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1

Gramsci (book author), Antonio, Rocco Paternostro (book editor), and Antonio Franceschetti (review author). "Critica letteraria e linguistica." Quaderni d'italianistica 19, no. 1 (April 1, 1998): 170. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v19i1.9636.

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Fortini, Laura. "Critica femminista e critica letteraria in Italia." Italian Studies 65, no. 2 (July 2010): 178–91. http://dx.doi.org/10.1179/016146210x12593180182612.

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ʿĀbedini, Ḥasan Mir. "Breve Storia Della Critica Letteraria in Iran." Oriente Moderno 83, no. 1 (August 12, 2003): 145–58. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-08301010.

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4

Gloudemans, Rachelle. "Gramsci and the Graphic Novel: Gramsci’s literary criticism as a form of commemoration in 'Cena con Gramsci' by Elettra Stamboulis and Gianluca Costantini." Incontri. Rivista europea di studi italiani 34, no. 2 (January 31, 2019): 99–113. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.10318.

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Abstract:
Gramsci nel graphic novelLa critica letteraria gramsciana come forma di memoria in Cena con Gramsci di Elettra Stamboulis e Gianluca CostantiniIn seguito alla crisi del comunismo e al diffondersi del revisionismo storico dagli anni Novanta in poi, Gramsci è diventato in Italia una figura chiave nel dibattito sulla ‘memoria divisa’. L’avvio di tale dibattito in Italia, a sua volta, si è trovato a coincidere con quello sul New Italian Epic e con l’introduzione del graphic novel come forma letteraria che mette in discussione i limiti della letteratura tradizionalmente intesa. Nella presente ricerca si esplora la correlazione fra i tre fenomeni attraverso l’analisi della rappresentazione della critica letteraria gramsciana in Cena con Gramsci (2012). Nella prima parte si ipotizza che questo graphic novel scritto da Elettra Stamboulis e disegnato da Gianluca Costantini presenti un’allegoria metastorica in cui Gramsci stesso − prima oppresso dal fascismo e dopo dal revisionismo storico − è rappresentato come oggetto dell’egemonia culturale. Nella seconda parte si analizzano invece le strategie narrative attraverso cui Cena con Gramsci entra in dialogo con la critica letteraria gramsciana sull’interdipendenza fra contenuto e forma, proponendo il genere del graphic novel come forma in grado di rispondere alle dinamiche socio-politiche che interessano l’Italia contemporanea. Si conclude che, grazie alla riscrittura di questi concetti della teoria gramsciana, il graphic novel di Stamboulis e Costantini può essere considerato un atto di memoria metariflessiva che critica il revisionismo storico e, nello stesso tempo, crea uno spazio culturale per la commemorazione di una figura a lungo rimasta in ombra.
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5

Cerkvenik, Mojca. "LETTERATURA E CINEMA: L’UTILIZZO DEL FILM NELLA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 355–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.20.

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Abstract:
Il cinema rappresenta una delle forme narrative più coinvolgenti, soprattutto per lo studente formatosi in costante contatto con una cultura prevalentemente visiva. Sfruttare l’esperienza e le capacità dello studente relative alla fruizione di messaggi audiovisivi per fare leva sulla motivazione è un passaggio decisivo nella predisposizione e nell’applicazione di percorsi didattici nell’ambito dell’educazione letteraria. Il presente articolo si propone pertanto di illustrare la rilevanza, i motivi e l’utilità dell’utilizzo del cinema nell’insegnamento della letteratura, proponendo percorsi e metodi alternativi rispetto alla didattica tradizionale, che prevedono l’accostamento di testi letterari e filmici afferenti al panorama culturale italiano ed esplorano le rappresentazioni e gli immaginari che ne scaturiscono, incoraggiando l’avvicinamento a testi e mezzi espressivi in forme diverse, sia come oggetto di studio sia come opere di piacevole lettura e visione.Le proposte didattiche formulate sono incentrate sulla scoperta congiunta dei tratti formali ed estetici di opere letterarie e cinematografiche con l’intento di individuare ed evidenziare elementi comuni, variazioni e scambi. A una visione passiva del testo filmico si sostituisce una fruizione attiva ed è in questa prospettiva che si delinea la finalità primaria dello studio di testi letterari e cinematografici: accrescere la consapevolezza critica e la capacità di decodificazione linguistica nonché il livello del gusto estetico, affinché lo studente, lettore ma anche spettatore, sia capace di scelte libere e autonome nell’universo dei messaggi audiovisivi in cui si trova immerso nella società contemporanea.
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Cau, Maurizio. "Cultura cattolica e critica letteraria all’ombra del regime." Transalpina, no. 12 (December 10, 2009): 93–114. http://dx.doi.org/10.4000/transalpina.2809.

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Sárközy, Péter. "Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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Abstract:
La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Alcini, Laura. "PAOLO ANTONIO ROLLI PRIMO TRADUTTORE DI MILTON UN POETA, EDITORE, POLEMISTA E MAESTRO D'ITALIANO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 39, no. 2 (September 2005): 398–420. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900205.

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Abstract:
Il saggio intende ricostruire la vicenda biografica e letteraria di Paolo Antonio Rolli, intellettuale eclettico nella Londra del secolo diciottesimo, a cui spetta il merito, scarsamente riconosciuto, di precursore e fautore degli scambi letterari tra Italia e Gran Bretagna. Per almeno trenta anni Rolli fu infatti uno dei più autorevoli rappresentanti della lingua e della cultura italiana a Londra, diventandone principale ambasciatore. Oltre al Rolli poeta arcade, librettista ed editore-filologo esiste anche un Rolli docente di lingua italiana la cui vocazione maieutica si esprime nell'intento, assolutamente moderno, di rendere più vicini il mondo letterario inglese e quello italiano. Egli si colloca d'altronde nella scia di quella corrente culturale che, già dal secolo XVII, aveva visto la lingua italiana diventare fulcro della formazione culturale anglosassone. Tendenza che in John Milton aveva trovato il suo più illustre rappresentante. L'attività di traduttore, dai classici e dai moderni, costituisce senza dubbio la parte fondamentale della produzione di Paolo Rolli, particolarmente intensa durante la permanenza inglese. Il più importante lavoro traduttivo rimane la versione italiana del Paradise Lost di J. Milton che impegnò il poeta per circa quindici anni. L'opera, pionieristica per l'epoca, rappresenta una pietra miliare della critica italiana in rapporto alla letteratura inglese.
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Dombroski, Robert S., and Arcangelo Leone de Castris. "La critica letteraria in Italia dal dopoguerra a oggi." MLN 108, no. 1 (January 1993): 190. http://dx.doi.org/10.2307/2904701.

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Brillante, Sergio. "L’influsso della conoscenza storica e cronologica sulla critica letteraria." Hermes 149, no. 4 (2021): 432. http://dx.doi.org/10.25162/hermes-2021-0033.

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Cartasso, Isabella. "Review: Annuario di critica letteraria italiana e comparata, 1995." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 31, no. 1 (March 1997): 276–78. http://dx.doi.org/10.1177/001458589703100131.

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Reuter-Mayring, Ursula. "Raccontare la critica: l'interpretazione di mode e modi letterari europei del settecento nella Frusta letteraria di Giuseppe Baretti." Acta Neophilologica 45, no. 1-2 (December 31, 2012): 129–37. http://dx.doi.org/10.4312/an.45.1-2.129-137.

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Abstract:
Giuseppe Barettiʼs literary journal, La Frusta letteraria (1763-65), is a poetic piece of fiction about the contemporary world of literature in the 2nd part of the eighteenth century. Baretti performs in it his criticism on contemporary literature as well as on the conventional and common processes implicit in literary scene at that time, reflecting also on his own experiences and observations as a 'modernʼ and cosmopolitan author. To stage this he uses various literary models which were traditional or 'in vogueʼ at that time in Europe. A critical analysis also reveals the journal in whole to be a closed text constructed strictly according to literary principles, which establishes it as a cohesive piece of poetic art.
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Gnisci (book editor), Armando, Rocco Paternostro (book editor), and Joseph Francese (review author). "Mario & Mario. Annuario di critica letteraria italiana e comparata." Quaderni d'italianistica 17, no. 2 (October 1, 1996): 149–52. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v17i2.10187.

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Lazzarich, Marinko. "La memoria del confine. Il motivo della patria perduta nel romanzo Il cavallo di cartapesta di Osvaldo Ramous." Quaderni d'italianistica 37, no. 2 (January 27, 2018): 125–48. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29232.

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Abstract:
Nei testi letterari degli anni 1945–1956 che parlano dell’e­sodo degli italiani dalla città di Fiume il motivo del confine diventa il simbolo della conservazione di un’identità nazionale divisa. Al con­tempo, il tema della terra natale perduta lega direttamente la lette­ratura fiumana a quella mondiale coeva. In questo testo si propone un’analisi della letteratura della migrazione italofona e della questione dell’esodo dalla sponda orientale dell’Adriatico; in particolare, sarà osservato il costituirsi di identità individuali e di gruppo attraverso l’esperienza letteraria di convivenza propria della città di Rijeka (la Fiume di un tempo). Punto focale dell’analisi sarà il multiculturalismo nella scrittura di Osvaldo Ramous (1905–1981), autore che rappresenta la continuità della letteratura italiana autoctona di Fiume, i cui scritti portano la testimonianza dei traumi storici che hanno segnato il destino dei suoi concittadini. Attraverso una lettura critica del romanzo Il cavallo di cartapesta (1969) si tenterà un esame della dimensione estetica e so­ciologica dell’interpretazione delle doppie identità di questa città di frontiera, cosa che, nel contesto di un’Europa contemporanea senza confini interni, rende attuale la questione della tolleranza verso l’altro. di confine, storia, identità repressa, rapporti letterari italo-croati, la questione adriatica.
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Dolce, Alessandra. "Alba de Céspedes nell’immaginario di Ernesto Giménez Caballero." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 291–306. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72237.

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Abstract:
L’ interesse della critica letteraria in Spagna nei riguardi della scrittrice italiana di origini cubane Alba de Céspedes non è mai stato molto caloroso sia all’epoca dei suoi esordi che nei decenni successivi, nonostante la popolarità raggiunta da alcuni suoi romanzi nella penisola Iberica. L’unica importante eccezione sembra essere costituita dal professor Ernesto Giménez Caballero, collaboratore culturale e ideologo di Francisco Franco, che concepì nei confronti della scrittrice italiana un’ ammirazione, che ha oltrepassato la dimensione letteraria, Lo scopo di questo studio è focalizzare la natura e la qualità di quest’ammirazione, espressa nelle parole di Caballero nell’articolo «Alba Cubana» pubblicato nel 1942 e nel 1954 e i rapporti tra i due scrittori nella loro corrispondenza inedita, attualmente conservata presso la Biblioteca Nazionale di Madrid e qui riprodotta in trascrizione.
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Giacci, Vittorio. "Cinematografia e ispirazione letteraria socialista." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 31, 2020): 473–557. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910925.

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Abstract:
Il saggio affronta il tema della relazione tra letteratura e cinema sia in termini generali che in ambito più strettamente politico, soffermandosi sugli adattamenti di opere letterarie scritte da autori di area e ispirazione socialista, ma anche su opere cinematografiche, tratte da soggetti originali, realizzate da registi che si sono riconosciuti, stabilmente o temporaneamente, nel socialismo italiano. Si vuole colmare l’evidente lacuna di una critica che ha preferito guardare alle esperienze di autori che palesavano altre ispirazioni, come quelle cattolica e comunista, benché il contributo di cineasti dell’area socialista sia stato altrettanto, se non più ampio e profondo, come il presente saggio intende dimostrare. Lo studio considera anche l’apporto fornito dai socialisti laddove hanno operato, con incarichi di responsabilità, nelle politiche culturali italiane, partecipando anche alla definizione legislativa di settore, con posizioni di rilievo in importanti istituzioni del cinema pubblico (Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà, Italnoleggio, Istituto Luce), senza escludere la Biennale, i vari festival e le organizzazioni del settore pubblico. Ne risulta il ruolo determinante giocato dal pensiero e dai valori socialisti nel quadro del rinnovamento culturale del paese attuato mediante lo strumento della settima arte. La relazione cinema/socialismo non può essere colta in tutte le sue articolazioni se non la si inscrive in un più ampio contesto storico/politico e all’interno delle due anime che hanno da sempre caratterizzato le vicende del Partito Socialista, la tensione massimalista e la progettualità riformista, le scissioni ed i tentativi di riunificazione, l’unità d’azione e il contrasto a sinistra tra Partito Comunista e Partito Socialista, la propensione del primo al monopolio culturale ed a tacciare di “revisionismo” qualunque tentativo di innovazione politica che fosse al passo con i tempi e la refrattarietà del secondo a ogni forma di immobilismo ideologico, di egemonia culturale e di subalternità.
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Italia, Paola. "Le mano (e la mente) dell'autore: Storia e prospettive della Filologia d'autore." Anuario Lope de Vega Texto literatura cultura 29 (January 31, 2023): 324–50. http://dx.doi.org/10.5565/rev/anuariolopedevega.488.

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Abstract:
La tradizione letteraria italiana condivide con quella spagnola una ricchezza di manoscritti genetici d'autore imparagonabile a quella di altre tradizioni europee, ed è per questo che la filologia d'autore, disciplina fondata da Dante Isella, ma che risale a una pratica ecdotica risalente al XVII secolo, può essere applicata fruttuosamente anche sui manoscritti del Siglo de Oro, come recentemente è stato mostrato sulla Dama Boba. Nel contributo si presenta la storia e il metodo peculiare della disciplina, nei suoi rapporti con la critica delle varianti e la critica genetica, e se ne delineano le prospettive di sviluppo, in particolar modo quelle legate alle nuove tecnologie digitali, dalla spettrometria all'authorship, all'applicazione dell'IA allo studio, anche comparativo, delle correzioni d'autore.
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Colella, Massimo. "Fisionomia di una raccolta poetica dimenticata: L’alba ai vetri di Giorgio Bassani (1963)." Quaderni d'italianistica 40, no. 2 (October 4, 2020): 83–112. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v40i2.34879.

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Abstract:
Momento cronologicamente mediano dell’itinerario poetico di Giorgio Bassani, L’alba ai vetri (1963) rappresenta il tentativo autoriale di una messa a punto e di un bilancio complessivo dell’esperienza lirica svolta sino a quel momento. Una corretta storicizzazione e decifrazione dell’opera bassaniana non può prescindere dalla valutazione critica di tale raccolta. Il saggio ne propone pertanto una dettagliata lettura ravvicinata, giocata su molteplici assi (non escluso quello correlato alle questioni variantistiche di tipo genetico ed evolutivo), restituendo l’immagine di un’operazione letteraria di indubbio valore esistenziale ed estetico.
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Pozzi, Mario. "La critica letteraria e i libretti d’opera. A proposito di alcuni scritti di Emanuele d’Angelo." Giornale storico della letteratura italiana 196, no. 655 (July 2019): 442–56. http://dx.doi.org/10.1484/j.gsli.5.129919.

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Di Zenzo, Raffaele. "Book Review: Il Fantastico e il reale. Pagine di critica letteraria da Dante al Novecento." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 33, no. 2 (September 1999): 573–75. http://dx.doi.org/10.1177/001458589903300218.

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Božič, Dana. "Massimo Bontempelli giornalista e ammiratore dei Quattrocentisti: per un rinnovamento letterario della Terza epoca." e-Scripta Romanica 9 (December 20, 2021): 135–47. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.09.11.

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Abstract:
L'articolo presenta alcuni testi di Massimo Bontempelli finora relativamente poco esplorati dalla critica bontempelliana o perfino sconosciuti, provenienti dall'ambito del giornalismo e da collaborazioni editoriali. L’analisi della prefazione alle Prose di fede e di vita del primo tempo dell’umanesimo, scritta da Bontempelli nel 1913, mostra (anche al confronto con altri articoli bontempelliani sia del periodo degli esordi, sia dei primi anni Venti) che numerose tesi della tendenza culturale e letteraria del ‘novecentismo’ teorizzata tra il 1926 e il 1927, erano presenti già nelle prime collaborazioni editoriali di questo intellettuale. Fra queste tesi: il ruolo di una lingua trasparente, l’importanza dell’immaginazione, la necessità di prestare attenzione al pubblico e di liberarsi da una troppo stretta adesione al canone, per nominarne alcune.
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Costadura, Edoardo. "»Inderseelefolgen«: wie August Kopisch die Commedia übersetzt." Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no. 1 (October 24, 2022): 3–19. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0003.

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Abstract:
Riassunto L’articolo esamina una traduzione tedesca della Commedia sinora trascurata dalla critica: quella del poeta e pittore August Kopisch (1799–1853), comparsa nel 1842. Rifacendosi alla critique des traductions di A. Berman, l’autore delinea il ›progetto‹ di traduzione di Kopisch nel contesto del rinnovo della traduzione letteraria in atto in Germania a cavallo fra Sette- e Ottocento. Come A. W. Schlegel e Philalethes (Giovanni di Sassonia), Kopisch si prefigge di aderire al dettato, ovvero al »ritmo dei pensieri« di Dante, mirando a »seguire nell’anima« il testo della Commedia. Attraverso l’analisi comparata di alcuni luoghi dell’Inferno (III) e del Purgatorio (XXX) nelle traduzioni coeve di A. W. Schlegel, di Philalethes et di Kopisch, l’articolo intende mettere la traduzione di quest’ultimo alla prova dei suoi assunti ›letteralisti‹ o ›sourcistes‹, e rivalutarne la rilevanza nella storia delle traduzioni tedesche della Commedia.
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Pettine, Simone. "“FUI SOLDATO. QUESTA PAROLA ESPRIME TUTTO”. ANTIMILITARISMO E NEVROSI IN UNA NOBILE FOLLIA DI IGINIO UGO TARCHETTI." Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, no. 26 (December 31, 2022): 394–406. http://dx.doi.org/10.21618/fil2226394p.

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Abstract:
Obiettivo del presente saggio è l’analisi del romanzo Una nobile follia di Iginio Ugo Tarchetti, pubblicato per la prima volta in appendice alla rivista «Il Sole» tra il 1866 e il 1867. La critica si è già occupata in alcune occasioni dell’opera in questione, proponendone sempre una lettura antimilitaristica. Lo stesso Tarchetti, del resto, ideò il volume mosso da un’aperta e violenta polemica nei confronti dell’istituzione militare nel suo complesso (dalla leva obbligatoria agli eserciti permanenti, passando per la vita di caserma); tanto che Roberto Carnero, in anni recenti, ha considerato Una nobile follia un libro volto a demistificare ogni guerra e forma di violenza, al di là delle specifiche motivazioni storiche. La prospettiva adottata in questa sede è però inedita: senza prescindere dalle motivazioni ideologiche di Tarchetti, si tenterà di individuarne la riconferma e resa letteraria nella patologia del protagonista, Vincenzo D. La nevrosi di quest’ultimo viene infatti descritta come perfetta risultante della vita del soldato: Tarchetti descrive abilmente i vari stadi della malattia mentale, dovuta a condizioni storico-sociali sia esterne che interne; il tema della follia troverà poi spazio ancora più ampio, di lì a qualche anno, nel romanzo più famoso dell’autore, Fosca. Gli strumenti adottati nell’analisi sono quelli propri della critica testuale e del close reading.
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Barenghi, Mario. "«I just want to talk»." LawArt 1, no. 1 (January 30, 2020): 61–77. http://dx.doi.org/10.17473/lawart-2020-1-4.

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Abstract:
La fortuna della narrativa d’investigazione non cessa di stupire: è probabile che nella nostra cultura il tema dell’indagine abbia preso gran parte del posto che nella cultura premoderna era tenuto dal tema del combattimento. Una variante del combattimento è il confronto verbale, che alimenta il sottogenere delle storie giudiziarie. Questo articolo prende in esame il primo film di Sidney Lumet, La parola ai giurati (12 Angry Men, 1957), mettendo in evidenza la cellula germinale dell’intreccio. In una giuria dove tutti sono convinti della colpevolezza dell’imputato, un giurato si dissocia, non perché abbia solide ragioni per sostenere la sua innocenza, ma per una ragione di principio: la giuria non può decidere del suo destino senza dedicargli il giusto tempo. Un monito più che mai attuale, in tempi di comunicazioni precipitose e superficiali: e insieme, l’avvio di una riflessione molto simile ai procedimenti della critica letteraria.
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Tekavčić, Pavao. "István Jlig, A magyarországi italianistika bibliográfija - Bibliografia dell 'italiani­ stica in Ungheria, 1945-1995; Italianistica Debrecenensis V; Kossuth Lajos Tudo­ mányegyetem, Olasz Tanszek [Università Lajos Kossuth, Dipartimento di Italianistica],." Linguistica 39, no. 1 (December 1, 1999): 156. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.39.1.156.

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Abstract:
La collana Jtalianistica Debrecenensis, che esce dal 1993 (vol. I 1993-94; II 1995; III 1996; IV 1997), pubblica come vol. V l'importante raccolta bibliografica che qui presentiamo brevemente (sulla copertina posteriore c'è l'elenco delle altre edizioni, a cura dello stesso Ateneo). L'autore, dott. István Vig, slavista ungherese e docente all'Università di Debrecen, ha pubblicato vari studi e altri titoli, come risulta dalla Bibliografia. II presente volume racchiude ben 3863 unità, numerate in continuazione e uscite nel cinquantennio postbellico. Alla Prefazione, soltanto in ungherese (5-7;.si ci­ tano le pagine), segue l'Introduzione, in ungherese e in italiano (9-12), dopo la quale si trova l'Elenco delle sigle e abbreviazioni (13-27). La bibliografia (29-235) è divisa in quattro sezioni: Letteratura (29-115; recensioni 116-126), Critica e storia letteraria (127-168; recc. 169-178), Linguistica, insegnamento della lingua e della letteratura italiana (179-202; recc. 203-206), Storia (207-229; recc. 230-234), con un'Appendice (235).
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Eccher, Christian Gianfrancov. "DECOLONIZZARE LA MENTE DEGLI ITALIANI." Годишњак Филозофског факултета у Новом Саду 46, no. 1 (July 19, 2021): 139–48. http://dx.doi.org/10.19090/gff.2021.1.139-148.

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Abstract:
In questo lavoro, ci occuperemo dell’estremo provincialismo che ha caratterizzato e caratterizza gli studi di italianistica. L’Italia, infatti, è un paese che ha perso il passo con la modernità già nel XV secolo, quando il resto d’Europa si apriva al fenomeno della „mondializzazione“. Dimostreremo come, da allora, l’Italia si sia rifugiata nel mito della Classicità e del Rinascimento, da cui non è riuscita a uscire neanche dopo che il paese si è unito in un’unica entità statuale. La grande emigrazione della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo ha contribuito a sprovincializzare molti italiani, ma non l’arte, la letteratura e la critica letteraria. Questa, poi, ha fatto di tutto per rimuovere il periodo e le atrocità coloniali italiane in Africa. Nel secondo Dopoguerra, mentre in tutta Europa cominciava a prendere piede la critica al colonialismo, la borghesia italiana (che deteneva il potere economico, politico e culturale) preferiva ignorare il proprio scadaloso operato nel corno d’Africa, in Grecia e in Albania. Allo stesso tempo, ignorava la viva letteratura di frontiera, quella istriana. Proprio per questo motivo, nella seconda parte di questo lavoro ci occuperemo del romanzo dell’istriano di adozione Eros Sequi, “Le case di Pothia” uno spaccato sulla realtà del colonialismo italiano nel Dodecaneso e sulla società istriana e jugoslava degli anni Cinquanta del secolo scorso.
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Piacenza, Nicola. "Tre personaggi in cerca di autore: il Mimiambo 3 di Eronda e la critica letteraria nel Giambo 2 di Callimaco." Myrtia 36 (November 11, 2021): 45–60. http://dx.doi.org/10.6018/myrtia.500101.

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Abstract:
The first part of the article offers a metapoetic interpretation of Herondas’ Mimiamb 3, suggesting that the Hellenistic poet describes Cottalos and his passion for dice with allusion to Alexander Aetolus that wrote Astragalistai. In the second part, starting from some touch points between Mimiamb 3 and Calliamchus’ Iambus 2 (in particular the presence of three mysterious characters with similar names), the author gives some evidence for the identification of that characters with three poets who lived at that time and had undoubted contacts both with Alexander Aetolus and Callimachus: they are Antagoras of Rhodes, Philicus of Corcyra and Timon of Phlius. L’articolo offre nella prima parte un’interpretazione metapoetica del Mimiambo 3 di Eronda, suggerendo che il poeta ellenistico descriva Cottalo e la sua passione per i dadi con allusione ad Alessandro Etolo che scrisse gli Astragalistai. Nella seconda parte, prendendo le mosse da alcuni punti in comune tra il Mimiambo 3 ed il Giambo 2 di Callimaco (in particolare la presenza di tre misteriosi personaggi con nomi simili), vengono fornite alcune prove per l’identificazione di tali personaggi con tre poeti che vissero in quel periodo ed ebbero sicuri contatti sia con Alessandro Etolo che con Callimaco: si tratta di Antagora di Rodi, Filisco di Corcira e Timone di Fliunte.
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Di Pasquale, Fabrizio. "Approcci interdisciplinari: letteratura e cartografia. Tra immagini e parole." e-Scripta Romanica 4 (December 27, 2017): 43–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.04.04.

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Abstract:
Nell’ultimo ventennio, un numero importante di lavori sono stati consacrati allo studio della rappresentazione dello spazio nei testi letterari. Tale interesse sembra inscriversi sia nell’evoluzione dei generi, caratterizzati da una spazializzazione crescente delle forme narrative, sia nello sviluppo di pratiche artistiche legate alla creazione di carte letterarie. In seguito all’affermarsi dello spatial turn negli studi letterari e culturali, parte della critica ha focalizzato la sua attenzione sulla relazione che intercorre tra spazio immaginario, spazio referenziale e pratica cartografica. Quest’ultimo aspetto costituisce uno dei temi più interessanti della metodologia geocritica. Il presente articolo mira a studiare questa “convergenza” tra la letteratura e la cartografia, con l’intento di esaminare la testualità delle carte letterarie e, in particolare, la loro dimensione retorica. Le carte letterarie sono in grado di rappresentare i luoghi in cui si svolge l’azione di un romanzo, o di più romanzi, permettendo allo scrittore di costruire un mondo immaginario che i lettori esplorano assieme ai personaggi.
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Taylor, Karla. "Paul Colilli. Petrarch's Allegories of Writing. (Studi e testi di bibliologia e critica letteraria, 16.) Naples: De Dominicis, 1988. 180 pp. $20." Renaissance Quarterly 43, no. 3 (1990): 594–96. http://dx.doi.org/10.2307/2862563.

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Maggiore, Marco. "Maurizio Dardano, Verso la modernità. Pensiero linguistico e stili della prosa tra Sette e Ottocento (Linguistica e critica letteraria, 8), Firenze, Cesati, 2018, 234 p." Zeitschrift für romanische Philologie 136, no. 3 (September 11, 2020): 897–901. http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2020-0047.

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NETO CUNHA, Joaquim Ferreira da. "O smartphone na aprendizagem à luz da Teoria Histórico Crítica." INTERRITÓRIOS 6, no. 11 (August 6, 2020): 182. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247755.

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Abstract:
Este trabalho tem por objetivo principal refletir a utilização das tecnologias móveis na aprendizagem à luz da Teoria Histórico Critica. A metodologia a ser utilizada é a revisão literária em textos consagrados da literatura da área pesquisada. O smartphone, enquanto tecnologia digital móvel alterou a forma de comunicação e informação, convergindo diversas funcionalidades com o fato de se fazer onipresente, e apresentando inúmeras possibilidades que podem ser utilizadas a favor do ensino-aprendizagem. Nesse sentido, a Teoria Histórico Critica vem contribuir com o processo ensino e aprendizagem, pois propicia ao educando uma aprendizagem significativa, promovendo suas capacidades psíquicas, a socialização do saber sistematizado, promovendo a promoção humana, alterando seus comportamentos para se colocarem conscientemente no âmbito social. Destarte, percebemos que a tecnologia móvel smartphone é uma auxiliar muito importante no processo de ensino, onde os educando buscam constantemente novos conhecimentos. Smartphone. Tecnologias da Informação e Comunicação (TIC). Teoria Histórico Crítica.ABSTRACT This work has as main objective to reflect the use of mobile technologies in learning in the light of the Critical Historical Theory. The methodology to be used is the literary revision of consecrated texts of the literature of the researched area. The smartphone, as a mobile digital technology, changed the form of communication and information, converging several functionalities with the fact of being ubiquitous, and presenting numerous possibilities that can be used in favor of teaching-learning. In this sense, the Critical Historical Theory contributes to the teaching and learning process, as it provides the student with meaningful learning, promoting their psychic abilities, the socialization of systematized knowledge, promoting human promotion, changing their behaviors to place themselves consciously in the social sphere. Thus, we realize that mobile smartphone technology is a very important aid in the teaching process, where the students constantly seek new knowledge.Smartphone. Information and Communication Technologies (TIC). Critical Historical Theory. RESUMEN Este trabajo tiene como objetivo principal reflejar acerca del uso de tecnologías móviles en el aprendizaje a la luz de la Teoría Histórica Crítica. La metodología a utilizar es la revisión literaria de textos consagrados de la literatura del área investigada. El smartphone, como tecnología digital móvil, ha cambiado la forma de comunicación e información, convergiendo varias características con el hecho de que es omnipresente y presenta numerosas posibilidades que pueden utilizarse a favor de la enseñanza-aprendizaje. En este sentido, la Teoría Histórica Crítica viene a contribuir al proceso de enseñanza y aprendizaje, ya que proporciona al estudiante un aprendizaje significativo, promueve sus habilidades psíquicas, socializa el conocimiento sistematizado, promueve la promoción humana, cambia sus comportamientos para ubicarse conscientemente en la esfera social. Por lo tanto, nos damos cuenta de que la tecnología móvil smartphone es una ayuda muy importante en el proceso de enseñanza, donde los estudiantes buscan constantemente nuevos conocimientos. Smartphone. Tecnologías de la Información y la Comunicación (TIC). Teoría Histórica Crítica.RIASSUNTO Questo lavoro ha come obiettivo principale quello di riflettere l'uso delle tecnologie mobili nell'apprendimento alla luce della teoria storica critica. La metodologia da utilizzare è la revisione letteraria in rinomati testi della letteratura dell'area ricercata. Lo smartphone, in quanto tecnologia digitale mobile, ha cambiato la forma di comunicazione e informazione, facendo convergere diverse funzionalità con il fatto che è onnipresente e presenta numerose possibilità che possono essere utilizzate a favore dell'insegnamento-apprendimento. In questo senso, la Teoria storica critica arriva a contribuire al processo di insegnamento e apprendimento, poiché fornisce allo studente un apprendimento significativo, promuovendo le sue capacità psichiche, la socializzazione della conoscenza sistematizzata, promuovendo la promozione umana, cambiando i loro comportamenti per posizionarsi consapevolmente nella sfera sociale . Pertanto, ci rendiamo conto che la tecnologia dello smartphone mobile è un aiuto molto importante nel processo di insegnamento, in cui gli studenti cercano costantemente nuove conoscenze.Smartphone. Tecnologie dell'informazione e della Comunicazione (TIC). Teoria Storica Critica.
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Sommerstein, Alan H. "F. Conti Bizzarro: Poetica e critica letteraria nei frammenti dei poeti comici greci. Pp. 208. Naples: M. D’Auria, 1999. Cased, €41.32. ISBN: 88-7092-169-7." Classical Review 53, no. 1 (April 2003): 250–51. http://dx.doi.org/10.1093/cr/53.1.250.

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Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Abstract:
Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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Prosenc, Irena. "Variazioni sulla rosa." Journal for Foreign Languages 8, no. 1 (December 22, 2016): 261–64. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.8.261-264.

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Abstract:
Variazioni sulla rosa è l’ultima raccolta di poesie di Antonio Catalfamo, un poliedrico intellettuale siciliano i cui vari interessi culturali si esprimono nel notevole corpus dei testi da lui pubblicati. L’autore è attivo come poeta, saggista, operatore culturale, ricercatore e critico letterario. Ha pubblicato, dal 1989 al 2009, sette raccolte di poesie (Il solco della vita, Origini, Passato e presente, L’eterno cammino, Diario pavesiano, Le gialle colline e il mare e Frammenti di memoria) e un libro di racconti (Un filo di sangue), vincendo vari premi letterari.
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Finozzi, Anna. "Riscrivere la storia coloniale tramite l’uso dell’oralità: Il caso di Adua (2015)." Memoria y Narración. Revista de estudios sobre el pasado conflictivo de sociedades y culturas contemporáneas, no. 2 (March 5, 2021): 131–45. http://dx.doi.org/10.5617/myn.8669.

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Abstract:
L’articolo si propone di analizzare l’uso dell’oralità nel romanzo Adua (2015) di Igiaba Scego. Tradizionalmente, il testo letterario postcoloniale è stato considerato come una ‘traduzione’ da una lingua orale Africana ad una scritta Europea. Lo scopo dell’articolo è spostare l’attenzione dall’oralità come segno di alterità all’oralità come modalità di trasmissione; questo slittamento critico è necessario per una rivalutazione della letteratura postcoloniale italiana, di cui spesso si considera più la portata documentaristica di quella letteraria. Attraverso i Memory Studies, e in particolare concetti quali la postmemory di Marianne Hirsch, la countermemory di Yael Zerubavel e la travelling memory di Astrid Erll, l’analisi mostra come Adua sia modellata dalla comunicazione orale della memoria attraverso i dialoghi dei personaggi e da altre immagini connesse all’atto di ascoltare e tramandare. Infine, la dicotomia oralità-africanità viene respinta in favore di quella oralità-trasmissione.
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Ragni, Eugenio. "Bernari o della non-omologazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (March 29, 2018): 332–46. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818763791.

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Abstract:
Per l’opera di Carlo Bernari sono state coniate alcune definizioni che con felici metafore rappresentano l’attività dell’autore di Tre operai. Tra quelle che meglio convengono al suo primo romanzo, “incunabolo del neorealismo” è la più usata; meno comune, ma decisamente più inerente alla realtà dei fatti, è quella che fa riferimento alla costante, mai placata attività correttoria esercitata dall’autore fin dalle sue prime prove narrative. Per Tre operai in particolare, seguirne la genesi vuol dire entrare nella cosiddetta “officina dell’autore”, misurarne la lucidità nel togliere, nel modificare, nell’aggiungere, puntando alla massima chiarezza di una diagnosi storica e alla stretta osmosi fra verità documentale e “finzione” letteraria. Il saggio intende evidenziare le due componenti della scrittura di Bernari: l’elaborazione della realtà come rappresentazione del mondo e lo sperimentalismo stilistico ante litteram che ha portato lo scrittore non solo ad anticipare le tendenze stilistiche del secondo Novecento, a partire ovviamente dal neorealismo fino a toccare sperimentazioni neoavanguardiste, ma soprattutto, analizzando il presente, a presentire e diagnosticare crisi socio-ideologiche ancora aurorali. Nel primo caso, per valutare i meccanismi e la praxis dello scrittore, viene sviluppata l’analisi del passaggio e della trasformazione del proto-romanzo Gli stracci (1928–1930) nella versione finale di Tre operai pubblicata nel 1934, che anticipa di un decennio forme e contenuti neorealisti promossi da istanze ed esperienze del giovane scrittore nell’ambito di certe letture impegnate, in quello delle arti visive, il cinema in particolare, o a contatto, diretto o mediato, con i grandi movimenti culturali del primo Novecento. Ma se il romanzo d’esordio getta le basi di un genere che maturerà dieci anni dopo—il neorealismo—si vuole qui dimostrare il permanere nella copiosa e apparentemente versicolore produzione del sessantennio successivo di una coerenza di metodo, sottesa e perciò non sempre còlta dalla critica, e di una costante sollecitazione a percorrere nuove strade formali e ad affrontare problematiche diverse, sempre rispettando con rigore i diversi aspetti delle realtà in atto.
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OUCHTATI, Zoubeida. "Verso una ricerca identitaria al femminile in “L’età del malessere” di Dacia Maraini." ALTRALANG Journal 2, no. 02 (December 31, 2020): 261–85. http://dx.doi.org/10.52919/altralang.v2i02.88.

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Abstract:
ABSTRACT: Writing allows the woman to express herself and talk about her life by emphasizing her interiority. Unlike the other female literatures (English or French for example), the Italian one has been for a long time put in the shadow of “men”. In Italy, the interest in the writing of women was born in the second half of the twentieth century thanks to the feminist movement and the feminine literary criticism. In this article, we study “L’età del malessere”; a novel written by Dacia Maraini who is one of the most known Italian feminists and intellectuals. The main purpose of this study is to show how Dacia Maraini manages to deal with the theme of female identity through her protagonist “Enrica”. The writer highlights both the family and the social context in which Enrica grows because they affect the process of building her identity. Eventually, Enrica gains her identity by gaining her freedom after various vital and bodily experiences. RIASSUNTO: La scrittura permette alla donna di esprimersi e di parlare della sua vita mettendo in risalto la sua interiorità. A differenza delle altre letterature femminili (inglese o francese per esempio), quella italiana è stata per molto tempo messa all’ombra “maschile”. In Italia, l’interesse per la scrittura delle donne nasce nella seconda metà del XX secolo grazie al movimento femminista e alla critica letteraria a firma femminile. In quest’articolo, studiamo “L’età del malessere”; un romanzo scritto Dacia Maraini che è una delle più famose femministe e intellettuali italiane. Lo scopo principale di questo nostro studio è di mostrare come Dacia Maraini riesce a trattare il tema dell’identità femminile mediante la sua protagonista “Enrica”. La scrittrice mette in evidenza sia il contesto familiare sia quello sociale in cui cresce Enrica perché influiscono sul processo di costruzione della sua identità. Alla fine, Enrica conquista la propria identità ottenendo la sua libertà dopo varie esperienze vitali e corporali.
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Silva, Gisele Batista da. "Il ruolo delle riviste letterarie italiane nella prima metà dell’Ottocento." Revista Italiano UERJ 11, no. 1 (January 28, 2021): 22. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2020.57414.

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Abstract:
In questo saggio analizziamo la creazione, lo sviluppo e il ruolo di alcune riviste letterarie italiane sorte nella prima metà del XIX secolo, tra le quali si distaccano Biblioteca Italiana, Il Conciliatore e Antologia. Nel nostro studio mettiamo in evidenza le relazioni politiche e culturali tra i loro fondatori e i vari interlocutori e consideriamo altresì la partecipazione e il contributo di queste riviste alla diffusione della questione romantica o alla critica della stessa – questione particolarmente dibattuta nella Italia di quegli anni. Esaminiamo inoltre l’influenza esercitata da queste riviste sui circoli di letterati italiani, svolgendo un ruolo chiave nella presa di posizione di questi intellettuali, in particolare per quanto riguarda le questioni culturali dell’Italia del XIX secolo.
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Quinziano, Franco. "Ecos cervantinos en los escenarios italianos del XVIII. Baretti y Corsetti: dos modelos de apropiación e inversión." Cuadernos de Estudios del Siglo XVIII, no. 26 (October 27, 2017): 111. http://dx.doi.org/10.17811/cesxviii.26.2016.111-135.

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Abstract:
RESUMENLa presencia del Quijote en los escenarios italianos del XVIII constituye aún un campo parcialmente abonado por la crítica. Las diversas recreaciones cervantinas del período nos hablan de una importante presencia y recepción de temas y motivos en la cultura italiana, siendo estas piezas —no sólo las óperas serias o bufas, sino también las composiciones cómicas breves— verdaderas canteras aún por explorar. En dicha perspectiva se examinan dos intermezzi de clara derivación quijotesca, Don Chisciotte a Venezia (Baretti) y Don Chisciotte nella selva di Alcina (Corsetti), en los que la figura del caballero andante, implantado en ambientes festivos y carnavalescos, es despojada de toda dignidad literaria, al tiempo que se percibe una inversión en la configuración de su perfil moral. Ambas piezas confirman este proceso de apropiación e inversión en el que se plasman nuevas reencarnaciones del famoso hidalgo, recargando las tintas sobre los componentes satíricos y paródicos, a través de un proceso de reelaboración textual en el que la comicidad se desplaza hacia ámbitos decididamente grotescos y caricaturescos.PALABRAS CLAVEQuijote, recreaciones cervantinas, teatro musical, siglo XVIII, Baretti, Corsetti. TITOLOPresenze cervantine negli scenari italiani del Settecento. Baretti e Corsetti: due modelli di appropriazione e inversioneSOMMARIOLa presenza e ricezione del Quijote negli scenari italiani del Settecento costituisce ancora un campo parzialmente affrontato dalla critica. I diversi rifacimenti del periodo per il teatro musicale ci parlano di una importante presenza e ricezione di temi e motivi cervantini nella cultura italiana, essendo questi componimenti —non solo le opere serie o buffe, ma anche i sottogeneri comici e giocosi brevi— vere e proprie miniere da esplorare. In questa prospettiva lo studio esamina due brevi libretti di chiara derivazione chisciottesca, Don Chisciotte a Venezia (Baretti) e Don Chisciotte nella selva di Alcina (Corsetti), in cui la figura del cavalliere errante, inserito in ambienti festivi e carnavaleschi, è spogliata di ogni dignità letteraria, al tempo che si profila un processo di rovesciamento e inversione del suo profilo morale. Questi due intermezzi confermano un singolare processo di appropriazione e di rovesciamento rispetto al romanzo cervantino, in cui si plasmano nuove reincarnazioni del celebre protagonista, enfatizzando gli elementi satirici e parodici attraverso un processo di rielaborazione testuale in cui la comicità si sposta verso contesti decisamente grotteschi.PAROLE CHIAVIDon Chisciotte, rifacimenti cervantini, teatro musicale, Settecento, Baretti, Corsetti.
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Labate, Mario. "Rolling words: un’idea dell’espressione oratoria e dell’ispirazione poetica fra Antichità e Rinascimento." DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia, no. 1 (March 8, 2022): 17–35. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/2022.3297.

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Abstract:
AbstractL’articolo intende portare nuovi contributi all’interpretazione di un luogo famoso dell’Ars poetica di Orazio (323 ore rotundo...loqui) in cui il poeta esprime apprezzamento e ammirazione nei confronti dei Greci per le loro nobili attitudini e le eccellenti realizzazioni sul piano artistico e linguistico-letterario. Qual è il preciso significato nel contesto oraziano? Quali sono i precedenti greci e/o latini di una formula destinata, come tante altre incisive espressioni del poeta, ad assumere valore di proverbio? Quale ne è stato l'impiego nella significativa ricezione umanistica e quali eventuali slittamenti di senso ha comportato? In particolare ci si sofferma su aspetti trascurati della terminologia retorica e critico-letteraria come volubilis/volubilitas, in relazione all’asianesimo e alla poetica dell’ispirazione divina.This paper intends to make new contributions to the interpretation of a famous passage in Horace's Ars poetica (323 ore rotundo...loqui) in which the poet expresses his appreciation and admiration of the Greeks for their noble attitudes and excellent achievements in the artistic and linguistic-literary spheres. What is the precise meaning in the Horatian context? What are the Greek and/or Latin precedents of a formula destined, like so many other incisive expressions of the poet, to take on the value of a proverb? What was its use in the significant humanistic reception and what shifts in meaning did it entail? In particular, we focus on neglected aspects of rhetorical and critical-literary terminology such as volubilis/volubilitas, in relation to Asianism and the poetics of divine inspiration.
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Intini, Ugo. "Avanti!, il quotidiano socialista che alfabetizza e forma." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 29, 2020): 140–65. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909285.

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Abstract:
Avanti! non è solamente il quotidiano che accompagna la storia del Partito Socialista Italiano, ma anche il primo agente di alfabetizzazione e acculturamento del mondo del lavoro e dei ceti meno favoriti. L’autore, che è stato direttore del giornale, sottolinea la forte presenza di letterati e uomini di cultura sulle colonne del quotidiano, con riferimenti specifici ad autori come De Amicis, Soldati, Bassani, Bevilacqua, Bianciardi, Cassola, Castellaneta; a pittori e disegnatori come Scalarini, Podrecca, Boccioni, Sironi; critici teatrali letterari e d’arte come Antonio Gramsci, Paolo Grassi, Carlo Fontana, Franco Fortini, Bonito Oliva, Argan, Barilli; protagonisti dello spettacolo come Gasmann, Lattuada, Rosi, Wertmüller; artisti come Cascella, Cantatore, Maccari, Pomodoro, fino a Carlo Rambaldi, collaboratore dalla provincia emiliana di Ferrara che, emigrato negli Stati Uniti, creò E.T. per Spielberg. Vera antologia della cultura italiana tra Ottocento e Novecento, il quotidiano soffrì l’attacco e la distruzione del fascismo, per riprendersi ancora con più vigore nel dopoguerra.
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Mirollo, James V. "Gian Paolo Biasin, Albert N. Mancini, and Nicolas J. Perella, eds. Studies in the Italian Renaissance: Essays in Memory of Arnolfo B. Ferruolo. (Studi e testi di bibliologia e critica letteraria, 12.) Naples: Società Editrice Napoletana, 1985. 284 pp. $20." Renaissance Quarterly 40, no. 4 (1987): 768–70. http://dx.doi.org/10.2307/2862455.

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Nystedt, Jane. "I critici e l'opera letteraria di Primo Levi." Studia Neophilologica 64, no. 1 (January 1992): 101–16. http://dx.doi.org/10.1080/00393279208588091.

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Emison, Patricia. "Eugenio Battisti. Michelangelo: Fortuna di un mito; Cinquecento anni di critica, letteraria e artistica. Ed. Giuseppa Saccaro Del Buffa. Biblioteca dell’“Archivum Romanicum” Serie 1: Storia, Letteratura, Paleografia 398. Florence: Leo S. Olschki, 2012. xviii + 246 pp. €28. ISBN: 978–88–222–6142–7." Renaissance Quarterly 66, no. 3 (2013): 978–79. http://dx.doi.org/10.1086/673607.

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Tekavčić, Pavao. "Italianismi nella prosa non narrativa croata contemporanea: (sulle opere di Željka Čorak)." Linguistica 38, no. 2 (December 1, 1998): 149–55. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.38.2.149-155.

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Abstract:
L'autrice di cui qui ci occupiamo è una delle personalità più illustri della cultura croata attuale: storica dell'arte, specialist dell'architettura e dell'urbanesimo della Zagabria otto- e novecentesca, Željka Čorak è anche letterata, saggista, traduttrice, critica e vicepresidente del P.E.N. croato. Tra le sue opere spicca un libro di ricordi intitolato Krhotine ('Frantumi'), 1 vero capolavoro del genere, tanto artisticamente raffinato quanto profondamente vissuto e umano, dedicato dalla prima all'ultima pagina all'evocazione delle case distrutte nella II guerra mondiale (1942), alle tristi vicende successive e alla descrizione dei mille cimeli ricuperati. 2 Il volume, uscito nel 1991, è il tentativo dell'autrice di ricomporre i «frantumi», quasi i tasselli di un mosaico vivo nella memoria; una specie della Recherche du temps perdu dei nostri giorni, in sostanza Le temps retrouvé. Vi troviamo tutte le componenti dello stile di Željka Čorak presenti anche negli altri suoi scritti: intellettualismo meditativo e raffinato, vasta erudizione, abbondanza di reminiscenze (non soltanto letterarie), espressione deliberatamente indiretta, mai piatta né triviale, assenza totale di qualsiasi «marcia a vuoto», pregnanza di idee, ricchezza di associazioni. Nelle sue Krhotine vi si aggiunge una commovente affettività e una nobiltà d'animo, priva di qualunque rancore malgrado le tragedie sofferte. Con questi caratteri dello stile concorda la lingua, ricca, moderna e impressiva, lingua che non rifugge da tecnicismi, regionalismi, dialettismi e voci straniere.
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Watson, Stephen H. "Proust’s Disenchantments, the “Repoetization” of Experience, and the Lineaments of the Visible." Chiasmi International 21 (2019): 117–34. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192115.

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Abstract:
This paper investigates the role of literature and, in particular, Proust in Merleau-Ponty’s late works’ rehabilitation of the ontology of the sensible. First, I trace Proust’s role in Phenomenology of Percpetion, contrasting it with the somewhat more paradigmatic status as a model it plays in the late works. Second, I compare this with the role of the novel as partial myth in Schelling, who also played an essential role in Merleau-Ponty’s refiguration of the sensible. I briefly trace his examination of the historical or “sociological meaning” of literature through works of the fifties, beginning with his Collège de France candidacy proposal and continuing through his examination of the rationality of modern disenchantment (Entzauberung) or dépoétization in the Adventures of the Dialectic. Finally, discussing the late analysis of Proust against this backdrop, I conclude with considerations concerning the relevance of Merleau-Ponty’s overall analysis of Proust both in his thought and contemporary literary criticism and philosophy more generally. Cet article examine le rôle de la littérature et, en particulier, celui de Proust, dans la réhabilitation ontologique du sensible qui se trame dans les derniers écrits de Merleau-Ponty. En premier lieu, je retracerai le rôle de Proust dans la Phénoménologie de la perception, en l’opposant au statut quelque peu plus paradigmatique, comme s’il s’agissait d’un modèle, qu’il joue dans le dernier Merleau-Ponty. Deuxièmement, je comparerai cela avec la fonction du roman conçu comme un mythe incomplet chez Schelling, qui a aussi joué un rôle essentiel dans la reconfiguration du sensible chez Merleau-Ponty. Je décrirai brièvement son analyse de la « signification sociologique » ou historique de la littérature à travers des oeuvres des années ’50, en me penchant, d’abord, sur sa candidature au Collège de France, et, ensuite, sur son étude de la rationalité du désenchantement moderne (Entzauberung) ou dépoétisation dans les Aventures de la dialectique. Finalement, en examinant les dernières analyses de Proust à partir de ces prémisses, je conclurai avec des considérations sur l’intérêt de l’ensemble de l’analyse que Merleau-Ponty fait de Proust à la fois pour sa pensée, pour la critique littéraire contemporaine et, plus généralement, pour la philosophie.Il presente articolo indaga il ruolo della letteratura e, in particolare, di Proust nella riabilitazione ontologica del sensibile negli ultimi scritti di Merleau-Ponty. In primo luogo, si delinea il ruolo di Proust nella Fenomenologia della percezione, contrapponendolo, in qualche modo, allo statuto paradigmatico di modello che l’autore riveste nei lavori dell’ultimo Merleau-Ponty. In secondo luogo, si confronta questo con il ruolo del romanzo come mito parziale in Schelling, che pure ha giocato una parte essenziale nella rifigurazione del sensibile in Merleau-Ponty. Si articolerà brevemente il significato storico o sociologico della letteratura attraverso gli scritti degli anni Cinquanta, a partire dalla proposta di candidatura di Merleau-Ponty al Collège de France e proseguendo mediante il suo esame della razionalità del disincanto moderno (Entzauberung) o depoetizzazione ne Le avventure della dialettica. Infine, esaminando l’ultima lettura di Proust a partire da queste analisi, propongo una considerazione riguardo alla rilevanza complessiva dell’autore della Recherche nella riflessione di Merleau-Ponty e, più in generale, nella critica letteraria e nella filosofia contemporanee.
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Pagliara, Irene. "Vittorio Bodini, «Allargare il gioco». Scritti critici (1941-1970)." Quaderns d’Italià 26 (December 3, 2021): 297–300. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.524.

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Abstract:
Il volume raccoglie ventisei scritti di carattere critico e saggistico, preceduti da un’ampia introduzione e seguiti da un’accurata nota del curatore Antonio Lucio Giannone, costituendo un ulteriore tassello nella ricostruzione del percorso letterario di Vittorio Bodini. Tali interventi, pubblicati su periodici, riviste e quotidiani nell’arco di un trentennio (1941-1970), accompagnano in parallelo tutta l'attività poetica e quella da ispanista dell'autore.
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Pontillo, Corinne. "Tra letteratura e dispositivo museale: sulle tracce delle collezioni nella narrativa contemporanea." ENTHYMEMA, no. 29 (July 15, 2022): 74–85. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/16478.

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Abstract:
Tra le forme di ibridazione che caratterizzano la scrittura letteraria del Novecento, la rappresentazione del museo nei testi narrativi dà luogo a diverse declinazioni tematiche e retoriche, e si presta dunque ad essere analizzata attraverso molteplici prospettive ermeneutiche. Configurandosi come spazio di ambientazione del plot, o di trasfigurazione in chiave letteraria di musei reali, oppure ancora come raccolta sistematica di oggetti, di collezioni che assumono talvolta una valenza metatestuale, il dispositivo museale interagisce con la scrittura narrativa e delinea un campo d’indagine ancora poco esplorato dagli studi critici. Prendendo avvio da tali premesse, il contributo intende proporre la lettura di alcune occorrenze contemporanee del tema, sia italiane che straniere, in particolare nei testi La casa della vita (1958) di Mario Praz, Il museo dell’innocenza (2008) di Orhan Pamuk e, a guidare le riflessioni finali, Non luogo a procedere (2015) di Claudio Magris.
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Cipolla, Giuseppe. "scrittura d’arte in Leonardo Sciascia: un caleidoscopio critico." Quaderns d’Italià 27 (December 22, 2022): 93–110. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.548.

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Abstract:
La scrittura d’arte di Leonardo Sciascia si inserisce in maniera singolare nell’ampio filone letterario della critica artistica del Novecento, con una discendenza da un lato, alla tradizione italiana (Longhi e altri) e, dall’altro, alla écriture d’artiste francese e anglosassone ottocentesca. Le immagini e le opere d’arte vengono lette da Sciascia in maniera affine e parallela alla letteratura, come mezzo unico e flagrante per rappresentare i fatti della vita e dell’uomo, nei loro aspetti di realtà e immaginazione. Nell’arte “la logica del visibile si è messa al servizio dell’invisibile”. Il discorso sull’arte diventa quindi una scrittura “in funzione d’altro”, capace di restituire la presenza dell’assenza di potenzialità. In tale dimensione la sua critica mostra una personale possibilità di ermeneutica ‘sternianamente’ sentimentale, itinerante e ironicamente scettica, che va a costituirsi, per l’ampiezza di prospettive e chiavi di lettura, in uno straordinario caleidoscopio critico.
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Pavese, Carlo Odo, and V. Di Benedetto. "Nell'officina di Omero e nel laboratorio di un critico letterario." Quaderni Urbinati di Cultura Classica 59, no. 2 (1998): 153. http://dx.doi.org/10.2307/20546547.

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