Academic literature on the topic 'Classificazione ad oggetti'

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Journal articles on the topic "Classificazione ad oggetti"

1

Mancini, Elena, and Roberta Martina Zagarella. "Il concetto di “diagnosi fuzzy”: una applicazione alla malattia di Anderson-Fabry* / The concept of “fuzzy diagnosis”: an application to the Anderson-Fabry disease." Medicina e Morale 67, no. 5 (December 11, 2018): 507–24. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.554.

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Abstract:
Per garantire un’elevata affidabilità diagnostica, la classificazione tradizionale delle malattie si basa su due criteri fondamentali: la presenza di caratteristiche peculiari che identificano una malattia distinguendola dalle altre e l’individuazione delle cause o della correlazione multifattoriale. Questa concezione si basa su regole che rimandano ai principi della logica classica, la quale, tuttavia, non può considerarsi uno strumento adeguato in medicina. Essa potrebbe rivelarsi uno strumento utile di fronte a quelle manifestazioni della malattia “prototipiche”, ma non per molte patologie che si presentano come fenomeni complessi e incoerenti, ovvero caratterizzati, sul piano eziologico, da un insieme interrelato di possibili cause e fattori scatenanti e, sul piano clinico, da una elevata variabilità individuale. La diagnosi di tali malattie richiede una logica tramite la quale sia possibile categorizzare il mondo degli oggetti reali. L’articolo prende in esame la logica fuzzy come strumento per il ragionamento diagnostico, e in particolar modo i concetti di “fuzzy set” e “diagnosi fuzzy”, anche al fine di verificarne il possibile impiego nella diagnosi di una patologia rara ad eziologia complessa: la malattia di Anderson-Fabry. L’analisi svolta porta a soffermarsi sulla finalità pratica (e non conoscitiva) della diagnosi, che le conferisce una valenza etica. Muovendo da questa prospettiva, l’articolo propone, nell’ultima parte, alcuni criteri etici di orientamento nel complesso bilanciamento che il clinico effettua tra il rischio inerente alla formulazione di una ipotesi diagnostica di “tipo fuzzy” e i benefici per il paziente di una diagnosi precoce, soprattutto in considerazione della disponibilità di trattamenti farmacologici innovativi. ---------- To ensure high diagnostic reliability, the traditional classification of the diseases is based on two fundamental criteria: the presence of peculiar characteristics that identify a disease distinguishing it from the others; and the detection of causes or multifactorial correlation. This idea is based on rules that refer to the principles of classical logic, which however cannot be considered an appropriate tool in medicine. It may prove to be a useful tool in case of “prototypical” manifestations of a disease, but not for a lot of pathologies that appear as complex and inconsistent cases, or characterized (on the etiological plane) by an interrelation between possible causes and trigger factors, and (on the clinical plane) by an high individual variability. The diagnosis of such diseases requires a logic through which it is possible to categorize the world of real objects. The article examines the fuzzy logic as a tool for the diagnostic reasoning, and particularly the “fuzzy set” and “fuzzy diagnosis” concepts, in order to verify its possible use in the diagnosis of a rare disease with complex etiology: the Anderson-Fabry disease. Our analysis underlines the practical (and not theoretical) purpose of the diagnosis, which gives it an ethical value. From this point of view, the article suggests, in the last part, some ethical criteria in the balance carried out by the clinician between the risk concerning the formulation of a “fuzzy” diagnostic hypothesis and the advantages of an early diagnosis for the patients, especially considering the availability of innovative pharmacological treatments.
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2

de Clercq, Marc. "Collective, Quasi-Collective and Merit Goods. The Trap of Modern Public Finance Terminology." Journal of Public Finance and Public Choice 3, no. 2 (October 1, 1985): 125–32. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117129.

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Abstract:
Abstract Già da tempo l’offerta di beni pubblici è oggetto di attenzione crescente da parte degli studiosi di finanza pubblica. Il concetto fondamentale, in questo ambito, è quello di «bene pubblico», o «bene collettivo». Un secondo concetto, introdotto da Musgrave, è quello di «bene di merito», mentre gli studiosi olandesi hanno aggiunto un terzo concetto: quello di «beni quasi-collettivi».Sebbene questa terminologia sia ormai ampiamente diffusa in tutti i testi di finanza pubblica, essa è molto meno chiara di quanto non sembri ad una prima impressione.Questa classificazione è, inoltre, non univoca e, in certa misura, anche dannosa, perché fa perdere di vista che il problema fondamentale è quello della composizione, nonché della dimensione della spesa pubblica.
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3

Gustin, Marco, Mattia Brambilla, and Claudio Celada. "Stato di conservazione e valore di riferimento favorevole per le popolazioni di uccelli nidificanti in Italia." Rivista Italiana di Ornitologia 86, no. 2 (December 21, 2016): 3. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2016.332.

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Abstract:
<p>Le linee guida comunitarie per monitorare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat richiedono che gli Stati membri forniscano un’indicazione del “<em>Favourable</em> <em>Reference</em> <em>Value</em>” (FRV), o “Valore di Riferimento Favorevole”. Il FRV rappresenta un obiettivo di conservazione a lungo termine, tale da rappresentare una situazione indubbiamente favorevole per una data specie, in grado di garantirle ottime possibilità di persistenza nel lungo periodo. La disponibilità di FRV consente una valutazione più oggettiva e trasparente dello stato di conservazione di una specie. Il presente lavoro ha valutato lo stato di conservazione delle specie ornitiche nidificanti in Italia, sviluppando un metodo basato sui requisiti delle direttive comunitarie che integra al suo interno la definizione dei valori di riferimento. Attualmente, è stato proposto un metodo per la definizione dei FRV per popolazione, range e habitat per ciascuna specie, ma è stato possibile procedere ad una identificazione su base quantitativa del solo FRV relativo alla popolazione per le specie di uccelli regolarmente nidificanti in Italia e non attualmente in fase di espansione demografica in seguito a recente colonizzazione (ultimi 30 anni). L’approccio sviluppato per definire il FRV di popolazione ha previsto l’utilizzo di tecniche di <em>Population Viability Analysis</em> o, in alternativa, valutazioni basate sulla densità riproduttiva, secondo le caratteristiche di abbondanza e distribuzione delle specie nidificanti (popolazioni maggiori o minori di 2500 coppie, coloniali o non). Sono state prese in considerazione 250 specie nidificanti in Italia, di cui 88 (che comprendono due sottospecie) incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (147/2009CE). Complessivamente, per 46 popolazioni appartenenti a 20 specie inserite nell’Allegato I e per 10 popolazioni di 6 specie non incluse, è stato possibile calcolare un valore di FRV attraverso tecniche di PVA. Per 15 specie inserite nell’Allegato e per 92 specie non inserite è stato formulato un FRV in termini di densità riproduttiva a una o due scale spaziali; per le specie con popolazioni superiori a 2500 coppie esigenze spaziali elevate (territori o <em>home ranges</em> di decine di ettari o più) non è stato formulato il FRV a scala locale. Per valutare lo stato di conservazione è stato utilizzato un adattamento della classificazione a “semaforo” proposta dalla Commissione Europea per la Direttiva Habitat, attribuendo a ciascuna delle tre voci considerate (popolazione, range e habitat), un giudizio sintetico: <br />- favorevole: semaforo VERDE. Tutti favorevoli oppure due favorevoli ed uno sconosciuto;<br />- inadeguato: semaforo GIALLO. Uno o più inadeguato/i ma nessuno cattivo; <br />- cattivo: semaforo ROSSO. Uno o più cattivo/i; <br />- sconosciuto semaforo BIANCO. Tre sconosciuti oppure due sconosciuti ed un favorevole.</p><p>Prima di poter attribuire il giudizio a ciascuna voce, è necessario verificare se vi sono fattori che possono portare almeno uno dei tre valori di riferimento favorevole a non essere raggiunto, mantenuto o raggiungibile nel futuro prossimo (<em>warning</em> <em>lights</em>). Complessivamente, 42 specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli hanno stato di conservazione cattivo, 39 inadeguato, 6 favorevole e 1 sconosciuto; tra le specie non inserite, 35 hanno stato di conservazione cattivo, 44 inadeguato, 67 favorevole e 16 sconosciuto Per alcune specie è stato possibile valutare lo stato di conservazione per singole bioregioni e sono state prodotte classificazioni “a semaforo” per ciascuna bioregione ospitante la specie in oggetto. Per essere in stato di conservazione favorevole, una specie non deve essere semplicemente al riparo dal rischio di estinzione, ma deve avere un ruolo “significativo” nel proprio habitat di riferimento, rinvenendosi con frequenze e densità soddisfacenti e ricoprendo le funzioni ecologiche che le sono proprie. Le forti pressioni cui molte specie e popolazioni sono sottoposte (cambiamenti climatici, continuo degrado ambientale, variazioni ad ampia scala nella dinamica di popolazione), rendono necessario valutare accuratamente le minacce e pressioni cui la specie/popolazione sono soggette o potranno esserlo nel prossimo futuro, anche in caso di popolazioni superiori al FRV. Risulta, infine, evidente come i FRV dovranno essere sottoposti a periodica rivalutazione e aggiornamento, sulla base soprattutto dei nuovi dati che ogni sei anni vengono forniti dal Reporting sull’applicazione della Direttiva Uccelli.</p>
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4

Bina, Elisabetta, and Clara Pusceddu. "Stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica: un'analisi interpretativa." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 78–103. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043007.

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Abstract:
Il presente contributo propone un'analisi interpretativa dello stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) alla luce delle nuove evoluzioni a livello nazionale e internazionale. Quanto qui proposto rappresenta la prima fase di un lavoro che si pone come obiettivo l'elaborazione di un percorso metodologico per l'implementazione della Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi in ambito costiero. In particolare si vuole giungere alla definizione di una procedura che, partendo da una specifica visione interpretativa del concetto "ambiente", consenta di individuare indicatori ambientali di contesto e di performance idonei a leggere lo stato dell'ambiente e i trend evolutivi in atto. Il contributo č strutturato in tre parti di analisi aventi per oggetto: 1. la normativa vigente, quale elemento fondante per comprendere e individuare i limiti e i punti di forza nei casi applicativi; 2. i manuali e le linee guida per l'implementazione della VAS, disponibili in Italia e in Gran Bretagna; 3. 12 casi di studio, omogenei per tipologia e periodo di elaborazione, scelti fra quelli presentati in Italia e in Europa nell'arco di un anno (agosto 2006-giugno 2007). L'analisi della normativa vigente ha come obiettivo principale la schematizzazione della struttura e dei contenuti del Rapporto Ambientale, per poter evidenziare lo stato di recepimento di quanto previsto dal legislatore nei singoli casi di studio. L'analisi di dettaglio dei manuali, scelti fra quelli disponibili in italiano e in inglese, č diretta a comprendere come la disponibilitŕ e la qualitŕ di tali strumenti possa influire sulle caratteristiche dell'elaborato finale. Le informazioni desunte dall'analisi e dal confronto dei dodici casi di studio, strutturate in forma matriciale, sono dirette ad evidenziare le differenze fra gli elaborati in termini di contenuti ambientali, culturali e paesaggistici caratterizzanti la descrizione del contesto, in termini di criteri di scelta degli indicatori, e di tipologie di impatti. Tali differenze conducono alla classificazione degli elaborati in tre gruppi, ognuno rappresentativo di una spe- cifica categoria interpretativa. Ogni gruppo č descritto nelle sue peculiaritŕ e caratteristiche. Il contributo si conclude con alcune indicazioni sugli sviluppi futuri della ricerca.
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Gainotti, Sabina, and Antonio G. Spagnolo. "Test genetici: a che punto siamo in Europa? A margine del Rapporto e delle Raccomandazioni della Commissione Europea sugli aspetti etici, giuridici e sociali dei test genetici." Medicina e Morale 53, no. 4 (August 31, 2004): 737–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.631.

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Abstract:
Il 6 e 7 maggio 2004 a Bruxelles ha avuto luogo un congresso organizzato dalla Commissione Europea per stimolare la riflessione sulle implicazioni etiche, sociali e giuridiche legate allo sviluppo e all’utilizzo dei test genetici. Gli Autori riferiscono sulle conclusioni di quelle due giornate, dedicate alla lettura ed alla discussione di 25 raccomandazioni proposte da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da politici, accademici, rappresentanti dell’industria e di organizzazioni volontarie di pazienti di vari paesi dell’Unione. La qualità dei test genetici disponibili, l’accuratezza dei loro risultati, le condizioni di accesso ai test e ai trattamenti (soprattutto per le persone con malattie rare), l’utilizzo appropriato dei campioni e dei dati, il consenso informato ed il rispetto della privacy, il counselling genetico pre e post test, il rischio di discriminazioni sulla base del genere e dell’etnia: questi sono solo alcuni dei problemi emersi in sede congressuale. Le 25 raccomandazioni della Commissione Europea si differenziano per certi versi da altri documenti e dichiarazioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda lo “statuto” assegnato ai dati genetici (“eccezionalità” genetica); secondo il Gruppo di lavoro che ha scritto le raccomandazioni l’informazione genetica non è diversa dagli altri dati medici, e dunque dovrebbe essere trattata allo stesso modo. È pur vero però, che i test genetici offrono nuove informazioni e conoscenze che potranno complicare non solo il rapporto tra medico e paziente, ma anche quello tra paziente e familiari. Con l’aumento dei test genetici ci sarà bisogno di riferimenti chiari ed accettabili per tutte le parti coinvolte: medici, pazienti e familiari avranno bisogno di riferimenti per risolvere problemi pratici, per conciliare i vari diritti dei pazienti (ad es. i diritti di sapere o di non sapere, di condividere le informazioni o meno), e doveri dei medici (dovere di mantenere il segreto professionale e proteggere la privacy, ma talvolta anche il dovere di avvertire). Il consenso informato dovrà aiutare le persone a comprendere in modo adeguato tutte le implicazioni di un test, dalle sue possibili conseguenze a livello familiare e sociale, alla classificazione e all’uso dei suoi dati clinici e genetici per le ricerche future. Quando poi l’ “oggetto” di studio non è più il singolo individuo, ma gruppi ristretti di persone (ad es., negli screening genetici), sarà necessario un “consenso di gruppo”, mentre gli studi sulle popolazioni riguarderanno le società in senso lato. Infine rimane un interrogativo importante: tutti questi cambiamenti aumenteranno il livello di costo della sanità? Molti sono gli scenari e gli sviluppi possibili, ma questi non dipendono solo dai progressi della scienza. Per far si che i benefici di queste innovazioni superino i rischi corsi dagli individui e dalla società, sarà importante creare un quadro normativo responsabile, che sappia accompagnare e misurare le varie attività di implementazione dei test genetici, sia a livello dei singoli Stati, sia a livello dell’Unione Europea.
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Dissertations / Theses on the topic "Classificazione ad oggetti"

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Eleias, Magdalena. "Sviluppo di una procedura di classificazione semi-automatica di immagini satellitari ad alta risoluzione nella gestione di emergenze umanitarie." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Nel corso degli ultimi anni, è stato implementato l’utilizzo di telerilevamento e GIS come supporto alle attività di gestione delle emergenze. Nel campo delle emergenze umanitarie, ed in particolare nella mappatura dei fenomeni legati al flusso di profughi del periodo attuale, questi strumenti offrono grandi potenzialità per fornire informazioni dettagliate, spesso altrimenti carenti, per quantificare il fenomeno e la sua evoluzione temporale. In questo lavoro, sono state utilizzate immagini multispettrali ottiche ad alta risoluzione (0,5 m) per valutare l’evoluzione del campo di Za’atari, nel nord della Giordania, che accoglie i cittadini siriani sfollati a causa della guerra. Normalmente, nella gestione delle emergenze le immagini satellitari sono analizzate con procedure manuali, tramite fotointerpretazione, le quali richiedono tempi notevoli e l’accuratezza dei dati ottenuti dipende completamente dalle capacità dell’operatore. Lo scopo di questa tesi è lo sviluppo di una procedura di classificazione ad oggetti, semiautomatica, per l’identificazione degli alloggi presenti nel campo. Tramite l’utilizzo del software eCognition Developer è stata eseguita una sperimentazione che ha portato a definire una procedura in cui sono applicate regole in ordine sequenziale e gerarchico, e sfrutta l’utilizzo di attributi sia spettrali che geometrici. Si può ritenere che la metodologia messa a punto sia facilmente adattabile ed applicabile ad altre situazioni analoghe. Una volta ottenuta la mappa tematica è possibile analizzare i dati in un GIS per svariate applicazioni: valutazione dell’evoluzione multitemporale del campo, realizzazione di stime sul numero di abitanti, studio della densità dei diversi settori, verifica del rispetto degli standard imposti dall’UNHCR. L’analisi svolta individua anche possibili estensioni legate all’impatto che la presenza di una tale struttura può avere sul territorio e rispetto alle condizioni economiche e sociali preesistenti.
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