Academic literature on the topic 'Architettura fortificata'

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Journal articles on the topic "Architettura fortificata"

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MINIATI, MARA. "AMELIO FARA, Il sistema e la città. Architettura fortificata dell'Europa moderna dai trattati alle realizzazioni 1464-1794. Genova, Sagep Editrice 1989, 267 pp., fig." Nuncius 5, no. 1 (1990): 317–18. http://dx.doi.org/10.1163/182539190x01038.

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Dissertations / Theses on the topic "Architettura fortificata"

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Gustinelli, Gregorio. "Pieve del vescovo - riqualificazione strutturale, artistica e sociale di una residenza fortificata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12302/.

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Abstract:
L'elaborato analizza due interventi di restauro strutturale necessari alla completa fruizione del Castello di Pieve del Vescovo, un'antica residenza vescovile fortificata nel comune di Corciano (PG). Gli interventi riguardano il ripristino delle coperture in due parti significative del castello e il consolidamento della volta superiore alla Chiesa di San Giovanni, fulcro del complesso fortificato. Dal momento che il complesso ospita i corsi di formazione della Scuola Edile di Perugia, lo studio propone anche un'estensione del progetto di restauro, al fine di garantire sia il regolare svolgimento dei corsi, sia il completamento degli interventi di recupero di cui la struttura necessita.
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Grilli, Matteo. "Consolidamento e le ragioni della lettura storica. Il caso di studio del castello di Soliera." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
A seguito dell’evento sismico del 20 maggio, l’edificio denominato Castello Campori, risultava parzialmente inagibile. Si evidenziava un piano rialzato in buone condizioni, con piccole lesioni superficiali sulle murature, e un piano primo completamente inagibile a causa dei gravi dissesti alle volte in foglio del sottotetto. In sintesi i danni riportati dall’edificio consistono principalmente in: -gravi lesioni e crolli parziali delle volte in foglio del terzo solaio (sottotetto) concentrate soprattutto in prossimità dei rinfianchi; -lesioni alle murature sia portanti sia non portanti, soprattutto al primo livello; - lesioni diffuse alle torri, concentrate soprattutto all’ultimo livello; Il progetto prevede quindi i seguenti interventi: - riparazione e consolidamento delle volte in foglio con ricostruzione delle parti crollate e consolidamento con betoncino e fibre di carbonio all’estradosso; - rifacimento della copertura e inversione dell’orditura, in modo da rendere il tetto non spingente; - consolidamento delle torri tramite controventi in fibra di carbonio - restauro della pavimentazione ala veneziana del piano primo; - ripristino delle tinteggiature del piano primo - piccoli interventi di ripristino e implementazione degli impianti elettrico e rilevazione incendi.
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Grassi, Leonardi Giulia <1986&gt. "Architetture fortificate e terremoto. Influenza delle tecniche costruttive sui meccanismi di danno." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8107/1/GRASSI%20LEONARDI_GIULIA_TESI.pdf.

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Abstract:
L’obiettivo dello studio condotto è rappresentato dall’individuazione dei rapporti intercorrenti tra le caratteristiche morfologico-costruttive, lo sciame sismico ed i cinematismi di danno innescati dal terremoto in Emilia del 2012, in alcune strutture fortificate. Come primo step si è provveduto a inquadrare da un punto di vista geografico e sismologico l’area di interesse. Successivamente sono state analizzate la forma e l’evoluzione storica dei manufatti fortificati, sono stati realizzati sopralluoghi e rilievi fotografici, al fine di constatarne i caratteri morfologico-costruttivi principali e poter suddividere le fabbriche storiche in macro gruppi aventi caratteristiche simili. Questa macro-catalogazione ha permesso di individuare tra tredici fortificazioni precedentemente selezionate, le cinque rocche che costituiscono i casi di approfondimento. I sopralluoghi effettuati presso i tredici edifici hanno permesso di individuare i cinematismi di danno innescatisi. I meccanismi di danno rilevati sono stati successivamente catalogati in un apposito abaco. Relativamente a soli cinque casi di studio, sono stati studiati dettagliatamente i cinematismi di danno, suddividendoli secondo i vari elementi architettonici interessati. Dallo studio è emerso che ogni cinematismo non è stato provocato da una sola causa, ma da varie motivazioni, combinate fra loro in modi diversi. Fra di esse le più importanti sono: le trasformazioni diacroniche dei manufatti, la posizione reciproca degli elementi architettonici all’interno del medesimo complesso fortificato, i vizi costruttivi intrinseci, come ad esempio negli elementi murari pieni, la mancanza di connessioni tra i vari livelli, la scarsa qualità dei materiali utilizzati, l’incompatibilità di alcuni interventi di restauro realizzati nel XX sec. e i rapporti tra i manufatti presi in considerazione e le peculiarità dell’ambiente limitrofo, come l’alto tasso di umidità per risalita capillare favorito dalla presenza di falde acquifere non troppo profonde. Inoltre le caratteristiche dello sciame sismico hanno influenzato notevolmente le tipologie di danno rilevate.
The main target of the study is to understand the relationships between the morphological and structural characteristics, the earthquake swarm and the mechanisms of damage, triggered by the Emilian earthquake of 2012, in some Emilian fortresses. The first step of the research has been to set the considered area from a geographical and seismological point of view. Then the evolution, the materials and the architectural technologies of the Emilian fortresses have been studied. Surveys and photographic evaluations have been done in order to understand the main morphological and structural characteristics of thirteen selected fortresses and to divide them into groups with similar features. By this large-scale subdivision, between the thirteen fortresses, the five case of study have been selected. During the surveys performed in the thirteen cases of study, seismic damages have been observed. The damage mechanisms checked have been classified in a chart. Only for the five cases the damages of the chart have been studied in detail and they have been divided into architectural elements. The outcome of the study is that each mechanism of damage was not caused just by one reason but by several ones, variously combined. The most important reasons are: the diachronic changes of the buildings during the time, the mutual position of architectural elements in a fortress, the building defects, for example when there aren’t elements of connection between different levels in the walls, the poor quality of building materials used, the incompatibility of the restoration interventions made during the XX century and the relationships between the cases of study and the peculiarity of the environment, as for example the high level of humidity and the aquifer not very deep. Furthermore the characteristics of the earthquake swarm have influenced the characteristics of the observed damages.
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Vesentini, Marco. "Ritorno al castello: Progetto di restauro e valorizzazione del complesso fortificato di Castelnuovo del Garda, Verona." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4612/.

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Abstract:
Ad un progetto architettonico, sia che si parli di composizione che di restauro, si dovrebbe assegnare un motto il quale, insito direttamente nell'idea progettuale , abbia la capacità di dare forza al lavoro stesso sia, simultaneamente, di motivare il progettista nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. "Ritorno al castello" diviene quindi il motto più consono per il progetto (che ci si appresta a sviluppare) di recupero dell'edificio monumentale noto come "castello" di Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Come motto "Ritorno al castello" racchiude in se tre fondamentali chiavi di lettura: innanzitutto fa riferimento al ritorno, dopo adeguato restauro conservativo, del manufatto storico architettonico come fulcro urbanistico monumentale principale del paese. Tale significativa architettura infatti nel tempo ha mutato forma e funzione andando a perdere il suo ruolo nella vita del paese "scadendo" nel dimenticatoio degli abitanti stessi tanto da passare quasi inosservata. In secondo luogo il ritornare è riferito agli abitanti stessi che, nel voler riscoprire il loro castello attraverso la futura destinazione ad uso pubblico, saranno spinti, come antichi pellegrini a raggiungere la rocca. In ultimo nel motto vi è insita la nuova destinazione d'uso. Un tempo i castelli non rappresentavano soltanto baluardi difensivi, dimore del Signore e della sua corte ma al contempo erano luoghi dove venivano coltivate arte, musica e poesia, ospitando talvolta i grandi illuminati dell'epoca. In un certo qual modo i castelli potevano definirsi roccaforti della cultura e del sapere ed il "ritono" sta appunto nel portare il castello di Castelnuovo a diventare un edificio pubblico per la cultura.
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Bertuccioli, Carlo, Licia Prandini, Enrico Morri, and Nicola Isidoro. "Una rocca a difesa di Ancona. Proposte per la conservazione e valorizzazione del complesso fortificato di Bolignano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20640/.

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Abstract:
Nelle vicinanze del fiume Aspio, collocata su un colle circondato da una cinta di alberi, sorge la Rocca di Bolignano , una costruzione risalente al XIV-XV secolo, collocata sulla strada di collegamento tra Ancona ed Osimo. La fortificazione fu preposta alla difesa di Ancona dalla città di Osimo, a quei tempi sua rivale e nonostante fosse predisposta per la difesa del luogo da potenziali attacchi, in realtà vide un solo conflitto, la Battaglia del Porco nel 1477. Modifiche successive hanno visto la Rocca divenire un magazzino nel 1532, una residenza privata nel 1610 e l’abbandono nel 1976. Il complesso è costituito dalla Rocca di Bolignano con annessa la chiesa di Sant’Antonio Abate costruita nel XVIII secolo e da un edificio che probabilmente era l’abitazione dei contadini, aggiunto in epoca successiva. Questo indica che verosimilmente vicino al complesso era annesso del terreno vocato a coltivazione agricola.
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Fantini, Mattia. "Scan2BIM: processi e metodologie per il rilievo digitale e la restituzione parametrica e semantica della Rocca di Reggiolo in modello BIM." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13574/.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi propone lo studio, tramite i metodi della modellazione digitale e del rilievo, della Rocca medievale di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia. Dopo un’analisi dettagliata dello stato dell’arte, con lo studio dei testi di riferimento per le discipline coinvolte nel lavoro (rilievo fotogrammetrico e mediante laser scanning terrestre, modellazione parametrica BIM e rappresentazione digitale di beni artistici e monumentali), si è svolto il rilievo digitale ad alta risoluzione. L’acquisizione informativa geometrica dello stato attuale del monumento è stata realizzata tramite strumenti attivi e passivi, oltre che mediante consultazione di elaborati grafici tradizionali. La parte più corposa riguarda l’elaborazione successiva delle informazioni, raccolte in modelli progettati per ospitare contenuti, non sola geometrici ma anche materici. Le nuvole di punti raccolte e registrate con il rilievo sono state rielaborate parametricamente per giungere alla produzione di astrazioni architettoniche digitali dalle proprietà semantiche (BIM-fitting), aggregate secondo regole specifiche per valutare come proporzione e grammatica siano state interpretate nella realizzazione dell’opera. Anche le difformità con i disegni originali sono state considerate nel raggiungimento dell’obiettivo finale: la costruzione di un modello conoscitivo regolato da parametri e integrato da informazioni pertinenti lo stato di conservazione del monumento. Il modello finale, ma prima ancora il processo metodologico seguito per generarlo, possono garantire una documentazione completa e analitica delle condizioni nelle quali si trova l’edificio storico, anche in funzione di future operazioni di restauro, recupero, manutenzione o salvaguardia. Il lavoro di tesi, si inserisce nell’ambito della ricerca applicativa che riguarda l’adozione di criteri di Building Information Modeling e restituzione digitale degli edifici, storico-monumentali, indagandone potenzialità e limiti attuali.
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Minghetti, Filippo, and Alessio Miecchi. "Onde a terra se acaba e o mar comeca Il sistema fortificato costiero dell'Alto Minho: studi e proposte per la valorizzazione e il restauro del forte di Montedor." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20637/.

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Abstract:
Il progetto di tesi prende in esame il sistema fortificato della costa Nord del Portogallo, focalizzando la propria attenzione sulla triade Areosa, Cão e Montedor. Quest’ultimo, rappresenta un caso notevole fra i tre accomunati da forma, funzione e storia e le sue caratteristiche si uniscono in una virtuosa combinazione: si trova in un buono stato di conservazione, non è mai stato oggetto di particolari interventi o rifacimenti, si inserisce in un contesto estremamente ricco dal punto di vista paesaggistico, dinamico e unico nel suo genere. Pertanto ci si pone come obiettivo una conoscenza approfondita del patrimonio che questo luogo offre, in modo tale da ottenere una completa consapevolezza del valore ad esso legato in funzione di un progetto di restauro e valorizzazione che non coinvolga solamente il manufatto, ma anche il suo contesto e ciò che esso abbia da offrire. Si punta a ricercare una nuova prospettiva per questo manufatto, in modo da esprimere al meglio il potenziale nascosto dai molti anni di abbandono e trascuratezza, che ancora oggi si traducono nella mancanza di un programma attivo contemporaneo.Il risultato finale non è altro che la sintesi di un lungo percorso, iniziato in Portogallo e maturato in Italia, scelta non solamente volta alla costruzione di una conoscenza archivistica, bibliografica e concreta della fabbrica direttamente in sito, ma anche esperienziale e percettiva, che punta alla comprensione profonda dei progetti e degli spazi costruiti tipici di questa tradizione.Vivere e rapportarsi direttamente con gli eredi della cultura che ha prodotto questo monumento, ha “contaminato” il nostro modo di approcciarci al problema, facendocelo apprezzare non soltanto come un «libro di pietra» ma come un libro aperto che l’uomo contemporaneo è chiamato a «continuare innovando».
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Di, Bernardino Irene. "La guerra di Leonardo. Disegni vinciani di architettura militare." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/944469.

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Abstract:
The Code B of Leonardo da Vinci, presents designs related to military, religious and civil architecture. A careful study of the signs allows to build digital models congruent to the representation and thus to unveil the Leonardo's design thinking. The application of a methodology aimed at producing diplomatic and interpretative edition of the papers, appears to be very useful in making the graphic heritage of Leonardo more accessible and to enhance the design and spatial aspects of his architectural thoughts. Some of the most interesting architectural drawings by Leonardo da Vinci are kept in so-called Code B at the Institut de France. They likely date back to the period when Leonardo was at the court of Ludovico il Moro in Milan (1482-1499), most properly to the years between 1487 and 1490 Specific studies on the architectural contributions in Leonardo's papers were addressed especially after the war, by Firpo (1963), Pedretti (1978) and Galluzzi (1987; 1996). Similarly, proportional assumptions and both twodimensional and three-dimensional reconstructions from the architectural drawings in the Codex B have already been attempted both in a systematic way, by authors such as Carpiceci (1978), and Guillaume De Jonge (1988), and occasionally by Frommel (2006) or Di Teodoro (2015), generally with traditional graphical methods. In this work, I used an original methodology for the analysis of Leonardo's papers. This is an integrated process that goes from the careful analysis of the graphical "signs" to assisted drafting and infographic techniques, and whose objective is the production of a diplomatic and interpretative edition of what is present on the sheets. In addition to viewing the original, the first level of decoding and understanding of Leonardo's design is what in philology is called "diplomatic edition". Borrowing the concept from philology, the diplomatic edition of Leonardo's papers allows first, to reveal the graphic textures visible on the sheet: it starts from a rewriting of the texts using a special character akin to that Leonardo, inspired to the Cancellaresca font by Ludovico Vicentino, the mirroring of the texts and a more adequate spacing between words. The text is fully preserved, without making changes to acronyms, initials, or regrets. The next step is the interpretative edition which unlike the critical interpretation, bases strictly on the exclusive contribution of the "witnesses" in the document. Applying this concept to architectural designs resulted in their three-dimensional reconstruction by means of digital solid modeling, in order to obtain the views comparable with the original sketches. The construction of these models involves the formation of a chain of hypotheses that depart from the redrawing of the plan in a geometrically structured and regular shape to attain to the volume evoked by the sketch with as less "exogenous interferences" as possible. Occasionally, the scarcity or ambiguity of the information assumable from the scheme made it necessary to decline the methodology from a purely interpretative edition to an architectural critical edition, taking into account the contribution of "indirect witnesses" firstly in other Leonardo’s drawings related to the design concept in question for chronologic and graphology issues.
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FIORELLI, ANGELA. "Le mura delle città antiche. Nuovi paesaggi urbani tra memoria e progetto." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1099427.

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Abstract:
“La città è un recinto o un insieme di recinti, dove matura l’arte di maneggiare le medie e piccole distanze, quel che intendiamo da allora in poi per ‘architettura’.”1 In queste parole di Benevolo si concretizza la lettura che il contributo qui proposto vuole suggerire in tema di perimetri murati delle città. Cingere, o meglio recingere, è l’atto primo dell’abitare, il gesto che separa lo spazio dell’uomo da quello della natura impervia e minacciosa. Il recinto è quel limite che protegge e prima ancora che misura, che separa e che unisce e parimenti, come traccia esterna, esso rappresenta l’epifania della forma. Il muro, d’altro canto, esprime l’atto in cui questa linea si materializza e da cui lo spazio architettonico si origina. Lo studio si muove a partire dalla riflessione che le mura in fondo non sono che muri, quindi recinti e come tali sono portatrici delle medesime categorie significanti e strutturali. Architetture del limite, prima ancora che apparati di difesa militare, le cerchie fortificate hanno rappresentato per secoli l’immagine fisica e politica dell’urbs e della civitas, la sintesi della forma e al contempo del potere e non di meno, come pareti porose, esse sono state l’involucro, la pelle urbana, su cui si è strutturato l’antico binomio “città–campagna” (diremmo oggi “città–paesaggio”). La ricerca parte dall’assunto che il mutato panorama della città aperta contemporanea ha radicalmente alterato il rapporto mura-città invertendone l’ordine semantico, se un tempo le mura contenevano la città ora è la città stessa a contenere le mura. Ne consegue che i recinti murati, pur se hanno perso il significato di limite ultimo, continuano a costituire un limite e, di più, rappresentano quel delicato margine tra centro storico e città d’espansione extra moenia. Questo rilevante aspetto induce a indagare l’oggetto mura non solo e non tanto dal punto di vista storico o conservativo, ma dal punto di vista urbano, nella convinzione che i perimetri antichi possono ancora giocare un ruolo fondamentale nelle dinamiche della città. Dispositivi lineari bifronti, le mura rappresentano i luoghi della permeabilità urbana ed esprimono un immenso potenziale in termini di valorizzazione dei centri storici proprio in relazione al tema dell’accessibilità, e quindi in senso lato dell’accoglienza. D’altra parte, la tutela e la salvaguardia dei beni patrimoniali non può prescindere, al di là delle azioni di consolidamento, dalla riabilitazione in chiave urbana di certe architetture del passato ai luoghi del futuro. Lungi dalla pericolosa accezione di monumento, le cinte murarie devono essere restituite alla contemporaneità come architetture, e come tali per vivere, semplicemente, debbono essere vissute. In tale direzione la ricerca si struttura sostanzialmente in tre parti. Una prima parte teorico-critica approfondisce il significato storico delle mura e quello mutato contemporaneo, fornendo un spunto di riflessione sullo stato dell’arte in tema di recupero e valorizzazione delle architetture fortificate urbane. Una seconda parte, di carattere più metodologico, illustra l’oggetto della ricerca, gli obiettivi, le fasi di studio a partire da una strategia di intervento suggerita. La tesi dottorale si sviluppa a seguito dell’esperienza personale di ricerca già intrapresa su due casi studio italiani, quelli di San Gemini e Viterbo, condotta all’interno del Dipartimento di Architettura e Progetto nel triennio di dottorato. Da ciò il contributo proposto vuole essere una sperimentazione su un caso studio straniero, quello di Siviglia, come strumento di verifica di una metodologia già applicata. La terza parte riguarda il progetto relativo al perimetro murato di Siviglia e diviene l’occasione per illustrare con dettaglio l’iter operativo, i risultati ottenuti e il programma strategico interno alla ricerca. La cerchia muraria di Siviglia rivela numerose divergenze rispetto agli esempi già citati: è infatti una cinta fortificata di matrice araba con uno sviluppo dimensionale molto più esteso, ma soprattutto è un perimetro murato in gran parte demolito. Questa caratteristica, pur se può apparire un paradosso, diviene determinate nella scelta. L’integrità del circuito assume infatti un ruolo centrale nella trattazione della ricerca, comprovando l‘innata capacità di “resistenza” che le mura mantengono anche attraverso le sole tracce che di esse rimangono. 1 L. Benevolo, La città nella storia d’Europa, Laterza, Roma-Bari 2001, p. 10
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Books on the topic "Architettura fortificata"

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III, Congresso di Architettura Fortificata Palazzo delle Stelline Milano 8.-9.-10 maggio 1981. Atti del III Congresso di architettura fortificata. [Milano]: [Istituto Italiano dei Castelli], 1985.

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Domenico, Taddei, ed. Torri castelli rocche fortezze: Guida a mille anni di architettura fortificata in Toscana. Firenze: Edizioni Polistampa, 2003.

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Il sistema e la città: Architettura fortificata dell'Europa moderna dai trattati alle realizzazioni, 1464-1794. Genova: Sagep editrice, 1989.

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4

Valli, Franca Manenti. Architettura fortificata: Un problema interpretativo e operativo : il sistema castellano matildico : atti del Convegno nazionale di studi castellologici. Roma: Istituto italiano dei castelli, 2002.

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5

Taddei, Domenico. Un parco urbano: Per una proposta di riuso delle opere di architettura fortificata : nel rivellino della fortezza di Sansepolcro. Firenze: Edizioni medicea, 1985.

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6

Marco, Jaff, Latini Mauro, and Marchiani Giorgio, eds. Saggi di rilievo: Case rurali, chiese e architetture fortificate della campagna, vuoti delle architetture urbane. Firenze: Alinea, 1990.

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7

Architettura fortificata di mano militare. Roma, Italy: Istituto italiano dei castelli, 1986.

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8

de, Florentüs Graziella, ed. Architettura fortificata neue Marche: Mura, torri, rocche, castelli. Milano: Silvana, 1985.

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9

P, Allevi, Roncai Luciano, and Seminario sull'architettura fortificata Lombarda (1987 : Milan, Italy), eds. Architettura fortificata in Lombardia: Atti del seminario, Milano, 1987. Cremona: Turris, 1990.

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10

Livio, Fantoni, and Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli-Venezia Giulia., eds. L' architettura fortificata in Friuli dopo il sisma del 1976. Udine: Forum, 2006.

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Conference papers on the topic "Architettura fortificata"

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Brusa, Enrica, and Chiara Stanga. "Architettura fortificata tra conservazione e riuso: i progetti di restauro novecenteschi del forte di Castelfranco a Finale Ligure." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11501.

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Abstract:
Fortified architecture between preservation and reuse strategies: the twentieth century restoration projects of Castelfranco in Finale LigureThe town of Finale Ligure, situated on the western coast of Liguria, was the site of the Del Carretto Marquisate until the sixteenth century. After that, it was under the control of the Spanish Crown (seventeenth century) and it has been an independent territory of the Republic of Genoa for a long time. The three castles were built on the top of Finale hills and they were the symbol of its independence. Gavone castle, established on the top of the historical town, has been the site of the Marquisate since the twelfth century. S. Giovanni castle was built by the Spanish in order to improve the town defensive system in the second half of the seventeenth century. Castelfranco, built by the Genoese in the fourteenth century, was rehashed many times by the Spanish and in the nineteenth century by the Savoia family. The three castles still recall these historical events and are therefore witnesses of the Finale present and past history. They are the result of the different transformations occurred over the centuries. In recent times, Castelfranco has been opened to the public and today it houses art exhibitions and cultural events. The restoration of the castle is the last step of a long-lasting rehabilitation project history that has been developed since the 1900s, when the Municipality suggested to turn it into a hotel. The article analyses the restoration projects of Castelfranco that have been carried out in the first half of the twentieth century, which had different methodologies and approaches. Though this study the article highlights the perception that the town had about the castle, identifying the changes in the balance between reuse and conservation strategies after the first Italian preservation laws.
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Muñoz Corbalán, Juan Miguel. "Geometric and poliorcetic inertia in the fortified system vs urban morphological inflections in 18th-Century Barcelona." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5802.

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Abstract:
Keywords: military engineering, fortification, urban bastioned system, poliorcetics, city and territory Conference topics and scale: City transformations Abstract and referencesBetween the War of Nine Years and the Napoleonic invasion of 1808 Barcelona underwent a morphological transformation according to a progressive evolution that came along from a typical wall-constrained stronghold towards an urban structure where the primacy of the internal and external strategic control gave way to the socioeconomic, industrial and commercial detachment of the city. The warlike needs of the first quarter of the 18th century involved a series of explicit poliorcetic interventions that gradually made available other criteria related to the development of several infrastructures for peacetime and certain urban licenses. These improving processes that let transform the urban features later changed the sense of the vectors which settled the nexus between the intramural space and the territory beyond the bastioned perimeter. Starting from a predominantly centripetal structure where the city walls played a segregating role, they afterward tended to reinforce the creation of newborn civic spaces that appreciably reduced the strength of the suffocating perimeter and also established alternative centers of power. These procedures foreshadowed a further decline of the traditional values about the former city walls and allowed the take-off of the territory outside them as an expansion of the orthodox urban system essences and its outward projection. The confluence of both municipal government purposes and the Crown’s impositions eased the work of the military engineers who undertook the interventions directly dependent on their sphere of responsibility. Cortada i Colomer, L. (1998) Estructures territorials, urbanisme i arquitectura poliorcètics a la Catalunya preindustrial. 2 vol. (Institut d’Estudis Catalans, Barcelona). Fara, A. (1989) Il Sistema e la Città. Architettura fortificata dell’Europa moderna dai trattati alle realizzazioni 1464-1794 (Sagep, Genova). Galera, M., Tarragó S. and Roca F. (1982) Atlas de Barcelona (Col·legi Oficial d’Arquitectes de Catalunya, Barcelona). Història. Política, Societad y Cultura dels Països Catalans, vol. 5 ‘Desfeta política y embranzida econòmica. Segle XVIII’ (1995) (Enciclopèdia Catalana, Barcelona). López, M. and Grau R. (1971) ‘Barcelona entre el urbanismo barroco y la revolución industrial’, Cuadernos de arquitectura y urbanismo, 80, 28-40.
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