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Journal articles on the topic 'Chirurgico'

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BASTIER, P. L., C. LEROYER, A. LASHéRAS, A. M. ROGUES, V. DARROUZET, and V. FRANCO-VIDAL. "Complicanze infettive locali precoci e tardive nella chirurgia otologica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 127–34. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-666.

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Abstract:
La via retroauricolare rappresenta l’approccio di scelta nel trattamento dell’otite media cronica. Nelle procedure “sporche” l’incidenza della complicanza infettiva locale è del 10%. Il presente studio analizza le infezioni del sito chirurgico dopo la chirurgia dell’otite media cronica e ne investiga i potenziali fattori predittivi. Il presente studio, dal design osservazionale prospettico, ha incluso pazienti affetti da otite media cronica e candidati alla chirurgia mediante approccio retroauricolare. Sono state definite precoci le complicanze postoperatorie insorte entro i 30 giorni e tardive quelle insorte oltre i 30 giorni. Sono stati analizzati i dati di 102 pazienti. Sono stati registrati 4 casi (3,9%) di infezione precoce, per la quale è stata evidenziata un’associazione significativa con l’antibioticoterapia preoperatoria, l’orecchio in fase secernente all’esame otoscopico preoperatorio, una classe III (contaminato) nella classificazione delle ferite chirurgiche, indice NNIS (National Nosocomial Infection Surveillance) >1 e assunzione di antibiotici per OS nel postoperatorio. Sono state inoltre registrate 7 complicanze tardive (7,1%), occorse fra i 90 e i 160 giorni dall’intervento, significativamente correlate alla presenza di otorrea nei sei mesi precedenti la chirurgia, una durata del tempo chirurgico inferiore o uguale a 60 minuti, una tecnica aperta e all’uso della colla di fibrina. L’infezione del sito chirurgico sembra essere associata ai fattori correlati allo stato infiammatorio dell’orecchio medio al momento della chirurgia nelle infezioni precoci e all’infiammazione cronica nelle infezioni tardive.
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2

Capaccio, P., M. Gaffuri, V. Rossi, and L. Pignataro. "Sialendoscope-assisted transoral removal of hilo-parenchymal sub-mandibular stones: surgical results and subjective scores." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 122–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1601.

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Abstract:
Come si evince dall’analisi della letteratura, l’approccio transorale ai calcoli prossimali e ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta una valida alternativa alla scialoadenectomia tradizionale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare i risultati chirurgici, ecografici e soggettivi di questa tecnica conservativa. Tra Gennaio 2003 e Settembre 2015 sono stati trattati con l’approccio transorale scialoendoscopico-assistito 479 pazienti affetti da calcoli ilo-parenchimali sottomandibolari palpabili, non mobili, di dimensioni superiori ai 7 mm. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un follow-up clinico, ecografico e ad una valutazione soggettiva dell’outcome chirurgico per mezzo di un apposito questionario somministrato attraverso un’intervista telefonica. Il successo chirurgico definito come completa asportazione del calcolo ilo-parenchimale è stato ottenuto in 472 pazienti (98.5%); in sette casi (1.5%) si è verificato un insuccesso chirurgico, riguardante esclusivamente calcoli parenchimali puri. Un anno dopo l’intervento chirurgico, 408 pazienti (85.1%) non riferivano più sintomi ostruttivi, 59 pazienti (12.3%) riferivano sintomi ostruttivi ricorrenti e 12 (2.6%) infezioni ricorrenti. Dei 54 pazienti (11.2%) affetti da litiasi sottomandibolare ricorrente, 52 sono stati sottoposti ad una seconda procedura terapeutica, nello specifico in 29 casi a scialoendoscopia, in 2 casi a litotrissia pneumatica intracorporea, in 8 casi a chirurgia transorale, in 6 casi ad un ciclo di litotrissia extracorporea, in 7 casi a scialoadenectomia sottomandibolare. La maggior parte dei pazienti (75.2%) ha riferito un dolore post-chirurgico di grado lieve. Al termine del follow-up, i sintomi riferiti da 454 pazienti (94.8%) erano migliorati dopo il secondo trattamento e la ghiandola sottomandibolare affetta era stata preservata nel 98.5% dei casi. La chirurgia transorale scialoendoscopico-assistita dei calcoli ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta un’opzione terapeutica sicura, efficace e conservativa e la preservazione del dotto e del parenchima ghiandolare permette di esplorare il sistema duttale attraverso l’ostio naturale in caso di ricorrenza della patologia. L’utilizzo combinato dell’approccio transorale e delle altre tecniche mini-invasive permette di trattare con successo la maggior parte dei pazienti affetti da litiasi ilo-parenchimale sottomandibolare.
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3

Crosetti, E., A. Caracciolo, G. Molteni, A. E. Sprio, G. N. Berta, L. Presutti, and G. Succo. "Svelare i fattori di rischio che sottendono la chirurgia laringea negli anziani." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 185–93. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-817.

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Abstract:
I pazienti anziani non sono generalmente considerati buoni candidati per trattamenti terapeutici impegnativi, quali ad esempio la chirurgia molto invasiva e i complessi trattamenti radio-chemioterapici. Ma la loro esclusione dalle opzioni terapeutiche standard non sembrerebbe essere del tutto giustificabile. Nel presente lavoro abbiamo esaminato 212 pazienti di età ≥ 70 anni, affetti da carcinoma squamoso della laringe, trattati chirurgicamente con diverse opzioni terapeutiche: laserchirurgia transorale o chirurgia a cielo aperto (laringectomia parziale e/o totale). L’obiettivo principale era quello di confrontare i risultati, al fine di identificare fattori predittivi utili al chirurgo per scegliere la modalità di trattamento più opportuna. Nella presente coorte, i pazienti affetti da tumore più avanzato e quindi sottoposti a interventi chirurgici a cielo aperto (soprattutto laringectomia totale) risultano maggiormente inclini a sviluppare complicanze, andando incontro a esito fatale, rispetto a quelli con malattia precoce trattati con microchirurgia laser indipendentemente dall’ età al tempo dell’intervento chirurgico. In conclusione, i pazienti anziani affetti da cancro della laringe possono essere trattati come i pazienti più giovani, tenendo presente che interventi chirurgici più invasivi determinano un maggior rischio di complicanze. I vantaggi della chirurgia mininvasiva in termini di basso numero di complicanze tendono a renderla interessante come possibile trattamento di prima scelta nei pazienti molto anziani e fragili, anche in casi più avanzati. Infine le comorbidità, di per sé, non rappresentano una giustificazione per sottoporre gli anziani a trattamenti differenti da quelli standard.
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Vicini, C., G. Meccariello, G. Cammaroto, G. Rashwan, and F. Montevecchi. "Barbed reposition pharyngoplasty in multilevel robotic surgery for obstructive sleep apnoea." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 214–17. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1203.

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Abstract:
Il trattamento chirurgico delle apnee ostruttive in sonno rappresenta una valida alternativa per i pazienti non complianti al ventilatore CPAP. Negli ultimi anni, l’approccio chirurgico multilivello sta divenendo pratica comune, soprattutto dall’introduzione della chirurgia robotica. La Barbed Reposition Pharyngoplasty nella chirurgia robotica multilivello per OSA potrebbe rappresentare una valida opzione per il trattamento del palato molle. In questo lavoro descriviamo la tecnica e risultati preliminari della nostra esperienza.
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Scienza, R., and G. Pavesi. "MAV cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 119–28. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500111.

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Abstract:
Vi sono 2 motivi per cui la MAV cerebrali si pongono come un problema neurochirurgico particolarmente difficile da affrontare. In primo luogo l'indicazione al trattamento (e con quali metodiche); e in secondo luogo l'obiettiva difficoltà tecnica che queste lesioni presentano alla chirurgia. Quali sono le MAV che si giovano di un trattamento chirurgico? Questa decisione si basa sulla storia naturale, la cui previsione è tuttora deducibile più dalle modalità d'esordio clinico che dagli aspetti morfologici. Sulla base dei dati della letteratura sono state redatte delle tabelle di calcolo per il rischio individuale di emorragia nell'arco di una vita che sono uno strumento imprescindibile per affrontare questi delicati problemi terapeutici in maniera razionale. Per quanto concerne il rischio chirurgico sono stati identificati precisi fattori di rischio morfo-funzionali che permettono una quantificazione preoperatoria del rischio di mortalità e morbilità cui può andare incontro il paziente, una volta operato. Inoltre, la terapia delle MAV è oggi un intervento multidisciplinare, in quanto nel percorso decisionale si inseriscono anche le opzioni di tecniche alternative quali il trattamento endovascolare e la radiochirurgia. Attualmente il nostro orientamento è quello di riservare alle tecniche di embolizzazione un ruolo di ‘preparazione’ al trattamento definitivo, sia esso chirurgico o radioterapico. Le nostre osservazioni sulla terapia chirurgica delle MAV cerebrali si basano su 175 casi personalmente operati. La chirurgia delle MAV cerebrali richiede una alta specializzazione nella microchirurgia vascolare affiancata da una adeguata struttura organizzativa. L'esperienza personale può orientare nella indicazione al miglior trattamento possibile, senza tuttavia pretendere di rappresentare un algoritmo decisionale assolutamente attendibile e standardizzabile. Infatti, mancano studi randomizzati di terapia radiochirurgica, endovascolare o microchirurgica, in grado di definire i criteri di trattamento. Questi studi, che richiedono una collaborazione multicentrica, sono necessari per stabilire la prognosi dei pazienti portatori di MAV cerebrali.
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Andreula, C., and I. Kambas. "Il dolore lombosacrale da ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 421–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500411.

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Abstract:
La patogenesi del dolore lombo-sacrale è ancora motivo di discussione e potrebbe essere sostenuta non solo da fattori meccanici diretti di compressione del disco (protrusione o ernia) sul nervo con conseguente alterazione della guaina mielinica, ma anche da fattori meccanici indiretti generati da stasi venosa e conseguente ischemia delle radici particolarmente sensibili all'ipossia e da fattori infiammatori di tipo immunomediato e di tipo bioumorale legati al disco. La gestione del paziente lombosciatalgico affidata al chirurgo dopo il fallimento della terapia medica, conservativa e fisiatrica ha rivelato che nelle casistiche chirurgiche più equilibrate la percentuale di successo degli interventi per ernia del disco lombosacrale si aggira sul 95–98% a breve termine con un'incidenza di reale recidiva erniaria nel 2–6%, la percentuale di successo scende a distanza fino all' 80–85%, per la comparsa di sintomatologia legata al fallimento chirurgico (Failed Back Surgery Sindrome FBSS), caratterizzata da recidive e/o cicatrici ipertrofiche, con sintomi rilevanti nel 20%, e vera e propria FBSS nel 15%. Tali dati hanno indotto a ricercare sempre nuove tecniche microchirurgiche per ridurre tali risultati indesiderati e contemporaneamente sono state approntate tecniche di trattamento percutaneo secondo procedure intervenzionali (chemiodiscolisi con chimopapaina, con ossigeno-ozono, nucleoaspirazione secondo la tecnica di Onik …) per ridurre al minimo da un lato l' “invasività” chirurgica, e dall'altro le non rare complicazioni di natura infettiva correlate all'intervento. Tutte le tecniche percutanee sono atti medici poco invasivi, con tempi di ospedalizzazione brevi. Il loro approccio extra canale spinale elimina i rischi connessi all'atto chirurgico di cicatrice post-operatoria, spesso responsabile di recidiva di sintomatologia dolorosa. Hanno inoltre il vantaggio di essere ripetibili nello stesso paziente senza precludere in caso di insuccesso il ricorso alla chirurgia tradizionale. Le percentuali di successo riportate da numerose casistiche si aggirano sul 65–75% di risultati ottimi o buoni. Queste procedure interventistiche spinali agirebbero sulla genesi meccanica del dolore riducendo quantitativamente il materiale nucleare, ma non espleterebbero alcuna azione sulla componente infiammatoria di origine radicolare e/o gangliare, talvolta causa autonoma del dolore. Pertanto in corso di trattamento di chemiodiscolisi con miscela di ossigeno-ozono, si è proceduto all'aggiunta di infiltrazione periradicolare e periganglionare con ossigeno-ozono, steroidi e anestetici. Gli autori riportano la loro personale esperienza sull'utilizzo del trattamento di Chemiodiscolisi con nucleoptesi con ossigeno-ozono con infiltrazione periradicolare e periganglionare nelle ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata.
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Daouri, Amine, Marc Asselborn, Claire Majoufre, Arnaud Gleizal, and Masrour Makaremi. "Spécificités d’un protocole chirurgico-orthodontique par Clear Aligner Therapy." Revue d'Orthopédie Dento-Faciale 53, no. 4 (November 2019): 337–59. http://dx.doi.org/10.1051/odf/2019031.

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Abstract:
Depuis l’avènement de la Clear Aligner Therapy (CAT) introduit par Invisalign en 1998, seulement quelques articles ont abordé le traitement combinant chirurgie orthognathique et Clear Aligner Therapy mais il ne s’agissait que de case-report pour la plupart. L’objectif de cet article était donc de présenter et de proposer un protocole orthodontico-chirurgical dans le cadre de dysmorphies maxillo-mandibulaires préparées par Clear Aligner Therapy et requérant une chirurgie orthognathique. Nous avons recueillis l’expérience de nombreux orthodontistes possédant une expérience importante dans le domaine de la Clear Aligner Therapy et notamment dans la préparation de cas chirurgicaux. Nous avons donc établi un protocole en 17 étapes avec de nombreuses astuces pour mener à bien ces traitements : de l’examen clinique initial par l’orthodontiste et le chirurgien maxillo-facial jusqu’à la phase de contention finale avec la symbiose orthodontico-chirurgicale placée au centre du projet thérapeutique. Nous avons associé à ce protocole une revue de la littérature concernant la phase de blocage maxillo-mandibulaire per-opératoire (par fils d’acier) et postopératoire (par élastiques) : périodes clés dans la gestion du traitement orthodontico-chirurgicale
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Pagni, C. A., M. Fontanella, F. Nannucci, D. Garbossa, C. Cossandi, M. Bergui, C. Nurisso, and G. B. Bradač. "Il trattamento delle malformazioni artero-venose cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 93–108. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500109.

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Abstract:
Dal mese di Novembre 1991 all'Agosto 2001, 115 pazienti sono stati ricoverati per una Malformazione Artero-Venosa (MAV) presso la Clinica Neurochirurgica dell'Università di Torino. Novantaquattro pazienti su 115 (82%) sono stati ricoverati dopo un sanguinamento. Novantaquattro (82%, 82 sanguinanti, 11 non sanguinanti) sono stati sottoposti a vari trattamenti (chirurgico, endovascolare, radiochirurgico o associazioni dei precedenti). Risanguinamento: Nessuno dei 9 pazienti portatori di MAV non sanguinanti e non sottoposti a trattamento per varie ragioni, ha avuto un sanguinamento nel periodo di follow up di 1–10 anni. In 12 pazienti, su 94 che avevano già avuto una emorragia, abbiamo osservato il risanguinamento della MAV (13%). MAV sanguinanti: Sul totale di 82 pazienti trattati, 43 (53%) sono stati dimessi senza deficit neurologici, 19 (23%) con deficit minori, 11 (13%) con gravi deficit neurologici, 9 pazienti sono deceduti (11%). MAV non sanguinanti: Sul totale di 11 casi trattati, 8 sono stati dimessi senza deficit neurologici (73%), 2 casi con deficit minori (18%) e 1 paziente è deceduto (9%). Le tecniche di trattamento sono state variamente combinate. Il trattamento chirurgico è stato associato a buoni risultati nel 50% dei casi, con mortalità dell '8%. Malformazioni artero-venose sanguinanti: ogni tipo di trattamento di una MAV deve mirare alla sua completa esclusione. In generale il nostro comportamento nel trattamento di pazienti con MAV sanguinante è il seguente: - In caso di MAV superficiali, di volume inferiore a 25–30 cm3 e in aree non eloquenti, l'approccio è chirurgico. - In caso di MAV sulla faccia mesiale dell'emisfero o che interessano la regione del cingolo o il corpo calloso, l'esclusione della MAV può essere ottenuta con l'aggressione chirurgica diretta o con la radiochirurgia eventualmente preceduta da parziale embolizzazione. - Le MAV profonde para o intraventricolari o della testa del n. caudato o strio-capsulo-talamiche possono essere trattate chirurgicamente, ma di solito vengono sottoposte a radiochirurgia. - Le MAV in aree eloquenti, se piccole sono sottoposte a radiochirurgia, se di dimensioni maggiori sono dapprima sottoposte ad embolizzazione e successivamente a radiochirurgia. - Le MAV vicine ad aree eloquenti o che in parte le coinvolgono, ad esempio MAV parieto-occipitali corticali o cortico-sottocorticali sono di solito sottoposte a trattamento chirurgico, eventualmente preceduto da un trattamento endovascolare. Malformazioni artero-venose non sanguinanti: in linea generale le MAV di piccolo volume in aree non eloquenti vengono sottoposte al trattamento chirurgico. Se superano i 25–30 cm3 possono essere sottoposte a trattamento endovascolare e successivamente alla chirurgia. Le MAV superiori ai 25–30 cm3 in aree eloquenti, in particolare se irrorate da feeders profonde non vengono di solito sottoposte ad alcun trattamento.
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Calbucci, F., A. Fioravanti, A. Consales, L. Simonetti, and M. Leonardi. "La chirurgia delle malformazioni artero-venose cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 109–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500110.

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Abstract:
La scelta del trattamento chirurgico delle MAV cerebrali rappresenta oggi uno degli argomenti più dibattuti ed attuali in ambito neurochirurgico, in considerazione dell'avvento di tecniche alternative o complementari che possono dare un contributo essenziale e spesso risolutivo al trattamento di queste lesioni. Sulla base dell'esperienza di 47 casi operati consecutivamente presso l'Ospedale Bellaria negli ultimi anni, si è cercato di vedere quali fossero i criteri che hanno ispirato la scelta chirurgica e di valutare i risultati della stessa per una revisione critica di queste scelte. Da un'analisi completa dei casi le conclusioni possono essere che, se si escludono le situazioni in cui è necessario intervenire in emergenza, in tutti gli altri casi, il criterio della scelta chirurgica adottato si è rivelato nel complesso utile per avere un risultato definitivo buono (asportazione completa della MAV), con rischi contenuti. In particolare si è potuto desumere che l'indicazione chirurgica può essere ancora oggi la scelta preferibile nelle malformazioni di grado I-II-III (secondo Spetzler e Martin), se si escludono casi particolari in sedi cerebrali critiche. Nelle malformazioni di grado IV invece la chirurgia deve essere riservata a situazioni molto particolari, in cui la MAV risulta non trattabile in via alternativa e vi sia stato un evento emorragico di presentazione. In queste circostanze, l'embolizzazione pre-operatoria può essere un contributo molto importante per la soluzione chirurgica.
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Bianchini, C., M. Malagò, L. Crema, C. Aimoni, T. Matarazzo, S. Bortolazzi, A. Ciorba, S. Pelucchi, and A. Pastore. "Dolore post-operatorio nei pazienti affetti da neoplasia testa-collo: fattori predittivi ed efficacia della terapia." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 91–96. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-499.

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Abstract:
Negli anni è aumentata l’attenzione verso i molteplici aspetti associati alla “sfera” dolore, anche nei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia testa-collo. Il dolore, definito infatti da diverse caratteristiche, quali l’esperienza personale, gli aspetti qualitativi della percezione, l’intensità, l’impatto emotivo, riconosce un’eziologia “multifattoriale”. Scopo del presente lavoro è stato: (i) valutare l’efficacia della terapia analgesica in pazienti affetti da tumore testa-collo e sottoposti a trattamento chirurgico; (ii) studiare le possibili variabili ed i fattori predittivi che possano influenzare l’insorgenza di dolore. Sono stati studiati 164 pazienti, affetti da neoplasia maligna del distretto testa-collo, trattati chirurgicamente tra il dicembre 2009 ed il dicembre 2013. I dati raccolti comprendono l’età, il sesso, la valutazione del rischio anestesiologico, la sede del tumore, la stadiazione TNM, il tipo di intervento effettuato, la complessità e la durata dell’intervento, le eventuali complicanze post-operatorie, i giorni di degenza post-intervento, la valutazione del dolore nei giorni 0, 1, 3 e 5 post-chirurgia. L’adeguatezza della terapia analgesica è stata espressa in termini di incidenza e prevalenza del dolore post-operatorio, le variabili legate al paziente, alla malattia, al trattamento chirurgico e farmacologico, sono state poi associate all’insorgenza del dolore così da poter descrivere eventuali fattori predittivi. Dai dati ottenuti emerge che la popolazione studiata ha ricevuto un’adeguata terapia antalgica, sia nell’immediato post-operatorio che nei giorni successivi. Non sono risultate associazioni statisticamente significative tra sesso, età ed incidenza del dolore post-chirurgico, mentre lo stadio del tumore, la complessità dell’intervento chirurgico e la sede della neoplasia hanno presentano correlazione significativa con il rischio di insorgenza di dolore post-operatorio. L’elevata prevalenza del dolore in ambito oncologico testa-collo, fa sì che un’appropriata ed attenta gestione del dolore risulti fondamentale. Nel futuro pertanto si auspica una sempre migliore comprensione dei fattori biologici, sociali e psicologici che caratterizzano la percezione del dolore ai fini di migliorarne il controllo.
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Maira, G., A. Vignati, E. Marchese, A. Puca, A. Albanese, A. Di Chirico, and M. Rollo. "Valutazione del rischio chirurgico nelle malformazioni artero-venose del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 137–44. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500113.

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Abstract:
I recenti progressi della neurochirurgia e della neuroradiologia permettono di affrontare i problemi relativi alle malformazioni arterovenose cerebrali secondo diverse modalità terapeutiche anche tra loro combinate. Ci riferiamo in particolare al trattamento diretto microneurochirurgico, alla riduzione od esclusione della malformazione vascolare dal circolo mediante trattamento endovascolare anche ripetuto nel tempo ed al trattamento radiochirurgico. Diversi fattori sono stati correlati alla valutazione del rischio chirurgico, quali la sede, le dimensioni, l'angio-architettura, con particolare riferimento alla presenza di aneurismi arteriosi o venosi ed al pattern del drenaggio venoso. Altri fattori che influenzano il rischio chirurgico sono quelli relativi al quadro generale del paziente ed alle sue condizioni neurologiche. L'indicazione al trattamento di una malformazione vascolare si pone se il rischio dell'opzione terapeutica è considerato “accettabile”, ossia inferiore rispetto a quello della storia naturale. Gli Autori espongono i risultati della casistica personale relativa a 20 pazienti trattati con modalità chirurgica ed endovascolare.
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Cammaroto, G., F. Montevecchi, G. D’Agostino, E. Zeccardo, C. Bellini, G. Meccariello, and C. Vicini. "Palatal surgery in a transoral robotic setting (TORS): preliminary results of a retrospective comparison between uvulopalatopharyngoplasty (UPPP), expansion sphincter pharyngoplasty (ESP) and barbed repositioning pharyngoplasty (BRP)." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 05 (October 2017): 406–9. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1321.

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Abstract:
Negli ultimi anni si è diffusa l’opinione che la chirurgia multilivello nel trattamento della sindrome delle apnee ostruttive garantisca risultati pià soddisfacenti. L’obiettivo del nostro lavoro è quello di confrontare tre tecniche palatali associate alla TORS: l’uvulopalatofaringoplastica (UPPP), l’expansion sphincter pharyngoplasy (ESP) e la barbed repositioning pharingoplasty (BRP). Trenta pazienti, trattati con TORS, tonsillectomia e settoturbinoplastica e chirurgia palatale sono stati retrospettivamente studiati. I seguenti valori pre e post-operatori sono stati presi in considerazione: AHI, ESS, VAS per la valutazione del dolore, tempi operatori palatali, data di dimissione e complicanze (tipi ed incidenza). Sia la BRP che l’ESP hanno garantito dei valori postoperatorio di AHI inferiori rispetto all’UPPP con un maggior tasso di successo chirurgico. Dall’altra parte non è stato possibile dimostrare una superiorità della BRP sull’ESP. I tempi operatori più lunghi sono stati registrati nel gruppo ESP mentre i più brevi sono stati riscontrati nel gruppo BRP. Riassumendo, ESP e BRP sono risultate più efficaci dell’UPPP in un setting robotico multilivello. Inoltre, essendo una tecnica rapida, di facile apprendimento e dal basso tasso di complicanze, la BRP si presenta come una valida opzione chirurgica nel trattamento dell’OSAS.
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Chevallier, J. M., and R. Arienzo. "Trattamento chirurgico delle complicanze della chirurgia bariatrica." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 19, no. 2 (June 2013): 1–15. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(13)64594-5.

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Del Favero, C., A. Martegani, A. Goddi, A. Sacchi, C. Martinenghi, G. Magistretti, R. Campi, P. Fachinetti, P. Mantegazza, and A. Dorizzi. "Ecografia in neurochirurgia." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1 (April 1988): 63–67. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100107.

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Abstract:
Gli autori hanno utilizzato un sistema ecografico durante interventi chirurgici sul-l'encefalo al fine di identificare l'esatta topografia ed i limiti delle lesioni intraparenchimali. Tutte le lesioni sono state facilmente riconosciute dagli ultrasuoni. In tutti i pazienti è stato possibile limitare il traumatismo chirurgico sul parenchima sano e ridurre il tempo di intervento. Gli autori prendono in considerazione alcuni aspetti tecnici di questa metodica ed i primi risultati raggiunti in una casistica di 32 pazienti.
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Spagnolo, P., P. Ladisa, D. Milella, G. R. Grande, T. Popolizio, and A. Calace. "Ernie discali operate, cervicali e lombo-sacrali." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 295–301. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600307.

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Abstract:
L'odierna semeiotica neuroradiologica, in particolare RM, può essere estremamente indicativa nei caso del rachide operato, in quanto consente una corretta valutazione della tecnica operatoria eseguita, sia in termini di complicanze che di estensione chirurgica. Scopo del lavoro è valutare i diversi quadri iconografici nei vari tipi di intervento chirurgico, nell'ernia discale cervicale e nell'ernia discale lombo-sacrale. Si sottolineano tra l'altro, la diversità dei quadri neuroradiologici nell'ernia discale lombo-sacrale, in relazione all'approccio a «cielo coperto» o a «cielo aperto».
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Marliani, A. F. "TC e TC dinamica nello studio della regione sellare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 83–88. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s317.

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Abstract:
Nel presente lavoro vengono descritte le tecniche TC per lo studio della regione sellare e si discute sulla utilità di tali indagini in periodo di RM. La RM è in genere superiore alla TC nello studio della patologia della regione sellare, in particolare nell'identificare piccoli adenomi ipofisari. La TC, eseguita con tecnica rigorosa, mantiene la sua utilità: — nell'identificare piccole componenti calcifiche, ad esempio piccoli meningiomi calcifici o craniofaringiomi a componente calcifica instrasellare; — nel visualizzare le espansioni di una lesione verso l'orbita; — nel meglio definire i rapporti della lesione con le strutture ossee; — nel valutare la ricostruzione delle pareti ossee dopo un intervento chirurgico; — è indispensabile per la sua rapidità nel caso di complicanze chirurgiche immediate. Esistono infine alcuni casi di microadenomi ACTH secernenti che non si è riusciti a diagnosticare sia con la TC che con la RM. In tale caso la clinica e il dosaggio ormonale dopo stimolazione con CRF hanno permesso l'intervento chirurgico.
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Ceccato, Filippo, and Carla Scaroni. "La gestione perioperatoria delle masse surrenaliche." L'Endocrinologo 22, no. 2 (April 2021): 127–33. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00841-4.

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Abstract:
SommarioLa gestione pre- e postoperatoria del paziente con lesione surrenalica candidato alla chirurgia richiede una diretta e costante collaborazione tra vari professionisti, formata da un team multidisciplinare. La buona pratica clinica che suggeriamo prevede di intervenire chirurgicamente solo dopo aver definito l’eventuale secrezione, ponendo particolare attenzione ai valori pressori e alla ionemia. Suggeriamo, inoltre, una gestione accorta del rischio di iposurrenalismo post-chirurgico e la prevenzione delle complicanze tromboemboliche.
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Gemma, M., S. Toma, F. Lira Luce, L. Beretta, M. Braga, and M. Bussi. "Enhanced recovery program (ERP) in major laryngeal surgery: building a protocol and testing its feasibility." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 475–78. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1091.

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Abstract:
Con il termine Enhanced Recovery Program (ERP) si fa riferimento a protocolli, sempre più utilizzati in ambito chirurgico, che introducono un approccio multimodale evidence-based alla gestione perioperatoria del paziente. In particolare, i benefici derivanti dall’applicazione dei protocolli di Enhanced Recovery After Surgery (ERAS®) sono stati ampiamente dimostrati nella chirurgia colon-rettale, dove hanno determinato una riduzione della durata della degenza e delle complicanze postoperatorie. Ulteriori protocolli ERP sono stati introdotti in vari campi chirurgici, tra cui la chirurgia vascolare, gastroenterologica, pancreatica, ginecologica, urologica e ortopedica. Nel campo della chirurgia otorinolaringoiatrica, non è ancora stato intrapreso un tentativo di implementazione di un protocollo basato sui principi ERAS®. Lo scopo del nostro lavoro è stato sviluppare un programma ERP per la chirurgia laringea maggiore (laringectomie parziali e totali, rimozione di tumori orofaringei con ricostruzione con lembo nuscolare a cielo aperto), basato sui principi fondamentali del protocollo ERAS® validato nella chirurgia colon-rettale. Ventiquattro pazienti sottoposti a chirurgia oncologica laringea maggiore sono stati trattati con tale protocollo ERP, che differiva sotto molti aspetti dalla nostra precedente pratica standard (descritta sulla scorta di settanta pazienti sottoposti a chirurgia laringea oncologica a cielo aperto prima dell’introduzione del nuovo protocollo). La percentuale di aderenza dei pazienti al protocollo ERP è stata elevata. In particolare gli “items” valutazione nutrizionale preoperatoria, profilassi antibiotica, profilassi PONV (nausea e vomito postoperatori), riabilitazione logopedica post-operatoria, sono stati applicati nel 100% dei casi. Alcune voci del protocollo ERP (profilassi antibiotica, tassi di infusione intraoperatoria e logopedia postoperatoria) erano state già spesso implementate prima dell’adozione ERP. Si sono presentate poche complicanze postoperatorie di tipo medico (8,3% dei casi). Il nostro protocollo ERP per la chirurgia laringea maggiore si è rivelato possibile. Il grado di beneficio derivante dalla sua applicazione potrà essere valutato mediante un ulteriore implementazione del campione di studio.
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Scaglia, D., and I. Giacinti. "Strumentario chirurgico." LO SCALPELLO-OTODI Educational 30, no. 3 (December 2016): 139–41. http://dx.doi.org/10.1007/s11639-016-0181-9.

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Bo, Simona, Valentina Ponzo, Marianna Pellegrini, and Silvia Grottoli. "Obesità post-neurochirurgia ipotalamica." L'Endocrinologo 22, no. 1 (February 2021): 8–13. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00834-3.

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Abstract:
SommarioLe malattie ipotalamiche e il loro trattamento chirurgico possono determinare un rapido incremento ponderale nei primi sei mesi, seguito da stabilizzazione del peso in un’elevata percentuale (40–80%) di pazienti. Gli interventi sullo stile di vita e i farmaci hanno fornito risultati insoddisfacenti. Maggiori benefici sono stati riportati con gli analoghi del glucagon like peptide-1 o con la chirurgia bariatrica ma gli studi ad oggi disponibili sono di bassa numerosità e di breve durata.
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Sellari-Franceschini, S., I. Dallan, A. Bajraktari, G. Fiacchini, M. Nardi, R. Rocchi, C. Marcocci, M. Marinò, and A. P. Casani. "Complicanze chirurgiche in pazienti sottoposti a decompressione orbitaria per oftalmopatia di Graves." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 265–74. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1082.

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Abstract:
L'obiettivo di questo studio è analizzare le complicanze della decompressione orbitaria in pazienti affetti da oftalmopatia Basedowiana. Abbiamo analizzato 946 pazienti sottoposti a decompressione orbitaria per orbitopatia di Graves e le complicanze intra- e post-operatorie con un follow-up minimo di 6 mesi. Abbiamo eseguito inoltre un'estesa revisione della letteratura per comparare i risultati. Nel nostro studio le più frequenti complicanze sono state: atrofia della regione temporale (100%) nei pazienti sottoposti a decompressione con approccio coronale; ipoestesia permanente di V2 (13%) e V1 (8%) in pazienti sottoposti a decompressione con approccio transpalpebrale superiore. Un solo paziente ha avuto una lesione totale monolaterale di V2. Le complicanze più gravi sono state la riduzione dell'acuità visiva, che si è verificata in 5 pazienti, e la perdita di liquido cerebrospinale con complicanze cerebrali, verificatesi in 2 pazienti, entrambi operati con approccio endonasale non endoscopico. 3 pazienti hanno avuto un'emorragia intraoperatoria mentre 3 pazienti un'emorragia postoperatoria che ha richiesto un secondo intervento chirurgico. L'incidenza delle sinusiti/mucoceli sintomatici è stata dello 0,75%. In conclusione abbiamo evidenziato come la decompressione orbitaria eseguita con tecnica endoscopica endonasale e con accessi transpalpebrali sia una procedura chirurgica con una bassa incidenza di complicanze. La conoscenza delle cause delle possibili complicanze nei differenti approcci chirurgici può sicuramente aiutare a ridurre la loro incidenza.
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Lasaponara, Fedele. "Tecnica chirurgica open a minima invasività per la nefrectomia del rene policistico (PKD)." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (June 27, 2014): 209–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.894.

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Abstract:
La malattia policistica renale (PKD) è una malattia genetica, con frequente compromissione di organi e apparati extrarenali, la cui evoluzione può portare a insufficienza renale terminale con necessità di ricorrere a un trattamento sostitutivo dialitico (emodialisi o dialisi peritoneale) o al trapianto renale o combinato fegato-rene. L'asportazione di un rene policistico non deve essere considerata routinaria, ma può rendersi necessaria in caso di ripetute emorragie cistiche e di infezioni recidivanti, di fronte al sospetto di una degenerazione neoplastica o al fine di creare uno spazio addominale idoneo per il trapianto. In corso di PKD, la nefrectomia è un atto chirurgico non semplice, in considerazione delle dimensioni della massa da asportare e delle aderenze frequentemente presenti; la classica tecnica chirurgica per via lombotomica extraperitoneale spesso obbliga a un'incisione ampia e invasiva. La via intraperitoneale, a cielo aperto o per via laparoscopica, altera l'integrità peritoneale limitando poi l'opportunità della dialisi peritoneale. Un'incisione lombotomica breve (10–12 cm), con conservazione costale e risparmio dell'integrità peritoneale, per minimizzare l'invasività della classica tecnica open, consente l'isolamento della massa renale e puntura, aspirazione e svuotamento mirato in asepsi di cisti renali. Questa manovra porta al rimodellamento morfologico dell'organo e rende possibile la sua asportazione in tempi chirurgici peraltro contenuti e senza complicanze specifiche intra e peri-operatorie.
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Nella, A., P. Ladisa, T. Popolizio, C. G. Lasalandra, and A. Calace. "Ernie operate: Tipo di intervento chirurgico e quadro clinico." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600306.

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Abstract:
Nel tentativo di evidenziare una correlazione clinica in rapporto al tipo di intervento chirurgico, sono stati riesaminati 182 pazienti operati di ernia discale lombo-sacrale, sottoposti a valutazione RM negli ultimi 2 anni per recidiva della sintomatologia dolorosa. L'approccio chirurgico è stato sia di «tipo tradizionale» che di «tipo microchirurgico». La cicatrice epidurale è stata la situazione più frequentemente riscontrata, mentre la recidiva di ernia discale si è evidenziata maggiormente negli interventi di tipo tradizionale. Sulla scorta dei dati rilevati si è ricercata, in questo lavoro, una possibile correlazione tra situazione sintomatologica e trattamento chirurgico, sulla base, soprattutto, di alcuni rilievi statistici.
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Arslankoylu, A. E., M. Unal, N. Kuyucu, and O. Ismi. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 431–34. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-636.

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Abstract:
I cleft laringei e laringotracheali sono rare malformazioni congenite dell’albero laringo-tracheo-bronchiale. La sintomatologia associata va dalla blanda tosse all’aspirazione e alla cianosi. I cleft di tipo I e II possono essere tenuti sotto osservazione senza intervenire chirurgicamente, mentre i tipi III e IV richiedono un approccio chirurgico anteriore o laterocervicale. Presentiamo il caso di un neonato di 3 mesi affetto da cleft laringotracheale di tipo III, deceduto in corso di revisione chirurgica dopo un approccio in laringofissura anteriore. Nel presente lavoro discutiamo, alla luce della letteratura, le difficoltà diagnostiche, le modalità di trattamento e le tecniche anestesiologiche relative a questa rara patologia.
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Gagliardi, R., L. Benvenuti, A. Amadori, and L. Rossi. "TEA con tecnica microchirurgica sotto protezione barbiturica e monitoraggio intraoperatorio di EEG e PESS." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 75–83. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s209.

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Abstract:
Vari trials clinici recentemente conclusi hanno dimostrato l'efficacia della endoarterectomia carotidea nella prevenzione dello stroke, in pazienti sintomatici e non, con stenosi carotidea superiore al 70%. Il suddetto beneficio si realizza soltanto se l'incidenza percentuale di mortalità e morbilità viene mantenuta ragionevolmente bassa. Il ruolo del chirurgo è pertanto fondamentale e si estrinseca essenzialmente in due momenti: la selezione dei pazienti da sottoporre al trattamento chirurgico e l'accuratezza della tecnica chirurgica. In questo lavoro gli Autori riportano la loro esperienza relativa a 64 TEA (tromboendoarterectomie), eseguite in 59 pazienti negli anni compresi fra il 1991 ed il 1994, in cui era stato seguito un rigido protocollo per la selezione dei pazienti che erano poi stati sottoposti ad intervento con tecnica microchirurgica, protezione barbiturica e monitoraggio intraoperatorio di EEG e PESS. L'assenza di mortalità e morbilità operatorie come pure la mortalità a distanza, limitata ad un solo paziente deceduto per stroke vertebrobasilare alcuni mesi dopo l'intervento, incoraggiano gli autori a proseguire nel cammino intrapreso; i risultati ottenuti rappresentano una ulteriore conferma del fatto che una accurata selezione preoperatoria unita ad un rigido protocollo comportamentale perioperatorio sono fondamentali per garantire il successo di una procedura il cui scopo è profilattico più che terapeutico.
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Colli, Andrea, Andrea De Martino, Giosuè Falcetta, Mariagrazia Croccia, Federico Del Re, Clemente Pascarella, Giacomo Ravenni, Michele Celiento, Carlo Barzaghi, and Maurizio Levantino. "Tricuspid regurgitation: new diagnostic and therapeutic evidences." Cardiologia Ambulatoriale, no. 12020 (January 30, 2020): 58–70. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-5.

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Abstract:
L’Insufficienza tricuspidalica (IT) di tipo funzionale, secondaria a patologia delle sezioni sinistre del cuore, è la più frequente forma di patologia della valvola tricuspide nei paesi occidentali, mentre la forma organica, più spesso isolata, risulta meno frequente. Sebbene diversi studi abbiano recentemente dimostrato evidenze in favore di un approccio chirurgico più aggressivo nella correzione dell’insufficienza tricuspidale funzionale, solo una piccola parte di questi pazienti viene trattata; ancor più raro è il ricorso alla chirurgia in pazienti con malattia tricuspidale isolata, a causa dell’elevata mortalità ospedaliera, soprattutto in caso di sostituzione. Ciò evidenzia come sia necessario ridefinire i criteri di selezione dei pazienti e le tempistiche per le procedure chirurgiche isolate. Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse opzioni di trattamento percutaneo simili a quelle usate per la patologia mitralica, ovvero con plicatura dei lembi, rimodellamento dell’anulus o sostituzione valvolare. Gli studi scientifici pubblicati finora hanno mostrato dati promettenti in termini di sicurezza ed efficacia. In futuro il trattamento percutaneo potrà rappresentare una valida alternativa per un ampio numero di pazienti con IT inoperabili o ad alto rischio per la chirurgia convenzionale, ma attualmente non è disponibile per un uso generale a causa di limitazioni anatomiche e la necessità di tecniche di imaging avanzate. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare gli aspetti eziopatogenetici, diagnostici e prognostici dell’IT e di riassumere le opzioni terapeutiche attualmente disponibili alla luce delle moderne acquisizioni tecnologiche nel trattamento percutaneo di una valvulopatia per molti anni sottovalutata.
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Montava, M., V. Rossi, C. L. Curto Fais, J. Mancini, and J. P. Lavieille. "Risultati chirurgici a lungo termine della decompressione microvascolare nell’emispasmo facciale: efficacia, morbilità e qualità di vita." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 220–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-899.

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Abstract:
L’emispasmo facciale è una condizione clinica che può seriamente compromettere la qualità di vita del paziente. In questi casi la decompressione microvascolare rappresenta il trattamento neurochirurgico di scelta. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di descrivere sia l’efficacia che la morbilità della decompressione microvascolare nel trattamento dell’emispasmo facciale, di valutare l’outcome della procedura in termini di qualità di vita e di individuare eventuale fattori prognostici predittivi dell’eventuale fallimento della procedura. È stata revisionata la nostra casistica di 446 casi di emispasmo facciale trattati complessivamente nell’arco di 22 anni con 511 procedure di decompressione microvascolare con approccio retrosigmoideo. Abbiamo quindi analizzato i reperti epidemiologici, clinici e radiologici, le modalità di trattamento e gli outcome mediante la somministrazione pre e post operatoria del questionario HSF-8. Il rateo di successo è stato dell’82% dopo la prima procedura chirurgica e del 91,6 dopo la seconda procedura. Abbiamo registrato una bassa morbilità perioperatoria. La paralisi del facciale è stato per lo più un fenomeno transitorio (5,5% dei casi, permanente nello 0,2%). Nel 4,8% dei casi si è avuto invece un deficit cocleovestibolare. La chirurgia di revisione è stata invece gravata da un aumentato rateo di lesioni nervose (10.6 -20.7%). La qualità di vita a seguito della chirurgia valutata mediante HSF-8 è risultata migliore con uno score ridotto in media da 18 a 2 su 32. I fattori predittivi di fallimento chirurgico individuate sono stati I conflitti singoli (p = 0,041), conflitti atipici non coinvolgenti la PICA (p = 0,036), come quelli venosi (p = 0,045) e zone di compressione alternative all’emergenza radicolare (p = 0,027). In conclusione, la decompressione microvascolare con accesso retrosigmoideo si è rivelata essere una tecnica sicura ed efficace nel trattamento dell’emispasmo facciale. La revisione chirurgica è un opzione percorribile, ma espone a un maggior rischio di complicanze. La qualità di vita è risultata accresciuta a nel lungo termine, dimostrando un elevato grado di soddisfazione e beneficio oggettivo e soggettivo.
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Pignoly, Marion, Virginie Monnet-Corti, and Michel Le Gall. "Échec de la mise en place de dents retenues et incluses." L'Orthodontie Française 87, no. 1 (March 2016): 23–38. http://dx.doi.org/10.1051/orthodfr/2016001.

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Abstract:
La mise en place d’une dent incluse ou retenue, que ce soit chez l’enfant ou l’adulte, est un véritable défi pour le duo de praticiens que sont l’orthodontiste et le praticien en charge de la chirurgie de dégagement. La canine maxillaire est la dent la plus souvent incluse dans le secteur antérieur, avec une prévalence de 2 % dans la population générale. On comprend donc le défi fonctionnel et esthétique de la thérapeutique chirurgico-orthodontique dont l’objectif sera de mettre en place la dent incluse ou retenue sur l’arcade. De nombreuses erreurs devront être évitées pour obtenir un résultat satisfaisant, tant pour le patient que pour son praticien. C’est en faisant un diagnostic précis de la localisation de la dent, grâce à des techniques d’imagerie modernes, que nous pourrons réaliser un acte chirurgical respectueux de la dent concernée et des structures anatomiques qui l’entourent. Les axes et les forces de tractions seront également pensés et réfléchis afin de déplacer la dent jusqu’à sa position finale sur l’arcade dans des conditions optimales. Le contexte parodontal sera optimisé et contrôlé à chaque étape de la prise en charge. En effet, le but étant d’aller au devant de l’apparition des défauts parodontaux, sachant qu’il est plus difficile de tenter leur réparation.
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Bouletreau, Pierre, Monique Raberin, Maurice Freidel, and Pierre Breton. "La chirurgie orthognathique est un travail d’équipe !" L'Orthodontie Française 81, no. 2 (June 2010): 157–64. http://dx.doi.org/10.1051/orthodfr/2010017.

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Abstract:
La mise en œuvre d’un protocole orthodontico-chirurgical requiert l’intervention éventuelle de nombreux acteurs, et de la coordination de ces différents praticiens dépend souvent la qualité du résultat final. Si l’essor de la chirurgie orthognathique doit historiquement beaucoup au couple orthodontiste-chirurgien maxillo-facial, c’est la collaboration de multiples spécialistes tout au long du processus diagnostique et thérapeutique qui a permis d’atteindre l’exceptionnel niveau de qualité, de fiabilité et de sécurité qui est celui de la chirurgie orthognathique actuellement. Nous voulons ici discuter la place des différents intervenants potentiels dans la prise en charge d’un patient bénéficiant d’un protocole orthodontico-chirurgical, tel que nous le concevons au sein du Département de Chirurgie Maxillo-Faciale du Centre Hospitalier Lyon-Sud.
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El Maghrabi, H., J. L. Grolleau, and J. P. Chavoin. "Trattamento chirurgico delle escare." EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica¸ Ricostruttiva ed Estetica 9, no. 4 (January 2011): 1–10. http://dx.doi.org/10.1016/s1769-6704(11)70707-0.

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Meurette, G., S. Avallone, and P. A. Lehur. "Trattamento chirurgico dei rettoceli." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 16, no. 1 (January 2010): 1–10. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(10)70448-4.

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Meurette, G., A. Vénara, and P. A. Lehur. "Trattamento chirurgico del rettocele." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 24, no. 1 (March 2018): 1–11. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(18)88653-3.

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Fayoux, P., and H. Broucqsault. "Trattamento chirurgico dell’atresia coanale." EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia ORL e Cervico-Facciale 23, no. 1 (August 2019): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1292-3036(18)41628-8.

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Orefice, Sergio, and Arianna Rubino. "Linfonodo Sentinella: Standard Chirurgico?" Tumori Journal 86, no. 5_suppl1 (September 2000): 14–16. http://dx.doi.org/10.1177/03008916000865s104.

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Scaldazza, C. Vecchioli, and A. Garritano. "Lo Scroto Acuto Chirurgico." Urologia Journal 55, no. 3 (June 1988): 258–61. http://dx.doi.org/10.1177/039156038805500305.

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Truzzi, M. C., A. Wolf, M. De Noia, A. Elli, S. Iori, and R. Viganò. "Osteo-onicodisplasia: trattamento chirurgico." Archivio di Ortopedia e Reumatologia 121, no. 2-3 (November 2010): 26–27. http://dx.doi.org/10.1007/s10261-010-0031-x.

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Rigante, M., G. La Rocca, L. Lauretti, G. Q. D’Alessandris, A. Mangiola, C. Anile, A. Olivi, and G. Paludetti. "Preliminary experience with 4K ultra-high definition endoscope: analysis of pros and cons in skull base surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 237–41. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1684.

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Abstract:
Negli ultimi venti anni la chirurgia endoscopica del basicranio ha osservato continui sviluppi tecnici e tecnologici. L’endoscopia 3D e l’ alta definizione (HD) 4K hanno fornito grandi vantaggi in termini di visualizzazione e di risoluzione spaziale. L’ ultra HD 4K, recentemente introdotta nella pratica clinica, determinerà i prossimi passi soprattutto nella chirurgica endoscopica del basicranio. I pazienti sono stati operati attraverso un approccio transnasale transfenoidale endoscopico, utilizzando un endoscopio Olympus NBI 4K UHD con ottica 4 mm 0 ° Ultra Telescope, lampada allo xeno 300 W (CLV-S400) predisposto per la tecnologia narrow band imaging (NBI) collegato con una videocamera ad un alta qualità unità di controllo (OTV-S400 - VISERA 4K UHD) (Olympus, Tokyo, Giappone). Due schermi, un 31 “Monitor - (LMD-X310S) e quello principale ultra-HD 55” a pollici ottimizzati per la riproduzione immagini UHD (LMD-X550S). In casi selezionati abbiamo usato un sistema di navigazione (Stealthstation S7, Medtronic, Minneapolis, MN, Stati Uniti). Abbiamo valutato 22 adenomi ipofisari (86,3% macroadenomi; 13,7% microadenomi). Il 50% non erano secernenti (NS), 22,8% GH, 18,2% ACTH, 9% PRLsecernenti. 3/22 erano recidive. Nel 91% dei casi abbiamo raggiunto la rimozione totale, mentre nel 9% la resezione subtotale. Un followup medio di 187 giorni, durata media del ricovero era 3,09 ± 0,61 giorni. Tempo chirurgico 128,18 ± 30,74 minuti. Abbiamo avuto solo 1 caso di fistola intraoperatoria a basso flusso senza ulteriori complicazioni nel follow up. Il 100% dei casi non ha richiesto emotrasfusione. La visualizzazione e l’alta risoluzione del campo operatorio hanno fornito una vista dettagliata di tutte le strutture anatomiche e patologie e permesso il miglioramento della sicurezza e l’efficacia della procedura chirurgica. Il tempo operatorio è stato simile a quello dell’endoscopio HD standard 2D e 3D, come la fatica fisica era paragonabile ad altri in termini di ergonomicità e peso.
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Beyer-Berjot, L., and S. Berdah. "Gestione chirurgica delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino: trattamento chirurgico della rettocolite ulceroemorragica." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 21, no. 2 (June 2015): 1–20. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(15)70672-8.

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Messaoudi, Yassine, Jean-Loup Coudert, and Jean-Jacques Aknin. "Apport de la reconstruction tridimensionnelle à l’aide du logiciel 3DNEO® dans le traitement chirurgico-orthodontique des dents incluses." L'Orthodontie Française 84, no. 2 (May 30, 2013): 147–55. http://dx.doi.org/10.1051/orthodfr/2012028.

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Abstract:
Contexte : Dans le traitement chirurgico-orthodontique des dents incluses, le diagnostic et l’élaboration d’une solution thérapeutique peuvent être difficiles à réaliser avec les méthodes conventionnelles de radiographie. Objectif : Le but de cet article sera de présenter et d’évaluer les perspectives d’aide apportée au diagnostic et à la thérapeutique par un logiciel de reconstruction tridimensionnelle (3DNEO®, 3DNEOVISION) dans le cadre de la chirurgie mini-invasive et du traitement orthodontique assisté par informatique. Matériels et méthodes : Les données radiologiques d’une série de patients présentant des dents incluses sont analysées à l’aide d’un logiciel basé sur un algorithme utilisant la « croissance de région » et permettant la création d’une scène 3D. Résultats : L’utilisation de ce logiciel nous permet d’obtenir des reconstructions tridimensionnelles de type surfacique et ainsi d’entrevoir de nombreuses applications cliniques : localiser et visualiser précisément les rapports de la dent incluse avec les éléments anatomiques adjacents sous l’angle de vue désiré, associer/dissocier les différents éléments de la scène 3D, mesurer les distances, calculer les axes de traction, matérialiser le chemin de traction et le point optimal de collage de l’attache orthodontique, préparer dans le virtuel le geste chirurgical et le plan de traitement orthodontique, pouvoir transférer les étapes et les dimensions du virtuel au réel. Conclusion : L’utilisation de tels logiciels 3D nous permet d’améliorer le diagnostic et d’affiner le plan de traitement des dents incluses, dans le but de réduire le risque d’échec des tractions et de prodiguer des soins à la fois plus confortables et de meilleure qualité à nos patients.
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De Divitiis, E., C. Sossio, and R. Spaziante. "Le indicazioni attuali dell'angiografia nella diagnosi delle neoplasie endocraniche." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 3 (December 1988): 245–50. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100306.

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Abstract:
La diagnosi delle neoplasie endocraniche è oggi affidata per la massima parte alla neurodiagnostica per immagini (TC e RM), riservando all'angiografia il compito di integrarne, quando necessario e quando possibile, i dati riguardanti natura, sede, caratteri, vascolari intrinseci, rapporti vascolari, coesistenza di lesioni vascolari associate. Interpretata in questo senso l'angiografia è ancor oggi un esame diagnostico prezioso, in grado di fornire informazioni che facilitano non solo l'approccio chirurgico ma la pianificazione terapeutica nel suo complesso. Nella nostra più recente esperienza, l'angiografia è stata eseguita in circa il 30% dei tumori sottoposti a trattamento chirurgico.
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Milanesi, I., L. Farina, M. G. Bruzzone, A. Pozzi, A. Boiardi, L. Maffioli, M. Gasparini, E. Bombardieri, and M. A. Vaghi. "Confronto tra Tomoscintigrafia (SPECT) e studi TC e/o RM nella diagnosi differenziale tra recidiva tumorale e radionecrosi cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 657–62. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800503.

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Abstract:
Sono stati eseguiti 35 esami SPECT con 99mTc-sesta-MIBI su 28 pazienti affetti da tumore cerebrale primitivo maligno e già sottoposti ad intervento chirurgico, radioterapia e chemiotera-pia. Gli esami sono stati confrontati con TC e/o RM per valutarne l'utilità nella diagnosi differenziale tra recidiva del tumore e radionecrosi. In mancanza di un sicuro riscontro chirurgico o autoptico, è stato tenuto conto dell'evoluzione successiva della lesione alla TC e/o alla RM. Con questo criterio sono risultati 6 casi falsi negativi e 1 caso falso positivo alla SPECT.
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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI, and E. PASQUINI. "Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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Abstract:
La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Birnbaum, D. J., T. Bège, and S. V. Berdah. "Gestione chirurgica delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino: trattamento chirurgico della malattia di Crohn." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 21, no. 2 (June 2015): 1–13. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(15)70637-6.

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Masquelet, A. C. "Trattamento chirurgico delle sindromi compartimentali." EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica 11, no. 1 (2015): 1–17. http://dx.doi.org/10.1016/s2211-0801(16)30001-2.

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Breil, P. "Trattamento chirurgico dei diverticoli faringoesofagei." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 14, no. 2 (January 2008): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(08)70467-4.

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Bretagnol, F., and Y. Panis. "Trattamento chirurgico della rettocolite ulceroemorragica." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 15, no. 2 (January 2009): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(09)70457-7.

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Barth, X., E. Tissot, and O. Monneuse. "Trattamento chirurgico della malattia pilonidale." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 16, no. 4 (January 2010): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(10)70438-1.

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Pélissier, E., P. Ngo, and O. Armstrong. "Trattamento chirurgico delle ernie otturatorie." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 16, no. 3 (January 2010): 1–5. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(10)70441-1.

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Monneuse, O., and X. Barth. "Trattamento chirurgico delle ragadi anali." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 17, no. 3 (January 2011): 1–5. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(11)70640-4.

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Pélissier, É., E. Habib, and O. Armstrong. "Trattamento chirurgico delle ernie lombari." EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale 17, no. 4 (January 2011): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-0798(11)70669-6.

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