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Dissertations / Theses on the topic 'Coltura'

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1

Magnani, Elena. "Manifattura additiva di polimeri biocompatibili per la coltura cellulare tridimensionale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Nel campo dell’ingegneria tissutale i 3D Bioprinting è una tecnologia che consente di realizzare costrutti biologici in modo versatile, veloce, e con proprietà meccaniche sempre più fedeli al tessuto in vivo. Tuttavia, i sistemi di Bioprinting in commercio sono in genere costosi, con un prezzo che va da decine a centinaia di migliaia di euro, limitando fortemente la loro applicabilità a un piccolo numero di laboratori specializzati. Inoltre, essi risultano spesso ingombranti e consentono il funzionamento solo in condizioni non- o semi-sterili. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di sviluppare una 3D Bioprinter a basso costo, di dimensioni contenute (adattabile a una cappa a flusso laminare standard) e adattabile a diversi scopi. A tale fine, una semplice stampante 3D commerciale FDM è stata opportunamente modificata nelle sue componenti principali (es. blocco estrusore). Per verificare il funzionamento del dispositivo strutture bidimensionali e tridimensionali, con macroporosità variabile, sono state stampate in condizioni e giorni differenti. La qualità delle strutture è stata quindi analizzata al microscopio. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la 3D Bioprinter realizzata è in grado di ricostruire strutture con una buona precisione e riproducibilità.
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2

Mazzotti, Matilde. "Effetto dell'erbicida Terbutilazina sulla crescita di flagellate marine in coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1792/.

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Abstract:
Il fitoplancton è costituito da organismi molto importanti per l'ambiente marino e molto diversificati sia dal punto di vista morfologico che fisiologico.Questi organismi sono normalmente soggetti ai cambiamenti stagionali e alle variazioni dell'ambiente dovute sia a fenomeni naturali che all'impatto antropico, sempre più rilevante. Con questa tesi si è voluto approfondire l'effetto di erbicidi comunemente usati dall'uomo in agricoltura su delle microalghe flagellate rappresentative del Mar Adriatico. L'inquinante scelto è la Terbutilazina, sostanza utilizzata per il diserbo del mais e diffusa in tutta l'area padano-venera, come dimostrano i dati dei campionamenti ARPA, che riportano la presenza di Terbutilazina e del suo prodotto di degradazione Desetil-Terbutilazina a concentrazioni superiori al limite fissato sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee. Anche in mare come riportato in letteratura (Carafa et. al 2009)è stato riscontrato a concentrazioni superiori al limite previsto dalla normativa vigente in Italia. In particolare il meccanismo d'azione di questo erbicida interferisce con la fotosintesi, agendo sulle proteine di membrana dei cloroplasti, rimpiazzando il chinone accettore di elettroni QB della proteina D1 del fotosistema II. Più specie di microalghe fatte crescere in colture 'batch' sono state testate a diverse concentrazioni di erbicida in condizione di luce nutrienti costanti. Questi esperimenti sono stati inoltre condotti a due diverse temperature (20 e 25°C) per studiare l'effetto di questo inquinante in correlazione con l'attuale aumento di temperatura in atto nel pianeta. In una prima fase di screening è stato valutato l'effetto della Terbutilazina su 9 specie di flagellate rappresentative dell'Adriatico, tramite misure dell'efficienza fotosintetica. Grazie a questa prima fase sono state individuate le microalghe e le relative concentrazioni di Terbutilazina da utilizzare negli esperimenti. Per gli esperimenti, sono state scelte le due specie algali Gonyaulax spinifera e Prorocentrum minimum sulle quali si è approfondito lo studio dell'effetto dell'inquinante alle due temperature, attraverso una serie di analisi volte ad individuare le risposte in termini di crescita e di fisiologia delle alghe quali: conteggio delle cellule, torbidità, efficienza fotosintetica, consumo di nutrienti, quantità di clorofilla e di polisaccaridi extracellulari prodotti. La scelta di queste microalghe è stata dettata dal fatto che Gonyaulax spinifera si è rivelata la microalga più sensibile a concentrazioni di erbicida più vicine a quelle ambientali fra tutte le alghe valutate, mentre Prorocentrum minimum è fra le dinoflagellate più frequenti e rappresentative del Mar Adriatico (Aubry et al. 2004), anche se non particolarmente sensibile; infatti P. minimum è stato testato ad una concentrazione di erbicida maggiore rispetto a quelle normalmente ritrovate in ambiente marino. Dai risultati riportati nella tesi si è visto come l'erbicida Terbutilazina sia in grado di influenzare la crescita e la fotosintesi di microalghe flagellate dell'Adriatico anche a concentrazioni pari a quelle rilevate in ambiente, e si è evidenziato che gli effetti sono maggiori alle temperature in cui le microalghe hanno una crescita meno efficiente. Questi studi hanno messo in evidenza anche l'utilità delle misure di fotosintesi tramite fluorimetro PAM nel valutare le risposte delle microalghe agli erbicidi triazinici. Inoltre la diversa risposta delle microalghe osservata, potrebbe avere conseguenze rilevanti sulle fioriture estive di fitoplancton in caso di presenza in mare di Terbutilazina, anche a concentrazioni non particolarmente elevate. Questo lavoro si inserisce in un contesto più ampio di ricerca volto alla modellizzazione della crescita algale in presenza di inquinanti ed in concomitanza con le variazioni di temperatura. Infatti i dati ottenuti insieme a misure di carbonio cellulare, non ancora effettuate, saranno utili per la messa a punto di nuove parametrizzazioni che si avvicinino maggiormente ai dati reali, per poi simulare i possibili scenari futuri variando le condizioni ambientali e le concentrazioni dell'inquinante studiato.
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3

Campacci, Federica. "Microphysiological systems: Nuove piattaforme di coltura cellulare per applicazioni di interesse biomedico." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8976/.

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Abstract:
In questo elaborato verranno presentati le finalità, gli sviluppi e le prospettive future di una tipologia di coltura cellulare, ovvero dei microphysiological systems - MPS (o organs-on-chips), nuovi microdispositivi atti a riprodorre il più fedelmente possibile le condizioni fisiologiche adatte per la crescita e il mantenimento di strutture cellulari complesse. Verranno quindi inizialmente descritte le specifiche di base di questi dispositivi, sottolineandone l'innovatività dal punto di vista tecnologico e funzionale. Grazie agli MPS è infatti stato possibile intraprendere studi per una migliore comprensione del comportamento in condizioni dinamiche di una vasta gamma di tessuti, e la risposta di questi a stimoli chimici e fisici, rappresentativi di condizioni fisiologiche o patologiche, aprendo così le porte a nuovi standard per la sperimentazione clinica. Verrà quindi proposto un caso di studio, che riguarda l'applicazione di quanto sopra all'ambito cardiocircolatorio, prendendo in esame un modello di heart-on-a-chip, descrivendolo in tutte le fasi della sua realizzazione e infine discutendo uno studio riguardante la risposta delle cellule del muscolo cardiaco a un trattamento farmacologico.
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4

Belluzzo, Marta. "Interferenti endocrini nelle acque potabili: presenza ed effetti su cellule MCF7 in coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15061/.

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Abstract:
Il problema della presenza nell’acqua di sostanze in grado di interferire con il sistema endocrino (IE) è diventato negli ultimi anni motivo di crescente preoccupazione. Gli impianti di trattamento spesso non sono in grado di rimuovere gli IE dalle acque destinate al consumo umano, con possibili effetti negativi sulla salute. Il presente lavoro di tesi si inserisce in questo contesto di crescente attenzione verso gli IE in un comparto ambientale importante come quello delle acque ad uso potabile. Nel 2017 sono state effettuate due campagne di campionamento, presso il potabilizzatore della Standiana di Ravenna, gestito da Romagna Acque-Società delle Fonti. L’acqua è stata campionata in ingresso e in uscita dall’impianto, oltre che in alcune fasi intermedie dentro al potabilizzatore, per verificare se ci siano passaggi che contribuiscono maggiormente alla rimozione degli IE. Sono state svolte sia analisi chimiche (LC-MS-MS), per rilevare la presenza di dieci sostanze rappresentative di differenti classi di IE, che biologiche (E-screen assay e test dei micronuclei), al fine di valutare l’eventuale presenza di sostanze ad azione estrogenica e/o genotossica. Il potabilizzatore ha abbattuto in modo completo il 4-octilfenolo, in gran parte PFOS e BPA, mentre non è stato altrettanto efficace nel trattenere PFOA e nonilfenolo, che comunque risultano presenti nell’acqua in uscita a livelli inferiori rispetto ai limiti di legge. Il passaggio più efficace ad abbattere gli IE sembra essere quello con i filtri a carbone attivo. Le analisi biologiche hanno confermato la buona qualità dell'acqua erogata dal potabilizzatore, in quanto non hanno evidenziato effetti estrogeno-mimetici e/o tossici, né effetti genotossici. In conclusione non sussistono situazioni di criticità relative alla presenza di IE nell’acqua erogata dal potabilizzatore della Standiana, sia per le ridotte concentrazioni riscontrate nell’acqua in entrata, sia per l’efficacia del processo di potabilizzazione.
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5

Forlivesi, Claudio. "Realizzazione di una piattaforma di coltura in perfusione per l’induzione del fenotipo cellulare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25181/.

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Abstract:
Sebbene i modelli in vitro siano largamenti sfruttati nel campo della ricerca biomedica, le piattaforme che ne supportano lo sviluppo sono spesso inadeguate a riprodurre fedelmente la complessa morfologia, interconnessione e dinamicità dell’ambiente biologico che intendono simulare. Alcune delle caratteristiche salienti dell’organismo umano sono infatti la struttura tridimensionale dei tessuti, la presenza di stimoli meccanici, e la perfusione da parte dei fluidi corporei – che tipicamente mancano nei protocolli standard di coltura cellulare. Allo scopo di riprodurre questi aspetti di centrale importanza, in questo lavoro di tesi è stato progettato e costruito un bioreattore a perfusione, in grado di applicare un flusso di terreno di coltura a linee cellulari di diversa natura. In particolare, sono state selezionate a questo scopo, cellule di due linee continue, ovvero le Caco-2 e le MC3T3-E1, rispettivamente rappresentative del compartimento intestinale e di quello osseo. Una iniziale verifica del loro fenotipo in regime perfusivo, paragonato a quello di colture statiche tradizionali, ha mostrato risultati ben diversificati, coerenti con diversi regimi di flusso applicato. Il maggior ricircolo di nutrienti, la rimozione di scarti metabolici potenzialmente tossici dalla prossimità cellulare, e gli stress di taglio forniti alle cellule sono tutti elementi che accreditano questo approccio per uno studio delle cellule in coltura in condizioni più prossime a quelle del contesto biologico oggetto di studio.
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6

Atturio, Lorenza Pia. "ingegnerizzazione di modelli tridimensionali di metastasi ossea." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19370/.

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Abstract:
Nel 2018 in Italia sono stati diagnosticati 52300 nuovi casi di cancro al seno, pari al 14% dei tumori maligni totali e al 30% di quelli riguardanti il solo sesso femminile. La maggior parte dei casi di decesso derivano dall’insorgenza di metastasi ossee. Nell’ambito della ricerca oncologica gli approcci “tradizionali” prevedono l’utilizzo di modelli di coltura cellulare 2D, i quali semplificano drasticamente il contesto biologico di un tumore. Gli approcci in coltura 3D superano tali limiti, ricreando un modello del microambiente tumorale più appropriato. In queste strutture, le cellule tumorali tendono a crescere meglio, imitano le proprietà topografiche e meccaniche del tumore, sviluppando una morfologia e un'organizzazione in cluster così come avviene in vivo. Ne consegue un ambiente di studio più verosimile e biomimetico, e quindi una più accurata valutazione del processo: aumentano le interazioni cellulari, mentre il modulo elastico e l’architettura del substrato influenzano la meccano-trasduzione e il suo impatto sulla neoplasia. Rimangono tuttavia alcuni ostacoli da superare, come l’assenza dell’interfaccia tessuto-tessuto, degli stimoli biomeccanici, della distribuzione spazio-temporale di ossigeno, nutrienti e rifiuti metabolici, normalmente presenti in vivo. A tale proposito, negli ultimi decenni sono stati introdotti sistemi di coltura dinamica, chiamati bioreattori. Questi dispositivi consentono di ricreare in vitro condizioni di coltura che riproducono il microambiente fisiopatologico presente in vivo, rispecchiando l’intera dinamica sottostante all’evoluzione metastatica. Quanto descritto, permette quindi di accelerare la ricerca oncologica al fine di ottenere terapie farmacologiche sempre più efficaci ed efficienti.
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7

Garofalo, Alessia. "Ottimizzazione della produzione di polisaccaridi e lipidi nella diatomea marina Phaeodactylum tricornutum in coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12647/.

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Abstract:
Il lavoro sperimentale di questa tesi è stato condotto sulla coltivazione della diatomea Phaeodactylum tricornutum che grazie alla sua capacità di sintetizzare e di accumulare una elevata quantità di acidi grassi polinsaturi (PUFAs) ω-3 tra cui l’acido eicosapentanoico (EPA), ha un notevole interesse commerciale per la nutrizione umana. Il lavoro di tesi è stato svolto presso il Laboratorio di Biologia delle Alghe in due fasi sperimentali, nella prima, l’alga è stata coltivata usando un medium standard con due diversi rapporti molari N/P, valutando l’effetto della somministrazione di 1mg L-1 al giorno di CO2 sulla velocità di crescita e sulla composizione percentuale in termini di proteine polisaccaridi e lipidi della biomassa raccolta in fase stazionaria. I risultati ottenuti hanno mostrato che la somministrazione di CO2 durante la crescita dell’alga, determina un significativo incremento della biomassa algale ottenuta e una produzione maggiore di lipidi e polisaccaridi per cellula. Nella seconda fase sperimentale P.tricornutum è stata coltivata usando un refluo industriale con lo scopo di valutare la capacità dell’alga di rimozione dei componenti azotati e del fosforo per effettuare un processo di fitodepurazione e ridurre i costi dovuti all’impiego dei nutrienti nella coltivazione. I risultati ottenuti dimostrano che nel refluo l’alga presenta una velocità di crescita più elevata rispetto alle condizioni precedenti e, dopo la somministrazione di CO2, accumula una percentuale maggiore di proteine e di acidi grassi. In conclusione questi dati suggeriscono che l’utilizzo di un refluo industriale con la concomitante aggiunta di CO2 in basse concentrazioni nella coltivazione delle microalghe potrebbe ridurre i costi di produzione della biomassa su larga scala e consentirebbe di ottenere biomassa algale con un maggior valore commerciale.
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Dimartino, Salvatore. "Life Cycle Assessment sul processo di produzione di poliidrossialcanoati da coltura pura di Pseudomonas putida." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16036/.

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Abstract:
I poliidrossialcanoati (PHA) sono polimeri biodegradabili prodotti da batteri e costituiscono una possibile alternativa “green” alle plastiche di origine fossile. Tuttavia la loro produzione a scala industriale richiede lo sviluppo di un processo efficiente sia sul piano economico sia ambientale. Obiettivo di questo studio è la valutazione della sostenibilità ambientale, tramite la metodologia Life Cycle Assessment (LCA), di un processo innovativo di produzione di PHA da colture batteriche pure (Pseudomonas Putida) utilizzando scarti vitivinicoli (vinacce) come fonte di carbonio. Il sistema analizzato comprende la produzione di acidi grassi volatili (VFA), la coltivazione della biomassa microbica, l’estrazione dei PHA ed il fine vita del polimero. Per la fase di estrazione sono stati confrontati gli impatti ambientali relativi a quattro differenti metodi che prevedono l’utilizzo sia di solventi tradizionali e “green”, rispettivamente dicloroetano (DCE) e dimetilcarbonato (DMC), sia di tensioattivi tradizionali e “green”, rispettivamente sodio-dodecil solfato (SDS) e laurato di ammonio (NH4-laurato). Le estrazioni “green”, in particolare con NH4-laurato, mostrano le performances migliori. Le prestazioni ambientali dei PHA sono state confrontate con quelle di una plastica di origine fossile (polipropilene, PP) e di due plastiche bio-based (bio-polipropilene, Bio-PP, e acido polilattico, PLA). Gli impatti dei PHA risultano generalmente superiori rispetto al PP, e più in linea con quelli di Bio-PP e PLA. In 3 categorie su 17 i PHA mostrano i risultati migliori. L’elevata domanda energetica del processo produttivo, benché entro il range riscontrato in letteratura, è la principale ragione di questi impatti. Come conseguenza, anche le emissioni di GHG risultano elevate. Ciononostante, il processo è di grande interesse e promettente, in considerazione sia della biodegradabilità del PHA sia degli ampi margini di miglioramento ancora possibili nel processo produttivo stesso.
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Minguzzi, Luca. "Progettazione e sviluppo di una piattaforma per l'applicazione di regimi di perfusione a cellule in coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15722/.

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Abstract:
L’ingegneria dei tessuti biologici sta assumendo un ruolo sempre più importante per la sua grande potenzialità nell’ingegnerizzazione di tessuti in vitro. Il successo per la commercializzazione di terapie basate su cellule o tessuti ingegnerizzati può essere ottenuto con il raggiungimento di un’automatizzazione e l’utilizzo di metodi per la produzione di tessuti su larga scala. L’utilizzo di bioreattori per soddisfare tale obiettivo è sempre più diffuso. A tale proposito, in questo elaborato, è stato progettato e realizzato un prototipo di bioreattore a perfusione per colture cellulari utilizzabile all’interno di un incubatore. È stata effettuata un’analisi della letteratura per studiare l’attuale stato dell’arte dei diversi tipi di bioreattori a perfusione ed è stata svolta un’analisi computazionale per determinare flussi e dinamiche all’interno delle camere di coltura. Infine, un esperimento in duplicato (statico vs. dinamico) è stato condotto per verificare gli effettivi vantaggi che questo prototipo avesse rispetto alla normale coltura in statico (controllo). I risultati ottenuti hanno dimostrato un’effettiva differenza fra le due colture, dimostrando come la perfusione aumenti significativamente gli scambi diffusivi e incrementi la proliferazione cellulare.
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Bonafè, Filippo. "Studio e caratterizzazione di sensori di ossigeno a base di PEDOT:PSS per applicazioni in coltura cellulare." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16742/.

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Abstract:
Questa tesi si inserisce nell’ambito dell’elettronica organica e ha lo scopo di studiare nuovi sensori di ossigeno per valutare il livello di ipossia in cui crescono culture cellulari. Per farlo sono stati realizzati dei transistor elettrochimici organici (OECT) basati sul poli(3,4-etilenedoissitiofene) drogato con polistirene sulfonato (PEDOT:PSS). Le misure sono state effettuate in una soluzione 0.1 M di KCl e in un mezzo di coltura cellulare, con concentrazioni di ossigeno comprese tra lo 0% e il 5%. Si è studiata la risposta dei dispositivi in soluzione 0.1 M di KCl al variare delle tre aree di gate disponibili (0.2, 0.7, 1.9 cm^2), fornendone una caratterizzazione tramite l’analisi delle transcaratteristiche e delle curve di output in tre ambienti (aria, azoto, ossigeno al 5%). Si è poi analizzato l’incremento della corrente di drain nel tempo al seguito di incrementi periodici della concentrazione di ossigeno in soluzione. Gli esperimenti mostrano una correlazione lineare tra incremento relativo di corrente ed aumento di concentrazione di ossigeno, ma eseguendo fit lineari si ottengono pendenze delle rette molto disomogenee tra loro e apparentemente non correlate con i parametri geometrici dei campioni. Si è quindi ipotizzato che le anomalie ottenute siano legate alla degradazione di campioni a causa della loro sovraossidazione durante l’esecuzione delle misure e suggerito nuovi esperimenti per valutare tali effetti. Si sono infine analizzati i risultati ottenuti nel medium cellulare al variare delle due aree di gate che hanno fornito le risposte migliori nelle misure precedenti (0.2 e 1.9 cm^2). In questo caso il gate con area minore si è rivelato più sensibile, ma si sono ottenuti andamenti anomali della corrente di drain in funzione del tempo, probabilmente dovuti alla natura elettrochimica del mezzo di coltura cellulare.
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Monduzzi, Damiano. "Caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche di salami in relazione al diametro e alla coltura starter impiegata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9833/.

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Abstract:
I salumi fermentati sono prodotti caratterizzati da grandi differenze che riguardano la materia prima, gli ingredienti, le dimensioni e le condizioni di maturazione. Questa differenziazione è dovuta a pratiche storiche, culturali e tradizionali che variano da zona a zona. Il processo produttivo nel nostro Paese è però cambiato radicalmente grazie alle innovazioni tecnologiche. Tra queste l’introduzione delle colture starter ha rappresentato una garanzia di maggiore sicurezza igienica e sanitaria ma ha determinato una standardizzazione delle caratteristiche qualitative dei prodotti. Infatti, tutte le trasformazioni biochimiche che avvengono durante la maturazione possono essere influenzate dall’uso degli starter, così come dal diametro dei salami, che influenza la cinetica di perdita dell’acqua e la disponibilità di ossigeno all’interno del prodotto. Lo scopo del lavoro descritto nel mio elaborato è stato quello di valutare l’effetto di queste due variabili su alcune caratteristiche fisico-chimiche, microbiologiche e sul contenuto in amine biogene di salami prodotti industrialmente a partire dalla stessa miscela di ingredienti. Questo impasto carneo è stato addizionato di due starter diversi: oltre all’impiego di Staphylococcus carnosus, un primo lotto è stato inoculato con Lactobacillus sakei mentre un secondo con Pediococcus pentosaceus. Successivamente i due lotti sono stati insaccati in budelli sintetici aventi dimensioni diverse (grande con peso del prodotto all’insacco di 5.3kg e piccolo, con peso all’insacco di 385g). I risultati ottenuti da questa sperimentazione confermano il fatto che la dimensione è uno degli aspetti che maggiormente influenza la caratteristiche del prodotto. Inoltre, anche le colture starter hanno dato risultati diversi indipendentemente dal diametro, dimostrando la necessità di una più approfondita conoscenza tecnologica dei prodotti studiati in relazione alle attività microbiche che si svolgono durante la fermentazione e la maturazione.
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Ciardi, Martina. "Crescita della Chlorophyta Haematococcus pluvialis in risposta alla variazione di componenti chimici del terreno di coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10099/.

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Abstract:
Haematococcus pluvialis è una delle specie microalgali di maggior interesse biotecnologico, poiché rappresenta la maggior fonte naturale del pigmento astaxantina, carotenoide molto ricercato nell’ industria mangimistica, nutraceutica, cosmetica e farmacologica. La produzione massiva di questa specie è ancora caratterizzata da numerose limitazioni allo scale-up; il principale collo di bottiglia della coltivazione è rappresentato dalla crescita lenta e dal relativamente basso numero di cellule finali che vengono raggiunte, traducendosi in una minore quantità di astaxantina prodotta. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di provare ad incrementare le velocità di crescita della fase iniziale dello stadio vegetativo dell’alga, utilizzando sostanze di crescita quali fitoormoni, sostanza organica, vitamine e medium formulati con diversi rapporti N/P, in modo tale da ottenere un maggiore numero di cellule che possono essere indotte a produrre astaxantina. Alcune condizioni hanno mostrato effetti sulla crescita, tuttavia la condizione che ha fornito un maggior incremento come numero di cellule è stata quella caratterizzata dall’utilizzo di un basso valore del rapporto N/P, rispetto al valore solitamente utilizzato per questa specie. Nonostante siano necessari ancora diversi sforzi per individuare i fattori biotici e abiotici che regolano la crescita di H. pluvialis nell’ottica di una produzione massiva, il principale collo di bottiglia di questo processo può essere quindi ridotto con l’utilizzo delle sostanze stimolanti la crescita sperimentate in questo lavoro e dalla formulazione di medium di crescita che forniscano un compromesso tra un alto numero di cellule finali e costi di produzione relativamente contenuti.
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Baruffa, Elisa <1979&gt. "Microrganismi probiotici per le piante: una strategia di riduzione degli input nella coltura del pomodoro col metodo biologico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2078/.

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Abstract:
In the recent years, consumers became more aware and sensible in respect to environment and food safety matters. They are more and more interested in organic agriculture and markets and tend to prefer ‘organic’ products more than their traditional counterparts. To increase the quality and reduce the cost of production in organic and low-input agriculture, the 6FP-European “QLIF” project investigated the use of natural products such as bio-inoculants. They are mostly composed by arbuscular mycorrhizal fungi and other microorganisms, so-called “plant probiotic” microorganisms (PPM), because they help keeping an high yield, even under abiotic and biotic stressful conditions. Italian laws (DLgs 217, 2006) have recently included them as “special fertilizers”. This thesis focuses on the use of special fertilizers when growing tomatoes with organic methods in open field conditions, and the effects they induce on yield, quality and microbial rhizospheric communities. The primary objective was to achieve a better understanding of how plant-probiotic micro-flora management could buffer future reduction of external inputs, while keeping tomato fruit yield, quality and system sustainability. We studied microbial rhizospheric communities with statistical, molecular and histological methods. This work have demonstrated that long-lasting introduction of inoculum positively affected micorrhizal colonization and resistance against pathogens. Instead repeated introduction of compost negatively affected tomato quality, likely because it destabilized the ripening process, leading to over-ripening and increasing the amount of not-marketable product. Instead. After two years without any significant difference, the third year extreme combinations of inoculum and compost inputs (low inoculum with high amounts of compost, or vice versa) increased mycorrhizal colonization. As a result, in order to reduce production costs, we recommend using only inoculum rather than compost. Secondly, this thesis analyses how mycorrhizal colonization varies in respect to different tomato cultivars and experimental field locations. We found statistically significant differences between locations and between arbuscular colonization patterns per variety. To confirm these histological findings, we started a set of molecular experiments. The thesis discusses preliminary results and recommends their continuation and refinement to gather the complete results.
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Malaguti, Marco <1979&gt. "Azione antiossidante del sulforafane: analisi in cellule cardiache in coltura ed in un modello animale di esercizio fisico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/781/.

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Abstract:
Oxidative stress is considered to be of major relevance for a variety of pathological processes. Thus, it is valuable to identify compounds, which might act as antioxidants, i.e. compounds that antagonize the deleterious action of reactive oxygen species (ROS) on biomolecules. The mode of action of these compounds could be either to scavenge ROS directly or to trigger protective mechanisms inside the cell, thereby resulting in improved defense against ROS. Sulforaphane (SF) (1-isothiocyanato-(4R)-(methylsulfinyl)butane) is a naturally occurring cancer chemopreventive agent found as a precursor glucosinolate in Cruciferous vegetables like broccoli. Although SF is not a direct-acting antioxidant, there is substantial evidence that SF acts indirectly to increase the antioxidant capacity of animal cells and their abilities to cope with oxidative stress. Induction of phase 2 enzymes is one means by which SF enhances the cellular antioxidant capacity. Enzymes induced by SF include Glutathione S-transferases (GST) and NAD[P]H:quinone oxidoreductase (NQO1) which can function as protectors against oxidative stress. To protect themselves from oxidative stress, cells are equipped with reducing buffer systems including the GSH and thioredoxin (Trx) reductase. GSH is an important tripeptide thiol which in addition to being the substrate for GSTs maintains the cellular oxidation– reduction balance and protects cells against free radical species. Aim of the first part of this thesis was to investigate the ability of SF to induce the expression and the activity of different phase 2 and antioxidant enzymes (such as GST, GR, GPx, NQO1, TR, SOD, CAT) in an in vitro model of rat cardiomyocytes, and also to define if SF treatment supprts cells in counteracting oxidative stress induced by H2O2 It is well known that acute exhaustive exercise causes significant reactive oxygen species generation that results in oxidative stress, which can induce negative effects on health and well being. In fact, increased oxidative stress and biomarkers (e.g., protein carbonyls, MDA, and 8- hydroxyguanosine) as well as muscle damage biomarkers (e.g. plasmatic Creatine cinase and Lactate dehydrogenase) have been observed after supramaximal sprint exercises, exhaustive longdistance cycling or running as well as resistance-type exercises, both in trained and untrained humans. Markers of oxidative stress also increase in rodents following exhaustive exercise. Moreover, antioxidant enzyme activities and expressions of antioxidant enzymes are known to increase in response to exhaustive exercise in both animal and human tissues. Aim of this project was to evaluate the effect of SF supplementation in counteracting oxidative stress induced by physical activity through its ability to induce phase 2, and antioxidant enzymes in rat muscle. The results show that SF is a nutraceutical compound able to induce the activity of different phase 2 and antioxidant enzymes in both cardiac muscle and skeletal muscle. Thanks to its actions SF is becoming a promising molecule able to prevent cardiovascular damages induced by oxidative stress and muscle damages induced by acute exhaustive exercise.
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LIZIER, MICHELA. "Messa a punto di sistemi per il gene-targeting in cellule in coltura per il miglioramento delle produzioni animali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/80.

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Abstract:
Il gene-targeting in colture cellulari associato alla tecnica del trasferimento nucleare oggi rappresenta il sistema d'elezione nella creazione di animali transgenici. Purtroppo la ricombinazione omologa (HR) è poco efficiente soprattutto in cellule somatiche. La positive-negative selection (PNS) è la tecnica di arricchimento usata per geni non attivamente trascritti nel tipo cellulare utilizzato. In questo lavoro abbiamo scelto come locus bersaglio la b-lattoglobulina bovina e testato tre nuove cassette di selezione negativa, che non codificando per antibiotico-resistenze, determinano condizioni di coltura meno tossiche.
Gene-targeting of cultured cells combined with nuclear transfer currently is the most effective procedure to produce transgenic livestock. Nevertheless homologous recombination (HR) is a low frequency event in mammalian cells, above all in somatic cells. Positive-negative selection (PNS) is the enrichment strategy to target genes that are not actively transcribed in the cell type of choice. In this work we chose to target the bovine b-lactoglobulin gene and we tested three new negative selection cassettes in bovine fibroblasts. Such new targeting vectors allow a single selective drug employ and produce less toxic culture conditions.
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Ciancaglini, Nicola. "Effetto dei campi elettromagnetici ad alta frequenza (segnale GSM) sull'attività e l'espressione dell'enzima acetilcolinesterasi in cellule PC12 in coltura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/852/.

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Salvatore, Viviana <1979&gt. "Cambiamenti nell'espressione genica in un sistema di co-coltura di fibroblasti umani e cellule di osteosarcoma: il ruolo del microambiente." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7416/.

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Abstract:
L’importanza del microambiente nella progressione metastatica iniziò a delinearsi sin dalla fine del XIX secolo attraverso la teoria del “seed and soil”, proposta dal chirurgo inglese Stephen Paget (1855-1926), secondo la quale determinati tumori sono in grado di formare metastasi in organi specifici, proprio come un seme trova il terreno giusto per poter attecchire. In termini molecolari, Paget intuì come la cellula tumorale potesse esprimere molecole riconosciute solo in determinati tessuti. Negli stessi anni, il patologo americano James Ewing (1866-1943) elaborò una teoria complementaria, la “anatomical-mechanical hypothesis”, suggerendo l’idea che i sistemi linfatico e vascolare svolgessero un ruolo preponderante nella diffusione passiva delle cellule verso un determinato sito anatomicamente accessibile. Nel 1982, Bissell delineò la teoria moderna secondo cui, alla base dello sviluppo del tumore, sia il microambiente sia le mutazioni genetiche svolgono un ruolo fondamentale. Negli ultimi decenni, infatti, accanto alla definizione di cancro come malattia genetica, si è delineata l’importanza fondamentale delle interrelazioni che intercorrono tra l'epitelio tumorale e il microambiente tissutale nel processo di tumorigenesi. Il tumore è da tempo considerato un tessuto complesso, le cui cellule mutate non agiscono da sole durante la progressione del cancro, ma reclutano le normali cellule circostanti come collaboratori attivi per instaurare un fenotipo neoplastico. Se da un lato l’instabilità genomica dei tumori garantisce loro un vantaggio evolutivo continuo, permettendo a cellule sempre più resistenti e aggressive di sopravvivere alle terapie, dall’altro la loro natura malleabile ha evidenziato la necessità di attuare strategie multiple: molti studi pre-clinici e clinici hanno suggerito l’efficacia di terapie combinate che abbiano come target non solo le cellule tumorali, ma anche le componenti del microambiente e, in particolare, quelle dello stroma.
The relevance of the microenvironment in metastatic progression began to take shape since the late nineteenth century through the theory of the "seed and soil", given by the English surgeon Stephen Paget (1855-1926), according to which certain cancers are able to form metastases in specific organs, just like a seed finds the right soil to take root. In molecular terms, Paget understood as cancer cell could express molecules recognized only in certain tissues. In the same years, the American pathologist James Ewing (1866-1943) developed a complementary theory, "anatomical-mechanical hypothesis ", suggesting that the lymphatic and vascular systems could play a predominant role in the passive diffusion of cells toward a particular site anatomically accessible. In 1982, Bissell delineated the modern theory that, at the basis of tumor growth, both the microenvironment and the genetic mutations play a key role. In recent decades, in fact, next to the definition of cancer as a genetic disease, it has outlined the fundamental importance of the interrelationships that exist between the tumor epithelium and tissue microenvironment in the process of tumorigenesis. The tumor has long been considered a complex tissue, the cells of which do not act alone during the progression of cancer, but they can recruit normal surrounding cells as active collaborators to establish a neoplastic phenotype. While the genomic instability of tumors guarantees them a continuous evolutionary advantage, allowing more and more aggressive and resistant cells to survive the therapies, their malleable nature has highlighted the need to implement multiple strategies: many pre-clinical and clinical studies have suggested the efficacy of combination of therapies targeting not only the tumor cells, but also the components of the microenvironment, in particular those of the stroma.
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Giani, Stefania. "Utilizzo di cellule MCF-7 in coltura per valutare la presenza di xenoestrogeni e composti genotossici in acque ad uso potabile pre- e post- trattamento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9655/.

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Abstract:
Nelle matrici ambientali sono spesso presenti xenoestrogeni, molecole sintetiche o di origine naturale ad attività estrogenica in grado di alterare il normale equilibrio ormonale di organismi esposti, incidendo negativamente su alcune funzioni vitali come la riproduzione ed il metabolismo. Diverse sostanze chimiche presenti in ambiente, tra cui alcune molecole ad attività estrogenica, sono anche potenziali composti genotossici, in grado, cioè, di interagire con il DNA ed esercitare effetti anche a lungo termine come l’insorgenza di tumori nei vertebrati, uomo compreso. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è stato quello di mettere a punto ed utilizzare due saggi biologici, il saggio E-screen ed il test dei micronuclei, per valutare la presenza di xenoestrogeni e composti genotossici in campioni di acque prelevate prima e dopo i trattamenti di potabilizzazione, utilizzando cellule MCF-7 di adenocarcinoma mammario come modello sperimentale in vitro. Le indagini biologiche sono state condotte sulla base di una convenzione di ricerca con la Società acquedottistica Romagna Acque- Società delle fonti e hanno previsto tre campagne di monitoraggio. I campioni di acqua sperimentale, raccolti prima e dopo i trattamenti presso diversi impianti di potabilizzazione, sono stati preventivamente filtrati, estratti in fase solida, fatti evaporare sotto leggero flusso di azoto, ed infine, saggiati sulle cellule. Il test E-screen, di cui abbiamo dimostrato un elevato livello di sensibilità, ha permesso di escludere la presenza di composti ad attività estrogenica nei campioni esaminati. Allo stesso modo, i risultati del test dei micronuclei hanno dimostrato l’assenza di effetti genotossici, confermando la buona qualità delle acque analizzate. Nell’ambito delle attività di monitoraggio, le indagini biologiche risultano essenziali per la valutazione di una potenziale contaminazione ambientale, in quanto forniscono informazioni anche quando non sono state condotte analisi chimiche. Inoltre, anche quando le analisi chimiche siano state condotte, i test biologici informano della potenzialità tossica di una matrice causata eventualmente da sostanze non oggetto del saggio chimico. Infine, i test biologici permettono di identificare eventuali sinergie tra più contaminanti presenti nelle acque, affermandosi come test da condurre in maniera complementare ai saggi chimici. I test biologici come quelli impiegati nel lavoro di tesi sono molto sensibili ed informativi, ma necessitano della definizione di protocolli standardizzati per garantirne un’uniforme applicazione alle acque ad uso potabile, almeno a livello nazionale.
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Panico, Massimiliano. "Ingegneria dei tessuti vascolari per il trattamento delle coronaropatie." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo. Tra di queste, l'ischemia cardiaca ne determina quasi la metà. La manifestazione di questa cardiopatia avviene tipicamente in seguito a una progressiva ostruzione delle arterie coronarie (o coronaropatia) che ostacola il flusso di sangue al cuore e può condurre a infarto miocardico. Procedure di bypass aorto-coronarico sono il trattamento standard per i pazienti con malattia coronarica avanzata. In questo protocollo, una vena safena autologa viene di norma scelta come condotto sostitutivo di piccolo calibro (< 6 mm). Tuttavia, la vena risulta non disponibile in un’alta percentuale di pazienti, a causa di un precedente prelievo, di dimensioni troppo piccole o di varicosità. Un approccio basato sull’ingegneria dei tessuti biologici ha il potenziale per progettare e realizzare un vaso ibrido con proprietà simili ai vasi nativi e utilizzabile durante un bypass aorto-coronarico per promuovere la rivascolarizzazione miocardica. Nel caso di studio analizzato in questa tesi compilativa – un lavoro di ricerca scientifica recentemente (2020) pubblicato da Hodge e Quint - viene presentata una tecnica sempre più affermata nel campo dell’ingegneria dei tessuti vascolari, ovvero l’elettrofilatura. Uno scaffold di acido poliglicolico (PGA) elettrofilato viene qui seminato con fibroblasti dermici umani e quindi stimolato con un protocollo di sollecitazione meccanic circonferenziale da un sistema di perfusione pulsatile. Il costrutto ingegnerizzato è stato quindi caratterizzato in termini di istologia, produzione di collagene, densità reticolare, proprietà meccaniche in trazione uniassiale e pressione di scoppio. I risultati suggeriscono che le proprietà di uno scaffold elettrofilato, in combinazione con un sistema di coltura biomimetico, siano ideali per generare un costrutto ibrido adatto come innesto vascolare.
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Bolzani, Davide. "Microrganismi algali: applicazione funzionale in relazione all'uomo. Studio e applicazione della microalga verde Desmodesmus communis per un prodotto di arredo negli ambienti indoor." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25544/.

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Abstract:
L'interesse nelle microalghe ha avviato negli ultimi anni un'intensa ricerca da parte di aziende e centri di studi scientifici per il loro impiego. L'utilizzo per diversi scopi è ancora oggi in evoluzione, in particolare la loro capapcità di produrre ossigeno grazie alla fotosintesi. In questo lavoro è descritto lo sviluppo di un dispositivo in scala ridotta per la crescita delle microalghe e la conseguente produzione di ossigeno; il prodotto ha le caratteristiche estetiche di un forniture design ed è collocabile in diversi ambienti indoor. E' costituito da una teca in PMMA contenente le microalghe ed alloggiata nella struttura portante che funge da base. Un sistema di illuminazione a striscia led permette al prodotto di ricoprire anche una funzione di lighting. I risultati, condotti dalle prove sperimentali sulla specie Chlorella vulgaris e Desmodesmus communis, confermano che il sistema-prodotto funziona e permette di portare in un ambiente indoor non laboratoriale la crescita delle microalghe trendone i benefici derivanti dalla loro crescita.
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Ferrara, Martina. "Metodologia di Water Footprint e sua applicazione nel settore agroalimentare: il caso del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La crescita della popolazione mondiale prevista per i prossimi anni, associata alla crescente domanda di cibo, fibre e biocarburanti, causerà una pressione sempre maggiore sulle risorse d’acqua dolce. In tale contesto assumono assoluto rilievo gli studi sulla cosiddetta impronta idrica (Water Footprint, da ora WF) dai quali poter trarre opportune indicazioni per una coerente gestione di detta risorsa. A tal fine, il WF Network ha sviluppato la metodologia illustrata in questo lavoro di tesi basata sullo studio degli indicatori di sfruttamento della risorsa idrica identificati in tre componenti base (WF blu, verde e grigia). Nella tesi, la metodologia è stata applicata alla coltivazione del Pomodorino del Piennolo. Dal lavoro di tesi è emerso che la WFverde+blu del pomodoro in esame è pari a 134,75 m3/t, valore molto più elevato di altri calcolati in casi studio localizzati nella regione climatica mediterranea nonostante il Pomodorino del Piennolo sia coltivato senza irrigazione (WFblu=0). Al contrario, la WFgrigia risultata particolarmente bassa (26,85 m3/t), grazie alla modesta applicazione di sostanze azotate. Da notare che per tale calcolo non si è utilizzato il valore di default della frazione di lisciviazione-ruscellamento (come nella maggior parte degli studi), ma un valore sito-specifico e, di conseguenza, più attendibile. Dallo studio emerge che l’elevata WFtotale del Pomodorino del Piennolo è dovuta principalmente alla resa di produzione molto bassa, a sua volta vincolata dal Disciplinare di produzione. Per questo si conferma che la WF dipende fortemente dal sistema produttivo (produzione industriale versus produzione su piccola scala). Concludendo, si può affermare che tali studi, se migliorati dal punto di vista metodologico ed applicativo, forniranno conoscenze necessarie all’esecuzione di importanti scelte gestionali che saremo chiamati a prendere nel prossimo futuro in relazione al bene “acqua”.
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Conche, Dávila Martha Mercedes, Gavilán Tito Daniel Oyola, Bernilla Victor Waldir Pereyra, and León Santiago Hernán Zevallos. "Consultoría de negocios - COLTUR." Master's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2020. http://hdl.handle.net/20.500.12404/16417.

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Abstract:
Coltur Perú, también conocida como Coltur, es una empresa privada peruana de turismo cuyo negocio principal es ofrecer paquetes de viaje dentro del Perú a mayoristas y minoristas. El propósito de esta consultoría de negocios es identificar los problemas y planes que no le permitan a Coltur alcanzar sus objetivos. Como resultado de esta investigación, se descubrió que el problema principal estaba relacionado al clima laboral por una sensación de ausencia de liderazgo en la gestión de mandos medios lo cual se opone a su objetivo de largo plazo en el cual Coltur mejorará su Índice de Satisfacción de cliente en más del 95%. Después de efectuar reuniones con el CEO, los cuatro directores de Coltur y algunos jefes y supervisores de mandos medios, se identificó que existen nueve causas enlazadas al problema de clima laboral, las cuales son: i) la falta de identificación y motivación en la empresa, ii) falta de objetivos compartidos y lineamientos de metas compartidas, iii) falta de programa de incentivos y evaluación de desempeño, iv) exceso de rotación de empleados en la organización, v) falta de definición de funciones y estructura, vi) falta de comunicación, vii) falta de herramientas, viii) poca claridad en la línea de carrera, ix) medición de clima adaptativo, x) exceso de carga laboral, xi) falta de comunicación. Posteriormente, en base a las causas raíz se llegó a la conclusión que se debían desarrollar las siguientes alternativas de solución: a) clima laboral, b) compensaciones y beneficios, c) liderazgo, d) cultura, e) desempeño organizacional. De esta manera, se utilizó la metodología design thinking que permitió analizar los resultados de manera colaborativa alineado con la estrategia de negocio. Finalmente, se desarrolló el plan de implementación, los resultados esperados, al igual que las recomendaciones y conclusiones de la consultoría. El desarrollo de esta tesis se realizó antes del impacto del COVID-19 en el mundo, por lo que el análisis y plan de implementación se enfocan en el problema principal que no está asociado a esta coyuntura.
Coltur Peru, also known as Coltur is a Peruvian private company that attends wholesalers and retailers with updated Peruvian travel packs to be offered worldwide. The purpose of this business consulting was to identify the main problem that does not let Coltur reach their objectives, assessing the main cause and offering a plan that let them thrive. As a result of this research, it was found that the main problem was a poor organizational climate and lack of leadership in the middle level of management which is opposed with their main long-term objective that Coltur will improve their Customer Satisfaction index by more than 95%. After conducting meetings with the CEO, the four directors of Coltur and some chiefs and supervisors of middle managers, it was identified that there are nine causes linked to the organizational climate problem, which are: i) the lack of identification and motivation in the organization , ii) lack of shared objectives and shared goals guidelines, iii) lack of incentive program and performance evaluation, iv) excess employee turnover in the organization, v) lack of definition of functions and structure, vi) lack of communication, vii) lack of tools, viii) poor clarity in the career line, ix) adaptive climate measurement, x) excess workload, xi) lack of communication. Subsequently, based on the root causes, it was concluded that the following solution alternatives should be developed: a) work environment, b) compensation and benefits, c) leadership, d) culture, e) organizational performance. In this way, the design thinking methodology was used that allowed us to analyze the results in a collaborative way aligned with the business strategy. Finally, the implementation plan was developed, the expected results, as well as the recommendations and conclusions of the consultancy. This thesis has been elaborated previously to the COVID-19 pandemic which is affecting the world, that’s why the analysis and implementation plan are focused in the main problem not related to this situation.
Tesis
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Sola, Margherita. "Polimeri biocompatibili come substrati per colture cellulari." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6144/.

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Abstract:
Questo lavoro costituisce un'interfaccia tra la fisica dei materiali e la biologia; sfruttando le particolari proprietà del polimero conduttore poli(3,4-etilenediossitiofene) drogato con poli(stirene sulfonato) (PSS), o PEDOT:PSS, sono stati sviluppati e realizzati substrati per colture cellulari. Tale composto è infatti un polimero organico biocompatibile, caratterizzato da proprietà fisiche che ben si prestano ad applicazioni in campo biologico. Vengono inizialmente descritte le caratteristiche generali e gli schemi di classificazione dei polimeri, per analizzare quindi in dettaglio i polimeri conduttori e la loro modalità di drogaggio. Si presenta quindi il PEDOT:PSS, del quale vengono descritte le proprietà, in particolare ci si sofferma sulle quelle termiche, meccaniche ed elettriche. Il primo capitolo si conclude con la presentazione delle applicazioni bioelettroniche del PEDOT:PSS, illustrando le principali applicazioni nella ricerca biologica e descrivendo le caratteristiche che ne hanno fatto uno dei composti più utilizzati per questo tipo di applicazioni. Nel secondo capitolo, per la parte sperimentale, sono stati descritti approfonditamente gli strumenti e i materiali utilizzati; in particolare vengono spiegati dettagliatamente il procedimento di spin-coating per la produzione di film sottili e le tecniche AFM (Atomic Force Microscopy) per l'analisi della morfologia superficiale. Nel terzo capitolo vengono esposte le tecniche sperimentali impiegate: è stata sviluppata una procedura di produzione ripetibile, grazie alla quale sono stati realizzati dei campioni, per i quali poi è stata misurata la rugosità. I risultati conseguiti sono stati infine correlati con l'analisi della proliferazione cellulare, illustrata chiaramente dalle immagini ottenute al microscopio ottico, che rivelano l'adesione e la moltiplicazione cellulare sui substrati di PEDOT:PSS.
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Marchi, Davide. "Metodologie "green" per l'ottenimento di biopolimeri da colture microbiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7866/.

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Abstract:
Sono stati studiati ed applicati metodi “green” per l’estrazione di poliidrossialcanoati (PHA) da colture microbiche singole (Cupriavidus necator) e miste. Sono stati effettuati esperimenti che prevedono l’utilizzo di surfattanti anionici switchable (SAS) per l’estrazione del polimero, al fine di arrivare ad un protocollo ottimale per l’estrazione di PHB da C.necator che prevede l’uso di NH4 laurato come SAS (100 wt% rispetto al peso dei batteri) per tre ore a 90°C. La sostanza ambifilica agisce distruggendo la membrana cellulare esponendo così i granuli di PHB. Il SAS utilizzato si caratterizza per la possibilità di essere recuperabile tramite aggiunta di CO2 al sistema con una resa del 98%. Per le colture microbiche miste, più refrattarie all’impiego dei surfattanti, sono stati utilizzati dei pre-trattamenti, meccanici e fotocatalitici, al fine di indebolire la membrana batterica. Per il trattamento meccanico sono stati impiegati un omogeneizzatore e un sonicatore ad ultrasuoni; mentre per il trattamento fotocatalitico è stata sperimentata l’azione del nano biossido di titanio (sospensione 1% nano-TiO2) in miscela con i batteri, esposti a radiazioni UV. Dai risultati ottenuti sia il trattamento meccanico che quello fotocatalitico non sono risultati adeguati per i batteri misti. Infine il PHB estratto dalla biomassa batterica è stato purificato con un trattamento fotocatalitico che prevede l’utilizzo di nano-TiO2 1% supportato in tessuti, esposti a luce UV. I risultati di questo post-trattamento mostrano che, anche utilizzando diverse tipologie di tessuto, il PHB viene in parte adsorbito dal tessuto, con la seguente perdita di campione. In conclusione il trattamento del C. necator con i SAS risulta essere un ottimo metodo di estrazione di PHB considerando sia la qualità del polimero estratto sia il riciclo e il riutilizzo del surfattante, mentre per il trattamento delle colture microbiche miste ancora non è stato trovato un protocollo soddisfacente.
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D'ANGELO, BARBARA. "Monitoraggio dell'impatto diretto e differito di colture geneticamente modificate sull'ambiente suolo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/81.

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Abstract:
Il crescente sviluppo delle biotecnologie e della sua applicazione su numerose varietà vegetali ed altri organismi, ha suscitato negli ultimi anni una serie di preoccupazioni ed interrogativi sui potenziali rischi connessi con l'introduzione di questi organismi nell'ambiente. In questo contesto, il progetto è stato indirizzato all'effetto delle OGM sulla diversità dei microrganismi del suolo. Una perturbazione delle condizioni naturali dovuta agli OGM può indurre a fattori di stress che influiscono sulla struttura e sull'attività dei microrganismi del suolo, con conseguenze nel medio e lungo periodo.
The increasing development of the biotechnologies, and his application on numerous plants and other organism have aroused in the last years a series of worries and question on the potential risks connected with the introduction of such organism in the environment. In this context the project has been addressed to the effect of the GMO on the difference of soil microrganism. A perturbation of natural condition due to GMO can insert stress factor that influence the structure and the microbial activity of soil, with consequences and dangerous effects in the middle and long period.
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Giorgi, Matteo. "Ruolo delle colture starter nei salami e loro criteri di selezione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21869/.

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Abstract:
Nell’industria dei salami, per garantire una corretta fermentazione e maturazione e la conseguente sicurezza dei prodotti, è ampiamente diffuso l’impiego di colture starter. Tali colture rappresentano un fattore chiave del processo produttivo, controllando il possibile sviluppo di microrganismi patogeni e garantendo l’ottenimento di un prodotto con caratteristiche organolettiche desiderate. Tuttavia, i ceppi commercialmente disponibili sono limitati e spesso vengono applicati in maniera standardizzata, determinando un appiattimento delle peculiarità organolettiche del prodotto. Per questa ragione, la ricerca di nuovi ceppi di batteri lattici da utilizzare come starter, isolati da matrici fermentate spontaneamente, è considerata fondamentale. I ceppi proposti devono soddisfare criteri di sicurezza (tra cui l’incapacità di produrre ammine biogene e l’assenza di resistenza trasmissibile verso gli antibiotici), e determinate proprietà tecnologiche (performance di acidificazione e vigore fermentativo anche a basse temperature, produzione di aromi, resistenza al sale ecc.). Pertanto, nella presente tesi è stata effettuata un’analisi approfondita di dati raccolti dal gruppo di ricerca di Microbiologia degli Alimenti del DISTAL su ceppi di possibile interesse da proporre come starter nei salami, esaminando in particolare il loro antibiogramma e alcune caratteristiche tecnologiche. I risultati ottenuti hanno evidenziato un’ampia variabilità fenotipica dei ceppi, pur appartenendo principalmente alla stessa specie (Latilactobacillus sakei). Alcuni mostravano resistenza ad alcuni antibiotici mentre la maggior parte aveva ottime performance di crescita a percentuali di sale compatibili con quelle utilizzate nei salami anche alle basse temperature impiegate comunemente durante la fermentazione e la maturazione di questi prodotti nelle zone Mediterranee (10-15°C). I dati sono stati infine confrontati con quelli di letteratura per valutare incongruenze o parallelismi.
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De, Giglio Michaela <1977&gt. "Monitoraggio di colture agricole mediante dati satellitari ASTER: problematiche e applicazioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1175/.

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Semeraro, Margherita. "Estrazione di astaxantina con approcci ecosostenibili da colture ottimizzate di Haematococcus pluvialis." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16964/.

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Abstract:
A great interest in microalgae bioactive compounds is spreading internationally for numerous commercial uses. The present thesis involves the production and the extraction of a secondary ketocarotenoid, astaxanthin (3,3'-dihydroxy-β, β'-carotene-4,4'-dione), from Haematococcus pluvialis applying bio- and eco-compatible methodologies. Astaxanthin is naturally accumulated when the microalgae are submitted to environmental stress, changing from a green vegetative phase to a red cyst phase. The results showed that the polysaccharide content increases while proteins and fatty acids decrease by intensifying the production of astaxanthin in the red phase. Furthermore, the biochemical composition of cells in the two growth phases varies qualitatively and quantitatively in total lipids, especially in carotenoid content and composition. Various sustainable solvents have been here used for the development of astaxanthin extraction protocols. The highest yields were obtained with 2-methyltetrahydrofuran, dimethyl carbonate and ethyl acetate; however these solvents were not algae compatible, causing algal death. On the other hand, vegetable oil maintained algal vitality and provided modest yields of extraction. Re-inducing the vegetative phase and subsequently the red one in algal cells recovered from a first extraction process with oil, the yield in astaxanthin of the second extractive cycle was 3 times higher than the previous one. Astaxanthin is therefore potentially obtainable with two alternative approaches: i) with good extraction yields using sustainable solvents (eg 2-methyltetrahydrofuran) or solvents that are safe for humans (eg methyl isobutyl ketone, isoamyl-acetate, butanol, ethyl acetate), but incompatible with cellular vitality; ii) with lower yields and longer extraction time using vegetable oils, capable of maintaining algal vitality and suitable for applications in the nutraceutical, cosmetic and food industries.
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Grimaldi, Alessia Pio Maria. "Integrazione di colture cellulari tridimensionali e microfluidica per studiare la fisiopatologia umana." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16503/.

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Abstract:
Il presente elaborato riassume un’analisi della letteratura scientifica corrente relativa a un nuovo modello di coltura tridimensiomale avanzato che fornisce informazioni sullo sviluppo e le patologie di strutture di organi: gli organi su chip. La realizzazione dei chip prevede l'utilizzo di biomateriali biocompatibili come il polidimetilsilossano e tecniche di fabbricazione come la soft-litografia. Il polmone su chip, trattato in questo elaborato, fornisce una prova di principio per questa nuova strategia biomimetica che si ispira alle strutture chimiche, biologiche e meccaniche e alle funzioni del polmone vivente. Lo sviluppo di biochip che riproducono risposte fisiologiche e patologiche complesse e integrate a livello di organi, potrebbe rivoluzionare molti campi, tra cui la tossicologia e lo sviluppo di prodotti farmaceutici e cosmetici che si basano su test animali e studi clinici. Infine, gli approcci di microingegneria potrebbero offrire la possibilità di integrare più sistemi miniaturizzati di modelli di organi, verso la creazione di un modello” human-on-chips” per ricapitolare le interazioni tra diversi organi e consentire analisi in vitro più realistiche della risposta dell'intero corpo a farmaci e tossine.
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Benedetti, Martina. "Utilizzo di colture protettive per prolungare la shelf-life di salsiccia fresca." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18598/.

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Abstract:
Lo scopo del mio elaborato è stato quello di testare alcune colture protettive per il prolungamento della shelf life di salsiccia fresca. Queste prove si sono inserite in un progetto più ampio, partito dallo studio dei pattern di degradazione del prodotto per individuare le specie responsabili del suo decadimento qualitativo. Successivamente sono state testate alcune colture bioprotettive in grado di rallentare la crescita di queste specie degradative, ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Dall’elaborazione di questi dati è stata pianificata una nuova prova che ha previsto l’inoculo nell’impasto di un ceppo di Lactobacillus sakei e di un ceppo di Staphylococcus xylosus ed una riduzione della concentrazione di zucchero comunemente impiegata nella preparazione delle salsicce fresche. I campioni sono stati confezionati in atmosfera modificata e conservati a 4 o 10°C. I risultati hanno mostrato che le colture bioprotettive determinano un abbassamento del pH, molto più marcato a 10°C, a causa dell’accumulo di acidi organici, ma anche un accumulo di composti quali diacetile e acetoino, che derivano da alcuni metabolismi secondari e da conseguenti eccessi di acido piruvico, e che conferiscono note aromatiche estranee al prodotto. Inoltre l’aggiunta di colture bioprotettive ha avuto un effetto limitato sui principali gruppi microbici, se si esclude una riduzione del carico di enterobatteri e pseudomonadacee rispetto al controllo conservato a 10°C. Questi vantaggi sono stati controbilanciati dalla presenza di molecole volatili che impattano sul profilo aromatico del prodotto e quindi non si è assistito ad un effettivo miglioramento della shelf life. E’ evidente che la stabilità del prodotto dipende soprattutto da un corretto mantenimento della catena del freddo e che, in caso di abuso termico, le colture bioprotettive possono limitare lo sviluppo di gruppi microbici potenzialmente pericolosi, determinando però al contempo un impoverimento qualitativo del prodotto.
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Balzani, Matteo. "Visualizzazione automatizzata in tempo reale di colture cellulari in incubatore da laboratorio." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20098/.

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Abstract:
In questo elaborato viene presentato un dispositivo a basso costo progettato, realizzato e infine testato all’interno di un incubatore, ideato per risolvere il problema della contaminazione che le colture cellulari possono subire durante la manipolazione ispettiva da parte del personale.
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Arcaroli, Cristian. "Interfaccia grafica per l'elaborazione di immagini microscopiche di colture batteriche geneticamente modificate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3540/.

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Abstract:
Le moderne tecniche di imaging e i recenti sviluppi nel campo della visione computazionale consentono sempre più diffusamente l'utilizzo di metodi di image analysis, specialmente in ambito medico e biologico, permettendo un maggiore supporto sia alla diagnosi, sia alla ricerca. Il lavoro svolto in questa tesi si pone in un contesto di ricerca di carattere interdisciplinare, e riguarda il progetto e la realizzazione di un‘interfaccia grafica per l'analisi di colture batteriche geneticamente modificate, marcate con proteine fluorescenti (GFP), acquisite tramite un microscopio ad epifluorescenza. Nota la funzione di risposta del sistema di acquisizione delle immagini, l'analisi quantitativa delle colture batteriche è effettuata mediante la misurazione di proprietà legate all'intensità della risposta al marcatore fluorescente. L'interfaccia consente un'analisi sia globale dei batteri individuati nell'immagine, sia di singoli gruppi di batteri selezionati dall'utente, fornendo utili informazioni statistiche, sia in forma grafica che numerica. Per la realizzazione dell'interfaccia sono state adottate tecniche di ingegneria del software, con particolare enfasi alla interazione uomo-macchina e seguendo criteri di usability, al fine di consentire un corretto utilizzo dello strumento anche da parte di personale senza conoscenza in campo informatico.
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Ngouloure, Abdel Karim. "Utilizzo di colture di biocontrollo in frutta e verdura di IV gamma." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23328/.

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Abstract:
I prodotti di IV gamma sono le verdure e gli ortofrutticoli freschi che, dopo la raccolta, sono sottoposti a processi tecnologici di minima entità finalizzati a garantirne la sicurezza igienica e la valorizzazione, seguendo le buone pratiche di lavorazione. La bioprotezione può essere inclusa nelle strategie naturali per la protezione degli alimenti che possono garantire la sicurezza alimentare e prolungare la durata di conservazione di numerosi prodotti alimentari. La bioprotezione si basa sull'utilizzo di microrganismi benefici in grado di controllare la presenza di altri microrganismi mediante la produzione di metaboliti specifici.
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BOSELLI, ROBERTA. "Introduzione di sistemi agricoli conservativi per migliorare la qualità del suolo e sostenere la produzione di alimenti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/72717.

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Abstract:
L’introduzione di agro-ecosistemi conservativi viene indicata come strategia per aumentare il sequestro del carbonio organico nel suolo (SOC) e migliorarne la fertilità. La continua applicazione di concimi organici, come il compost e il sovescio, favorisce il sequestro di SOC (+ 1.3 ÷ 2.5 Mg C ha-1 anno-1) e l'accumulo di azoto totale del suolo (STN) (+ ~ 1 Mg N ha-1 anno-1). Tuttavia, quando le fertilizzazioni organiche vengono interrotte, il SOC diminuisce rapidamente. Negli agro-ecosistemi intensivi, il no till (NT) garantisce rese comparabili a quelle dei sistemi convenzionali (CT) immediatamente dopo la transizione. Il NT aumenta la sostanza organica (SOM) e il STN principalmente nei primi 5 cm di terreno, sebbene la cover crop di segale assicuri l'accumulo di SOM fino a 30 cm di profondità (+ 30% rispetto alla CT). Il NT e la minima lavorazione (MT) portano ad un aumento del SOC e del STN nei primi 30 cm di suolo, rispetto al CT. Gran parte di tale aumento è dovuto ai macroaggregati, all'interno dei quali, i pool di C e N associati ai microaggregati (mM) rappresentano tra il 41 e il 65% del contenuto totale di C e N nei sistemi NT e MT.
The introduction of conservation agro-ecosystems has been suggested for increasing soil organic carbon (SOC) sequestration and enhancing soil fertility. Continuous organic fertilization such as compost distribution and cover crops incorporation promotes SOC sequestration (+1.3÷2.5 Mg C ha-1 yr-1) and soil total nitrogen (STN) accumulation (+~1 Mg N ha-1 yr-1). However, when the organic fertilization is stopped, SOC rapidly decreases. In intensive agro-ecosystems, no till (NT) can ensure yields comparable to conventional tillage (CT) immediately after transition. The major contribution of NT to soil organic matter (SOM) and STN increase is detected in the top 5 cm of soil, although the cultivation of rye as cover crop ensures SOM accumulation down to 30 cm depth (+30% than CT). No till and minimum tillage (MT) may increase SOC and STN levels in the 0-30 cm soil layer, both as concentration and as mass, compared with CT. Most of such a SOC and STN increase is due to C- and N-rich macroaggregates. Within macroaggregates, microaggregates (mM) are of primary importance for soil organic matter stabilization since C and N pools associated to mM account for between 41 and 65% of total C and N content in the NT and MT systems.
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Berterame, Fabio Gerardo. "Evoluzione spazio-temporale dell'impronta idrica delle principali colture per il territorio nazionale italiano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La maggior parte dell’utilizzo umano delle risorse idriche viene impiegato per sostenere la produzione agricola. Nell'era del cambiamento climatico, la nozione di contenuto d’acqua virtuale (VWC), ossia la quantità d’acqua dolce utilizzata per la produzione di una merce alimentare, è uno strumento efficace per studiare il legame tra cibo e risorse idriche in funzione del clima, del suolo e delle pratiche agricole. Questo studio propone di identificare il contenuto d’acqua virtuale di alcune delle principali colture (grano, mais e riso) per il territorio nazionale italiano, considerando un periodo temporale a breve-medio termine. Il calcolo del VWC è ottenuto utilizzando tre modelli di simulazione climatica con una risoluzione spaziale di 25 km. Per le stime dei rendimenti colturali, variabili a scala regionale, è stato considerato uno scenario emissivo RCP 4,5. In questo studio sono inoltre considerati modelli di resa basati sull’utilizzo di specifici fertilizzanti (produttori di CO2), tali da stimolare la produzione delle colture cercando di compensare le componenti sfavorevoli provocate dai cambiamenti climatici. I risultati mostrano una forte eterogeneità spaziale dei valori di VWC a scala subnazionale e sono fortemente influenzati dai modelli di resa. Questa informazione dimostra che il VWC è strettamente influenzato dalle pratiche agricole; fornendo quindi un utile riferimento per adottare strategie per ottimizzare la gestione della risorsa acqua. L’evoluzione temporale delle stime di VWC evidenzia il mais quale coltura per cui è previsto un incremento maggiore del contenuto d’acqua virtuale dal 2000 al 2050 (27,6%); la coltura per cui si registra un incremento minore è il riso (8,4%), mentre le stime future prevedono un incremento medio per il grano (10,6%). Considerando l’utilizzo di fertilizzanti emettitori di CO2 nei modelli di simulazione di resa, si osserva un generale decremento dei valori di VWC per grano e riso.
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Njieukam, Joel Armando. "Impiego di colture di biocontrollo per il miglioramento qualitativo degli insaccati carnei fermentati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23157/.

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Abstract:
I salami sono prodotti derivanti dalla fermentazione lattica di carne cruda tritata miscelata con grasso, spezie ed addizionata di nitrati e nitriti, insaccata in budelli naturali o artificiali, asciugata e stagionata per diversi tempi. Parametri come pH, temperatura di fermentazione e di maturazione, aw, contenuto di nitrati/nitriti, di sale, di grassi, diametro, grado di triturazione (grana), impiego di colture starter, l’addizione di spezie, vino, ecc., influenzano le caratteristiche qualitative e la shelf-life del prodotto. Nonostante i numerosi fattori di ostacolo allo sviluppo microbico, non è infrequente lo sviluppo di microrganismi patogeni e/o degradativi. Una delle tendenze attuali, nell’industria delle carni fermentate, consiste nel controllo biologico di tali microrganismi indesiderati attraverso l’impiego di colture microbiche in grado di esplicitare attività antimicrobiche nei confronti di microrganismi patogeni e degradativi e di migliorare la qualità del prodotto finale. Molti microrganismi usati come starter sono in grado di inibire lo sviluppo di microrganismi indesiderati attraverso vari meccanismi d’azione che includono la competizione per le fonti di energia e lo spazio, l’antagonismo lattico, la produzione di batteriocine, antibiotici, perossido di idrogeno, di enzimi litici come le endolisine. Le colture di biocontrollo devono essere attentamente isolate, selezionate e caratterizzate anche da un punto di vista tecnologico al fine di controllare e guidare il processo di maturazione ed ottenere prodotti con alti standard qualitativi, prevedibili e costanti. In questo senso, il processo di selezione, caratterizzazione ed impiego di microrganismi GRAS, in grado di inibire lo sviluppo di specie microbiche indesiderate, migliorare le proprietà fisico-chimiche e sensoriali del prodotto, grazie alle loro attività metaboliche, rappresenta un’ottima strategia per migliorare la sicurezza, la shelf-life e la qualità di prodotti carnei fermentati.
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Baioli, Filippo. "Life cycle assessment comparativa di processi di estrazione di poliidrossialcanoati da colture batteriche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8441/.

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Abstract:
I materiali plastici trovano ampie applicazioni in ogni aspetto della vita e delle attività industriali. La maggior parte delle plastiche convenzionali non sono biodegradabili e il loro accumulo è una minaccia per il pianeta. I biopolimeri presentano vantaggi quali: la riduzione del consumo delle risorse e la riduzione delle emissioni CO2, offrendo un importante contributo allo sviluppo sostenibile. Tra i biopolimeri più interessanti troviamo il poliidrossibutirrato (PHB), l’oggetto di questo studio, che è il più noto dei poliidrossialcanoati. Questo polimero biodegradabile mostra molte somiglianze con il polipropilene. La tesi consiste nell’applicazione del Life Cycle Assessment a processi di estrazione del PHB da colture batteriche. In essa sono valutate le prestazioni ambientali di 4 possibili processi alternativi, sviluppati dal CIRI EA, che utilizzano il dimetilcarbonato (DMC) e di 3 processi che utilizzano solventi alogenati (cloroformio, diclorometano, dicloroetano). Per quanto riguarda i processi che utilizzano come solvente di estrazione il DMC, due sono gli aspetti indagati e per i quali differiscono le alternative: la biomassa di partenza (secca o umida), e il metodo di separazione del polimero dal solvente (per evaporazione del DMC oppure per precipitazione). I dati primari di tutti gli scenari sono di laboratorio per cui è stato necessario realizzare un up scaling industriale di tutti i processi. L’up scaling è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile Chimica Ambientale e dei Materiali. La valutazione delle prestazioni ambientali è stata fatta rispetto a tutte le categorie d’impatto raccomandate dall’Handbook della Commissione Europea, di queste solo alcune sono state analizzate nel dettaglio. Tutti i risultati mostrano un andamento simile, in cui gli impatti dei processi che utilizzano DMC sono inferiori a quelli dei solventi alogenati. Fra i processi che impiegano DMC, l’alternativa più interessante appare quella che impiega biomassa di partenza secca e raccolta del PHB per precipitazione.
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Gamberini, Lorenzo. "Effetti del diametro sul profilo aromatico di salami fermentati impiegando due diverse colture starter." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14138/.

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Abstract:
Molti fattori contribuiscono alla formazione delle caratteristiche "tipiche" dei salami e tra questi l’impiego di colture starter e il diametro del budello svolgono un ruolo rilevante. Infatti il tipo di microrganismi presenti e la dimensione del prodotto influenzano importanti eventi che avvengono durante la maturazione (calo peso, attività proteoliche e lipolitiche) e che portano alla formazione di composti volatili. Recentemente, è stata studiata l’influenza del diametro sulle caratteristiche chimico-fisiche e aromatiche di salami a fine maturazione ma questi prodotti provenivano da materie prime differenti ed erano prodotti attraverso processi diversi. A seguito di questo lavoro preliminare, è stato effettuato un lavoro più ampio mirato alla valutazione dell'effetto del diametro e di due diverse colture starter sulla popolazione microbica e sulle caratteristiche chimico-fisiche in salami prodotti industrialmente. I prodotti sono stati periodicamente analizzati e nel corso del mio elaborato abbiamo studiato l’impatto delle variabili considerate (diametro e starter) sul profilo in molecole volatili e sulle caratteristiche organolettiche dei salami ottenuti. Dai risultati è emerso che l’aroma si differenziava principalmente in relazione al diametro e ciò può essere attribuito sia alle diverse tempistiche richieste per arrivare al prodotto finito, sia alla minore disponibilità di ossigeno nei campioni a diametro maggiore. L’influenza dello starter impiegato era invece inferiore. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che per tutti i campioni sono state adottate condizioni industriali di fermentazione e maturazione non specifiche e quindi non adatte ad esaltare le peculiarità fisiologiche dei ceppi impiegati. Ciò sottolinea la necessità di ulteriori studi per ottimizzare le prestazioni degli starter in relazione al processo al fine di massimizzare le peculiarità dei prodotti, difendendone la differenziazione come un valore, oltre che economico, anche culturale.
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Cavalli, Marco. "Utilizzo di colture di biocontrollo per migliorare la qualità di semilavorati per pasta fresca." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16988/.

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Abstract:
Il settore della produzione di pasta fresca è sicuramente uno dei più importanti a livello nazionale, ma il crescente interesse anche internazionale sta spingendo le aziende a cercare nuove strategie per prolungare la shelf-life, poiché essa è facilmente attaccabile da diversi microrganismi a causa delle sue caratteristiche compositive. Un approccio innovativo è l’impiego di colture bioprotettive, ossia ceppi deliberatamente inoculati in grado di esercitare attività antagonista nei confronti della microflora degradativa e patogena. In questo elaborato è stata testata l’efficacia di colture bioprotettive in semilavorati utilizzati per la produzione di pasta fresca. In primo luogo, sono stati condotti challenge test sul ripieno inoculando tre colture bioprotettive e tre microrganismi patogeni. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa solo per Escherichia coli. Per confermare l’efficacia delle colture bioprotettive, è stata effettuata una prova su pasta fresca ripiena. Tra le colture impiegate, Lactococcus lactis è risultato molto sensibile alla pastorizzazione, e la sua attività antimicrobica è dovuta alla produzione di nisina, che rimane attiva anche dopo la morte cellulare, mentre tra le altre due, migliori performance erano evidenti con la miscela di due lattobacilli, perché maggiormente resistente ai trattamenti termici e quindi in grado di prendere possesso del sistema, garantendo stabilità al prodotto qualora uno dei fattori di controllo del processo fallisca. L’effetto di questa coltura bioprotettiva nell’esercitare una pressione selettiva verso le altre specie microbiche è evidente anche dall’analisi metagenomica, che ha mostrato la predominanza di alcune specie lattiche (es. Leuconostoc mesenteroides) rispetto al controllo. Questo studio ha permesso di ottenere informazioni utili per implementare l’utilizzo di colture bioprotettive per aumentare la sicurezza e la shelf-life della pasta fresca.
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Zago, Michela <1979&gt. "Analisi morfologica e molecolare di cellule da colture primarie umane esposte a resine biocompatibili." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1078/.

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Abstract:
The cytotoxicity of dental composites has been attributed to the release of residual monomers from polymerized adhesive systems due to degradation processes or the incomplete polymerization of materials. 2-Hydroxyethyl methacrylate (HEMA) is one of the major components released from dental adhesives. Cytotoxic effects due to high concentrations of HEMA have already been investigated, but the influence of minor toxic concentrations for long-term exposition on specific proteins such as type I collagen and tenascin has not been studied in depth. The objective of this project was to study the effect of minor toxic concentrations of HEMA on human gingival fibroblasts (HGFs) and human pulp fibroblasts (HPFs), investigating modification in cell morphology, cell viability, and the influence on type I collagen and tenascin proteins. Different concentrations of the resin monomer and different times of exposition were tested on both cell lines. The cell vitality was determined by MTT assay, and high-resolution scanning electron microscopy analysis was performed to evaluate differences in cell morphology before and after treatment. To evaluate the variability in the expression and synthesis of procollagen α1 type I and tenascin proteins on HGFs and HPFs treated with HEMA at different concentrations immunofluorescence, RT-PCR and western blot analysis, were carried out. The treatments on HGFs with 3mmol/L HEMA, showed a strong reduction of procollagen α1 type I protein at 72h and 96h, demonstrating that HEMA interferes both with the synthesis of the procollagen α1 type I protein and its mRNA expression. The results obtained on HPFs treated with different concentrations of HEMA ranging from 0,5mmol/L to 3mmol/L and for different exposition times showed a strong reduction in cell viability in specimens treated for 96h and 168h, while immunofluorescence and western blotting analysis demonstrated a reduction of procollagen α1 type I and an overexpression of tenascin protein. In conclusion, our results showed that the concentrations of HEMA we tested, effect the normal cell production and activity, such as the synthesis of some dental extracellular matrix proteins.
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Ferri, Maura <1979&gt. "Effetti del chitosano su composti polifenolici in colture cellulari di vite: aspetti molecolari e metabolici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/678/.

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Abstract:
Polyphenols, including flavonoids and stilbenes, are an essential part of human diet and constitute one of the most abundant and ubiquitous group of plant secondary metabolites. The level of these compounds is inducible by stress or fungal attack, so attempts are being made to identify likely biotic and abiotic elicitors and to better understand the underlying mechanism. Resveratrol (3,5,4’-trihydroxystilbene), which belongs to the stilbene family, is a naturally occurring polyphenol, found in several fruits, vegetables and beverages including red wine. It is one of the most important plant polyphenols with proved benefic activity on animal health. In the last two decades, the potential protective effects of resveratrol against cardiovascular and neurodegenerative diseases, as well as the chemopreventive properties against cancer, have been largely investigated. The most important source of polyphenols and in particular resveratrol for human diet is grape (Vitis vinifera). Since stilbenes and flavonoids play a very important role in plant defence responses and enviromental interactions, and their effects on human health seem promising, the aim of the research of this Thesis was to study at different levels the activation and the regulation of their biosynthetic pathways after chitosan treatment. Moreover, the polyphenol production in grape cells and the optimisation of cultural conditions bioreactor scale-up, were also investigated. Cell suspensions were obtained from cv. Barbera (Vitis vinifera L.) petioles and were treated with a biotic elicitor, chitosan (50 μg/mL, dissolved in acetic acid) to promote phenylpropanoid metabolism. Chitosan is a D-glucosamine polymer from fungi cell wall and therefore mimes fungal pathogen attack. Liquid cultures have been monitored for 15 days, measuring cell number, cell viability, pH and grams of fresh weight. The endogenous and released amounts of 7 stilbenes (trans and cis isomers of resveratrol, piceid and resveratroloside, and piceatannol), gallic acid, 6 hydroxycinnamic acids (trans-cinnamic, p-coumaric, caffeic, ferulic, sinapic and chlorogenic acids), 5 catechines (catechin, epicatechin, epigallocatechin-gallate (EGCG), epigallocatechin and epicatechin-gallate) and other 5 flavonoids (chalcon, naringenin, kaempferol, quercetin and rutin) in cells and cultural medium, were measured by HPLC-DAD analysis and total anthocyanins were quantified by spectrophotometric analysis. Chitosan was effective in stimulating trans-resveratrol endogenous accumulation with a sharp peak at day 4 (exceeding acetic acid and water controls by 36% and 63%, respectively), while it did not influence the production of the cis-isomer. Compared to both water and acetic acid controls, chitosan decreased the release of both trans- and cis-resveratrol respect to controls. No effect was shown on the accumulation of single resveratrol mono-glucoside isomers, but considering their total amount, normalized for the relative water control, it was possible to evidence an increase in both accumulation and release of those compounds, in chitosan-treated cells, throughout the culture period and particularly during the second week. Many of the analysed flavonoids and hydroxycinnamic acids were not present or detectable in trace amounts. Catechin, epicatechin and epigallocatechin-gallate (EGCG) were detectable both inside the cells and in the culture media, but chitosan did not affect their amounts. On the contrary, total anthocyanins have been stimulated by chitosan and their level, from day 4 to 14, was about 2-fold higher than in both controls, confirming macroscopic observations that treated suspensions showed an intense brown-red color, from day 3 onwards. These elicitation results suggest that chitosan selectively up-regulates specific biosynthetic pathways, without modifying the general accumulation pattern of other flavonoids. Proteins have been extracted from cells at day 4 of culture (corresponding to the production peak of trans-resveratrol) and separated by bidimensional electrophoresis. The 73 proteins that showed a consistently changed amount between untreated, chitosan and acetic acid (chitosan solvent) treated cells, have been identified by mass spectrometry. Chitosan induced an increase in stilbene synthase (STS, the resveratrol biosynthetic enzyme), chalcone-flavanone isomerase (CHI, that switches the pathway from chalcones to flavones and anthocyanins), pathogenesis-related proteins 10 (PRs10, a large family of defence proteins), and a decrease in many proteins belonging to primary metabolisms. A train of six distinct spots of STS encoded by the same gene and increased by chitosan, was detected on the 2-D gels, and related to the different phosphorylation degree of STS spots. Northern blot analyses have been performed on RNA extracted from cells treated with chitosan and relative controls, using probes for STS, PAL (phenylalanine ammonia lyase, the first enzyme of the biosynthetic pathway), CHS (chalcone synthase, that shares with STS the same precursors), CHI and PR-10. The up-regulation of PAL, CHS and CHI transcript expression levels correlated with the accumulation of anthocyanins. The strong increase of different molecular weight PR-10 mRNAs, correlated with the 11 PR-10 protein spots identified in proteomic analyses. The sudden decrease in trans-resveratrol endogenous accumulation after day 4 of culture, could be simply explained by the diminished resveratrol biosynthetic activity due to the lower amount of biosynthetic enzymes. This might be indirectly demonstrated by northern blot expression analyses, that showed lower levels of phenylalanine ammonia lyase (PAL) and stilbene synthase (STS) mRNAs starting from day 4. Other possible explanations could be a resveratrol oxidation process and/or the formation of other different mono-, di-glucosides and resveratrol oligomers such as viniferins. Immunolocalisation experiments performed on grape protoplasts and the subsequent analyses by confocal microscope, showed that STS, and therefore the resveratrol synthetic site, is mostly associated to intracellular membranes close to the cytosolic side of plasma membrane and in a smaller amount is localized in the cytosol. STS seemed not to be present inside vacuole and nucleus. There were no differences in the STS intracellular localisation between the different treatments. Since it was shown that stilbenes are largely released in the culture medium and that STS is a soluble protein, a possible interaction of STS with a plasma membrane transporter responsible for the extrusion of stilbenes in the culture medium, might be hypothesized. Proteomic analyses performed on subcellular fractions identified in the microsomial fraction 5 proteins taking part in channel complexes or associated with channels, that significantly changed their amount after chitosan treatment. In soluble and membrane fractions respectively 3 and 4 STS and 6 and 3 PR-10 have been identified. Proteomic results obtained from subcellular fractions substantially confirmed previous result obtained from total cell protein extracts and added more information about protein localisation and co-localisation. The interesting results obtained on Barbera cell cultures with the aim to increase polyphenol (especially stilbenes) production, have encouraged scale up tests in 1 litre bioreactors. The first trial fermentation was performed in parallel with a normal time-course in 20 mL flasks, showing that the scale-up (bigger volume and different conditions) process influenced in a very relevant way stilbenes production. In order to optimise culture parameters such as medium sucrose amount, fermentation length and inoculum cell concentration, few other fermentations were performed. Chitosan treatments were also performed. The modification of each parameter brought relevant variations in stilbenes and catechins levels, so that the production of a certain compound (or class of compounds) could be hypothetically promoted by modulating one or more culture parameters. For example the catechin yield could be improved by increasing sucrose content and the time of fermentation. The best results in stilbene yield were obtained in a 800 mL fermentation inoculated with 10.8 grams of cells and supplemented with chitosan. The culture was fed with MS medium added with 30 g/L sucrose, 25 μg/mL rifampicin and 50 μg/mL of chitosan, and was maintained at 24°C, stirred by marine impeller at 100 rpm and supplied of air at 0.16 L/min rate. Resveratroloside was the stilbene present in the larger amount, 3-5 times more than resveratrol. Because resveratrol glucosides are similarly active and more stable than free resveratrol, their production using a bioreactor could be a great advantage in an hypothetical industrial process. In my bioreactor tests, stilbenes were mainly released in the culture medium (60-80% of the total) and this fact could be another advantage for industrial applications, because it allows recovering the products directly from the culture medium without stopping the fermentation and/or killing the cells. In my best cultural conditions, it was possible to obtain 3.95 mg/L of stilbenes at day 4 (maximum resveratrol accumulation) and 5.13 mg/L at day 14 (maximum resveratroloside production). In conclusion, chitosan effect in inducing Vitis vinifera defense mechanisms can be related to its ability to increase the intracellular content of a large spectrum of antioxidants, and in particular of resveratrol, its derivates and anthocyanins. Its effect can be observed at transcriptional, proteomic (variation of soluble and membrane protein amounts) and metabolic (polyphenols production) level. The chitosan ability to elicit specific plant matabolisms can be useful to produce large quantities of antioxidant compounds from cell culture in bioreactor.
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Sisti, Federica. "Dinamiche di produzione di Dimetilsolfoniopropionato (DMSP) nella dinoflagellata tossica Ostreopsis cf. ovata in colture batch." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9632/.

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Abstract:
Il Dimetilsolfoniopropionato (DMSP) è un metabolita secondario prodotto da vari organismi marini, tra cui molte microalghe. Ad oggi pochi studi riguardano gli effetti dei fattori ambientali sulla produzione di DMSP nelle microalghe tossiche, tuttavia si ipotizza che la carenza di azoto (N-dep) possa influire sulla produzione di tossine e DMSP. In questo lavoro è stata indagata nella dinoflagellata Ostreopsis cf. ovata: la presenza e l’andamento del DMSP lungo tutte le fasi di crescita; i possibili effetti di differenti condizioni di crescita (i.e. bilanciata e N-dep) sulla produzione del metabolita e delle tossine. La scelta della dinoflagellata è giustificata dalle sue frequenti fioriture dannose nel Mediterraneo e dall’osservazione, in studi pregressi, di una comunità batterica associata ai suoi blooms in grado di utilizzare il DMSP come fonte energetica. Lo studio mostra per la prima volta da parte di O. cf ovata la produzione del DMSP, riportando un trend temporale simile nelle due condizioni. Si evidenzia: un minimo a fine fase esponenziale; un massimo nella prima fase stazionaria; una riduzione al termine della fase stazionaria. Il confronto fra le due condizioni evidenzia un effetto positivo di N-dep nella produzione di DMSP, evidenziato anche dal maggior tasso di produzione, che potrebbe avvenire per: utilizzare il DMSP rispetto ad altri osmoliti azotati; rilasciare nell’ambiente composti carboniosi e sulfurei, prodotti a seguito dello stress cellulare. I risultati indicherebbero come N-dep possa interferire nella sintesi di tossine e DMSP in maniera opposta, non per competizione diretta del nutriente nei processi di sintesi, ma a seguito dei cambiamenti fisiologici della microalga dovuti alla carenza nutrizionale. Infine la produzione di DMSP da parte della microalga conferma l’instaurarsi di una fase d’interazione mutualistica con i batteri ad essa associati facilitata dal DMSP, importante per lo sviluppo della popolazione algale e dei conseguenti rischi sanitari ed ecosistemici.
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Chessa, Fabio. "Impiego di sensori ottici di riflettanza per la diagnosi dello stato fisiologico delle colture agricole." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25333/.

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Abstract:
Questa tesi ha lo scopo di analizzare i principali fenomeni fisici legati all’interazione tra radiazione elettromagnetica e piante per la diagnostica ottica in agricoltura. L’uso efficiente dei fertilizzanti è un obiettivo importante per la ricerca agricola per migliorare le prestazioni delle colture, la qualità ambientale e la sostenibilità delle produzioni. La gestione dinamica delle fertilizzazioni permette di somministrare i nutrienti, come l’azoto (N), quando sono cruciali per lo sviluppo della pianta, evitando mancanze o eccessi. Questo è possibile mediante tecniche di spettrometria che permettono di valutare lo stato di N nelle colture tramite misure di riflettanza spettrale delle foglie. La riflettanza di una copertura vegetale è legata al suo contenuto di clorofilla che è a sua volta correlato alla concentrazione di azoto. Partendo dalle basi fisiche della radiazione elettromagnetica, si analizzano le principali grandezze radiometriche e ci si concentra in particolare sulla natura della riflessione, speculare e diffusa, per meglio comprendere la riflettanza di una chioma. Si esaminano il principio di funzionamento di un generico spettrometro e i parametri più importanti attorno a una misura spettrale. Viene data una panoramica dei principali sensori attualmente più diffusi. Infine, si effettuerà un’attenta valutazione sulla geometria della spettroscopia di campo e i principali fattori che influenzano le misure di riflettanza.
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Marinelli, Ludovica. "Sviluppo ed applicazione di modelli di stima del danno alluvionale al settore agricolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Alla luce delle richieste delle politiche di gestione e mitigazione del rischio alluvionale, definite a livello comunitario dalla Direttiva Alluvioni (Direttiva 2007/60/CE), risulta necessario lo sviluppo di modelli in grado di quantificare le conseguenze economiche che gli eventi alluvionali provocano, tra gli altri, anche al settore agricolo. Per rispondere a questa esigenza è stato recente proposto il modello concettuale AGRIDE (AGRIculture Damage Estimation; Molinari et al., 2019), il cui primo sviluppo si è focalizzato sulle coltivazioni più diffuse, in particolare su quelle annuali (es. cereali; AGRIDE-c). In questo studio si è implementato il modello AGRIDE-c per l’area emiliano-modenese, sviluppando un nuovo modulo di stima del danno alle colture pluriennali, in questo caso esemplificate con i vigneti. Si è inoltre proceduto ad una validazione del modello mettendo a confronto le stime fornite da AGRIDE-c con i dati di danno raccolti a seguito dell’evento alluvionale del fiume Secchia nel 2014. La validazione ha evidenziato una buona affidabilità della metodologia predisposta, dimostrandosi un valido strumento a disposizione delle autorità competenti per la stima dei danni attesi al settore agricolo nel caso di eventi alluvionali. In aggiunta, AGRIDE-C può essere adottato anche come strumento di supporto decisionale per le attività di tipo Cost-Benefit Analysis (CBA) nell’ambito della definizione dei piani di gestione e mitigazione del rischio alluvionale.
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Giani, Simone. "Struttura filogenetica della comunità batterica associata ad Ostreopsis cf. Ovata in colture batch e dinamiche di crescita." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8089/.

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Abstract:
Negli ultimi 10 anni i blooms attribuibili alla dinoflagellata bentonica Ostreopsis cf. ovata sono aumentati in termini di frequenza ed intensità lungo le coste del Mediterraneo, avendo ripercussioni negative sulla salute umana e forti impatti sulle comunità marine bentoniche, ciò a seguito della produzione di potenti tossine (composti palitossina-simili) da parte della microalga. Tra i fattori ecologici che innescano o regolano le dinamiche dei bloom tossici le interazioni tra microalghe e batteri sono in misura sempre maggiore oggetto di ricerca. In questo studio è stata analizzata la struttura filogenetica della comunità batterica associata ad O. cf. ovata in colture batch e valutate le dinamiche successionali della stessa in relazione alle differenti fasi di crescita della microalga (oltre che in relazione alle dinamiche di abbondanza virale). Lo studio filogenetico è stato effettuato tramite l’ausilio di metodiche molecolari di sequenziamento di next generation (Ion Torrent). Le abbondanze dei batteri e delle particelle virali sono state determinate tramite microscopia ad epifluorescenza; l’abbondanza cellulare algale è stata stimata tramite metodo Uthermohl. Il contributo della frazione batterica ad elevata attività respiratoria è stato determinato tramite doppia colorazione con coloranti DAPI e CTC. Dai dati emersi si evince che la comunità batterica attraversa due fasi di crescita distinte, una più marcata e concomitante con la fase esponenziale di O. cf. ovata, l'altra quando la microalga è in fase media stazionaria. Per quanto concerne la composizione filogenetica della comunità sono stati rilevati 12 phyla, 17 classi e 150 generi, sebbene i dati ottenuti abbiano rilevato una forte dominanza del phylum Proteobacteria con la classe Alphaproteobacteria, seguita dal phylum Bacteroidetes con la classe Sphingobacteria. Variazioni nella struttura filogenetica della comunità batterica, a livello di generi, tra le diverse fasi di crescita della microalga ha permesso di evidenziare ed ipotizzare particolari interazioni di tipo mutualistico e di tipo competitivo.
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Traini, Simon <1977&gt. "Sperimentazione e modellizzazione della fenologia di colture erbacee. Il caso di studio nella stazione Agrofenologica di Cadriano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/520/.

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Massey, Carissa. "Mary Colter southwestern architect and innovator of indigenous style /." Huntington, WV : [Marshall University Libraries], 2003. http://www.marshall.edu/etd/descript.asp?ref=233.

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Panzani, Chiara. "Il metano biogenico nella coltre quaternaria della pianura Padana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9358/.

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Abstract:
Gli eventi sismici del 2012 in Emilia-Romagna hanno provocato una rinnovata attenzione su alcuni fenomeni di carattere geologico superficiale. Sono stati in particolare riferiti dalla stampa locale e osservati dagli abitanti gorgogliamenti di gas naturale nelle acque dei pozzi, nelle acque dei canali di bonifica ed emissioni di gas libero, in prevalenza metano. In questa tesi si è voluto mettere in luce tutto lo sviluppo storico del metano Padano, facendo un particolare riferimento al metano più superficiale, ossia al metano denominato biogenico, illustrando le sue origini, le sue prime manifestazioni, la sua scoperta, la sua derivazione dalla torba, le sue prime produzioni, considerando gli impatti ambientali possibili e verificati, arrivando fino all’attuale periodo in cui esso si è affermato diventando una delle fonti principali di energia ed una delle materie prime più preziose. La Tesi ha lo scopo di meglio chiarire l’origine e la modalità di occorrenza del metano biogenico Padano. Viene inoltre sviluppata una indagine orientata a identificare gli orizzonti geologici più “produttivi” di metano biogenico della regione Emilia-Romagna originato da torbe. Le aree effettivamente più produttive sono una parte di quelle ricche in torba e sono caratterizzate da buone capacità di conservazione nel tempo delle caratteristiche chimico fisiche favorevoli alla degradazione batterica della sostanza organica. Ciò avviene quando vengono mantenute particolari condizioni di isolamento tramite argille ecc. Il metano biogenico Padano viene costantemente espulso dai sedimenti e naturalmente disperso in atmosfera. Eventuali attività di captazione del metano dalle aree maggiormente produttive potranno contribuire alla diminuzione dell’effetto serra e alla contestuale produzione a piccola o piccolissima scala di energia nei limiti delle normative in vigore soggette ad eventuali possibili revisioni in analogia a quanto disposto per altre forme di generazione di metano come biogas, discariche ecc.
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Curti, Nico. "Integrazione di misure NMR e microscopiche per la descrizione quantitativa degli effetti di stress esterni su colture cellulari." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7430/.

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Abstract:
La tesi si occupa dell’integrazione di misure NMR e microscopiche per la descrizione quantitativa degli effetti di stress esterni su colture cellulari. Una maggiore comprensione dei dati ricavati tramite NMR potrebbe consentire di interpretare la vitalità e funzionalità cellulare attraverso la localizzazione spaziale degli idrogeni. L'ipotesi di partenza è che la compartimentazione degli idrogeni (associati a molecole di acqua) nel citoplasma possa fornire una stima del numero di cellule vitali (e quindi in grado di mantenere l'acqua al proprio interno mediante processi attivi). I risultati NMR, prodotti dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna della Prof.ssa Fantazzini, sono stati comparati con le informazioni acquisite dal candidato tramite metodologie di conteggio cellulare (sia vive che morte) presenti in un campione sottoposto a forte e prolungato stress (assenza di terreno di coltura e di bilanciamento del sistema tampone tramite CO2 per 400 ore). Cellule da una linea di glioblastoma multiforme (T98G) mantenute in condizioni di coltura standard sono state preparate secondo lo stesso protocollo per entrambe le tecniche di indagine, e monitorate per intervalli di tempo paragonabili. Le immagini delle cellule ottenute al microscopio ottico in modalità “contrasto di fase” sono state acquisite e utilizzate per l’analisi. Una volta definito un metodo di conteggio sperimentale, è stato possibile dedurre il comportamento delle concentrazioni di cellule sopravvissute in funzione del tempo di campionamento. Da una serie ripetuta di esperimenti è stato caratterizzato un andamento nel tempo di tipo esponenziale decrescente per il numero di cellule vive, permettendo la stima della costante di decadimento in buon accordo tra i vari esperimenti. Un analogo modello esponenziale è stato utilizzato per la descrizione dell'aumento del numero di cellule morte. In questo caso, la difficoltà nell'individuare cellule morte integre (per la frammentazione delle membrane cellulari dopo la morte) ha contribuito a determinare una sistematica sottostima nei conteggi. Il confronto dei risultati NMR e microscopici indica che la diminuzione del numero di cellule vive corrisponde ad una analoga diminuzione degli H1 compartimentalizzati fino ad un tempo specifico di circa 50-60 ore in tutti gli esperimenti. Oltre questo tempo, i dati di NMR mostrano invece un incremento di H1 compartimentalizzati, quando invece il numero di cellule vive continua a diminuire in modo monotono. Per interpretare i risultati ottenuti, è stato quindi ipotizzato che, a partire da cellule morte frammentate, strutture micellari e liposomiali formate dai lipidi di membrana in soluzione possano intrappolare gli H1 liberi, aumentando il segnale di risposta della componente compartimentalizzata come evidenziato in NMR.
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MELO, ORTIZ DORA INES. "STUDIO DI ADATTABILITA' COLTURALE DELLA QUINOA (CHENOPODIUM QUINOA WILD) IN ITALIA SETTENTRIONALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35878.

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Abstract:
Nell’ambito della ricerca di colture alternative e di alimenti ad alto valore nutrizionale, presso il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili, si è svolta un’attività di ricerca sull’adattabilità della quinoa in Italia Settentrionale. La sperimentazione è durata tre anni ed ha preso in considerazione areali pedo-climatici di pianura e di collina. Il primo obiettivo era quello d’identificare le varietà di quinoa più adatte alle condizioni ambientali del Nord Italia, e come secondo obiettivo individuare la tecnica di coltivazione appropriata per gli agrosistemi intensivi; come terzo obiettivo contribuire al miglioramento della tecnica di coltivazione della quinoa nei Paesi emergenti (Colombia). In Italia settentrionale le attività di ricerca sono iniziate nel 2014 con un confronto varietale di 24 ecotipi di quinoa. Per il ciclo colturale 2015, sono state scelte le migliori 11 cultivar delle prove precedenti, insieme ad altre 5 nuove cultivar. Per quanto riguarda invece il 2016, le prove sono state divise in due: 1. Due prove riguardanti alla scelta varietale 2. Una prova con lo scopo di studiare la risposta produttiva della quinoa alla fertilizzazione azotata. Per quanta riguarda la sperimentazione nei Paesi in Via di sviluppo sono state allestite due prove agronomiche nel dipartimento di Boyacà (Colombia).
With the aim of finding alternative crops and foods high in nutrients, at the Department of Sustainable Crop Production (DI.PRO.VE.S.), a research on the adaptability of quinoa in Northern Italy was carried out. This activity has continued for three years both in the plain and in the hills. The first aim of this work was to identify quinoa varieties most suitable for Northern Italy environmental conditions and as a second purpose to identify the appropriate cultivation technique to adopt the quinoa crop in the sustainable intensive farming systems; the third aim was to contribute to the improvement of quinoa cultivation technique in emerging countries (Colombia). In Northern Italy the research activities began in 2014 with a varietal comparison of 24 quinoa ecotypes. During 2015 crop cycle, the best 11 varieties out of the previous trials were selected, together with 5 new cultivars. In the third year (2016), the trials were divided into: 1. Regarding the varietal screening, two different trials 2. In order to study the response of quinoa to nitrogen fertilization, a trial a split-plot trial was arranged. Furthermore, regarding the research in the developing countries, two agronomic trials were established in the Department of Boyacà (Colombia).
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