Academic literature on the topic 'Casa dei sogni'

La valle del Gambia conosce da diverse generazioni l'emigrazione su scala internazionale. In diverse zone del Paese, come i villaggi Soninke analizzati in questo articolo, la migrazione ha assunto un peso sociale ed economico notevole. I giovani, soprattutto se uomini, crescono in un ambiente migratorio e spesso coltivano il sogno di raggiungere parenti ed amici all'estero in un futuro quanto piů prossimo. Tuttavia, prestare attenzione ai desideri di migrazione dei giovani gambiani significa anche prendere in considerazione altri e piů ampi processi di immaginazione di luoghi e mondi culturali lontani. Beni materiali e immateriali provenienti dall'estero attraversano il Gambia e contribuiscono alla costruzione di una realtŕ sociale in cui l'Altrove diventa una dimensione del Qui. Pensare e pensarsi altrove assume cosě diversi significati nella vita quotidiana dei giovani gambiani, plasmando non solo i loro progetti migratori, ma pratiche culturali e narrazioni personali attraverso le quali essi cercano di dar forma e senso alla propria esistenza a ‘casa'. Questo articolo mette pertanto in evidenza i molteplici aspetti ‘locali' dell'immaginazione geo-sociale nella vita dei giovani uomini.

La narrativa della scrittrice centese Maria Majocchi Plattis (Jolanda), a torto segnata dal marchio di "letteratura rosa", dà prova del suo fermo impegno civile. Jolanda esamina l'universo femminile da un punto di vista decisamente intellettuale e privilegiato e nell'originale galateo Eva regina si sofferma in dettaglio sul rapporto fra la donna moderna e il mondo delle professioni. Il presente studio si concentra su uno dei romanzi meno conosciuti di Jolanda, Dopo il sogno (1906), e sulla rinascita della giovane protagonista Camilla, in seguito a una delusione amorosa. Saranno i consigli della sua illustre vicina di casa, la scrittrice Viola d'Alba, palese alter-ego di Jolanda, a spingere Camilla a dare un significato diverso alla sua vita, a intraprendere una carriera professionale nella fabbrica paterna, e a dare inizio a una serie di miglioramenti delle condizioni di lavoro delle giovani (e bambine) impiegate in fabbrica.

Indis, cowboys i mestresses de casa. Construcció i deconstrucció d'arquetips del somni americà al western i melodrama de Hollywood dels anys 50 és una tesi doctoral que torna sobre els clàssics del cinema que han definit el cànon dels dos gèneres esmentats. S'observa com operen sobre el somni americà, un concepte que malgrat tenir una arrel geogràfica i temporalment precisa té un abast universal. L'objectiu és argumentar que, si bé el cinema nord-americà ha ajudat a gestar aquests arquetips, són les mateixes produccions dels grans estudis de Hollywood les que inviten a qüestionar-los en un context, com el dels anys 1950, en el qual la complaent imatge d’un Estat fort imposant-se com a potència mundial i opulent portes endins té en la seva indústria cinematogràfica un recordatori poderós de la seva fragilitat, marcada per una economia de consum que accentua la diferència de classes i el desencís que segueix a la victòria aliada a la Segona Guerra Mundial arran de la Guerra Freda. La tesi analitza com el cinema de Hollywood dels anys 50, i el western i el melodrama en particular, ajuda a construir i alhora a qüestionar subtilment l'agredolça utopia nacional. De cada un dels gèneres s'ha escollit un film i un cineasta clau per acotar l'àmbit de recerca: The Searchers (Centauros del desierto, 1956), de John Ford, i All That Heaven Allows (Sólo el cielo lo sabe, 1955), de Douglas Sirk. A partir d'aquí, la recerca se centra en els arquetips vinculats a la gestació del somni americà i l'escenari resultant: els indis, cowboys i mestresses de casa als que al·ludeix el títol. Nascuts als Estats Units en el context del Hollywood clàssic i del western en particular, indis i cowboys han arrelat amb èxit a l’imaginari occidental. La tesi aprofundeix en com els westerns dels anys 1950 juguen amb els codis i trets distintius d'aquests arquetips i obren la veda a una mirada més obertament crítica. D'altra banda, al costat d'indis i cowboys, el que també es consolida als anys 1950 és un altre arquetip clau del somni americà: la mestressa de casa sobre la que pivota el melodrama, un gènere cinematogràfic que també viu, en aquest període, anys d'esplendor. Un personatge que regna al paradís domèstic que culmina i dóna sentit a la penúria pionera relatada pel western. A l'hora d'explorar la simbologia interna pel què fa a la construcció i deconstrucció d'aquests arquetips s'aplica el concepte clàssic de paròdia, un terme referit a la lectura entre línies de la narració que ajuda a qüestionar-la subtilment, tal com apunta l’arrel etimològica del terme. En grec, parōidía és una “cançó cantada al costat d’una altra”. El concepte s’aplica al western i melodrama del Hollywood clàssic, argumentant el seu clau en la multiplicació de lectures que generen.
The doctoral thesis Indians, Cowboys and Housewives. Construction and Deconstruction of Archetypes of the American Dream in the Hollywood Western and Melodrama of the Fifties takes the cinema classics that have established the canon for the two genres quoted in the title to study how they operate in relation to a concept that, despite its geographical and historical specificity has achieved universal status. The research focuses on how American cinema has created these archetypes while questioning them in a context such as the 1950 in which the image of the United States as a powerful and self-satisfied country has its counterpoint in the film industry. The films mirror the economic boom and the tensions in class differences that this triggers as well as the end to the optimism generated by the victory in the Second World War that the start of the Cold War brings. The thesis analyzises how the Hollywood western and melodrama of the 50s, build and subtlety question the epic of national construction. Of each genre, the research focuses on a film and filmaker: The Searchers (1956), by John Ford, and All That Heaven Allows (1955), by Douglas Sirk. And from them its studies the archetypes of indians, cowboys and housewives quoted in the title.

L’amicizia tra Gianna Manzini e Giuseppe Dessí, ricostruita in questo libro grazie alle ricerche di Alberto Baldi, era nata alla metà degli anni 40, nell’ambito delle collaborazioni alla rivista «Prosa», e sarebbe durata fino al ’74, anno della morte della scrittrice. Agli incontri romani, un tempo frequenti tra i due, si sarebbe sostituito a causa di lontananze forzate un fitto dialogo epistolare, destinato a coinvolgere i rispettivi compagni. Nelle sue lettere, in toni sempre più confidenziali, la Manzini parla a Dessí della malattia e della morte, allude talvolta a complessi rapporti familiari, lamenta la difficoltà di conciliare il lavoro letterario con la vita privata, confidando sempre nella comprensione, vicinanza e discrezione dell’amico, da cui spera aiuto anche per riuscire a capire il non sempre facile carattere di Enrico Falqui. In appendice al carteggio, adeguatamente annotato, viene riproposto un singolare inedito dal titolo I sogni di Dessí che la Manzini aveva realizzato per una trasmissione radiofonica degli anni 60 (l’Almanacco dei sogni). A chiudere il volume una preziosa antologia della critica dispersa, che raccoglie recensioni e saggi apparsi su quotidiani e riviste dedicati ai lavori della scrittrice.