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Journal articles on the topic 'Biomarcatori'

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Brusca, Ignazio. "Biomarcatori nelle malattie infiammatorie intestinali." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio - Italian Journal of Laboratory Medicine 9, no. 3 (July 4, 2013): 123–30. http://dx.doi.org/10.1007/s13631-013-0012-4.

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Sansone, Andrea, Francesco Romanelli, and Marialuisa Appetecchia. "Utilità e limiti dei biomarcatori nella diagnosi e nella gestione clinica dei NET." L'Endocrinologo 21, S1 (May 2020): 27–29. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00706-2.

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Blane, David. "Conceptualisation and measurement of health." Sinappsi 12, no. 1 (2022): 8–13. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-01-1.

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Abstract:
The present brief article sketches the various ways in which health has been defined and measured in quantitative linked register and survey research. Health, mortality, morbidity, functioning, quality of life and biomarkers are considered. A case is made for using the survey questionnaire measure of limiting long-standing illness in labour market economics. Il presente articolo delinea i vari modi in cui la salute è stata definita e misurata nella ricerca su dati di tipo survey e quantitativi di fonte amministrativa. Sono presi in considerazione salute, mortalità, morbilità, capacità funzionali, qualità della vita e biomarcatori. Negli studi di economia del lavoro, si sostiene l'opportunità di utilizzare le misure – derivanti da questionario – relative alle malattie di lungo corso che comportano limitazioni per i lavoratori.
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Donato, V., A. Noto, A. Lacquaniti, A. Versaci, M. Giardina, D. Bolignano, F. Spinelli, A. David, and M. Buemi. "Alluvione di Messina 2009: NGAL in due pazienti con Crush Syndrome." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 1 (January 24, 2018): 1–4. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1188.

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Abstract:
Neutrophil Gelatinase-Associated Lipocalin (NGAL) è uno dei più promettenti biomarcatori utilizzati nella diagnosi di “Acute Kidney Injury” (AKI), dal momento che il suo incremento è un buon predittore a breve termine dello sviluppo di insufficienza renale acuta in notevole anticipo rispetto all'incremento dei valori della creatinia sierica. Riportiamo la nostra esperienza di un caso di Crush Syndrome di due pazienti vittime dell'alluvione che ha coinvolto Messina. Lo sviluppo di AKI in seguito a Crush Syndrome è la seconda causa più comune di morte in seguito a terremoti o altri disastri naturali ma allo stesso tempo è una complicanza disastro-correlata che può essere reversibile in particolar modo in caso di diagnosi precoce e di altrettanto precoce trattamento. In questo caso, l'NGAL ci ha permesso di fare una diagnosi precoce di AKI preannunciando le alterazioni dei classici marker come la creatinina, inoltre abbiamo notato la correlazione diretta tra i valori di NGAL, l'evoluzione del danno renale e la prognosi per le due pazienti.
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Di Lullo, L., F. Floccari, R. Rivera, V. Barbera, R. Faiola, C. Feliziani, A. Granata, et al. "Bio-marcatori e malattia cardio-renale: significato clinico e prognostico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 69–76. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1177.

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Abstract:
La sindrome cardio-renale (SCR) è una sindrome clinica ben nota, che descrive tanto gli effetti negativi dell'insufficienza renale sull'equilibrio cardio-circolatorio quanto quelli dell'insufficienza cardiaca sulla funzione renale. Molti autori hanno studiato l'utilità di marcatori sierologici ai fini dell'identificazione e del monitoraggio ambulatoriale delle varie forme di questa sindrome. L'analisi dei livelli sierici dei peptidi natriuretici è, al momento, quella maggiormente utilizzata, in quanto essi stessi non sono solo direttamente associati alla gravità delhinsufficienza cardiaca, ma anche capaci di rilevare precocemente la disfunzione renale, certamente prima che sia possible osservare un incremento nei livelli sierici di creatinina. NGAL, cistatina C, NAG, KIM-1 e IL-18 rappresentano interessanti biomarcatori per la diagnosi precoce di danno renale acuto (AKI), e quindi per la diagnosi precoce delle forme renocardiache acute, mentre il loro utilizzo in altre forme di SCR non appare codificato. Al contrario, la valutazione di KIM-1 e IL-18 sembra più utile per cercare una diagnostica differenziale tra forme diverse di insufficienza renale acuta. (Cardionephrology)
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Lacquaniti, A., and M. Buemi. "Nefropatia da mezzodi contrasto: il parere del Nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 6–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1129.

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Abstract:
La nefropatia da contrasto (CIN) rappresenta oggi la terza causa di insufficienza renale acuta (AKI) in pazienti ospedalizzati, condizione da ricondurre a un incremento dei pazienti che si sottopongono a procedure radiologiche interventistiche richiedenti la somministrazione intravascolare di mezzi di contrasto iodati (ICM). Bisogna inoltre considerare un incremento di soggetti con fattori di rischio quali l'età avanzata, una preesistente patologia renale, scompenso cardiaco, infarto del miocardio, diabete mellito. Si considera CIN la presenza di un incremento assoluto (= 0.5mg/dL) e relativo (= 25%), rispetto ai valori basali, della creatinina sierica (sCreat) a 48–72 ore dall'esposizione dell'ICM. È noto però come in pazienti con variazioni acute del filtrato glomerulare (GFR), sCreat è un marker dotato di poca sensibilità e specificità diagnostica. Infatti, il 25–50% dell'incremento della creatinina, con alto valore predittivo di CIN, si verifica più frequentemente solo 24 ore dopo la somministrazione dell'ICM. Negli ultimi anni, sono stati condotti studi non solo al fine di identificare nuovi biomarcatori, ma anche per valutare eventuali strategie terapeutiche preventive. La somministrazione endovenosa di soluzione salina allo 0.9% è ampiamente accettata come terapia profilattica di CIN. Diversi sono inoltre gli studi condotti che prevedono la somministrazione di bicarbonato di sodio o di N-acetilcisteina (NAC). Purtroppo molti studi mancano di potenza statistica o sono basati su diverse definizioni di CIN. Ciò ha determinato la mancanza di linee guida universali accettate dai radiologi, nefrologi, cardiologi o da altre figure professionali coinvolte. Sono quindi necessari ulteriori studi al fine di validare i risultati sino ad ora ottenuti, specie utilizzando marcatori dotati di maggiore potere diagnostico e prognostico rispetto alla creatinina sierica, quali NGAL, Cistatina C e KIM-1.
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Matarrese, Paola, and Giuseppe Marano. "Modulazione dei recettori β-adrenergici e differenze di genere." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 20–24. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-5.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.
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Faggiano, Antongiulio, Valentina Di Vito, Roberta Centello, Franz Sesti, Giulia Puliani, Tiziana Feola, and Elisa Giannetta. "Ruolo diagnostico, prognostico e predittivo di risposta del NETest nelle neoplasie neuroendocrine." L'Endocrinologo 21, no. 6 (November 20, 2020): 432–40. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00795-z.

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Abstract:
SommarioIl NETest è una metodica di biologia molecolare e, in particolare, di biopsia liquida, applicata alle neoplasie neuroendocrine (NEN), che si propone come nuovo biomarcatore altamente sensibile e specifico. Il NETest consente una sorta di gene signature del tumore, definendone il profilo trascrizionale mRNA, estratto dal sangue periferico. L’applicazione pratica è nella diagnosi, dove il NETest sembra identificare anche piccoli tumori localizzati, nella definizione prognostica, con l’identificazione dei tumori con maggiore tendenza alla progressione e alla recidiva post-chirurgica, nella riposta ai trattamenti, con l’identificazione precoce di progressione nel corso di terapie anti-tumorali. A fronte di risultati iniziali estremamente promettenti, il NETest necessita di una conferma su larga scala, in ampie casistiche multicentriche.
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Moraes, Leonardo Bruno Fonseca, and Aloisio Afonso Avelar Macedo. "Morfofunctional changes caused by viral agents associated with teratogenicity, inflammatory biomarcators and arboviroses." Revista de Medicina 98, Suppl (October 4, 2019): 27. http://dx.doi.org/10.11606/issn.1679-9836.v98isupplp27-27.

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Abstract:
Introduction: In the second half of the 20th century, many anomalous effects and individuals were examined, arousing concern in the medical community at the time.The rubella syndrome in the 1930s showed that the placenta was not a barrier for all exogenous agents. In 2015 an increase in the prevalence of microcephaly cases has been reported in twenty times in Brazil, and this malformation is associated with the vertical transmission of the Zika virus (ZIKV) by the Ministry of Health. Based on these data, ZIKV-related microcephaly as well as other comorbidities associated with arboviruses have been discussed in several scientific events. Therefore, it is not yet known exactly how the ZIKV can cause microcephaly. To date, there are still controversial results on (1) the risk of spontaneous abortion and teratogenesis induced by treatment with intereferon (inflammatory biomarker) with the development of diseases caused by arbovirosis; (2) the profile of the inflammatory response to arvoviroses. Objectives: Evaluate inflammatory biomarkers and morphofunctional changes caused by viral agents associated with teratogenicity. Methods and Procedures: For the accomplishment of this scientific article, a bibliographical review was used consulting the information bases like SciELO, Pubmed, base LILACs, Periódicos CAPES and CNPq and Annals of Scientific Initiation and Research of the University of Ribeirão Preto. Results: Studies show that in the active phase of viral replication in pregnant women with positive serology for Zika virus, for example, increased IL-2, IL-4, IL-9, IL-12, IL-13, IL-17 and IFN -gamma. In contrast, IL-23 did not change at the same stage. The relationship between elevation of IL-4, IL-10, MCP-1, TNF-ALFA, TNF-beta and MCP-1 in the amniotic fluid of pregnant women correlated with Autistic Spectrum Disorder was also enhanced. As for the findings on biological materials from animals immunodeficiated with the Zika virus, was observed that the trophoblasts were able to reduce the replication of the viral agent and the transfer time in the placental barrier. Conclusions: Inflammatory biomarkers have a great relationship and potential for detection of teratogenic events. As for the blocking ability of viral replication, it is observed that placental precursor cells slow the transfer of the viral to the fetus, but does not prevent.
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Lepe Balsalobre, E., R. Rubio Sánchez, M. d. M. Viloria Peñas, and A. Moro Ortiz. "W059 Identification of volatile biomarcators of infection by giardia sp. in pediatric patients with persistent diarrhea." Clinica Chimica Acta 530 (May 2022): S298—S299. http://dx.doi.org/10.1016/j.cca.2022.04.797.

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Marrani, Carolina, Teuta Zenjelaj, Daniela Bartoli, Francesco Corradi, and Rinaldo Innocenti. "Ruolo della cistatina C come biomarcatore di danno renale acuto e come predittore indipendente di eventi cardiovascolari, mortalità e outcome funzionale a lungo termine." Italian Journal of Medicine 6, no. 3 (September 2012): 195–201. http://dx.doi.org/10.1016/j.itjm.2012.02.007.

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Bianchi, V., and C. Arfini. "Identificazione precoce dell’abuso di alcol: utilizzo dei biomarcatori emergenti in differenti matrici biologiche." Working Paper of Public Health 1, no. 1 (June 15, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6780.

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Abstract:
Scopo: Questa rassegna illustra alcuni biomarcatori emergenti misurabili in diverse matrici biologiche che possono permettere l’individuazione precoce dell’abuso alcolico; Metodologia: vengono considerati i biomarcatori più attuali transferrina carboidrato carente (CDT), etilglucuronide (EtG), fosfatidiletanolo (PEth) e gli esteri etilici degli acidi grassi (FAEE) e la loro determinazione nelle diverse matrici biologiche così come è riportato nella più recente letteratura; Risultati: sono descritte alcune situazioni reali ed è suggerita l’interpretazione dei risultati. Conclusioni: la rassegna fornisce suggerimenti e indicazioni per il corretto uso dei biomarcatori descritti alla luce delle conoscenze e delle applicazioni cliniche e forensi.
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Golato, Maria, Sabino Matera, and Gianna Impicciatore. "Biomarcatori nell'AKI (acute kidney injury). Seconda parte: biomarcatori tradizionali, nuovi e potenziali di AKI." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 15, no. 4 (January 2020). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.19.00041-0.

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Golato, Maria. "Biomarcatori nell'insufficienza renale acuta. Prima parte: aspetti clinici e gestionali." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 15, no. 1 (May 2019). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.19.00002-1.

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Cinquanta, Luigi, and Ignazio Brusca. "Ruolo dei biomarcatori nella diagnostica liquorale della malattia di Alzheimer." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 15, no. 3 (November 2019). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.19.00028-8.

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Papa, Fabrizio, Valentino Miconi, Bruno Biasioli, Anna M. Cenci, and Maria Golato. "I biomarcatori di carenza marziale: nuove acquisizioni fisiopatologiche e necessità interpretative." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 16, no. 3 (November 2020). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.20.00062-6.

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Grieco, Giuseppina Emanuela, Daniela Fignani, Francesco Dotta, and Guido Sebastiani. "MicroRNA circolanti come biomarcatori per il diabete mellito di tipo 2: avanzamenti e prospettive future." L'Endocrinologo, September 21, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01146-w.

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Abstract:
SommarioIl diabete mellito di tipo 2 (DMT2) è una malattia metabolica cronica eterogenea in costante aumento. In questa rassegna, al fine di identificare un gruppo di microRNA (miRNA) con potenziale applicazione in clinica come biomarcatori per la diagnosi, prognosi e selezione di terapie personalizzate per i pazienti con DMT2, abbiamo effettuato una ricerca sistematica di letteratura, identificando e selezionando 10 miRNA (miR-126-3p, miR-223-3p, miR-21-5p, miR-15a-5p, miR-24-3p, miR-34a-5p, miR-146a-5p, miR-148a-3p, miR-30d-5p e miR-30c-5p).
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"Biomarcatori clinici e molecolari per la diagnosi e la stadiazione della NAFLD." il Diabete 33, no. 2 (July 2021). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2102f.

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VALVERDE, Sara, Roberto VALLE, Francesca GESSONI, Letizia VALLE, and Gianluca GESSONI. "Valore prognostico dei biomarcatori nel predire la mortalità cardiovascolare in una coorte di anziani istituzionalizzati." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 17, no. 2 (July 2021). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.21.00098-0.

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Malloggi, Lucia, Piero Cappelletti, Marco Moretti, Francesca Veneziani, Massimiliano Manno, Maria A. Burgio, Alessio Gamboni, et al. "Raccomandazioni del GdS MM SIPMeL per l'uso dei biomarcatori cardiaci in NSTEMI. Parte seconda: evidenze nella diagnosi." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 16, no. 4 (February 2021). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.21.00084-0.

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Fusco, Salvatore, Matteo Spinelli, and Claudio Grassi. "INSULINO-RESISTENZA E CERVELLO: EVIDENZE MOLECOLARI E NUOVI BIOMARCATORI ALLA BASE DEL LEGAME TRA PATOLOGIE METABOLICHE E NEURODEGENERATIVE." il Diabete 3, N. 3, settembre 2019 (September 1, 2019). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1903g.

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Nigi, Laura, Caterina Formichi, and Francesco Dotta. "La prevenzione del diabete mellito di tipo 1." L'Endocrinologo, July 26, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01126-0.

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Abstract:
SommarioIl trattamento del diabete di tipo 1 (DM1) prevede la somministrazione di insulina che tuttavia non rappresenta, com’è noto, una vera e propria “cura” per questa malattia. Negli ultimi decenni stiamo assistendo allo sviluppo di strategie preventive per il DM1 articolate su tre livelli: una prevenzione primaria finalizzata a prevenire lo sviluppo del processo autoimmune responsabile della distruzione $\beta $ β -cellulare che caratterizza la malattia; una prevenzione secondaria per arrestare il processo autoimmunitario e impedire l’esordio clinico del diabete; una prevenzione terziaria per preservare la massa $\beta $ β -cellulare residua e per ridurre il rischio di sviluppo delle complicanze croniche. Fra i molteplici approcci terapeutici sviluppati per impedire, ritardare o arrestare la distruzione $\beta $ β -cellulare l’immunoterapia, in particolare, è stata ed è tutt’oggi oggetto di innumerevoli ricerche. I risultati sono tutt’altro che semplici da raggiungere, in quanto i meccanismi eziopatogenetici alla base del DM1 sono complessi e non ancora del tutto noti. Per il raggiungimento di un’efficacia preventiva è importante, inoltre, tenere in considerazione l’eterogeneità del DM1, la quale indubbiamente ha influenzato i risultati dei trattamenti finora sperimentati, così come validare nuovi biomarcatori che ci permettano di selezionare al meglio i pazienti da indirizzare a un determinato trattamento.
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Valverde, Sara, Gianluca Gessoni, Elisabetta Garelli, Letizia Valle, Francesca Gessoni, Massimo Iacoviello, Matteo Zatta, and Roberto Valle. "Valutazione di un approccio basato sul dosaggio di multipli biomarcatori nella diagnosi di scompenso cardiaco in soggetti in età geriatrica." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 15, no. 3 (November 2019). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.19.00014-8.

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Malloggi, Lucia, Piero Cappelletti, Massimiliano Manno, Elisabetta Stenner, Marco Moretti, Francesca Veneziani, Maria A. Burgio, et al. "Raccomandazioni del GdS MM SIPMeL per l'uso dei biomarcatori cardiaci nella diagnostica di NSTEMI. Parte prima: cosa dicono le linee guida." La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 16, no. 4 (February 2021). http://dx.doi.org/10.23736/s1825-859x.20.00082-1.

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Coelho, Taiane, and Raquel Kerpel. "Psicobiotici nel trattamento della depressione: un nuovo sguardo sulla salute mentale – una revisione sistematica della ricerca." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, May 7, 2022, 125–52. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/nutrizione/psicobiotici.

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Abstract:
Il Disturbo Depressivo Maggiore (DDM) è un disturbo psichico multifattoriale, convenzionalmente trattato con farmaci antidepressivi. I sintomi causati dalla stessa sintomatologia depressiva e gli effetti collaterali causati dai farmaci sono alcuni dei fattori che interferiscono negativamente nell’aderenza ai trattamenti farmacologici. Attualmente, dopo che i probiotici hanno mostrato effetti psicotropi, il campo scientifico ha intensificato gli sforzi per capire se l’integrazione di probiotici serve come trattamento per i disturbi psichiatrici. Pertanto, il presente studio ha formulato la seguente domanda: gli psicobiotici (probiotici) possono essere indicati come trattamento per il Disturbo Depressivo Maggiore? Obiettivo: rispondere alla domanda guida attraverso una rassegna di studi che integravano la psicobiotica con l’intento di trattare il Disturbo Depressivo Maggiore. Metodologia: per questa revisione è stata progettata una ricerca sistematica, dove, nel mese di settembre 2021, sono state effettuate le ricerche nelle banche dati; Pubmed, Google Scholar e Scielo, utilizzando i descrittori “probiotics AND depression AND dysbiosis” in inglese e portoghese, e filtri per la selezione degli studi pubblicati tra il 2005 e il 2021. Dopo aver selezionato i materiali, i duplicati sono stati gestiti in EndNote e il la qualità metodologica degli studi randomizzati è stata valutata utilizzando lo strumento Risk of Bias-2 (ROB 2). Risultati: c’è stata una preferenza per 10 studi; preclinico (n=4), randomizzato (n=5) e pilota aperto (n=1), che soddisfacevano i criteri di inclusione e mostravano risultati significativi sui punteggi della depressione su scale psichiatriche; dimostrando la diminuzione di anedonia, reattività cognitiva e insonnia nei pazienti con diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore, inoltre, sono stati osservati cambiamenti significativi su fattori che possono essere associati alla patogenesi della depressione, come la disbiosi, e lo stato infiammatorio a fronte di la diminuzione dei biomarcatori infiammatori. Considerazioni finali: secondo la revisione dei dati, alla domanda guida è stata ottenuta la seguente risposta: gli psicobiotici possono essere indicati come trattamento per il Disturbo Depressivo Maggiore. Tuttavia, a causa della necessità di una migliore comprensione dell’asse intestino-cervello e dei meccanismi d’azione degli psicobiotici, l’integrazione è raccomandata come terapia aggiuntiva ai farmaci antidepressivi. Pertanto, dovrebbero essere eseguiti studi con campioni più grandi e periodi di intervento più lunghi.
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