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Dissertations / Theses on the topic 'Comparata'

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1

DELU', FRANCESCO. "LE INTERPRETAZIONI CONFORMI IN PROSPETTIVA COMPARATA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/488132.

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Abstract:
La tesi affronta il tema dell’interpretazione conforme in prospettiva comparata, raffrontando gli ordinamenti italiano, britannico e francese. Questi sono stati scelti sulla base delle somiglianze — essendo democrazie matura collocate all’interno dei processi di integrazione europea, tanto a livello UE quando a livello del Consiglio d’Europa — ma anche in considerazione delle differenze derivanti dall’appartenenza alle diverse famiglie del common law e del civil law, e quindi dalla differente struttura del sistema delle fonti, della giustizia costituzionale e del ruolo del giudice. Oltre all’esame dell’intero ventaglio delle tipologie di interpretazione conforme (a Costituzione, al diritto dell’Unione Europea, e al diritto convenzionale, con particolare riferimento alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo) vengono presi in considerazione altri istituti (teoria dei constitutional statutes nel Regno Unito e dottrina dei principi generali del diritto in Francia) che paiono avere in comune con l’interpretazione conforme il fine di raccordo tra i diversi piani del sistema normativo. Lo studio mostra una significativa convergenza nell’uso dell’interpretazione conforme, tanto quanto ai presupposti, quanto ai limiti, e, valorizzando la distinzione tra interpretazione-attività e interpretazione-prodotto, conclude riconducendo l’interpretazione conforme alla seconda categoria e rinvenendone il fondamento non nella prevalenza gerarchica tra fonti, ma nella prevalenza assiologica tra norme.<br>The thesis explores the topic of consistent interpretation in a comparative perspective, comparing the legal systems of Italy, the United Kingdom and France. The legal systems have been selected in light of their similarities — they are mature democracies involved in the processes of European integration, the European Union and the Council of Europe — but also taking into account the differences among them, stemming from their belonging to the common law and civil law families, and, consequently, the diversity in the fields of the sources of law, constitutional justice and the role of the judiciary. In addition to the analysis of the whole spectrum of consistent interpretation (constitution-compatible, EU-compatible and rights-compatible, in accordance with the European Convention on Human Rights), other phenomena (such as the theory of constitutional statutes in the UK, and the doctrine of the general principles of law in France) are subject to scrutiny, as they seem to share with consistent interpretation the aim of piecing together the various sources of law of a multi-level legal system. The study shows a substantial convergence in the use of consistent interpretation techniques across the three legal systems considered, with regard both to their conditions, and to their limits, and argues that consistent interpretation should be considered a result rather than a process, whose foundation lies not on the hierarchical structure of the sources of law, but on the axiological value of certain principles.
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2

Pascal, Nicola <1977&gt. "Project Financing. Approccio pratico ed analisi comparata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2803/1/Progject_financing._Approccio_pratico_ed_analisi_comparata.pdf.

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3

Pascal, Nicola <1977&gt. "Project Financing. Approccio pratico ed analisi comparata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2803/.

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4

Carniato, Martina Lucrezia <1990&gt. "Autonomia vs subordinazione: un’analisi comparata Italia-Germania." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7192.

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Abstract:
L’elaborato ha l’obiettivo di indagare la posizione dei legislatori italiano e tedesco in tema lavoro autonomo-subordinato. In particolare, si tenterà un confronto comparato tra il caso italiano e quello tedesco. Innanzitutto, verrà esaminata la disciplina nazionale, mediante un approfondimento delle tematiche della subordinazione e della para-subordinazione. Saranno esaminate le collaborazioni coordinate e continuative e la fattispecie dell’associazione in partecipazione, seguendo lo sviluppo della disciplina italiana degli ultimi quindici anni, segnata dal passaggio dal fordismo al c.d. post-fordismo e alle sue conseguenze sul lavoro subordinato. L’approfondimento del caso italiano si svilupperà a partire dal 2003 con la c.d. “Riforma Biagi”, passando dalla “Riforma Fornero” del 2012, fino ai più recenti sviluppi del “Jobs Act”, che ha visto l’eliminazione delle collaborazioni a progetto e la nascita del lavoro c.d. “etero organizzato”, nonché la completa eliminazione della fattispecie della associazione in partecipazione con apporto di solo lavoro. Quest’ultima evoluzione normativa è stata anche rappresentata come un ritorno al passato con una forte riduzione delle tutele. Per quanto riguarda, invece, il caso tedesco, dopo una breve rassegna sull’evoluzione normativa del diritto lavoro, passando attraverso la figura del lavoratore subordinato “standard” e il pacchetto di riforme c.d. “Hartz”, verranno descritte le principali fattispecie di rapporti di lavoro con la classica distinzione tra “tipici” e “a-tipici”. Sarà, poi, analizzato lo sviluppo della disciplina in tema lavoro autonomo-subordinato, molto discusso in Germania durante gli anni Novanta. Il tribunale federale utilizzava il concetto di dipendenza personale per valutare i casi e individuare i lavoratori subordinati. Sul finire del secolo scorso la Repubblica federale ha raggiunto lo scopo normativo e ha definito il rapporto di lavoro subordinato attraverso un sistema di presunzioni che dopo pochi anni ha eliminato. Quindi, verrà indagato il problema della nuova fattispecie del lavoratore autonoma, ma “simile al lavoratore subordinato”, e il conseguente abuso nel ricorso a tale figura (lavoro autonomo apparente).
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5

CORSELLI, Livio. "Tecnologie robotiche e responsabilità extracontrattuale: un'analisi comparata." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/514961.

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6

Terranova, G. "I NUOVI DIRITTI DI PROPRIETÀ: UN'ANALISI COMPARATA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/361088.

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Abstract:
La ricerca analizza l'evoluzione del concetto di proprietà nel diritto italiano, quale conseguenza dell'evoluzione della realtà economica e degli scambi commerciali e, in particolare, si concentra sull'avvicinamento della concezione dominicale ad esso sottesa a quella propria degli ordinamenti di common law, in particolare quello inglese e quello statunitense. A tale scopo sono esaminati alcuni istituti giuridici in cui é evidente l'esigenza della prassi, da un lato, e la tendenza del legislatore, dall'altro, a servirsi di schemi di appartenenza distinti rispetto al modello tradizionale. L'analisi, infine, si interroga sulla capacità del diritto italiano a dar riconoscimento a nuove forme di appartenenza elaborate dall'autonomia privata, ancorché non ancora riconosciute a livello legislativo e fornisce, quindi, una possibile soluzione de iure condendo.
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7

CIRILLI, ANDREA. "Traiettorie di sviluppo urbano in Italia: un'analisi comparata." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242119.

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8

Biral, Marianna. "La testimonianza anonima nel processo penale. Un'analisi comparata." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/368853.

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Abstract:
La testimonianza anonima – intesa come la testimonianza resa da un soggetto con identità sconosciuta all’imputato – è un istituto che ha trovato, in tempi recenti, crescente diffusione in Europa. Ha trovato legittimazione anzitutto a Strasburgo, presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. È principio ormai consolidato, nell’ambito della giurisprudenza della Corte europea, quello per cui l’uso di testimonianze anonime non è in tutti i casi incompatibile con i canoni dell’equo processo. Qualora sussista un rischio per l’incolumità della fonte di prova e siano attivate garanzie compensative a beneficio della difesa, l’impiego di dichiarazioni accusatorie provenienti da testimoni la cui identità sia secretata all’imputato non viola l’art. 6 C.e.d.u. Sulla scia di questa legittimazione “dall’alto†, molte legislazioni nazionali hanno introdotto modalità speciali di acquisizione della prova dichiarativa nei casi in cui sussista un pericolo per la sicurezza del testimone. In questa direzione si è mosso anche il legislatore italiano. La legge n 136 del 2010 ha inserito, nel corpo dell’art. 497, il comma 2-bis, il quale impone agli agenti sotto copertura chiamati a riferire in dibattimento in ordine alle attività svolte sotto copertura, di declinare le generalità fittizie adottate nel corso delle investigazioni. Si tratta di una disposizione che non ha avuto molta eco nel dibattito giuridico, eppure essa rappresenta una novità di grande rilievo, per almeno tre ragioni. In primo luogo, riflette una tendenza più generale, che attraversa ordinamenti stranieri e sovranazionali, volta a legittimare l’anonimato testimoniale in chiave di tutela delle fonti di prova. In secondo luogo, s’intreccia alle evoluzioni recenti in due settori nevralgici della procedura penale: da una parte, la tutela delle pregorative delle vittime e dei testimoni nell’ambito del processo; dall’altra, lo sviluppo delle tecniche “coperte†d’investigazione, ossia quella variegata fenomenologia di attività d’indagine che impongono, nel corso del loro svolgimento e nel processo celebrato sulla base dei risultati in esse acquisiti, condizioni di particolare segretezza dei funzionari coinvolti. Infine, la novella imprime una forte accelerazione e al tempo stesso innova, sotto molteplici aspetti, il dibattito sui rapporti tra fonti anonime e processo penale. Si rompe il dogma per cui al segreto sulla fonte di prova immancabilmente si associa l’irrilevanza delle informazioni rese. È oggi consentito l’uso a fini probatori di una conoscenza anche quando questa non è controllabile, sotto il profilo della provenienza, da ogni parte processuale. Il punto di rottura non è di quelli che passano inosservati. Si spiega, così, il particolare taglio che si è voluto dare al lavoro. Si è scelto di concentrarsi, fra tutte le possibili manifestazioni dell’anonimo in campo processualpenalistico, sulla testimonianza anonima perché è attorno a tale figura probatoria che si coaugulano i più significativi tratti di novità che investono la materia e che si fa sentire più forte l’esigenza di un approfondimento sistematico.
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9

Biral, Marianna. "La testimonianza anonima nel processo penale. Un'analisi comparata." Doctoral thesis, University of Trento, 2017. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/2091/1/BIRAL_tesi_dottorato.pdf.

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Abstract:
La testimonianza anonima – intesa come la testimonianza resa da un soggetto con identità sconosciuta all’imputato – è un istituto che ha trovato, in tempi recenti, crescente diffusione in Europa. Ha trovato legittimazione anzitutto a Strasburgo, presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. È principio ormai consolidato, nell’ambito della giurisprudenza della Corte europea, quello per cui l’uso di testimonianze anonime non è in tutti i casi incompatibile con i canoni dell’equo processo. Qualora sussista un rischio per l’incolumità della fonte di prova e siano attivate garanzie compensative a beneficio della difesa, l’impiego di dichiarazioni accusatorie provenienti da testimoni la cui identità sia secretata all’imputato non viola l’art. 6 C.e.d.u. Sulla scia di questa legittimazione “dall’alto”, molte legislazioni nazionali hanno introdotto modalità speciali di acquisizione della prova dichiarativa nei casi in cui sussista un pericolo per la sicurezza del testimone. In questa direzione si è mosso anche il legislatore italiano. La legge n 136 del 2010 ha inserito, nel corpo dell’art. 497, il comma 2-bis, il quale impone agli agenti sotto copertura chiamati a riferire in dibattimento in ordine alle attività svolte sotto copertura, di declinare le generalità fittizie adottate nel corso delle investigazioni. Si tratta di una disposizione che non ha avuto molta eco nel dibattito giuridico, eppure essa rappresenta una novità di grande rilievo, per almeno tre ragioni. In primo luogo, riflette una tendenza più generale, che attraversa ordinamenti stranieri e sovranazionali, volta a legittimare l’anonimato testimoniale in chiave di tutela delle fonti di prova. In secondo luogo, s’intreccia alle evoluzioni recenti in due settori nevralgici della procedura penale: da una parte, la tutela delle pregorative delle vittime e dei testimoni nell’ambito del processo; dall’altra, lo sviluppo delle tecniche “coperte” d’investigazione, ossia quella variegata fenomenologia di attività d’indagine che impongono, nel corso del loro svolgimento e nel processo celebrato sulla base dei risultati in esse acquisiti, condizioni di particolare segretezza dei funzionari coinvolti. Infine, la novella imprime una forte accelerazione e al tempo stesso innova, sotto molteplici aspetti, il dibattito sui rapporti tra fonti anonime e processo penale. Si rompe il dogma per cui al segreto sulla fonte di prova immancabilmente si associa l’irrilevanza delle informazioni rese. È oggi consentito l’uso a fini probatori di una conoscenza anche quando questa non è controllabile, sotto il profilo della provenienza, da ogni parte processuale. Il punto di rottura non è di quelli che passano inosservati. Si spiega, così, il particolare taglio che si è voluto dare al lavoro. Si è scelto di concentrarsi, fra tutte le possibili manifestazioni dell’anonimo in campo processualpenalistico, sulla testimonianza anonima perché è attorno a tale figura probatoria che si coaugulano i più significativi tratti di novità che investono la materia e che si fa sentire più forte l’esigenza di un approfondimento sistematico.
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Gatti, Serena <1977&gt. "Per un'indagine comparata della relazione voce-movimento nel performer." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3942/1/Gatti_Serena_tesi.pdf.

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Abstract:
The present study investigates the principles that effect the relationship between voice and movement in performance. The topic stresses a contemporary tendency, which emerges from the work of numerous artits and looks into a research field that has not yet been well explored. The research arises from what I observed and experienced during my performance practical work and what I deepened after theorical studies: expression through movement and voice reflects constant principles. The first two chapters of the former study analyze the compared lines of the inquiry, from a theoretical point of view (interior and exterior voice-movement spatial patterns, and temporal patterns) and a practical point of view referring to body, action and relation. The third one is a survey on 'vocal gesture' as devised by Francesca della Monica, a topic that finds here the first academic investigation, built after nine years sudies with the artist on the oral sources of her teaching. The research is based on practical and theorical sources (especially philosophical studies of Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty; performing studies of Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis; ancient greek philosophy and literature; bodywork tecqniques as Kineseology, Body-mind centering, Alexander, Feldenkrais). The purpose of the study is to theorize, sistematyze and expose clear lines of compared investigation awakening the performer's interest on a central issue of his work and drawing the researcher's attention to make further focusing on the matter. Abstract (Italian) La ricerca va incontro a una tendenza che la contemporaneità pone in risalto con l'opera di numerosi artisti, investigando un campo ancora poco visitato a livello critico. Essa teorizza, sistematizza ed espone le costanti riscontrate nella relazione tra voce e movimento. L'indagine deriva dal presupposto, a me suggerito dalla pratica e dallo scambio con maestri e performer, e qui approfondito e restituito a livello teorico, che nella danza e nel canto, nell'espressione attraverso il movimento o attraverso la voce, si riflettono gli stessi principi. La tesi è articolata in tre capitoli: i primi due sviluppano le linee di indagine comparata, prima da un punto di vista filosofico e poi da un punto di vista pratico, il terzo porta alla luce il concetto di gesto-vocale come inteso da Francesca della Monica, di cui questo studio rappresenta il primo contributo scientifico, aprendo una ricerca nuova agli studi di settore. Il primo capitolo, 'Risonanze', sviluppa le premesse filosofiche della questione, introduce il corpo come veicolo di voce e movimento, affronta il tema del movimento della voce nello spazio interno del corpo e nello spazio di relazione. Legge poi il movimento in termini temporali, secondo i concetti di istante, ritmo, forma e flusso. Il secondo capitolo, 'Costanti', espone le costanti concrete della relazione voce-movimento in riferimento allo spazio interno del corpo, all'azione, allo spazio esterno di relazione. Il terzo capitolo, 'Confini', analizza il gesto vocale, come inteso da Francesca della Monica, concetto sintesi dell'intera ricerca poiché integra, nella sua essenza, il movimento fisico e vocale, restituendo e approfondendo lo spettro di riflessioni emerse nei primi due capitoli. Il gesto vocale, nella sua accezione espressiva, così come il lavoro di Francesca della Monica, è ancora estraneo agli studi di settore e trova in questo studio un primo contributo accademico. Le fonti sono quelle dell'insegnamento orale di Francesca della Monica, che ho seguito per nove anni, fino a desumerne una mia personale sistematizzazione, integrata con altri punti di vista critici. Analizzo i diversi livelli di profondità del gesto vocale scandendo il tema secondo la categoria della relazione: relazioni motorie, relazioni materiche, relazioni spaziali, temporali, compositive e sinestesiche. Le fonti della ricerca sono scaturite da due sorgenti, quella sul campo, e quella della teoria, confluite qui in un unico flusso. Le fonti 'in presa diretta' sono state avvalorate e confrontate con le fonti relative agli studi di settore (in particolare per la filosofia Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty, per il teatro, il canto e la danza Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis) e le bodywork techniques (Kinesiologia, Body-mind centering, metodo Alexander, metodo Feldenkrais). Ampio spazio viene dato alla grecità antica, che propone sull'espressione di voce e movimento un pensiero integrato carico di speculazioni che racchiudono in nuce i principi sviluppati. Lo studio tenta di offrire un livello di lettura idoneo a suscitare l'interesse del performer, e a valere come momento di indagine per lo studioso, che possa da queste basi operare approfondimenti sulle connessioni proposte. L'obiettivo è restituire la conoscenza, intuita in virtù della pratica, elaborata ed arricchita grazie alla teoria, su un nodo fondamentale per gli studi teatrali e recente oggetto di attenzione da parte di critici e artisti.
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Gatti, Serena <1977&gt. "Per un'indagine comparata della relazione voce-movimento nel performer." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3942/.

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Abstract:
The present study investigates the principles that effect the relationship between voice and movement in performance. The topic stresses a contemporary tendency, which emerges from the work of numerous artits and looks into a research field that has not yet been well explored. The research arises from what I observed and experienced during my performance practical work and what I deepened after theorical studies: expression through movement and voice reflects constant principles. The first two chapters of the former study analyze the compared lines of the inquiry, from a theoretical point of view (interior and exterior voice-movement spatial patterns, and temporal patterns) and a practical point of view referring to body, action and relation. The third one is a survey on 'vocal gesture' as devised by Francesca della Monica, a topic that finds here the first academic investigation, built after nine years sudies with the artist on the oral sources of her teaching. The research is based on practical and theorical sources (especially philosophical studies of Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty; performing studies of Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis; ancient greek philosophy and literature; bodywork tecqniques as Kineseology, Body-mind centering, Alexander, Feldenkrais). The purpose of the study is to theorize, sistematyze and expose clear lines of compared investigation awakening the performer's interest on a central issue of his work and drawing the researcher's attention to make further focusing on the matter. Abstract (Italian) La ricerca va incontro a una tendenza che la contemporaneità pone in risalto con l'opera di numerosi artisti, investigando un campo ancora poco visitato a livello critico. Essa teorizza, sistematizza ed espone le costanti riscontrate nella relazione tra voce e movimento. L'indagine deriva dal presupposto, a me suggerito dalla pratica e dallo scambio con maestri e performer, e qui approfondito e restituito a livello teorico, che nella danza e nel canto, nell'espressione attraverso il movimento o attraverso la voce, si riflettono gli stessi principi. La tesi è articolata in tre capitoli: i primi due sviluppano le linee di indagine comparata, prima da un punto di vista filosofico e poi da un punto di vista pratico, il terzo porta alla luce il concetto di gesto-vocale come inteso da Francesca della Monica, di cui questo studio rappresenta il primo contributo scientifico, aprendo una ricerca nuova agli studi di settore. Il primo capitolo, 'Risonanze', sviluppa le premesse filosofiche della questione, introduce il corpo come veicolo di voce e movimento, affronta il tema del movimento della voce nello spazio interno del corpo e nello spazio di relazione. Legge poi il movimento in termini temporali, secondo i concetti di istante, ritmo, forma e flusso. Il secondo capitolo, 'Costanti', espone le costanti concrete della relazione voce-movimento in riferimento allo spazio interno del corpo, all'azione, allo spazio esterno di relazione. Il terzo capitolo, 'Confini', analizza il gesto vocale, come inteso da Francesca della Monica, concetto sintesi dell'intera ricerca poiché integra, nella sua essenza, il movimento fisico e vocale, restituendo e approfondendo lo spettro di riflessioni emerse nei primi due capitoli. Il gesto vocale, nella sua accezione espressiva, così come il lavoro di Francesca della Monica, è ancora estraneo agli studi di settore e trova in questo studio un primo contributo accademico. Le fonti sono quelle dell'insegnamento orale di Francesca della Monica, che ho seguito per nove anni, fino a desumerne una mia personale sistematizzazione, integrata con altri punti di vista critici. Analizzo i diversi livelli di profondità del gesto vocale scandendo il tema secondo la categoria della relazione: relazioni motorie, relazioni materiche, relazioni spaziali, temporali, compositive e sinestesiche. Le fonti della ricerca sono scaturite da due sorgenti, quella sul campo, e quella della teoria, confluite qui in un unico flusso. Le fonti 'in presa diretta' sono state avvalorate e confrontate con le fonti relative agli studi di settore (in particolare per la filosofia Giovanni Piana, Carlo Serra, Merleau-Ponty, per il teatro, il canto e la danza Grotowski, Laban, Dalcroze, Tomatis) e le bodywork techniques (Kinesiologia, Body-mind centering, metodo Alexander, metodo Feldenkrais). Ampio spazio viene dato alla grecità antica, che propone sull'espressione di voce e movimento un pensiero integrato carico di speculazioni che racchiudono in nuce i principi sviluppati. Lo studio tenta di offrire un livello di lettura idoneo a suscitare l'interesse del performer, e a valere come momento di indagine per lo studioso, che possa da queste basi operare approfondimenti sulle connessioni proposte. L'obiettivo è restituire la conoscenza, intuita in virtù della pratica, elaborata ed arricchita grazie alla teoria, su un nodo fondamentale per gli studi teatrali e recente oggetto di attenzione da parte di critici e artisti.
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Giacomini, Sara. "Il sistema tavolare italiano: analisi comparata di un modello." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2021. http://hdl.handle.net/11572/320373.

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Abstract:
Obiettivo della tesi di ricerca è lo studio comparato dei sistemi di registrazione immobiliare e, in particolare, del modello tavolare italiano. Tale sistema pubblicitario si caratterizza per essere vigente solo in alcuni territori del nostro ordinamento e, più precisamente, in quelli un tempo facenti parte dell'Impero Austroungarico, annessi al Regno d'Italia a seguito della Prima guerra mondiale. Il lavoro si propone di svolgere un'analisi strutturale del Libro fondiario, in comparazione con i sistemi italiano della trascrizione, austriaco e tedesco, al fine di individuare le peculiarità del modello e studiarne la natura. A conclusione della ricerca si potrà verificare, infatti, come le principali caratteristiche di tale sistema siano in realtà riconducibili al processo di adattamento al diritto sostanziale italiano che il registro ha affrontato, oltre che alla natura di enclave normativa che tutt'ora esso assume nell'ordinamento italiano. La prima parte della tesi è dedicata ad una panoramica dei differenti modelli di registrazione dei sistemi facenti parte della tradizione giuridica occidentale, a cui segue un'analisi sui diversi meccanismi che disciplinano la trasmissione dei diritti reali per atto inter vivos, mortis causa nonché a titolo originario per usucapione. L'ultima parte della ricerca si delinea invece in uno studio di tipo strutturale e ha lo scopo di analizzare i meccanismi di adattamento e di evoluzione dei singoli modelli. Dal punto di vista metodologico, il presente lavoro si basa sull'applicazione di uno dei principali strumenti della scienza giuridica comparatistica, ovvero la teoria dei formanti sviluppata da Rodolfo Sacco, a cui si affianca l'utilizzo di dottrine proprie della law and economics e analisi di carattere spiccatamente privatistico.
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13

Boggia, Stefano <1986&gt. "Struttura informativa nella lingua scritta. Analisi comparata coreano-giapponese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1789.

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Moro, Federico <1985&gt. "Il mobbing: un'analisi comparata del fenomeno a livello europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3421.

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Abstract:
Il mobbing è un fenomeno che è stato definito e studiato in etologia fino dalla metà degli anni Sessanta ed in seguito, a partire dalla metà degli anni Ottanta, è stato analizzato nell'ambito della psicologia e della sociologia del lavoro. Sempre più presente nella società attuale, il mobbing produce importanti conseguenze negative, sia a livello economico che psico-fisico nei confronti di tutti i soggetti che coinvolge. L'elaborato si pone l'obiettivo di analizzare il fenomeno sia nel contesto nazionale che nel contesto europeo, facendo particolare attenzione agli aspetti giuridici correlati.
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Vedovato, Marco. "Analisi funzionale e comparata delle Longine VAMP7 e Ykt6." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425047.

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Abstract:
Longins are proteins characterized by a conserved N-terminal extension of 120-140 amino acids, named longin domain (LD). They belong to SNARE that are crucial proteins for subcellular trafficking control, and they are divided into three main families: VAMP7, Sec22 and Ykt6. The research activity performed during this PhD is linked to a project (funded by CA.RI.PA.RO. Fondation) that aims at studying functional modulation and interactions of VAMP7 and Ykt6 LDs. Therefore the distribution of LD and longin proteins in eukaryots has been studied, by means of a bioinformatic screening on proteomes and genomes. This allowed for highlighting differencial roles of Ykt6 and VAMP7 longin families. In addition, Phytolongins have been discovered: they are representing the first example of non-SNARE longins family, showing a variable central region that replaced the SNARE motif. By means of phylogenetic trees, longins evolution between and inside the families has been analyzed and has shown interesting data, particularly as regards the relationships between Ykt6, VAMP7 and Phytolongins. We performed tridimensional models of LDs in order to infer functional insights from the conservation or divergence of surface specific patches, and also to unravel key amino acids for the interactions with other vesicular proteins. A hydrophobic surface of ? helix 1 seems to mediate the autoinhibitory mechanism in yeast Ykt6 LD, but our data on conserved hydrophobic or polar surfaces in ?1 indicate that this mechanism is family-specific and not always dependent on hydrophobicity. We have performed site-directed mutagenesis of particular residues that are conserved in Ykt6 and VAMP7, in order to obtain indications about their value in future two-hybrid assays.
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Scintu, Riccardo <1982&gt. "Le Coalizioni Pre-elettorali: il Caso Italiano in Prospettiva Comparata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2660/1/Riccardo_Scintu_tesi.pdf.

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Abstract:
Le particolari caratteristiche dei sistemi democratici multipartitici producono forti incentivi al coordinamento tra i partiti politici, che li inducono ad accordarsi per la formazione di coalizioni in due momenti politici cruciali: la competizione elettorale e la formazione dei governi. La tesi è volta a un'analisi della formazione di coalizioni pre-elettorali e degli effetti da esse prodotti sulle dinamiche di voto e sulla struttura dei governi. Si tratta di un ambito di ricerca di recente formazione, che è fondato sulla letteratura della scelta razionale. Il lavoro, diviso in due parti, vede in primo luogo un'analisi comparata relativa alla formazione delle coalizioni in 20 Stati democratici, seguita da uno studio di caso sugli effetti prodotti dalla formazione di patti elettorali in Italia.
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Scintu, Riccardo <1982&gt. "Le Coalizioni Pre-elettorali: il Caso Italiano in Prospettiva Comparata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2660/.

Full text
Abstract:
Le particolari caratteristiche dei sistemi democratici multipartitici producono forti incentivi al coordinamento tra i partiti politici, che li inducono ad accordarsi per la formazione di coalizioni in due momenti politici cruciali: la competizione elettorale e la formazione dei governi. La tesi è volta a un'analisi della formazione di coalizioni pre-elettorali e degli effetti da esse prodotti sulle dinamiche di voto e sulla struttura dei governi. Si tratta di un ambito di ricerca di recente formazione, che è fondato sulla letteratura della scelta razionale. Il lavoro, diviso in due parti, vede in primo luogo un'analisi comparata relativa alla formazione delle coalizioni in 20 Stati democratici, seguita da uno studio di caso sugli effetti prodotti dalla formazione di patti elettorali in Italia.
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Tiotto, Saverio <1993&gt. "Le commodities come asset finanziario: analisi comparata di portafogli ottimali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11719.

Full text
Abstract:
Il mercato delle commodities è oggetto di grande attenzione da parte dei mercati finanziari da oltre mezzo secolo, ma in particolare a partire dagli anni ’80, periodo in cui sono stati creati i primi indici di borsa al fine di facilitare gli investimenti in commodities. Dopo aver classificato ed analizzato le diverse tipologie di commodities, si pone il focus sul ruolo delle commodities in portafoglio in termini di diversificazione, ovvero di rischio e rendimento, per un investitore.
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19

Gnes, Nicola <1990&gt. "Strategie social dell'impresa multinazionale: un'analisi quantitativa e comparata su Facebook." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14614.

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Abstract:
Con l'avvento di Internet e più nello specifico del Web 2.0 si assiste ad una vera e propria rivoluzione, sia dal punto di vista dei consumatori che delle aziende. Cambiano le abitudini, le relazioni interpersonali, le modalità di acquisto e la promozione di un prodotto. Con la nascita del World Wide Web, la tecnologia si è evoluta esponenzialmente fino a diventare essenziale per la vita quotidiana dell'individuo. La condivisione di contenuti e la partecipazione interattiva sono alla base dei social media, i quali non vengono usati soltanto da utenti privati, ma anche dalle aziende; oggigiorno, infatti, quasi tutte le imprese hanno un proprio sito web e sono presenti sui più popolari social network. Risulta quindi fondamentale per le aziende curare la propria "immagine social" per avere riscontri positivi con i clienti, anche di culture differenti. Questa tesi si pone come obiettivo un'analisi comparata e quantitativa dei dati provenienti dalle pagine Facebook associate ad otto top-brand italiani, quattro operanti nel mercato della moda (Giorgio Armani, Gucci, Prada e Salvatore Ferragamo) e quattro in quello delle automobili (Ferrari, Fiat, Lamborghini e Maserati). Operando queste aziende a livello globale va da sé che la fidelizzazione del cliente assuma un ruolo importante nella strategia d'impresa e, per essere efficace, necessita di un'elevata personalizzazione del rapporto cliente-azienda. Inoltre, la presenza massiva e capillare di tali aziende sulla piattaforma le rende particolarmente adatte ad uno studio che non si limiti soltanto ad analizzare come ed in quale misura gli utenti interagiscano con le pagine, ma consenta anche di capire e valutare come le aziende si pongono sul mercato internazionale, e come e se adattino le proprie strategie comunicative in base all'area geografica o alle differenze culturali dei potenziali utenti.
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INVERNIZZI, JACOPO. "Il procedimento sommario di cognizione in prospettiva storica, costituzionale, comparata." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262945.

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Abstract:
Il contributo propone un'analisi del procedimento sommario di cognizione, introdotto dal legislatore italiano con la legge n. 69 del 2009, in una triplice prospettiva: storica, costituzionale e comparata. In particolare, la prima parte del lavoro si sofferma sull'evoluzione che tale procedimento ha avuto nell'ambito della legislazione processuale civile a partire dalle codificazioni di fine '700 e sino ad arrivare alla disciplina corrente. In questo contesto, vengono considerate soprattutto le singole prerogative di ciascuna codificazione esaminata, alla ricerca di profili di novità ovvero di aspetti già presenti in altre legislazioni, eventualmente reperibile anche nel dettato normativo corrente. Nella seconda parte, l’indagine si sofferma su alcune delle principali criticità segnalate dalla migliore dottrina con riguardo al rapporto tra il dettato costituzionale e la disciplina di cui agli articoli 702 bis c.p.c. e seguenti. In questa sezione, si procede, in modo particolare, all'individuazione di quattro apparenti antinomie, potenzialmente idonee, quantomeno prima facie, a pregiudicare la legittimità costituzionale del rito sommario di cognizione. Rispetto a ciascuna di esse, premesso un esame del principio di rango costituzionale oggetto dell’eventuale violazione, si propone, ove effettivamente possibile, un'interpretazione costituzionalmente orientata, segnalando, in difetto, l’esigenza di una riforma del dato normativo. Nella parte conclusiva, il contributo si sofferma sulla disciplina dell’ordinamento inglese, individuato quale riferimento privilegiato, ancorché non esclusivo, dell’analisi comparata, sia sotto il profilo dei principi regolatori della materia sia con riguardo alle specifiche previsioni adottate dal legislatore anglosassone al fine di conseguire una più celere definizione delle controversie in sede civile. L’analisi proposta consentirà allo scrivente di svolgere alcune riflessioni di ordine comparato rispetto alle scelte adottate nel nostro ordinamento, anche nella prospettiva, ove possibile, di un adeguamento di alcune delle disposizioni che regolano il processo civile italiano.<br>The research hereby provided proposes an analysis of the summary judgment procedure, introduced by the Italian legislator in 2009, in three different perspective: historical, constitutional and comparative. In particular, the first part of the work focuses on the evolution of this procedure in the Italian territory, starting from the codifications of the end of the 18th century and up to the current discipline. In this context, the prerogatives of every individual discipline are considered above all in search of profiles of novelty or aspects already present in previous codifications that can be found even in the current legislation. The second part of the analysis investigates some of the most important critics concerning the relationship between the principles of the Italian Constitution and some provisions of the summary judgment procedure provided in articles 702 bis and following of the Code of Civil Procedure. In particular, in this section, four apparent antinomies are identified as potentially suitable to compromise the constitutional legitimacy of this procedure and with regards to each of them, after an examination of the principle potentially violated, the research proposes, where effectively possible, a constitutionally oriented interpretation, pointing out, in default, the need for a reform of the discipline. In its final part, the research focuses on the discipline of the English legal system, identified as a privileged reference of the comparative analysis, both from the point of view of the regulatory principles of the matter and with regard to the specific provisions adopted in order to achieve a faster definition of the disputes in civil courts. The proposed analysis will allow the writer to carry out some comparative reflections with regards to the choices adopted in our legal system, that could possibly result in proposals for the adjustment of some of the provisions governing our civil procedure.
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Drago, Leandro. "Non-systemic metamorphosis: millipede gonopods as a model system." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426455.

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Abstract:
Arthropod post-embryonic life is characterized by periodical moult cycles. These events are essential during individual growth, given that a rigid exoskeleton wraps them. When a moult event corresponds with a relatively sudden and conspicuous change in animal’s structure, is called metamorphosis; this phenomenon is characterized by a relatively high level of processes like apoptosis and cellular proliferation. For this reason, the study of the processes involved during metamorphosis has become a very important subject in evolutionary developmental biology (evo-devo) of arthropods. The principal limit of these researches, nevertheless, is that they focus on a small number of species and to draw general conclusions based uniquely on data collected from a few model systems can be risky. Recent studies about metamorphosis underpin on species characterized in most of the cases by a systemic metamorphosis. These are mainly holometabolous insects, in which the transition to the adult is rich of changes, affecting the whole body, although often with different degrees of intensity. Most of the arthropods, exhibits minor post-embryonic changes. Less usual is a situation in which a sudden developmental change affects one or a few non terminal segments, that initially are identical to those that precede and follow them along the body. This kind of post-embryonic transformation, confined in a well defined region of the body, is defined in this thesis with the term non-systemic metamorphosis. It can be observed during the post-embryonic development of males of helminthomoph millipedes. In males helminthomorph millipedes, during post-embryonic life, a sudden changes occurs that involves only one or two pair of non terminal appendages, initially not different from the others and part of a long homonomous series. In the adults these appendages, localized in the seventh ring, are modified into gonopods, that are used as claspers or to transfer sperm during the copula. During the first stages of development the seventh ring is identical to the others and it brings two pair of conventional walking legs; in one of the following stage the legs are substituted by extremely reduced structures (called squamiform appendages), that subsequently turn into gonopods. In this thesis I investigated the metamorphosis of the eighth and ninth pair of legs, that correspond to the seventh ring of the body (a ring is a morphological unit that generally is considered as two conventional segments) in two blanulids (Nopoiulus kochii (Gervais, 1847) and Blaniulus guttulatus (Bosc, 1792)), in one nemasomatid (Nemasoma varicorne C.L. Koch, 1847) and in one polydesmid (Oxidus gracilis (C.L. Koch, 1847)) millipedes. Special attention was paid to the last stage in which males maintain the eighth (and eventually the ninth) pair of locomotory appendages, the stages in which these are substituted by squamiform appendages and the first stage with gonopods. I performed investigations on the external morphology, using optical and scanning electron microscopy. Internal anatomy was described through paraffin sections. The endoskeletal structures associated with gonopods, was studied using confocal laser scanning microscopy taking advantage of the autofluorescence of the cuticle. As documented here for the first time the external modifications caused by the non-systemic metamorphosis of diplopods are associated with a huge rearrangement of internal anatomy. The degree of intensity of internal changes is different in the four species. In the two blaniulids, the consequences that gonopods have in the general trunk architecture are bigger than in the others, in particular because of the voluminous endoskeletal structures. In N. varicorne and in O. gracilis the anatomy of the trunk is less affected. In O. gracilis it was also possible to perform some observations during the last moulting period: it is during this step that squamiform appendages become gonopods undergoing larger modifications. I also present an hypothesis on the basic mechanisms that characterize gonopod formation in millipedes, according to which the changes in the seventh ring depend from the presence of a segmental marker produced during embryonic development, that is activated only much later, at the beginnig of non-systemic metamorphosis.<br>Di norma gli artropodi, nella loro vita postembrionale, affrontano periodicamente cicli di muta per potersi accrescere, essendo dotati di un esoscheletro rigido che racchiude il corpo dell’animale. Quando la muta coinvolge improvvisi e vistosi cambiamenti nella struttura dell’animale si parla di metamorfosi, un fenomeno caratterizzato da numerosi eventi di apoptosi e proliferazione cellulare. Proprio per questa ragione, lo studio dei processi coinvolti nella metamorfosi è diventato un tema ricorrente ed importante per la biologia evoluzionistica dello sviluppo (evo-devo) degli artropodi. Il principale limite di queste ricerche, tuttavia, riguarda il fatto che sono limitate ad un ristretto numero di specie e trarre conclusioni generali basandosi unicamente sui dati raccolti da pochi sistemi modello può rivelarsi rischioso. Gli studi più recenti sulla metamorfosi sono stati svolti su specie caratterizzate per la maggior parte da una metamorfosi di tipo sistemico. Si tratta principalmente di insetti olometaboli, nei quali il passaggio allo stadio adulto è costellato da cambiamenti che coinvolgono tutto il corpo dell’animale, eventualmente con gradi di intensità diversi. Tuttavia nella maggior parte degli altri artropodi i cambiamenti postembrionali sono notevolmente meno estesi, come avviene, ad esempio, negli insetti emimetaboli. Una situazione sicuramente meno frequente è quella in cui ad essere investite da un brusco cambiamento nello sviluppo siano uno o pochi segmenti non terminali, inizialmente uguali ai moduli che li precedono e che li seguono lungo l’asse principale del corpo. Questo tipo di trasformazione postembrionale, confinata in un distretto del corpo ben circoscritto, è definita, in questa tesi, metamorfosi non sistemica e si può trovare nello sviluppo postembrionale dei maschi dei millepiedi elmintomorfi. Nei maschi dei millepiedi elmintomorfi, durante il processo di crescita postembrionale, avviene un brusco cambiamento che coinvolge solo uno o due paia di appendici non terminali, inizialmente non diverse da tutte quelle che le precedono e le seguono, nel mezzo di una lunga serie omonoma. Negli adulti, infatti, queste appendici, localizzate nel settimo anello del tronco, sono modificate in gonopodi, i quali sono usati come organi di presa o veicoli per il trasferimento dello sperma durante la copula. Osservando nel dettaglio lo sviluppo del settimo anello possiamo notare che: durante i primi stadi di sviluppo è identico agli altri e porta due paia di zampe convenzionali; in un qualche stadio successivo le zampe vengono sostituite da strutture estremamente ridotte (appendici squamiformi) che, successivamente, diverranno gonopodi. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare la metamorfosi dell’ottavo e del nono paio di zampe, corrispondenti al settimo anello del tronco (unità morfologica generalmente equivalente a due segmenti convenzionali) dei seguenti diplopodi: due blaniulidi Nopoiulus kochii (Gervais, 1847) e Blaniulus guttulatus (Bosc, 1792), uno julide nemasomatide Nemasoma varicorne C.L. Koch, 1847 ed un polidesmide Oxidus gracilis (C.L. Koch, 1847). In particolare, ho analizzato l’ultimo stadio in cui i maschi presentano l’ottavo (ed eventualmente il nono) paio di appendici locomotorie, gli stadi in cui queste sono sostituite da appendici squamiformi e il primo stadio che presenta i gonopodi. Gli studi effettuati hanno previsto principalmente indagini di morfologia esterna, basate sulla microscopia ottica e sulla microscopia elettronica a scansione, mentre l’anatomia interna è stata descritta principalmente attraverso l’utilizzo di protocolli istologici. Le strutture endoscheletriche associate ai gonopodi sono state studiate attraverso l’uso del microscopio confocale a scansione laser, sfruttando l’autofluorescenza della cuticola. Dai risultati ottenuti emerge che le modificazioni esterne dovute alla metamorfosi non sistemica nei diplopodi sono associate a un notevole riarrangiamento dell’anatomia interna, documentato per la prima volta con questa tesi. Il grado di intensità dei cambiamenti interni è diverso nelle quattro specie: i due blaniulidi risentono maggiormente dell’impatto che i gonopodi hanno nell’architettura generale del tronco, in particolare a causa delle voluminose strutture endoscheletriche. Al contrario in N. varicorne, ed in particolare in O. gracilis, l’anatomia del tronco viene modificata in modo meno significativo. Nel polidesmide è stato anche possibile effettuare alcune osservazioni durante l’ultimo periodo di muta, durante il quale avvengono le maggiori modificazioni trasformando le appendici squamiformi in gonopodi. Viene inoltre presentata un’ipotesi sui meccanismi di base che caratterizzano la formazione dei gonopodi nei millepiedi, secondo la quale i cambiamenti del settimo anello dipendono dalla presenza di un marcatore segmentale prodotto durante lo sviluppo embrionale, che viene attivato solo molto più tardi, quando iniziano i cambiamenti dovuti alla metamorfosi non sistemica.
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Venco, Nicoletta. "Analisi comparata di sistemi scolastici: la matematica e il caso finlandese." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9453/.

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Abstract:
Dalle rilevazioni PISA condotte dall'OCSE nel 2003, gli studenti finlandesi sono risultati i migliori in Europa in capacità di lettura e competenze matematiche. Vari esperti in didattica si sono quindi interrogati cercando quali aspetti rendessero eccellente il sistema finlandese. Altri, invece, hanno sostenuto che le prove PISA rilevassero solo alcune abilità senza tener conto delle conoscenze apprese a scuola, quindi il successo finlandese potrebbe essere dovuto al caso. Infatti nei test TIMSS, gli alunni finlandesi hanno avuto risultati mediocri. La tesi cerca di spiegare i “segreti” del sistema scolastico finlandese e di confrontarlo con la scuola italiana. Sono state osservate in loco le lezioni di matematica in alcune classi campione di una scuola finlandese all’ottavo e nono anno di scolarità. Si analizza la didattica sotto diversi punti di vista e si confrontano i libri di testo finlandesi e italiani su uno specifico argomento ritenuto di cruciale importanza: i polinomi. Si evidenzia che la differenza nei risultati delle rilevazioni non dipende tanto dalle differenze dei sistemi scolastici quanto all'impostazione culturale dei giovani finlandesi.
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Caletti, Gian Marco <1988&gt. "Il grado di colpa punibile. Un'indagine comparata con i sistemi anglosassoni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8655/1/Caletti_Il%20grado%20di%20colpa%20punibile.%20Un%27indagine%20comparata%20con%20i%20sistemi%20anglosassoni_finale.pdf.

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Abstract:
Nonostante sia tema “perennemente de lege ferenda”, la graduazione della colpa penale rimane, anche a discapito delle recenti riforme in materia di responsabilità sanitaria, uno dei temi aperti del diritto penale contemporaneo. L’abbraccio “dogmatico”, che, quotidianamente, si verifica nelle aule di giustizia tra la colpa penale ed il suo equivalente civilistico, rende ormai ineludibile una riflessione sul modello di punibilità a tappeto della colpa lieve adottato dall’ordinamento italiano. Il presente lavoro, allora, prende le mosse dalle recenti riforme italiane che avevano “promesso” un ripensamento della colpa in ambito sanitario, per rilevarne le criticità di fondo che hanno impedito il conseguimento degli intenti dichiarati. L’attenzione viene poi rivolta alla comparazione e, nella specie, ai sistemi giuridici di Common Law, che prevedono un assetto della responsabilità per colpa del tutto peculiare rispetto a quello tipico degli ordinamenti continentali. L’analisi, incentrata sulla giurisprudenza e la dottrina (principalmente inglesi, statunitensi e neozelandesi), offre indicazioni di estremo interesse per il Civil Lawyer che voglia approcciarsi all’“oscuro” tema del grado della colpa punibile.<br>Despite it is a subject always "de lege ferenda", the degree of punishable negligence is still one of the issues of contemporary criminal law, even after the recent reforms of medical malpractice's responsibility. The theoretical embrace of criminal negligence with the civil one, makes it necessary to rethink our model based on "simple" negligence. This dissertation, then, starts from the recent italian reforms of medical malpractice's responsibility, which had promised a rethinking of the medical negligence. Then, the discourse moves to the comparison with "common law" legal systems, which have a different type of negligence: "Gross Negligence". This analysis of case law and theory (in particular British, American and New Zealand) is very intersting for the civil lawyer who wants to deal with the degree of punishable negligence.
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Raimondo, Francesca <1990&gt. "Le sfide della cittadinanza fra appartenenza e pluralismo. Una prospettiva comparata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9056/1/Raimondo_Francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si inserisce nell’attuale corrente di rinnovata attenzione allo status di cittadino e segue un percorso di analisi finalizzato ad individuare le modalità mediante le quali la cittadinanza, intesa come appartenenza in una comunità sociale e politica organizzata, sia sottoposta a tensioni nell’alveo di ordinamenti giuridici che si caratterizzano per un crescente pluralismo etnico, religioso, linguistico e culturale. La ricerca esamina la “cittadinanza come appartenenza” nelle sue principali “dinamiche”: acquisizione, denazionalizzazione e doppia cittadinanza. Al termine dell’analisi comparata, che assume come focus i casi canadese, britannico e australiano, si rileva che la “cittadinanza come appartenenza” pare sottoposta ad un restrictive e cultural turn e sembra perciò declinata in maniera escludente nei confronti di determinate categorie di soggetti. Linea che di fatto si traduce nella cd. culturalizzazione della cittadinanza, nel preoccupante ritorno ad una dimensione di privilegio e nella valorizzazione d’una appartenenza soprattutto formale.<br>The research study is part of the present renewed interest in citizenship and aims at exploring the ways through which citizenship, intended as membership and belonging in a social and political community, is under pressure and subjected to powerful changes due to the increasing ethnic, religious, linguistic and cultural pluralism that characterizes contemporary Western societies. The research examines "citizenship as belonging" in its three main "dynamics": acquisition of citizenship – notably naturalization –, denationalization and dual citizenship. At the end of the comparative analysis – which takes Canada, UK and Australia as prototypical case studies – it could be argued that "citizenship as belonging" is undergone a restrictive and cultural turn that ends up excluding some classes of people. This restrictive and cultural turn results in the so-called culturalization of citizenship, in the worrying return to “citizenship as a privilege” rhetoric and in the promotion of the sole formal belonging to the community.
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LEPORI, EMANUELA CAROLINA. "Penelope riscritta : Analisi comparata ed interpretazione critica di un tema letterario." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1288.

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Abstract:
In questa tesi si analizza il tema di Penelope dal punto di vista della letteratura comparata, alla luce di una selezione di critica recente e con l'intento di redigere una breve serie di saggi critici che siano redatti in varia estensione ed esibiscano tagli differenti. Indagato è quindi, a partire dal testo omerico e poi ovidiano dell'antico personaggio mitologico femminile, un ventaglio di opere poetiche e narrative che ne ripropongono la figura, ricreandone altresì i motivi, all'interno della letteratura occidentale del XX e XXI secolo, in particolare di quella inglese.<br>In this dissertation I analyze the theme of Penelope from the point of view of comparative literature, in the light of a selection of recent criticism, and with the aim of writing a short series of critical essays that are shaped in various sizes and show a different composition. Starting from Homer's and then Ovid's text of this ancient female mythological character, I thus investigate a choice of poetic and narrative works which renew her figure, by also recreating her motives, within the domain of Western literature of the twentieth and twenty-first century – particularly English literature.
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LEPORI, EMANUELA CAROLINA. "Penelope riscritta : Analisi comparata ed interpretazione critica di un tema letterario." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1288.

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Abstract:
In questa tesi si analizza il tema di Penelope dal punto di vista della letteratura comparata, alla luce di una selezione di critica recente e con l'intento di redigere una breve serie di saggi critici che siano redatti in varia estensione ed esibiscano tagli differenti. Indagato è quindi, a partire dal testo omerico e poi ovidiano dell'antico personaggio mitologico femminile, un ventaglio di opere poetiche e narrative che ne ripropongono la figura, ricreandone altresì i motivi, all'interno della letteratura occidentale del XX e XXI secolo, in particolare di quella inglese.<br>In this dissertation I analyze the theme of Penelope from the point of view of comparative literature, in the light of a selection of recent criticism, and with the aim of writing a short series of critical essays that are shaped in various sizes and show a different composition. Starting from Homer's and then Ovid's text of this ancient female mythological character, I thus investigate a choice of poetic and narrative works which renew her figure, by also recreating her motives, within the domain of Western literature of the twentieth and twenty-first century – particularly English literature.
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AZZONI, MARCO. "Subordinazione e dipendenza economica. Evoluzione della disciplina interna e prospettiva comparata." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2017. http://hdl.handle.net/11571/1203336.

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Abstract:
La tesi si occupa di ricostruire l’evoluzione delle tecniche adottate dal nostro ordinamento per individuare l’area del lavoro protetto, vagliandone la perdurante idoneità rispetto alla loro ratio e ponendole a confronto con le soluzioni funzionalmente equivalenti adottate dagli ordinamenti di altri Paesi europei. Il lavoro si dedica dapprima alla ricostruzione della nozione tradizionale di lavoro subordinato incardinata sull’elemento dell’eterodirezione, soffermandosi, poi, sui recenti mutamenti del contesto produttivo che avrebbero reso la stessa progressivamente inidonea a individuare in modo esaustivo il campo di applicazione del diritto del lavoro. Conseguentemente, la tesi si occupa di analizzare i più recenti orientamenti giurisprudenziali che hanno attribuito rilievo, ai fini dell’identificazione della subordinazione, al criterio dell’eterorganizzazione, nonché di ricostruire il quadro delle fattispecie elaborate dal legislatore italiano al fine di attribuire maggiori tutele a lavoratori giuridicamente autonomi ma i cui rapporti di lavoro presentino caratteristiche tali da evidenziare esigenze di maggiore tutela rispetto a quelle offerte dal diritto contrattuale comune (collaborazioni coordinate e continuative, lavoro a progetto, art. 69 bis d.lgs. n. 276/2003). L’elaborato si concentra poi sulle soluzioni impiegate negli ordinamenti di altri Paesi europei (in particolare quelli di Spagna e Regno Unito) al fine di individuare la porzione di lavoro non subordinato a beneficio della quale prevedere un’estensione di tutele, evidenziandone ratio e criticità del loro operare in concreto. La parte finale del lavoro si focalizza sull’art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015: dopo l’esame delle ricostruzioni dottrinali che si sono occupate di evidenziarne e risolverne i punti più controversi, l’elaborato spiega alcune possibili difficoltà operative che potranno evidenziare i criteri selettivi individuati dalla norma, argomentando una possibile opzione interpretativa idonea a conciliare la norma stessa con gli altri principi legislativi e giurisprudenziali esistenti in materia di distinzione tra lavoro autonomo e subordinato. Il risultato dell’esegesi viene proposto come idoneo a garantire la coerenza sistematica della norma, ma si problematizza l’effetto di consolidamento della logica dicotomica che il nuovo assetto comporterebbe. Il lavoro mette in luce, infatti, come nell’ambito degli altri ordinamenti esaminati sia diffusa una logica di individuazione di aree di lavoro genuinamente autonomo ma bisognoso di protezione in quanto economicamente dipendente, e ciò anche a prescindere dall’impiego di criteri di misurazione quantitativa della dipendenza economica stessa, che, come emergerebbe dall’indagine svolta sulla prassi applicativa spagnola, mostrerebbero notevoli difficoltà operative. La tutela del lavoro autonomo dipendente (o debole) economicamente – si conclude – potrebbe essere affidata all’individuazione di criteri di misurazione indiretta volti ad accertare la mancanza di un contatto diretto con il mercato da parte del prestatore, sull’esempio di quanto avviene nel Regno Unito.
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Boscolo, Gioachina Federica <1993&gt. "TASSAZIONE DELLE ROYALTIES DELLE SOCIETA’ IN PROSPETTIVA NAZIONALE, TRANSNAZIONALE E COMPARATA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10770.

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Abstract:
I beni immateriali nell’economia odierna, definita knowledge economy, sono una risorsa indispensabile per la competizione e la crescita delle imprese. A livello imprenditoriale si ha quindi la necessità di proteggere gli intangible assets attraverso i Diritti di proprietà intellettuale, per tutelarsi da eventuali abusi da parte di soggetti non autorizzati e per avere il monopolio sul loro sfruttamento. Un soggetto, concedendo o cedendo questi beni, riceve una royalty che, essendo una componente di reddito positivo, è assoggettata ad imposizione fiscale. A causa dell’immaterialità del bene ne deriva una facile “mobilità” verso Paesi con tassazione più favorevole e ne consegue una perdita di gettito e di attività dallo Stato. Sussistono inoltre problemi di doppia imposizione fiscale dovuti dalle normative vigenti che disciplinano la tassazione in base sia alla residenza del soggetto percettore sia alla fonte del reddito. Come risposta a queste problematiche vari Paesi europei si sono attivati introducendo incentivi in R&S e tassazioni agevolate delle royalties (regime del Patent Box), in modo tale da attrarre gettito nelle casse statali e investimenti nel Paese, e hanno adottato a livello transnazionale misure per eliminare la doppia imposizione fiscale come le Convenzioni e le Direttive europee. La definizione di royalties, e la relativa disciplina, varia a seconda della tassazione a cui si riferisce (nazionale, comunitaria, internazionale) e questo comporta problematiche di coincidenza. Con la presente tesi saranno analizzate le tassazioni interne e transnazionali delle royalties delle società in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Lussemburgo e sarà eseguita una comparazione tra normative.
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BREUKER, VALERIA. "L'EFFETTO DIRETTO DELLE ORIGINI SOCIALI SULLA DESTINAZIONE OCCUPAZIONALE IN PROSPETTIVA COMPARATA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/635953.

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Abstract:
The direct effect of social origin on occupational destination in comparative perspective Research on social stratification has extensively studied the association between parental status and children’s occupational achievement (intergenerational mobility), as well as the association between parental status and children’s educational achievement (inequality of educational opportunities), which appears to be a substantial part of the former association. In comparison, less work has been devoted to the study the direct effect of social origin (DESO) on occupational outcomes, that is the association between family background and occupational attainment which remains to be observed when education is controlled for (OD|E). This dissertation includes 4 main sections. First of all, it outlines with an historical approach the main contributions of the literature and the main methodological paradigms concerning the relationship between social origin, education and destination. This chapter reports the major contributions in social mobility, social stratification studies and recent developments in the fields. Secondly, this work investigates the existence of the DESO using fully comparable data including all European countries (EU-Silc 2005 and 2011 and ESS 2002-2014). It also looks at the variation of the DESO depending on individual’s education. A relevant feature of the study is that it explores whether the effect of social origin on social destination changes when different measures of occupational achievement are considered. The use of different measures of occupational outcomes is not just a robustness check, but has also a theoretical relevance, enabling us to explore the different patterns of the intergenerational transmission of different dimensions of inequality. The study compares the empirical evidence between females and males, in order to observe the gender variation of the DESO in the European context and to compare country clusters. The third and the fourth sections deal with one of the mechanisms by which the DESO works, that is the differences in productivity related to the family of origin. It looks in two different ways to the competences required for an occupational career, including both cognitive and non-cognitive competences. The third chapter shows a common competence structure in 21 countries, and its relationships with the different dimensions of the DESO. The fourth chapter analyzes the direct effect of social origin on cognitive competences, showing how it varies as a function of changing educational institutions in Western countries. The third chapter considers the literature which has shown that competencies are positively associated with social origin, education and occupational status (Bowles & Gintis, 1979; Heckman et.al. 2006; 2013; Brunello & Schlotter, 2011; Barone & Van de Werfhorst, 2011). Moreover, the modernization process, after three industrial revolutions and the increase of technology, changes the set of competences needed in education and in the labor market, similarly in all the western industrial economies. The aim of this work is threefold. First, it studies the factor analytic structure of 43 competencies, in three domains: literacy, numeracy and non-scholastic skills, which are homogeneous in 21 countries using PIAAC data (2013). Second, it studies the effect of parental education, education, occupation, income, age and gender on 11 skill factors. Third, it shows the variation in these relationships with competencies used at work and in daily life. A configurational and congeneric structural model of competencies is estimated for all countries with three correlated errors. There is a convergence of the competences structure across countries, related to the technological and industrial development in Western countries, but there are also country-specific characteristics due to national development paths. There are positive correlations among all the competences and the exogenous variables, except for age, which has a negative path coefficient. In the model the correlations of education and parental education (background) with most competences, but some cognitive skills, are weak in all countries. However, both cognitive and non-scholastic skills show a strong association with occupation and income (destination), confirming previous literature (Heckman, 2016; 2013). Moreover, there are higher correlations among non-scholastic skills and income and cognitive skills and occupation in all countries. In all the countries, there are differences in the magnitude of the relationship among competences’ factors and exogenous variables, holding separate work and daily life dimensions. Separating the sample by age (under 35, above 35; threshold chosen to have sufficient cases for all countries), we argue that older respondents, having had their education earlier, might show weaker correlations of education with the skill factors than younger correspondents. We could not confirm this hypothesis because in most of the countries the oldest age group shows highest correlations among education and competencies. Finally, the fourth chapter analyzes the difference in productivity from another perspective, studying the direct effect of social origin on cognitive competences, controlling for the change of different educational institutions over time. One of the main reasons why education should matter for intergenerational attainment is its importance in the development of skills and competences, but the literature has rarely considered their links to family background. Moreover, it is well established that intelligence and cognitive competences of younger generations have been improving over time (Flynn, 2013). Researchers have identified changes in educational institutions as one of the key factors behind both trends of weakening importance of family background for education and improving cognitive skills (e.g. Williams, 2013; Baker, 2015; Pöyliö et al. 2018). The modernization process has favoured the implementation of a set of reforms aiming at opening educational institutions to children with more diverse family backgrounds: educational expansion, the removal of dead-ends in higher education pathways, rising of compulsory school age, and, as a consequence, increasing equal opportunities. The chapter studies the associations between social origin, changes in educational institutions and cognitive competences. It is argued that there is a direct effect of social origin on cognitive competences, controlling for the tertiary education, parental tertiary education and differences between educational institutions. The study uses again PIAAC (2013) data for 21 western countries, matched with cohort-specific information on educational policies concerning the removal of dead-end of secondary and tertiary education. Data are analyzed through OLS estimates for the sample, applying population weights and country fixed effects, as well as a set of country-specific estimations for the comparative purposes. The chapter shows that the competences are higher in younger age than in older age. Parental tertiary education contributes to skills over and above children’s own education or institutional changes. Educational institutional changes reduce the importance of direct and indirect effect of parental tertiary education, with the exception of reforms. On average, reforms increase the importance of family background. It has been showed that children of advantaged families are better able to exploit the possibilities of institutional change to further improve their abilities.
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TRIVENTI, MORIS. "L'istruzione terziaria in prospettiva comparata. Assetti istituzionali, partecipazione e disuguaglianze sociali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/11954.

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Abstract:
Access to tertiary education expanded dramatically in the last century and higher education became an institution with a «mass» participation. The rapid increase in the number of enrolments has been followed by a raise in the heterogeneity of undergraduate population, because higher percentages of students from lower social classes and with a weaker scholastic background entered university. In this context one of the aims of higher education institutions (HEIs) is to promote participation and to guarantee students from disadvantaged families the opportunity to enter and complete higher education, if they are sufficiently motivated and able. Literature review on this topic shows that higher education systems (HES) widely differ in the way they are able to achieve this goal. In fact, the level of social inequality in access and degree completion according to social origins varies across countries. My work hypothesizes that they way in which HES are structured reduce or enhance the overall level of access and differences among social groups in the probability to successfully complete a tertiary degree. To test this hypothesis I analyze macro and micro data from 15 industrialized countries, with different institutional profiles and level of inequality (Australia, New Zealand, United States, Canada, Sweden, Norway, Ireland, Great Britain, the Netherlands, Germany, Austria, Belgium, France, Italy, and Japan). The first chapter of the thesis is devoted to an overview of the main developments of HES in a number of industrialized countries and to answer this question: is it possible to observe a convergence in the institutional arrangements of HES over time? I show that several processes have pushed towards a convergence in some aspects of institutional configurations: a) the common expansion of student access; b) the role of international organizations like OECD, UNESCO, World Bank and Eurydice in setting a common «agenda» of issues and objectives; c) the hegemonic role of US higher education, often seen as an example of advanced system to be imitated; d) the «Bologna process», which promoted a structural transformation of degree courses and other aspects in European tertiary education systems. Nonetheless, these macro-processes are counterbalanced by the actual reforms’ implementation, which is strongly affected by the existent institutional arrangements, political forces, predominant ideological views, socioeconomic and cultural conditions in each nation. This means that even if HES face a set of common problems in different historical periods, they maintain rather different institutional profiles. These institutional configurations can be seen as diverse ways to solve problems derived from the expansion and diversification of student population and from growing financial constraints. In the second chapter I show that also change of social inequality followed different trends across countries. Moreover, the enlargment of rooms in higher education is not an effective way to promote a reduction of relative inequalities, because students from upper classes are often the first who take advantage of educational expansion. On the contrary, expansion could help to reduce absolute inequalities among social groups, because it improves the overall educational attainment of lower class students. The second part of this work is dedicated to a) identify the main characteristics which define the institutional profile of HES; b) determine the position of each country using several indicators; c) create an empirical typology of HES on the basis of similarities and differences among their institutional configurations. I show that HES can be conceived as an institution in a complex set of relations with other institutions: school system, State, family and market. School system has the main task to educate and train young people, transmitting them knowledge and skills. A large part of these students decide to enter higher education and their probability of success is strictly connected to their previous school career. State finances HEIs, defines the basic rules of system functioning and sets universities’ degree of autonomy. Families provide students with financial assistance, along with various kinds of public support (grants, loans, etc.). Lastly, HES are characterized by different levels of stratification and professionalization, which affect graduates’ characteristics and their degree of success in the labour market (employability, wage, etc.). Furthermore, according to the economics of education, occupational returns can be viewed as an incentive or disincentive for enrolment in higher education among high school leavers. In the fourth chapter I elaborate an empirical classification of HES, based on a multidimensional view of their institutional configurations, which are defined by 15 indicators related to investment, autonomy, accountability, economic affordability, stratification and privatization. The empirical typology suggests the existence of fourth clusters of countries, which resemble the typology of welfare regimes. Australia, New Zealand, Great Britain and Japan constitute the Liberal regime, United States and Canada the North-American one; Belgium, Austria, the Netherlands, Germany, France, Italy and Ireland the Continental regime, while Sweden and Finland the Nordic regime. The fifth chapter is devoted to an investigation of the outcomes of HES: participation and social inequality. Firstly, I show the way to operationalize the concepts of participation and inequality; secondly I discuss the limits of a comparative analysis of these phenomena. I rely on macro data to measure student participation in higher education, using indicators on access, participation, drop-out and degree attainment. Micro data are instead used to derive indexes of inequality. The degree of inequality is measured by the partial association of parents’ education and the probability of tertiary education attainment estimated with binary logistic regression models. I elaborate both relative and absolute measures of the «effect» of social origins. In the sixth chapter these indicators are related to the empirical typology and to HES specific institutional configurations, in order to answer this basic research question: is there a relation between the institutional profiles of HES and their degree of openness to students? The analysis suggests an affirmative answer, within the limits of available data. First of all, participation and inequality vary according to the typology of HES. The level of tertiary education attainment is higher in the Nordic and North-American regimes, followed by the Liberal and the Continental ones. A similar order emerges looking at inequality indicators: the Nordic countries are the most equal, followed by the Anglo-American systems. The Continental regime is instead characterized by a relatively high level of inequality, compared to the other systems. In the last part, a fuzzy-set analysis is used to discover whether particular combinations of institutional traits are systematically associated with a higher degree of participation and equality in tertiary education attainment. Results corroborate hypotheses derived from the economics of education and the social stratification studies. The combination of a low tracked school system with a high level of investment, privatization and occupational returns of higher education constitutes a sufficient condition for a large participation. A low level of tracking in the school system combined with a good financial affordability and a low privatization is related to a low degree of social inequality, whereas privatization and stratification seem not to amplify inequality.
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Minardi, Matteo. "Analisi comparata di tecnologie open-source per l'elaborazione di flussi di dati." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19760/.

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Abstract:
L'aumento della produzione di dati nel panorama informatico ha segnato da anni la nascita di vere e proprie realtà che basano le loro decisioni su informazioni estrapolate da elaborazioni intelligenti sui “dati'”. Le fonti che producono dati sono sempre di più, aumentano ogni giorno in maniera esponenziale. La quantità di dati prodotta supera di gran lunga le aspettative di qualche anno fa. L'obiettivo ora non è più quello di generare dati precisi e derivanti da dispositivi nuovi. Al giorno d'oggi qualsiasi smartphone possiede centinaia di sensori, ogni dispositivo ha accesso a piattaforme che producono flussi impensabili di dati connessi a informazioni preziose per realtà che hanno a che fare con il settore. Il problema odierno è come elaborare questi dati, come gestire questi flussi infiniti e imprevedibili di dati provenienti da fonti sconosciute e sparse. Una realtà informatica deve essere pronta a questo, una realtà informatica non può permettersi di lasciare indietro l'occasione di ricavare qualcosa da tutto questo. Così come i dati anche questa tesi intraprende un percorso. Il percorso parte affrontando nel primo capitolo i concetti base del panorama informatico che affronta queste tematiche. Il primo capitolo infatti fornisce un background generale sul dato in sé e le sue caratteristiche; prosegue chiarificando dove i dati vengono salvati e in che modalità. Ad un livello più tecnico viene spiegato con quali architetture fisiche e con quali pattern progettuali vengono gestiti ed elaborati questi dati in maniera efficiente. Dopo l'infarinatura generale vengono prese in esame una selezione di tecnologie moderne che manipolano flussi di dati di grandi dimensioni al fine di metterne in chiaro i vantaggi e le caratteristiche. Vengono presentati per ognuna di esse i concetti alla base, le motivazioni e gli obiettivi che rendono tutto ciò indispensabile per la creazione di un sistema complesso di elaborazione di dati.
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MAMELI, VERONICA. "LA RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO COME MISURA ANTI-CRISI: UN' ANALISI COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40639.

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Abstract:
Lo scopo della tesi è quello di mettere a confronto, attraverso la metodologia comparativa, alcuni istituti giuridici di riduzione dell’orario lavorativo, volti al perseguimento della salvaguardia dei posti di lavoro, in Italia, Francia e Germania. Nel primo capitolo viene trattata la disciplina normativa italiana dei contratti di solidarietà difensiva, destinati alla preservazione dei posti di lavoro in luogo dei licenziamenti e dei contratti di solidarietà espansiva, preposti alla creazione di posti di lavoro, dalla L. n. 863/1984 fino al D. Lgs. n. 148/2015. Nel secondo capitolo ci si sofferma sul sistema di sicurezza sociale francese, sui contratti di solidarietà difensiva francesi, gli “accords de maintien dans l’emploi” e i contratti di solidarietà espansiva, gli “accords de développement de l’emploi”, così come modificati dalla L. n. 1.088 del 2016. Nel terzo capitolo infine si delinea una panoramica degli strumenti anti-crisi tedeschi di riduzione dell’orario di lavoro, quali la "Kurzarbeit", l’"Arbeitszeitkorridor" e l’ "Arbeitszeitkonto", soffermandosi sulla disciplina della riduzione d’orario alla luce della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea. Il lavoro si conclude sulla base di quanto esposto, con una riflessione attraverso l’analisi economica del diritto circa l’efficacia o meno di tali misure anti-crisi di riduzione dell’orario di lavoro.<br>The aim of the PhD thesis is to compare, through the comparative methodology, some legal tools of the reduction of working hours, aimed at pursuing the safeguarding of job’s places, in Italy, France and Germany. The first chapter shows the Italian legal framework of the "defensive solidarity contracts", and "expansive solidarity contracts", by Law n. 863/1984 up to the D. Lgs. n. 148/2015. The second chapter focuses on the French social security system, on "French defensive solidarity contracts", called "accords de maintien dans l’emploi" and the "expansive solidarity contracts", called "accords de développement de l’emploi", as amended by Law n. 1.088 of 2016. The third chapter focuses on German anti-crisis instruments of working hours reduction, such as the "Kurzarbeit", the "Arbeitszeitkorridor" and the "Arbeitszeitkonto", and their legal framework related to the jurisprudence of the European Court of Justice. The PhD thesis ends with a reflection regarding the effectiveness of these anti-crisis measures of the reduction of working hours, thanks to the economic analysis of law.
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MAMELI, VERONICA. "LA RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO COME MISURA ANTI-CRISI: UN' ANALISI COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40639.

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Abstract:
Lo scopo della tesi è quello di mettere a confronto, attraverso la metodologia comparativa, alcuni istituti giuridici di riduzione dell’orario lavorativo, volti al perseguimento della salvaguardia dei posti di lavoro, in Italia, Francia e Germania. Nel primo capitolo viene trattata la disciplina normativa italiana dei contratti di solidarietà difensiva, destinati alla preservazione dei posti di lavoro in luogo dei licenziamenti e dei contratti di solidarietà espansiva, preposti alla creazione di posti di lavoro, dalla L. n. 863/1984 fino al D. Lgs. n. 148/2015. Nel secondo capitolo ci si sofferma sul sistema di sicurezza sociale francese, sui contratti di solidarietà difensiva francesi, gli “accords de maintien dans l’emploi” e i contratti di solidarietà espansiva, gli “accords de développement de l’emploi”, così come modificati dalla L. n. 1.088 del 2016. Nel terzo capitolo infine si delinea una panoramica degli strumenti anti-crisi tedeschi di riduzione dell’orario di lavoro, quali la "Kurzarbeit", l’"Arbeitszeitkorridor" e l’ "Arbeitszeitkonto", soffermandosi sulla disciplina della riduzione d’orario alla luce della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea. Il lavoro si conclude sulla base di quanto esposto, con una riflessione attraverso l’analisi economica del diritto circa l’efficacia o meno di tali misure anti-crisi di riduzione dell’orario di lavoro.<br>The aim of the PhD thesis is to compare, through the comparative methodology, some legal tools of the reduction of working hours, aimed at pursuing the safeguarding of job’s places, in Italy, France and Germany. The first chapter shows the Italian legal framework of the "defensive solidarity contracts", and "expansive solidarity contracts", by Law n. 863/1984 up to the D. Lgs. n. 148/2015. The second chapter focuses on the French social security system, on "French defensive solidarity contracts", called "accords de maintien dans l’emploi" and the "expansive solidarity contracts", called "accords de développement de l’emploi", as amended by Law n. 1.088 of 2016. The third chapter focuses on German anti-crisis instruments of working hours reduction, such as the "Kurzarbeit", the "Arbeitszeitkorridor" and the "Arbeitszeitkonto", and their legal framework related to the jurisprudence of the European Court of Justice. The PhD thesis ends with a reflection regarding the effectiveness of these anti-crisis measures of the reduction of working hours, thanks to the economic analysis of law.
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Franca, Simone. "Le condizioni dell'azione nel processo amministrativo. Un'indagine comparata tra Italia e Germania." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/253358.

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Abstract:
The research analyses the locus standi before administrative courts in Italy and Germany, in the perspective of the evolution of the aim and the scope of the judicial review of the administrative action. Starting from an examination of the historical outlines regarding the judicial review in the two systems, the current research explores the theoretical contours of the concepts of standing and interest to act, focusing also on the analysis of the judicial understanding of both these concepts. The analysis is conducted from a comparative point of view, through the study of the case law in the Italian and German legal systems. The aim pursued is to verify, through a comparison between the different experiences, the existence of a possible ongoing mutation - attributable to the Europeanisation of the administrative process - that alters the characteristics of the Italian and German administrative judgment in the access to protection. The comparative investigation shows how the changes that can be found in the judicial review of are in part analogous in the two legal systems and are connected to the importance of certain interests of a general nature at the legal level. It also makes it possible to reflect on the identification of a model capable of overcoming the difficulty regarding the compatibility between interests of a general nature and the predominantly subjective logic of the judicial review of administrative action in Italy and Germany.
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Franca, Simone. "Le condizioni dell'azione nel processo amministrativo. Un'indagine comparata tra Italia e Germania." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/253358.

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Abstract:
The research analyses the locus standi before administrative courts in Italy and Germany, in the perspective of the evolution of the aim and the scope of the judicial review of the administrative action. Starting from an examination of the historical outlines regarding the judicial review in the two systems, the current research explores the theoretical contours of the concepts of standing and interest to act, focusing also on the analysis of the judicial understanding of both these concepts. The analysis is conducted from a comparative point of view, through the study of the case law in the Italian and German legal systems. The aim pursued is to verify, through a comparison between the different experiences, the existence of a possible ongoing mutation - attributable to the Europeanisation of the administrative process - that alters the characteristics of the Italian and German administrative judgment in the access to protection. The comparative investigation shows how the changes that can be found in the judicial review of are in part analogous in the two legal systems and are connected to the importance of certain interests of a general nature at the legal level. It also makes it possible to reflect on the identification of a model capable of overcoming the difficulty regarding the compatibility between interests of a general nature and the predominantly subjective logic of the judicial review of administrative action in Italy and Germany.
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Lanaro, Monica <1989&gt. "Aggregate cultural portals: un'analisi comparata dei casi Europeana e Google Cultural Institute." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6178.

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Abstract:
In accordo con il fenomeno di digitalizzazione dell'informazione e della conoscenza, le istituzioni culturali stanno integrando nei loro business model le attività relative allo sviluppo della presenza online. Alle più note tipologie di museo virtuale si sono aggiunti recentemente gli aggregate cultural portals, i quali riuniscono i contenuti digitalizzati delle istituzioni culturali in un unico sito web. Questa tesi presenta un’analisi comparativa tra Europeana e Google Cultural Institute, al fine di definire più precisamente gli aggregate cultural portals e individuare le tendenze e le migliori pratiche per la loro gestione.
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Accardo, Fabiana <1991&gt. "Sistemi reputazionali e responsabilità civile : un'analisi comparata delle esperienze italiana e statunitense." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17822.

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Abstract:
Il frammentato panorama dell’economia dell’informazione è ad oggi contraddistinto dall'emersione di peculiari fenomeni nello scenario della Rete. Uno di questi è costituito dai sistemi reputazionali. Si tratta di strumenti elaborati al fine di ridurre i fallimenti di mercato derivanti dalle situazioni di asimmetria informativa e predisposti ex ante allo scopo preordinato di stabilire la credibilità del singolo. I sistemi reputazionali sono stati definiti come «strutture informative che aggregano e diffondono dati relativi alla reputazione individuale entro un certo contesto di riferimento, con la funzione di offrire indicazioni utili alla conclusione degli affari e favorire la creazione di fiducia nel mercato». È evidente che essi siano forieri di molteplici problematiche e che in misura sempre più rilevante informino il contesto giuridico. A tal proposito, innumerevoli sono le controversie recentemente sorte sul contenuto di questi sistemi: recensioni e feedback online stanno causando degli effetti distorsivi rispetto allo scopo della loro originaria elaborazione. In questo contesto è l’apporto giurisprudenziale a fornire i primi risultati tangibili sul tema, ma il pieno sviluppo degli orientamenti sulla responsabilità eventualmente ascritta alle piattaforme che elaborano i sistemi di reputazione è tuttora ostacolato dalle lacune normative sul punto. Da ciò ne deriva la difficoltà di fornire un chiaro indirizzo sulle modalità utilizzate per affrontare il dilagante fenomeno delle recensioni false ed ingannevoli, le cui conseguenze lesive sono pregiudizievoli sia nei confronti di operatori economici presenti sulla Rete che dei consumatori, spesso fuorviati nel loro consenso contrattuale. Occorre allora valutare se, allo stato dell’arte, sia possibile intravedere delle proposte di regolazione o se i sistemi di reputazione siano lasciati alle incontrollabili logiche di mercato dei grandi “colossi” dell’informazione.
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ORRU', MARTINA. "Analisi comparata dei delitti sessuali con particolare riferimento agli elementi normativi culturali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/249628.

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Abstract:
Migratory phenomenon is an important factor in criminal law. It rappresents fast cultural changes and therefore the everlasting issue of the relationship between criminal law and heritage and morality. Sensitive institutions are the normative elements, in particular the extra-legal component. In the first section it analyzes the tenets of the normative elements in criminal law, with focus on the german tenets. The second one is the in-depth analysis of the cultural, normative elements in german and italian sexual offences legislation.
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Menguzzato, Angela. "Analisi comparata delle esternalità ambientali dell'agricoltura biologica e convenzionale mediante benefit transfer." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425211.

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Abstract:
After world war II, in developed countries the growth in agricultural activities has been pushed by technological change. Machinery and chemical inputs, irrigation, plant and animal breeding were the main drivers of agricultural productivity growth. While modern agriculture has succeeded in making large quantities of goods available at reasonable prices, the environment has suffered dramatic changes which can be seen as a cost for the society. Consequently, it is important to understand the role of multifunctionality in agriculture and its effect on the environment. Human activities have great responsibilities in changing relationships between environment and agriculture. In fact, agronomical practices and intensive use of mechanical and chemical inputs interact with different resources and change the quality of them. Biodiversity, water and air quality are especially affected by soil management practices. In other words, each farmer trough its activities, may impact the welfare of others, i.e. by reducing the welfare of overall society. Farmers are not likely to take into account the spill over effects of their production decisions unless appropriate policies are introduced. As a matter of fact, the evaluation of agricultural externalities is both intricate (because the different environmental components interact in complex ways) and policy relevant matter. Even thought agricultural externalities have been widely studied by many authors in the past, and in most cases the focus was on its technical characteristics more than on the economics of it. While it is fairly undisputed that agricultural activities are associated with relevant environmental externalities, there is no consensus on how organic production methods compare to conventional practices. In this work an evaluation of environmental externalities produced by agriculture is carried out, using the benefit transfer methodology, in order to point out the differences between conventional and organic practises. The wiliness to pay (WTP) in Veneto for biodiversity, soil and water quality, has been estimated. The results showed that in Veneto the WTP for the water would be around 50-54 euro/ha, for the soil would be around 46-49 euro/ha and for the biodiversity would be around 27-28 euro. Finally, considering these data, it was possible to estimate a range for the vale of the benefits provided by farming organically.
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BONFANTI, SILVIA. "L'arbitrato nelle controversie di lavoro: analisi comparata dei modelli nazionale e statunitense." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/222180.

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Abstract:
Il legislatore, negli ultimi anni, ha operato diverse modifiche in materia di arbitrato; tuttavia, le iniziative atte a promuovere i sistemi alternativi di soluzione delle controversie, come strumenti per deflazionare la giustizia statuale e ottimizzare in tal modo l’efficienza del sistema giudiziario, non hanno ottenuto risultati incoraggianti. Nell’ordinamento nazionale si nota, infatti, una chiara prevalenza degli strumenti di composizione giudiziale delle controversie, condotti dal giudice, alla quale si contrappone un’apparente assenza di ADR. Negli Stati Uniti è chiara l’idea che “arbitration is a creature of contract, and the parties themselves, by their submission, define the power of arbitrators”; questo trova sostegno nel fatto che se l’accesso al sistema giudiziario è troppo costoso e insoddisfacente, chi è in grado di scegliere tenderà a sottrarsi al processo, sottoscrivendo clausole compromissorie o compromessi. La soluzione adottata dall’ordinamento statunitense prevede un “multi-door Courthouse”, dove il cittadino può scegliere la strada di risoluzione della lite più consona alle proprie esigenze. La situazione italiana è molto più problematica; certamente la frammentarietà delle disposizioni legislative ha creato una generale sfiducia nei confronti degli strumenti di risoluzione alternativa della lite, a partire dall’arbitrato sino ad arrivare alle ipotesi di mediazione. Le cause più profonde all’origine di tale atteggiamento negativo sono da ricercare innanzitutto nella diversità culturale dei due sistemi. La formazione giuridica dell’ordinamento italiano, civil law, riconosce la realizzazione dei diritti nella sentenza che decide la controversia e vede il ricorso al giudice solo in questa prospettiva. Occorre una trasformazione culturale per provare a concepire la risoluzione delle controversie in un’ottica diversa da quella tradizionale. Tuttavia, se si vuole che lo strumento alternativo contribuisca a realizzare una nuova cultura giuridica, occorre che ogni aspetto delle procedure di ADR avvenga nel contraddittorio tra le parti e nel rispetto dei fondamentali principi di giustizia. Le garanzie che queste forme alternative di soluzione della lite offrono dovrebbero essere le stesse che il processo ordinario garantisce alle parti, così da poter affermare che al diritto ad un equo processo corrisponde il diritto ad un “equo arbitrato”. In particolare, due sembrano essere le garanzie che, anche nel sistema americano, assumono un forte rilievo: esse sono quella del contraddittorio e quella dell’imparzialità dell’arbitro. Le ADR, nello specifico l’arbitrato, non rappresentano sicuramente la panacea per tutti i mali della giustizia italiana; costituiscono, però un passo verso la giusta direzione che potrebbe condurre ad una vera e propria riforma del sistema processuale nazionale. Il presente lavoro si prefigge, pertanto, l’obiettivo di affrontare lo studio dell’arbitrato nell’ordinamento nazionale e statunitense, focalizzando l’attenzione, nel primo capitolo, sull’evoluzione giuridica dell’istituto; si vedrà, come in passato, il ricorso all’arbitrato in materia di lavoro è sempre stato piuttosto teorico, in quanto, come ricordava Gino Giugni “intorno al sindacato si era formata, negli anni precedenti alla riforma (del processo del lavoro), una grande lobby forense, che ha sempre avversato l’arbitrato”. La sostanziale inutilizzazione dell’istituto è derivata essenzialmente, oltre che dal monopolio sindacale dei casi nei quali poteva espletarsi, anche dalla facoltà delle parti di rivolgersi in ogni caso al giudice e, soprattutto, dall’impugnabilità giudiziale del lodo per violazione delle disposizioni inderogabili di legge e di contratti collettivi (previsione questa, dettata dapprima dall’art. 5, co. 2 e 3, della l. 533 del 1973 e, dopo la sua abrogazione ad opera dell’art. 43, co. 7, d.lgs. 80/1988, dai contratti collettivi). La rivitalizzazione dell’istituto ha inizio con l’eliminazione del monopolio sindacale attraverso la previsione legale di varie forme arbitrali e della limitazione dell’impugnabilità del lodo ai soli casi di cui all’art. 808-ter cod. proc. civ. (che esclude la possibilità di denunziare al giudice la violazione delle regole legali e collettive relative al merito della controversia). Nel secondo capitolo, verranno trattate le principali tematiche e criticità del modello risolutivo nazionale, con particolare attenzione alle novità connesse alla clausola compromissoria, all’ipotesi di arbitrato obbligatorio ed alle problematiche correlate alla facoltà consentita alle parti di scegliere l’equità, come criterio di giudizio. Si vedrà, infatti, che alla luce delle modifiche introdotte dal Collegato Lavoro, in relazione alle materie di cui all’articolo 409 cod. proc. civ., le parti contrattuali (ove previsto da accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro stipulati dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, o, in assenza di essi, secondo quanto attuato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con proprio decreto) possono pattuire clausole compromissorie di cui all’articolo 808 cod. proc. civ., che rinviano alle modalità di espletamento dell’arbitrato, di cui agli articoli 412 e 412-quater. Non mancherà l’analisi delle critiche, anche veementi, sollevate da parte della dottrina circa i dubbi di legittimità costituzionale delle nuove disposizioni (in relazione alle varie norme che tutelano il lavoro in modo inderogabile, artt. 3, 4, 41, 97 Cost., ed altre), risultando evidente il tentativo di comprimere lo spazio di esercizio della giurisdizione e di dirottare la tutela di quei diritti verso forme di giustizia privata, ignorando il disequilibrio, quanto a poteri giuridici e mezzi economici, tra datore di lavoro e lavoratore. La stessa Associazione nazionale magistrati, il 5 marzo 2010, espresse forti perplessità, ritenendo “preoccupante” l’intento che traspare dalla legge 183 del 2010 di mortificare il ruolo del giudice del lavoro. A sua volta l’Organismo unitario dell’avvocatura osservò che, con il provvedimento in esame, si confonde la necessità di rendere i tempi della giustizia più celeri con la riduzione degli spazi di tutela del cittadino. Alcuni commentatori si concentrarono anche sul tema dell’utilità effettiva dell’istituto, osservando che “l’arbitrato, nelle varie forme, dovrebbe “deflazionare” il ricorso al giudice del lavoro sul quale, è bene ricordarlo, gravano, in forte misura, le c.d. “cause previdenziali”, non toccate dalla attuale riforma. La materia dei licenziamenti resta fuori dalla procedura arbitrale che può riguardare soltanto altri aspetti del rapporto di lavoro. Tutto questo, seppur apprezzabile nello spirito, necessita della volontà delle parti: se questa non c’è (e ne è una dimostrazione l’art. 5 della legge n. 108/1990 che prevede, dopo il mancato accordo, la possibilità, di chiedere per il licenziamento nelle imprese sottodimensionate alle quindici unità, la costituzione di un collegio arbitrale), non c’è niente da fare. Diverso è, invece, il discorso relativo ai collegi arbitrali irrituali, ex art. 7 della legge n. 300/1970, che, in questi quaranta anni, hanno trovato piena agibilità presso le parti ed hanno contribuito a risolvere, in maniera equa e veloce, una serie di vertenze di natura disciplinare”. In quest’ultimo caso, però il successo dell’istituto si ricollega alla peculiarità delle regole procedurali che stabiliscono la sospensione dell’efficacia della sanzione disciplinare o la sua definitiva inefficacia, in relazione al comportamento ostativo alla procedura arbitrale del datore di lavoro. Si esaminerà, anche il dibattito dottrinale relativo all’istituto legale della nuova clausola compromissoria, a fronte dei rilievi pervenuti, come noto, dal Presidente della Repubblica, che aveva rinviato al Parlamento il disegno di legge, censurando, nello specifico, la disciplina dell’arbitrato e della clausola compromissoria. Tali rilievi mantengono la loro immutata attualità anche all’esito delle limitate modifiche governative successivamente apportate al provvedimento (quali il divieto di sottoscrizione della clausola compromissoria prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto dal contratto, o prima del decorso di trenta giorni dalla data di stipulazione del contratto di lavoro, l’esclusione della possibilità che la clausola compromissoria riguardi le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro); “la introduzione nell’ordinamento di strumenti idonei a prevenire l’insorgere di controversie ed a semplificarne ed accelerarne le modalità di definizione può risultare certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto, ma occorre verificare attentamente che le relative disposizioni siano pienamente coerenti con i principi della volontarietà dell’arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela del contraente debole, (...) principi costantemente affermati in numerose pronunce dalla Corte Costituzionale” in relazione “al fondamentale principio di statualità ed esclusività della giurisdizione (art. 102, primo comma, della Costituzione) e al diritto di tutti i cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi (artt. 24 e 25 della Costituzione)”. Ci si focalizzerà, poi, sugli ulteriori motivi di perplessità rinvenuti nell’analisi della novella del 2010, che riguardano la possibilità che la clausola compromissoria possa comprendere anche la richiesta di decidere secondo equità (anche se oggi, all’esito delle modifiche al disegno di legge originario, il ricorso all’equità è consentito nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento e dei principi regolatori della materia, inclusi quelli derivanti da obblighi comunitari). Nel terzo ed ultimo capitolo si affronterà lo studio dell’arbitrato americano, riprendendo alcuni temi comuni all’arbitrato italiano, quali, a titolo esemplificativo, la nascita dell’employment arbitration che si lega alla sorte delle organizzazioni sindacali americane e dell’istituto del labor arbitration. Verrà, altresì, trattata la problematica relativa all’arbitrato obbligatorio ed alla vincolatività della clausola compromissoria con particolare attenzione a quanto fu stabilito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel caso Gilmer. Nel prosieguo del capitolo verranno, poi, esaminate le problematiche relative alla complessità ed allo spazio attribuito al controllo giurisdizionale dei lodi arbitrali ed ai motivi di impugnazione previsti dal Federal Arbitration Act (FAA). Si evidenzierà quanto, nell’ordinamento americano, sia preferibile l’utilizzo di meccanismi di risoluzione delle controversie, perché più rapidi, concreti e meno costosi, rispetto alle procedure giudiziali. Lo studio, quindi, proverà a dimostrare che l’esigenza di una maggiore flessibilità rappresenta un’idea riformatrice certamente percorribile, la cui realizzazione, però non potrà essere affidata in modo prevalente a meccanismi di conciliazione e risoluzione equitativa delle controversie. Verranno, altresì, confermate le evidenti difficoltà di trasposizione dei rimedi americani nell’ordinamento italiano, a causa della frammentarietà della normativa italiana, della differente cultura giuridica, ma soprattutto dell’insuperabile diffidenza sviluppatasi nei confronti dell’uso “di strumenti alternativi” al processo.
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Cristanelli, Lorenzo. "La garanzia costituzionale dell'autonomia locale: un'analisi comparata tra diritto tedesco e diritto italiano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2011. https://hdl.handle.net/11572/368714.

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Abstract:
L’indagine è costituita dall’analisi comparata, a livello costituzionale, dei principi della kommunale Selbstverwaltung e dell’autonomia locale negli ordinamenti tedesco ed italiano, con particolare attenzione alla realtà del Comune/Gemeinde. Quale tertium comparationis per effettuare la comparazione tra i due sistemi giuridici viene scelta ed utilizzata la Carta europea dell’autonomia locale. Il lavoro si struttura in cinque capitoli oltre all’introduzione – dove vengono trattati i concetti fondamentali della materia ed esposte alcune premesse terminologiche e di metodo – e alle conclusioni, presentate in forma ipotesi ideali (in quanto formulate non in principio bensì al termine del lavoro, a fini espositivi), seguite da alcune considerazioni svolte alla luce di quanto si è venuti analizzando ed esponendo nei vari capitoli. Il primo capitolo si concentra sulle istituzioni del governo locale, tra cui, specificamente il Comune, focalizzando le relazioni tra i diversi livelli di governance (Bund, Länder, Kommunen in Germania, Stato, Regioni ed Enti locali in Italia). Il secondo capitolo tratteggia lo sviluppo storico del concetto e degli istituti dell’autonomia locale. Il terzo capitolo indaga il fondamento giuridico dell’autonomia locale, analizzando in particolar modo la fattispecie costituzionale del principio autonomistico. Nel quarto capitolo vengono trattate le funzioni amministrative al livello locale, approfondendo poi la dimensione della potestà normativa dell’ente locale. Infine nel capitolo quinto viene afforntato il tema della tutela dell’autonomia locale in sede giurisdizionale, cercando di enucleare i limiti al legislatore nella disciplina dell’autonomia locale e i parametri del controllo giurisdizionale della disciplina dell’autonomia locale. Le conclusioni che vengono tratte dal lavoro di comparazione investono tanto la natura dell’istituzione Comune (unitamente alle sue competenze ed ai rapporti che lo legano agli altri livelli di governance dell’ordinamento) quanto il principio dell’autonomia locale (inteso quale principio organizzatorio nell’ambito dell’ordinamento giuridico generale, nonché quale status costituzionale di ordinamenti peraticolari, tutelato dall’ordinamento generale), quanto infine l’aspetto per così dire “dinamico†dato dai limiti all’azione di disciplina del principio autonomistico da parte del legislatore, nonché, in maniera corrispondente, dai parametri utilizzati dal giudice – segnatamente quello costituzionale – per la valutazione dell’attività del legislatore. In sintesi si tenta di esprimer una valutazione complessiva sulla posizione del principio autonomistico all’interno del “tessuto†costituzionale dei due ordinamenti considerati.
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Montanari, Lucia. "Analisi comparata di testi di Matematica per la Scuola Superiore. Uno studio sperimentale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20627/.

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Abstract:
I libri di testo sono una realtà per tutti gli studenti italiani di ogni grado scolare. Abbiamo progettato e realizzato una sperimentazione su quasi 200 studenti per cercare una risposta alla domanda: i testi scolastici sono effettivamente efficaci per i ragazzi? Sono stati confrontati tre libri (Bergamini, Sasso, Dodero) su due argomenti (Sistemi Lineari e Cerchio/Circonferenza). Agli studenti è stato richiesto di studiare autonomamente in gruppi per delineare punti di forza e problematiche dei singoli testi. Dalla valutazione dei dubbi emersi durante l'attività, dai questionari e dai compiti in classe sono state tratte conclusioni in merito al gradimento dei testi da parte degli studenti, all'efficacia effettiva dello studio su di essi e sull'efficacia dello studio tra pari.
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Pulice, Elisabetta. "Il ruolo della deontologia medica nel sistema delle fonti del diritto : un'analisi comparata." Thesis, Paris 10, 2014. http://www.theses.fr/2014PA100101/document.

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Abstract:
L'objet de la thèse, préparée dans le cadre de la convention de co-tutelle entre l’Université de Trento en Italie et l’Université Paris Ouest Nanterre la Défense en France, consiste dans une analyse comparée du rôle de la déontologie médicale dans les sources du droit en Italie, France et Allemagne. Le spectre d’analyse adopté est double. On cherche d’abord à rendre compte des aspects architecturaux des rapports entre droit et déontologie médicale ; ce faisant, on concentre l’analyse sur les modalités de la codification de l’éthique professionnelle en France, en Allemagne et en Italie, sur le pouvoir normatif des ordres professionnels, et sur la valeur juridique des codes de déontologie médicale et leur intégration dans le système des sources du droit. En second lieu, on cherche, dans une perspective plus substantielle, à comprendre les relations entre droit et déontologie, et notamment le rôle de la déontologie médicale dans le domaine du biodroit. Ce spectre d’analyse est en outre élargi à la procédure disciplinaire et à la perspective européenne. La première partie de la thèse est dédiée à certaines remarques préliminaires et notamment à un effort de définition de la déontologie médicale, à certaines « questions ouvertes » de son rapport avec le droit et à la relation, en perspective comparée, entre langue et droit dans la signification du mot « déontologie ». La seconde partie est dédiée à la codification de l’éthique professionnelle, alors que le rôle de la déontologie médicale dans le biodroit est l’objet de la troisième partie. La quatrième partie concerne la procédure disciplinaire et, finalement, la cinquième partie est dédiée à la reconstruction et l’analyse critique des résultats de la comparaison, à la perspective européenne et à la proposition d’un nouveau modèle italien des rapports entre le droit et la déontologie médicale<br>The thesis aims at analysing, from a comparative perspective, the role of medical ethics in Italy, France and Germany. The survey focuses on both the formal and substantive aspects of the relationships between law and medical ethics. As to the first issue, the thesis analyses the codification of medical ethics, the normative function of the medical councils, the binding value of the codes of medical ethics and their position in the hierarchy of norms. With regard to the second aspect, the role of medical ethics is studied from a more substantial perspective, analysing the concrete interrelations between law and medical ethics in the field of biolaw. The survey is then extended to the disciplinary procedure and to the European level. In the first part, the relationships between law and medical ethics are analysed from a linguistic perspective, aiming at underlining some specific features of the concepts referred to as “déontologie”, “deontologia” or “Standesrecht” and “Berufsordnung” in France, Italy and Germany. This part also deals with some “open questions” characterising the relationships between medical ethics and the law. The second part concerns the codification of medical ethics, while its role in the field of biolaw is analysed in the third part. The fourth part deals with deontological liability and disciplinary procedures. Lastly, the fifth part aims at elaborating a theoretical reconstruction of the results of the comparative analysis, at highlighting the main roles of medical ethics at the European level and at suggesting a different model for the relationships between law and medical ethics in the Italian system<br>L’obiettivo della tesi è un’analisi comparata del ruolo della deontologia medica nel sistema delle fonti del diritto in Italia, Francia e Germania. Per tenere conto della complessità del rapporto tra diritto e deontologia, sono stati analizzati sia gli aspetti formali di tale rapporto, sia i profili sostanziali del ruolo della deontologia medica nel biodiritto. Nella prima parte alcune considerazioni preliminari e l’analisi linguistica hanno permesso di definire l’ambito di indagine e i profili di maggiore complessità del rapporto tra dimensione deontologica e dimensione giuridica sui quali nelle parti successive si è concentrata l’indagine. La seconda parte, dedicata alla codificazione dell’etica medica, ha messo in luce la varietà di soluzioni e di modalità di ingresso della norma deontologica nell’ordinamento giuridico. Nella terza parte sono stati analizzati il ruolo della deontologia medica nell’ambito del biodiritto e l’influenza di alcuni fattori particolarmente rilevanti sull’evoluzione dei contenuti concreti dei codici deontologici e sulla loro portata pratica. La quarta parte è dedicata alla violazione della deontologia e ai procedimenti disciplinari. Infine la parte conclusiva contiene una ricostruzione teorica dei risultati emersi dall’analisi comparata, lo studio di alcuni profili legati alla dimensione europea della deontologia e la proposta di alcune ipotesi di riforma per un modello italiano più coerente, flessibile ed efficace dei rapporti tra diritto e deontologia
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Cristalli, Fabio. "Analisi comparata e di sensitività di modelli di dispersione per la qualità dell'aria." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5468/.

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Vittorioso, Gianluca. "Energie rinnovabili: approcci valutativi ed analisi comparata delle società quotate operanti nel settore." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4498.

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Abstract:
2009/2010<br>Con il presente lavoro si propone di descrivere lo stato dell’arte del settore delle energie rinnovabili ed effettuare un'analisi delle società quotate operanti nel settore delle rinnovabili.<br>XXIII Ciclo<br>1972
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Birgillito, Marialaura. "Lo sciopero nei servizi pubblici essenziali in una prospettiva comparata: Italia e Spagna." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1457.

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Abstract:
I servizi pubblici essenziali, punti nevralgici delle società terziarizzate, costituiscono il terreno di scontro tra interessi contrastanti: i diritti costituzionali dei cittadini che vengono soddisfatti attraverso i servizi e il diritto di sciopero dei lavoratori che si manifesta attraverso la sospensione o il rallentamento del servizio. Il tema dello sciopero nei servizi essenziali viene analizzato attraverso la prospettiva della comparazione tra l Italia e la Spagna, che hanno basi storico-culturali comuni. L ipotesi dalla quale prende avvio l indagine è che le regolazioni dello sciopero nei servizi essenziali nei due Paesi abbiano seguito un percorso parallelo sino all'entrata in vigore delle rispettive Costituzioni, che abbiano imboccato direzioni diverse nella fase dell'attuazione dei precetti costituzionali e che, secondo i recenti sviluppi, stiano tornando a convergere. L'analisi si articola in quattro sezioni: l'evoluzione storica della regolazione dello sciopero nei due Paesi, la comparazione dei soggetti regolatori, l autonomia collettiva e l autorità di governo, attraverso le nozioni di servizio essenziale e di servizio minimo, e, infine, le linee evolutive. La comparazione tra i soggetti regolatori denota la divergenza esistente tra i due sistemi di regolazione: il sistema sindacale italiano rifiuta qualunque intervento legislativo in materia di conflitto collettivo e conferisce all'autonomia collettiva il ruolo di protagonista con lo sviluppo di pratiche di autoregolazione e, negli anni ottanta, di istituzionalizzazione. La legge n. 146/1990 recepisce questa tendenza e affida all'autonomia collettiva il ruolo di principale fonte regolatrice dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. Il sistema spagnolo, al contrario, continua a mantenere una norma precostituzionale, anche se letta nell'interpretazione costituzionalmente orientata della STC 11/1981, e si caratterizza per il forte intervento dell autorità di governo, che definisce tanto i servizi essenziali quanto i servizi minimi che devono essere mantenuti. D altro canto, recenti sviluppi pongono in rilievo un nuovo, progressivo avvicinamento dei due sistemi: quello italiano pare orientato verso il maggiore intervento delle autorità estranee alle parti del conflitto; quello spagnolo, invece, si apre al dialogo con l autonomia collettiva. L'osservazione delle fluide evoluzioni dei due sistemi sindacali induce ad elaborare la tesi del riavvicinamento dei due sistemi di regolazione, ma in direzionecontraria rispetto alle ispirazioni originarie dei rispettivi modelli legali: l'Italia si muove nella direzione di un interventismo forte, la Spagna, invece, si orienta nella direzione di una maggiore apertura all'autonomia collettiva.
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PROPERSI, GIULIA MARGHERITA ELISABETTA. "DUMPING SOCIALE E RAPPORTI DI LAVORO CON ELEMENTI DI INTERNAZIONALITA'. UNA ANALISI COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/75596.

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Abstract:
Il presente lavoro ha ad oggetto una analisi comparata tra Europa ed America Latina in merito al fenomeno del dumping sociale e al suo stretto rapporto con il contratto di lavoro internazionale e le relative condizioni di lavoro. Il lavoro di ricerca ha richiesto lo studio e l’analisi di fonti “variegate” e multidisciplinari in quanto si tratta di un fenomeno poliedrico, relativamente recente e che è stato oggetto di interpretazioni molto diverse, se non antitetiche. L’obiettivo della presente analisi è molteplice. In primo luogo, si è trattato di definire il perimetro del fenomeno, astraendone una possibile definizione, tuttora assente nel panorama normativo vigente. In secondo luogo, si è voluto, mediante una analisi comparata tra Europa e America Latina, verificare l’andamento del dumping sociale in differenti contesti, in particolare, in un Paese industrializzato e in un Paese in via di sviluppo. Con il terzo e ultimo obiettivo, facendo emergere luci ed ombre del dumping sociale, si è cercato di individuare un percorso futuro dove fosse possibile – mediante comportamenti proattivi da parte di tutti gli attori coinvolti – arginare i fenomeni negativi del dumping e tutelare sempre più i diritti sociali.<br>The thesis concerns a comparative analysis between Europe and Latin America regarding the phenomenon of social dumping and its close relationship with the international employment contract and related working conditions. The research has required the study and analysis of "varied" and multidisciplinary reference sources, taking into account that it is a multifaceted phenomenon, which has become more common in relatively recent periods and has been the subject of very different interpretations, sometimes even antithetical. The aim of this research is multiple. Firstly, the thesis sought to define the perimeter of the phenomenon, extracting a possible legal definition, which is still absent in the existing regulatory framework. Secondly, through a comparative analysis between Europe and Latin America, the research analyzed the trend of social dumping in different contexts, in particular, in a developed and in a developing country. In its third and last objective, the thesis, by taking out the pros and cons of social dumping, tried to identify a future path in where it will be possible – through proactive behavior on behalf by all those involved – to make a positive contribution to counter the negative phenomena of dumping while increasingly protect social rights.
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PROPERSI, GIULIA MARGHERITA ELISABETTA. "DUMPING SOCIALE E RAPPORTI DI LAVORO CON ELEMENTI DI INTERNAZIONALITA'. UNA ANALISI COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/75596.

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Abstract:
Il presente lavoro ha ad oggetto una analisi comparata tra Europa ed America Latina in merito al fenomeno del dumping sociale e al suo stretto rapporto con il contratto di lavoro internazionale e le relative condizioni di lavoro. Il lavoro di ricerca ha richiesto lo studio e l’analisi di fonti “variegate” e multidisciplinari in quanto si tratta di un fenomeno poliedrico, relativamente recente e che è stato oggetto di interpretazioni molto diverse, se non antitetiche. L’obiettivo della presente analisi è molteplice. In primo luogo, si è trattato di definire il perimetro del fenomeno, astraendone una possibile definizione, tuttora assente nel panorama normativo vigente. In secondo luogo, si è voluto, mediante una analisi comparata tra Europa e America Latina, verificare l’andamento del dumping sociale in differenti contesti, in particolare, in un Paese industrializzato e in un Paese in via di sviluppo. Con il terzo e ultimo obiettivo, facendo emergere luci ed ombre del dumping sociale, si è cercato di individuare un percorso futuro dove fosse possibile – mediante comportamenti proattivi da parte di tutti gli attori coinvolti – arginare i fenomeni negativi del dumping e tutelare sempre più i diritti sociali.<br>The thesis concerns a comparative analysis between Europe and Latin America regarding the phenomenon of social dumping and its close relationship with the international employment contract and related working conditions. The research has required the study and analysis of "varied" and multidisciplinary reference sources, taking into account that it is a multifaceted phenomenon, which has become more common in relatively recent periods and has been the subject of very different interpretations, sometimes even antithetical. The aim of this research is multiple. Firstly, the thesis sought to define the perimeter of the phenomenon, extracting a possible legal definition, which is still absent in the existing regulatory framework. Secondly, through a comparative analysis between Europe and Latin America, the research analyzed the trend of social dumping in different contexts, in particular, in a developed and in a developing country. In its third and last objective, the thesis, by taking out the pros and cons of social dumping, tried to identify a future path in where it will be possible – through proactive behavior on behalf by all those involved – to make a positive contribution to counter the negative phenomena of dumping while increasingly protect social rights.
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BARALE, MICHELE FRANCESCO. "Servitù di forma. Proprietà e regole urbane del costruire in una prospettiva comparata." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2019. http://hdl.handle.net/11583/2744155.

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Cristanelli, Lorenzo. "La garanzia costituzionale dell'autonomia locale: un'analisi comparata tra diritto tedesco e diritto italiano." Doctoral thesis, University of Trento, 2011. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/601/1/110328_Tesi_Cristanelli.pdf.

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Abstract:
L’indagine è costituita dall’analisi comparata, a livello costituzionale, dei principi della kommunale Selbstverwaltung e dell’autonomia locale negli ordinamenti tedesco ed italiano, con particolare attenzione alla realtà del Comune/Gemeinde. Quale tertium comparationis per effettuare la comparazione tra i due sistemi giuridici viene scelta ed utilizzata la Carta europea dell’autonomia locale. Il lavoro si struttura in cinque capitoli oltre all’introduzione – dove vengono trattati i concetti fondamentali della materia ed esposte alcune premesse terminologiche e di metodo – e alle conclusioni, presentate in forma ipotesi ideali (in quanto formulate non in principio bensì al termine del lavoro, a fini espositivi), seguite da alcune considerazioni svolte alla luce di quanto si è venuti analizzando ed esponendo nei vari capitoli. Il primo capitolo si concentra sulle istituzioni del governo locale, tra cui, specificamente il Comune, focalizzando le relazioni tra i diversi livelli di governance (Bund, Länder, Kommunen in Germania, Stato, Regioni ed Enti locali in Italia). Il secondo capitolo tratteggia lo sviluppo storico del concetto e degli istituti dell’autonomia locale. Il terzo capitolo indaga il fondamento giuridico dell’autonomia locale, analizzando in particolar modo la fattispecie costituzionale del principio autonomistico. Nel quarto capitolo vengono trattate le funzioni amministrative al livello locale, approfondendo poi la dimensione della potestà normativa dell’ente locale. Infine nel capitolo quinto viene afforntato il tema della tutela dell’autonomia locale in sede giurisdizionale, cercando di enucleare i limiti al legislatore nella disciplina dell’autonomia locale e i parametri del controllo giurisdizionale della disciplina dell’autonomia locale. Le conclusioni che vengono tratte dal lavoro di comparazione investono tanto la natura dell’istituzione Comune (unitamente alle sue competenze ed ai rapporti che lo legano agli altri livelli di governance dell’ordinamento) quanto il principio dell’autonomia locale (inteso quale principio organizzatorio nell’ambito dell’ordinamento giuridico generale, nonché quale status costituzionale di ordinamenti peraticolari, tutelato dall’ordinamento generale), quanto infine l’aspetto per così dire “dinamico” dato dai limiti all’azione di disciplina del principio autonomistico da parte del legislatore, nonché, in maniera corrispondente, dai parametri utilizzati dal giudice – segnatamente quello costituzionale – per la valutazione dell’attività del legislatore. In sintesi si tenta di esprimer una valutazione complessiva sulla posizione del principio autonomistico all’interno del “tessuto” costituzionale dei due ordinamenti considerati.
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