience involves a wide range of issues that make philosophizing about education a major challenge, especially considering the current scenario of contemporary societies. It is the task of a philosophy of education to exercise the thinking about this reality, which is marked by the denial of fundamental principles to humanization. In it the affirmation of difference is a problem, which is allied to the forms of indifference and the absence of bonds between people. This situation tends to promote the phenomenon of violence, which is the subject of debate on human rights. It is in this scenario that we can understand the need to reflect on some concepts, and that we situate the problem of otherness as an affirmation of the essential difference of the other. From this reality, we inquire about the role of education in the constitution of more solidary relations in the world, as a possibility within the educational institution to understand the relationship with the other as a way of being and a sense of the ethical. The gaze on these questions assumes the contributions of the anthropology of the interhuman of Martin Buber, who, in recognizing the primacy of the relation, of the dialogue, brings us to the educational sense and the challenges to human formation in our context. Thus, the work seeks to articulate the problems announced to the contributions coming from this philosophy of dialogue, so this experience can offer significant to the understanding and confrontation of the issues at hand, as a requirement that is placed on education today.Otherness. Dialogue. Human rights. Human formation. Martin Buber.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico. Parte III. Riflessioni etiche." Medicina e Morale 55, no. 6 (December 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.335.

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Abstract:
Un’ampia polemica si è sviluppata attorno alle cellule staminali: alcuni rivendicano una totale libertà di reperire le cellule staminali embrionali umane (hES) dagli embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro o dal trasferimento nucleare (clonazione terapeutica), altri insistono sull’impiego di cellule staminali somatiche e di cellule del sangue del cordone ombelicale (UCB). Il fulcro di questa polemica è etica: infatti, il reperimento del primo tipo di cellule, in quanto richiede il sacrificio programmato di embrioni umani, solleva, a differenza del secondo tipo, questioni etiche. Molti tra coloro che reputano la ricerca sulle cellule hES eticamente accettabile ritengono che gli embrioni umani, prima dell’impianto uterino, non possono essere considerati ancora organismi individuali. Essi fondano la loro tesi su due considerazioni: l’elevata percentuale di perdita naturale di embrioni precoci e il verificarsi della gemellarità monozigotica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in crisi simile tesi, mostrando che l’embrione dei mammiferi funziona come unità biologica sia a livello citologico (gap junctions, tight junctions, compaction) sia a livello genetico (zigotic gene activation). Altri si dichiarano a favore della ricerca sulle cellule ES, giustificandola con la seguente argomentazione: un “essere” umano non può essere riconosciuto come tale dal punto di vista antropologico, finché non abbia raggiunto un elevato grado di “umanizzazione”. Tuttavia, l’errore di simile “prospettiva dello sviluppo” proviene dalla mancanza di un’attenta riflessione sul piano ontologico. Altri, pur riconoscendo che l’embrione umano, in quanto persona potenziale, merita grande rispetto, giustificano la distruzione di embrioni umani per reperire le cellule ES, ricorrendo all’argomento del “fine buono”. In questo caso, il principio morale intangibile che deve essere applicato è quello per il quale il fine non giustifica i mezzi. Ne deriva che la distruzione di embrioni umani per ottenere cellule ES è una eliminazione diretta e deliberata di un essere umano innocente, non giustificabile attraverso alcun argomento. Va, infine, posto il seguente quesito: è lecito usare linee di hES fornite da altri ricercatori o disponibili sul mercato? Tuttavia, una simile utilizzazione rientra nella categoria della cooperazione moralmente illecita ad atti ingiusti, sia in termini di cooperazione materiale immediata sia in termini di cooperazione formale. D’altra parte, la proposta di reperire linee di cellule ES da un singolo blastomero, ottenuto attraverso la biopsia di un embrione, sarebbe, senza dubbio, più rispettosa della vita umana nascente, ma comporterebbe altri problemi etici: essa, infatti, implicherebbe il ricorso alla fecondazione in vitro ed esporrebbe l’embrione a un rischio non indifferente. Quanto poi alla “riprogrammazione” di cellule somatiche a livello di cellule ES, pur essendo eticamente lecita, resta, allo stato corrente, un’ipotesi teorica. Il realismo pratico ed il rispetto della vita umana nascente ci spingono, dunque, a considerare come primaria la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle cellule del sangue del cordone ombelicale, che, nel campo della medicina rigenerativa, ha già dato risultati incoraggianti. ---------- A wide polemic has developed around stem cells: some claim a full freedom for deriving human embryonic stem cells (hES) from embryos coming from in vitro fertilization or from nuclear transfer (therapeutic cloning), others insist on the interest of somatic stem cells or stem cells from umbilical cord blood (UCB). The core of this polemic is ethical: in fact, getting the first type of cells, because of it needs the programmed sacrifice of human embryos, raise, unlike the second type, ethical questions. Many among those who think hES research as ethically acceptable consider that human embryos before implantation cannot be considered as individual organisms. They support their opinion on two considerations: the elevated percentage of natural loss of early embryos and the occurrence of monozygotic twinning. But, recent studies have removed a lot of their substance from these arguments, showing in particular that the mammalian embryo works as a biological unity at the cytological level (gap junctions, tight junctions, compaction) as well as at the genetic level (zigotic gene activation). Others pronounced themselves in favor of hES research, with the argument that a biological human “being” cannot be recognized as such from an anthropological standpoint until he has reached a consistent level of “humanization”. But, the error of this “developmental perspective” comes from its ignorance of a careful ontological reflection. Others, although they do recognize that the human embryo, as a possible person, deserves great respect, justify the destruction of human embryos human to get ES cells with the argument of the “good end”. In this case, the intangible moral principle that must be applied is that the goal doesn’t justify the means. It follows that the destruction of human embryos to get hES cells is a direct and deliberate elimination of an innocent human being that no argument can justify. Another question is: is it permissible to use hES cell lines from other researchers or available on the market? But, this use enters into the category of the illegitimate cooperation in evil, both in terms of immediate material cooperation, and in terms of formal cooperation. On the other hand, the proposal to derive hES cell lines from a single blastomere separated mechanically from an embryo while leaving alive this embryo would be more respectful of early human life, but brings in other ethical problems: it implicates the practice of in vitro fertilization in vitro, and exposes the embryo to a substantial risk. Regarding the “reprogramming” of somatic cells to the level of ES cells, although it is ethically permissible, is now more a theoretical hypothesis. Practical realism and respect of early human life invite therefore to give prime attention to research on adult stem cells and on stem cells from umbilical cord blood, that, in the field of the regenerative medicine, have given encouraging results.
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Gentile, Rosalba. "Dall’homo patiens all’homo rebellis: analisi della nuova percezione di salute e malattia in epoca contemporanea." Medicina e Morale 61, no. 6 (December 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.117.

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Abstract:
È davvero possibile circoscrivere la variegata realtà della salute e della malattia entro un dato schema concettuale, senza rischiare di misconoscere l’essenza più autentica di queste nozioni antonimiche, eppure complementari? Muovendo da questo interrogativo, il presente articolo propone una riflessione sulla malattia e sulla salute attraverso l’analisi dei paradigmi ontologico e positivistico, dei quali si è cercato di illustrare l’impianto epistemologico e l’evoluzione teorica, allo scopo di cogliere le numerose implicazioni socio- antropologiche oltreché bioetiche della realtà suddetta. La disamina dei paradigmi in questione ha inoltre consentito di evidenziare la polivalenza semantica della salute e della malattia e quindi di concludere che la loro complessità è irriducibile sia alla visione dualistica del modello ontologico, che scinde l’unità sostanziale dei due fenomeni anzidetti, sia all’ottica quantitativa del paradigma positivista, incentrata invece sull’idea della misurabilità della natura. Infatti, come la vita contempla il grado ed esclude il metro, così le manifestazioni vitali del normale e del patologico si sottraggono a soffocanti inquadramenti epistemologici, che di essi trascurano quelle significazioni ulteriori e quelle iridescenze ermeneutiche, rilevabili, viceversa, attraverso una speculazione meno dogmatica, e dunque aperta all’interdisciplinarietà. Si ritiene altresì che le visioni ontologica e positivistica, avallando e contribuendo a diffondere specifici modelli di salute e di malattia, ne abbiano, più o meno consciamente, incentivato il graduale impoverirsi etico e simbolico; culminante, in sintesi, nella rimozione culturale delle dimensioni della morte e del dolore, nell’alterarsi del rapporto medico-paziente e nella riduzione materialistica dell’idea di salute. Ciò consegue al passaggio dall’impostazione ontologica a quella positivista: mentre la prima interpreta la salute e la malattia secondo una logica di dualismo manicheo, e dunque potenzialmente moralista, la seconda ne fornisce invece una lettura per lo più laicista e talora amorale. Questa transizione paradigmatica delinea pertanto una nuova mentalità collettiva, che, negando la realtà del patologico e assolutizzando il valore del normale, esalta il dominio di una medicina dell’utopia; la quale, non più consentanea ai bisogni effettivi della persona sofferente, tradisce una superficialità inconciliabile con la sua intima vocazione umanitaria. ---------- Is it really possible to restrict the multi-faceted reality of health and disease to a given conceptual scheme, without the risk of ignoring the essence of these opposing, but complementary notions? On the basis of this question, this article proposes a reflection on disease and health through the analysis of the ontological and the positivistic paradigms. An attempt was made to explain their epistemological systems and theoretical evolution, in order to understand the many socio-anthropological and bioethical implications of health and disease. The study of the aforesaid paradigms has also allowed to highlight the semantic polyvalence of health and illness, and to conclude that their complexity is irreducible to both the dualistic view of the ontological model – which does not maintain the essential unity of the two phenomena examined here – and to the quantitative perspective of the positivist paradigm, focused on the idea of measuring nature. In fact, as human life requires gradual change and excludes measurability, similarly the vital manifestations of the normal and the pathological escape suffocating epistemological frameworks. This is because they disregard the additional meanings and the hermeneutical nuances of health and disease that are instead detectable through a less dogmatic speculation, which would hence be open to an interdisciplinary approach. It has also been opined that the ontological and the positivist visions have, more or less consciously, induced the gradual, ethical and symbolic impoverishment of the concepts of health and disease, through endorsing and helping to disseminate specific models of them. This impoverishment culminated, in summary, in the cultural removal of death and pain, in an altered relationship between doctors and patients, and in a materialistic idea of health. This ensues from the shift from the ontological to the positivistic framework: while the first interprets health and disease according to the manichaean dualism, and therefore to a potentially moralistic view, the second explains them in a more secularist and sometimes amoral way. This paradigmatic transition outlines a new collective mentality, which denies the reality of the pathological, absolutises the value of the normal, and thus enhances the dominance of an utopian medicine. This one, as no longer corresponds to the real needs of suffering people, reveals its superficial heart and so is incompatible with its humanitarian nature.
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