Academic literature on the topic 'Avverbi'

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Journal articles on the topic "Avverbi"

1

Klajn, Ivan. "Pronomi, avverbi e preposizioni." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 259–67. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.259-267.

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Abstract:
Bruciava già quando mi ci sono sdraiato" è il titolo della traduzione italiana di un Hbro umoristico americano, nell'originale When I Lay Down on It. Ricostruendo la frase intera in entrambe le Iingue (si tratta, a quanto pare, delle parole di un uomo che spiega come si è sviluppato l'incendio in casa sua) otteniamo.
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Francia, Rita. "Gli avverbi di luogo ittiti in -an: forme di nominativo accusativo neutro singolare?" Vicino Oriente 20 (2016): 17–28. http://dx.doi.org/10.53131/vo2724-587x2016_2.

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Cozzo, Andrea. "Storia di avverbi e rappresentazioni della divisione del lavoro nella Grecia arcaica e classica." Quaderni Urbinati di Cultura Classica 37, no. 1 (1991): 47. http://dx.doi.org/10.2307/20547076.

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4

Ineichen, Gustav. "Lʹitaliano nel paragone contrastivo." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 171–76. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.171-176.

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Abstract:
Quando si consideri l'italiano messo a raffronto con altre lingue europee, si può pensare dapprima al tedesco. Data del 1942 una caratterizzazione globale letterariamente dotta del dottor Santoli, allora professore nell'Università di Firenze. Un esame contrastivo della frase nominale e delle relazioni di causalità è dovuto a Gislimberti (1989) che si rivolge essenzialmente a studenti e a traduttori d'italiano. A questo s'aggiunga Gislimberti (1988) per un esame contrastivo in sede di testualità. Con Holtus-Pfister (1985) l'attenzione è richiamata a problemi particolari esaminati in base a un corpus di traduzioni di prose tedesche e italiane. Tali problemi, che passano per essere significativi, sono le proposizioni relative, l'espressione del passivo, le formazioni del diminutivo, la composizione nominale, gli avverbi di gradazione e la traduzione di certe parole chiave del tedesco.
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Saffi, Sophie, and Virginie Sauva. "IL POSSESSIVO E GLI AVVERBI DI LUOGO NEL FUMETTO ITALIANO: DAL PROGETTO DI RICERCA ALL’USO PEDAGOGICO." Italica Wratislaviensia 9, no. 2 (December 31, 2018): 219–37. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2018.09.24.

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Carchietti, E., A. Lorenzon, L. Casatta, G. Fabris, A. Lavaroni, E. Biasizzo, F. Iaiza, and R. Cocconi. "La profilassi delle reazioni allergiche da mezzi di contrasto in Neuroradiologia." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 601–4. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700406.

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Abstract:
Nella diagnostica neuroradiologica, nonostante l'utilizzo di mezzi di contrasto non ionici, permane la possibilità di reazioni avverse specialmente in soggetti a rischio. Abbiamo istituito un protocollo di profilassi plurifarmacologica attuato dal 1 gennaio 1992 su pazienti a rischio per reazioni allergiche sottoposti a TC cerebrale con Iopamidolo. Somministrando, come profilassi, idrossizina associata a ranitidina e all'acido tranexamico, non abbiamo riscontrato alcun tipo di reazione avversa al mezzo di contrasto in nessuno dei 962 pazienti sottoposti alla TC. Possiamo quindi sostenere che l'attuazione di un simile schema di trattamento, permettendo da un lato di antagonizzare l'attività istaminergica in modo efficace ed efficiente pur senza indurre importanti effetti collaterali, dall'altro limitando l'attivazione della cascata del complemento, sia utilmente proponibile nella prevenzione delle reazioni avverse ai mezzi di contrasto.
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7

Tekavčić, Pavao. "Le interiezioni (fonosimboli) nella prosa rovignese dell'antologia "Istria nobilissima"." Linguistica 29, no. 1 (December 1, 1989): 71–80. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.29.1.71-80.

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Abstract:
Come risulta da un recente studio di Paola Villani (Villani 1986), le interiezioni (o, come le chiama l'autrice, fonosimboli) sono un po' la Cenerentola delle descrizioni linguistiche. Menzionate in modo piu o meno marginale, descritte sommariamente, definite in modo non soddisfacente, esse sembrano riunire in sé lo status «tuttofare» degli avverbi tradizionali (v. Crystal 1971, p. 75) e quello di «small change of linguistic currency», molto appropriatamente attribuito da E. Löfstedt alle preposizioni, «particelle» e parole affini (Löfstedt 1959, p. 163). In un termine, sono elementi linguistici che dai parlanti sono sentiti intuitivamente come indispensabili alla normale comunicazione linguistica, ma nello stesso tempo come elementi con cui non si sa che fare, che non trovano un posto adeguato nell'ambito della classificazione linguistica tradizionale. Eppure, anche le interiezioni hanno le loro funzioni, sia nella lingua scritta (nella quale, secondo· Villani 1986, p. 33, sono state maggiormente studiate) che nel linguaggio parlato (in cui hanno valori intraducibili su1 piano della lingua scritta). Prendendo lo spunto dall'interessante e stimolante articolo citat o di P. Villani, abbiamo esaminato il valore pragmatico e testuale delle interiezioni nella prosa in dialetto rovignese, apparsa sui volumi III, VI, VII, X-XII e XIV-XVI dell'antologia «lstria Nobilissima» (si veda la bibliografia), la cui lingua è stata già oggetto di studio in alcuni nostri lavori precedenti. La restrizione alla prosa è dettata dal tema, che è l'analisi degli aspetti comunicativi (pragmatici e testuali).
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Powell, J. G. F. "R. Strati: Ricerche sugli avverbi Latini in -tus. (Testi e manuali per l’insegnamento universitario del Latino, 43.) Pp. 184. Bologna: Pàtron, 1996. Paper, L. 29,000. ISBN: 88-555-2402-X." Classical Review 49, no. 2 (October 1999): 595. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x99740059.

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Rampinelli, G., R. Pinotti, A. Müller, F. De Souza, and V. Rossi. "Eventi avversi in chirurgia parodontale." Dental Cadmos 85, no. 04 (April 2017): 207. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.04.2017.06.

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10

Perondi, I., S. Corbella, M. Muzzarelli, C. Agresta, M. Saita, and S. Taschieri. "Gli eventi avversi in endodonzia." Dental Cadmos 85, no. 05 (May 2017): 269. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.05.2017.05.

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Dissertations / Theses on the topic "Avverbi"

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Vergalli, Valeria. "Politicamente scorretto: analisi degli avverbi di dominio nei discorsi dei parlamentari italiani." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Gli avverbi di dominio, come politicamente, scientificamente, costituzionalmente, sono avverbi che denotano un dominio del sapere umano e collocano un costituente o un’intera frase all’interno di quel dominio. Questi avverbi sono comunemente classificati come avverbi di frase dalla linguistica inglese, mentre le grammatiche italiane propongono classificazioni differenti. Questa eterogeneità nella classificazione a nostro parere è dovuta da un lato all’obiettiva difficoltà di inserire avverbi così flessibili in una classificazione omogenea, dall’altro dalla mancanza di ricerche approfondite su questa categoria di avverbi in italiano. Il presente lavoro ha lo scopo di fornire una descrizione del funzionamento degli avverbi di dominio italiani basandosi su un corpus di testi reali. Nel primo capitolo si dà un quadro teorico, basato principalmente sulle ricerche inglesi, per comprendere la funzione degli avverbi di dominio. Nel secondo e terzo capitolo si delineano le caratteristiche linguistiche dei testi che compongono il corpus usato nella nostra ricerca e si dà una breve descrizione dell'analisi dei corpora. Il quarto, quindo e sesto capitolo sono dedicati all'analisi degli avverbi di dominio presenti nel corpus, dal punto di vista distributivo, funzionale e pragmatico-testuale.
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De, Gottardo Irene. "Analisi degli avverbi epistemici nei discorsi della Camera dei Deputati italiana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
The main purpose of this work is to analyse the use of Italian epistemic adverbs certamente, sicuramente, ovviamente and evidentemente during the meetings of the Italian Chamber of Deputies. This study focuses primarily on two key issues: the relation between the syntactic position and the scope of epistemic adverbs, and the way in which they contribute to build argumentation. Epistemic adverbs express the speaker’s judgment about the certainty of a proposition, therefore they play an important role in handling agreement and disagreement and support or reject an opinion. Moreover, since they may occur in all positions in a sentence, it would be interesting to study if there is a link between syntactic position and scope of the adverb. The first aim of this study has been to find a specific context, in order to describe these adverbs in an accurate way. We chose parliamentarians’ speeches in the Chamber of Deputies for several reasons: political speeches are argumentative text-type, hence an appropriate field to build argumentation; every speech is transcribed in the stenographic report and published on the website of the Chamber of Deputies; almost all the speeches are a highly planned talk based on a written text. The analysis showed that the semantic effect of epistemic adverbs extends to the whole sentence, despite the syntactic position; nevertheless it is important to highlight that some examples containing the adverb evidentemente were ambiguous. On the other hand, the study also revealed that epistemic adverbs contribute to build argumentation and they occur in recurring propositional structures (in adversative and causal structures or with certain figures of speech like irony and rhetorical questions), where they may further emphasise disagreement or mitigate it.
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Gualdi, Valentina. "Analisi del linguaggio politico italiano nel periodo pre e post referendum costituzionale 2016." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12713/.

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Abstract:
Questo elaborato analizza le particolarità del linguaggio politico partendo dai resoconti stenografici dell’Assemblea della Camera dei deputati di novembre e dicembre 2016. Dopo aver introdotto la struttura delle sedute dell’Assemblea per comprendere il genere di evento comunicativo in cui i discorsi hanno luogo, l’analisi vera e propria inizia con l’esame del ruolo del Presidente e di come il suo modo di esprimersi sia profondamente legato alla prassi stabilita dal Regolamento della Camera. Successivamente sono analizzati aspetti dei discorsi quali i modi di dire, i forestierismi e le espressioni usate ripetutamente dai deputati, qui chiamati “futuri plastismi”. È poi prestata particolare attenzione alle scelte linguistiche dei deputati, considerando: l’uso dei pronomi personali soggetto (io, noi, voi e l’impersonale); le occorrenze di alcuni gli avverbi; e l’uso di alcune locuzioni preposizionali. Infine, questo elaborato affronta la questione della comunicazione conflittuale alla Camera dei deputati e di come questa influenzi le scelte linguistiche dei partecipanti, spiegando come affermazioni ironiche e modi di dire abbiano un’importante ruolo nella gestione del conflitto, concludendo con alcune considerazioni che “tireranno le somme” delle osservazioni fatte, descrivendo un discorso politico “tipo” di fine 2016. Lo scopo di questa tesi, al termine di un corso di laurea magistrale in interpretazione, è di fare chiarezza su alcuni fenomeni tipici del linguaggio politico che possono rendere i discorsi complessi da interpretare.
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Pierfederici, Andrea. "Eventi avversi nelle manipolazioni cervicali: revisione della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Introduzione: La manipolazione spinale cervicale è una tecnica di terapia manuale utilizzata per trattare problematiche muscoloscheletriche. Se da un lato ci sono evidenze che supportano l’efficacia terapeutica della tecnica, dall’altro ci sono dubbi per quanto riguarda la sicurezza del trattamento. Obiettivo: Valutare attraverso le evidenze scientifiche presenti in letteratura tutti gli eventi avversi, e la loro incidenza, correlati alla manipolazione del tratto cervicale nella popolazione adulta. Metodi: La ricerca per l'individuazione dei contributi scientifici è stata avviata, da febbraio a settembre del 2020, su tre database scientifici: PubMed, PEDro e Cochrane Library. Sono stati selezionati inizialmente solamente studi clinici randomizzati, e successivamente a causa dell’assenza di eventi avversi moderati/gravi, si è deciso di includere anche studi osservazionali. La qualità metodologica degli studi è stata stabilita attraverso la scala PEDro, per studi clinici randomizzati, e la Newcastle-Ottawa Scale, per studi osservazionali. Risultati: Sono risultati eleggibili quattro studi clinici randomizzati e due studi osservazionali. Dall’analisi degli articoli presi in considerazione emerge che se gli eventi avversi minori in seguito alla manipolazione cervicale sono relativamente comuni, invece il rischio di un evento moderato/grave è estremamente basso. Dagli studi osservazionali inclusi non emerge una correlazione significativa tra manipolazione cervicale e l’ictus vertebro-basilare, a differenza di altri presenti in letteratura. Conclusioni: Considerando la natura transitoria degli effetti collaterali minori e l’estrema rarità degli eventi avversi moderati/gravi, possiamo considerare la manipolazione spinale cervicale come un’opzione terapeutica con un rapporto beneficio-rischio “bilanciato”. Ulteriori studi sono necessari per potere raggiungere una maggiore consapevolezza sull’argomento degli eventi avversi più gravi.
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POLI, FRANCESCA. "Collocazioni avverbo + aggettivo in un corpus orale di discenti: un approccio quantitativo e qualitativo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/100259.

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Abstract:
Negli ultimi 70 anni, c'è stato un incremento degli studi e ricerche inglesi sulle collocazioni (Firth 1957; Hoey, 2005; Moon, 1998b; Sinclair 1991; 2004; Stubbs, 1996; 2001), i quali hanno evidenziato che la fraseologia è pervasiva alla lingua (Altenberg, 1998; Biber et al., 1999; Cowie, 1991; 1992; Howarth; 1998). Questo indica anche che una buona padronanza delle collocazioni è necessaria se i discenti mirano a raggiungere una fluidità simile a quella di un nativo nella L2. Infatti, la ricerca sulla produzione di linguaggio formulaico da parte degli apprendenti ha dimostrato che le collocazioni sono essenziali nell'acquisizione della lingua seconda (Cowie, 1998; Pawley & Syder, 1983; Peters, 1983) e sono una componente chiave per lo sviluppo della "fluency" (Ellis, 2002; 2003; Ellis et al., 2015; Howarth, 1998). Nonostante il maggior numero di studi sulle collocazioni, la maggior parte degli studiosi si è concentrata su dati scritti e su un insieme ristretto di combinazioni, come le collocazioni verbo + sostantivo. La scarsa disponibilità di corpora orali di discenti e la maggiore attenzione per le sequenze formulaiche più soggette a errori hanno portato i ricercatori a trascurare collocazioni come avverbio + aggettivo. L'intensificazione è una parte intricata dell'apprendimento delle lingue straniere (Lorenz, 1999) e merita ulteriore attenzione, soprattutto per quanto riguarda i dati parlati, che riflettono meglio il linguaggio dei discenti (Myles, 2015). Il presente lavoro indaga le collocazioni di avverbi + aggettivi in un corpus parlato di recente compilazione di studenti italiani avanzati di inglese L2. La tesi adotta un approccio di Analisi Interlinguistica Contrastiva (Granger, 1998) per verificare se: a) ci sono differenze tra la produzione di collocazioni degli studenti italiani di inglese rispetto ai coetanei madrelingua; b) ci sono differenze tra le collocazioni prodotti dagli studenti italiani e quelle dei madrelingua in termini di modelli sintattici e significato lessicale; c) la congruenza della L1 ha un effetto di trasferimento sulla produzione da parte dei discenti di collocazioni poco frequenti e/o non attestate. Per rispondere alle tre domande di ricerca, sono state condotte analisi quantitative e qualitative sull'Italian Spoken Learner Corpus (ISLC) e sul corpus gemello di LINDSEI, LOCNEC. LOCNEC è stato utilizzato come corpus di riferimento di madrelingua per il suo alto livello di comparabilità con ISLC. Per le analisi quantitative, è stato seguito l'approccio di Durrant e Schmitt (2009) per il calcolo dei punteggi delle misure di associazione delle collocazioni (t-score e MI) sulla base del corpus di riferimento BNC e le collocazioni sono state poi divise in tre categorie in base al loro punteggio: collocazioni (t-score e MI maggiore o uguale a 2 e 3 rispettivamente), collocazioni infrequenti/non attestate (t-score e MI non disponibili a causa dell'infrequenza), collocazioni in area grigia (t-score e MI inferiore a 2 e 3 rispettivamente). I test T-test e Wilcoxon rank sum test sono stati utilizzati sulle collocazioni estratte da ISLC e LOCNEC e sono state calcolate le dimensioni degli effetti. Inoltre, i test sono stati impiegati per valutare i valori medi individuali di t-score e MI degli studenti e dei madrelingua. Per quanto riguarda le analisi qualitative, è stato impiegato uno schema a tre livelli per analizzare due serie di collocazioni: la prima serie comprende 11 collocazioni con t-score e MI maggiore uguale a 2 e 3 rispettivamente e una frequenza di 5 nell'ISLC; la seconda serie comprende 9 collocazioni infrequenti/non attestate con una frequenza maggiore o uguale a 2 nell'ISLC. Seguendo lo schema, i due set di collocazioni estratti sia dall'ISLC sia dal LOCNEC sono stati analizzati tenendo conto del loro background collocativo (etimologia, livello CEFR, congruenza L1), delle variabili del discente (sesso, esperienza di soggiorno all'estero, corso universitario, altre lingue), e delle variabili testuali (funzione attributiva vs predicativa dell'aggettivo, pronomi vs it-sentences, tempo verbale, affermativo vs negativo, connotazione positiva vs negativa). I risultati dei test statistici sono stati tutti significativi con effect size medio-grandi e, insieme alle analisi qualitative, hanno indicato che: gli studenti italiani di inglese producono un minor numero di collocazioni; un maggior numero di non-collocazioni; le loro combinazioni sono meno collocative di quelle dei madrelingua (ovvero, i loro punteggi di misura delle associazioni sono in media più bassi di quelli dei nativi); non ci sono differenze marcate in termini di modelli lessico-grammaticali tra le collocazioni degli studenti e quelle dei madrelingua, ma gli studenti tendono ad assegnare alle loro collocazioni funzioni più creative dal punto di vista pragmatico; non è stata trovata alcuna prova di trasferimento L1 (negativo) in relazione alla produzione da parte dei discenti di collocazioni infrequenti/non attestate, sostenendo così ulteriormente la conclusione precedente. I risultati corroborano ulteriormente la letteratura sulle collocazioni prodotte dai discenti e aggiungono un altro tassello al puzzle della lingua parlata: il ritardo collocazionale, cioè lo sviluppo più lento delle prestazioni di produzione di collocazioni, può essere trovato anche nei dati parlati e i discenti sembrano anche produrre meno collocazioni identificate da punteggio t-score. Questo ha due importanti, anche se semplici, implicazioni: che gli studenti dovrebbero probabilmente essere esposti a più input di lingua parlata, e che le teorie di acquisizione della lingua seconda potrebbero utilmente rivedere i processi di acquisizione fraseologica degli studenti nel contesto EFL. Un'altra scoperta è relativa ai modelli lessico-grammaticali delle collocazioni degli studenti non erano marcatamente diversi da quelli dei madrelingua, ma erano meno vari e mostravano una creatività pragmatica. Questo potrebbe informare gli studiosi sui potenziali processi di fossilizzazione (Selinker, 1972) nella fraseologia e/o sulle strategie di semplificazione o di evitamento (Farghal & Obiedat, 1995). Infine, anche se gli studi tradizionali hanno trovato che la congruenza L1 gioca un ruolo chiave nella produzione di collocazioni (cfr. Bahns, 1993; Granger, 1998b; Nesselhauf, 2005; Wang, 2016), nessuna prova di congruenza L1 è stata trovata per quanto riguarda i dati parlati, il che è un'interessante controprova. Nel complesso, questa tesi ha sottolineato che la produzione di collocazioni, sia quantitativamente sia pragmaticamente, è in ritardo rispetto alla competenza collocazionale e, sebbene questa linea possa essere molto sottile e non significativa nei testi scritti, il divario si allarga nella lingua parlata.
In the last 70 years, there has been an increase in English studies on collocations (Firth 1957; Hoey, 2005; Moon, 1998; Sinclair 1991; 2004; Stubbs, 1996; 2001) and research which have documented that phraseology is pervasive to language (Altenberg, 1998; Biber et al., 1999; Cowie, 1991; 1992; Howarth; 1998). This also indicates that a good command of collocations is needed if learners aim to achieve native-like fluency in the L2. Indeed, research on learner production of formulaic language has shown that collocations are essential in the acquisition of second language (Cowie, 1998; Pawley & Syder, 1983; Peters, 1983) and are a key component for the development of fluency (Ellis, 2002; 2003; Ellis et al., 2015; Howarth, 1998). Despite the surge in studies on collocations, the majority of scholars have focused on written data and on a restricted set of combinations, such as verb + noun collocations. The poor availability of spoken learner corpora and the more error-prone formulaic sequences have led researchers to neglect collocations such as adverb + adjective. Intensification is an intricate part of foreign language learning (Lorenz, 1999) and deserves further attention, especially as regards spoken data, which is a better reflection of learner language (Myles, 2015). The present work investigates adverb + adjective collocations in a newly compiled spoken learner corpus of advanced Italian learners of English L2. The thesis adopts a Contrastive Interlanguage Analysis (Granger, 1998) approach to verify whether: a) there are any differences between the collocation production of Italian learners of English compared to native-speaker peers; b) there are any differences between the Italian learners’ collocations and the native speakers’ in terms of syntactic patterns and lexical meaning; c) L1 congruency has a transfer effect on the learner production of infrequent and/or unattested collocations. In order to address the three overarching research questions, quantitative and qualitative analyses were carried out on the Italian Spoken Learner Corpus (ISLC) and the sister corpus of LINDSEI, LOCNEC. LOCNEC was used as the native-speaker reference corpus for its high level of comparability to ISLC. For the quantitative analyses, Durrant and Schmitt’s (2009) approach was followed for the calculation of the collocation’s association measure scores (t-score and MI) based on the large reference corpus BNC and the collocations were then divided into three categories based on their score: collocations (t-score and MI equal or greater than 2 and 3 respectively), infrequent/unattested collocations (t-score and MI scores unavailable due to infrequency), grey area collocations (t-score and MI lower than 2 and 3 respectively). T-tests and Wilcoxon rank sum tests were computed on the collocations extracted from ISLC and LOCNEC and effect sizes were calculated. In addition, the tests were employed to assess the average individual t-score and MI values of learners and native speakers. As regards the qualitative analyses, a three-fold scheme was employed to analyse two sets of collocations: the first set comprises 11 collocations with t-score and MI equal or greater than 2 and 3 respectively and a frequency of equal or greater than 5 in the ISLC; the second set includes 9 infrequent/unattested collocations with a frequency equal or greater than 2 in ISLC. Following the scheme, the two sets of collocations extracted from both ISLC and LOCNEC were analysed by taking into account their collocational background (etymology, CEFR level, L1 congruence), the learner variables (gender, stay-abroad experience, university course, other languages), and the text variables (attributive vs predicative function of the adjective, pronouns vs it-sentences, tense, affirmative vs negative, positive vs negative connotation). The results of the statistical tests were all significant with medium to large effect sizes and, together with the qualitative analyses, indicated that: Italian learners of English produce a fewer number of collocations; a higher number of non-collocations; their combinations are less collocational than native speakers’ (i.e., their association measure scores as on average lower than the natives’); there are no marked differences in terms of lexico-grammatical patterns between the learners’ collocations and the native speakers’, but the learners tend to assign more pragmatically creative functions to their collocations; no evidence of L1 (negative) transfer was found in relation to the learners’ production of infrequent/unattested collocations, thus further supporting the previous finding. The findings further corroborate the literature on learners’ collocations and add another piece to the puzzle of spoken language: collocational lag, that is the slower development of collocation performance, can also be found in spoken data and learners also seem to produce fewer t-score collocations. This has two important, though simple, implications: that learners should probably be exposed to more spoken language input, and that second language acquisition theories might usefully review phraseological acquisition processes of EFL learners. Another finding is that the lexico-grammatical patterns of learners’ collocations were not markedly different from native speakers’, but they were less varied and displayed pragmatic creativity. This could inform scholars about potential fossilisation processes (Selinker, 1972) in phraseology and/or simplification or avoidance strategies (Farghal & Obiedat, 1995). Lastly, although mainstream studies have found that L1 congruency plays a role in the production of collocations (cf. Bahns, 1993; Granger, 1998b; Nesselhauf, 2005; Wang, 2016), no evidence of L1 congruency was found as regards spoken data, which is an interesting counter-finding. Overall, this thesis has underlined that collocation production, both quantitatively and pragmatically, lags behind collocation competence and, although this line may be very thin and not significant in written texts, the gap widens in spoken language.
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PROVENZI, LIVIO. "Epigenetica comportamentale della prematurità: Come la metilazione del DNA media l'impatto di precoci esperienze avverse sullo sviluppo socio-emozionale in bambini nati fortemente pretermine." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10788.

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Abstract:
Nel presente lavoro di tesi sono riportati i risultati di un innovativo progetto di ricerca longitudinale nell'ambito della psicobiologia. I recenti progressi nel campo dell'epigenetica sono stati applicati allo studio delle conseguenze di esperienze avverse precoci sullo sviluppo socio-emozionale in bambini nati fortemente pretermine. La nascita pretermine costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo socio-emozionale, in parte per l'esposizione ad eventi stressanti (es.: dolore neonatale) durante l'ospedalizzazione in terapia intensiva neonatale (TIN). L'epigenetica si riferisce a processi biochimici altamente sensibili alle esperienze ambientali e che alterano la funzione di trascrizione di specifici geni, senza modificare la struttura della sequenza di DNA. Il candidato ha sviluppato un razionale clinicamente rilevante per la ricerca epigenetica comportamentale della prematurità. Inoltre il progetto di ricerca ha dimostrato che il livello di esposizione a procedure dolorose si associa a esiti avversi sul piano temperamentale e della risposta allo stress a tre mesi e che tale associazione è mediata da alterazioni epigenetiche a livello del gene che codifica per il trasportatore della serotonina. Le implicazioni teoriche, cliniche ed etiche di questi risultati sono trattate nella sezione conclusiva. Il progetto di epigenetica comportamentale della prematurità fornisce una nuova prospettiva teorica ed empirica sul tema dell’interazione tra genetica ed ambiente.
In the present work, the candidate reports the results of an innovative longitudinal research project in the field of psychobiology. The recent epigenetic progresses have been applied to the study of the consequences of early adverse event exposures on the socio-emotional development of very preterm infants. Preterm birth is a major concern for socio-emotional development, partly due to the exposure to adverse stressful stimulations (i.e., skin-breaking procedures) during the Neonatal Intensive Care Unit (NICU) stay. Epigenetics refers to biochemical processes which are sensitive to environmental cues and which alter the transcriptional activity of specific genes without changing the DNA structure. The candidate has developed a clinically relevant rationale for preterm behavioral epigenetics (PBE). The research project has demonstrated that the early exposure to high levels of skin-breaking procedures during NICU stay associate with non-optimal temperamental profile and stress regulation at 3 months of age. This association was mediated by epigenetic modifications (DNA methylation) of the stress-related gene encoding for serotonin transporter. The theoretical, clinical and ethical implications of these findings are discussed further in the final section of the thesis. The PBE project provides a new framework for the issue of the interconnections between nature and nurture.
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Calanca, Filippo. "Sistemi Reputazionali ed E-Commerce. L'importanza dei sistemi di reputazione all'interno del mercato di compravendita online come soluzioni ai problemi di azzardo morale e selezione avversa." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4474/.

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FIOCCO, RAFFAELE. "La politica regolamentatoria come risultato di un processo di contrattazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/644.

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Abstract:
Lo scopo della nostra ricerca è di proporre un modello dell'intervento pubblico che differisce dall'approccio standard e di valutare le sue implicazioni in termini di benessere. Noi sosteniamo che in molte circostanze la regolamentazione risulta essere un processo di "give-and-take" pittosto che di "take-it-or-leave-it". Più precisamente, la nostra idea è che la politica regolamentatoria possa essere più generalmente modellizzata come il risultato di un processo di contrattazione, che normalmente implica la partecipazione attiva di ciascun agente coinvolto nell'interazione regolamentatoria. Nel Capitolo 1, seguendo l'intuizione di Spulberg, la regolamentazione è modellizzata come un processo di negoziazione tra i gruppi di interesse dei consumatori e delle imprese, con l'agenzia nel ruolo di mediatore. La nostra analisi mostra che l'impresa regolamentata sfrutta il suo potere contrattuale per ottenere un sussidio, il quale è più elevato che con un'offerta "take-it-or-leave-it" di un meccanismo che massimizza il benessere sociale. L'eccessiva sussidiazione dell'impresa penalizza i consumatori ed implica una perdita di benessere sociale. Noi troviamo altresì che, con informazione asimmetrica sui costi, l'intervallo di tipi dell'impresa che partecipano in equilibrio all'interazione regolamentatoria può essere più grande con la politica negoziata che con la politica "take-it-or-leave-it". Vorremmo sottolineare che il Capitolo 1 è introduttivo e costituisce un passo preliminare per la nostra ricerca. Aldilà dei risultati analitici, il suo contributo è duplice. Innanzitutto, esso descrive le strutture basilari di una politica regolamentatoria negoziata e le sua implicazioni in termini di benessere. In secondo luogo, esso mostra che l'approccio basato sulla contrattazione rappresenta effettivamente un'estensione piuttosto che una negazione dell'approccio standard. In particolare, la contrattazione su una politica regolamentatoria può essere interpretata come un modello generale che include l'offerta "take-it-or-leave-it" come caso limite, che si verifica quando l'impresa è privata di qualsiasi potere di contrattazione durante le negoziazioni. La discussione nel Capitolo 2 sviluppa la struttura precedente e considera un'agenzia che è delegata dal Congresso a rappresentare gli interessi dei consumatori nel precesso di contrattazione con l'impresa sulla politica regolamentatoria. L'esistenza di un'attività di negoaziazione tra l'agenzia e l'impresa è stata largamente ignorata dalla letteratura economica, con la principale eccezione rappresentata dai contributi di Scarpa. Comunque, Armstrong e Sappington, nella loro rassegna sui recenti sviluppi nella teoria della regolamentazione, hanno riconosciuto che la formulazione standard, la quale alloca tutto il potere di contrattazione al regolamentatore, è adottata per convenienza tecnica piuttosto che per realismo. Mentre l'agenzia è stata precedentemente raffigurata come un arbitro imparziale, nel Capitolo 2 supponiamo che essa rappresenti una parte contrattuale, la cui natura può essere benevolente od egoista. In questo contesto, noi studiamo la possibilità di collusione tra l'agenzia regolamentatoria e l'impresa regolamentata, un fenomeno che spesso si verifica in una relazione regolamentatoria. La contrattazione "a latere" tra i due partner colludenti è modellizzata come un processo di negoziazione (eventualmente illegale)parallelo alla negoziazione sulla politica regolamentatoria. La nostra analisi mostra che i consumatori sono penalizzati dalla corruzione, in quanto essi interamente sussidiano il guadagno totale dalla collusione. Inoltre, il nostro modello suggerisce che un'agenzia più forte nel processo di contrattazione rende più desiderabile per il Congresso (cioè per i consumatori)consentire la collusione in equilibrio. Nei primi due capitoli, noi abbiamo considerato l'esistenza di solamente un mercato monopolistico. Il Capitolo 3, che ha beneficiato del contributo fondamentale di Carlo Scarpa, estende l'impianto precedente ed esamina la regolamentazione di due mercati interdipendenti quando i beni sono sostituti. Questo è il caso, per esempio, nelle industrie del gas naturale e dell'elettricità o delle ferrovie e autostrade. Noi ci focalizziamo sul progetto della struttura regolamentatoria. In particolare, noi intendiamo determinare se è meglio per il benessere dei consumatori avere un'autorità unica per entrambi i mercati o suddividere la giurisdizione regolamentatoria tra due differenti agenzie. Quando la politica regolamentatoria è il risultato di un'offerta "take-it-or-leave-it", la nostra analisi mostra che due agenzie - ciascuna massimizzante il surplus totale nel suo proprio mercato - impongono prezzi che sono più bassi di quelli derivanti da centralizzazione regolamentatoria. Al contrario, quando la politica regolamentatoria è il risultato di un processo di contrattazione, noi troviamo che un regolamentatore unico, che sequenzialmente contratta con entrambe le imprese, dà ai consumatori un livello di benesere più elevato, purchè il costo ombra dei fondi pubblici, attraverso i quali la produzione è sussidiata, sia sotto una certa soglia. Dunque, in presenza di negoziazioni, il nostro modello suggerisce che la centralizzazione dovrebbe essere la migliore struttura regolamentatoria per i consumatori nei paesi sviluppati, ove la raccolta fiscale non è troppo distorsiva. Se il costo ombra è sopra questa soglia, come spesso accade nei paesi in via di sviluppo, decentralizzare la struttura regolamentatoria risulta in un miglioramento del benessere sociale.
The aim of our research is to propose a pattern of government intervention which differs from the standard approach and to assess its welfare implications. We argue that in many circumstances regulation turns out to be a process of give-and-take rather than take-it-or-leave-it. More precisely, our idea is that the regulatory policy can be more generally modelled as the outcome of a bargaining process, which normally entails the active participation of each agent involved in the regulatory interaction. In Chapter 1, following Spulber’s intuition, regulation is modelled as a negotiation process between the consumers’ and firm’s interest groups, with the agency in the role of mediator. Our analysis shows that the regulated firm exploits its bargaining power to obtain a subsidy which is higher than under a take-it- or-leave-it offer of a total surplus maximizing mechanism. The oversubsidization of the firm penalizes consumers and entails a total surplus loss. We find also that, under asymmetric cost information, the range of the firm’s types participating in equilibrium in the regulatory interaction may be wider under the negotiated policy than under the take-it-or- leave-it policy. We would like to stress that Chapter 1 is introductory and constitutes a preliminary step for our research. On top of the specific analytical results, its contribution is twofold. First, it describes the basic features of a negotiated regulatory policy and its welfare implications. Second, it shows that the bargaining approach to regulation actually represents an extention rather than a negation of the standard approach. In particular, the bargaining over a regulatory policy may be interpreted as a general set-up which includes the take-it-or-leave- it offer as a limit case, that occurs when the firm is deprived of any bargaining power during negotiations. The discussion in Chapter 2 develops the previous framework and considers an agency which is delegated by Congress to represent consumers’ interests in the bargaining process with the firm over a regulatory policy. The existence of a negotiation activity between the agency and the firm has been by and large ignored by the economic literature, with the main exception represented by Scarpa’s contributions. However, Armstrong and Sappington, in their review on the recent developments in the theory of regulation, have recognized that the standard formulation, which allocates all the bargaining power to the regulator, has been adopted for technical convenience rather than for realism. While it has been previously depicted as an impartial arbitrator, the agency is assumed in Chapter 2 to represent a bargaining party, whose nature may be either benevolent or self-interested. In this setting, we study the potential for collusion between the regulatory agency and the regulated firm, a phenomenon which often occurs in a regulatory relationship. The side contracting between the two colluding partners is modelled as a (possibly illegal) negotiation process parallel to the bargaining over the regulatory policy. Our analysis shows that consumers are penalized by corruption, since they entirely subsidize the total stake in collusion. Furthermore, our model suggests that a stronger agency in the bargaining process makes it more desirable for Congress (i.e. for consumers) to allow collusion in equilibrium. In the first two chapters, we have considered the existence of just one monopolistic market. Chapter 3, which has benefited from the fundamental contribution of Carlo Scarpa, extends the previous setting and examines the regulation of two interdependent markets, whose goods are substitutes. This is the case, for instance, in the industries of natural gas and electricity or railroads and motorways. We focus on the design of the regulatory structure. In particular, we intend to determine whether it is better for consumers’ welfare to have a unique authority for both markets or to split the regulatory jurisdiction between two different agencies. When the regulatory policy is the outcome of a take-it-or-leave-it offer, our analysis shows that two agencies - each maximizing total surplus in its own market - set prices which are lower than those arising under regulatory centralization. On the contrary, when the regulatory policy is the outcome of a bargaining process, we find that a unique regulator, which sequentially bargains with both firms, gives consumers a higher welfare level, as long as the shadow cost of public funds, through which production is subsidized, is below a certain threshold. Hence, under negotiations our model suggests that centralization should be the best regulatory pattern for consumers in developed countries, where tax collection is not too distortionary. If the shadow cost is above that threshold, as it often happens in developing countries, decentralizing bargaining turns out to be consumers’ welfare improving.
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Books on the topic "Avverbi"

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Gioia, Michele De. Avverbi idiomatici dell'italiano: Analisi lessico-grammaticale. Torino: Harmattan Italia, 2001.

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Strati, Roberta. Ricerche sugli avverbi latini in -tus. Bologna: Pàtron, 1996.

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3

Lonzi, Lidia. Avverbi e altre costruzioni a controllo. Bologna: Il mulino, 1998.

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Venier, Federica. La modalizzazione assertiva: Avverbi modali e verbi parentetici. Milano: F. Angeli, 1991.

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Tartaglia, Riccardo, and Andrea Vannucci, eds. Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9.

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6

Marina, Guerrisi, ed. Deleuze e Sgalambro: Dell'espressione avversa. Catania: Prova d'autore, 2012.

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7

Corsini, Paolo. Avversi al regime: Una famiglia comunista negli anni del fascismo. Roma: Editori riuniti, 1992.

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8

Letture avverse: Nomadismi di arte e letterature. Roma: Aracne, 2009.

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9

Ferroni, Maria Vittoria. Il ricorso in Cassazione avverso le decisioni del Consiglio di stato. Padova: CEDAM, 2005.

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10

Sbrana, Francesca. Le impugnazioni avverso i provvedimenti cautelari personali: Riesame, appello, ricorso in cassazione. Padova: CEDAM, 2009.

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More sources

Book chapters on the topic "Avverbi"

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Vanelli, Laura. "Avverbi di luogo (deittici e anaforici) in italiano antico." In Latin et langues romanes, edited by Sándor Kiss, Luca Mondin, and Giampaolo Salvi, 569–80. Berlin, Boston: DE GRUYTER, 2005. http://dx.doi.org/10.1515/9783110944532.569.

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Capasso, Raffaele, Massimiliano Laudato, Giuliano Grandolini, and Francesco Capasso. "Reazioni avverse e interazioni." In Aloe, 85–92. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5444-8_10.

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Frank, Uwe, and Evelina Tacconelli. "Antibiotici, antimicotici: spettro — dosaggio — effetti avversi — costi." In La guida Daschner alla Terapia antibiotica in ospedale, 65–166. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1735-1_9.

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Lisi, Paolo, Leonardo Bianchi, and Luca Stingeni. "Reazioni avverse cutaneo-Mucose a farmaci." In Dermatologia allergologica nel bambino e nell’adolescente, 219–27. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2507-3_26.

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Bellandi, Tommaso. "La valutazione del rischio e l’analisi degli eventi avversi." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 31–40. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_4.

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Vincent, Charles. "Introduzione." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 1–10. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_1.

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Peris, Adriano, and Riccardo Pini. "Emergenza-urgenza." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 103–11. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_10.

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Di Tommaso, Mariarosaria. "Materno-infantile." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 113–24. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_11.

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Prisco, Domenico, Carlo Tamburini, and Sara Albolino. "Medicina interna." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 125–35. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_12.

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Amunni, Gianni, Laura Doni, and Francesco Di Costanzo. "Oncologia." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 137–44. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_13.

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