Academic literature on the topic 'Convento di San Domenico'

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Journal articles on the topic "Convento di San Domenico"

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Kaksic, Nikola. "Un salterio miniato quattrocentesco dal convento di San Francesco a Zara." Eikon / Imago 5, no. 1 (June 8, 2016): 113–40. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.73481.

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Abstract:
L'autore discute un manoscritto miniato dal convento di San Francesco a Zara. Nove fogli che caratterizzano le iniziali più rappresentative di questo manoscritto sono stati tolti nel 1974 e la loro ubicazione è sconosciuta fin da allora. Solo vecchie fotografie in bianco e nero di questo Salterio sono note nella letteratura scientifica. Con l'ausilio di particolari dei colori conservati su un rotolo di pellicola presso l'Ufficio della Conservazione a Zara, l'autore tenta di ricostruirne l'aspetto originario. Egli mette in evidenza il fatto che questo salterio non è stato analizzato a fondo o descritto consistentemente. Egli stabilisce che si tratta di un salterio liturgico (Psalterium feriale), che si distingue da un salterio biblico, e che contiene un innario (Psalterium cum hymnis). Ogni salmo e inno inizia con un’iniziale illuminata, la maggior parte delle quali sono decorative. Tuttavia, il salterio ha otto iniziali figurale (littera historiata), che l'autore analizza individualmente e stabilisce come un riflesso diretto della divisione del Salterio nei giorni della settimana liturgica. La decorazione figurale è stata data solo per le iniziali del primo salmo di ogni nuovo giorno liturgico (feria), che fanno sette in totale. Essi sono: i Salmi I, XXVI, XXXVII, LII, LXVIII, LXXX e XCVII, dove il Salmo I marca la Domenica, il Salmo XXVI il Lunedi e così via, fino alla fine della settimana liturgica. La decorazione figurale è stata data anche alla prima iniziale all'inizio del Salterio che si apre con un cosiddetto Invitatorium. Ogni iniziale figurale è descritta in dettaglio, e particolare enfasi viene data all’iniziale B nel folio 5, che rappresenta l'iniziale più ricca di tutto il Salterio. Nella sua parte inferiore c’è una rappresentazione di San Bernardino, invece di Sant'Antonio da Padova o di San Francesco come è stato suggerito. In questo lavoro, l'autore pubblica tutte le iniziali e le inserisce nel contesto dei rispettivi salmi. Il documento difrerenzia graficamente tre tipi di iniziali attraverso l'uso di differenti composizione. Le iniziali figurali, littera historiata, sono stampate in grassetto, il corsivo viene applicato alla littera dominicalis, mentre gli altri, 'littera ferialis', che costituiscono la maggior parte, sono stampati in caratteri regolare. Il colore rosso è utilizzato per una rubrica, che sono i sottotitoli che segnano le sezioni individuali del Salterio come l’Invitatorium, feria, inni, ecc. Questo permette anche coloro che non hanno il comando della lingua Croata di conoscere l'intero contenuto del salterio. Contrariamente all'opinione corrente che sostiene che il Salterio è l’opera di una scuola veneziana, e contrariamente a una visione isolata che è stato creato a Zara stessa, l'autore ritiene che il Salterio è stato creato nel cerchio di Bologna, molto probabilmente intorno al 1460 o appena dopo questa data.
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Lowe, Kate. "Franciscan and papal patronage at the Clarissan convent of San Cosimato in Trastevere, 1440–1560." Papers of the British School at Rome 68 (November 2000): 217–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003937.

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Abstract:
IL PATROCINIO FRANCESCANO E PAPALE AL CONVENTO DELLE CLARISSE DI SAN COSIMATO A TRASTEVERE, 1440–1560Questo articolo esamina gli aspetti relativi agli studi sul ruolo della donna nel patrocinio papale e francescano al convento delle Clarisse di San Cosimato a Roma durante il Rinascimento. Le monache erano trattate come dipendenti indigenti, e le varie strategie di patrocinio per loro erano formulate da rappresentanti maschili della chiesa. Una cruciale fonte di informazione è rappresentata dalla cronaca del convento scritta da Suor Orsola Formicini alia fine del XVI secolo. San Cosimato era fermamente collocato in una complessa rete di connessioni francescane, che andavano dall'individuale all'istituzionale, e che tutte esercitavano una qualche forma di patrocinio. Il patrocinio finanziario e sull'edificio esercitato da papa Sisto IV (lui stesso un francescano) e da papa Alessandro VI viene analizzato in dettaglio. Il fenomeno del patrocinio di due parenti di sesso femminile di questi papi, Franchetta della Rovere e Vannozza Catanei, è anche discusso.
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Lowe, Kate. "Artistic patronage at the Clarissan convent of San Cosimato in Trastevere, 1400–1600." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 273–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001835.

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Abstract:
PATROCINIO ARTISTICO NEL CONVENTO DELLE CLARISSE DI SAN COSIMATO IN TRASTEVERE, 1400–1600L'articolo esamina il patrimonio artistico del convento delle Clarisse di San Cosimato a Roma, tra il 1400 e il 1600. Nell'acquisizione di una collezione artistica eterogenea, le suore si comportarono più come grate riceventi che come attive committenti. Queste forme di patrocinio sembra siano state dovute a risorse francescane e papali. Ciò nonostante, molte questioni rimangono ancora aperte, soprattutto in riguardo alle commissioni, ed è pertanto difficile asserire con certezza la natura dei patroni. Sembra che due (o forse tre) delle sei opere qui discusse non vennero eseguite per San Cosimato, ma finirono lì per caso. Gli affreschi del tardo quindicesimo secolo raffiguranti San Cosma, San Damiano e San Sebastiano (precedentemente trascurati) sono tra le opere qui discusse.
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Lloyd, Joan Barclay. "Medieval Dominican architecture at Santa Sabina in Rome, c. 1219–c. 1320." Papers of the British School at Rome 72 (November 2004): 231–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002737.

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Abstract:
L'ARCHITETTURA DOMENICANA DI EPOCA MEDIEVALE A SANTA SABINA A ROMA, CA. 1219–1320Lo studio tratta della basilica di V secolo di Santa Sabina e delle strutture ad essa adiacenti. In particolare si analizzano la documentazione storica e i resti architettonici di Santa Sabina negli anni compresi tra il 1219 e il 1320 circa, quando San Domenico e l'ordine medievale dei Frati Predicatori si insediarono nel complesso. Si analizzano tre soggetti: (1) i termini della donazione di Santa Sabina ai Domenicani da parte di Papa Onorio III nel 1222 e il diritto che egli concesse a San Domenico di sfruttare parte del suo palazzo sull'Aventino; (2) il significato di un muro costruito tra il coro dei frati e la parte pubblica della chiesa nel contesto della pratica architettonica e della legislazione domenicana; e (3) la natura e l'estensione delle strutture conventuali al tempo di San Domenico e il loro successivo sviluppo fino a ca. il 1320. L'ultimo soggetto si basa su una survey architettonica delle strutture di Santa Sabina e su un'analisi della muratura in esse reimpiegata. Datando la muratura con ampi lassi cronologici nell'ambito del Medioevo l'autore aiuta ad identificare gli edifici conventuali che esistevano quando i Domenicani arrivarono a Santa Sabina e ne mostra le modalità d'ampliamento.
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Moskowitz, Anita Fiderer. "THE ARCA DI SAN DOMENICO CARYATIDS: SUPPORTS FOR A HYPOTHESIS." Source: Notes in the History of Art 6, no. 3 (April 1987): 1–6. http://dx.doi.org/10.1086/sou.6.3.23202315.

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Romano, Serena. "Nicola Pisano's Arca di San Domenico and Its Legacy.Anita Fiderer Moskovitz." Speculum 71, no. 1 (January 1996): 183–84. http://dx.doi.org/10.2307/2865240.

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Martelli, Sebastiano. "Domenico Rea in Brasile: viaggio picaresco di un emigrante scrittore." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (March 30, 2018): 414–29. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818765454.

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Abstract:
Nel 1948, pochi mesi dopo la pubblicazione di Spaccanapoli, il suo primo libro di racconti che aveva avuto una buona accoglienza da parte della critica, Rea decide improvvisamente di partire per il Brasile. Un viaggio motivato da insoddisfazione esistenziale, desiderio di avventura e necessità economiche che confluiscono in un’esperienza picaresca di emigrante scrittore, raccontata in diversi articoli pubblicati su quotidiani italiani e brasiliani. Il recupero di questi materiali consente di analizzare il peculiare sguardo con cui lo scrittore racconta la realtà brasiliana delle città (San Paolo, Rio, Campinas) a fronte di quella napoletana dell’ interregno rappresentata nei suoi racconti. L’avventura brasiliana di Rea durerà pochi mesi, ma è possibile trovarne tracce in racconti successivi, in particolare in Quel che vide Cummeo; soprattutto segnerà il primo tempo della scrittura giornalistica, che occuperà uno spazio determinante in tutta la sua carriera.
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Cooper, Donal. "‘Qui Perusii in archa saxea tumulatus’: the shrine of Beato Egidio in San Francesco al Prato, Perugia." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 223–44. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001811.

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Abstract:
‘QUI PERUSII IN ARCHA SAXEA TUMULATUS’: LA TOMBA DEL BEATO EGIDIO NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO AL PRATO, PERUGIAL'autore presenta una nuova ricostruzione della tomba del Beato Egidio (†1262), il terzo compagno di San Francesco ed una delle figure più importanti della prima storia francescana. La tomba di Egidio a San Francesco al Prato, Perugia, ha acquisito una notevole considerazione nello studio del primo patrocinio francescano grazie sia all'uso di un sarcofago paleocristiano che all'indiscutibile influenza di quest'arca sulla pala d'altare dipinta su entrambi i lati per la chiesa dal Maestro di San Francesco (c. 1272). Conseguentemente, gli studiosi hanno collocato il sarcofago di Egidio al di sotto dell'altare maggiore di San Francesco al Prato, in modo da formare un unico insieme visivo con il retroaltare. Tuttavia, una serie di fonti inedite indica che il Beato fu invece sepolto nel transetto meridionale. Secondo questa ricostruzione, la sua tomba va invece collocata nella tradizione delle tombe elevate a cassa, esemplificata dall'arca di tredicesimo secolo di San Domenico a Bologna. In termini di accesso e pratica devozionale, la tomba a cassa elevata era da un punto di vista funzionale più soddisfacente della sistemazione dell'altare maggiore impiegata nella stessa tomba di Francesco. La tomba di Egidio dimostra dunque come, quando necessario, i Frati Minori potessero rifiutare il modello fornito dalla loro Chiesa Madre di Assisi.
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Manzo, Elena. "Sacred Architecture in the Neapolitan Baroque Era. Space, Decorations, and Allegories." Resourceedings 2, no. 3 (November 12, 2019): 46. http://dx.doi.org/10.21625/resourceedings.v2i3.624.

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Abstract:
In Naples (Italy), the passage from Renaissance to Baroque architectonic language could be identified between 1580 and 1612. During this era, one of the most significant topics of the architectonic research on the sacred space was the right compromise among the Counter-Reformation patterns, the central space and the oval plan. Giovanni Antonio Dosio and Dionisio di Bartolomeo were the most representative architects of this passage. They provide the access to new experimental varieties. So, when the architect Cosimo Fanzago arrived in Naples in 1612, the city was almost ready to use the emblematic ellipse plan of the Baroque, such as the churches Santa Maria della Sanita` and San Giovanni dei Fiorentini by Fra’ Nuvolo prove. Fanzago’s architectonic research was followed by the studies by Bartolomeo and Francesco Antonio Picchiatti, father and son, up to Domenico Antonio Vaccaro that was the most representative director of the Baroque sacred space scene. Moving from the analysis and comparison of the most representative churches of Neapolitans Baroque era, the paper proposes an unedited studio about the evolution of sacred space’s idea related to decoration, symbology and allegory, with a focus on Domenico Antonio Vaccaro’s works, such as the churches of Santa Maria della Concezione in Montecalvario neighbourhood, San Michele Arcangelo in Naples’ Piazza Dante, San Michele in Anacapri (on Capri Island), the Palazzo Abbaziale di Loreto and Saviour Church in San Guglielmo al Goleto Monastery, both near Avellino.
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Francis, Karen, Oliver J. Gilkes, Richard Hodges, and David Tyler. "Santa Scolastica: survey and trial excavations of a Samnite site near San Vincenzo al Volturno." Papers of the British School at Rome 70 (November 2002): 347–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002208.

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Abstract:
SANTA SCOLASTICA: RICOGNIZIONE E SAGGI DI SCAVO DI UN SITO SANNITA PRESSO SAN VINCENZO AL VOLTURNOUn sito sulla parte bassa del pendio orientale di Monte Santa Croce venne esaminato come parte del programma di ricerca sugli insediamenti dipendenti dal monastero altomedievale di San Vincenzo al Volturno. Monte Santa Croce era stato precedentemente identificato come un centra sannita fortificato da mura poligonali dai resti consistenti visibili in cima. Ricognizioni passate avevano permesso il ritrovamento di materiale ceramico di età sannita ed altomedievale, mentre la tradizione orale locale associava il sito ad un convento dedicato a Santa Scolastica. Gli scavi hanno rivelato la presenza di una serie di strutture consistenti, probabilmente di quinto o quarto secolo AC, forse appartenenti ad un insediamento gerarchico situato a meta del pendio della montagna, intorno alia sommita fortificata e da essa dipendente. Siti di occupazioni successive sono noti grazie ad una ricognizione del 1993 a nord della montagna. La presenza di ceramica altomedievale rimane inspiegabile, e resta ancora da ricercare siti di insediamento altomedievale.
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Dissertations / Theses on the topic "Convento di San Domenico"

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Grande, Ramona, Giovanna Turchi, and Vittoria Pio Della. "Restauro e valorizzazione del Convento di San Domenico a Pietracuta." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14760/.

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Abstract:
Di origine seicentesca, il complesso di San Domenico a Pietracuta, composto da chiesa e convento, rappresenta uno dei casi di abbandono di un edificio monastico dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. E’ stata condotta un’analisi circa il paesaggio del Monte di Pietracuta, presso il quale è sito il complesso in questione; in seguito, è stato effettuato un rilievo architettonico in quasi totale assenza di documentazione storica. Attualmente sono assenti il braccio nord e parte del braccio est del convento dove, originariamente, erano presenti le celle dei monaci e i locali di servizio. Il progetto prevedrà il riuso di tale struttura come scuola di musica con il completamento della parte mancante del convento. Caratteristica pregnante di tale intervento, un’analisi sulla ricostruzione del chiostro come unica entità fra preesistenza e nuova edificazione. Fra gli interventi progettuali, si sottolinea la riqualificazione e manutenzione della massa boscata e del paesaggio.
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Morigi, Wladim, Marco Montalti, and Cristina Guarino. "Convento di San Domenico a Imola. Progetto di un nuovo Museo Archeologico della città." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15616/.

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Abstract:
Nato dall’esigenza di riorganizzare, accogliere e musealizzare i numerosi reperti restituiti dal ricchissimo palinsesto archeologico della città di Imola, il progetto per il nuovo museo archeologico della città prevede una nuova sistemazione dell’antico convento del San Domenico. Attraverso un’attenta rilettura degli spazi e dopo un’analisi storica che ha permesso di ricostruire la vicenda costruttiva di questo complesso, dalle sue origini ad oggi, la nuova riorganizzazione del museo avrà come obiettivo quello di valorizzare i reperti custoditi così come l’edificio che lo andrà ad accogliere. Ospitato in un luogo dalla storia complessa, testimone degli eventi che hanno modificato la città di Imola, il nuovo museo cercherà un dialogo tra i reperti e il contesto, accompagnando l’utente attraverso un’esperienza di visita dinamica e coinvolgente. Il nuovo museo proporrà dunque un itinerario in cui l’utente potrà organizzare autonomamente la visita tra le cinque aree tematiche proposte, approfondendo solo i temi inerenti ai propri interessi. Il progetto approfondirà nello specifico tre sezioni del museo che saranno collocate in tre spazi ritenuti di rilevante importanza all’interno del convento: Il nuovo ingresso, posto in sostituzione a quello attuale, costituirà la nuova interfaccia tra il museo, il convento, la città e il sito archeologico della domus del Galletto. Il lapidarium, ideato nel primo chiostro del convento proporrà una raccolta di importanti opere funerarie di particolare forza espressiva e rappresenterà l’evolversi del rapporto tra la città dei vivi e la città dei morti dall’epoca romana a quella medievale. Il museo del convento di San Domenico, collocato negli spazi più antichi del complesso, accompagnerà l’utente alla scoperta della storia del convento, da Forum Cornelii al complesso attuale attraverso i segni ancora presenti quali testimoni tangibili degli eventi.
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Cicognani, Caterina. "La riunificazione del frammento nell'ex convento di San Francesco. Un centro per la cultura restituito alla città di Mirandola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7272/.

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Abstract:
Il lavoro svolto si concentra sulla città di Mirandola, dopo il terremoto del 2012. Viene svolto uno studio storico della città, e un'analisi sullo stato di fatto. Riflessioni sul limite tra città contemporanea e città storica. Viene proposta la ricostruzione del segno delle mura come limite, in modo da restituire un'identità alla città. Infine, il progetto si concentra sull'area dell'ex convento di San Francesco, complesso abbandonato dopo il sisma. La volontà è quella di riuscire a restituirlo alla cittadini di Mirandola, come nuovo centro culturale. Il progetto si impegna a mantenere l'esistente, aggiungendo un nuovo volume, che verrà occupata da una sala conferenze e da una parte della biblioteca.
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Aleotti, Lorenzo. "Tutela e sicurezza del patrimonio culturale in ambito sismico. Il caso della Basilica di San Domenico a Siena." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
La tutela e la sicurezza del patrimonio culturale in ambito è un tema di assoluta attualità e importanza, rimesso in discussione dai recenti terremoti, primo tra tutti quello delle Marche del 1997. In questa tesi si cerca di applicare al caso di studio della Basilica di San Domenico a Siena una nuova strada, recepita dalla normativa italiana solo per i beni tutelati, che vede un approccio al progetto di recupero basato sul miglioramento sismico, e quindi sulla scomposizione dell'edificio nei macroelementi che lo compongono. Quest'approccio si ritiene valido in quanto si adatta maggiormente alle caratteristiche tipologico costruttive degli edifici esistenti in muratura, basate sul principio dell'equilibrio, che porta al collasso delle strutture per perdita di stabilità e non per il superamento delle caratteristiche di resistenza, come nel caso della meccanica del continuo. Il metodo che viene qui seguito pone quindi al centro la conoscenza del costruito e delle sue tecniche costruttive. Si è partiti dalla ricerca storica, passo essenziale che permette di comprendere le possibili discontinuità e vulnerabilità intrinseche alle modalità costruttive dei periodi di edificazione e delle trasformazioni subite. Il secondo passo è il rilievo e l’analisi costruttiva, che permettono di individuare le vulnerabilità dovute alla geometria dell'edificio e di conseguenza ai possibili meccanismi di danno attivabili o, qualora corrispondenti alla lettura del quadro fessurativo, già attivati. Il terzo passo è quello dell'analisi numerica, il comportamento per macroelementi, del quale gli edifici religiosi sono l'esempio più lampante, ha portato ad effettuare un'analisi cinematica lineare, che permette di individuare le accelerazioni di collasso dei meccanismi e di confrontarli con la PGA di riferimento. In ultima analisi sono state proposte delle ipotesi di intervento, volte a contenere le vulnerabilità individuate rispettando i principi di reversibilità e di minimo intervento.
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Ferioli, Sara. "Recupero e conservazione del secondo chiostro dell'ex convento di San Francesco a Bologna. Analisi delle fasi costruttive, interventi di miglioramento sismico e di riqualificazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11757/.

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Abstract:
L’obiettivo principale della presente tesi è quello di realizzare un progetto di miglioramento sismico per la porzione del secondo chiostro dell’ ex convento di S. Francesco, a cui è stato affiancato un progetto architettonico di riqualificazione di alcune aree al momento non valorizzate e un progetto di prevenzione incendi. In seguito all’analisi dell’evoluzione storica è stata effettuata una caratterizzazione costruttiva degli elementi strutturali tramite rilievi e sono state quindi individuate le vulnerabilità strutturali che potrebbero portare, in caso di sisma, all’attivazione dei cinematismi di collasso. Si è poi svolta un’analisi del livello di sicurezza sismica secondo il livello di valutazione LV1, cioè un’analisi qualitativa secondo modelli semplificati, applicando il modello semplificato proposto dalle Linee Guida per la tipologia “Palazzi, ville e altre strutture con pareti di spina ed orizzontamenti intermedi”, che ha lo scopo di fornire come risultato un indice della sicurezza sismica dell’intero edificio. I risultati della valutazione globale sono affiancati dai risultati ottenuti tramite l’applicazione delle tabelle CINE, che esemplificano e sintetizzano gli aspetti significati dei cinematismi di collasso e permettono di effettuare delle verifiche locali. Sulla base dei risultati ottenuti, sono stati progettati diversi interventi strutturali, con lo scopo di migliorare la sicurezza sismica dell’edificio, concepiti con lo scopo di eliminare o limitare le vulnerabilità dell’edificio, con particolare attenzione ai temi della scatolarità dell’edificio e della presenza di connessioni tra strutture verticali e orizzontali. Per verificare l’efficacia di questi interventi sono state ripetute le verifiche del cinematismi locali tramite le tabelle CINE e i risultati sono stati positivi, in quanto l’accelerazione necessaria per l’attivazione dei cinematismi ora risulta essere uguale o superiore a quella caratteristica del sito.
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Parente, Maria Cecilia. "BIM e progettazione dei presidi temporanei per la messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma: il caso del Convento di San Bernardino a Urbino." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro è mettere in luce gli interventi provvisionali di puntellamento per la messa in sicurezza di un Convento marchigiano del 1400 situato nel Comune di Urbino (PU), danneggiato dagli ultimi eventi sismici. Si è dapprima analizzata l’entità del danno, che ha interessato il Convento di San Bernardino, in seguito al terremoto del centro Italia nel 2016. Si sono poi studiati gli interventi di messa in sicurezza in relazione alla tipologia di danneggiamento, più o meno grave, tali da aver reso l’immobile inagibile. La suddivisione delle opere provvisionali è basata sulla definizione delle tipologie di presidi, in quanto, per la stessa tipologia di danno si possono utilizzare differenti tipi di puntellamenti. Una delle caratteristiche che rendono rapida la messa in sicurezza dell’organismo edilizio, riguarda l’utilizzo del sistema di puntellamento in legno realizzato dai Vigili del Fuoco (schede STOP elaborate dal Ministero dell’Interno). In sintesi, le schede STOP sono state realizzate con l’intento di fornire un agevole strumento per eseguire le opere provvisionali in emergenza, superando l’onere, spesso insormontabile, della progettazione tradizionale attraverso calcoli effettuati caso per caso. La possibilità di velocizzare il computo a piè d’opera del materiale necessario alla realizzazione, rende altresì più efficace e standardizzabile il reperimento del materiale e quindi più rapido il processo di messa in sicurezza. La definizione di particolari costruttivi e la standardizzazione delle soluzioni consente di eliminare anche alcune difficoltà connesse sia alla realizzabilità delle opere che al passaggio di consegne negli avvicendamenti tra squadre operative e responsabili tecnici. Solitamente questo tipo di intervento precede il posizionamento di tubolari metallici più duraturi nel tempo. Infine è stato sviluppato un modello digitale della messa in sicurezza del Convento di San Bernardino, tramite il software BIM.
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Gambuzzi, Ilaria. "Rilevamento con Laser Scanner Terrestre e restituzione 3D del monastero di San Domenico sito in Montecreto (MO): integrazione con dati da interferometria satellitare e possibili cause del quadro fessurativo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23277/.

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Abstract:
La tesi propone un processo di indagine per il rilievo di edifici storici e la generazione di prodotti a valenza metrica, al fine di ottenere una modalità di analisi completa, che si avvale di un’alta precisione di misura, per lo studio geometrico del manufatto d’interesse. I principali obiettivi di questa trattazione sono: la documentazione e caratterizzazione geometrica dell'edificato, tramite rilevamento laser scanning e GNSS; lo studio degli spostamenti al suolo del territorio circostante il sito di indagine, tramite interferometria satellitare; la ricerca e lo studio di eventuali relazioni tra gli spostamenti a scala territoriale e i risultati delle indagini a scala di edificio. Si propone l’integrazione di queste tecniche come strumento per l’analisi strutturale dell’edificio allo stato di fatto e per il monitoraggio delle evoluzioni future della struttura, in rapporto con quelle dell’ambiente circostante. Per testare le potenzialità del processo, lo si applica al Monastero di San Domenico sito in Montecreto, Modena (MO). Ottenuta la restituzione del rilievo laser scanner del Complesso, si vuole mettere in relazione lo spostamento del suolo con il rilievo fotografico del quadro fessurativo acquisito in loco, tramite l’analisi geometrica condotta attraverso il modello elaborato. Il processo d’indagine proposto offre grandi vantaggi: l’alta risoluzione ed accuratezza delle misure effettuate e l’alta densità di dato rilevato creano un continuum spaziale di dati, restituendo una documentazione completa del sito indagato. L'integrazione con altre tecniche topografiche (ad esempio GNSS) permette, di arricchire il prodotto finale e di verificarne la bontà del processo di elaborazione. Sebbene non sia stato possibile identificare una relazione diretta tra dato di spostamento al suolo e quadro fessurativo, il modello elaborato è uno strumento di analisi geometrica che, in confronto con indagini pregresse o future, agevolerà l’identificazione di criticità strutturali.
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Tuza, László. "Fra Angelico, message spirituel et conception esthétique : les fresques à San Marco de Florence." Paris 4, 2001. http://www.theses.fr/2000PA040272.

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Abstract:
La présente thèse de doctorat comprend l'analyse exhaustive de l'oeuvre mural florentin de Fra Angelico. Elle traite le contenu et le fonctionnement de près de cinquante fresques qui ornent les différents espaces du couvent dominicain de San Marco. L'auteur discute plusieurs hypothèses et affirmations de Georges Didi-Huberman, de Paolo Morachiello et de John T. Spike. Il démontre que toutes ces fresques se nourrissent de textes sacrés et de leurs commentaires patristiques et que leur fonction est de servir de support à la méditation. Par souci d'objectivité, il se réfère avant tout aux ouvrages exégétiques qui étaient disponibles à la bibliothèque de San Marco du vivant de Fra Angelico. Pour faciliter la compréhension des images, une introduction générale substantielle traite des caractéristiques de l'ordre des prêcheurs, de l'histoire du couvent de San Marco qui abrite les fresques, de la biographie du peintre et de la règle de la congrégation de l'observance à laquelle celui-ci appartenait.
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Books on the topic "Convento di San Domenico"

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Bartoletti, Massimo. Il Convento di San Domenico a Taggia. Genova: Sagep, 1993.

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2

Un convento, una città: San Domenico di Pistoia. Firenze: Nerbini, 2011.

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Bologna, Comune di. Archeologia medievale a Bologna: Gli scavi nel Convento di San Domenico. [Bologna]: Grafis Edizioni, 1987.

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Crespi, Marcella. Il complesso conventuale di S. Domenico in Lodi. Lodi: A cura dell'"Archivio storico lodigiano", 1990.

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5

Enzo, La Gioia, ed. La Chiesa e il Convento di San Domenico Maggiore in Taranto. Taranto: Scorpione, 1985.

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6

Biblioteca San Tommaso d'Aquino (Cagliari, Italy). Il fondo antico della Biblioteca San Tommaso d'Aquino, Convento di San Domenico, Cagliari. Capoterra, Cagliari: R&DT, 2002.

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7

Tracce di arte e di spiritualità in San Domenico di Pistoia. Firenze: Nerbini, 2011.

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8

Pozzobon, Paolo. L' ex convento domenicano di San Nicolò a Treviso. 2nd ed. Treviso: Ufficio Scuola della Diocesi di Trevsio, 1996.

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9

Giudice, Costanza Del. Le pergamene due-trecentesche del convento di S. Domenico e del monastero di S. Giuliana di Perugia. [Perugia]: Regione dell'Umbria, 2000.

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10

La Santa casa di San Domenico in Soriano Calabro: Vicende costruttive di un grande complesso barocco. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 2001.

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Book chapters on the topic "Convento di San Domenico"

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Caccia Dominioni, Luigi. "Convento Di San Antonio Frati Minori Mailand, Via Carlo Farini 10, 1960–63." In Italomodern, 158–60. Vienna: Springer Vienna, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-7091-0852-9_43.

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2

Zuffrano, Annafelicia. "Il rotolo San Domenico 77/7411. Analisi paleografico-diplomatistica di un inedito dicta testium." In Der Rotulus im Gebrauch, 303–22. Köln: Böhlau Verlag, 2020. http://dx.doi.org/10.7788/9783412518042.303.

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3

Iannacci, Lorenza. "Il rotolo San Domenico 77/7411 dell’Archivio di Stato di Bologna e il dossier Borgognoni. Storia di un processo annunciato (f. XIII-i. XIV sec)." In Der Rotulus im Gebrauch, 279–302. Köln: Böhlau Verlag, 2020. http://dx.doi.org/10.7788/9783412518042.279.

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4

"Assisi, Biblioteca del Sacro Convento di San Francesco, Cod. 330, fol. 2r." In Lignum vitae, 266–68. Wilhelm Fink Verlag, 2014. http://dx.doi.org/10.30965/9783846753149_019.

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