To see the other types of publications on this topic, follow the link: Calcificazione.

Journal articles on the topic 'Calcificazione'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 35 journal articles for your research on the topic 'Calcificazione.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse journal articles on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Lombardi, A., R. Anghinetti, C. Capone, E. Sani, and P. Piazza. "Intossicazione da monossido di carbonio: Coinvolgimento cerebellare." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 6 (December 1996): 675–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900608.

Full text
Abstract:
Sono ampiamente riportate in letteratura lesioni ipossico-ischemiche da intossicazione da CO. Esse si presentano di norma con lesioni necrotiche a livello dei nuclei della base, soprattutto dei nuclei pallidi, e con demielinizzazione della sostanza bianca cerebrale; meno frequentemente sono state riportate lesioni demielinizzanti e necrotiche cerebellari. Più raramente sono stati segnalati in letteratura casi di calcificazione cerebrale da intossicazione da CO. I reperti di più frequente riscontro dopo intossicazione da CO sono costituiti da modificazioni della densità / intensità di segnale a livello dei nuclei della base e della sostanza bianca e dall'ampliamento degli spazi liquorali, secondario ad atrofia cerebrale. Meno frequenti sono le modificazioni della densità / intensità cerebellare. Il reperto da noi osservato è per certi versi simile a quello descritto da Pasquier11, dal quale tuttavia si differenzia per la presenza di calcificazioni cerebellari. L'esclusione delle possibili cause di calcificazioni cerebellari ci fa pensare che siano conseguenti all'intossicazione da CO.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Cammisa, M., M. G. Bonetti, G. M. Giannatempo, and G. Guglielmi. "I segni elementari della degenerazione articolare del rachide." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 3_suppl (October 1994): 37–52. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s306.

Full text
Abstract:
Grande importanza riveste nella pratica quotidiana la patologia degenerativa del rachide. Essa può presentarsi in quattro forme principali: come alterazioni degenerative del disco intersomatico [condrosi (vacuum discale, riduzione in altezza del disco, etc.) e osteocondrosi (ernie discali intraspongiose e altre irregolarità delle limitanti discosomatiche, osteosclerosi reattiva subcondrale, etc.)]; come artrosi delle articolazioni sinoviali (atlo-assiale, interapofisaria, costo-vertebrale); come spondilosi (caratterizzata dalla presenza di grossolani spondilofiti con relativo risparmio, almeno all'inizio, dello spazio intersomatico); come diffuse calcificazione ed ossificazione dei tessuti molli paravertebrali di sostegno (iperostosi scheletrica diffusa idiopatica, DISH, o malattia di Forestier). Tra i segni elementari ben evidenziabili radiograficamente (ma riconoscibili anche con TC e RM), utili per una diagnosi differenziale vanno ricordati: gli spondilofiti od osteofiti (osteoproduzioni a decorso inizialmente orizzontale), marginali (piccoli, triangolari, da degenerazione del nucleo polposo, nell'osteocondrosi intervertebrale), submarginali (grossolani, con tendenza a saldarsi a ponte, da lesioni delle fibre di Sharpey dell'anello fibroso con trazione sul punto di inserzione del legamento longitudinale anteriore sul soma, nella spondilosi), riparativi (da osteoproduzione reattiva a lesioni traumatiche, flogistiche, neoplastiche, ad instabilità), iperostosici (nella DISH); i sindesmofiti (osteoproduzioni a decorso verticale), marginali (da calcificazione delle fibre periferiche dell'anulus, nella spondilite anchilosante e nella MDPC), non marginali (parasindesmofiti, paradiscali, nelle spondiloartriti seronegative), la cui patogenesi è però flogistica; le ossificazioni e calcificazioni ligamentose paravertebrali (idiopatiche, da spondiloartriti seronegative, da DISH). Due sono le complicanze più comuni della patologia degenerativa del rachide: la spondilolistesi e la stenosi del canale vertebrale. Esse si giovano sempre di un'integrazione di studio con TC e/o RM.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Repetto, U., M. Lillo, R. Pizzorno, M. Schenone, A. De Rose, P. Audino, and M. Medica. "Idronefrosi da anomalia giuntale con voluminosa calcificazione della parete pielica." Urologia Journal 61, no. 1_suppl (January 1994): 145–47. http://dx.doi.org/10.1177/039156039406101s43.

Full text
Abstract:
We report on a 47-year-old man with hydronephrosis secondary to ureteropelvic junction obstruction with renal pelvic calcification. Calcium deposit was found in the wall of the severely dilated renal pelvis. Pathological examination revealed a damaged and hyalinized fibrous renal pelvic wall while serum calcium level was normal. Thus, we speculated that this calcification was dystrophic. Chronic extensive dilatation with intermittent hemorrhage of the renal pelvic wall may have caused this dystrophic renal pelvic calcification.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Jeffcoate, W., and Vincenza Spallone. "Calcificazione vascolare e osteolisi nella neuropatia diabetica — il legame mancante è il RANK-L?" L'Endocrinologo 6, no. 1 (March 2005): 42–45. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344511.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Cozzolino, M., S. Pasho, C. Crovetto, and E. Missaglia. "I meccanismi patogenetici alla base del processo di calcificazione vascolare in corso di insufficienza renale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 19, no. 3-4 (July 1, 2007): 34–40. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2007.1519.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Cozzolino, M., S. Pasho, C. Crovetto, and E. Missaglia. "I meccanismi patogenetici alla base del processo di calcificazione vascolare in corso di insufficienza renale." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 19, no. 3-4 (July 2007): 34–40. http://dx.doi.org/10.1177/039493620701903-407.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Berni, Luca. "Giacomo Puccini (1858–1924): un malato di musica e di altro." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 187–91. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.886.

Full text
Abstract:
Giacomo Puccini, nato a Lucca il 22 dicembre 1858, era il sesto di nove figli di Michele Puccini e Albina Magi e l'ultimo rappresentante di una genealogia di musicisti risalente al XVIII secolo. Erede della tradizione melodrammatica verdiana ebbe un enorme successo in vita in tutti i teatri d'Europa e in America. Appassionato cacciatore, altre sue passioni furono: le automobili, le sigarette, i sigari, i motoscafi, e le abitazioni da acquistare e ristrutturare. Un'incidente d'auto nel 1903 e la difficile calcificazione della tibia destra portarono alla diagnosi di un diabete e all'uso della saccarina. Nel 1923 quasi per caso inizia a curarsi con l'Insulin, ma senza i dosaggi e le tecniche di cura oggi conosciute. Sempre nel 1923 ingoia un osso d'oca che gli deve essere estratto, da allora, fumatore accanito di sigari sigarette, accusa insistenti laringiti con otalgie fino a dolori alla deglutizione, disfonia e infine tumefazioni cervicali tali da non permettergli di chiudere il colletto della camicia. Furono interpellati illustri medici del tempo, come era accaduto per l'incidente d'auto. Il 3 novembre 1924 un consulto generale con i professori Torrigiani, Toti e Gradenigo a Firenze, consigliò al compositore di recarsi nella clinica del dottor Louis Ledoux di Bruxelles che eseguiva un trattamento radio-chirurgico per i tumori della laringe. Puccini morì a Bruxelles il 29 novembre 1924 lasciando incompiuta Turandot che sarà rappresentata postuma, con la direzione di Arturo Toscanini il 25 aprile 1926.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Basekim, C. C., E. Kizilkaya, A. M. Kutlay, and A. F. Karsli. "Proteinosi lipidica con calcificazioni ippocampali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 589–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800415.

Full text
Abstract:
La proteinosi lipidica è una rara malattia autosomica recessiva che affligge principalmente la pelle e le mucose e che viene considerata sistemica. È caratterizzata dal deposito di materiale ialino nelle pareti arteriolo-capillari e nelle membrane epiteliali. Viene presentato un caso di proteinosi lipidica con calcificazioni ippocampali bilaterali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Giuffrida, S., F. Le Pira, R. Saponara, V. La Spina, P. Milone, and G. Politi. "Epilessia, calcificazioni occipitali bilaterali e morbo celiaco." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 345–48. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900313.

Full text
Abstract:
Diversi autori hanno descritto l'associazione di epilessia, calcificazioni occipitali bilaterali e malattia celiaca come entità clinica autonoma ben distinta dalla sindrome di Sturge-Weber. Viene riportato il caso di un giovane paziente di 14 anni affetto da epilessia in cui la TC ha evidenziato la presenza di calcificazioni occipitali bilaterali; in considerazione dell'assenza di stigmate cutanee di malattia di Sturge-Weber è stata eseguita la ricerca di anticorpi anti-gliadina e biopsia intestinale, che hanno consentito di porre la diagnosi di malattia celiaca. Riteniamo che, anche in assenza di anamnesi positiva per malassorbimento, in pazienti affetti da epilessia e calcificazioni occipitali bilaterali, sia necessario valutare l'eventuale presenza di malattia celiaca al fine di poter prontamente instaurare un corretto trattamento dietetico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

De Maria, G., M. P. Pasolini, B. Guarneri, L. Antonini, G. Pelliccioli, A. Tiberti, V. Scipione, and M. Bonetti. "Sindrome di Sturge-Weber." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 105–9. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s121.

Full text
Abstract:
La sindrome di Sturge-Weber è caratterizzata da un angioma cutaneo nel territorio di innervazione di una o più branche del nervo trigemino e da un'angiomatosi meningo-corticale calcificante. Il reperto TC di calcificazioni dall'aspetto tortuoso a prevalente localizzazione parieto-occipitale analoghe a quello della sindrome di Sturge-Weber è riscontrabile tuttavia anche in pazienti che non presentano un angioma cutaneo. Più recentemente è venuta delineandosi la possibilità dell'associazione di un quadro clinico di epilessia di gravità variabile, calcificazioni occipitali bilaterali e sindrome da malassorbimento. Vengono riportati dieci casi, cinque con sindrome di Sturge-Weber e cinque differenziabili dai primi: per l'assenza di angioma cutaneo, per la presenza di calcificazioni endocraniche non correlate a una angiomatosi ma verosimilmente secondarie a carenza di acido folico, per la presenza di un quadro clinico-EEG di epilessia con prevalente coinvolgimento del lobo occipitale, per l'elevata frequenza di malattia celiaca.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Travasoni, Francesca, Yuri Battaglia, Mariangela Annaloro, Elisa Buonanno, Elena Cojocaru, Francesca Di Vece, Giorgia Russo, Maria Rita Trapassi, and Alda Storari. "Pseudoxantoma elastico con calcificazioni renali: un caso clinico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 27, no. 1 (February 23, 2015): 9–13. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2015.778.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Travasoni, Francesca, Yuri Battaglia, Mariangela Annaloro, Elisa Buonanno, Elena Cojocaru, Francesca Di Vece, Giorgia Russo, Maria Rita Trapassi, and Alda Storari. "Pseudoxantoma elastico con calcificazioni renali: un caso clinico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 27, no. 1 (January 26, 2018): 14. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2015.779.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

Travasoni, Francesca, Yuri Battaglia, Mariangela Annaloro, Elisa Buonanno, Elena Cojocaru, Francesca Di Vece, Giorgia Russo, Maria Rita Trapassi, and Alda Storari. "Pseudoxantoma elastico con calcificazioni renali: un caso clinico." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 27, no. 1 (January 2015): 14. http://dx.doi.org/10.5301/039493621502700101.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

Riva, A., D. Daniele, G. B. Bradač, A. Riccio, I. Sacerdote, and M. C. Vigliani. "Aspetti clinico-neuro-radiologici nelle calcificazioni strio-pallido-dentate." Rivista di Neuroradiologia 3, no. 1 (February 1990): 57–61. http://dx.doi.org/10.1177/197140099000300108.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

de Sanctis, Luisa, Maria Zampolli, and Barbara Ceoloni. "Calcificazioni sottocutanee: un segno clinico che può precedere resistenze ormonali multiple." L'Endocrinologo 11, no. 5 (October 2010): 228. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344746.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Finizio, F. S., M. Messia, and S. Lecce. "Meningo-angiomatosi nell'adolescenza." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 667–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700415.

Full text
Abstract:
Gli autori presentano un caso di meningoangiomatosi, rara lesione benigna amartomatosa caratterizzata da proliferazione fibroblastica corticale meningovascolare e calcificazioni leptomeningee di entità variabile, che spesso è associata a neurofibromatosi. Il caso è stato confermato istologicamente ed è stato uno dei primi della letteratura sottoposto ad indagine RM. Tale esame è in grado di contribuire notevolmente alla corretta diagnosi della lesione che rappresenta una causa di convulsioni di tipo benigno, eliminabile chirurgicamente.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Bellasi, Antonio. "Il bilancio del fosforo e il danno d'organo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (November 9, 2013): 208–12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1038.

Full text
Abstract:
Numerose evidenze cliniche e di laboratorio suggeriscono una relazione stretta tra le alterazioni del metabolismo minerale (oggi chiamate Chronic Kidney Disease Mineral Bone Disorders, CKD-MBD) e i marker di danno cardiovascolare e di malattia ossea nell'insufficienza renale cronica. Anche se i meccanismi non sono stati ancora completamente chiariti, si ritiene che l'associazione con la malattia cardiovascolare, in particolare con le calcificazioni vascolari, rappresenti una valida spiegazione dell'incremento del rischio di morte o di progressione verso l'insufficienza renale cronica terminale associata alle alterazioni del metabolismo minerale. In questo articolo si vogliono riassumere le evidenze scientifiche che suggeriscono il legame tra metabolismo del fosforo, danno d'organo e sopravvivenza nell'insufficienza renale cronica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Barbera, V., G. Barbera, G. Otranto, R. Faiola, C. Feliziani, A. Villani, and A. Santoboni. "Calcifilassi peniena: una rara complicanza in corso di emodialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 9–12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1106.

Full text
Abstract:
La calcifilassi rappresenta una condizione clinica severa ed assai grave che si manifesta prevalentemente - ma non esclusivamente - in pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) sottoposti a terapia sostitutiva. Colpisce circa 1′1– 4% della popolazione dialitica (1, 2) e presenta una mortalità assai elevata (60–80%) (3). È caratterizzata clinicamente dalla presenza di ulcerazioni ischemiche a carico della cute e da necrosi conseguente allo sviluppo di calcificazioni distrofiche delle arteriole sottocutanee. L'interessamento penieno è assai raro ed in letteratura ne sono riportate - fino ad oggi - circa 40 segnalazioni. A tale proposito viene descritto il caso di un paziente di 50 anni, seguito presso la nostra UOC che sviluppò tale grave e, purtroppo fatale, complicanza clinica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Floccari, Fulvio, Rodolfo Rivera, and Luca Di Lullo. "Tomografia computerizzata delle coronarie: piccolo vademecum per il nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 182–85. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.884.

Full text
Abstract:
La tomografia (TC) coronarica viene utilizzata su larga scala grazie alle sua caratteristiche di migliore risoluzione spazio-temporale. Il valore diagnostico della TC coronarica è andato via via migliorando grazie alla sua evoluzione in TC multistrato; si è, infatti, passati dagli originari 4 strati agli attuali 320 strati, con un netto guadagno in termini di risoluzione e, quindi, di nitidezza delle immagini. Nonostante l'indubbio valore diagnostico e, in parte, anche prognostico, la TC coronarica presenta indicazioni limitate in alcuni specifici campi di applicazione, in virtù dell'elevata prevalenza di artefatti e di falsi positivi determinati dalla presenza di calcificazioni vascolari e/o valvolari. Scopo della presente rassegna è quello di presentare l'evoluzione tecnologica della TC coronarica negli ultimi anni e le sue implicazioni dal punto di vista prognostico. (Cardionephrology)
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

Martelli, A., M. Zanlungo, L. Sibilla, C. Uggetti, P. Merlo, F. Zappoli, and C. Consoli. "Studio TC del nervo ulnare nel canale di Guyon." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 1 (February 1994): 109–13. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700115.

Full text
Abstract:
Sono stati esaminati, mediante TC del polso e secondo una metodica standardizzata dagli autori, 50 soggetti con sindrome irritativa e/o deficitaria nel territorio del nervo ulnare al polso. In base ai rilievi TC sono stati differenziati 4 gruppi patologici: I) formazioni cistiche intra o extracanalari, II) calcificazioni dell'arteria ulnare, III) deformazione del piccolo canale, IV) mancata distinzione alla TC tra nervo e arteria. Nell'ambito dei diversi gruppi sono state identificate cause dirette ed indirette di compressione. Quindici pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico. Questo nei casi appartenenti al IV gruppo patologico ha dimostrato una fibrosi del paranervio con tralci fibrosi a ponte tra nervo ed arteria. Gli autori concludono che la TC rappresenta una metodica completa e a costo contenuto per lo studio delle sindromi canalari al polso.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Polli, N. S. A., A. Pierallini, M. Bonamini, and M. Antonelli. "I tumori delle ghiandole lacrimali." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 5 (October 1994): 809–13. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700513.

Full text
Abstract:
L'insorgenza di un tumore misto maligno su di un adenoma pleomorfo della ghiandola lacrimale è un evento piuttosto raro. In questi casi la diagnosi radiologica può presentare alcune difficoltà in quanto generalmente non sono presenti le alterazioni che normalmente sono evidenti nelle lesioni di tipo maligno (lesioni osteolitiche e/o infiltrazione delle strutture orbitarie circostanti). La biopsia preopratoria non viene comunemente utilizzata in quanto aumenta il rischio di trasformazione maligna e di disseminazione della neoplasia. Possono essere di aiuto nella diagnosi di tumore maligno la presenza di fini calcificazioni e di irregolarità nei contorni della lesione. Il sospetto diagnostico di tumore maligno è di fondamentale importanza in quanto determina il trattamento chirurgico che nei casi di lesione maligna è decisamente più aggressivo. Viene descritto un caso clinico studiato con ecografia, TC ed RM.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Gobbi, G., and C. A. Tassinari. "Calcificazioni corticali-sottocorticali occipitali bilaterali simulanti la sindrome di Sturge-Weber associate a epilessia e sindrome da malassorbimento." Rivista di Neuroradiologia 3, no. 1_suppl (February 1990): 108. http://dx.doi.org/10.1177/19714009900030s117.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Arcidiacono, Teresa, Annalisa Terranegra, Alessandra Mingione, Laura Soldati, Lorenza Macrina, and Giuseppe Vezzoli. "Uptodate sul calcium-sensing receptor." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (September 9, 2013): 213–19. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1039.

Full text
Abstract:
Le cellule dell'organismo umano sono provviste di un recettore per il calcio extracellulare (CaSR) la cui espressione tissutale è ridotta nei pazienti nefropatici cronici. Esso ha un ruolo chiave nella regolazione della secrezione del PTH da parte delle cellule paratiroidee e del riassorbimento del calcio da parte delle cellule tubulari renali. Recenti studi biochimico-cellulari hanno osservato che questo recettore ha peculiari caratteristiche funzionali, mentre la ricerca farmacologica ha messo a disposizione farmaci agonisti dell'attività del CaSR (calciomimetici), che sono oggi usati per la cura dell'iperparatiroidismo secondario e che possono avere effetti sulla malattia cardiovascolare e ossea nel paziente nefropatico cronico. A tale riguardo, gli studi EVOLVE e ADVANCE sono stati dedicati a capire il ruolo del calciomimetico cinacalcet nella prevenzione dello sviluppo delle calcificazioni arteriose e degli eventi cardiovascolari nei pazienti nefropatici. Promettenti prospettive sono, perciò, state aperte dalle ricerche in questo recettore e per il trattamento dei malati nefropatici cronici.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

Razavi, I. Shariat, F. Piovesana, Z. Tarjan, F. Pozzi Mucelli, S. Magnaldi, and R. Pozzi Mucelli. "Ricostruzione tridimensionale dei vasi del collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 131–38. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s217.

Full text
Abstract:
L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare l'efficacia della Angiografia tridimensionale TC (3D-TCA) in pazienti con patologia a carico del distretto carotideo extracranico. Sono stati esaminati 15 pazienti con stenosi di natura arteriosclerotica (14 casi) o arteritica (1 caso) a livello della biforcazione carotidea. Tutti i casi erano stati precedentemente indagati con arteriografia che è stata considerata il test di confronto. Le immagini tridimensionali, presentano una qualità molto valida e sono paragonabili a quelle angiografiche nella maggioranza dei casi. La tecnica 3D-TCA presenta a suo favore alcuni vantaggi: scarsa invasività; semplicità e rapidità di esecuzione; buona dimostrazione delle placche calcifiche che possono essere rimosse mediante software. I limiti attuali sono rappresentati da: necessità di una adeguata concentrazione di mezzo di contrasto nei vasi: possibili artefatti da calcificazioni e strutture ossee: mancanza di informazioni sul flusso dei vasi; difficile separazione tra arterie e vene in alcuni distretti; scarsa panoramicità rispetto alla angiografia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Beltrami, P., A. Guttilla, L. Ruggera, and F. Zattoni. "Il trattamento endourologico retrogrado della calcolosi cistinica multirecidivante: caso clinico paradigmatico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 1 (January 24, 2018): 3–7. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1451.

Full text
Abstract:
Presentiamo un caso clinico di calcolosi cistinica multirecidivante paradigmatico. Il paziente giungeva alla nostra osservazione dopo multipli trattamenti endourologici in altra sede con una situazione litiasica complessa: portatore di nefrostomie bilaterali e di stent ureterale destro venivano evidenziati calcoli multipli renali bilaterali e grosse calicificazioni ureterali, a destra a ridosso dello stent e a sinistra per un tratto di oltre 5 cm. Il trattamento endourologico retrogrado eseguito in più tempi, associato a una adeguata terapia medica per la cistinuria, ha portato a una bonifica completa. Riteniamo che il trattamento endourologico retrogrado rappresenti la modalità più adeguata per risolvere la calcolosi cistinica multirecidivante, al quale deve necessariamente essere associata la terapia farmacologica della cistinuria. Risulta altresi mandatario un trattamento in tempi brevi e una permanenza di eventuali endoprotesi ureterali per il tempo strettamente necessario, allo scopo di evitare calcificazioni degli stessi anche con formazioni litiasiche di ossalato di calcio. Ottenuta la bonifica, è consigliabile che anche i controlli vengano effettuati inizialmente secondo scadenze ravvicinate per poter risolvere eventuali recidive prima che raggiungano dimensioni tali da richiedere trattamenti più complessi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

Dal Pozzo, G., I. Fusi, M. Santoni, F. Dal Pozzo, G. Fabris, and M. Leonardi. "Patologia degenerativa disco-vertebrale ed ernia discale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 259–308. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800218.

Full text
Abstract:
I processi di invecchiamento e degenerazione discale sono caratterizzati da progressiva disidratazione del nucleo polposo e dell'anello fibroso e dalla loro trasformazione fibrosa. Tali alterazioni rappresentano ilmomento prelimnare più importante nella patogenesi dell'ernia del disco. La degenerazione discale si associa spesso ad alterazioni dei corpi vertebrali adiacenti caratterizzate da modificazioni strutturali in seno al midollo osseo della spongiosa vertebrale, sclerosi delle limitanti somatiche, osteofitosi, ernie di Schmorl. Ancora oggi si ritiene che, in presenza di una sintomatologia mieloradicolare, non si possa prescindere da un esame radiologico convenzionale della colonna vertebrale, nonostante la bassa sensibilità per la patologia degenerativa del disco ed in particolare per l'ernia. L'indagine consente in tempi rapidi una valutazione panoramica del rachide, valutando l'allineamento dei metameri vertebrali ed evidenziando eventuali alterazioni vertebrali di natura malformativa, degenerativa, infiammatoria o neoplastica. La saccoradicolografia e la mielografia consentono un'accurata diagnostica dell'ernia discale, mostrando i classici segni di compressione extradurale e permettendo di valutare gli effetti del carico e della postura sulle compresioni mieloradicolari. La discografia, metodica invasiva e non esente da rischi al pari delle precedenti, evidenzia le alterazioni degenerative iniziali ed avanzate del disco ed anche la fuoriuscita di materiale nucleare (ernia). Attualmente trova indicazione solo come momento preparatorio ai trattamenti percutanei dell'ernia discale lombare (nucleoaspirazione e nucleolisi). Un fondamentale e innovativo apporto per il progresso delle conoscenze sulla patologia degenerativa del rachide è stato offerto dalle nuove tecnologie diagnostiche, in particolare dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica che, in maniera non invasiva, hanno fornito dati più precisi sull'invecchiamento e sulla degenerazione del disco intervertebrale, sull'ernia discale e sulle alterazioni osteovertebrali associate. La TC consente una precisa definizione delle alterazioni discali ed ossee più avanzate, mentre non è in grado di apprezzare iniziali fenomeni degenerativi. Permette inoltre di riconoscere direttamente l'ernia discale e di valutarne l'esatta topografia, le dimensioni, lo sviluppo, le caratteristiche strutturali e di stimare il grado di occupazione dello speco vertebrale. La TC è molto più affidabile a livello lombosacrale, rispetto ai tratti cervicale e dorsale, per la presenza di condizioni anatomiche particolarmente favorevoli. La RM, in considerazione della assoluta non invasività, dell'elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di uno studio multiplanare diretto (proiezioni sagittali!) rappresenta senza alcun dubbio una grande innovazione nella diagnostica per immagini della patologia degenerativa disco-vertebrale. La RM è particolarmente sensibile ai fenomeni di degenerazione del disco intervertebrale, evidenziando alterazioni sia morfologiche che strutturali (bulging, riduzione di spessore, disidratazione, vacuum phenomenon, calcificazioni del nucleo polposo). Le sequenze Spin-Echo sono più utili nel valutazione della disidratazione del disco, le Gradient Echo nel rilievo delle calcificazioni e del vacuum phenomenon.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Finizio, F. S. "Il contributo della RM allo studio dei tumori disembrioplastici neuroepiteliali (TDN)." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 355–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900315.

Full text
Abstract:
ITDN rappresentano la neoplasia benigna dal punto di vista anatomo patologico, localizzata prealentemente al lobo temporale, caratterizzata dal punto di vista clinico da una storia di crisi parziali complesse insorgenti prima dell'età adulta giovane. La diagnosi di TDN è particolarmente importante perchè tali crisi sono particolarmente resistenti alla terapia medica, mentre la loro prognosi è eccellente dopo resezione chirurgica. Esperienza con RM di questo tipo di tumore è piuttosto limitata. Viene presentato un caso di TDN studiato con RM confermato istologicamente, caratterizzato da una insorgenza tardiva (oltre i 40 anni) e per l'associazione con cefalea, usualmente non riscontrata. Anche se il quadro RM può mioare quello del ganglioglioma o dell'osteocitoma di basso grado, la presenza di una lesione corticale ipointensa in T1 e iperintensa in T2 in un paziente con una storia di crisi parziali complesse iniziate nell'età adulta giovane deve suggerire una possibile diagnosi di TDN. Il TDN può avere l'aspetto di una cisti benigna non tumorale ma, a differenza di questa, è iperintenso nelle immagini pesate in DP, particolarmente importanti per la diagnosi. Solo occasionalmente vengono riscontrate calcificazioni e assunzione di gadolinio.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Piovan, E., A. Beltramello, M. C. Spiller, A. Benati, A. Maschio, S. Perini, and L. Rosta. "Tumori della regione pineale. È possibile una distinzione sulla base dell'iconografia?" Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1 (February 1989): 43–53. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200105.

Full text
Abstract:
Gli autori prendono in considerazione il valore degli esami neuroradiologici nella diagnosi delle lesioni espansive della regione pineale. I dati riportati in letteratura vengono confrontati con l'esperienza personale (15 casi) per trarre possibili considerazioni significative per la diagnosi di oncotipo. La prima distinzione va fatta tra le lesioni intrinseche della pineale e quelle delle strutture ad essa circostanti. Inquadrando il caso con considerazioni sul sesso del paziente, la sua età, la frequenza relativa dei vari istotipi tumorali e i segni neuroradiologici rilevati con TC e RM, è possibile operare una ulteriore distinzione: — i gliomi della pineale e i pineocitomi sono molto simili tra loro. La loro origine dalle cellule pineali intrinseche (rispettivamente dagli astrociti e dai pineociti) è testimoniata dalla loro tendenza allo sviluppo di cisti e calcificazioni, reperti molto comuni nella ghiandola pineale normale. — I teratomi e i germinomi sono lesioni che prediligono i giovani maschi. I teratomi sono tumori solidi con componenti calcifiche e grassose, mentre il grasso non è presente nei germinomi che invece sono caratterizzati da un frequente coinvolgimento ependimario e soprasellare. In ogni caso, data la grande varietà di lesioni neoplastiche della regione pineale, una diagnosi differenziale affidabile è possibile solo quando la lesione sia di piccole dimensioni e la sua localizzazione anatomica possa essere precisata con ragionevole sicurezza.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Bernardi, L. "La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

Full text
Abstract:
La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

Cirillo, S., F. Caranci, A. D'Amico, F. Briganti, F. Tortora, M. Greco, and R. Elefante. "Giunzione occipito-cervicale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 289–306. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300302.

Full text
Abstract:
La giunzione occipito-cervicale, regione di transizione tra cranio e colonna vertebrale, possiede caratteristiche uniche per la struttura osteo-ligamentosa di cui è costituita e per le importanti formazioni neuro-vascolari con cui contrae rapporti di contiguità. Questa particolare regione può essere interessata da una serie di differenti entità patologiche: essa è infatti sede di particolari anomalie congenite, di patologie infiammatorie o degenerative, di gravi lesioni traumatiche e di lesioni espansive di differente natura. L'instabilità della giunzione conseguente a tali patologie o le diverse lesioni espansive determinano come conseguenza fondamentale la compressione del midollo cervicale superiore; altri effetti secondari sono rappresentati dalla compressione delle strutture vascolari e dall'ostacolo alla circolazione liquorale. La tomografia computerizzata e la risonanza magnetica rappresentano le metodiche neuroradiologiche di elezione per lo studio della giunzione occipito-cervicale. La TC è in grado di definire con maggiore accuratezza le alterazioni osteo-strutturali e le fini calcificazioni. Malgrado tali prerogative, la RM è la metodica di scelta grazie alla possibilità di uno studio multiplanare, dell'elevata risoluzione di contrasto e dell'assenza di artefatti legati alla vicinanza di strutture ossee; un ulteriore vantaggio è costituito dalla possibilità di studio delle strutture vascolari del basicranio mediante angio-RM. La radiologia tradizionale conserva un ruolo complementare, utile soprattutto in fase di screening nello studio della patologia ossea malformativa o traumatica. Un'accurata conoscenza delle caratteristiche anatomiche e della semeiotica neuroradiologica è essenziale per affrontare uno studio corretto delle patologie della cerniera occipito-cervicale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Savoiardo, M., L. Strada, G. Uziel, E. Ciceri, C. Antozzi, and M. Zeviani. "La risonanza magnetica nelle encefalomiopatie mitocondriali." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 25–32. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s105.

Full text
Abstract:
Le encefalopatie mitocondriali sono un gruppo eterogeneo di malattie, in parte ancora in corso di definizione, per cui è sempre necessaria una conferma biochimica. Alcune malattie mitocondriali, come i difetti della β- ossidazione degli acidi grassi, possono causare gravi squilibri metabolici con ipoglicemia e coma che si ripercuotono in modo aspecifico sul sistema nervoso centrale determinando quadri di sofferenza cerebrale diffusa. Altre malattie mitocondriali determinano danni più specifici sul SNC. Nella prima infanzia la malattia più caratteristica è la malattia di Leigh, che determina alterazioni principalmente nel tegmento pontino e mesencefalico e nei nuclei della base. Alcuni casi presentano lesioni caratteristiche nei nuclei subtalamici, altri presentano reperti più aspecifici e diffusi simili a quadri di leucodistrofia. In età più tardiva (seconda infanzia o età adulta) la malattia più interessante dal punto di vista neuroradiologico è il MELAS, che presenta lesioni cortico-sottocorticali nelle regioni posteriori con distribuzione non tipicamente vascolare, sopra e sottotentoriali, che tuttavia possono essere ricondotte ai territori più distali dei vasi. Calcificazioni nei nuclei della base sono presenti in circa la metà dei casi. Un'altra encefalopatia mitocondriale dell'età giovanile o adulta è la sindrome di Kearns-Sayre, in cui la RM può dimostrare alterazioni nel tronco, nei talami, nei nuclei della base e nella sostanza bianca sottocorticale. Alterazioni nel neostriato possono essere osservate nelle sindromi distoniche associate ad atrofia ottica di Leber. Non sono descritte invece lesioni specifiche nel MERRF, in cui atrofia ed alterazioni della sostanza bianca sono state occasionalmente osservate. Esistono infine casi che presentano quadri clinici e neuroradiologici intermedi tra le varie sindromi mitocondriali. L'obiettivo di questa revisione è dimostrare alcuni aspetti tipici delle sindromi più comuni e indicare quali aspetti neuroradiologici, a volte inattesi, devono suggerire l'ipotesi di encefalopatia mitocondriale, permettendo cosi di indirizzare in modo corretto ulteriori indagini diagnostiche.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

Della Puppa, A., P. Drigo, I. Mammi, P. Amistà, R. Iavicoli, P. A. Battistella, and C. Carollo. "Angiomi cavernosi multipli cerebrali ed epatici." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 419–27. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600407.

Full text
Abstract:
Gli angiomi cavernosi cerebrali (ACC) sono una delle malformazioni vascolari del SNC meno frequenti. É nota peraltro la possibilità di ricorrenza familiare con modalità di trasmissione autosomica dominante. Presentiamo una famiglia italiana, seguita lungamente nel tempo, in cui 10 soggetti in 4 generazioni presentano ACC. Il reperto cerebrale era associato ad angioma cavernoso epatico (ACE) in 2 soggetti e ad angioma cavernoso retinico (ACR) in uno. La TC, eseguita in 9 soggetti, ha dimostrato una maggior capacità rispetto alla RM di rilevare le calcificazioni spesso presenti in queste malformazioni; la RM ha evidenziato d'altra parte un numero maggiore di cavernomi, soprattutto in sede sottotentoriale. 7 pazienti sono stati sottoposti ad esame angiografico con tecnica digitale sottrattiva. In nessun caso è stata dimostrata malformazione angiomatosa di tipo artero-venoso ed in 1 solo caso è stata rilevata una lieve persistenza di contrasto nelle fasi capillare-venose. Riteniamo meritevole di segnalazione questa famiglia per: l'associazione di ACC con ACE segnalata in 1 solo caso in letteratura (Filling - Katz) e la contemporanea associazione, pur in un solo paziente, di ACR; la costante molteplicità delle lesioni cerebrali, quasi sempre presenti sia in sede sopra che sottotentoriale; il contrasto tra la povertà dei sintomi e l'imponenza del quadro radiologico e la sua variabilità espressiva nelle diverse generazioni; l'elevato numero di soggetti affetti rispetto ad altre famiglie riportate in letteratura. I rilievi clinico-radiologici nella presente casistica ed i dati riportati dalla letteratura suggeriscono la necessità di uno studio neuroradiologico complementare TC ed RM nei soggetti affetti da ACC e nei familiari. Va peraltro tenuta presente la possibilità attuale di selezionare i pazienti da sottoporre ad angiografia tradizionale sulla base dei reperti ottenibili con angio-RM. Va sottolineata infine l'opportunità di una attenta e ponderata valutazione della terapia chirurgica proposta da molti autori, data la relativa benignità del decorso clinico riscontrata nei soggetti della nostra serie casistica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Andreula, CF, and A. N. M. Recchia Luciani. "Le cosiddette facomatosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 231–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700211.

Full text
Abstract:
Le cosidette facomatosi accomunano malattie diverse fra loro che hanno in comune il coinvolgimento del distretto neuroectodermico, con quindi interessamento contemporanea della cute e del sistema nervosa. Ad esclusione della malattia di Sturge-Weber le facomatosi hanno in comune il disordine genetico di ordine eterocromosomiale a carattere dominante o recessivo, di penetranza variabile anche se in taluni casi l'insorgenza spontanea delle sindromi o la loro comparsa tardiva suggerisce la possibilità di mutazioni genetiche ad insorgenza recente. Le Neurofibromatosi sono le facomatosi a maggior incidenza nella popolazione. Ne sono riconosciute otto tipi diversi, ma la più frequente in assoluto è la NF 1 (1 su 2000–3000 nati) seguita con un rapporto di circa 1/ 10 dalla NF 2. Da un punto di vista neuroradiologico la Risonanza Magnetica (RM) ha largamente contribuito in questi ultimi anni all'approfondimento delle conoscenze sulla NF 1 con la identificazione dei foci di alterato segnale a carico prevalentemente dei nuclei della base e/o di alter strutture della sostanza bianca, variamente denominati e classificati come aree amartomatose o focalai eteroplasici a bassa evolutività, ritenuti pressoché patognomonici di questa malattia. Anche nelle altre principali facomatosi la RM ha, in questi ultimi anni, largamente contribuito al miglioramento della sensibilità diagnostica e all'approfondimento delle conoscenze. In particolare nella malattia di Stuge-Weber la RM unitamente all'utilizzo del mezzo di contrasto è risultata estremamente efficace nella identificazione della angiomatosi leptomeningea, anche se la Tomografia Computerizzata (TC) mantiene un ruolo di particolare importanza per la identificazione delle calcificazioni piali. Nella Slerosi Tuberosa ha dimostrato una più elevata sensibilita nei confronti della TC nella identificazione dei tuberi in particolare a livello sottocorticale, anche se pure in questo caso la TC mantiene un ruolo diagnostico di rilievo per la possibilityà di identificare i tuberi calcifici in particolare subependimali. Infine nella Sindrome di van Hippel Lindau è senza dubbio la tecnica di prima scelta non solo nella definizione dell'emangioblastoma nella sua sede più tipica cerebellare, ma in particolare nelle sue non infrequenti localizzazioni midollari.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

"Errata Corrige." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 274. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500216.

Full text
Abstract:
Sindrome di Sturge-Weber Calcificazioni occipitali bilaterali, epilessia, celiachia G. DE MARIA, M.P. PASOLINI, B. GUARNERI, L. ANTONINI, G. PELLICCIOLI*, A. TIBERTI**, V. SCIPIONE***, M. BONETTI, G. AMBROSETTO, SERVIZIO DI NEUROFISIOPATOLOGIA *Divisione di Neurologia 1, Spedali Civili **Servizio di Neuropsichiatria Infantile, USSL 41; Brescia ***Cattedra di Radiologia, Servizio di Neuroradiologia; Università di Brescia Spett.le Editore, a causa di un mio errore è stato omesso, nell'articolo «pacchetto» di G. De Maria, M.P. Pasolini, B. Guarneri, L. Antonini, G. Pelliccioli, A. Tibierti, V. Scipione, M. Bonetti, pubblicato su la Rivista di Neuroradiologia 5 (suppl 1): 105–109, 1992, il nome quale coautore del prof. Gianni Ambrosetto, Clinica Neurologica, Università di Bologna. Vi preghiamo, pertanto di inserire negli Errata-corrige del prossimo numero della Rivista la rettifica sopra indicata. Scusandoci per l'errore, porgiamo i nostri migliori saluti. Dr. Giovanni De Maria Brescia
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
35

Marcucci, Gemma, and Maria Luisa Brandi. "Rachitismo ipofosfatemico legato al cromosoma X (XLH) nel paziente adulto." L'Endocrinologo, October 3, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01147-9.

Full text
Abstract:
SommarioIl rachitismo ipofosfatemico legato al cromosoma X (XLH) è una rara malattia congenita caratterizzata da perdita renale del fosfato e conseguente ipofosfatemia. I pazienti adulti con XLH possono presentare manifestazioni cliniche molto variabili da forme lievi a più gravi, comprendenti: osteomalacia, fratture e pseudofratture, deformità ossee, dolore osseo, malattie dentali, entesopatie (calcificazioni dei legamenti e giunzioni teno-ossee), debolezza muscolare, malattie articolari degenerative, rigidità, ridotta mobilità articolare e ridotta funzionalità fisica, e perdita dell’udito. La risposta al trattamento convenzionale con supplementazioni di fosfato e calcitriolo/alfacalcidolo risulta insoddisfacente in molti pazienti, senza alcun effetto sostanziale sul decorso della patologia e con potenziali complicanze endocrinologiche e renali a lungo termine. Recentemente, sono state pubblicate delle linee guida comprendenti raccomandazioni e suggerimenti sulla gestione clinica e farmacologica dei pazienti affetti da XLH anche in età adulta. Tuttavia, ad oggi, non c’è un consenso generale sulle indicazioni di trattamento nei pazienti adulti. In questa Rassegna descriveremo le principali caratteristiche cliniche dell’XLH nell’adulto, vantaggi e limiti della terapia convenzionale, delle nuove terapie e le prospettive future.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography