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Caputo, Angelo. "I migranti e lo sguardo dei giuristi." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 272–84. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003021.

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Abbatecola, Emanuela, Davide Filippi, and Marco Omizzolo. "Incursioni L'inconsistenza dei diritti. Il Grave Sfruttamento del Lavoro migrante in Italia. Introduzione. Dal caporalato al padronato. Riflessioni critiche sul sistema del Grave Sfruttamento Lavorativo." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 9–36. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002001.

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Abstract:
L'articolo analizza la complessità del fenomeno del grave sfruttamento lavorativo e la sua sistematizzazione organica quale espressione propria del capitalismo con-temporaneo. Assunti i limiti entro cui, nel mondo accademico e nel dibattito pub-blico, si riflette su queste dinamiche, gli autori propongono una nuova definizione del concetto di grave sfruttamento lavorativo, tentando di integrare approcci e sguardi che in letteratura risultano frammentati. Questa definizione è fondata su tre dimensioni: economica, sociale-riproduttiva, ambientale, da considerare in una relazione circolare nella quale le conseguenze dell'una si ripercuotono sulle altre. In questo quadro, la condizione della forza lavoro, soprattutto migrante, si è trasfor-mata in un crocevia sul quale converge un pluralismo regolativo, formale e infor-male, che determina subordinazione e gravi forme di sfruttamento. È un processo che non è circoscrivibile nel solo ambito agricolo, ma diffuso in molteplici settori produttivi, ognuno dei quali con specifiche modalità di funzionamento. La rifles-sione supera dunque la centralità assunta negli anni dal concetto di caporalato per introdurre quella di padronato, dove le responsabilità sono da individuare nella si-stematicità dei fenomeni connessi al grave sfruttamento lavorativo.
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Karp, Karol. "Viaggiare e vivere altrove. Sulla condizione del migrante nel paese d’adozione nel romanzo „M” di Ron Kubati." Studia Europaea Gnesnensia, no. 18 (July 9, 2020): 97–115. http://dx.doi.org/10.14746/seg.2018.18.6.

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Abstract:
The aim of the article is to present the existential status of a migrant on the basis of Ron Kubati’s novel „M”, and to define the features of the phenomenon of migration. The analysis focuses on two areas. First, it shows the major problems which determine the character’s internal state, namely lack of knowledge about the new environment and the hostility of the local community. Second, it outlines the positive aspects of staying there, highlighting the dominant ones.
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4

Cottatellucci, Claudio, and Luca Villa. "Una sentenza che viene da lontano: la Corte di cassazione conferma l'applicazione dell'art. 31 co. 3 per tutelare nella sua integritŕ lo sviluppo psico-fisico dei minori stranieri." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (April 2010): 109–15. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001007.

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Abstract:
Con la sentenza n. 22080/2009, seguita dopo poco dalla n. 823/2010 del 19.1.2010, la Corte di cassazione ha confermato l'orientamento dei tribunali per i minorenni che, concedendo l'autorizzazione ex art. 31 co. 3 TU d.lgs. n. 286/1998, riconoscevano i "gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico" del minore nei danni derivanti dall'allontanamento del genitore irregolare. Su questa decisione - molto attesa - con cui la Suprema Corte ha preso posizione su uno degli aspetti attualmente piů controversi della legislazione minorile, riflettono due magistrati minorili.Luca Villa, esaminate le varie tipologie di ricorsi ex art. 31, evidenzia gli effetti che ha avuto la legge 94/2009 (il c.d. pacchetto sicurezza) sull'insieme degli interventi del tribunale per i minorenni: l'inasprimento del trattamento del migrante potrŕ avere un effetto paradossale, ovvero anticipare le istanze ex art 31, magari su sollecitazione degli stessi servizi sociali, ed i provvedimenti del tribunale anche in situazioni che in seguito non risulteranno meritevoli. Tale situazione inoltre potrŕ portare (una volta che si accede all'interpretazione propugnata dalle sentenze della Cassazione che qui si commentano) i ricorsi ex art 31 numeri assoluti, e percentuali rispetto ai carichi degli uffici, difficilmente sostenibili.Claudio Cottatellucci esamina il richiamo alle fonti, ampiamente trattato nelle due sentenze che richiamano una trama di principi costituzionali in tema di diritti dei minori elaborata giŕ nel corso degli anni '70 dello scorso secolo, allora essenzialmente con riferimento alla condizione della minore etŕ, ancor piů dell'infanzia, ed ai temi della sua protezione e dell'abbandono, in un momento storico in cui l'Italia ancora era, o quanto meno si rappresentava, piů Paese di emigrazione che di immigrazione. Č infatti tutta direttamente riconducibile a questa elaborazione culturale, per tanti aspetti fondativa della giurisprudenza minorile, l'esplicitazione del "catalogo dei diritti" dei minori tracciato nelle due pronunce.
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5

Quiroz Vitale, Marco A. "Vittime e schiavi. Il rischio dello stigma sociale." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (November 2010): 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002002.

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Abstract:
La figura estrema della vittima, nell'era della globalizzazione, č lo schiavo ed anche i sistemi giuridici internazionali, con la Convenzione ONU del 2000 e con quella del Consiglio d'Europa del 2005, si sono adattati, dall'inizio del nuovo secolo, ai mutati processi di vittimizzazione che riducono, sempre piů di frequente, i migranti in condizioni di asservimento. In questo articolo l'autore analizza la condizione sociale della vittima-schiavo, a partire dalle ricerche condotte in Italia, mostrando come le evidenze empiriche smentiscono le ipotesi criminologiche secondo cui il semplice coinvolgimento nel rito del processo sia condizione necessaria e sufficiente a liberare le vittime-schiavi dalla loro condizione di inferioritŕ e sottomissione; al contrario la vittima č in grado di uscire dalla sua condizione di deuteragonismo sociale, termine proposto per indicare la peculiare condizione di minoritŕ sociale e strutturale rilevata nelle ricerche empiriche, solo se il rischio di stigmatizzazione viene ridotto grazie all'opera di agenzie di promozione sociale che puntino al recupero di una identitŕ positiva delle vittime. Appaiono, invece, per lo piů ininfluenti le misure di sostegno assistenziale alle vittime che di traducono in meri trasferimenti monetari; tali misure offrono opportunitŕ reali solo se gli enti pubblici erogatori dei sussidi economici operano in rete con le agenzie sociali che siano in grado di inibire i processi di stigmatizzazione e generare aspettative positive di socializzazione e protagonismo.
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6

Tasso, Alberto, and Carlos V. Zurita. "Qualitŕ e condizioni del lavoro agricolo in Argentina. Il caso dei lavoratori stagionali di Santiago del Estero." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 243–61. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127015.

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Abstract:
Tutti gli anni, circa 40.000 lavoratori di Santiago del Estero si trasferiscono in altre province dell'Argentina per compiere lavori agricoli temporanei. In questo articolo si indagano alcune delle caratteristiche di questa migrazione lavorativa, che rappresenta un fenomeno di lunga durata. A tal fine, si riportano i contesti storici, demografici ed agro-ecologici. Si esaminano le condizioni lavorative dei lavoratori "rondine" (migranti stagionali) e il loro profilo sociale e culturale. Successivamente, si pongono degli interrogativi intorno alla qualitŕ di questa occupazione stagionale e in che misura questa presenti o meno le condizioni di quello che dovrebbe essere un "lavoro dignitoso". Infine, si suggerisce, partendo dai dati presentati, la formulazione di politiche e linee di azione con il proposito di migliorare la situazione lavorativa, produttiva e sociale dei lavoratori agricoli migranti temporanei.
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7

Cherubini, Daniela. "La pratica della cittadinanza "dal basso" nelle associazioni di donne migranti." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2022): 63–81. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-001004.

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Abstract:
L'articolo analizza le forme di esercizio e rivendicazione della cittadinanza dal basso, portate avanti da diverse associazioni di donne migranti attive nel sud della Spagna (Andalusia), indagate attraverso una ricerca etnografica. L'analisi mostra come le attiviste coinvolte nella ricerca agiscono nella sfera pubblica sulla base di un'identità complessa, nella quale l'appartenenza di genere e la condizione migrante si intrecciano con l'appartenenza etno-culturale e di classe. Da tale posizione, avanzano una fondamentale richiesta di inclusione, ma anche un'opera di ridefinizione della cittadinanza in senso inclusivo. Mettono in discussione il confine tra cittadini/e e non cittadini/e, e risignificano la cittadinanza come una questione di accesso a diritti e risorse, di riconoscimento e di parità partecipativa. Il caso studio vuole contribuire, in ottica intersezionale, alla comprensione delle forme di cittadinanza dal basso elaborate da settori diversificati della popolazione migrante, e delle trasformazioni della cittadinanza ad esse collegate.
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Bralić, Snježana, and Maja Bezić. "LA RAPPRESENTAZIONE MEDIATICA DEL MIGRANTE TRA ACCOGLIENZA E DIFFIDENZA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 301–17. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.17.

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Abstract:
Negli ultimi decenni del Novecento le nuove guerre, le pulizie etniche e i disastri ambientali hanno creato un alto numero di migranti e profughi, persone in fuga e in transito che si spostano alla ricerca di migliori condizioni di vita. Dato che l'Europa, e in particolar modo l'Italia, si sentono in pericolo, colpiti dalla sindrome d'invasione per i continui arrivi di immigrati, si sono formati nuovi muri, non solo materiali, ma anche muri e frontiere mentali. Il nuovo clima ha favorito la nascita di parole nuove relative ai movimenti migratori e alla percezione della figura del migrante. Con la crescita del fenomeno, si è diffusa un'epidemia di pregiudizi e stereotipi di fronte alle persone percepite come oggettivamente diverse. I termini e le espressioni, a cui si ricorre per indicare i nuovi arrivati, abbondano di etichette del migrante la cui rappresentazione mediatica risulta per lo più negativa. Da diversi studi che trattano questo argomento si percepisce che il discorso mediatico italiano, centrato sull’emergenza, contribuisce alla stereotipizzazione negativa dello straniero, legata alla criminalità e pericolosità. Secondo Maneri e Dal Lago lo straniero viene percepito come una minaccia alla società italiana ed europea e discriminato innanzitutto dal linguaggio usato per rappresentarlo, mentre la contrapposizione tra Noi e Loro viene rafforzata da generalizzazioni e dall’uso del lessico metaforico. Il corpus che si propone di studiare e analizzare si riferisce agli articoli sul tema delle migrazioni, tratti dai due giornali quotidiani italiani di diffusione nazionale. Si prendono in esame gli articoli pubblicati in due periodi diversi, corrispondenti ai differenti contesti sociopolitici della realtà italiana (settembre 2015 e aprile 2017), e in tal modo si tenta di osservare e studiare la lingua nel suo ruolo da protagonista nella costruzione dell’immagine mediatica dei migranti.
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De Maria, Francesco. "The role of educational conditions in defining migratory potential: the case of the young people of the Ivory Coast." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 279–96. http://dx.doi.org/10.36253/form-12860.

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Abstract:
The paper is part of the international debate on the theme of human mobility with a transversal and developing educational perspective in the field of Migration Studies. It presents a research work carried out in Ivory Coast on the potential educational dimension of migration related to the search for better living and working opportunities. We discuss the results related to the study of the educational conditions of a potential migrant subjects, considered as variables that affect the conformation of the migration aspiration and allow a better understanding of the situations in which the birth of the desire to leave can occur, regardless of the presence or absence of the ability to migrate. The research followed a qualitative-quantitative approach in line with the methodological framework of Mixed Methods Research, adopting an exploratory-sequential design, arriving at the construction of a transferable model of analysis of the migratory potential which is composed of four main categories: migration project, educational conditions, migratory aspiration and learning potential. The aim of this paper is to present the results to the second category. Il ruolo delle condizioni educative nella definizione del potenziale migratorio: il caso dei giovani della Costa d’Avorio. Il contributo si colloca all’interno del dibattito internazionale sul tema della mobilità umana con una prospettiva educativa trasversale e in divenire nell’ambito dei Migration Studies. Si presenta un lavoro di ricerca realizzato in Costa d’Avorio sulla dimensione formativa potenziale della migrazione legata alla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro. Nello specifico vengono discussi i risultati relativi allo studio delle condizioni educative di un pubblico potenziale migrante, considerate come variabili che incidono nella conformazione dell’aspirazione migratoria e che permettono una maggiore comprensione delle situazioni in cui può verificarsi la nascita del desiderio di partire, a prescindere dalla presenza o meno della capacità di emigrare. La ricerca ha seguito un approccio quali-quantitativo in linea con l’impianto metodologico dei Mixed Methods Research, adottando un disegno di tipo esplorativo-sequenziale, arrivando alla costruzione di un modello di analisi del potenziale migratorio trasferibile e composto da quattro categorie principali: progetto di migrazione, condizioni educative, aspirazione migratoria e potenziale di conoscenza. Ai fini del presente lavoro, vengono qui presentati i risultati relativi alla seconda delle quattro categorie.
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Stopani, Antonio, and Marta Pampuro. "Despite citizenship. Autonomie migranti e diritto alla città. L’occupazione dell'Ex Moi a Torino." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, no. 52 (April 2018): 55–74. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005204.

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Abstract:
Riassunto L’articolo esplora le condizioni in cui i migranti subalterni soggetti quotidianamente alle tecnologie e politiche securitarie sviluppano creano spazi e reti sociali per sostenere e rendere autonoma la loro mobilità. La ricerca etnografica condotta negli edifici dell’Ex Moi a Torino - occupato dal 2013 da parte di alcune centinaia di migranti - permette di interrogarsi sull’insieme di azioni che rendono possibile le condizioni della loro presenza locale al di fuori delle dinamiche assistenzialiste ed emergenziali del sistema di accoglienza. L’espressione “despite citizenship” si riferisce all’occupazione come un supporto infrastrutturale - sia materiale che immateriale - che permette il dispiegamento materiale di processi relazionali con la città e il perseguimento di un insieme di diritti che, pur sganciati dal perseguimento della cittadinanza formale, sono rivolti alla residenza, al lavoro e alle reti di informazioni e sostegno altrimenti negati.
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Cornice, Alessandro. "La condizione dei braccianti agricoli di origine straniera." Sinappsi 12, no. 1 (2022): 80–93. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-01-7.

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Abstract:
La crisi pandemica degli ultimi due anni ha messo in evidenza il contributo essenziale dei lavoratori stranieri nel mercato del lavoro del settore primario. Il blocco delle frontiere ha esplicitato il fabbisogno dei lavoratori migranti per la tenuta delle filiere dell'agroalimentare. Tuttavia, nonostante siano stati riconosciuti come lavoratori essenziali, le loro condizioni di vita e lavoro risultano ancora esposte al rischio di emarginazione sociale e sfruttamento lavorativo. In una prospettiva di miglioramento, il presente contributo intende dare conto dei primi esiti dell’azione di sistema contenuta nel Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022. ****** EN: The Covid-19 crisis highlighted the role of foreign workers in the agricultural labour market. Although considered as key-workers, migration increases the risk of labour exploitation and socio-economic vulnerability. This article aims to describe the first results of the system action included in the Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022.
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Daminelli, Luca. "Aspettare a Ventimiglia. La frontiera italo-francese fra militarizzazione, crisi dell’accoglienza e solidarietà." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 30, no. 64 (April 2022): 59–80. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006405.

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Abstract:
Riassunto Questa etnografia è stata condotta sul confine italo-francese a Ventimiglia dal 2019 fino all’autunno 2021. La precedente conoscenza dell'area ha permesso di capire come la gestione da parte degli Stati della pandemia Covid-19 abbia ridefinito il dispositivo frontiera. L'articolo inizia con una descrizione del funzionamento dei controlli di frontiera e del loro continuo aggiornamento per limitare la possibilità di attraversamento del confine dei migranti illegalizzati. La seconda parte analizza la situazione generata a Ventimiglia dalla chiusura del confine come una crisi dell’accoglienza (Lendaro, Rodier, Vertongen, 2019), dovuta all'inazione delle istituzioni locali (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017). Nelle conclusioni, l'articolo analizza quali sono le conseguenze sulle soggettività migranti dell'intersezione fra militarizzazione del confine e negazione dell’accoglienza, che costringe a vivere l'esperienza dell'attesa in condizioni di estrema precarietà e marginalità, alle quali si contrappone l’attività dei gruppi solidali della zona.
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Barberis, Eduardo, Fabio De Blasis, Elisabetta Mancinelli, and Elena Viganò. "Filiere socialmente sostenibili. Un per l'emancipazione dallo sfruttamento dei braccianti di origine straniera?" MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002004.

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Abstract:
L'articolo si concentra sullo sviluppo di alcune filiere socialmente sostenibili emer-se negli ultimi dieci anni come forma di risposta dal basso allo sfruttamento del lavoro migrante. Si tratta, in particolare, di modelli di produzione-scambio-consumo che si inseriscono nell'ambito delle più ampie pratiche di resistenza alle trasformazioni del sistema agroalimentare, che fanno delle condizioni di lavoro dei braccianti di origine straniera un elemento centrale della "qualità" dei prodotti e della sostenibilità delle supply chain. A partire da uno studio realizzato nell'ambito di un progetto Fami, adottando un approccio qualitativo, il contributo ne analizza il ruolo degli attori coinvolti, le strategie adottate, le opportunità e i limiti dal punto di vista della creazione di lavoro sostenibile e dell'emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento.
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Valtolina, Giovanni Giulio, and Nicoletta Pavesi. "Famiglie migranti e minori con disabilità. Problematiche e prospettive della presa in carico." MONDI MIGRANTI, no. 3 (November 2022): 61–75. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003004.

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Abstract:
Analizzare le condizioni di vita delle famiglie migranti in cui è presente un figlio disabile risponde a una esigenza quanto mai attuale. Le reti familiari in cui è presente un minore disabile possono essere considerate potenzialmente multiproblematiche: la loro vulnerabilità, infatti, è legata tanto alla diagnosi, alla cura e alla gestione della disabilità, quanto all'essere stranieri, talvolta privi di un adeguato sostegno sociale, o in condizioni di particolare disagio economico e/o sociale, o ancora non a proprio agio nel complesso mondo dei servizi sanitari, sociali, educativi offerti dal nostro sistema di welfare. L'articolo intende offrire una rassegna della letteratura internazionale sul tema del rapporto tra famiglie immigrate in cui è presente un minore disabile e i servizi di welfare, rassegna necessaria in quanto nel contesto italiano questo tema non è ancora stato affrontato. Lo scopo del contributo è quello di evidenziare un primo frame teorico entro il quale poter collocare future ricerche empiriche, anche con lo scopo di sostenere la progettazione sociale in questo specifico campo. In particolare, emergono come rilevanti le prospettive teoriche dell'empowerment, della reticolazione degli attori, dell'incontro tra saperi professionali ed esperienziali e della comunicazione interculturali quali bussole per la progettazione di servizi/interventi efficaci.
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Palidda, Salvatore. "Il cambiamento radicale delle politiche migratorie: dal lasciar vivere al lasciare morire (dalla biopolitica a sempre più tanatopolitica)." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 29, no. 61 (April 2021): 33–48. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006103.

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Abstract:
Riassunto Il testo descrive gli aspetti salienti dell’attuale congiuntura mondiale. Attraverso una sintetica analisi del processo che ha portato al trionfo del liberismo globalizzato, si mostra come a cominciare dal 1990 la guerra alle migrazioni si inscriva in una vera e propria tanatopolitica (il lasciar morire). Infatti, i dominanti designano le migrazioni come il nemico del XXI° secolo perché temono che l’aumento della popolazione mondiale sia incontrollabile e che si sovrapponga ai cambiamenti climatici provocando - secondo loro - destabilizzanti invasioni di migranti nei paesi ricchi. In realtà temono che si imponga la necessità di una redistribuzione egualitaria della ricchezza mondiale che potrebbe permettere la sopravvivenza decente anche di oltre 10 miliardi di umani a condizione anche di eliminare tutte le fonti di distruzione del pianeta e innanzitutto l’estrattivismo di carbone, petroli, gas, uranio e terre rare.
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Oppio, Alessandra. "Migrants and italian inner areas for an anti-fragility strategy [Migranti e aree interne per una strategia anti fragilità]." Valori e Valutazioni 28 (July 2021): 93–100. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212809.

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Abstract:
The paper addresses the issue of migration towards inner areas with respect to the broader framework of the National Strategy for Inland Areas (SNAI). After an introduction on the purpose outlined by the SNAI, the article focuses on the relationship between socio-economic features of the inner areas and migration dynamics, in order to outline some preconditions for the presence of foreigners as active driver for the regeneration of those marginal territories. Thus, a theoretical paradigm has been proposed to address the evaluation process and support the whole policy cycle. Il contributo affronta il tema della migrazione nelle aree interne del paese nel più ampio quadro della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI). Dopo un’introduzione sulla traiettoria delineata dalla SNAI, l’articolo si concentra sulla relazione tra caratteri socio-economici delle aree interne e dinamiche migratorie, al fine di delineare alcune condizioni perché la presenza di stranieri eserciti una forza rigenerativa dei territori al margine e di definire un paradigma teorico per orientare la valutazione a supporto dell’intero ciclo delle politiche.
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Caroppo, Emanuele, Giuseppina Del Basso, and Patrizia Brogna. "Trauma e vulnerabilità nei migranti richiedenti protezione internazionale." REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 22, no. 43 (December 2014): 99–116. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880004307.

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Abstract:
INTRODUZIONE: I rifugiati richiedenti protezione internazionale mostrano un'alta vulnerabilità e Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). OBIETTIVI: abbiamo utilizzato un approccio integrato multidisciplinare per valutare la loro vulnerabilità e psicopatologia. METODI: sono stati valutati 180 rifugiati politici secondo i criteri del DSM-IV-TR. RISULTATI: in un'alta percentuale di rifugiati politici la diagnosi principale è stata di PTSD associata con disturbi di personalità e/o altri disturbi psichici. CONCLUSIONI: i rifugiati politici hanno più difficoltà nel gestire le proprie emozioni, questo probabilmente è dovuto alla propria storia personale intrisa di vissuti traumatici, tuttavia attraverso un lavoro sia psicoterapico che farmacologico è stato possibile migliorare le proprie condizioni.
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Colloca, Carlo. "Le condizioni di vita dei migranti nel ragusano fra processi di deterritorializzazione ed ecomafie." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 53–73. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002003.

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Abstract:
L'articolo analizza l'organizzazione spaziale e sociale della "fascia trasformata del ragusano" dove abitano e lavorano cittadini stranieri immigrati. L'obiettivo è restituire - con il supporto di dati statistici, della cartografia e della fotografia - i risultati di un'attività di ricerca svolta fra il febbraio 2020 e il novembre 2021 sulle caratteristiche socio-territoriali di un contesto, dove il passaggio dalla stagionalità alla colture intensive in serra non si è configurato come una transizione ad una nuova produzione di territorialità, con nuove formulazioni della relazione co-evolutiva fra insediamento umano e ambiente, ma è l'esito di un sistema socio-economico per sua natura deterritorializzato e, dunque, organizzato in uno spazio astratto, omologato, casuale e artificiale. Si tratta di un territorio dove si concen-trano gli effetti di un'agricoltura divenuta sempre più industrializzata e globalizza-ta che si alimenta di un crescente sfruttamento del lavoro migrante e dell'ecosistema, anche per mano di una criminalità organizzata che controlla la gestione della plastica, degli agrochimici e dei rifiuti che questi materiali determi-nano.
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Bartholini, Ignazia, and Rafaela Pascoal. "Il cibo come mezzo per una convivenza ostipitale. Gli equilibri fragili del cotto e del crudo fra migranti e popolazione autoctona in un mercato di Palermo." MONDI MIGRANTI, no. 2 (August 2021): 55–71. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002003.

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Abstract:
Questo articolo propone il concetto di ostipitalità (Derrida, 2000) per analizzare i collegamenti tra cibo, appartenenze e commensalità. L'osservazione partecipante e le interviste semi-strutturate permettono di individuare, nelle diverse aree e tra le tipologie di attività commerciali del mercato di Ballarò, le forme di "convivenza armata" fra autoctoni e migranti e di relativa prevalenza del "cotto" e/o del "crudo". Se il cibo cotto è ospitale a determinate condizioni, il cibo crudo ha maggiori probabilità di stabilire ostipitalità durevole oltre che condizionata. A Ballarò la prevalenza degli esercizi commerciali del crudo sembra costituire un freno rispetto alla delocalizzazione degli ipermercati e ai processi di disembedding tra economia e vita sociale urbana (Polanyi, 1944; Giddens, 1991).
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Giulia Bernardini, Maria. "Imprevisti. La "lotta per i diritti" delle persone migranti con disabilità." MONDI MIGRANTI, no. 3 (November 2022): 77–89. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003005.

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Abstract:
Attualmente, le persone migranti con disabilità sperimentano una condizione di invisibilità che può considerarsi onnipervasiva. Essa parte dal piano sociale, per investire anche quello giuridico e istituzionale, e finisce per tradursi ora nel diniego dei diritti, ora nell'effettività della tutela giuridica. Avvalendosi dell'intersezionalità e della vulnerabilità quali strumenti euristici che permettono l'emersione di questi "soggetti imprevisti", l'Autrice si sofferma sulla nozione di capacità inclusiva ac-colta all'art. 12 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, per poi riflettere sui processi di disabilitazione che riguardano le persone rifugiate e/o richiedenti asilo.
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Bevivino, Maria Luisa. "Defaral Sa Bopp: l'iniziativa dei migranti senegalesi per uno sviluppo rurale endogeno e sostenibile." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 97 (May 2012): 85–99. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097007.

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Abstract:
Tra i molteplici attori che promuovono uno sviluppo rurale alternativo al paradigma agro-alimentare dominante, i migranti possono rivestire un ruolo di primo piano in quanto "cittadini fra piů spazi" capaci di produrre processi di cambiamento nel territorio d'origine e in quello d'arrivo. Viene presentata l'analisi di un progetto di co-sviluppo in Senegal volto a migliorare le condizioni di vita della popolazione locale e limitare l'esodo rurale attraverso pratiche virtuose di sviluppo endogeno sostenibile.
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Telfener, Umberta. "Il lavoro con i migranti in Italia: per una pratica etica basata sul rispetto." TERAPIA FAMILIARE, no. 92 (April 2010): 57–79. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-092003.

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Abstract:
In questo scritto mi sono domandata quale sia la condizione possibile per la conoscenza reciproca fra culture diverse: come conosciamo quello che crediamo di conoscere del cliente, della sua cultura, della relazione con noi durante il processo della consulenza, attraverso l'incontro tra piů teste, piů cuori, piů sensibilitŕ, all'interno di un contesto condiviso. Trovarsi in territorio altrui significa infatti non dare per scontata la propria identitŕ professionale ma costruirla e ricostruirla nello spazio dell'incontro. Creare salute vuol dire tenere in considerazione fattori sociali, psicologici, politici, culturali, antropologici, e co-costruire interventi non proposti dall'alto ma concordati con gli utenti stessi, che emergano da una attenta analisi della domanda e che facciano emergere i punti di forza e creino situazioni partecipative e processuali.
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Azzeruoli, Vanessa. "Rimanendo precari: migranti e crisi economica nel Nordest. I rumeni tra occupazione e disoccupazione." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 126 (May 2012): 70–82. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126005.

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Abstract:
Il paper ha l'obiettivo di analizzare l'impatto della crisi economica sui/lle lavoratori/ trici rumeni/e in Veneto, portando in evidenza: le figure piů colpite; le risposte individuali e familiari; i cambiamenti occorsi al mercato occupazionale e del lavoro veneto. La tesi che emerge mostra una forte stabilizzazione della componente migratoria di nazionalitŕ rumena in Veneto. La precarizzazione contrattuale e il peggioramento delle condizioni di lavoro sono evidenti, mentre l'impatto sulle vite delle persone č risultato eterogeneo; lo stato di povertŕ ha interessato solo una piccola componente di intervistati, mentre il peggioramento č diffuso. Il paper si sviluppa attraverso due chiavi di lettura: 1) il mutamento del mercato del lavoro in Veneto, in particolare le modalitŕ di reclutamento e le tipologie contrattuali; 2) gli effetti della crisi economica sulle carriere lavorative e sui percorsi di vita dei/lle migranti. Nelle conclusioni si effettueranno comparazioni con la componente marocchina.
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Prilleltensky, Isaac, and Caterina Arcidiacono. "Modello ecologico e migranti: benessere, giustizia e potere nella vita degli immigrati." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (September 2010): 11–23. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001002.

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Abstract:
Il contributo descrive anzitutto il modello ecologico multidimensionale di Prilleltensky e come esso si declina a livello individuale, relazionale,organizzativo, comunitario e ambientale in relazione all'oppressione, al benessere e al processo di liberazione. Vengono in particolare esaminati gli elementi che agiscono nella trasformazione e che permettono il potenziamento delle risorse e dei punti di forza. Attenzione č data infine alla definizione ed esplicitazione dei valori e dei diritti del singolo e della comunitŕ al fine di definire quale sia la validitŕ epistemica e trasformativa della ricerca e dell'intervento in psicologia di comunitŕ alla luce di tale modello. Lo scopo precipuo dell'articolo consiste nell'esplicitare le variabili in gioco nella condizioni di vita dei migranti, enucleando i fattori di protezione e di rischio da considerare per valutarne il benessere e le modalitŕ d'inserimento nei contesti di accoglienza.
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Antonelli, Fulvia. "Le due etŕ dell'emigrazione." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 85–97. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003006.

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Abstract:
In questo articolo si analizzano il ruolo e gli effetti degli immaginari dei giovani che aspirano alla migrazione dal Marocco. Appartenenti a strati sociali popolari e residenti nelle periferie urbane di Casablanca, l'attenzione č posta sui ragazzi che vivono in condizioni economiche e sociali di marginalitŕ nei loro contesti di origine e tentano la migrazione clandestina o irregolare verso l'Europa. Le loro pratiche quotidiane e le loro visioni dell'Europa vengono messe a confronto con quelle delle generazioni di migranti a loro precedenti, dalle quali hanno assorbito esperienze e racconti, reinterpretandoli perň alla luce di un contesto politico e legislativo internazionale profondamente mutato negli ultimi decenni. Attraverso il metodo etnografico si indaga su come questa generazione di giovani costruisca, attraverso reti di apprendimento ed esperienza collettiva autonome, nuove rotte e strategie migratorie e proiezioni di sé e di altrove funzionali alla liberazione dagli stigmi sociali da cui si sentono segnati.
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Montaldi, Massimo. "Anthropology applied to the analysis of social deviances and the effects of uprooting on individual trans-generational behavior / Antropologia applicata all’analisi delle devianze sociali e gli effetti dello sradicamento sul comportamento individuale trans generazionale / Antropología aplicada al análisis de las desviaciones sociales y de los efectos del desarraigo en el comportamiento transgeneracional individual." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, October 8, 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.64.

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Abstract:
This article aims to clarify some points of view and aspects on the relationship between multiculturalism and migration, and the relationship between minor and major normative jurisprudences, against the dynamic background of historical and anthropological processes, in a criminological perspective, and using some theories that argue why the phenomena of deviance are associated with intercultural and ethnic contexts. The interaction between outgroup and ingroup, while modern societies are engaged in solving problems related to the management and control of regulatory deviance, seems to bring out spaces to think, thanks to the onset of the ethnographic method in criminological studies. Criminology and ethnography can therefore profitably experiment with a scientific relationship, in the light of the sociology of deviance. New concepts invite to formulate a different approach, less constrained by specializations, but tending to obtain a result of a balanced scientific exchange full of perspectives. In this way, some of the reasons behind the deviant behavior among minorities will appear clearer. It can be argued, for example, that concepts of proximal and distal stress expand the translations of the problem. The cessation of the social bond, the semantic differences between landless and native minorities, seem to have a role in the dynamics of deviance, psychopathology, and crime. The sub-cultural community, the training and educational conditions are all recurrent themes, but they often assume an unexpected value in the eternal struggle for space. The class struggle and the reasons behind the enormous amount of laws appear to be the result of contrasting relationships between majorities and minorities. The problem of cultural deviances does not always seem clear and complete, if interpreted by the individual sciences, they easily run into scientific reductionism and redundancy. Stitching together edges that tend to remain far away could be possible only provided that the different perspectives can be connected, and that the tool of comparative ethnography is regarded as a fruitful link with criminology. Semantics is enriched with concepts, such as the syndrome of socio-cultural adoption, probes the implications of the cultural bond that redefines the existential plots of the condition of the migrant in modernity. The disruptive effects of the stress of minorities, or the disbelief of minorities towards the normative majority, are only some of the concepts with which I have tried to represent the motivations that are at the base of a basic hostility of some social communities to the rules. A multi-scientific approach has an experimental structure, a crossroads of different experiences, which aims to build lexicons and widen and diversify the semantics of deviance, questioning the particularisms and the singular exasperation of the perspectives of hermeneutic excesses. As Europe prepares to deal with the impact of epochal migration, the comparative method is able to provide empirical considerations for a reading consistent with history, and less involved with academic speculation, and ideological needs. Understanding the dynamics that underlie the criminal deviance between minorities, is not only an exercise of absolute social vanguard, but tends to build new bases and theoretical and practical references better systematized, which dictate complex work agendas, expanding the knowledge on the real relationship between criminal deviance and ethnic communities. RiassuntoQuesto articolo si propone di chiarire alcuni punti di vista e aspetti sulle relazioni tra multiculturalismo e migrazione, e il rapporto tra minoranze e maggioranze normative, sullo sfondo dinamico di processi storici e antropologici, in una prospettiva criminologica, e utilizzando alcune teorie che argomentano i motivi per i quali le fenomenologie della devianza si associano ai contesti interculturali ed etnici. L'interazione tra outgroup ed ingroup, mentre le società moderne sono impegnate nella soluzione di problemi legati alla gestione ed al controllo della devianza normativa, sembra far emergere spazi di riflessione grazie all’irruzione del metodo etnografico negli studi criminologici. Criminologia ed etnografia, possono dunque proficuamente sperimentare una relazione scientifica, alla luce della sociologia della devianza. Nuovi concetti invitano a riformulare un approccio meno costretto dalle specializzazioni, ma tendente ad ottenere un risultato di uno scambio scientifico equilibrato e denso di prospettive. Appariranno più chiare in tal modo, alcuni delle motivazioni retrostanti alla condotta deviante tra le minoranze. Si può sostenere, per esempio, che concetti di stress prossimale e distale, ampliano le traduzioni del problema. La cessazione del legame sociale, le differenze semantiche tra minoranze senza terra e minoranze native, sembrano avere un ruolo nella dinamica della devianza, della psicopatologia, della delinquenza. La comunità sub culturale, la formazione e le condizioni di istruzione, sono temi ricorrenti, tuttavia assumono sovente un valore imprevisto nella lotta eterna per lo spazio. La lotta di classe e le ragioni che stanno dietro alla enorme mole di normativa, appaiono il frutto di rapporti di contrasto tra maggioranza e minoranze. Non appare sempre chiaro e completo il problema delle devianze culturali, se interpretato dalle singole scienze, incorrono facilmente nel riduzionismo e nella ridondanza scientifica. Un lavoro di ricucitura di margini che tendono a mantenersi lontani, è possibile a patto che le prospettive sappiano comunicare tra loro, e lo strumento dell’etnografia comparata si profila una proficua connessione con la criminologia. La semantica si arricchisce di concetti, come ad esempio la sindrome dell’adozione socioculturale, sonda le implicazioni del legame culturale che ridefinisce le trame esistenziali della condizione del migrante nella modernità. Gli effetti dirompenti dello stress delle minoranze, o la diffidenza delle minoranze verso la maggioranza normativa, sono solo alcuni dei concetti con cui ho cercato di rappresentare le motivazioni che stanno alla base di un'ostilità di fondo di alcune comunità sociali, rispetto alle regole. Un approccio multi scientifico ha un assetto sperimentale, incrocio di esperienze diverse, che mirano a costruire lessici e ampliare e diversificate le semantiche della devianza, mettendo in discussione i particolarismi e l'esasperazione singolare delle prospettive degli eccessi ermeneutici. Mentre l'Europa si appresta ad affrontare l'impatto di una migrazione epocale, il metodo comparativo è in grado di fornire le considerazioni empiriche per una lettura coerente con la storia, e meno coinvolte con la speculazione accademica, e le esigenze ideologiche. Capire le dinamiche che sotto intendono la devianza criminale tra le minoranze, è un esercizio non solo di assoluta avanguardia sociale, ma tende a costruire basi nuove e riferimenti teorici e pratici meglio sistematizzati, che dettano agende di lavoro complesse, allargando la conoscenza sul rapporto reale tra devianza criminale e comunità etniche. ResumenEste artículo se propone aclarar los puntos de vista y aspectos sobre las relaciones entre multiculturalismo y migración, y la relación entre minorías y mayorías normativas, en el fondo dinámico de procesos históricos y antropológicos. En una perspectiva criminológica, y utilizando algunas teorías que argumentan los motivos por los cuales las fenomenologías de las desviaciones se asocian a los contextos interculturales y étnicos. La interacción entre outgroup e ingroup, mientras las sociedades modernas están ocupadas en la solución de los problemas ligados a la gestión y al control de la desviación normativa, parece que hacen surgir espacios de reflexión gracias a la introducción de la metodología etnográfica en los estudios criminológicos. Criminología y etnografía, pueden entonces experimentar rentablemente una relación científica, bajo la luz de la sociología de la desviación. Nuevos conceptos invitan a reformular un enfoque menos forzado por las especializaciones, pero con la tendencia en obtener un resultado de un intercambio científico equilibrado y lleno de perspectivas. Aparecerán más claras de esta manera, algunas de las motivaciones que están detrás de la conducta desviada entre las minorías. Se puede sostener, por ejemplo, que conceptos como stress proximal y distal, amplían las traducciones del problema. La ruptura del lazo social, las diferencias semánticas entre minorías sin tierra y minorías nativas, parecen tener un rol en la dinámica de la desviación, de la psicopatología y de la delincuencia. La comunidad sub-cultural, la formación y las condiciones de instrucción, son temas recurrentes, sin embargo, asumen a menudo un valor imprevisto en la lucha eterna por el espacio. La lucha de clase y las razones que están detrás a la gran masa normativa, parecen el fruto de relaciones de contraste entre mayorías y minorías. No parece siempre claro y completo el problema de las desviaciones culturales, si es interpretado por las ciencias individuales, incurren fácilmente en el reduccionismo y en la redundancia científica. Un trabajo de reparación de márgenes que tienen la tendencia a mantener la distancia, es posible siempre y cuando las perspectivas sepan comunicarse entre ellas, y el instrumento de la etnografía comparada pueda conectarse rentablemente con la criminología. La semántica se enriquece de conceptos, como por ejemplo el síndrome de la adopción sociocultural, sondea las implicaciones del lazo cultural que redefinen la parte existencial de la condición del migrante en la modernidad. Los efectos disruptivos del stress de las minorías, o la diferencia de las minorías hacia las mayorías normativas, son solo algunos de los conceptos con los que busqué representar las motivaciones que están en la base de la hostilidad de algunas comunidades sociales, con respecto a las reglas. Un enfoque multicientífico tiene un corte experimental, cruce de experiencias diferentes, que velan por construir léxicos, ampliar y diferenciar las semánticas de la desviación, poniendo en discusión los particularismos y la exasperación singular de las perspectivas de los excesos hermenéuticos. Mientras Europa se alista para afrontar el impacto de una migración épica, la metodología comparativa puede suministrar las consideraciones empíricas para una lectura coherente con la historia, y menos involucrada con la especulación académica, y las exigencias ideológicas. Entender las dinámicas que definen la desviación criminal entre las minorías, es un ejercicio no solo de absoluta vanguardia social, sino que tiene la tendencia en construir bases nuevas y referencias teóricas y prácticas mejor sistematizadas, que dictan agendas de trabajo complejas, engrandeciendo el conocimiento sobre la relación real entre desviación criminal y comunidades étnicas.
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Stirone, Valentina, Jolanda Spoto, and Martina Trinchieri. "Migrazione, interculturalità e genitorialità." Ricerca Psicoanalitica 32, no. 1 (April 23, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.518.

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Abstract:
L’articolo tratta il fenomeno della migrazione dal punto di vista psicoanalitico insieme alle tematiche dell’interculturalità e della genitorialità. Tale lavoro vuol fare emergere la condizione di particolare vulnerabilità che caratterizza i soggetti migranti, nel loro confrontarsi con il complesso passaggio alla genitorialità. Le autrici intendono presentare le potenziali difficoltà connesse ai processi migratori, in particolare per quanto riguarda la sofferenza che molte donne vivono lasciando il loro paese d’origine e le violenze fisiche e psicologiche che spesso sono costrette a subire. Il complesso tema della migrazione viene affrontato con riguardo agli aspetti dell’integrazione e alle relative dinamiche che la caratterizzano, all’interno di una visione epistemica dell’essere umano, in cui ciascun soggetto mette a disposizione le proprie fragilità, risorse e competenze in un’ottica di crescita umana. Attraverso il viaggio terapeutico, il viaggio migratorio assume dignità e consistenza permettendo così ad entrambi di esistere.
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