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Dissertations / Theses on the topic 'Archeologia romana'

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Buroni, Alice, and Elena Zonga. "Musealizzazione della citta romana di Suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9994/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare con una strategia diversa con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Zonga, Elena, and Alice Buroni. "Musealizzazione della citta romana di suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9995/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare gli elementi presenti con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Gianiculi, Valentina, and Giulia Birarelli. "Gubbio:identità romana. Musealizzazione del nuovo parco archeologico della Guastuglia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15619/.

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Abstract:
Gubbio, città famosa per il suo centro storico medievale, in realtà ha origini più antiche, le quali ci raccontano di un’importante città umbra e di un ricco municipio romano. Questo lavoro di tesi si pone l’obiettivo di riscoprire la fase romana della città, oggi completamente ignorata dalle persone in visita e spesso perfino dai cittadini stessi. Nel testo qui presentato, si è cercato di studiare e raccogliere i dati archeologici accumulatisi dagli anni ’70 ad oggi, allo scopo di redigere una mappa archeologica che riunisse i resti romani in prossimità dell’area di progetto e nelle zone limitrofe e ponesse delle solide basi all’origine del progetto. L’area intorno al Teatro romano e la Guastuglia sono le zone in cui si sono concentrati storicamente i ritrovamenti più significativi. Esse si configurano come due zone a margine: persa la loro centralità, una volta decaduto l’impero romano, non vennero più considerate come facenti parte della città e quindi da secoli permangono immutate, senza una propria identità. Uno dei temi principali è quello di riqualificare l’aspetto di questi luoghi, intervenendo sul sistema dei collegamenti e sull'accessibilità. Quest’ultimo tema viene definito con la costruzione del nuovo museo, che si innesterà in un punto di snodo tra la città medievale e l’estensione moderna. Il progetto mira a restituire dignità alla Guastuglia, facendo intuire l’organizzazione romana del quartiere residenziale al tempo del municipio. Il parco archeologico è pensato in stretta connessione al parco urbano. All'interno di esso verranno individuate delle finestre temporali che permetteranno di scendere al livello archeologico. I siti maggiori presenti nell’area sono tre: l’area templare, la domus del banchetto e la domus dei mosaici. Nella fattispecie, ci concentreremo sulla musealizzazione dell’area templare, cercando di definire un linguaggio, con il quale intraprendere la futura musealizzazione delle restanti consistenze archeologiche.
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Cairo, Giambattista <1974&gt. "Roma, tra storia ed archeologia: religione, istituzioni, territorio nell'epoca delle origini." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2173/1/cairo_giambattista_tesi.pdf.pdf.

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Abstract:
My research tells about the origins of Rome. I think that Rome became a civil community under king Tullus Hostilius who transformed a federation of villages in a city. Perhaps he retook a project of his grandfather, Hostus Hostilius. I think also that the tradition on the early Rome was elaborated by Servius Tullius’ court and his motivations must be researched in the relations between this king and Tarquin’s dynasty. Finally I formulated some particular theories on the comitia centuriata and their evolution and on the international politic of Servius Tullius.
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Cairo, Giambattista <1974&gt. "Roma, tra storia ed archeologia: religione, istituzioni, territorio nell'epoca delle origini." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2173/.

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Abstract:
My research tells about the origins of Rome. I think that Rome became a civil community under king Tullus Hostilius who transformed a federation of villages in a city. Perhaps he retook a project of his grandfather, Hostus Hostilius. I think also that the tradition on the early Rome was elaborated by Servius Tullius’ court and his motivations must be researched in the relations between this king and Tarquin’s dynasty. Finally I formulated some particular theories on the comitia centuriata and their evolution and on the international politic of Servius Tullius.
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Varvarà, Valentina <1993&gt. "I bacini di Santa Francesca Romana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14130.

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Abstract:
Il principale oggetto di studio sono i bacini, ancora in situ, del campanile di Santa Francesca Romana. Lo scopo di questa ricerca è di inserire le ceramiche della chiesa all'interno del contesto urbano e regionale, attraverso lo studio di siti archeologici e l'aggiornamento del censimento dei bacini ceramici di Roma e del Lazio.
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Cacciaguerra, Giuseppe Andrea. "Archeologia del territorio tra Siracusa e Catania in età romana e medievale." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1610.

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Abstract:
Le ricerche condotte nel corso dell ultimo decennio nell area megarese (Augusta, Melilli e Priolo Gargallo, SR) hanno permesso di delineare chiaramente lo sviluppo e le trasformazioni del paesaggio rurale tra l età romana e il Medioevo. I risultati più interessanti sono stati evidenziati per il Tardoantico e l Altomedioevo grazie alle recenti acquisizioni e seriazioni delle ceramiche. Il quadro che è stato delineato ha permesso di evidenziare una generale continuità di vita tra l età repubblicana e il IV secolo e tra il VII e il IX secolo, con limitati fenomeni di abbandono, mentre è chiara una cesura avvenuta nel V secolo e, successivamente tra il IX e il X secolo, quest ultimo certamente a causa dello scontro bellico tra Bizantini e Arabi, con l abbandono di gran parte degli insediamenti del territorio. Parallelamente, lo sviluppo degli insediamenti rupestri, con la funzione di siti-rifugio, conferma da un lato l incertezza di questa fase, ma parallelamente gli insediamenti costieri indicano una continuità di vita che si protrae senza cesure fino al IX secolo. Proprio su questo punto sono state concentrate le ricerche che hanno sottolineato, come in altri contesti del Mediterraneo, che tra VIII e IX secolo gli scambi sulla lunga distanza proseguirono, certo su scala minore, e non furono interrotti dalle vicende belliche.
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Agostini, Federico, Laura Graziani, and Ilaria Tadei. "Claterna civitas romana : un disegno in evoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2204/.

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Abstract:
UN DISEGNO IN EVOLUZIONE Lungo la via Emilia, a pochi chilometri da Bologna, tra i centri abitati di Osteria Grande ad est e Maggio ad ovest, sorge l’area archeologica della città di Claterna. L’area, soggetta a vincolo archeologico diretto, si trova nelle vicinanze di alcuni ambiti collinari di particolare interesse paesaggistico e ambientale, come il Parco dei Gessi Bolognesi e i Calanchi dell’Abbadessa. Si presenta come una sconfinata piana, un tappeto verde che crea un continuo con l’Appennino che le cresce alle spalle, facendole da sfondo. In questo spazio sconfinato, privo di elementi antropici, la vista si perde senza trovare elementi fissi che lo identificano. Il tempo in questo lembo di verde si è fermato, arrestato a quel preciso istante, come uno scatto fotografico che immortala per sempre quel esatto momento, quasi per tutelare e farci pervenire la conoscenza racchiusa in quei pochi centimetri di profondità. Oggi dei numerosi scavi effettuati solo tre sono lasciati aperti: due a nord della via statale ed uno a sud. Due ci proiettano nel mondo domestico della domus, che con i suoi tanti ambienti ricchi di pavimentazioni mosaicate di varie fatture, articolava la complessità dei rapporti umani, mentre il terzo su quello pubblico della strada, in particolar modo l’incrocio cardo massimo e via Aemilia, dove sono ben visibili i solchi del passaggio dei carri. Proprio la difficoltà a leggere il contenuto nascosto del messaggio che la terra ha custodito tanto gelosamente, ha fatto scattare una molla all’interno del nostro gruppo, facendo nascere in noi la volontà, oltre a proteggere e a coprire gli scavi aperti, di facilitare la lettura andando ad evidenziare tutte le conoscenze acquisite, senza però creare elementi disturbatori, che potrebbero essere fraintesi dai visitatori e pertanto dare un’errata lettura dell’insediamento romano di Claterna. La volontà di non intaccare le poche tracce conosciute dell’impianto, ci ha condotti a cercare un approccio il meno invasivo possibile, dove gli unici elementi che devono prendere vita sono le impronte archeologiche. L’incompletezza e la frammentarietà delle impronte archeologiche note, ci ha condotti nella ricerca di un sistema di approccio che tenesse conto del fatto che questa è un’area ancora per la maggior parte da conoscere e da scavare. Dopo aver preso coscienza delle necessità, si è cercato di trovare il modo di organizzare nell’area tutte le funzioni richieste in un territorio tanto delicato come quello di un sito archeologico. Restando ferma la volontà, alla base del progetto, di costruire solo dove strettamente necessario, si è deciso di creare un parco pubblico liberamente fruibile. All’interno di questo parco alcuni strumenti, sempre di carattere naturale come piante o gabbioni riempiti di pietra locale aiutano nella rappresentazione e comprensione del sito archeologico. Proprio questi strumenti costituiscono l’elemento di congiunzione tra il parco pubblico destinato allo svago e quello archeologico destinato alla conoscenza della città romana. All’interno del parco si è andato a costruire solo dove vi era la necessità di proteggere e far meglio comprendere al visitatore gli scavi che non sono stati ritombati e si è cercato di rispondere a questa necessità compromettendo il meno possibile i resti romani.
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Rosatti, Elisabetta <1997&gt. "I porti fluviali d'età romana: un approccio topografico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20968.

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Abstract:
Nelle società pre-industriali i fiumi erano importanti vie di comunicazione e di trasporto e le città che si sviluppavano sulle sponde erano spesso porti fluviali di rilevante interesse commerciale. Il presente lavoro si propone di indagare alcuni di questi porti fluviali attivi in età romana, con l’obiettivo di verificare la presenza di modelli o logiche insediative sottese all’ubicazione degli stessi nel territorio fisico ed antropico, alla disposizione delle strutture d’approdo rispetto all’area urbana e all’organizzazione e alle modalità di fruizione dello spazio acqueo antistante. A tale scopo si sono selezionati i casi studio di Altinum, Aquileia, Burdigala, Colonia Ulpia Traiana, Londinium e Roma per i quali si è proposta un’analisi storica, ambientale e urbanistica con particolare attenzione alle evidenze pertinenti al fronte portuale. Il confronto dei dati così acquisiti ha permesso di enucleare tendenze comuni e specifiche eccezioni, essenziali per poi formulare le considerazioni conclusive in relazione agli obiettivi della ricerca. Infine, alcune osservazioni circa la metodologia e l’approccio adottato hanno permesso di superare la contingenza dei risultati ottenuti portando la riflessione su un piano più generale, nel tentativo di valutare potenzialità e limiti di una simile impostazione nello studio della portualità fluviale romana.
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Pagan, Monica <1989&gt. "Scultura funeraria romana dei Musei Archeologico e Lapidario di Verona." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/22072.

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Abstract:
La scultura funeraria è una fonte d'informazione volta non solo a delineare le relazioni sociali tra singoli cittadini o la visibilità di una famiglia, ma anche a comprendere il desiderio di questi gruppi di promuovere e mantenere la memoria e il prestigio dei loro membri anche dopo la morte. Questa ricerca ha cercato di definire la produzione scultorea funeraria della Verona romana analizzando un campione di materiale conservato nei Musei Archeologici e Lapidari di Verona. I monumenti presi in considerazione sono stati selezionati in base alla presenza di decorazione figurativa e sono stati analizzati attraverso gli aspetti formali e iconografici del monumento, arricchendo e consolidando le informazioni ottenute sia dai dati dedotti dall'apparato epigrafico sia dal confronto con contesti provinciali noti. A livello iconografico, la scultura funeraria veronese adotta i principali modelli diffusi nella capitale e trasmessi nella regione cisalpina. Si distingue per la sobrietà della decorazione utilizzata per i monumenti funerari; tuttavia, questa sobrietà non diminuisce la qualità delle botteghe locali, che dimostrano una conoscenza dei modelli urbani e, a volte, una capacità di rielaborazione locale molto sfaccettata e consapevole. La semplicità della decorazione veronese trova il suo valore specifico nei riferimenti allegorici dei motivi scelti, a volte generici, a volte specificamente voluti dal cliente. Anche quando è particolarmente schematica, la figurazione è eseguita con attenzione ai dettagli e omogeneità compositiva, inserendosi perfettamente negli altri elementi costitutivi del monumento. Non mancano anche opere di maggiore monumentalità e di migliore qualità, il che conferma l'abilità dei laboratori locali.
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Tricomi, A. R. "L'archeologia tessile nella Venetia romana. Testimonianze materiali per una sintesi storica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423682.

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Abstract:
This research take origin from a previous Project carried out by University of Padua (M.S. Busana), focused on wool archaeology in Roman Venetia. The main theme of the study is to define the archaeological documentation by a systematic census of archaeological textile implements, published and unpublished, found in the province of Rovigo, Venezia, Treviso and Belluno. 1630 records have been recorded: they include shears, bobbins, spindles, hooks, spindle whorls and loom weights from 2nd c. B.C. to 5th c. A.D. For this purpose we used a database linked to a GIS, that allows us to manage data more efficiently and to perform statistical and spatial analyses. Firstly a general overview about textile archaeology is provided, then attention is focused on artifacts, particularly on their functional and morphometric parameters. A new methodology from experimental archaeology developed in Northern Europe is applied. These approaches shed new light on textiles made in the area, revealing a level of standardization of tools and consequently a good organization of the manufacture. Implements from cities and countryside are different, testifying fabrics of different quality and the presence of different markets, as well as a different dynamics. Also symbolic aspects have been investigated: spinning tools, often found in women burials are not only activity marker, but also a sign of feminine virtues and moral qualities. In a more general perspective this work stands as a possible model for the study of these kind of archaeological records, potentially useful to other spatial and chronological contexts.
La ricerca di dottorato nasce sulla scorta di un precedente Progetto di Ateneo dal titolo “Archeologia della lana: allevamento, produzione e commercio nella Cisalpina romana” conclusosi nel 2011 condotto dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova (M.S. Busana). Il lavoro ha preso avvio con il censimento sistematico dei reperti mobili, indicatori di attività tessile presenti nei Musei e nei depositi archeologici delle province di Rovigo, Venezia, Treviso e Belluno. Nella fattispecie, sono stati censiti 1630 manufatti appartenenti alle classi di cesoie, fusarole, fusi, rocche, uncini da fuso, pesi da telaio e rocchetti, datati tra il II sec. a.C. e il V sec. d.C. La schedatura si è avvalsa di un database relazionale collegato ad una piattaforma GIS, che ha consentito una migliore gestione dei dati, lo sviluppo di analisi statistiche e territoriali. Dopo i primi capitoli di inquadramento sull’archeologia tessile, si procede all’analisi dettagliata dei manufatti, con particolare attenzione ai parametri quantitativi e qualitativi di ciascun esemplare, applicando anche metodologie derivate dalla ricerca sperimentale, elaborata recentemente in ambito europeo. L’analisi dei reperti ha permesso di avanzare alcune ipotesi circa la tipologia dei filati e dei tessuti realizzati nella Venetia e ha evidenziato un grado di standardizzazione dei manufatti che denuncia un certo livello di organizzazione nella produzione tessile. L’indagine sui contesti ha messo in luce una diversificazione sia a livello di strumenti che di qualità di prodotti tra l’ambito cittadino e quello rurale, testimoniando la presenza di committenze e mercati differenti, oltre che una diversa dinamica produttiva. Ulteriore aspetto indagato corrisponde all’orizzonte simbolico sotteso agli strumenti per filatura, spesso presenti nei corredi funerari femminili, non solo indicatore di attività, ma anche emblema di virtù e doti morali muliebri. In un ottica più generale il lavoro si pone come possibile modello per lo studio di questi materiali da estendere potenzialmente ad altri contesti territoriali e cronologici.
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Grazioli, Valeria <1984&gt. "La sfinge funeraria: diffusione del modello nella Cisalpina romana." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17792.

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Abstract:
L'iconografia della sfinge in ambito funerario, intesa come simbolo apotropaico, protettore della tomba e del defunto, ha origine in Egitto e nel Vicino Oriente Antico e da lì, attraverso la Grecia e l'Etruria, giunge nell'arte romana, conoscendo un particolare successo nella Cisalpina, dove si attesta in numerosi rinvenimenti. La bibliografia sul tema è particolarmente ricca ma per quanto riguarda l'età romana, nonostante la notevole diffusione dell'iconografia, gli approfondimenti sono molto meno numerosi e in particolare mancava un censimento complessivo e uno studio dettagliato di queste attestazioni nello specifico ambito del funerario. La presente ricerca si propone di presentare un quadro d’insieme della sfinge funeraria nella Cisalpina, mantenendo costante il confronto anche con l'intero territorio italiano e provinciale e definendone l'inquadramento cronologico, socio-economico, geografico e iconografico, per quanto consentito dai dati. Agli esemplari catalogati si aggiunge infine il recente rinvenimento di frammenti di sfinge funeraria e del monumento a cui afferivano, emersi durante lo scavo della necropoli di Gazzo Veronese (VR) posta lungo il tratto di via Claudia Augusta che collegava Hostilia a Verona, e di cui si propone l’analisi sulla base delle riflessioni emerse dallo studio generale, integrando al tempo stesso queste ultime con quanto desunto dallo studio dell’attestazione veronese.
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Frontori, I. "L'ACQUA A MEDIOLANUM. CONTROLLO E GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE IN ETÀ ROMANA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/488876.

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Abstract:
As is widely known, in the early 1900s the city of Milan looked very different than today because of its close relations with water: it had a dense network of canals and natural groundwater springs. The origin of this intricate system dates back to the process of Romanization and the beginnings of planned urban development. Since 49 BC, when Mediolanum’s “municipium” was established, the need for new strategies for water supply and defense led to the diversion of some rivers, with the aim of creating a self-sufficient internal water course-network. Over the last thirty years, archaeological digs have uncovered the remains of a number of drainage facilities, channels and pipes throughout the city; furthermore, the discovery of some parts of the defensive moat have stimulated a debate about the aspect of the townscape during the Roman period. This paper aims to give a complete survey of the system, combining archaeological evidence with the study of historical sources.
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Rossi, Tatiana. "indagine gravimetrica su antica strada romana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Le tecniche di indagine geofisica hanno lo scopo di ottenere informazioni sulla natura e sulla struttura del sottosuolo, attraverso una serie di misure effettuate dalla superficie o tramite piccoli fori ricavati nel terreno. Ciascun metodo geofisico si concentra su diverse proprietà fisiche dei terreni. In questo lavoro ci siamo occupati della riconoscibilità, attraverso metodi geofisici, dei resti di una strada romana risalente al II secolo a.C., in particolare nel tratto a Nord di Bologna, nell’area compresa tra i comuni di Bentivoglio e San Pietro in Casale. Poiché la strada nel corso degli anni ha suscitato l’interesse di diversi studiosi nel campo dell’archeologia, nel 2018 è stato deciso di aprire uno scavo nella località di Santa Maria in Duno, a nord di Bologna, al quale ha lavorato l’associazione Hydria e i suoi volontari. Unitamente al lavoro degli archeologi a diretto contatto con il manufatto, è stata realizzata una campagna di indagine (Grandi, 2018) che ha previsto l’utilizzo di più metodi geofisici quali la sismica, l’elettrica, il magnetismo e il GPR,tali prospezioni però non sembrano essere state particolarmente fruttuose nel riconoscimento del manufatto. Prima di affermare che l’invisibilità in senso geofisico di questo tratto di costruzione romana è legata alle proprietà della strada stessa (insufficiente contrasto di impedenza sismica, elettrica, magnetica con gli strati sovra e sottostanti), si è pensato di sperimentare su di essa un metodo mancante all’appello, ossia quello microgravimetrico. Accanto ad esso si è sperimentato anche il metodo sismico passivo e sono state condotte alcune ulteriori indagini elettriche.
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Previato, Caterina. "Archeologia dell'edilizia in Aquileia romana: i materiali da costruzione e le tecniche edilizie." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422125.

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Abstract:
This dissertation is focused on the study of building materials and techniques used in Aquileia during the Roman period. Its broad aim is to study ancient building techniques within a peculiar urban site in order to get specific insights into technical features of Roman architecture, dynamics of production and supply underlying building practices, and existing relationships between ancient builders and the natural context. As far as building materials are concerned, special attention is given to the types of stone employed. A specific goal of the research is to identify types of stone which were used in Aquileia, both drawing on published evidence and carrying out detailed petrographic analyses of samples from stratigraphic contexts. A variety of types of stones from different geographical areas have been identified until now and surveys in the territory surrounding Aquileia were done in order to locate stone quarries exploited in the Roman Age. As far as building techniques are concerned, data resulting from the study of published evidence, and from analyses onsite are interpreted in order to get a broader picture of the building methods used in Aquileia during the Roman period.
Il presente elaborato è dedicato ai materiali da costruzione e alle tecniche edilizie utilizzate ad Aquileia in età romana. Esso si propone di affrontare tutte le numerose problematiche legate ai sistemi costruttivi antichi, allo scopo di aumentare le conoscenze, in uno specifico contesto urbano, sugli aspetti tecnici dell’architettura romana, sulle dinamiche artigianali e produttive, sui luoghi e i sistemi di approvvigionamento delle materie prime, sulle capacità tecniche dei costruttori e sul loro rapporto con le risorse presenti nel territorio. Per quanto riguarda i materiali da costruzione, particolare attenzione è dedicata ai materiali lapidei. Le informazioni ad essi relative derivano sia da dati bibliografici, sia dai risultati dello studio petrografico condotto su alcuni campioni lapidei prelevati da strutture ed edifici della città. Lo studio petrografico si è rivelato di fondamentale utilità in quanto ha permesso di identificare i diversi litotipi utilizzati ad Aquileia in età romana e i relativi bacini di provenienza. Particolare attenzione è stata rivolta anche allo studio del territorio circostante la città, e dei bacini di approvvigionamento di materiale lapideo sfruttati in età romana. Sono state effettuate numerose ricognizioni del territorio, che hanno permesso di effettuare uno studio topografico delle cave dislocate nei pressi della città. Nell'elaborato, ampio spazio è dedicato anche all'analisi delle tecniche edilizie. La classificazione presentata deriva dalla rielaborazione dei dati ottenuti tramite la ricerca bibliografica e tramite il lavoro sul campo.
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Silani, Michele Giovanni <1983&gt. "Citta' e territorio: La formazione della citta' romana nell'ager gallicus." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6709/1/Silani_Michele_Giovanni_tesi.pdf.

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Abstract:
La presente ricerca affronta lo studio della formazione delle realtà urbane nell'area dell'antico Ager Gallicus, grossomodo corrispondente all'attuale territorio delle Marche settentrionali. Nel quadro della colonizzazione romana il fenomeno urbano rappresenta, infatti, l'elemento cardine nell'organizzazione di un territorio. Per tale ragione, si è scelto di condurre un lavoro finalizzato alla comprensione dei tempi e dei modi che portarono alla formazione dei municipi e delle colonie nella strutturazione romana del territorio, cercando anche di comprendere le scelte insediative alla base delle singole forme strutturali. L'analisi della genesi e dello sviluppo del fenomeno urbano nell'ager Gallicus ha come obiettivo ultimo l'approfondimento della conoscenza sulla colonizzazione e romanizzazione in area medio adriatica. La ricerca si articola in: uno stato dell'arte delle più recenti interpretazioni storiografiche; una sintesi sulle cosiddette “forme della conquista” (frequentazioni “precoloniali”, realtà santuariali, fondazioni coloniarie, realtà proto-urbane legate all'agro); una dettagliata e aggiornata schedatura storico-archeologica e urbanistico-topografica delle singole realtà urbane dell'ager Gallicus (le colonie di Sena Gallica, Pisaurum, Fanum Fortunae e Aesis, e i municipi di Forum Sempronii, Suasa e Ostra, e Sentinum); una parte conclusiva dove, mettendo a confronto gli elementi alla base della definizione urbana delle realtà esaminate, vengono delineati e sintetizzati i principali modelli di formazione delle città nell'ager Gallicus così individuati (fondazione coloniaria; fondazione coloniaria preceduta da una fase precoloniale nella forma di conciliabulum; nucleo di aggregazione precedente (conciliabulum) scelto quale polo di riferimento del popolamento sparso nel territorio al momento delle distribuzioni viritane; centro di servizio creato in funzione di assegnazioni di terre ai coloni). Infine, viene tracciato un quadro complessivo della romanizzazione dell'ager Gallicus, che, in estrema sintesi, si configura come un processo progressivo di occupazione del territorio rispecchiato dallo sviluppo stesso del fenomeno urbano, ma che si differenzia dalle aree limitrofe o dall'area cisalpina per alcune importanti dinamiche etnico-demografiche.
The present research focuses on the formation of the urban realities in the ancient area of the ager Gallicus, corresponding to the actual territory of the northern Marche region. In fact, within the framework of the Roman colonization, the urban phenomenon represents the pivotal element for the organization of the territory. For this reason, the study is aimed at the comprehension of the dynamics and settlement choices at the basis of the structural forms of the Roman occupation. The final goal of the analysis of the genesis and development of the urban phenomenon in the ager Gallicus is to contribute to the general knowledge about the colonization and romanization processes in the entire medium-Adriatic area. The study is articulated in: state of the art of the most recent historiographic interpretations; a synthesis of the so-called “forms of the conquest"; a detailed and updated analysis, from the historical-archaeological and urban-topographical point of view, of the single urban realities of the ager Gallicus; a conclusive part where, confronting the elements at the basis of the urban definitions of the several examined realities, the main models for the formation of the cities are defined and described (coloniary foundation; coloniary foundation preceded by a pre-colonial presence in the form of a conciliabulum; previous nucleus of aggregation selected as reference pole for the spread settlements, scattered over the territory during the viritane distributions; centre of service created in function of the lands assignments to the colonists). Finally, a wider framework about the romanization in the ager Gallicus is outlined. In synthesis in this territory, the romanization appears as a progressive process of occupation, directly reflected by the development of the urban phenomenon, but which differs from what attested in the bordering areas or in the Cisalpina for some important ethnic and demographic dynamics.
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Silani, Michele Giovanni <1983&gt. "Citta' e territorio: La formazione della citta' romana nell'ager gallicus." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6709/.

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Abstract:
La presente ricerca affronta lo studio della formazione delle realtà urbane nell'area dell'antico Ager Gallicus, grossomodo corrispondente all'attuale territorio delle Marche settentrionali. Nel quadro della colonizzazione romana il fenomeno urbano rappresenta, infatti, l'elemento cardine nell'organizzazione di un territorio. Per tale ragione, si è scelto di condurre un lavoro finalizzato alla comprensione dei tempi e dei modi che portarono alla formazione dei municipi e delle colonie nella strutturazione romana del territorio, cercando anche di comprendere le scelte insediative alla base delle singole forme strutturali. L'analisi della genesi e dello sviluppo del fenomeno urbano nell'ager Gallicus ha come obiettivo ultimo l'approfondimento della conoscenza sulla colonizzazione e romanizzazione in area medio adriatica. La ricerca si articola in: uno stato dell'arte delle più recenti interpretazioni storiografiche; una sintesi sulle cosiddette “forme della conquista” (frequentazioni “precoloniali”, realtà santuariali, fondazioni coloniarie, realtà proto-urbane legate all'agro); una dettagliata e aggiornata schedatura storico-archeologica e urbanistico-topografica delle singole realtà urbane dell'ager Gallicus (le colonie di Sena Gallica, Pisaurum, Fanum Fortunae e Aesis, e i municipi di Forum Sempronii, Suasa e Ostra, e Sentinum); una parte conclusiva dove, mettendo a confronto gli elementi alla base della definizione urbana delle realtà esaminate, vengono delineati e sintetizzati i principali modelli di formazione delle città nell'ager Gallicus così individuati (fondazione coloniaria; fondazione coloniaria preceduta da una fase precoloniale nella forma di conciliabulum; nucleo di aggregazione precedente (conciliabulum) scelto quale polo di riferimento del popolamento sparso nel territorio al momento delle distribuzioni viritane; centro di servizio creato in funzione di assegnazioni di terre ai coloni). Infine, viene tracciato un quadro complessivo della romanizzazione dell'ager Gallicus, che, in estrema sintesi, si configura come un processo progressivo di occupazione del territorio rispecchiato dallo sviluppo stesso del fenomeno urbano, ma che si differenzia dalle aree limitrofe o dall'area cisalpina per alcune importanti dinamiche etnico-demografiche.
The present research focuses on the formation of the urban realities in the ancient area of the ager Gallicus, corresponding to the actual territory of the northern Marche region. In fact, within the framework of the Roman colonization, the urban phenomenon represents the pivotal element for the organization of the territory. For this reason, the study is aimed at the comprehension of the dynamics and settlement choices at the basis of the structural forms of the Roman occupation. The final goal of the analysis of the genesis and development of the urban phenomenon in the ager Gallicus is to contribute to the general knowledge about the colonization and romanization processes in the entire medium-Adriatic area. The study is articulated in: state of the art of the most recent historiographic interpretations; a synthesis of the so-called “forms of the conquest"; a detailed and updated analysis, from the historical-archaeological and urban-topographical point of view, of the single urban realities of the ager Gallicus; a conclusive part where, confronting the elements at the basis of the urban definitions of the several examined realities, the main models for the formation of the cities are defined and described (coloniary foundation; coloniary foundation preceded by a pre-colonial presence in the form of a conciliabulum; previous nucleus of aggregation selected as reference pole for the spread settlements, scattered over the territory during the viritane distributions; centre of service created in function of the lands assignments to the colonists). Finally, a wider framework about the romanization in the ager Gallicus is outlined. In synthesis in this territory, the romanization appears as a progressive process of occupation, directly reflected by the development of the urban phenomenon, but which differs from what attested in the bordering areas or in the Cisalpina for some important ethnic and demographic dynamics.
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Saitta, Agata Valentina <1983&gt. "la lavorazione e commercializzazione delle risorse ittiche nella Sicilia romana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12980.

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Abstract:
La ricchezza delle acque che bagnano le coste siciliane era nota sin dai tempi antichi, e lo sapevano bene: Punici, Greci e Romani, che costruirono impianti di lavorazione del pesce nelle immediate vicinanze del mare. Le acque siciliane sono state interessate dalle rotte migratorie dei tonni ed in più la presenza sulle coste delle saline, giocò un ruolo fondamentale nella conservazione ed esportazione del pescato. Il presente lavoro vuole essere un’analisi dei principali impianti di lavorazione di salsamenta e salse di pesce nella Sicilia di epoca punica, greca e romana. Attraverso lo studio dei contenitori ceramici, adibiti al commercio di questi prodotti, si cerca di ricostruire il quadro delle relazioni commerciali in cui la Sicilia era coinvolta. La presenza sull’isola di fornaci per la produzione di questi contenitori, conferma ancora di più che quella della lavorazione e commercializzazione della produzione, era una delle principali attività di reddito per l’isola. Anche le analisi petrografiche condotte sui contenitori ritrovati in diversi siti, hanno confermato un’origine siciliana del contenitore, ed è da pensare che siciliano fosse anche il contenuto. Le esportazioni siciliane hanno interessato tutto il bacino Mediterraneo e non solo, si attestano contenitori sicelioti anche a Pompei. Ma l’isola non solo esportava, ma anche importava pesce lavorato nella costa africana, da dove seguendo rotte battute nell’antichità arrivava sulle coste siciliane a rifornire i consumatori locali o ripartiva verso altre destinazioni.
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Scalco, Luca. "RITRATTI DI FAMIGLIA SUI MONUMENTI FUNERARI ROMANI: COMMEMORAZIONE E RAPPRESENTAZIONE SOCIALE DI LEGAMI AFFETTIVI." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425357.

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Abstract:
The thesis analyses the family portraits on Roman funerary monuments (reliefs, altars, tombstones and statuary groups), coming from Rome and the Italian territory up to the Alps (Regiones V-XI) and dating from the 1st century BC to the early 4th AD. It aims to investigate the household composition and its relations with the funerary realm, by identifying the codification of iconographical features related to kin. After a short introduction on family in Roman time, the analysis moves through the different types of monuments and delineates their complex geographical and chronological distribution. This is shared by the sepulchral iconography, which is characterized by a large variability: it has stressed the need to classify depictions in different schemas, drawn at the same time on the number of portraits, on their distribution and on gender and age differences. In this way it has been possible to delineate the geo-chronological evolution of the iconography and to discover its serial parental meaning. Later, the analysis addresses the familiar significance of dress, attributes and gestures, identifying age and gender distinctions according to the different schemas. In the last part, the social impact of such representations is investigated: it contributes to delineate the general tendencies of family funerary portraiture and helps to link them to “every-day” structure of Roman household.
La tesi affronta lo studio delle raffigurazioni a soggetto familiare su monumenti funerari di epoca romana – rilievi, altari, stele, gruppi statuari –. Vengono considerati i segnacoli già editi provenienti dai territori tra Roma e l’arco alpino (Roma, Regiones V-XI), nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e l’inizio del IV d.C. Il lavoro si pone l’obiettivo di indagare la famiglia del tempo ed il suo rapporto con l’ambito funerario, attraverso il riconoscimento dei criteri di codificazione dei legami di parentela nell’immagine sepolcrale, nel loro sviluppo crono-geografico. Dopo una breve disamina del concetto di famiglia in epoca romana, lo studio affronta l’evoluzione dei supporti monumentali, tratteggiando una complessa distribuzione che ricalca da vicino quella delle diverse varianti iconografiche. Le immagini sono caratterizzate, infatti, da un’ampia variabilità, che ha reso necessaria una classificazione degli schemi sulla base del numero di persone ritratte, dell’età, del sesso e della posizione reciproca: in tal modo si delinea non solo l’evoluzione complessiva delle iconografie, ma anche se ne definiscono i significati parentali ricorrenti. Successivamente si analizza il valore familiare di vesti, attributi e prossemica, riconoscendone i criteri di distinzione generazionale e di genere. Infine si indaga il valore sociale della raffigurazione e si individuano i criteri iconografici generali del ritratto funerario di famiglia, correlandoli successivamente alla realtà “quotidiana” dei nuclei domestici romani.
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FLORISSI, VALENTINA. "Gli altari figurati di età ellenistica e romana dalla Beozia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2015. http://hdl.handle.net/2108/201963.

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GOBBO, BEATRICE. "LE NECROPOLI DI AQUILEIA ROMANA. ANALISI TOPOGRAFICA E MONUMENTALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/766.

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Abstract:
La ricerca analizza l’assetto delle necropoli romane di Aquileia, dal punto di vista dell’organizzazione spaziale, delle tipologie monumentali e della committenza delle tombe. Si prendono in considerazione le evidenze di carattere funerario di cui sia noto il luogo di provenienza. Si evince che i monumenti si disponevano lungo le sei strade principali in uscita dalla città, ma anche presso la viabilità secondaria a nord-est di Aquileia. In tutti i casi il tratto più vicino alle mura (entro 0,5-1 km) risulta il più ricco di testimonianze. La monumentalizzazione di questo settore va ascritta omogeneamente all’inizio dell’età imperiale, quando lo spazio viene occupato da ampi recinti con tombe erette in posizione di massima visibilità. A tale dinamica si accompagna una razionale divisione degli spazi lungo tutto il tracciato, disciplinata apparentemente con più rigore nella misura in agro, in particolare nel tratto più vicino alle mura. Si è notata la concentrazione di tombe monumentali in corrispondenza di ponti (necropoli della via Annia) e incroci stradali (necropoli nord-orientali). Monumenti di alto livello di età tardo-repubblicana e primo-imperiale (mausolei, edicole con statue) si sono osservati in località a circa 1-1,5 km dalla città lungo la viabilità nord- e sud-occidentale. Lo sfruttamento più intenso è riconoscibile nella necropoli lungo la strada verso la Pannonia, dove si registra un alto numero di altari funerari monumentali databili tra i primi decenni del I sec. d.C. e l’età traianea. I committenti sono soprattutto soldati e commercianti, che lungo questa direttrice svolgevano le loro attività professionali. Lo sfruttamento delle necropoli è diversificato nel tempo: quelle settentrionali mostrano una flessione delle testimonianze dopo i primi due decenni del II sec. d.C., mentre la via Annia (restaurata da Massimino il Trace) e la via meridionale (forse legata allo sviluppo di Grado) conservano abbondanti tracce di frequentazione fino al IV secolo, con numerose attestazioni di stele, ampiamente utilizzate fin dal I sec. d.C., oltre che di sarcofagi.
In this work we analyse the organisation of the Roman necropolis of Aquileia, by considering both topographical and monumental aspects. We consider spatial organisation of the sepulchral system, typology of the monuments, social status of the owners. Only attestations with a certified location are taken into account. The tombs are found to be positioned along the six main ways leading out from the city, but also along a secondary road, north-east from the city walls. All necropolis show a larger density of monuments within the first km from the city gates. The monumental development of these areas has to be ascribed to the beginning of the Imperial age. Wide sepulchral enclosures spread out in that period, with great tombs built up in a preminent and visible location. At the same time, most of space dedicated to burial purposes is partitioned in regular plots: near city walls this mainly concern the in agro dimension. A concentration of noteworthy monuments is observed in the vicinity of bridges (via Annia necropolis) and crossroads (north-eastern necropolis). Several aediculae and mausoleums of late Republican age and early Imperial age are found in areas at about 1-1,5 km from the city along north- and south-west ways. The largest number ot attentations is found in the necropolis along the road to Pannonia. Hence, we infer that this necropolis was the most exploitated one from the first decades of I century A.D. up to Trajan’s age. Great funerary altars with depictions at their sides are raised especially by soldiers and traders, whose professional activities gravitate around this road. Concerning the period of exploitation, we note differences between necropolis. The north- and north- eastern ones show a decrease of attestations after first two decades of II century A.D., maybe related to the changed political situation of the northern provinces. On the contrary, necropolis of via Annia (restored by Maximinus Thrax) and along southern ways (probably as consequence of the increasing importance of the neighboring town of Grado) appear to be used up to the beginning of IV century A.D. The most common types of monuments in this period are stelae (that were widely used in Aquileia from I century A.D.) and sarcophagi.
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GOBBO, BEATRICE. "LE NECROPOLI DI AQUILEIA ROMANA. ANALISI TOPOGRAFICA E MONUMENTALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/766.

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Abstract:
La ricerca analizza l’assetto delle necropoli romane di Aquileia, dal punto di vista dell’organizzazione spaziale, delle tipologie monumentali e della committenza delle tombe. Si prendono in considerazione le evidenze di carattere funerario di cui sia noto il luogo di provenienza. Si evince che i monumenti si disponevano lungo le sei strade principali in uscita dalla città, ma anche presso la viabilità secondaria a nord-est di Aquileia. In tutti i casi il tratto più vicino alle mura (entro 0,5-1 km) risulta il più ricco di testimonianze. La monumentalizzazione di questo settore va ascritta omogeneamente all’inizio dell’età imperiale, quando lo spazio viene occupato da ampi recinti con tombe erette in posizione di massima visibilità. A tale dinamica si accompagna una razionale divisione degli spazi lungo tutto il tracciato, disciplinata apparentemente con più rigore nella misura in agro, in particolare nel tratto più vicino alle mura. Si è notata la concentrazione di tombe monumentali in corrispondenza di ponti (necropoli della via Annia) e incroci stradali (necropoli nord-orientali). Monumenti di alto livello di età tardo-repubblicana e primo-imperiale (mausolei, edicole con statue) si sono osservati in località a circa 1-1,5 km dalla città lungo la viabilità nord- e sud-occidentale. Lo sfruttamento più intenso è riconoscibile nella necropoli lungo la strada verso la Pannonia, dove si registra un alto numero di altari funerari monumentali databili tra i primi decenni del I sec. d.C. e l’età traianea. I committenti sono soprattutto soldati e commercianti, che lungo questa direttrice svolgevano le loro attività professionali. Lo sfruttamento delle necropoli è diversificato nel tempo: quelle settentrionali mostrano una flessione delle testimonianze dopo i primi due decenni del II sec. d.C., mentre la via Annia (restaurata da Massimino il Trace) e la via meridionale (forse legata allo sviluppo di Grado) conservano abbondanti tracce di frequentazione fino al IV secolo, con numerose attestazioni di stele, ampiamente utilizzate fin dal I sec. d.C., oltre che di sarcofagi.
In this work we analyse the organisation of the Roman necropolis of Aquileia, by considering both topographical and monumental aspects. We consider spatial organisation of the sepulchral system, typology of the monuments, social status of the owners. Only attestations with a certified location are taken into account. The tombs are found to be positioned along the six main ways leading out from the city, but also along a secondary road, north-east from the city walls. All necropolis show a larger density of monuments within the first km from the city gates. The monumental development of these areas has to be ascribed to the beginning of the Imperial age. Wide sepulchral enclosures spread out in that period, with great tombs built up in a preminent and visible location. At the same time, most of space dedicated to burial purposes is partitioned in regular plots: near city walls this mainly concern the in agro dimension. A concentration of noteworthy monuments is observed in the vicinity of bridges (via Annia necropolis) and crossroads (north-eastern necropolis). Several aediculae and mausoleums of late Republican age and early Imperial age are found in areas at about 1-1,5 km from the city along north- and south-west ways. The largest number ot attentations is found in the necropolis along the road to Pannonia. Hence, we infer that this necropolis was the most exploitated one from the first decades of I century A.D. up to Trajan’s age. Great funerary altars with depictions at their sides are raised especially by soldiers and traders, whose professional activities gravitate around this road. Concerning the period of exploitation, we note differences between necropolis. The north- and north- eastern ones show a decrease of attestations after first two decades of II century A.D., maybe related to the changed political situation of the northern provinces. On the contrary, necropolis of via Annia (restored by Maximinus Thrax) and along southern ways (probably as consequence of the increasing importance of the neighboring town of Grado) appear to be used up to the beginning of IV century A.D. The most common types of monuments in this period are stelae (that were widely used in Aquileia from I century A.D.) and sarcophagi.
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DI, MAURO Simone. "La colonia romana di Allifae (Alife, CE). Aspetti storico-topografici e archeologici." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/91401.

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Abstract:
La ricerca che di seguito si presenta, nasce nell’ambito di un più ampio programma di indagini in corso nel Sannio sud-orientale, condotto dall’Università del Molise e mirato alla conoscenza delle forme di occupazione dell’area in età antica e alla comprensione del rapporto tra questa e la parte centrale del Sannio. La scelta dell’argomento risponde alla necessità di approfondimento di alcuni aspetti della storia economica e sociale di Alife, in quanto la città è uno dei più importanti crocevia di collegamento tra Campania antica e Sannio pentro. Nel primo capitolo sono esposti i dati storici relativi alla città ed è fornito un inquadramento topografico del suo territorio e delle sue forme di occupazione, attraverso la lettura analitica dei dati di archivio e bibliografici. Nel secondo si affrontano le problematiche relative alla deduzione della colonia di veterani e alla divisione agraria del suo ager. La questione è stata affrontata sia dal punto di vista topografico, con una proposta ricostruttiva differente rispetto a quelle note dalla letteratura specialistica; la tematica è stata affrontata anche dal punto di vista storico, cercando di comprendere quando sono avvenute le confische nel comprensorio alifano che hanno portato alla costituzione dell’ager publicus, quando è stato materialmente centuriato il territorio e quando ci sono state le assegnazioni. Nel terzo capitolo viene analizzato un contesto ceramico, proveniente da un sito urbano nei pressi della porta meridionale della città, in proprietà Amodeo, databile nella prima metà del I sec. d.C.; questo offre un quadro chiaro di alcuni aspetti della cultura materiale della colonia nelle sue prime fasi di vita. Nell’ultimo capitolo sono presentate le conclusioni della tesi, in cui si offrono le ipotesi di datazione dell’impianto centuriale e della deduzione della colonia, oltre che l’analisi statistica dei materiali precedentemente illustrati e l’individuazione delle forme ceramiche e delle merci prodotte localmente.
The research presented below is the result of a wider program of study conducted by the University of Molise in the south-eastern Samnium, aimed to understanding the forms of occupation of this area in ancient times and the relationship with the central part of the Samnium. The choice of the topic responds to the need to deepen some problems of the economic and social history of Allifae, one of the most important crossroads in the trades between ancient Campania and Samnium. In the first chapter the historical data related to the city are exposed and a topographical description of its territory and its forms of occupation in ancient times is provided, through an analytical reading of the archive and bibliographic sources. The second one deals with the problems related to the deduction of the colony of veterans and the agrarian division of the ager. The issue has been studied both from the topographical point of view, suggesting a different hypothesis compared with those known from the specialist literature; the problem was also analysed from the historical point of view, trying to understand when the confiscations that led to the establishment of the public ager took place in the area, when the territory was materially divided in centuriae and when the assignments were made. The third chapter examines a ceramic context, coming from an urban site near the southern gate of the city, datable in the first half of the first century. A.D.; this offers a clear picture of the material culture of the colony in its early stages of life. The last chapter contains the conclusions of the thesis, in which the hypotheses of dating of the limitatio and of the colony's deduction are offered, as well as the statistical analysis of the previously illustrated materials and the identification of the ceramic forms.
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Zentilini, Elisa <1983&gt. "Larinum: sviluppo, produzioni e commerci di una città romana sulle sponde dell'Adriatico." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10352.

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Abstract:
La tesi si occupa dello studio e della rielaborazione dei dati provenienti da alcuni scavi archeologici della città romana di Larino. Il lavoro, soprattutto quello relativo ai materiali ceramici, ha permesso di indagare le dinamiche evolutive ed economiche di questa città durante tutta l'epoca romana.
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Serafini, Alice <1994&gt. "Paesaggi urbani di Corinto romana: sculture ed elementi architettonici del centro monumentale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17429.

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Abstract:
L’elaborato ha come tema principale la città di Corinto durante il periodo romano, dopo essere stata distrutta e ricostruita prendendo il nome di Colonia Laus Iulia Corinthiensis nel 44 a.C. Nella prima parte si riporta un inquadramento storico e culturale del contesto, in cui si descrivono i cambiamenti principali dal punto di vista sociale, politico e urbanistico che il dominio romano ha comportato. L’analisi si concentra in particolar modo sull’architettura della città e sulla ricostruzione dei principali edifici da parte dei coloni. Vengono descritti templi, monumenti, basiliche, stoà e tutto ciò che compone l’impianto urbano tipico di una colonia romana. Nello specifico l’attenzione è rivolta alla decorazione architettonica degli edifici romani e alle varietà di esempi che si riscontrano sul materiale rinvenuto. In particolare vengono discussi gli elementi architettonici decorativi in terracotta e le tipologie di protomi, come nel caso della stoà meridionale del foro di Corinto in cui le testimonianze sono più attendibili, poiché meglio conservate. Attraverso le descrizioni accurate degli archeologi americani, che in prima persona hanno scavato e studiato le varie parti della città, e il confronto delle varie ipotesi fornite si presenta un’interpretazione in merito allo stile e alle varie tipologie di decorazione architettonica impiegate negli edifici pubblici.
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MASSARA, DANIELA. "L¿EDILIZIA ABITATIVA DI MILANO IN ETÀ ROMANA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/616907.

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Abstract:
The thesis research moves from the interest for the reconstruction of the historical image of Mediolanum through the analysis of the residential structures and the meaning of precise building and ornamental choices testified in them, beginning from the I century B.C. up to the IV century A.D. The thesis is divided in two parts. In the first section, constituted by the introduction and by three chapters, they are faced the history of the studies on the residential house building in Cisalpina, the topography of Mediolanum, the principal theme on the housing districts and a brief paragraph on the techniques. In the second part the catalog of the floors and of the domus are displayed. The topographical analysis of the city shows what premised essential to be able to fully understand the dynamics of the transformations of the insulae and of the domus in them existing; the examination of the archaeological rests is integrated with how much brought from the ancient sources and with the data emerged from the excavations and from the most recent studies on single monuments or on themes of more general character. A knowledge decidedly deepened of the archaeological reality in Milan and a critical use of the bibliographical sources and, above all, archive files of housing buildings are placed at the base of the search. The cards of the catalog of the domus, in fact, are based both on the bibliography and on the reports of excavations; the bibliography in few cases is related to the scientific publication of the archaeological excavations, while for the greatest part of the recoveries it is limited to few hints or news on them. This is due partly to the fact that, for many contexts, the consistence of the finds concerns the floor coverings and/or single building structures. The documentation of file examined is not homogeneous: for the most recent excavations it is filed at the excavation archive of the Italian Antiquity Authority (Soprintendenza) and it can furnish the reports of excavation, the graphic and photographic material, rarely the preliminary presentation of the material finds. For the investigations conducted before the years '80 of the last century, the documents are preserved instead at the topographical section of the Soprintendenza, together with papers of office and cadastral; in the most fortunate cases the diaries of excavation have been found correlated by sketches of the plants and the recoveries, together with photos of these last in black and white; more easily, however, it deals with short notes of the assistants of excavation and reliefs of the architects of the Municipality, normally without explanations and/or characterizations. It needs to underline as, especially for the contexts without any publication, has been faced the studying from zero of the entire dig documentation, departing from the reading of the reports, therefore of the cards of stratigraphic units, comparing then the information contained with photos and reliefs. The cards are been filled up with detail of elements, keeping in mind of everything how much has been possible to find and to verify, crossing the data emerged from the different domus so that to be able to furnish a comparison of the interpretative analysis from time to time suggested. In the chapter on the housing districts they are examined in their whole the housing contexts introduced in the catalog, distinguishing them among urban and suburban, according to a diachronic sequence, so that to put in relief similarities and differences in the organization of the spaces and in the type of decoration. Although it has not been archaeologically investigated till now a whole entire roman house, the final documentation represents ahead a meaningful footstep in the understanding of the house building in roman Milan. Among the environments more frequently observed, besides the courts endowed with elements of water supply, they are cubicula and triclinia. These last ones are examined apart, among the propria loca: cubicula and dining rooms result often combined, according to various solutions, not adhering to a common standard, inside the house arrangement; their decoration stands out for refinement and luxury, from the moment that since the I century B.C. there are floors layout in opus sectile, besides in cement and mosaic. It highlights the rarity of the figurative scenes:, only two examples in fact have been found dated to the I century B.C.-I century A.D. and three between III and IV century A.D. (one of which from the imperial palace), to forehead of twenty-six floors in opus sectile. Building and decorative fervor characterizes the houses of the inhabitants of Mediolanum since the beginnings of its Romanization, without Celtic traditions are abandoned entirely, for example in the employment of walls in perishable material, well attested for the whole I century A.D. and richly according to the fashion of the centre italic paintings. Constructive initiative and aesthetic seeking are comparable to that of other important Roman centers, as for instance. in Cisalpina, that of Aquileia.
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Tamburrino, Eugenio <1987&gt. "'Aquae Alpinae': l'acqua nell'arco alpino orientale in età romana : approvvigionamento, deflusso, gestione, aspetti sociali." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14993.

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Abstract:
Il progetto si propone di indagare i diversi metodi di approvvigionamento, uso, smaltimento della risorsa idrica nell’arco alpino orientale in età romana, oltre alle ricadute socio-economiche che la gestione dell’acqua ebbe in questo territorio. I siti-campione scelti per il progetto condividono infatti le condizioni topografiche e morfologiche, che pongono per la conduzione dell’acqua problematiche simili. Parimenti, in un contesto - come quello che ci si propone di indagare - omogeneo nei suoi tratti generali, è possibile delineare come le strutture idrauliche e la percezione sociale dell’acqua in età romana siano stati condizionati dal clima, dalla geografia, da influenze culturali e dallo sviluppo tecnico. Lo studio delle infrastrutture idrauliche, come già notato, è correlato a un approccio “strutturalistico”. Il primo passo della ricerca (aspetti topografici) si fonda sull’analisi delle fonti storiche, della letteratura e sullo spoglio dei ritrovamenti ottenuti dagli scavi intrapresi dai diversi Enti preposti. Una seconda parte della tesi si concentra sulle scelte tecnologiche proprie degli impianti idraulici e considera anche le scelte resesi necessarie per fronteggiare le caratteristiche topografiche dei territori. Infine, una terza sezione dell’elaborato prende in considerazione gli aspetti sociali e socio-economici sia in ogni sito, sia – più compiutamente e per un’analisi generale - nell’arco alpino orientale relativi all’impatto che l’acqua ebbe in tali contesti.
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Salmaso, Rachele <1994&gt. "Ἀρετή e virtus al femminile. La gravidanza e il parto nell’arte greca e romana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16590.

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Abstract:
Attraverso un catalogo che illustra le diverse rappresentazioni della maternità (intesa come scene di travaglio, parto e allattamento) nell'arte classica, la tesi illustrerà l'evoluzione artistica di un tema così delicato e i relativi i mutamenti di significato che la committenza voleva trasmettere ai posteri. Attraverso l'uso di fonti antiche e di bibliografia moderna verranno inoltre illustrate le tecniche mediche dell'epoca e il sapere "scientifico" adottato in quelli che erano (e sono anche oggi) i momenti più delicati nella vita di una donna: la gravidanza, il travaglio, il parto e l'allattamento con tutti i pericoli ad essi connessi.
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Ferretti, Laura, and Elisabetta Pedrelli. "Claterna Civitas Romana : Narrazione di una città sull'Aemilia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2192/.

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Abstract:
L’arteria principale dell’antica Regio VIII si è dimostrata l’elemento cardine per la fondazione delle città in epoca romana. Le città che nascono sulla via Emilia entrano in un rapporto di simbiosi e di dipendenza con la strada antica, tanto che quest’ultima diventa l’asse generatore di tutta la forma urbis. Questo tracciato generatore è rimasto immutato se non per alcune sporadiche eccezioni e si è consolidato, nella sua forma e funzione, andando a creare così un’integrazione perfetta con l’imago urbis. Anche la città di Claterna deve la sua fondazione alla presenza di questo importante segno, tracciato nel 187 a.C.; un segno che nasce da un’astrazione e dal possesso dell’idea di linea retta da parte dei romani, il cui compito è dare ordine allo spazio che consideravano un caos, e come tale doveva essere organizzato in maniera geometrica e razionale. La via Emilia diventa l’asse generatore della città, la quale segue appunto l’orientamento fornito dall’asse stesso che assume il ruolo di decumanus maximus per l’insediamento, e sulla quale si baserà la costruzione della centuriazione claternate. Il tracciato così forte e importante dal punto di vista funzionale assume però in contemporanea un ruolo di divisione della civitas, in quanto va a separare in maniera netta la zona sud da quella nord. Questa situazione è maggiormente percepibile oggi rispetto al passato, vista la situazione di incolto che prevale sull’area. L’area di progetto risulta infatti tagliata dalla strada statale ed è di conseguenza interessata da problematiche di traffico veicolare anche pesante; tale situazione di attraversamento veloce non permette al viaggiatore di cogliere una lettura completa e unitaria di quello che era l’antico insediamento romano. Inoltre la quota di campagna, che racchiude il layer archeologico, è più bassa rispetto alla quota di percorrenza della strada e non essendoci alcun elemento visivo che possa richiamare l’attenzione di chi percorre questo tratto di via Emilia, l’area d’interesse rimane completamente nascosta e inserita nel contesto paesaggistico. Il paesaggio diventa l’unico immediato protagonista in questo frangente di via Emilia; qui è diverso da molte altre situazioni in cui l’abitato si accosta alla strada, o ancora da quando la strada antica, e ciò si verifica nei maggiori centri urbani, viene ad essere inglobata nel reticolo cittadino fatto di strade ed edifici e con esso si va a confondere ed integrare. Infatti nella porzione compresa tra il comune di Osteria Grande e la frazione di Maggio, ci si trova di fronte ad un vero e proprio spaccato della conformazione geomorfologica del territorio che interessa tutta la regione Emilia Romagna: rivolgendosi verso sud, lo sguardo è catturato dalla presenza della catena appenninica, dove si intravede il grande Parco dei Gessi, che si abbassa dolcemente fino a formare le colline. I lievi pendii si vanno a congiungere con la bassa pianura che si scontra con il segno della via Emilia, ma al di là della quale, verso nord, continua come una distesa senza limite fino all’orizzonte, per andare poi a sfumare nel mare Adriatico. Questi due aspetti, la non percepibilità della città romana nascosta nella terra e la forte presenza del paesaggio che si staglia sul cielo, entrano in contrasto proprio sulla base della loro capacità di manifestarsi all’occhio di chi sta percorrendo la via Emilia: la città romana è composta da un disegno di tracce al livello della terra; il paesaggio circostante invece diventa una vera e propria quinta scenica che non ha però oggetti da poter esporre in quanto sono sepolti e non sono ancora stati adeguatamente valorizzati. Tutte le città, da Rimini a Piacenza, che hanno continuato ad esistere, si sono trasformate fortemente prima in epoca medievale e poi rinascimentale tanto che il layer archeologico romano si è quasi completamente cancellato. La situazione di Claterna è completamente diversa. La città romana è stata mano a mano abbandonata alla fine del IV secolo fino a diventare una delle “semirutarum urbium cadavera” che, insieme a Bononia, Mutina, Regium e Brixillum fino a Placentia, Sant’Ambrogio ha descritto nella sua Epistola all’amico Faustino. Ciò mostra molto chiaramente quale fosse la situazione di tali città in età tardo-antica e in che situazione di degrado e abbandono fossero investite. Mentre alcune di queste importanti urbes riuscirono a risollevare le loro sorti, Claterna non fu più interessata dalla presenza di centri abitati, e ciò è dovuto probabilmente al trasferimento degli occupanti in centri e zone più sicure. Di conseguenza non si è verificato qui quello che è successo nei più importanti centri emiliano-romagnoli. Le successive fasi di sviluppo e di ampliamento di città come Bologna e Piacenza sono andate ad attaccare in maniera irrecuperabile il layer archeologico di epoca romana tanto da rendere lacunosa la conoscenza della forma urbis e delle sue più importanti caratteristiche. A Claterna invece lo strato archeologico romano è rimasto congelato nel tempo e non ha subito danni contingenti come nelle città sopra citate, in quanto il suolo appunto non è stato più interessato da fenomeni di inurbamento, di edificazione e di grandi trasformazioni urbane. Ciò ha garantito che i resti archeologici non venissero distrutti e quindi si sono mantenuti e conservati all’interno della terra che li ha protetti nel corso dei secoli dalla mano dell’uomo. Solo in alcune porzioni sono stati rovinati a causa degli strumenti agricoli che hanno lavorato la terra nell’ultimo secolo andando ad asportare del materiale che è stato quindi riportato alla luce. E’ stata proprio questa serie di ritrovamenti superficiali e fortunati a far intuire la presenza di resti archeologici, e che di conseguenza ha portato ad effettuare delle verifiche archeologiche con sondaggi che si sono concluse con esiti positivi e hanno permesso la collocazione di un vincolo archeologico come tutela dell’area in oggetto. L’area di progetto non è quindi stata contaminata dall’opera dell’uomo e ciò ha garantito probabilmente, secondo le indagini degli archeologi che lavorano presso il sito di Claterna, un buono stato di conservazione per gran parte dell’insediamento urbano e non solo di alcune porzioni minori di città o di abitazioni di epoca romana. Tutto questo attribuisce al sito una grande potenzialità visto che i casi di ritrovamenti archeologici così ampi e ben conservati sono molto limitati, quasi unici. Si tratterebbe quindi di riportare alla luce, in una prospettiva futura, un intero impianto urbano di epoca romana in buono stato di conservazione, di restituire un sapere che è rimasto nascosto e intaccato per secoli e di cui non si hanno che altre limitatissime testimonianze.
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COLZANI, GIOVANNI. "SCHEMA E DIMENSIONE. 'SCULTURA IDEALE' IN PICCOLO FORMATO DI ETÀ ELLENISTICA E ROMANA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/819329.

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Abstract:
This research is focused on the study of small-sized ‘ideal sculpture’ from Hellenistic and Roman times, a category of objects in which seriality in form and variation in size are combined. These statuettes are not uniform in terms of artistic and material qualities, closely conditioned by the object’s function as well as the customer’s personal taste and means, lending themselves to a large variety of functions and contexts associated with extremely different levels of manufacture and customers, often very poor. However, it is wrong to state that miniatures in general were nothing more than a cheap and simplified alternative to larger scale copies: their peculiar format allowed for a wider range of choices, in terms of use of either cheap or extremely costly materials, methods of production, and modes of fruition. Analysing the relationship between plastic and literary arts, the study of small-sized ideal plastic related to two of the most representative subjects (Herakles and Aphrodite) contribute to a better understanding of the status of this production in the development of ancient art and concur to redefine some interesting aspects of the Hellenistic and Roman way of intending the aesthetic value.
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Fabbri, Thomas, and Sara Salvigni. "Rileggere le tracce: Valorizzazione e musealizzazione della città romana di Suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8684/.

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Abstract:
Questa tesi di laurea prosegue il lavoro intrapreso durante il Laboratorio di Laurea “Archeologia e Progetto di Architettura” nell’anno accademico 2013-2014; il corso si è occupato delle indagini e analisi preliminari sulla città romana di Suasa nella valle del fiume Cesano nelle Marche. Attraverso la collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle Marche e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna questo lavoro si è poi sviluppato nei mesi successivi arrivando a comporre il progetto di tesi per la valorizzazione e musealizzazione del parco archeologico di Suasa. Questo testo si compone di due parti: la prima raccoglie tutto il lavoro di analisi della città e del suo territorio frutto del lavoro collettivo di alcuni dei componenti del Laboratorio di Laurea, mentre la seconda descrive il progetto del nostro gruppo. Questo consiste nell’individuazione degli obiettivi e nello sviluppo delle strategie per fare di Suasa un parco archeologico di rilievo su cui sperimentare alcuni temi fondamentali nel dibattito attuale sulla musealizzazione dei reperti archeologici, confrontandosi con una intera area urbana inserita in un contesto paesaggistico che assume un ruolo fondamentale nelle scelte progettuali.
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Salvigni, Sara, and Thomas Fabbri. "Rileggere le tracce: Valorizzazione e musealizzazione della citta romana di Suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8686/.

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Abstract:
Questa tesi di laurea prosegue il lavoro intrapreso durante il Laboratorio di Laurea “Archeologia e Progetto di Architettura” nell’anno accademico 2013-2014; il corso si è occupato delle indagini e analisi preliminari sulla città romana di Suasa nella valle del fiume Cesano nelle Marche. Attraverso la collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle Marche e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna questo lavoro si è poi sviluppato nei mesi successivi arrivando a comporre il progetto di tesi per la valorizzazione e musealizzazione del parco archeologico di Suasa. Questo testo si compone di due parti: la prima raccoglie tutto il lavoro di analisi della città e del suo territorio frutto del lavoro collettivo di alcuni dei componenti del Laboratorio di Laurea, mentre la seconda descrive il progetto del nostro gruppo. Questo consiste nell’individuazione degli obiettivi e nello sviluppo delle strategie per fare di Suasa un parco archeologico di rilievo su cui sperimentare alcuni temi fondamentali nel dibattito attuale sulla musealizzazione dei reperti archeologici, confrontandosi con una intera area urbana inserita in un contesto paesaggistico che assume un ruolo fondamentale nelle scelte progettuali.
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GRASSI, ELISA MARIA. "L'artigianato metallurgico nella Cisalpina romana: i casi di Milano e Verona. Aspetti insediativi e tecnologici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/848.

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Abstract:
Analisi di due siti di lavorazione metallurgica in altrettanti centri urbani della Cisalpina romana, Milano e Verona, contestualizzandoli nel complesso delle conoscenze già acquisite relative alle attività di lavorazione dei metalli nelle due città, a loro volta inserite nella più vasta problematica delle città dell’Italia Settentrionale.
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GRASSI, ELISA MARIA. "L'artigianato metallurgico nella Cisalpina romana: i casi di Milano e Verona. Aspetti insediativi e tecnologici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/848.

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Abstract:
Analisi di due siti di lavorazione metallurgica in altrettanti centri urbani della Cisalpina romana, Milano e Verona, contestualizzandoli nel complesso delle conoscenze già acquisite relative alle attività di lavorazione dei metalli nelle due città, a loro volta inserite nella più vasta problematica delle città dell’Italia Settentrionale.
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LOBIETTI, ANTONELLA. "RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO VEGETALE NATURALE E CULTURALE NEL NORD ITALIA TRA ETA’ ROMANA E MEDIOEVO SU BASI ARCHEOBOTANICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488144.

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Abstract:
Il presente lavoro intende ricostruire il paesaggio vegetale antico in area padana nell’Alto Medioevo con uno sguardo al periodo Romano antico fino all’età avanzata del Medioevo attraverso le indagini archeobotaniche. In totale sono stati presi in esame 13 siti archeologici di cui 6 di tipo insediativo, e 7 di tipo naturalistico localizzati nei territori dell’Emilia Romagna, della Lombardia meridionale e del Veneto. Le analisi, l’elaborazione e l’interpretazione dei dati ottenuti dalle indagini archeobotaniche, sono state effettuate presso il Laboratorio di Palinologia – Laboratorio Archeoambientale del C.AA. “G. Nicoli” srl, nella sede operativa di San Giovanni in Persiceto (Bologna). Per la ricostruzione del paesaggio vegetale sono stati presi in considerazione principalmente i dati emersi dalle analisi palinologiche di 102 campioni pollinici e 518 reperti lignei rinvenuti nei siti dei boschi sepolti. I dati emersi dalle indagini archeobotaniche sono stati confrontati con la documentazione di scavo disponibile o le pubblicazioni edite e, per ogni sito, sono state individuate Zone Vegetazionali per una definizione di serie e periodi omogenei dal punto di vista ambientale. I dati presentati vanno ad arricchire e dettagliare il quadro evolutivo fornito fino ad oggi dai precedenti studi e a chiarire maggiormente gli aspetti collegati all’incidenza delle attività umane sul contesto naturale e alle scelte locali delle diverse comunità, rivelando strategie di sussistenza volte alla diversificazione dei prodotti primari ed alla conservazione delle potenzialità produttive. Un aspetto innovativo è il confronto dei dati archeobotanici riferibili a contesti antropici con quelli ottenuti da aree di indagine “off-site”, più indisturbate dall’azione dell’uomo, quali i boschi e le aree umide, che completano e definiscono con maggiore dettaglio la fisionomia del paesaggio antico e permettendo così di poter avere una visione completa dell’evoluzione del territorio nel corso dei secoli.
This work intends to define the ancient landscape in the Po Valley area in early Middle Age with a look at the ancient Roman period up to the advanced Middle Age, through archaeobotanical investigations. In total, 13 archaeological sites were examined, 6 of which of a settlement type, and 7 of a naturalistic type located in Emilia Romagna, southern Lombardy and Veneto. The analysis, processing and interpretation of the data obtained from the archaeobotanical investigations, were carried out at the Palynology – Archaeo - Environmental Laboratory of C.AA. "G. Nicoli" srl, San Giovanni in Persiceto (Bologna). The reconstruction of landscape, is based on the data from 102 palynological study samples and from the investigations on 518 wood macroremains found in the buried ancient woods sites. The emerging data from the archaeobotanical investigations were compared with the available archaeological results and, for each site, some Vegetational Zones were identified to describe the environmental evolution through main homogeneous series. It was possible to take over the reconstruction of events that shaped the landscape of the Po Valley, the progressive succession of climatic and historical phases and the local human choices, made by local communities, aimed to increase and diversify primary products and their storage. An innovative aspect of this work is the comparison of archaeobotanical data referred to anthropic contexts with those obtained from "off-site" research areas, such as woods and wetlands far from human action, which complete and define the image of the ancient landscape, allowing a clear vision on the evolution of the North Italy Po plain area over the centuries.
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Drago, Eleonora <1989&gt. "Il collezionismo di antichità di Isabella Stewart Gardner: i rilievi funerari di epoca romana a Boston." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12946.

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Abstract:
Il lavoro intende presentare l'eterogenea collezione di rilievi funerari – urne, altari, sarcofagi e loro frammenti – di epoca romana conservati presso l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Attraverso l’analisi delle ricerche svolte presso il Museo e altri archivi e istituzioni, l’obiettivo della Tesi è ricostruire la storia dei ventisette rilievi antecedente alle acquisizioni e possibilmente dal loro ritrovamento, darne una descrizione dettagliata e tentare una classificazione che permetta di riconoscere il legame dei pezzi della raccolta con altri rilievi simili dal punto di vista iconografico e conservati in altre collezioni, sia per quanto riguarda i singoli oggetti, sia considerando la raccolta del Museo nella sua interezza.
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Drago, Eleonora <1989&gt. "Il collezionismo di antichità di Isabella Stewart Gardner: i rilievi funerari di epoca romana a Boston." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12947.

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Abstract:
Il lavoro intende presentare l'eterogenea collezione di rilievi funerari – urne, altari, sarcofagi e loro frammenti – di epoca romana conservati presso l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Attraverso l’analisi delle ricerche svolte presso il Museo e altri archivi e istituzioni, l’obiettivo della Tesi è ricostruire la storia dei ventisette rilievi antecedente alle acquisizioni e possibilmente dal loro ritrovamento, darne una descrizione dettagliata e tentare una classificazione che permetta di riconoscere il legame dei pezzi della raccolta con altri rilievi simili dal punto di vista iconografico e conservati in altre collezioni, sia per quanto riguarda i singoli oggetti, sia considerando la raccolta del Museo nella sua interezza.
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Flamini, Filippo. "Progetto di copertura della domus romana dei coiedii a suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10047/.

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Abstract:
Il tema delle coperture in ambito archeologico è particolarmente presente nel dibattito architettonico attuale per le implicazioni che una tale struttura comporta nella relazione con un manufatto antico, nella lettura che ne può dare al pubblico e anche nello sviluppo di tecniche costruttive che consenta di coprire grandi luci interferendo il meno possibile con lo strato archeologico. I temi sviluppati in questa tesi di laurea partono dagli studi intrapresi durante il Laboratorio di Laurea “Archeologia e Progetto di Architettura” nell’anno accademico 2013-2014, che si è occupato delle analisi della città romana di Suasa, nel territorio marchigiano, con l’obiettivo di confrontarsi con le tematiche della musealizzazione e della progettazione in un ambito delicato come quello archeologico con tutte le sue particolarità. La tesi si occupa del progetto strutturale della copertura iniziato in gruppo con due miei colleghi, Thomas Fabbri e Sara Salvigni, la cui prima parte si è conclusa nel 2015 nella loro tesi di laurea intitolata Rileggere le tracce: valorizzazione e musealizzazione della città romana di Suasa.
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Di, Silvestre Stefano <1986&gt. "Dall'Africa romana all'Ifriqiya musulmana, un territorio in transizione. Analisi delle trasformazioni urbane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2385.

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Abstract:
Topografia ed elementi di storia dell'urbanistica nel territorio dell'Africa romana orientale, con approfondimento per l'età Tardoantica. Integrazione tra lo studio delle fonti geografiche dirette islamiche e le informazioni ricavate dalle pubblicazioni di scavo dei siti compresi nel territorio dell'Ifriqiya islamica (Tunisia, Tripolitania e Algeria nord-orientale) per una ricostruzione cartografica e topografica dell'insediamento medievale. Schede di sito dei principali centri urbani tra il VI e l'XI secolo.
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Centola, V. "I sistemi di copertura nelle domus di età romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421937.

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Abstract:
The roofing system for houses from Roman times is currently one of the least studied aspects of ancient architecture. One reason is certainly to be found in the very few or almost inexistent archaeological remains: In fact, during an excavation substantial information is usually found concerning the foundation of the structures and on the walls, not surprisingly objects of thorough investigations, whilst the attics and roofs, by far the parts that are most difficult to conserve, are rarely found in the collapse. Therefore the lack of archaeological data is reflected in the manuals on architecture and building related to the Roman period where there are few references to the construction techniques, generally referred to the public buildings. The study of ancient sources (literary, epigraphic, iconographic), the analysis of the archaeological evidence (especially from the area around Vesuvius), the study of the way wooden roofs have been built in the modern era (before using laminated wood) and the study of wood itself was not neglected -as the main material used for roofs- all these studies have made it possible to understand what was known about the roofs of Roman houses; to understand what the constructive typologies were certainly used in the old; to identify the technical and dimensional parameters needed to propose correct reconstructions from a philological point of view, but also static; to understand the relation between the different types of roofing and the planimetry-sizeplanes. Finally, the set-up of the Domus 3D calculation program finally allows to dimension the roof beams and locate the tilting angles of the roofs based on the number of supposed planes in the building and the thickness and type of the wall structures.
Il sistema di copertura delle abitazioni di età romana è uno degli aspetti meno studiati dell’architettura antica; una delle ragioni è sicuramente da ricercare nelle poco numerose o quasi nulle attestazioni archeologiche: se infatti generalmente nel corso degli scavi sono recuperate consistenti informazioni sulle fondazioni delle strutture e su parte degli alzati, non a caso oggetto di studi approfonditi, i solai e i tetti sono in assoluto le parti architettoniche più difficilmente conservabili e rinvenute raramente in stato di crollo. La carenza di dati archeologici si riflette, di conseguenza, nei manuali dedicati all’architettura o all’edilizia di età romana nei quali sono scarsi i riferimenti alle tecniche costruttive relative alle coperture e si riferiscono soprattutto ad edifici pubblici. Lo studio delle fonti antiche (letterarie, epigrafiche, iconografiche), l’analisi delle attestazioni archeologiche (provenienti soprattutto dall’area vesuviana) lo studio delle soluzioni adottate nella costruzione dei tetti in legno in età moderna (prima dell’avvento del legno lamellare) e lo studio del legno, principale materiale adoperato per le coperture, ha permesso di comprendere quanto fosse noto sulle coperture delle abitazioni di epoca romana, capire quali fossero le tipologie costruttive certamente adoperate in antico, identificare i parametri tecnici e dimensionali necessari per proporre ricostruzioni corrette da un punto di vista filologico, ma anche statico, comprendere la relazione tra le diverse tipologie di coperture e le grandezze-planimetrie degli ambienti. La creazione del programma di calcolo Domus 3D permette infine di dimensionare le travi delle coperture e individuare gli angoli di inclinazione possibili sulla base del numero di piani supposti nell’edificio e dello spessore e tipologia delle strutture murarie.
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Taverni, Federico <1985&gt. "Atlante digitale sulla diffusione del culto di Serapide nella cultura greco-romana. Testi, documenti, oggetti; luoghi e cronologie." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9201/1/Taverni_Federico_tesi.pdf.

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Abstract:
Il progetto di ricerca intende analizzare, mediante lo sviluppo di una metodologia di ricerca innovativa, la penetrazione del culto di Serapide nella cultura greco-romana in un arco cronologico compreso tra la fine del IV sec. a.C. e gli inizi del IV sec. d.C.. Tale culto, istituito agli inizi dell’età tolemaica, ebbe un ampio sviluppo nel Mediterraneo, contribuendo in modo decisivo alla conoscenza e alla diffusione della cultura egiziana presso i Greci e i Romani. Lo studio, dopo una fase preliminare di ricerca di fonti materiali e letterarie, ha consentito la costruzione di un atlante digitale georeferenziato, attraverso lo sviluppo di un sistema GIS, popolato con le diverse testimonianze del culto (fonti letterarie classiche che contengono indicazioni di carattere geografico, reperti museali di accertata provenienza, siti archeologici, siti in cui sono stati identificati templi e santuari, monete, iscrizioni e, in generale, tutto ciò che proviene dalla cultura materiale riferibile a Serapide). L’atlante digitale consente un nuovo tipo di approccio a una messe di dati multiformi ed eterogenei e è quindi utile per ricostruire, attraverso un innovativo supporto grafico e visuale, le aree in cui il culto ha avuto una maggiore diffusione, i canali che ne hanno favorito la penetrazione e i dati cronologici complessivi. I contenuti che popolano l’atlante sono infatti organizzati in modo da poter essere interrogabili, anche attraverso ricerche di tipo booleane, offrendo così diverse possibilità di visualizzazione, sia di tipo diacronico e sincronico, ma anche di tipo semantico, focalizzando specifici aspetti e pratiche del culto.
The aim of my research project is to analyze, using a cutting edge methodology, the penetration of Serapides’s cult in the Greek-Roman culture in a period of time from the end of VI century b.c. to the beginning of the IV century a.c. The cult, born at the beginning of the ptolemaic era, has had a wide development in the Mediterranean area, playing a key a role in the dissemination of the Egyptian culture within the Greeks and Romans. After a first preliminary phase of study using material and literary sources, the study has leaded to the creation of georeferentiated digital atlas using a GIS system, populated with different cult proofs ( classical literature sources proving geographical notions, museum artifacts with a sure provenance, archaeological sites, sites where have been detected temples and sanctuaries, coins, inscriptions and, generally speaking all the material culture referred to the serapide‘s cult.) The digital atlas allows a pioneering approach to heterogeneous and not structured variety of data and therefore is really useful to reconstruct thanks to a new graphical and visual interface, the geographical areas where the cult had a big diffusion, the ways which helped the penetration and overall chronological data. The atlas contents are organized in order to be questioned, also through Boolean researches, offering different ways of visualization in diachronic, synchronic and semantic modes, focusing on specific aspects of the cult.
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Didonè, Alessandra. "La pittura romana nella Regio X: dalla schedatura informatizzata all'analisi degli aspetti artistici e culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424290.

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Abstract:
The study is part of the TECT project, which originated from the collaboration between research groups of the universities of Padova and Bologna. The goal is the creation of a database to systematically record the presence of Roman wall paintings in Cisalpine Gaul. This research aims to analyze and examine all the Roman wall-paintings that have been recovered in Regio X, ranging from the 2nd century BC to the 4th century AD, using the database and the glossary developed for the TECT project. The study aims to test the database through processing data which had never been analysed as a whole. This systematic classification was the prerequisite to highlight the specificity of the artistic production of the region. Indeed it was possible to stress the original traits of this production and also to identify its relations with others areas, particularly with central Italy and with transalpine regions.
La presente ricerca si inserisce nel progetto TECT, nato dalla sinergia tra le Università di Padova e di Bologna, rivolto alla creazione di una banca dati della documentazione pittorica dell'area cisalpina. Servendosi dello strumento informatico e del glossario terminologico elaborato nell'ambito del progetto, di cui la scrivente è stata parte attiva, la ricerca è consistita nella catalogazione informatizzata delle pitture messe in luce nella Regio X all'interno di un arco cronologico esteso tra il II sec. a.C. e il IV sec. d.C. L'obiettivo è stato quello di verificare la validità della banca dati, che nel panorama nazionale si rivela uno strumento innovativo, raccogliendo e mettendo in sistema una mole di dati che non era mai stata analizzata complessivamente. La catalogazione sistematica delle attestazioni pittoriche ha costituito il presupposto indispensabile per far luce sulla specificità della produzione pittorica della regione, della quale sono stati indagati i caratteri di originalità e, al contrario, quelli che hanno permesso di individuare rapporti con altre aree geografiche, in particolare con l'area centro-italica, imprescindibile termine di confronto per abbondanza di documentazione, ma anche con le aree limitrofe transalpine e altoadriatiche
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ORIOLO, FLAVIANA. "LA PITTURA ROMANA NELLA CISALPINA ORIENTALE : CONTESTI ARCHITETTONICI E SISTEMI DECORATIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1411.

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Abstract:
Il tema del progetto di ricerca è lo studio della pittura romana nell’area della Cisalpina orientale, con particolare riferimento alle problematiche connesse alla definizione dei processi formativi e delle peculiarità delle maestranze. L’ambito geografico considerato è compreso tra Altino e Trieste: all’interno di questo comparto territoriale Aquileia e Altino hanno costituito i due ambiti privilegiati della ricerca, anche per la possibilità di condurre un’indagine rigorosa su tutto il materiale pittorico conservato presso i Musei Archeologici. L’esame autoptico condotto con un approccio metodologico volto a considerare il supporto e la superficie dipinta è stato incrociato con l’analisi delle fonti documentarie inedite, che nel caso di Aquileia hanno rappresentato un imprescindibile strumento per la restituzione dei contesti: sono stati riqualificate nel senso topografico alcune partizioni edite, che assieme a numerose altre inedite vanno a restituire una nuova immagine alle abitazioni scavate nel secolo scorso. Lo studio ha messo in evidenza un panorama ricco dal punto di vista quantitativo che ho offerto significativi spunti di analisi sui caratteri della produzione, soprattutto nell’ottica del riconoscimento delle peculiarità regionali elaborate dalle officine pittoriche operanti sul territorio.
The subject of this research project is the study of Roman wall-painting in eastern Cisalpine Gaul, more specifically dealing with the aspects of the creation and development of the local workshops and their peculiar characteristics. The area taken into consideration is set between Altino and Trieste: within this territory Aquileia and Altino have represented the two privileged research fields, given the possibility to analyse thoroughly all the wall-painting evidence preserved in the Archaeological Museums. Direct examination, conducted with a specific attention to the plaster bearer and the painted surface, has been combined with the analysis of unpublished documentation which, in the case of Aquileia, has represented an indispensable instrument for the reconstruction of the original contexts. In this way it has been possible to re-define topographically some well known examples of wall-paintings which, together with many yet unpublished examples, contribute to give a new image of the private houses excavated during the last century. This research has revealed an outline very rich in respect of the quantities and which has offered interesting starting points for the analysis of the different aspects of the production, specifically aimed to the recognition of local peculiarities developed by the workshops operating in this area.
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ORIOLO, FLAVIANA. "LA PITTURA ROMANA NELLA CISALPINA ORIENTALE : CONTESTI ARCHITETTONICI E SISTEMI DECORATIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1411.

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Abstract:
Il tema del progetto di ricerca è lo studio della pittura romana nell’area della Cisalpina orientale, con particolare riferimento alle problematiche connesse alla definizione dei processi formativi e delle peculiarità delle maestranze. L’ambito geografico considerato è compreso tra Altino e Trieste: all’interno di questo comparto territoriale Aquileia e Altino hanno costituito i due ambiti privilegiati della ricerca, anche per la possibilità di condurre un’indagine rigorosa su tutto il materiale pittorico conservato presso i Musei Archeologici. L’esame autoptico condotto con un approccio metodologico volto a considerare il supporto e la superficie dipinta è stato incrociato con l’analisi delle fonti documentarie inedite, che nel caso di Aquileia hanno rappresentato un imprescindibile strumento per la restituzione dei contesti: sono stati riqualificate nel senso topografico alcune partizioni edite, che assieme a numerose altre inedite vanno a restituire una nuova immagine alle abitazioni scavate nel secolo scorso. Lo studio ha messo in evidenza un panorama ricco dal punto di vista quantitativo che ho offerto significativi spunti di analisi sui caratteri della produzione, soprattutto nell’ottica del riconoscimento delle peculiarità regionali elaborate dalle officine pittoriche operanti sul territorio.
The subject of this research project is the study of Roman wall-painting in eastern Cisalpine Gaul, more specifically dealing with the aspects of the creation and development of the local workshops and their peculiar characteristics. The area taken into consideration is set between Altino and Trieste: within this territory Aquileia and Altino have represented the two privileged research fields, given the possibility to analyse thoroughly all the wall-painting evidence preserved in the Archaeological Museums. Direct examination, conducted with a specific attention to the plaster bearer and the painted surface, has been combined with the analysis of unpublished documentation which, in the case of Aquileia, has represented an indispensable instrument for the reconstruction of the original contexts. In this way it has been possible to re-define topographically some well known examples of wall-paintings which, together with many yet unpublished examples, contribute to give a new image of the private houses excavated during the last century. This research has revealed an outline very rich in respect of the quantities and which has offered interesting starting points for the analysis of the different aspects of the production, specifically aimed to the recognition of local peculiarities developed by the workshops operating in this area.
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Mazzocchin, Stefania. "Traffici commerciali a Vicenza in epoca romana: i dati delle anfore." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427473.

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Abstract:
The aim of research is the reconstruction of Vicenza commercial traffics, in Roman age, by the analisys of amphoras, which are discovered in great number and often complete in the Venetia cities, because them are re-employed, once emptied of content, as drain material for grounds improvement and damp areas reutilisation. After a brief morphology and topography description of territory of the ancient city, six contexts have been analyzed, characterized by a particular concentrations of amphoras (chapter 1): each site has been positioned on an archaeological map, created in this occasion; for the most recent research the excavation records, the archive research for XVIII and the beginnings of XIX century excavations, and the tipology of amphoras (738 amphoras have been analyzed) have been examined, to reach each context chronology. All the amphoras preserved in Archaeological Naturalistic Museum and in city buildings have also been analyzed, to reach the recovery place, thought precise indication was lost. Next chapter (chapter 2) is about functional interpretation of amphoras preparation: some of them are drains to contain water table excursion, especially to get necropolis space. In a case the amphoras where employed to structuring and to isolate from the damp a mighty embankment, that defended the south east districts from the rivers floods; the amphoras were finally employed for ground stabilizing and levelling, to increase edificabile surface in urban area. The typologies of amphoras have been analyzed (chapter 3), the greatest percentage of which results of italic production, particularly Dressel 6A and Dressel 6B, an oriental part, among which the late rodian and the Dressels 25, are the most frequent, while a small contribution comes from the iberian Dressel 7-11. Among the italic typologies, have been distinguished, both for oil and for wine amphoras, different groups with morphological and material characteristics connected to north italic, or istrian or mid adriatic areas. The majority of amphoras have a adriatic production and have a lot of stamps, so particular attention have been saved for stamps (chapter 4), often more eloquent than the tipological characteristic as it regards amphoras chronology and origin: 121 stamps, 26 on Dressel 6A and 94 on Dressel 6B, 13 graffitos and two tituli picti have been analyzed. Finally follows (chapter 5) the analysis of Vicenza economy, between the late republican and claudian age, when oil and wine come from north italic, istrian and mid adraitic markets, a tipical wine comes from Aegean islands, and fish sauces come from Iberian regions (fish bones founded inside a Dressel 6A (chapter 3) have forced to reflect on a garum local production, that may be commercialized in re-used amphoras). Vicenza has been compared with Verona, Padua, Altino and Oderzo, and is evident that have an economic role like the other cities of Venetia and shows to have a remarkable commercial vivacity, since is related with all the productive areas of Mediterranean basin, from Aegean to Baetica, and shows indipendent exchanges, now conversing with Verona economic pole, now with Padua.
La ricerca ha come obiettivo la ricostruzione dei traffici commerciali a Vicenza, in età romana, attraverso lo studio delle anfore, che si rinvengono assai numerose e spesso integre nelle città della Venetia perché reimpiegate, una volta svuotate del loro contenuto, come materiale di drenaggio per il risanamento dei suoli e il recupero di aree umide. Dopo un breve inquadramento sulla morfologia del territorio e sulla topografia della città antica, sono stati analizzati sei contesti dai quali provengono particolari concentrazioni di contenitori (capitolo 1): per ciascun sito, posizionato su una carta archeologica della città creata in questa occasione, sono state esaminate la documentazione di scavo, per gli interventi più recenti, quella di archivio per gli scavi del XVIII e degli inizi del XIX secolo, e la composizione del deposito di anfore (sono stati schedati 738 contenitori), per giungere a stabilire la cronologia degli insiemi. Sono state analizzate anche tutte le anfore conservate nel Museo Naturalistico Archeologico e nei palazzi della città, con l'intento di recuperare il luogo di ritrovamento, nonostante fosse perduta l'indicazione precisa. Segue (capitolo 2) l'interpretazione funzionale degli apprestamenti con anfore, alcuni dei quali si sono rivelati veri e propri drenaggi per il contenimento dell'escursione della falda, messi in opera per recuperare terreno alla pianificazione urbana in particolare delle aree destinate a necropoli. In un caso le anfore servirono per strutturare nella sua parte inferiore e nel contempo isolare dall'umidità un possente terrapieno, che difendeva i quartieri a sud est dalle piene dei corsi d'acqua; infine le anfore furono impiegate per stabilizzare il terreno e per alleggerire riempimenti di strutture sotterranee e poderosi livellamenti con lo scopo di aumentare la superficie dello spazio edificabile nell'area urbana. Sono state analizzate le tipologie di anfore presenti (capitolo 3), di cui la maggiore percentuale è risultata di produzione italica, in particolare Dressel 6A e Dressel 6B, una parte orientale, tra cui le tardo rodie e le Dressel 25 sono le più numerose, mentre un piccolo apporto viene dalla penisola iberica, con le Dressel 7-11. All'interno delle tipologie italiche, si sono potuti distinguere, sia per le anfore olearie, sia per quelle vinarie, diversi gruppi con caratteristiche morfologiche e di impasto comuni, collegabili all'area cisalpina, a quella istriana e alla picena. Trattandosi inoltre per la maggioranza di anfore di produzione adriatica, che presentano un'articolata bollatura, particolare attenzione è stata dedicata all'apparato epigrafico (capitolo 4), spesso più eloquente delle caratteristiche tipologiche per quanto riguarda cronologia e origine dei contenitori: sono stati analizzati 121 bolli, 26 su Dressel 6A e 94 su Dressel 6B, 13 graffiti e due tituli picti. Segue infine (capitolo 5) una approfondita analisi degli elementi caratterizzanti l'economia di Vicenza tra la tarda età repubblicana e quella claudia, quando la città mostra di richiedere soprattutto olio e vino da mercati cisalpini, istriani e medio adraitici, qualità particolari di vino dall'Egeo, mentre le salse di pesce giungono dalla penisola iberica (il rinvenimento all'interno di una Dressel 6A di lische di pesce (capitolo 3) ha costretto a riflettere sulla presenza di garum di produzione locale, che sembra commercializzato a breve raggio in anfore riutilizzate). Si è messa a confronto quindi la città di Vicenza con le realtà già ben studiate di Verona, Padova, Altino e Oderzo, dal quale emerge che Vicenza gioca un ruolo economico al pari di quello delle altre città della Venetia, e mostra di avere una vivacità commerciale notevole, poiché è in contatto con tutte le aree produttive del bacino del Mediterraneo, dall'Egeo alla Baetica, oltre che una certa autonomia degli scambi, dialogando ora con il polo economico di Verona, ora con quello di Padova.
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46

Rossi, Cecilia. "Le necropoli urbane di Padova romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3425327.

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Abstract:
The study wants to fill the gap between the lack of information about the urban necropoles, placed around the Roman city, and the great number of new data derived from recent finds. In order to semplify the research, the suburb was conventionally divided into four areas: northern, eastern, southern and western area. The study starts with a topographical analysis of each area, including the examination of previous and following evidences in order to explain the evolution during the time. This chapter is followed by a catalogue of all the burial evidences of Roman Padua, collected through the analysis of previous issues and through the study of new excavations, and by a catalogue of graves with the reconstruction of burial way and customs and the list of the objects involved. This work involves a data interpretation, with materials analysis – divided by functional cathegory and class, and a synthesis on local productions and trade exchanges – and study on burial forms and funeral rituals in the time. Combining all those aspects with epigraphical information, derived by tombstones and funeral monuments, this work tries to reconstruct the diachronical development of each area, in relation with the expansion of the urban area and the socio-economical level of the inhabitants.
Il lavoro è nato per colmare il vuoto conoscitivo venutosi a creare nel tempo sulle necropoli urbane della città di epoca romana rispetto alla crescente mole di documentazione portata alla luce dai più recenti scavi. Le necropoli si disponevano attorno all’abitato, racchiuso dall’ansa e dalla controansa fluviale, in aree di suburbio che per praticità sono state convenzionalmente ripartite in quattro settori, settentrionale, orientale, meridionale e occidentale. Il lavoro di analisi parte dall’inquadramento topografico dei singoli settori, con la ricostruzione del processo evolutivo, dalle prime testimonianze di frequentazione in età protostorica alle ultime trasformazioni subite in anni recenti. Segue la carta archeologica dei siti di rinvenimento, realizzata attraverso la rilettura critica delle vecchie pubblicazioni, il recupero di dati dai lavori più recenti e l’analisi di contesti inediti. Per alcuni ritrovamenti all’inquadramento del sito si affianca l’analisi delle sepolture con ricostruzione della struttura tombale e del rituale di deposizione e catalogo dei materiali. Al lavoro di schedatura fa seguito l’interpretazione dei dati comprendente da un lato l’analisi dei materiali, suddivisi per categoria funzionale e classe di appartenenza, con quadro di sintesi sulle produzioni locali e le importazioni, dall’altro lo studio delle modalità di sepoltura e dei rituali funerari nel loro evolversi. Dalla visione complessiva di questi aspetti, unita al dato epigrafico fornito dalle stele e dai monumenti funerari, è derivata una ricostruzione dello sviluppo diacronico di ciascun settore sepolcrale, in relazione alle vicende dell’abitato e al livello socio-economico degli individui ivi sepolti.
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CORTI, Carla. "Uomini, Insediamenti e Traffici lungo il corso del Po in età romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2389236.

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Abstract:
The subject of this study concerns the traffic, mobility and settlement in Roman times along the last stretch of the Po, between vicus Hostilia (Ostiglia, Mantova) and the southern branch of the Po (Po di Volano-Pado Vetere), and the river Secchia (Secula / Secies). The connection between Pado Vetere and Ravenna was secured by a channel, the fossa Augusta. In this study was adopted an interdisciplinary approach. Historical, legal, archaeological, epigraphic and topographic sources and geomorphological data were integrated with archaeometrical and palaeobotanic analysis and information from the faunal remains. The integration of data and the cross-dating character of the research represent an element of novelty for this branch of studies. The study has taken into account not only the goods object of trade, the production areas, the circulation of goods and the trade routes, but also the relations between land ownership and trade and between free trade and state monopoly, as well as the social and economic status of possessores and negotiatores, in order to delineate some guidelines and particularities of land management.
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Matteazzi, Michele. "Dinamiche insediative e organizzazione territoriale a sud di Padova in età romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423383.

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Abstract:
This thesis proposes the study of a broad area within the low plain extended south of the city of Padua, between the Euganei Hills and the Lagoon of Venice. This territory is characterized by a high variability and morphological instability, mainly due to the complex hydrological system that defines it and that finds in the Adige and Brenta rivers its main actors; but, above all, a strong destabilizing factor is the presence of the lagoon, to where this system goes (and went) to naturally flow out and that since ancient times has offered those harbour areas that were very important to the Padua economic development. The main purpose of the research was to make a systematic investigation of the complex interaction between mankind and landscape that has developed within this area during Roman times (considered between of the IInd century BC and the VIth century AD), seeking on one hand to identify environmental dynamic whichs, at that time, both favoured and conditioned the human occupation of the area and, on the other, to come to a better definiton and understanding of the forms which this occupation took, and of its actual effect on the natural landscape. The investigation was therefore based on the theoretical and methodological precepts of archeology of Landscape Archaeology and proceeds by way of an archaeomorphological approach which considers the analysis of the different morphologies that have an anthropic origin and that contribute to the configuration of the current landscape (such as roads and field systems), allowing to testify the existence of changes occurred in its structuring. Center point of the research was therefore the archaeomorphological study of the modern age road network: the restitution of the different elements that compose it has enabled us to recognize and analyze the traces belonging to a road network of probably Roman origin, also suggesting new hypotheses for the reconstruction of the ancient hydrological system. The application of this a strategy has enabled to identify the traces of two ancient territorial structures organized by orthogonal axes that could be interpreted as interventions of centuriation attributable to the municipia of Patavium (Padova), Ateste (Este) and Atria (Adria ), among whose territories the plain to the south of Padua was administratively divided during Roman times. It has also permitted to contextualize and better define another archaeological element of the landscape, i.e. the settlement, which has been analyzed from its direct relationship with the natural environment and with road network and centurial infrastructures identified. At a more strictly technical level, the investigation was carried out through photo-interpretation and carto-interpretation works and an analysis integrated of geomorphological, archaeological and historical data, as well as a series of topographic analysis performed by using the numerous opportunities offered today by Geographic Information Systems (GIS). These systems, which in recent years have been widely incorporated in the archaeological studies on the landscape, have also provided a frame in which all the geographically referenced information necessary to carry out the archaeomorphological study could be included and analyzed in a multilayered and multiscaled environment, also allowing an easy and effective management of the data, an excellent graphic output and, above all, a high spatial accuracy.
Questo lavoro di tesi propone lo studio di un ampio tratto di bassa pianura esteso a sud della città di Padova, tra i Colli Euganei e la Laguna di Venezia. Quest'area si caratterizza per un'alta variabilità e instabilità morfologica, dovuta principalmente al complesso sistema idrografico che la definisce e che trova nei fiumi Adige e Brenta i suoi attori principali; ma, soprattutto, un forte elemento destabilizzante è costituito dalla presenza della laguna, dove tale sistema va (e andava) naturalmente ad esaurirsi e che fin dall’antichità ha offerto quegli sbocchi portuali che sono risultati fondamentali per lo sviluppo economico della città di Padova. Lo scopo principale dello studio era quello di affrontare una sistematica ricerca del complesso rapporto tra uomo e paesaggio che si è sviluppato in questo comprensorio durante l'età romana (considerata tra il II sec. a.C. e il VI sec. d.C.), cercando, da una parte, di identificare le dinamiche ambientali che al contempo favorirono e condizionarono l'occupazione umana e, dall'altra, di giungere ad una migliore definizione e comprensione delle forme che questa occupazione assunse e del reale impatto che essa ebbe sul paesaggio naturale. L'indagine si è pertanto fondata sui principi teorici e metodologici espressi dall’Archeologia del Paesaggio e si è sviluppata attraverso un approccio di tipo archeomorfologico, che considera l'analisi delle diverse morfologie di origine antropica che contribuiscono a definire l'aspetto attuale del paesaggio (come strade, morfologie agrarie, sistemi di parcellario), permettendo di attestare l’esistenza di cambi avvenuti nella sua strutturazione. Punto centrale dello studio è stato quindi lo studio archeomorfologico della rete itineraria di epoca moderna. La prima fase si è concentrata nella restituzione dei diversi elementi che la compongono che, a partire da un lavoro di foto- e carto-interpretazione, ha permesso di stabilire una sequenza stratigrafica relativa alla dinamica evolutiva della strutturazione del territorio. In un secondo momento, i dati archeologici raccolti e lo studio della documentazione scritta hanno fornito elementi utili per inquadrare cronologicamente le diverse forme strutturali restituite e, quindi, la sequenza evolutiva precedentemente individuata. In questo modo si sono potute definire le principali fasi strutturanti del territorio e, soprattutto, analizzare da una nuova prospettiva l'impatto che ebbe la presenza romana sul paesaggio, alla quale si deve la prima impostazione di una complessa rete viaria che venne a coprire l'intero comprensorio. L’applicazione di una tale strategia di studio ha anche suggerito nuove ipotesi per la ricostruzione dell'antico assetto idrografico e permesso di contestualizzare e di meglio definire il popolamento di epoca romana, che è stato analizzato a partire dalla sua diretta relazione con l'ambiente naturale e con le infrastrutture territoriali individuate. A livello più propriamente tecnico, l'indagine è stata effettuata attraverso un lavoro di fotointerpretazione e cartointerpretazione e l'analisi integrata di dati geomorfologici, archeologici e storici, oltre ad una serie di analisi topografiche effettuate sfruttando le ampie possibilità oggi offerte dai Sistemi di Informazione Geografica (GIS). Questi, che negli ultimi anni sono stati ampiamente incorporati negli studi archeologici sul paesaggio, hanno anche fornito una struttura in cui tutte le informazioni geograficamente referenziate necessarie a condurre la ricerca archeomorfologica hanno potuto essere incluse e analizzate in un ambiente multilivello e multiscala, permettendo inoltre una facile ed effettiva gestione dei dati, un eccellente output grafico e, soprattutto, un’alta accuratezza spaziale. Abbiamo così potuto osservare che, dopo una sporadica presenza nel corso del III sec. a.C., a partire dal II sec. a.C. l'influenza romana ne territorio a sud di Padova si fa più preponderante, notandosi con evidenza nell'introduzione di nuove tecniche e materiali da costruzione (come l'uso del laterizio e dell'intonaco) che convivono accanto a metodiche tradizionali, così come la compresenza, nelle aree necropolari, di elementi culturali caratteristici del mondo dei Veneti e di pratiche rituali tipicamente latine. In questo momento le fonti storiche ed epigrafiche ci indicano anche della costruzione, da parte dei Romani, di importanti vie consolari, quali la "via di Lepido" (174 a.C.?), l'Annia (153 a.C.) e la Popillia (132 a.C.), volte a collegare la colonia di Aquileia (fondata nel 181 a.C. in una fascia territoriale al confine orientale della Venetia) con le altre importanti colonie di Bononia (189 a.C.) e Ariminum (268 a.C.). Questa evidenza aumenta ancor più durante il I sec. a.C., quando si attesta la ormai completa romanizzazione della popolazione veneta e la comparsa nel territorio, verso la metà del secolo, di una tipologia d'insediamento di carattere residenziale-produttivo di origine italica, ovvero la villa. Inoltre, proprio in questo momento, i dati archeologici suggerirebbero di datare un primo intervento di centuriazione a nord di Adria, molto ben leggibile attraverso le foto aeree e caratterizzato da una modulazione di 27x27 actus. Non sembra casuale che questi cambiamenti nell'occupazione del territorio avvengano in corrispondenza di due eventi molto importanti per la storia della Venetia e della Cisalpina: la concessione del diritto latino a principali centri indigeni nell'89 a.C. e, soprattutto, la loro elevazione al rango di municipia nel 49 a.C. per opera di Giulio Cesare. Con la successiva epoca augustea hanno luogo invece una serie di cambi strutturali importanti, soprattutto nella zona a sud di Padova. Qui si sono infatti individuate le tracce riferibili ad un intervento di centuriazione, caratterizzato da un modulo di 15x20 actus e strettamente connesso con i centri di Patavium e Ateste. Si deve anche segnalare la creazione, in questo momento, di una complessa rete viaria che si inscrive perfettamente nella trama centuriata, funzionando sia come kardines e decumani, sia come assi diagonali. A questi cambi strutturali corrisponde anche un cambiamento a livello dei modelli d'insediamento: a partire, infatti, dalla fine del I sec. a.C., si assiste all'inizio di una occupazione capillare del territorio, che avviene soprattutto attraverso l'impianto di nuove villae e nuovi luoghi di culto. Questo sistema rimane vitale fino alla fine del II sec. d.C., quando si assiste alla graduale diminuzione del numero degli insediamenti rurali, che vengono a concentrarsi maggiormente lungo le principali direttrici viarie o nell'area più prossima alla città di Padova. La situazione sembra assestarsi tra III e IV sec. d.C., ma con il V e, ancor più, con il VI anche gli ultimi insediamenti rimasti sembrano perdere completamente la loro antica vitalità. A partire da questo momento si definisce infatti un periodo caratterizzato per cambiamenti, sia a livello storico (in particolare, la guerra greco-gotica tra 535 e 553 e la calata dei Longobardi nel 568) che climatico-ambientale, con l'instaurarsi di un periodo di piogge intense che, unito con la mancanza di manutenzione della rete idrografica e infrastrutturale, porta molti fiumi a rompere i propri argini per fluire in aree più depresse. Il risultato è che molte di tali aree rimangono, a lungo, coperte dalle acque stagnanti che non di rado facilitano il formarsi di aree palustri. In questa fase i sistemi centuriati precedenti vengono probabilmente a destrutturarsi, permanendo solo quegli assi che continuano a svolgere una funzione viaria importante. Questa situazione permarrà inalterata fino almeno all'VIII-IX sec., quando le fonti scritte iniziano a raccontare di interventi di riconquista del territorio che culmineranno, tra fine IX e X sec., con la nascita di nuovi poli di attrazione del popolamento (quali castelli, pievi e monasteri) e che porteranno alla formazione di nuove forme di strutturazione territoriale (in primis, la configurazione di sistemi radiali incentrati sui nuovi nuclei di popolamento).
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PISANI, MARCELLA. "Le terrecotte figurate di età ellenistico-romana della necropoli nord-orientale di Tebe." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/32257.

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Abstract:
At Thebes, in the Hellenistic period, the discovery of terracotta figurines in the graves of individuals not yet adults confirms the general trend in the rest of the Greek world. The selected topics are deeply related to the attention of children hiding under the protection of courotrofique deities and rites of passage from puberty to adulthood, but careful analysis reveals the need to apply different interpretations in place of simple iconographic approach.
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Forin, Claudia. "Ville e fattorie nell'Italia settentrionale in epoca romana (II sec. a.C. - V sec. d.C.): architettura, economia e società." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425372.

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Abstract:
The aim of this Ph.D research is to provide a representative framework of the forms and role of extraurban farms and villas in Northern Italy, on the basis of accidental findings. The research project included the systematic census of the sites starting from the publishing documentation. The data have been entered into a relational database, adapted and constantly optimized by taking into account the different features of the data needing to manage. At the same time a GIS has been developed: it allow to compare results on a geographical basis as well. Finally, 203 sites have been selected and catalogued, they are divided by modern regions Valle d’Aosta, Piedmont, Liguria, Lombardy, Trentino Alto Adige, Veneto and Friuli Venezia Giulia, and they can be ascribed to the chronological period between second century B.C.E. and fifth century C.E. The first part of the thesis aims to provide a consistent framework of the argument and to present the project, clarifying the criteria used, the limits and the innovative aspects. The collected documents was then processed through the computer tool (i.e. relational database), forming the basis for further analyses. First of all, typological features have been investigated: the analysis of the sites allowed to formulate some reconstructive hypotheses concerning the general organization of the buildings and the arrangement of the different areas or functional spaces within them. For this purpose, the data have been supported by precise comparisons with better known cases. Once the objective features of the sites were analyzed and identified by their forms and models, it has been proceeded into a critical analysis of their functional role, which helped to identify the functional Types, distinguished on the basis of clear evaluation criteria. The conclusion is that the territory must have been occupied by a widespread hierarchical system of isolated complexes, generally developed since the Augustan age and characterized by a long continuity of frequentation, which lasted until the V-VI century CE, with renovations, plan variations and internal divisions. The research will then provide a complete synthesis of the published data about isolated and extra-urban sites in Northern Italy, constituting a solid basis for future studies on the topic.
La ricerca di dottorato nasce con l’obiettivo principale di fornire un quadro d’insieme delle attestazioni relative a fattorie e ville di epoca romana indagate archeologicamente in Italia settentrionale. Il lavoro ha previsto il censimento sistematico dei siti a partire dalla documentazione edita e l’implementazione di un database relazionale, creato ad hoc, che ha consentito una migliore gestione ed elaborazione dei dati. Parallelamente è stata realizzata una piattaforma GIS, finalizzata alla contestualizzazione topografica e all’analisi distributiva dei siti. Sono stati selezionati e schedati 203 siti, suddivisi nelle regioni moderne di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ascrivibili all’arco cronologico compreso tra il II secolo a.C. e il V secolo d.C. La prima parte della tesi mira a fornire un consistente inquadramento dell’argomento e a presentare il progetto, chiarendone i criteri utilizzati, i limiti e gli aspetti innovativi. La documentazione raccolta è stata quindi elaborata attraverso lo strumento informatico, costituendo la base delle successive analisi. Innanzi tutto sono stati indagati gli aspetti tipologici, formulando ipotesi ricostruttive sull’organizzazione generale degli edifici e sulle caratteristiche architettoniche e tecniche dei diversi settori e spazi funzionali, avvalorando lo studio con puntuali confronti. Ad un approccio più oggettivo segue l’analisi critica del ruolo funzionale dei complessi, che ha consentito di individuare dei Tipi funzionali, distinti sulla base di precisi criteri di valutazione. Ne è risultato un quadro insediativo caratterizzato da complessi isolati con forme e funzioni molto varie, che dal punto di vista cronologico sono generalmente attivati a partire dall’età augustea e si caratterizzano per una lunga continuità di frequentazione, che spesso si protrae fino al V-VI secolo d.C., comportando ristrutturazioni, variazioni planimetriche e frazionamenti interni. La ricerca vuole quindi fornire una compiuta sintesi dei dati finora noti sugli insediamenti isolati extraurbani dell’Italia settentrionale, ponendosi come solida base di riferimento per i futuri studi sull’argomento.
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