Academic literature on the topic 'Concezione della storia'

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Journal articles on the topic "Concezione della storia"

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Fava, Giovanni. "Azione, prassi, storia." Nóema 1, no. 13 (November 20, 2022): 12–30. http://dx.doi.org/10.54103/2239-5474/18932.

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Abstract:
Il presente articolo esplora il significato del concetto di “istituzione”, prestando particolare attenzione all’esposizione che Merleau-Ponty ne dà nelle pagine del corso tenuto al Collège de France nel 1954-1955, L’institution, la passivité. Il saggio mira a mostrare come, attraverso tale nozione, sia possibile pensare una concezione dell’agire, della prassi e quindi della storia che connette il lato attivo e passivo del fare. Il contributo prende le mosse da un’analisi delle critiche che Merleau-Ponty rivolge a Sartre nel corso de Le avventure della dialettica, per mostrare il bersaglio polemico al quale si rivolge la concezione dell’azione sviluppata nel corso sull’istituzione. Dopodiché, prende in considerazione più da vicino l’articolazione del tema nel corso sull’istituzione. Infine, cerca di descrivere la concezione della storia che emerge da tale plesso concettuale. In conclusione, il contributo propone un’apertura del problema dell’istituzione a problemi della contemporaneità, come quello dell’agency.
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Caiazzo, Monica. "Il mito dell'alleanza italo-francese nella Grande Guerra." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 62–94. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002003.

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Abstract:
Con la crisi di coscienza provocata dallo scoppio della prima guerra mondiale gli intellettuali dovettero interpretare nuove realtŕ a partire dalla concezione di "guerra giusta". La consapevolezza di questa crisi indusse a ricercare nella propria memoria nazionale elementi unificanti, verso i quali convogliare i comportamenti delle masse. A questo processo di autoresponsabilizzazione contribuě il mito della fratellanza latina, nell'accezione di un'intesa prevalentemente culturale italo-francese. Milano fu il centro di questo rinnovato incontro tra culture teso al recupero di un'identitŕ nazionale che si ricongiungesse con la propria storia. Note biografiche: Monica Caiazzo č dottore di ricerca in "Storia delle istituzioni e della societŕ nell'Europa contemporanea". Attualmente insegna presso un istituto di secondo grado ed č tutor presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltŕ di scienze politiche dell'Universitŕ degli Studi di Milano. E-mail: monica_caiazzo@yahoo.it
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Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 2 (September 20, 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Abstract:
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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Kwiatkowski, Dariusz. "Il Libro del Deuteronomio come fonte teologica della dimensione anamnetica dell’anno liturgico." Poznańskie Studia Teologiczne, no. 38 (December 10, 2021): 205–17. http://dx.doi.org/10.14746/pst.2021.38.10.

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Abstract:
L’articolo presenta la dimensione anamnetica dell’anno liturgico e la sua fonte teologica veterotestamentaria che è il Libro del Deuteronomio. Il calendario liturgico non è un calendario in cui sono segnate le date di varie festività religiose. È il rendersi presente del mistero salvifico di Gesù Cristo, diffuso nel tempo. Per comprendere la dimensione anamnetica dell’anno liturgico, era necessario mostrare che cosa era la festa della tradizione religiosa di Israele. Sulla base del Libro del Deuteronomio, chiamato il “Libro della memoria”, è stato messo in evidenza che ogni festa biblica è un’anamnesi, cioè il rendersi presente di un evento specifico della storia della salvezza. Tale concezione di festa è anche presente nella liturgia della Chiesa. Il senso dell’anno liturgico risiede principalmente nella sua stretta relazione con il mistero di Cristo. Ogni festa è il rendersi presente “qui” e “ora” dell’opera salvifica di Gesù Cristo. Ciò avviene grazie alla presenza e all’azione dello Spirito Santo nella liturgia della Chiesa.
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Guillerme, Jean-Marc, and Guy Tonella. "Il sogno e il lavoro sui sogni in analisi bioenergetica." GROUNDING, no. 2 (August 2010): 9–28. http://dx.doi.org/10.3280/gro2009-002002.

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Abstract:
Le prospettive teoriche aperte da Freud, Reich e Lowen ci hanno portato a precisare la nostra concezione della formazione del sogno e a elaborare una metodologia clinica atta a utilizzarlo pienamente come materiale dell'analisi bioenergetica. Il sogno č concepito nella sua dimensione di produzione somato-psichica: egli manifesta, con un registro simbolico, un movimento particolare della vita interiore e della dinamica energetica. Questo movimento č la riproduzione, interiorizzata e trasformata dal processo immaginario, di interazioni con l'ambiente appartenente alla storia del sognatore. Il sogno viene dunque elaborato secondo questa triplice caratteristica: di espressione simbolica, di dinamica energetica, di movimento interattivo transferale.
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Galli de' Paratesi, Nora. "Il giudeo-italiano e i problemi della sua definizione: un capitolo di storia della linguistica." Linguistica 32, no. 2 (December 1, 1992): 107–32. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.32.2.107-132.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è di portare all'attenzione dei linguisti che lavorano sull'italiano un argomento poco noto perché è stato trattato per lo più, per le caratteri­ stiche del suo materiale, al di fuori dell'italianistica: il cosiddetto giudeo-italiano. II termine si riferisce alle varieta dialettali usate in ima serie di documenti che sono stati oggetto di studio, con poche eccezioni, da parte di specialisti di ebraico. I testi hanno, aldilà del loro immediato valore come documenti della cultura ebraica italiana, anche un interesse linguistico: è questa appunto l'angolatura di questo lavoro, perché il ten­ tativo di definire tali parlate all'intemo delle varietà di italiano ha avuto varie soluzio­ ni da parte di studiosi diversi, che costituiscono un itinerario teorico molto interessante. Si tratta di uno spezzone di storia della linguistica italiana e romanza in cui si ripercorre un itinerario simile a quello della de:finizione di italiano standard. Si tratta di un percorso che è parallelo all'evoluzione della linguistica stessa e che è stato fino a non molto tempo fa, come si cercherà di dimostrare, dominato in larga parte dalla visione delle varietà linguistiche come sistemi discreti, unitari ed omogenei, propria della descrizione linguistica fino alla messa a punto dei modelli macrosocio­ linguistici che hanno incorporato sistematicamente la variazione e ii continuo lingui­ stico. In particolare nel nostro caso l'immagine del giudeo-italiano risentiva della concezione di un'entità quanto mai elusiva, che ha dominato la linguistica italiana, quella dell'italiano standard.
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Suàrez, Federico. "A proposito della lettura del libro di Leonardo Montecchi L'ombra dell'angelo. Teoria e pratica della concezione operativa di gruppo." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 193–200. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14033.

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Abstract:
In questa connessione l'autore parte dalla lettura del libro L'ombra dell'angelo di Leonardo Montecchi per parlare dell'importanza della Concezione Operativa di Gruppo per comprendere l'uomo moderno, che non trova il suo posto nella storia. I gruppi operativi possono aprire varchi in grado di produrre una modifica in quello stato ordinario di coscienza che permette di aprire altri "spazi", di immaginare, di creare, di abitare... altri spazi. E questo si può fare solo con gli altri, è un lavoro collettivo, possibile grazie e insieme ad altri. Senza gli altri non c'è futuro.
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Banfi, Enrico, and Agnese Visconti. "L’Orto di Brera alla fine della dominazione asburgica e durante l’età napoleonica." Natural History Sciences 154, no. 2 (September 1, 2013): 173. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.173.

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Abstract:
Il saggio illustra, la storia dell’Orto di Brera e della sua funzione come strumento didattico per la cattedra di botanica del Ginnasio, dal 1802 Liceo, di Brera nel periodo compreso tra la fine della dominazione asburgica e l’intero periodo napoleonico. Esso si fonda su una documentazione per la massima parte inedita conservata nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Braidense di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, Archivio di Stato di Pavia, Accademia delle Scienze di Torino; Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università di Padova, Bibliothèque Centrale du Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi.<br />La prima parte del lavoro è dedicata al periodo che va dall’entrata in attività dell’Orto (1777) alla conduzione di Ciro Pollini (1805-1807) e si incentra in particolare sul legame tra la scelta delle piante dell’Orto, per lo più officinali, e l’insegnamento ai medici e ai farmacisti.<br />Si passa quindi alla ricostruzione del lavoro svolto dal custode Filippo Armano che diede all’Orto una nuova fisionomia, introducendo piante ornamentali, esotiche e rare, e che redasse il primo Catalogo (1812) di cui si presenta una lista degli aggiornamenti nomenclaturali.<br />Viene infine illustrata la figura del direttore Paolo Sangiorgio che resse l’Orto per tutto il periodo napoleonico, opponendosi alla concezione di Armano e applicandosi con forte impegno alla didattica.
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Borso, Dario. "Il 1943 di Mario Dal Pra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 262 (October 2011): 97–106. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262006.

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Abstract:
Il saggio analizza il passaggio, avvenuto nella prima metŕ del 1943, del grande storico della filosofia Mario Dal Pra (1914-1992) da una posizione cattolico-moderata, ancora interna alla gerarchia ecclesiastica, a un aperto pronunciamento laico a favore della democrazia, della partecipazione politica e quindi poi della Resistenza. L'autore descrive questo episodio fondamentale nella vita di Mario Dal Pra - che lo portň a divenire dirigente partigiano del Partito d'azione e dopo la guerra cofondatore dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (Insmli) - avvalendosi di documenti rari e mai prima utilizzati. Egli sostiene che questo passaggio in Dal Pra fu favorito dalla lettura viva di Piero Martinetti, l'unico filosofo italiano che si era rifiutato di giurare fedeltŕ al regime fascista nel 1931 e che nei suoi ultimi anni, sulla scorta della concezione morale di Kant, aveva sottoposto a una critica radicale il dogmatismo della Chiesa.
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Babini, Valeria. "Pandemia o pandemonio? Libere associazioni di una ex filosofa prestata alla storia della scienza." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2021): 99–107. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-002008.

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Abstract:
Senza alcuna pretesa di verità l'autrice mette a fuoco riflessioni, contraddizioni, paradossi e inaspettate esperienze umane che hanno attraversato il nostro pianeta e la nostra epoca durante la sconvolgente pandemia di Covid-19. Cercando nella storia e nella psicoanalisi freudiana argomenti che consentano di credere nella possibilità di una solidarietà umana che sola, peraltro, potrà risultare vincitrice, l'autrice auspica che la sfida imposta dalla pandemia alla scienza medica richiami l'attenzione sulla centralità del rapporto umano tra medico e paziente nonché su una concezione realistica e non fideistica del potere della scienza e dei suoi avanzamenti.
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Dissertations / Theses on the topic "Concezione della storia"

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Boni, Monica Arnalda <1964&gt. "Riflessione teorica e concezione compositiva dell'ultimo Gentilucci: 1977-1989." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7880/1/boni_monicaarnalda_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca si prefigge di definire l’orizzonte teorico entro il quale l’esperienza compositiva di Armando Gentilucci (Lecce 1939 – Milano 1989) ha preso forma e conosciuto uno specifico sviluppo. Il lavoro, condotto in parallelo su fonti testuali e musicali anche inedite, poste a corredo delle argomentazioni o riportate in apparato, assume la fine dell'impegno politico degli anni 1963-76 come avvio di un percorso artistico consapevole e disposto all'autoriflessione. Negli anni Ottanta, in cui ripiegamento e introspezione erano subentrati alla “finis avanguardiae”, Gentilucci approfondisce la nozione filosofica di molteplice e difende a oltranza il valore della sperimentazione. In “Oltre l’avanguardia un invito al molteplice” l’autore dichiara di aver assunto la poetica del timbro come categoria compositiva principale e in altri scritti come “György Ligeti oggi”, ammette il suo debito verso la lezione del compositore ungherese, mentre nell’inedito “Attraverso i sentieri del comporre”, dato integralmente in appendice, il compositore abbozza una prima descrizione normativa del proprio linguaggio. Gli assunti di natura teorica e gli enunciati tecnico-compositivi sono stati posti al vaglio delle composizioni citate negli scritti (“Mensurale”, “Il tempo sullo sfondo”, “Voci dal silenzio”) e confrontati con i piani formali, gli abbozzi e i numerosi costrutti annotati dal compositore. L’analisi dei procedimenti, condotta sulle partiture e sui materiali pre-costruttivi, ha riportato l’oggetto del discorso teorico di Gentilucci entro uno specifico sistema, noto agli studiosi come campo di altezze e ha permesso di rintracciare nella composizione inedita riprodotta in appendice (“Contrasto”) gli indizi genetico-preparatori di un’originale poetica del tempo in via di definizione. L’indagine sugli impieghi delle tecniche analizzate (campo, permutazioni, velocità di scorrimento) è proseguita nelle partiture della seconda metà degli anni Ottanta (“Il chiarore dell’Utopia”, “Le clessidre di Dürer”, “Azzurri abissi”, “Frammenti sinfonici da Moby Dick”) alla luce della recezione della poetica di quegli anni, basata sul rapporto figura/sfondo.
The aim of the research is to define the theoretical horizon within which the compositional experience of Armando Gentilucci (Lecce 1939 - Milan 1989) has taken shape and undergone a specific development. The parallel survey of textual and musical sources, even unpublished, which are provided beside the argumentations, takes the end of the political engagement, relevant in the years 1963-76, as the start of a conscious and self-reflective artistic journey. In the 1980s, when introspection follows the "finis avanguardiae", Gentilucci deepens the philosophical notion of “molteplice” and defends the value of experimentation. In "Oltre l’avanguardia. Un invito al molteplice" the author claims to have taken the poetics of the timbre as a main compositional category and in other writings, such as “György Ligeti oggi”, admits his debt towards the lesson of the Hungarian composer, while in the unpublished “Attraverso i sentieri del comporre”, here given in full-text, the composer sketches a description of his own language. Theoretical assumptions and technical-compositional statements have been placed under the scrutiny of the works mentioned in his writings ("Mensurale", "Il tempo sullo sfondo", "Voci dal silenzio") and compared with formal plans, sketches and other constructs annotated by the composer. The analysis of the proceedings, carried out on the scores and on pre-constructive materials, brought the subject of Gentilucci's theoretical discourse into a specific system, known to scholars as fields of fixed-pitch notes and allowed to trace in the unpublished work given in appendix ("Contrasto") the genetic-preparatory clues of his time poetry. The survey on the uses of the techniques analyzed (fields, permutations, sliding speed) proceeds in the works of the second half of the eighties ("Il chiarore dell’utopia", "Le clessidre di Dürer", "Azzurri abissi", "Frammenti sinfonici da Moby Dick ") in light of the acceptance of the widespread poetics based on the figure/ground relationship.
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FERRI, GIORGIO. "Il significato e la concezione della divinità tutelare cittadina nella religione romana." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1081.

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Abstract:
Con l’evocatio i Romani privavano le città assediate, prima di espugnarle, delle loro divinità tutelari. I casi documentati o probabili riguardano: Giunone Regina (Veio), Giunone Celeste (Cartagine), Giunone Curite (Faleri) e Voltumna (Volsini). Altri problemi interessanti emergono dallo studio delle figure di Minerva Capta e della divinità tutelare di Isaura Vetus. L’indagine del rito porta anche a considerare il peculiare vincolo che univa gli dèi romani al luogo, espresso in maniera efficace dal genius e dalla misteriosa figura della divinità tutelare segreta di Roma.
Through the evocatio the Romans deprived the besieged cities of their tutelary deities, before conquering them. The documented or likely cases concern: Iuno Regina (Veii), Iuno Caelestis (Carthago), Iuno Curitis
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Bosi, Elena. "“Volevo farmi una casa”. Leonardo Ricci e il villaggio di Monterinaldi: architettura, tecnica e concezione strutturale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
Nel 1948 il giovane architetto Leonardo Ricci (1918-94), laureatosi a Firenze con Giovanni Michelucci, acquistò un terreno scosceso nella località di Monterinaldi, vicino Firenze con l’intenzione di costruire una casa-studio per sé e la sua famiglia. Dal 1950 al 1963, affiancato da G. Petrelli, E. Trapani e G. K. Koenig, Ricci realizzò accanto alla sua una serie di case unifamiliari fino a trasformare l’insediamento in una sorta di villaggio comunitario. Quest’opera è stata sinora analizzata dalla storiografia con uno sguardo non approfondito sui singoli edifici e prevalentemente legato agli aspetti formali e teorici. La presente ricerca si propone dunque di realizzare un’analisi dettagliata del complesso, dal punto di vista sia architettonico che tecnico-costruttive e strutturali, esplorando il legame tra spazio, progetto e matericità dell’oggetto costruito e offrendo una visione a 360 gradi su un’opera emblematica dell’architettura italiana del secondo dopoguerra come il complesso di Monterinaldi. Nella prima parte si è realizzata un’analisi dei singoli edifici del complesso, realizzando una sorta di abaco tipologico-progettuale e costruttivo; poi si è contestualizzato il risultato all’interno dell’architettura e della sperimentazione costruttiva del secondo dopoguerra in Italia e, più in particolare, all’interno dell’evoluzione dell’opera di Ricci. In assenza di documenti di cantiere e progetti esecutivi per la costruzione degli edifici, l’analisi tecnico-costruttiva si è fondata sull’esame diretto degli edifici e sul confronto con le opere coeve o successive di Ricci analoghe per funzioni, forme e materiali. Infine, nell’ultima parte si è operata un’analisi strutturale di casa-studio Ricci, concentrandosi sullo studio del comportamento delle strutture rispetto ai carichi verticali e alla vulnerabilità sismica.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Abstract:
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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Della, Volpe Maria, and Franco Crispini. "Storia universale e storia dell'umanità in Benedetto Croce: linee di un problema, 1893-1932." Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/118.

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Books on the topic "Concezione della storia"

1

Altomare, Vincenzo. La concezione baconiana della storia. Firenze: Firenze libri, Atheneum, 1997.

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2

Duranti, Michela. La concezione della storia in Li Dazhao. Roma: Aracne, 2010.

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3

Porcheddu, Raimondo. La concezione platonica della storia tra decadenza e rinnovamento. Sassari: Stampacolor, 1986.

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4

Ballanti, Roberto Celada. Erudizione e teodicea: Saggio sulla concezione della storia di G. W. Leibniz. Napoli: Liguori, 2004.

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5

Il meccanismo indifferente: La concezione della storia nel cinema di Stanley Kubrick. Roma: Aracne, 2007.

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6

Badano, Claudio. L'apriori della storia e la possibilità: Il Novecento e la concezione modale della storia : Weber, Lukács, Hartmann, Bloch, Benjamin. Padova: Il poligrafo, 2009.

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7

L'apriori della storia e la possibilità: Il Novecento e la concezione modale della storia : Weber, Lukács, Hartmann, Bloch, Benjamin. Padova: Il poligrafo, 2009.

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8

Franzinelli, Mimmo. Ateismo, laicismo, anticlericalismo: Guida bibliografica ragionata al libero pensiero ed alla concezione materialistica della storia. Ragusa: Fiaccola, 1990.

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9

Ravà, Adolfo. Il valore della storia: Di fronte alle scienze naturali e per la concezione del mondo. Roma: E. Loescher, 1990.

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10

Guiducci, Roberto. Storia delle concezioni di progresso e regresso. Milano: Angeli, 1991.

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Book chapters on the topic "Concezione della storia"

1

Catalano, Alessandro. "La concezione della storia di Galeazzo Gualdo Priorato La querelle Wallenstein nella cultura italiana e nella produzione dell’Accademia degli Incogniti." In La res publica di Galeazzo Gualdo Priorato (1606-1678) Storiografia, notizie, letteratura. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-627-5/002.

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Abstract:
This article is dedicated to the reception in Italian culture of one of the events that most affected European public opinion in the 17th century, the fall of Wallenstein. By placing Galeazzo Gualdo Priorato’s production in the context of the Italian language political historiography of the time, the study aims at a critical re-evaluation of Gualdo Priorato as an intellectual capable of offering a much sought-after product, the ‘histories of the present century’. The case of the volume he dedicated to Wallenstein in 1643 is interpreted here, on the basis of many unknown details, in relation to the echo the affair had in Venetian circles.
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2

Donne, Fulvio Delle. "LE FASI REDAZIONALI E LE CONCEZIONI DELLA STORIA NELLE DECADI DI BIONDO:." In A New Sense of the Past: The Scholarship of Biondo Flavio (1392–1463), 55–88. Leuven University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctt1dnnc53.6.

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