Academic literature on the topic 'Centro italiano femminile'

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Journal articles on the topic "Centro italiano femminile"

1

Rothenberg, Nina. "The Catholic and the Communist Women's Press in Post-War Italy—An Analysis of Cronache and Noi Donne." Modern Italy 11, no. 3 (November 2006): 285–304. http://dx.doi.org/10.1080/13532940600937053.

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Abstract:
This article aims to provide a systematic, comparative analysis of two of the main women's mass publications in order to trace continuities and changes in the development of women's role in the public sphere in Italy. The analysis begins with an elaboration of the social and political context, which is crucial for the understanding of media texts in general. It shows how the existence of only limited political spaces in post-war Italian society due to the polarisation of Catholicism and communism delayed both an open political discourse on women's conditions and the gradual development of an autonomous and lay feminist movement. Noi Donne of Union Donne Italiene (UDI) was closely aligned with and financed by the Italian Communist Party (PCI) and lacked any substantial autonomy until the early 1970s, while Cronache of the Catholic women's organisation Centro Italiano Femminile (CIF) was a faithful instrument for the propagation of those Catholic concepts of femininity that were redefined and reinforced by the Vatican in the Catholic publication Civiltà Cattolica.
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2

Graña Cid, María del Mar. "Alessandra Bartolomei Romagnoli, Santità e mistica femminile nel Medioevo Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Collana del Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo-Accademia Tudertina, (Uomini e Mondi Medievali, 37), Todi-Spoleto 2013, 760 pp." Anuario de Historia de la Iglesia 24 (May 26, 2015): 539. http://dx.doi.org/10.15581/007.24.1963.

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3

Dunn, Marilyn. "Vita religiosa al femminile (secoli XIII–XIV); Pistoia, 19–21 maggio 2017. Centro Italiano di Studi di Storia e d'Arte. Centro Italiano di Studi di Storia e d'Arte, Pistoia, Atti 26. Rome: Viella, 2019. viii + 304 pp. €33." Renaissance Quarterly 74, no. 3 (2021): 1028–30. http://dx.doi.org/10.1017/rqx.2021.169x.

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4

Demurtas, Pietro. "Il riconoscimento delle pratiche di lavoro dell'associazionismo femminile e femminista nel sistema dell'antiviolenza italiano." WELFARE E ERGONOMIA 8, no. 2 (June 2023): 77–91. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-002-s1007.

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Abstract:
Nel sistema dell'antiviolenza italiano, le associazioni femminili e femministe hanno ricoperto un ruolo centrale stimolando a diversi livelli un'azione di pre-venzione e contrasto alla violenza contro le donne, ma anche fornendo una rispo-sta concreta ai bisogni delle vittime, mediante la creazione dei primi centri e ri-fugi antiviolenza. Partendo dalla descrizione di alcuni dei principali cambiamenti introdotti a li-vello normativo negli ultimi anni, l'articolo si interroga sugli effetti prodotti dai finanziamenti pubblici non solo sulla distribuzione territoriale dei centri antivio-lenza, ma anche sul ruolo che le associazioni femminili e femministe hanno avuto nel recente sviluppo dei Cav e sulle concrete pratiche di intervento che mettono in atto per supportare le donne vittime di violenza.
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5

Frau, Ombretta. "Fatte per essere madri? Il rifiuto della maternità nlla letteratura femminile in Italia fra Otto e Novecento." Anuario de Letras Modernas 16 (January 10, 2012): 35–47. http://dx.doi.org/10.22201/ffyl.01860526p.2011.16.621.

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Abstract:
La rebelión en contra del así llamado instinto maternal es uno de los tabúes en los estudios de género, y, en cierto sentido, de la crítica feminista. Mientras que la idea de maternidad —y la relativa iconografía— ha caracterizado las artes y las letras italianas durante siglos, los argumentos en contra de la idea generalmente aceptada de que las mujeres nacen para ser madres se queda como un tema delicado y controversial, y son pocos los estudios académicos sobre este tópico. Mi artículo se centra en este tema potencialmente escandaloso así como se encuentra en las obras de algunas escritoras italianas activas entre el final delsiglo XIX y los comienzos del XX. Anna Franchi, Marchesa Colombi, Mantea y Annie Vivanti se encuentran entre las pocas figuras inconformes que contestaron más o menos abiertamente la idea de que la maternidad sea el máximo ideal de perfección femenina.En los últimos decenios del siglo XIX y al inicio del XX, después de la formación del Estado unitario italiano, se manifestaron en Italia escritoras que en modos diferentes pero coherentes entre sí cuestionaron la imagen estereotipada de la mujer esposa y madre abnegada. Novelas de ficción o autobiográfica en las que se manifiesta lo más subversivo: el rechazo a la maternidad.
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6

Di Pietro, Maria Luisa, and Stefano Fornaroli. "Mass-media e prevenzione dell'infezione da HIV e della tossicodipendenza." Medicina e Morale 42, no. 4 (August 31, 1993): 733–65. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1050.

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Abstract:
In materia di prevenzione dell'infezione da HIV e della tossicodipendenza sono stati messi in atto, nel corso di questi ultimi anni, numerosi interventi: "spot" televisivi e radiofonici, opuscoli distribuiti nelle scuole, negli aeroporti e sulle riviste, videocassette e libri. Si rendeva, ora, necessario verificare l'efficacia di questi interventi ovvero il rapporto aspettative/risultati in previsione, anche, di nuove campagne di informazione. E' stato questo il motivo che ha spinto gli Autori di questo articolo a condurre, tra gli adolescenti ("target" privilegiato delle suddette campagne), un'indagine tesa a valutare il loro grado di soddisfazione per quanto appreso. A tale scopo sono stati intervistati- mediante questionario- 2.758 studenti degli ultimi tre anni dei Licei scientifico e classico e dell'Istituto Magistrale: gli studenti di sesso maschile e femminile risiedevano in ambiente urbano nelle diverse regioni italiane del Nord, Centro e Sud Italia.
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7

Cataldi, Silvia. "Entrevista com Elena Pulcini." Revista de Estudos AntiUtilitaristas e PosColoniais 10, no. 2 (January 6, 2021): 197. http://dx.doi.org/10.51359/2179-7501.2020.249237.

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Abstract:
Elena Pulcini é professora titular de Filosofia Social no Departamento de Ciências Políticas e Sociais da Universidade de Florença. Colocou no centro de sua pesquisa o tema das paixões e do individualismo, as patologias sociais da modernidade e as formas de vínculo social, desenvolvendo também uma reflexão sobre o sujeito feminino; e propôs uma filosofia de cuidado para a era global. Sua pesquisa atual se concentra principalmente no desafio ecológico e nas implicações emocionais, sociais e éticas. Orador principal e convidado em conferências internacionais Entre os seus trabalhos mais recentes, alguns dos quais foram traduzidos para as principais línguas europeias: O indivíduo sem paixões (L’individuo senza passioni - Bollati Boringhieri 2001); O poder de união. Feminino, desejo, cuidado (Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura - Bollati Boringhieri, 2003); Cuidando do mundo. Medo e responsabilidade na era global (La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’età globale - Bollati Boringhieri 2009; primeiro Prêmio de Filosofia "Journey to Syracuse" 2009); Inveja. A triste paixão (Invidia. La passione triste - Il Mulino 2011); “Espelho, espelho dos meus desejos.” Beleza e inveja (“Specchio specchio delle mie brame”. Bellezza e invidia - Orthotes 2017); Responsabilidade, Igualdade, Sustentabilidade. Três palavras para interpretar o futuro (Responsabilità, Uguaglianza, Sostenibilità.Tre parole per interpretare il futuro com S.Veca e E. Giovannini - Lampi EDB, Bolonha 2017); Felicidade italiana. Uma amostra filosófica (Felicità italiane. Un campionario filosofico, co-curador e co-autor, Il Mulino 2016), Cuidado e emoções. Uma aliança complexa (Cura ed emozioni. Un’alleanza complessa co-curadora, com Sophie Bourgault, e coautora, Il Mulino 2018). A ser publicado em breve: Entre o cuidado e a justiça. Paixões como recurso social, Bollati Boringhieri 2020. Ela participou e participa de programas de rádio cultural e televisão.
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Messina, A., A. P. Casani, M. Manfrin, and G. Guidetti. "Italian survey on benign paroxysmal positional vertigo." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 328–35. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1121.

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Abstract:
La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) è il tipo più comune di vertigine periferica. Frequentemente dopo il primo episodio la VPPB presenta recidive, con un tasso di ricorrenza tra il 15% ed il 50%. Ad oggi non vi è chiarezza sui processi eziopatogenetici che portano al distacco degli otoconi né su quali siano i fattori che rendono la VPPB una patologia recidivante, ma recenti studi epidemiologici hanno evidenziato una possibile associazione con fattori di rischio cardiovascolari. Lo scopo del presente studio (Sesto Senso Survey) è stato quello di valutare nella popolazione italiana, attraverso un’indagine osservazionale, le principali caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti con VPPB (primo episodio o ricorrente), con particolare attenzione ai potenziali fattori di rischio cardiovascolare. L’indagine è stata condotta in 158 centri di Vestibologia in tutta Italia su 2.682 pazienti (età media 59,3 ± 15,0 anni; 39,1 maschi e 60,9% femmine) affetti da VPPB, da gennaio 2013 a dicembre 2014. I risultati hanno mostrato in questi pazienti l’alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione arteriosa (55,8%), ipercolesterolemia (38,6%) e diabete (17,7%), oltre ad una elevata familiarità per malattie cardiovascolari (49,4%). In un’elevata percentuale di pazienti si è inoltre registrata la presenza di ipoacusia (42,9%), acufeni (41,2%) o entrambi (26,8%). Significativamente correlata agli episodi di recidiva di VPPB è risultata la presenza di ipertensione arteriosa, dislipidemia e comorbidità cardiovascolare accertata (range OR tra 1,84 e 2,31). Rilevanti anche le associazioni con diabete e patologie tiroidee e autoimmuni (range OR tra 1,73 e 1,89). I risultati dell’indagine confermano la significativa associazione tra comorbidità cardiovascolari e VPPB recidivanti e le identificano come importante potenziale fattore di rischio per le recidive di VPPB nella popolazione italiana, aprendo la strada alla valutazione di nuove strategie terapeutiche nel trattamento di questa patologia.
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Facci, Serena, and Alessandra Ciucci. "The Akazehe of Burundi: Polyphonic Interlocking Greetings and the Female Ceremonial. By Serena Facci. Translated by Alessandra Ciucci." Ethnomusicology Translations, no. 10 (April 24, 2020): 1–37. http://dx.doi.org/10.14434/emt.v0i10.30278.

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Abstract:
Akazehe is one of the names in Burundi for forms of sung greeting performed exclusively by women. Studies carried out during the colonial era (in particular Rodegem 1965, 1973) and in more recent times (Ndimurwanko 1985-6) have shown how the contents of these greetings among women are closely linked to the feminine world in which these greetings are used—in specific private and public spaces in accordance with rural tradition. Although these greetings were becoming less common at the time the research for this article was conducted, the author was able to record a number of akazehe after listening to examples of them in the sound archives of the Centre de civilisation burundaise. A greeting is defined by linguists as a formalized parenthesis that defines, reiterates, and encloses the relation between two participants. The formulaic character of a greeting makes it different from ordinary speech. In the case of the akazehe, the greeting emphasizes gestural and sound qualities to such an extent that it creates a veritable musical texture. This article presents transcriptions and analysis of some models of akazehe, focusing on one that features procedures of vocal interlocking. The two parts—gutera and kwakira—are organized according to musical rules that manifest a strong spirit of cooperation between the two women who sing the two parts in dialogue. Furthermore, well-defined rules of exchange for the two roles semantically remind us of the social equality between the two participants. The musical enrichment of the time reserved for the greeting is experienced as amusing by the performers. The greeting also represents an opportunity for artistic expression in a social reality that otherwise allows few performance spaces for women. Citation: Facci, Serena. The Akazehe of Burundi: Polyphonic Interlocking Greetings and the Female Ceremonial. Translated by Alessandria Ciucci. Ethnomusicology Translations, no. 10. Bloomington, IN: Society for Ethnomusicology, 2020. Originally published in Italian as "Akazehe del Burundi: saluti a incastro polifonico e cerimonialità femminile." In Polifonie: Procedimenti, tassonomi e forme: una reflessione a più voci, edited by Maurizio Agamennone, 123-61. Roma: Bulzoni Editore, 1996.
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Heyer-Caput, Margherita. ""Dopo il divorzio" (1902, 1905, 1920) di Grazia Deledda: 'opus in fieri' sul riso del moderno." altrelettere, September 17, 2013. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-13.

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Abstract:
Grazia Deledda, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, è stata generalmente considerata una delle voci maggiori della scrittura al femminile di primo Novecento, sospesa tra Verismo e Decadentismo e spesso tacciata di regionalismo. Tuttavia la critica italiana e nordamericana più recente ha cominciato a sottolineare la rilevanza della narrativa deleddiana nel discorso sul moderno. Il romanzo "Dopo il divorzio", generalmente trascurato dalla critica, rappresenta un caso esemplare della riflessione deleddiana sulla crisi del moderno 'sub specie Sardiniae' per la sua tormentata vicenda editoriale. Pubblicato dapprima nel 1902, all’apice di una rovente polemica pluridecennale sull’introduzione del divorzio in Italia, "Dopo il divorzio" appare poi in una traduzione inglese corredata di alcune significative modifiche nel 1905, e infine in una seconda versione italiana nel 1920 con il titolo di "Naufraghi in porto". L’analisi delle varianti di carattere strutturale e semantico alla luce della critique génétique dimostrerà che il percorso seguito dall’autrice nella geografia culturale dell’Italia post-unitaria si snoda lungo la dialettica tra margine e centro che definisce la poliedrica identità del modernismo italiano. Inoltre "Dopo il divorzio", profondamente radicato nel paesaggio sardo dei più noti romanzi deleddiani, emerge come opus in fieri del moderno attraverso un dialogo intertestuale con le maggiori espressioni contemporanee della riflessione sull’umorismo, da "Le rire" (1900) di Bergson, a "Der Witz" di Freud (1905) al "Saggio sull’umorismo" di Pirandello (1908). La lettura di "Dopo il divorzio" quale work in progress a colloquio con le teorie sull’umorismo di primo Novecento sottolinea l’appartenenza di Grazia Deledda al modernismo europeo non a dispetto, bensì grazie al punto d’osservazione privilegiato offertole dalla insularità sarda. L’analisi di "Dopo il divorzio" nel suo percorso testuale e nella sua rilevanza extratestuale rivela dunque come Grazia Deledda, una scrittrice spesso stigmatizzata per le sue radici regionali «minori», abbia aperto la letteratura italiana alla riflessione sui più inquietanti elementi del modernismo europeo.
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Dissertations / Theses on the topic "Centro italiano femminile"

1

Cosmai, Franca. "L'Unione Donne Italiane e il Centro Italiano Femminile dalla Resistenza agli anni Sessanta, tra centro e periferia (1942-1964)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426661.

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Abstract:
The study investigates the origin and evolution of female political associationism in Veneto from the historical period known as “Resistenza” to the Sixties, focusing in particular to the history of the two major organizations: The UDI, Unione Donne Italiane, and Centro Italiano Femminile. The two main goals/purposes of this study are: the definition of a profile of female associationism, to identify similarities and differences with a larger national context and at the same time to analyze the effort done in the sector of protection for women’s maternity, childhood and work. These topics have the purpose to explore and contextualize the redefinition of the female political citizenship developing in these years. In particular the analysis underlines how, even if the two associations are moved by different premises and goals, there are attemps of union between the women of UDI and the catholic movement since the Forties and important cross-cultural relationships between the two groups since the late Fifties. The study also underlines the importance of the birth and estabishment of a public female role and its contribution to the modernization of the Country and to the anticipation and elaboration of reforms in the Public Rights and Social Politics fields.
La ricerca ricostruisce la nascita e l’evoluzione dell’associazionismo politico femminile nel Veneto dalla Resistenza agli anni Sessanta, con particolare riferimento alla storia delle due maggiori organizzazioni, l'Unione Donne Italiane e il Centro Italiano Femminile. Due sono gli obiettivi di questo studio: delineare un profilo dell’associazionismo femminile, per cogliere continuità e rotture con il più ampio contesto nazionale e, al contempo, analizzare l’impegno nel settore della tutela della maternità e dell’infanzia e del lavoro delle donne. Questi temi hanno lo scopo di analizzare e inquadrare la ridefinizione della cittadinanza politica femminile che prende avvio in questi anni. In particolare, l’analisi evidenzia come, malgrado le due associazioni siano mosse da presupposti e obiettivi differenti, vi siano invece tentativi di avvicinamento delle donne dell’Udi al movimento cattolico fin dagli anni Quaranta, e negli ultimi anni Cinquanta si giunga alla convergenza, o comunque alla costruzione di relazioni trasversali tra le due associazioni. La ricerca, inoltre, evidenzia l’importanza dell’affermarsi di un protagonismo femminile pubblico, e il suo peso nella modernizzazione del Paese e nell’anticipazione e nell’elaborazione di riforme complessive nel settore dei diritti civili e delle politiche sociali.
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BELOZOROVICH, ANNA. "Violenza, memoria, trasformazione: voci di donne migranti nel panorama letterario italiano." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1300935.

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Abstract:
Il nucleo della ricerca è costituito dalla relazione tra scrittura e violenza. A circoscrivere il campo intervengono alcuni elementi: la scrittura infatti è collocata nel contesto migratorio e limitata ad autrici provenienti dall'Europa centro-orientale. A motivare tale scelta vi sono sia la tipologia di flusso migratorio - contrassegnato da una forte presenza femminile - originario di tale area, sia le caratteristiche geografiche e storiche della regione che in epoche diverse e per diverse ragioni ne hanno resa possibile la distinzione dal resto dell'Europa, sia, infine, l'abbondante produzione letteraria nel contesto della letteratura migrante in Italia da parte di questa tipologia di migranti. Il legame tra scrittura e violenza viene trattato da punti di vista diversi e con forte impronta interdisciplinare. Si mette in evidenza, infatti, l'esistenza di una frattura – conseguenza, a livello psichico, sia della violenza subita o testimoniata sia dell'esperienza migratoria – che cerca di tradursi in discorso tramite diverse strategie, non tutte immediatamente riconoscibili. Il ruolo del discorso può essere quello di trattenere il vissuto traumatico nel silenzio come di proporne l'elaborazione tramite narrazioni alternative alla storia autobiografica. Questi aspetti sono particolarmente significativi in testi legati alla guerra nei Balcani. Risulta inoltre interessante la dimensione in cui il testo si configura come azione, strumento per trasportare un messaggio preciso destinato alla società ospitante, soprattutto là dove l'argomento trattato è la disparità di sessi e la violenza sulle donne. Alcuni romanzi delle autrici studiate sembrano presentare già nella loro stessa costruzione formule narrative in grado di rafforzare tale funzione. Tuttavia, si evidenziano meccanismi contraddittori nell'equilibrio particolare tra forma e contenuto che caratterizzano queste opere. Un tema di grande importanza è il contesto stesso nel quale i testi vengono pubblicati e promossi. Parlare di scrittura, infatti, implica parlare del processo che dal gesto creativo accompagna il testo fino alla pubblicazione e al contatto con i lettori. Qui, la posizione delle autrici migranti appare fortemente condizionata dal loro vissuto individuale e da quanto le viene attribuito dall'immaginario collettivo. Il tema della violenza, assieme ad altri fenomeni di disgregazione sociale, possiede un valore esotico, commercializzabile. Il ruolo degli editori e delle iniziative mirate alla promozione della letteratura migrante si rivela ambiguo, mentre la produzione letteraria sembra riportarne le conseguenze. Una suggestione finale propone di considerare le analogie tra la scrittura nell'ambito della migrazione e le forme di ritualità legate al passaggio; nello specifico, alle formule che mirano a mettere in evidenza il confine tra due dimensioni attraversate e, successivamente, a ricostruire una relazione con il mondo abitato.
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Books on the topic "Centro italiano femminile"

1

Taricone, Fiorenza. Il Centro italiano femminile: Dalle origini agli anni settanta. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2001.

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2

Taricone, Fiorenza. Il Centro italiano femminile: Dalle origini agli anni Settanta. Milano: F. Angeli, 2001.

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3

Cecilia, Dau Novelli, ed. Donne del nostro tempo: Il Centro italiano femminile (1945-1995). Roma: Studium, 1995.

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Lutiis, Anna De. L' altra donna: 50 anni di storia del Centro italiano femminile della provincia di Ravenna : 1945-1995. Ravenna: Edizioni del Girasole, 1996.

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5

Chiaia, Maria. Donne d'Italia: Il Centro italiano femminile, la Chiesa, il paese dal 1945 agli anni Novanta. Roma: Edizioni Studium, 2014.

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6

Neria, De Giovanni, Rodano Marisa, and Dragonetti Ida, eds. Memoria di donne a cinquant'anni dalla Costituzione. Pisa: Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1997.

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7

Centro italiano di psicologia analitica. Convegno nazionale. Femminile & maschile: Tra nostalgia e trasformazione : atti del IX Convegno nazionale del Centro italiano di psicologia analitica : Milano, 22-23-24 novembre 1996. Milano: Vivarium, 1997.

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8

Montesanti, Lucia. Donne e politica in Umbria fra Resistenza e ricostruzione. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2021.

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9

Italy) Giornata internazionale della donna (2007 Catania. Pari opportunità: Radici cristiane e promozione umana integrale : atti della giornata internazionale della donna : Catania, 11 marzo 2007, organizzata dal Centro italiano femminile (C.I.F.) di Catania. Acireale: Bonanno, 2009.

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10

Gabrielli, Patrizia. Il club delle virtuose: UDI e CIF nelle Marche dall'antifascismo alla guerra fredda. Ancona: Il lavoro editoriale, 2000.

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More sources

Book chapters on the topic "Centro italiano femminile"

1

Comberiati, Daniele. "Da Petra Chérie a Lilith. Personaggi femminili nel fumetto italiano sulla Grande Guerra (1977-2017)." In 1918-2018. Cento anni della Grande Guerra in Italia, 258–77. Accademia University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.9284.

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2

Pinelli, Barbara. "Tassonomie del corpo nei regimi di confine Letture femministe dei regimi di frontiera e dell’umanitario dal punto di vista della salvezza." In Vulnerabilità in migrazione Sguardi critici su asilo e protezione internazionale in Italia. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2024. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-785-2/004.

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Abstract:
This paper explores the nexus between border regimes, humanitarian grammar, and the iconic construction of the female subject to reflect on the strategic use of salvation in the Central Mediterranean migration for asylum. Drawing on research carried out since 2010 in Southern Italy’s landing zones, this analysis periodizes the discursive registers built over these years on the refugee women’s landing to reveal how humanitarian grammar and the use of the female body as an icon of vulnerability support the border regimes and serve to establish taxonomic orders between the perfect victims deserving protection and refugees not worthy of salvation.
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