Academic literature on the topic 'Chiesa particolare'

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Journal articles on the topic "Chiesa particolare"

1

Degórski, Bazyli. "Wdowy w starożytności chrześcijańskiej i ich posługa w Kościele." Vox Patrum 42 (January 15, 2003): 303–18. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7161.

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Abstract:
L'articolo sviluppa un'indagine storico-teologica sulla figura e sulla ministeriailta della vedova nella Chiesa primitiva, anche sullo sfondo dell'attuale problema dogmatico-ecumenico del sacerdozio femminile. In particolare, sono stati presi in considerazione i seguenti temi: il ministero pastorale delle vedove nei secoli II e III, nella Siria Orientale, nelle Chiese monofisite, nella Chiesa bizantina, nella Chiesa in Egitto, nella Chiesa romana, della Gallia della Spagna.
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2

Natoli, Sergio. "Pastorale interculturale in situazione migratoria nella chiesa locale." REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 20, no. 39 (2012): 245–62. http://dx.doi.org/10.1590/s1980-85852012000200013.

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Abstract:
Il passaggio epocale che si vive nelle differenti Chiese locali, deve rispondere alla sfida pastorale di saper coniugare il "locale" con il "globale". Un grosso apporto può essere dato dalla presenza dei migranti, ed in particolare dei cristiani. Di fronte a questo particolare "Kairos" le dinamiche pastorali della Chiesa non sono sufficientemente preparate a vivere questo inevitabile passaggio da una fede espressa in forma monocultrurale ad una fede espresso in forma inter-culturale. Siamo chiamati ad esprimere la "Cattolicità" della fede in una prassi pastorale diversa da quella sperimentata finora dove i soggetti pastorali attivi impegnati nell'annuncio sono anche cristiani che provengono da altri continenti.
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3

Dzierżon, Ginter. "Dyspensowanie od obowiązków zachowania dnia świątecznego oraz dnia pokuty wynikających z przykazań kościelnych." Prawo Kanoniczne 48, no. 1-2 (2005): 121–34. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.1-2.08.

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Abstract:
Lo studio riguarda la problematica della dispensa dall’obbligo di osservare i giorni festivi e giorni di penitenza, stabiliti nei precetti ecclesiastici. L’autore ha focalizzato la sua attenzione sulle seguenti questioni particolari: l’autorità competente a dispensare, i destinatori della dispensa e la cuasa della dispensa. Dalle analisi svolte emergono le condizioni che devono verificarsi affinchè tale dispensa possa essere concessa: in particolare nell’atto decisionale relativo alla concessione o meno della dispensa, bisogna tener presente non solo le circostanze del caso, ma anche il carattere particolare degli obblighi che discendono dai precetti della Chiesa.
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4

Rozkrut, Tomasz. "Papieska Rada ds. Tekstów Prawnych: interpretacja autentyczna kanonów Kodeksu z 1983 roku." Prawo Kanoniczne 52, no. 1-2 (2009): 115–37. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.1-2.04.

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Abstract:
Dopo il breve cenno storico del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi, che parte dal motu proprio „Cum iuris canonici” (1917) di Benedetto XV fino alla Costituzione apostolica „Pastor bonus” (1988) di Giovanni Paolo II, vengono presentate le competenze del Dicastero secondo art. 154-158 della „Pastor bonus” (funzione interpretativa, aiuto tecnico-giuridico agli altri Dicasteri della Curia Romana, esame dei decreti generali degli organismi episcopali, giudizio di conformità delle leggi particolari e dei decreti emanati dai legislatori inferiori con le leggi universali della Chiesa) e anche le sue altre attività nella Chiesa (incontri con vescovi, rapporti con istituzioni scientifiche, simposi, pubblicazioni, etc.). Successivamente vengono presentate: dichiarazioni, note esplicative, istruzione „Dignitas connubii”, ma specialmente interpretazioni autentiche dei canoni del Codice di Giovanni Paolo II, sistemate secondo i libri del CIC del 1983, ricordando, che ogni interpretazione della legge ha sempre una componente di creazione. Alla fine vengono convocati eventuali alcuni casi, dove sembra che la legge non sia chiara o sarebbe bene domandare il Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi sulla conformità della legge particolare con la legge universale.
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5

Fagiolo, Vincenzo. "La situazione del diritto particolare della Chiesa in Italia." Ius Canonicum 24, no. 48 (2018): 571–606. http://dx.doi.org/10.15581/016.24.19153.

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6

Matić, Zlatko. "Odnos episkopske i svećeničke službe u pravoslavlju." Diacovensia 26, no. 2 (2018): 221.—233. http://dx.doi.org/10.31823/d.26.2.2.

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Abstract:
Il presente articolo concentra la sua attenzione sulla teologia dei ministeri ecclesiali (soprattutto del vescovo e del presbitero) nella Chiesa ortodossa. La ricerca è strutturata in tre parti principali. Nella prima parte si analizza l’evoluzione dei ministeri summenzionati, la seconda parte si propone di osservare in particolare la situazione attuale nell’ortodossia, mentre nella terza parte, l’autore presenta un suo tentativo di prospettare il ministero del vescovo come ministero primariamente communionale, relazionale nei confronti di tutta la Chiesa. Così, le conclusioni affermano la prospettiva dell’ecclesiologia di comunione come il naturale quadro entro cui dobbiamo collocare tutti i ministeri della Chiesa.
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7

Łupiński, Stanisław. "Taca w uchwałach synodów polskich w latach 1967-2005." Prawo Kanoniczne 49, no. 1-2 (2006): 227–34. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.1-2.09.

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Abstract:
Lesistenza delle strutture della Chiesa in Polonia e condizionata dalle libere offerte dei credenti, perche la Chiesa non approfitta dell’aiuto materiale dello Stato. Le offerte si raccoglie generalmente durante delle domeniche e dei giorni festivi ed esse costituiscono il contributo fondamentale per il mantenimento della Chiesa. Questa problematica si e mostrata come punto d’interesse dei sinodi diocesani in Polonia negli anni 1967-2005. L’autore dell’articolo ha spiegato il termine colletta, il tempo della raccolta delle offerte, la loro destinazione, il problema del rimandare le offerte a curia, la contabilità in parrocchia. Secondo dei sinodi diocesani la colletta fatta nelle parrocchie costituisce una forma particolare della decima offerta dai credenti per i bisogni della Chiesa. Queste offerte sono indispensabili per realizzare gli obiettivi propri della Chiesa, per il culto, per mantenere il clero e le opere della carità cristiana.
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8

Degórski, Bazyli. "Zarys zbawczego dialogu pomiędzy Bogiem a człowiekiem w nauczaniu Ojców Kościoła od II do V wieku." Vox Patrum 55 (July 15, 2010): 161–70. http://dx.doi.org/10.31743/vp.4332.

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Abstract:
L’articolo presenta uno schizzo della storia della salvezza secondo l’insegnamento di alcuni più caratteristici Padri della Chiesa, dal II al V secolo, e in particolare: sant’Ignazio di Antiochia, san Giustino, sant’Ireneo di Lione, Tertulliano, sant’Ambrogio, san Girolamo e sant’Agostino d’Ippona.
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9

Śliwa, Jan. "Autorzy i środowisko formacji ze szczególnym uwzględnieniem Kościoła i wspólnoty." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (1992): 119–28. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.07.

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Abstract:
L’autore di questo articolo prende in considerazione le Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi occupandosi specialmente degli aspetti comuni a tutte le tappe della formazione alla vita religiosa. Il punto centrale del suo lavoro è costituito dal ruolo delle persone e dell’ambiente che contribuiscono alla formazione. E così ci parla del ruolo dello spirito di Dio, della Vergine Maria, della Chiesa, della comunità, dello stesso religioso responsabile della propria formazione e degli educatori о formatori responsabili. Nello svolgimento del tema proposto l’autore accentua in modo particolare il ruolo della Chiesa e della comunità.
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10

Arrieta, Juan Ignacio, and Artur Miziński. "Prałatury personalne i ich relacje do struktur terytorialnych." Prawo Kanoniczne 43, no. 3-4 (2000): 85–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.3-4.04.

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Abstract:
L’abituale rapportarsi tra i vescovi messi a capo delle distinte Chiese particolari o coetus fidelium deve considerarsi un normale esercizio del loro ministero episcopale, e rientra nello spirito di collegialità e nella reciproca sollicitudo che ogni vescovo deve coltivare verso la missione affidata singolarmente agli altri confratelli. Tali rapporti assumono una rilevanza particolare nel caso di strutture complementari, poiché i fedeli ai quali rivolgono la loro attività pastorale sono necessariamente fedeli di una Chiesa particolare. Avendo l’organizzazione delle comunità e la determinazione delle funzioni episcopali un prevalente carattere territoriale, pare giustificato far ricorso alle strutture personali soltanto davanti alla necessità di sviluppare una coerente attenzione pastorale in settori che in altro modo rimarrebbero insufficientemente coperti. In realtà, il rapporto tra strutture gerarchiche è indissociabile dal rapporto tra le rispettive funzioni episcopali о le relative missioni canoniche, allo stesso modo come il discorso sulla „communio ecclesiarum” è parallelo a quello sulla sacramentalità dell’episcopato. Questo tipo di rapporto avviene, principalmente, per una doppia ragione. Da una prospettiva di fatto, a causa della natura non statica delle comunità di fedeli, che interpellano in continuazione diverse giurisdizioni e missioni episcopali. Ma soprattutto, il rapporto tra strutture ha luogo a causa della natura stessa della funzione episcopale, essenzialmente aperta agli altri colleghi nell’episcopato. E noto ehe le Prelature personali sono state ideate lungo i dibatti dei decr. Presbyterorum ordinis (n. 10). Per una migliore distribuzione del clero o per la realizzazione di speciali iniziative pastorali la Santa Sede puo stabilire „speciales dioceses vel praelature personales”. II can. 297 CIC rappresenta l’unica norma соdiciale che fa cenno al raccordo tra queste strutture. II precetto rinvia agli statuti di ogni prelatura per indicare il modo di allacciare tali rapporti, stabilendo comunque un principio generale: al vescovo diocesano spetta il diritto di dare il proprio consenso perché l’attività pastorale di una prelatura personale possa avviarsi nella diocesi. Oltre a queste considerazioni generali, la normativa canonica lascia agli statuti ogni ulteriore determinazione dei rapporti tra il vescovo diocesano e la prelatura. La missio canonica del prelato è determinata negli statuti della prelatura, i quali, a loro volta, nel circoscrivere l’ambito della discrezionalità del prelato, delineano contemporaneamente il rapporto con la legislazione del territorio. Lesercizio della giurisdizione da parte del prelato personale tiene conto dell’appartenenza simultanea dei propri fedeli laici alla comunità territoriale, ecclesiologicamente primaria e teologicamente diversa rispetto dell’appartenenza alla prelatura. Tuttavia, la prelatura personale, come la Chiesa locale, è struttura gerarchica autonoma, i cui rapporti con le Chiese particolari si pongono su un piano di coerenza con il rispettivo compito ecclesiale. La competenza delle due giurisdizioni sulle stesse persone postula, di conseguenza, un qualche coordinamento о intesa fra funzioni episcopali. Perciò, come capita con le altre circoscrizioni personali, le norme speciali di ogni prelatura - 1’atto pontificio di erezione o gli statuti - dovranno delineare quale sarà il modo di rapportarsi ambedue le giurisdizioni, se in forma cumulativa, sussidiaria о com-plementare. Infine si può dire che i rapporti tra la prelatura e le strutture territoriali rientrano in buona misura nei seguenti criteri generali: a) primo, la normale sottomissione nel contesto della comunione ecclesiale dell’attività della prelatura alla legislazione territoriale emanata dall’autorità competente che, a volte, sarà quella del vescovo diocesano, e altre volte, invece, quella della conferenza episcopale; b) secondo, il fatto che la prelatura rappresenta una struttura giurisdizionale, episcopale, autonoma, che deve agire in funzione delle finalità pastorali prefissate dalla Santa Sede, e che rappresentano il contenuto della missio canonica del prelato, e la regola voluta dal Capo del Collegio per rapportarlo con l’episcopato territoriale; c) terzo, che l’unità della prelatura, avente carattere universale, richiede un minimo di omogeneitò di regime attorno ai fattori di propria identità, compatibile con la pluralité di legislazioni territoriali con le quali essa si trova in contatto. La primazia della legislazione territoriale risponde ad un principio generale di comunione ecclesiale valido per qualunque attività pastorale da svolgere nell’ambito di una Chiesa particolare.
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Dissertations / Theses on the topic "Chiesa particolare"

1

Habtemichael-Kidane. "L'ufficio divino della Chiesa etiopica : studio storico-critico con particolare riferimento alle ore cattedrali /." Roma : Pontificio Istituto Orientale, 1998. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb389316921.

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2

Dentilli, Abramo. "Il rapporto fra territorialità e personalità, nell'€ottica dell'organizzazione gerarchica, specialmente canonica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3425361.

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Abstract:
The thesis focuses on the territoriality and personality as connecting factors, especially in the canon law. Basic is this issue whether, before the last Council, there wasn't interest in particular churches or, at least, those were considered constitutionally made up by the territory. So, in the first chapter, the analysis of territoriality and personality from the "secular"€ point of view; then the study about biblical sources and some historical aspects. In the fourth chapter is considered the last Council and norms connected. In the last chapter, there is a study about territoriality and personality from the point of view of the canon law. At the end, after having considered that the issue about particular churches isn't right, there is a personal suggestion about how to structure the Church.<br>La tesi verte sulla territorialità  e personalità quali criterî di collegamento, specialmente dal punto di vista del Diritto canonico. In particolare, si verifica la fondatezza della diffusa opinione dottrinale per cui, sino al Vaticano II, la categoria della Chiesa particolare sarebbe stata trascurata od, almeno, intesa come avente il territorio quale elemento costitutivo. Così, nel primo capitolo, si studiano i concetti della territorialità  e della personalità  dal punto di vista "laico"; segue, nel secondo capitolo, la trattazione circa le fonti bibliche, mentre, nel terzo, si forniscono alcune coordinate storiche. Nel quarto capitolo, vengono analizzati l'€ultimo Concilio e gli sviluppi normativi derivanti; infine, nel quinto capitolo, si affrontano i criterî territoriale e personale dal punto di vista dell'organizzazione gerarchica canonica. Nelle conclusioni, preso atto che il livello dell'€ecclesia particularis non era assente prima del Vaticano II e che, soprattutto, non vigeva una concezione del territorio quale elemento costitutivo della Chiesa, si propone una personale soluzione con cui affrontare il tema dell'organizzazione gerarchica canonica.
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3

Zanardi, Noemi <1994&gt. "Chiara Vigo: da maestro di tessitura a guaritore tradizionale. Un particolare caso di medicina tradizionale a Sant'Antioco." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17438.

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Abstract:
Questa tesi è il frutto di una ricerca svolta nel paese di Sant'Antioco, nella punta sud- occidentale della Sardegna. La figura presa in esame è Chiara Vigo, che utilizza, per nominarsi il termine maestro. Questo termine, legato alle sue competenze in ambito tessile la inserirebbero, ad un primo sguardo, nel campo dell'artigianato. Osservando più attentamente, tuttavia, ci si accorge che le sue competenze tecniche non hanno nessuno scopo di vendita ma, al contrario, sono volte alla creazione di oggetti che potremmo chiamare amuleti e che le sue conoscenze soprattutto in ambito erboristico, permettono che diventi un punto di riferimento per chi ha bisogno di consigli o di aiuti. E' dunque possibile allontanarci dall'ambito artigianale dimostrando come Chiara Vigo possa essere riconosciuta, in realtà, come una guaritrice tradizionale.
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Books on the topic "Chiesa particolare"

1

Andriano, Valerio. Divorziati e risposati: Abbandono del ministero : sfide per la chiesa particolare. Logos press, 2001.

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2

Loda, Natale. La Collegialità nella chiesa con particolare riguardo alle varie forme di collegialità episcopale. Pontificia Universitas Lateranense, 1995.

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3

L' ufficio divino della Chiesa etiopica: Studio storico-critico con particolare riferimento alle ore cattedrali. Pontificio istituto orientale, 1998.

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4

Amenta, Pietro. Partecipazione alla potestà legislativa del vescovo: Indagine teologico-giuridica su chiesa particolare e sinodo diocesano. Editrice pontificia università gregoriana, 1996.

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5

Amenta, Piero. Partecipazione alla potestà legislativa del Vescovo: Indagine teologico-giuridica su chiesa particolare e sinodo diocesano. Editrice pontificia università gregoriana, 1996.

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6

Cattaneo, Arturo. Il presbiterio della chiesa particolare: Questioni canonistiche ed ecclesiologiche nei documenti del magistero e nel dibattito postconciliare. Giuffrè, 1993.

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7

Arrieta, Juan Ignacio. Il sistema dell'organizzazione ecclesiastica: Norme e documenti, in particolare, la Chiesa in Italia e la diocesi di Roma. 2nd ed. Università della Santa Croce, 2003.

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8

Sabbarese, Luigi. La costituzione gerarchica della Chiesa universale e particolare: Commento al Codice di diritto canonico : Libro II, parte II. Urbaniana University Press, 2013.

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9

Andriano, Valerio. La chiesa particolare e il servizio pastorale dei fedeli in alcune situazioni difficili: Aspetti canonici e prospettive pastorali. Pontificia Università Lateranense, 2001.

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10

Shaofei, Jia. La formazione dei laici dediti ad uno speciale servizio della Chiesa (Can. 2311) con particolare riferimento alla situazione laicale cinese. Pontificia universitas Urbaniana, 2004.

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Book chapters on the topic "Chiesa particolare"

1

Dufour, Jean-François. "Majors petrolifere particolari." In Made by China. Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2697-1_10.

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Conference papers on the topic "Chiesa particolare"

1

Ottaviani, Dorotea. "Il valore della memoria nei processi di riqualificazione dei grandi complessi di edilizia residenziale pubblica." In International Conference Virtual City and Territory. Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8017.

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Abstract:
Come affrontare i processi di riqualificazione quando “il rapporto tra le aree-residenza e&#x0D; elementi primari” non è più alla base della configurazione per tessuti della città e la casa&#x0D; diventa monumentale memoria e gesto rappresentativo dello Stato? Concentrando lo sguardo&#x0D; sul periodo tra gli anni 60' e 70' si rende evidente un intento congiunto delle amministrazioni e&#x0D; degli architetti, attraverso la progettazione di complessi a scala macroscopica, spesso isolati&#x0D; dal contesto classico della città, di creare una visione chiara ed iconica del ruolo assistenzialista&#x0D; dello Stato. Questa stagione, sottolineata da scelte compositive in contrapposizione con la&#x0D; visione “ordinaria” della città e della sua crescita per tessuti, raggiunge la sua massima&#x0D; espressione nel “grande segno” che fa coincidere tipologia architettonica con morfologia urbana&#x0D; e racconta di un’amministrazione che vuole essere il referente diretto per la risoluzione di&#x0D; problematiche sociali e risponde in maniera reattiva e molto rapida alle questioni e alle esigenze&#x0D; poste dalle sue classi più bisognose. Il primo valore da riconoscere ai progetti di questo periodo&#x0D; è di essere stati rappresentativi di vocazioni collettive e di averle riassunte con un gesto&#x0D; progettuale dall'alto valore iconografico. La seconda caratteristica di questa stagione&#x0D; architettonica, continuando a restringere la valutazione ad una constatazione dei fatti scevra di&#x0D; componenti di giudizio, è la sua ampia vocazione ad essere terreno sperimentale sia in ambiti&#x0D; architettonici che urbanistici. La domanda che ci poniamo è se sia possibile ripartire da queste&#x0D; due valori per re-interpretare i progetti dei grandi complessi residenziali pubblici e renderli&#x0D; “abitabili” mantenendone le loro particolari vocazioni. How can we deal with requalification process in parts of the city which are no longer based on&#x0D; the “relation among residential-area and primary elements” and where the house has become&#x0D; the rappresentative memory of programs and ideals of the State? Concentrating on the 60' and 70' period in Italy it is clear a joined intent of the administration and the architects to create a&#x0D; neat and iconographic image of the protective and directive role of the State towards its citizen,&#x0D; through the designing of large, unitary social housing, often off the normal urban scale and&#x0D; isolated by the rest of the city. This season, highlighted by compositive experience in sharp&#x0D; contrapposition with the “ordinary” vision of the city, reach its maximal expression in “great sign&#x0D; design” that tends to an equivalence between architectural typology and urban morphology. The&#x0D; first merit that have to be acknowlegde to those project is to have been a representative of&#x0D; collective vocations through a high valued iconographical design. A second valor to be confered&#x0D; to this period is its vocation on being a laboratory for both architectural and urban&#x0D; experimentation. Question we are facing is, then, if it is possibile to start over on those two&#x0D; intrinsic values, seep through the lens of the european directives for sustainable renewal of the&#x0D; cities, for a reinterpretation of the large housing estates in order to give them back to their&#x0D; peculiar potential and to make the the center of regenerations of the city itself.
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