Academic literature on the topic 'Curve di durata'

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Journal articles on the topic "Curve di durata"

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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI, and E. PASQUINI. "Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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Abstract:
La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Harisuseno, Donny. "Study on the Suitability of Rainfall Intensity Formula and Intensity Duration Frequency Curve (IDF) in the Campus Area of Universitas Brawijaya, Malang." MEDIA KOMUNIKASI TEKNIK SIPIL 26, no. 2 (February 2, 2021): 247–57. http://dx.doi.org/10.14710/mkts.v26i2.31210.

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Abstract:
Rainfall intensity known as an essential variable in rainfall-runoff transformation. Flood events occurred in 2017 at Brawijaya University campus caused by high intensity and landuse change in campus's internal and external environment. The study aims to examine performance of several empirical formulas in estimating rainfall intensity, investigating characteristic of each empirical formula’s contant due to varying return period (Tr), and determining appropriate Intensity Duration Frequency (IDF) curve. The formula of Sherman, Talbot, and Ishiguro was employed to obtain empirical intensity, while intensity on varying return period was calculated using Log Pearson Type III. The proposed rainfall intensity formula was selected through comparison between empirical intensity with those from observation according to criteria of relative error (KR), Nash Sutcliffe Efficiency (NSE), and Peak Weight Root Mean Square Error (PWRMSE). The Sherman formula showed best performance in estimating rainfall intensity as indicated by low value of KR and PWRMSE, followed by NSE close to one. The constant of empirical formula “a” was directly proportional with increasing of Tr; conversely, constant “b” and “n” were inverse with Tr. The validation result of Sherman formula demonstrated that the formula showed good reliability, thus recommended to estimate intensity and IDF curve in the study area.
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Maria, Pagliarani, and Wastavino Lucia. "Identitŕ paterna e aspetti depressivi durante la gravidanza e il puerperio." INTERAZIONI, no. 2 (December 2011): 85–97. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-002008.

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Abstract:
L'articolo descrive l'importanza dell'esperienza avuta con il proprio padre e la propria madre nell'assunzione del ruolo genitoriale .Come definire i disagi che i padri possono avvertire dopo la nascita del bambino? Č improprio parlare di depressione paterna post-partum in presenza di elementi collegati alle dinamiche famigliari? Come sono le cure al neonato prestate dal padre? A questi interrogativi tentiamo di dare una prima risposta descrittiva sulla base di una serie di colloqui con un piccolo gruppo di padri all'inizio del loro percorso genitoriale.
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Piazza, Antonella. "Community mental health service's monitoring by the local informative system. The results of first year implementation." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 1 (April 1996): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003936.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Sono presentati i dati di monitoraggio di un servizio psichiatrico territoriale, con l'intenzione di documentare le dimensioni e il profilo demografico e clinico dell'utenza, descrivere per le prime visite le modalita di accesso e di contatto, delineare la distribuzione degli interventi in relazione alle diagnosi, i patterns di utilizzazione del servizio e infine le variabili associate al ricorso continuativo e intenso alle cure, verificando l'ipotesi che i pazienti piu seguiti siano socialmente e clinicamente i più svantaggiati. Disegno - Studio osservazionale con i dati forniti dal primo anno di attivita del sistema informativo locale. Setting - Servizio di Salute Mentale dell'ex USL 25 Emilia Romagna, attualmente Distretto San Giorgio di Piano dell'Azienda-USL Bologna Nord. Principali misure utilizzate - È stato calcolato il rischio relativo di diventare un utente lungoassistito e alto utilizzatore per alcune variabili anagrafiche e clini-co-anamnestiche, rispetto alia categoria di riferimento; la possibility di fattori di confondimento o di interazioni tra variabili e stata controllata con l'analisi stratificata. Risultati - Sono presentati i tassi grezzi di prevalenza-un giorno (635.4/100.000 resident! adulti) e di prevalenza nell'anno (1314.1/100.000) per il 1993. Tra i pazienti in contatto al census-day prevalgono le psicosi schizofreniche e simili, tra le prime visite dell'anno invece le psicosi organiche e i disturbi nevrotici. Al termine della prima visita non viene preso in carico il 50% dei pazienti; la decisione sembra basata sulla diagnosi, a prescindere dai precedenti psichiatrici o da caratteristiche socio-demografiche. Il 20% di utenza con psicosi schizofreniche e simili assorbe il 49% degli interventi e usufruisce di un ventaglio di prestazioni più ampio e articolato delle altre categorie diagnostiche. Il ricorso ai ricoveri è scarso anche per le diagnosi più gravi, con un rapporto complessivo tra pazienti non ospedalizzati e ospedalizzati di 12.5 a 1. I fattori di rischio associati con l'esito di lungoassistiti e alti utilizzatori sono l'età inferiore a 55 anni, la condizione di celibe, il vivere soli o non in famiglia, la diagnosi di psicosi funzionale, la lungoassistenza nel 1992 e la lunga durata di presa in carico. Conclusioni - Coerentemente con i propri obiettivi programmatici il servizio destina le risorse soprattutto ai pazienti clinicamente piu gravi e mostra una forte proiezione territoriale; inoltre sembra accumulare una quota di lungoassistiti proporzionalmente maggiore di altri servizi italiani. L'ipotesi che i pazienti lungoassistiti e alti utilizzatori differiscano per maggiore gravita clinica e anamnestica e confermata, mentre tra le variabili demografiche non emergono differenze statisticamente significative a seconda del sesso, della scolarita e della condizione lavorativa.
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Lavalle, Tiziana, Assunta De Luca, Francesco Ripa di Meana, Gennaro Ciliberto, Aldo Morrone, and Branka Vujovic. "Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) ed emergenza sanitaria da Coronavirus: l'esperienza maturata durante la fase di lockdown e la fase 2 Covid-19." MECOSAN, no. 115 (January 2021): 49–77. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115004.

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Abstract:
All'inizio del periodo pandemico, si e verificata una forte polarizzazione delle risorse sanitarie e dei professionisti verso la prevenzione della rapida diffusione del SARS-CoV-2, riducendo l'attenzione alle malattie croniche e alla cura oncologica, compromettendo cosi la continuita terapeutica e gli esiti dei trattamenti. In questo scenario avvincente e travolgente, gli IFO sono rimasti ancorati alla propria missione di fornire cure specialistiche ai pazienti oncologici, dermatologici e con malattie rare. Qui, si presenta una sintesi delle decisioni strategiche assunte e dei piani sviluppati per ridurre la diffusione del virus, mentre ci si sforzava di avvicinare l'ospedale ai pazienti. Si spera che questa esperienza possa servire da risorsa per informare i modelli di assistenza in caso di futuri focolai epidemiologici.
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"Diritto italiano: Soggiorno." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (April 2010): 286–300. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001018.

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Abstract:
1. Consiglio di Stato 8.10.2009 n. 6194condanna penale per rapinadiniego di rinnovo di permesso di soggiornopresunzione ex lege di pericolositŕ sociale derogabile eccezionalmente in virtů di circostanze sopravvenute dedotte dalla parteobbligo di rendere noti alla PA eventuali fatti nuovi prima dell'adozione dell'attoSCHEDA di Guido Savio2. Consiglio di Stato 19.10.2009 n. 6383rinnovo del permesso di soggiornonon automaticitŕ della sentenza di patteggiamento per violazione della legge sugli stupefacenti anteriore alla legge 189/02necessitŕ di una valutazione dell'attualitŕ della pericolositŕ sociale3. Tribunale amministrativo regionale Toscana 30.6.2009 n. 1167istanza di permesso di soggiorno per motivi di protezione socialec.d. "percorso sociale"diniego con motivazione tautologica e stereotipataomessa considerazione delle osservazioni formulate a seguito di comunicazione dei motivi ostativiimpossibilitŕ di ricostruire l'iter logico giuridico del provvedimentodifetto di motivazione4. Tribunale amministrativo regionale Umbria 23.7.2009 n. 443rilascio permesso di soggiorno per cure medichestraniero giŕ soggiornante ad altro titoloevento morboso insorto durante la regolare permanenzainesigibilitŕ del previo ingresso con visto per cure mediche5. Tribunale amministrativo regionale Toscana 22.10.2009 n. 1554permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periododiniego per condanna per reato ex art. 381 c.p.passenza di automatismoillegittimitŕ del diniegonecessitŕ di valutare durata del soggiorno, inserimento sociale, familiare e lavorativo
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Mancin, Stefano, Elena Alterchi, Silvia Finazzi, and Salvatore Badalamenti. "Assistenza infermieristica e wound care nel paziente affetto da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico." Italian Journal of Wound Care 5, no. 1 (March 17, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2021.73.

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Abstract:
Le persone affette da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico, rappresentano un campione di popolazione ad alto rischio di sviluppo di patologie a carico della cute, in particolar modo lesioni secondarie all’uremia come xerosi e prurito, ulcere diabetiche e vascolari. Le cause sono riconducibili principalmente ai cambiamenti metabolici indotti dalla patologia quali complicanze uremiche, acidosi metabolica e alterazione del metabolismo calcio-fosforo e la concomitante presenza di patologie croniche, in primis diabete, arteriopatie e patologie cardiovascolari. Nel nostro centro dialisi tale problema incide notevolmente sulla qualità di vita della nostra utenza, rappresentando un problema serio e invalidante. Questo progetto di durata triennale 2016-2018, terminato con l’analisi del database nel 2019 ha portato a un miglioramento dell’assistenza infermieristica erogata presso il nostro ambulatorio, in termini di riduzione dell’incidenza di lesioni difficili pari al 46% durante il triennio, implementazione delle conoscenze del personale coinvolto, utilizzo ottimale di presidi di medicazione avanzata e in ultimo una soddisfazione dei nostri utenti, relativamente al trattamento delle ferite, calcolata mediante questionario di gradimento, che ha mostrato una elevata partecipazione durante l’ultima indagine (98%) e una soddisfazione per le cure prestate pari al 95%.
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Maldonato, Aldo. "IN ALTA QUOTA CON IL DIABETE TIPO 1." il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (December 15, 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804a.

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Abstract:
A quasi un secolo dalla scoperta dell’insulina, la terapia del diabete tipo 1 ha fatto e continua a fare enormi progressi, tanto che un diabetologo degli anni Settanta (per esempio chi scrive) piovuto improvvisamente oggi fra noi farebbe fatica a raccapezzarsi fra insuline “ingegnerizzate”, penne monouso, microinfusori, misuratori della glicemia in continuo e algoritmi di correzione. Da una parte ciò non soddisfa appieno né i pazienti né gli operatori sanitari, i quali – tutti – auspicano che si arrivi alla scomparsa della malattia (guarigione anziché cura, ovvero cure vs care), tuttavia non si può negare che i progressi della cura hanno liberato i pazienti da tante schiavitù che li affliggevano ancora trent’anni fa, e ciò ha consentito ai giovani con diabete di cimentarsi con successo in tutte le discipline sportive (1-2), incluse quelle considerate “estreme” e una volta “proibite” ai diabetici. Fra queste, l’alpinismo – in tutte le sue declinazioni – presenta caratteristiche particolari perché, accanto ad alcuni aspetti decisamente favorevoli, come la durata medio-lunga dell’esercizio e un’intensità di sforzo che si mantiene per lo più nell’ambito aerobico, esso si svolge in un ambiente in cui le normali attività metaboliche avvengono in presenza di una minore pressione parziale di ossigeno atmosferico, e chi lo pratica deve sapere far fronte a numerosi pericoli oggettivi e soggettivi (3). Le modificazioni ormonali, cardio-respiratorie, renali e metaboliche indotte dall’alta quota sono state oggetto di studio da molti anni, ma non sempre è stato facile definirle in modo univoco a causa dell’elevato numero di variabili in gioco (tipo e intensità dello sforzo, grado di allenamento, stato nutrizionale, condizioni ambientali e meteorologiche, quota effettiva…), e della difficoltà di effettuare studi controllati su numeri sufficienti di soggetti in condizioni riproducibili. Per quanto riguarda le “persone con diabete tipo 1” (D-T1), le poche ricerche effettuate hanno mirato a chiarire se l’alta quota è alla loro portata e se può precipitare/accelerare la comparsa delle complicanze tardive.
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Giannini, Alberto. "Il ruolo della consulenza di etica clinica in ospedale." Medicina e Morale 64, no. 6 (August 1, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.8.

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Abstract:
La complessità della medicina contemporanea e delle relazioni di cura sono tali che molto di frequente medici infermieri incontrano aspetti dilemmatici sul piano etico e dunque di difficile risoluzione. La consulenza di etica clinica è una pratica comune e consolidata nel Nord America, a differenza di quanto accade nei Paesi europei. Essa rappresenta uno strumento utile ed efficace per affrontare gli aspetti più complessi riguardanti le cure in ambito sanitario, per comprendere i valori coinvolti e gli aspetti etici delle diverse scelte. Tuttavia è ampiamente condiviso che la consulenza etica non debba essere direttiva. Dobbiamo inoltre essere consapevoli che, per quanto autorevoli essi siano, il parere del consulente di etica clinica o del Comitato etico non possono però essere considerati ultimativi. In particolare, la responsabilità delle scelte e delle azioni ricade su coloro che le compiono. È dunque oltremodo importante sottolineare che la consulenza etica non rimuove né attenua la responsabilità dei curanti, tanto sul piano clinico quanto su quello etico. Deve pertanto essere fatto ogni sforzo per creare nei medici e negli infermieri la consapevolezza che l’etica clinica è una specifica competenza professionale e come tale da acquisire e aggiornare. L’esperienza in particolare del Nord America ha reso evidente come la consulenza etica possa essere uno strumento efficace nei reparti di Terapia Intensiva, aiutando l’équipe nel processo decisionale, così come i pazienti e le loro famiglie. Ad esempio, per i pazienti che sono destinati a non sopravvivere alla dimissione, la consulenza etica ha dimostrato di avere un effetto statisticamente significativo nel ridurre l’utilizzo dei trattamenti di supporto vitale, così come nella riduzione della durata della degenza in ospedale e in Terapia Intensiva, senza per altro comportare una differenza per quanto riguarda la mortalità In prospettiva, è condivisibile l’idea che il consulente di etica clinica divenga una figura familiare per il clinico e sia presente a sostegno dei pazienti, delle loro famiglie e di tutti i soggetti coinvolti a diverso titolo sui temi della salute (dai medici sino agli amministratori della cosa pubblica). Si rende dunque indispensabile definire un solido percorso formativo perché l’etica clinica (intesa come “a structured approach to ethical questions in clinical medicine”) non è concepibile come un’attività di tipo “ideologico” ma, al contrario, richiede grande competenza e grande equilibrio. ---------- The complexity of medicine today and of the relationships between healthcare professionals and patients (and family members) is such that very often doctors and nurses are faced with ethical dilemmas which are difficult to resolve. Ethics consultation is a common and consolidated practice in North America, unlike in most European countries. It is a valuable and effective tool for dealing with the most complex aspects of healthcare and in understanding the values involved and the ethical aspects of the possible choices. However, it is a widely held view that ethics consultation must not be directive. Moreover, we also have to be aware that, as authoritative as the ethics consultant or the ethics committee is, their opinions on ethical matters cannot be considered definitive. In particular, the responsibility for decisions and actions belongs to those who carry them out. It is important, therefore, to stress that ethics consultation does not remove or attenuate the responsibility of healthcare professionals in decision making, either in clinical or ethical terms. Meanwhile, every possible effort must be made to create awareness among doctors and nurses that clinical ethics is a specific area of professional competency that needs to be improved and updated. In the critical care setting, the experience in North America in particular has highlighted how ethics consultation can be an effective tool in intensive care unit (ICU) by assisting the team in decision making, as well as helping patients and their families. Specifically, ethics consultation has had a statistically significant impact in reducing the use of life support as well as in decreasing the length of hospital stay and the days spent in ICU in those patients who ultimately will not survive to discharge, without, however, affecting death rates. Looking ahead, we can agree that the clinical ethics consultant should become a familiar figure for the clinician and there to support patients, their families and all those variously involved in healthcare (from doctors to administrators of the health system). However, it is essential to define a sound training program for consultants so that clinical ethics (taken to mean “a structured approach to ethical questions in clinical medicine”) is not seen as an “ideological” activity, but instead as one that demands both great competence and great equilibrium.
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Dissertations / Theses on the topic "Curve di durata"

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Liguori, Antonio. "Stima della variabilità intra-annuale del regime dei deflussi idrici superficiali in bacini non strumentati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8061/.

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Abstract:
La curva di durata di lungo periodo (POR) è uno strumento grafico molto efficace che mette in evidenza la relazione fra intensità e frequenza delle portate osservate in un determinato intervallo temporale. Essa è ricavata dall'idrogramma dei deflussi, ma presenta il problema della perdita di informazioni relative alla variabilità annuale e stagionali delle portate. Per tal motivo si è reso necessario l'utilizzo di due nuove interpretazioni delle curve di durate: le curve di durata annuali (alle quali può essere associato il concetto di percentile e quindi di probabilità di superamento di un particolare valore di portata) e le curve a base stagionale. La costruzione di tali curve, come nel caso delle POR complessive, è ostacolata dall'insufficienza di dati di portata, per cui sono utilizzate, a tale scopo, procedure di stima basate sulla regionalizzazione dei deflussi. Tra di esse è stato analizzata la tecnica geostatistica del Top-kriging applicata all'indice TND che sintetizza l'intera curva (Pugliese et al., 2014) nella ricostruzione, in cross-validazione, delle curve di durata annuali e stagionali di 182 bacini della regione sud-orientale degli Stati Uniti.
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Sammarco, Lorenza. "Stima delle curve di durata delle portate fluviali a scala globale: potenzialità del satellite SWOT." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
L’analisi del regime idrologico di un corso d’acqua rappresenta una delle fasi fondamentali negli studi volti alla valutazione di numerosi aspetti ambientali, come ad es. la gestione delle risorse idriche, la salvaguardia degli ecosistemi e la messa a punto di strategie di adattamento agli scenari climatici futuri. Tuttavia, la capacità di monitorare i deflussi idrici a scala globale è molto limitata e i dati idrologici rimangono ancora insufficienti, o addirittura assenti in molte aree del pianeta, in particolare nei paesi in via di sviluppo e nelle regioni scarsamente abitate. A causa di queste difficoltà, negli ultimi decenni si è registrata un’attenzione crescente nei confronti delle potenzialità espresse delle tecniche di telerilevamento satellitare. In tale quadro innovativo, la missione satellitare SWOT (Surface Water and Ocean Topography), il cui lancio è previsto nel 2021, sarà la prima dedicata all’osservazione dei corpi idrici interni ed in grado di monitorare livelli e portate per un periodo di 3-5 anni. Il presente lavoro propone una valutazione preliminare circa l’attendibilità delle stime del regime idrologico che possono essere osservate a scala globale dal satellite e che verranno acquisite durante il tempo di vita di tale missione. In particolare, questo studio indaga le potenzialità della missione nella rappresentazione delle curve di durata delle portate offrendo un confronto a scala globale tra curve di durata costruite a partire dalle osservazioni elaborate in 875 sezioni strumentate e curve di durata costruite, nelle sezioni medesime, utilizzando simulazioni realistiche delle portate misurabili da satellite. I risultati del presente lavoro dimostrano che, in regioni dal clima temperato, freddo e tropicale, le curve di durata sono riprodotte con buona accuratezza, sia in corrispondenza delle portate di magra che delle portate di piena, mentre per climi aridi si rilevano maggiori incertezze nella stima dei valori estremi degli andamenti.
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Micocci, Domenico. "Sulla stima della producibilità idroelettrica di impianti esistenti: il caso della centrale del Cavaticcio di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della valutazione dell’energia ritraibile da un impianto idroelettrico ad acqua fluente esistente. Dopo un inquadramento teorico ed una ricognizione dei principali metodi attestati in letteratura per la risoluzione del problema, viene mostrata in dettaglio l’applicazione al caso di studio offerto dalla centrale del Cavaticcio, situata nel centro di Bologna ed alimentata dalle acque derivate dal fiume Reno attraverso l’omonimo canale. Sono analizzati i vincoli sul sistema di trasporto che limitano la massima portata recapitabile all’impianto e sono individuati, sulla base di considerazioni idrauliche, tre scenari corrispondenti ad altrettante configurazioni dei vincoli. Sulla base di osservazioni storiche, viene affrontata la caratterizzazione del regime dei deflussi del fiume Reno a Casalecchio; viene inoltre stimata l’entità del prelievo medio mensile della principale derivazione presente a monte della centrale. Tenendo conto delle molteplici cause di limitazione alla derivazione e considerando l’effetto dei prelievi lungo il percorso, si perviene a tre diverse stime della risorsa disponibile per la centrale, corrispondenti agli altrettanti scenari di vincoli sul sistema di trasporto. Il funzionamento dell’impianto viene analizzato nel dettaglio, stimando l’entità delle perdite di carico che hanno luogo a monte della sezione d’ingresso nella turbina e provvedendo altresì ad una valutazione dell’energia residua allo scarico: è possibile, in questo modo, formalizzare una legge che descriva l’andamento del salto utile al variare della portata utilizzata. Lo studio si conclude con una simulazione in ambiente MATLAB dell’energia producibile in risposta ai diversi scenari di disponibilità di risorsa valutati in precedenza. Vengono proposti alcuni confronti con i dati originariamente indicati nel progetto della centrale e sono indicati possibili interventi per migliorare ulteriormente la condizione attuale dell’impianto.
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Cascavilla, Francesco Paolo. "Sull'impiego di dati telerilevati per la stima del regime idrometrico in sezioni fluviali non strumentate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La crescente disponibilità di dati da telerilevamento satellitare apre la strada a nuove possibilità di monitoraggio delle grandezze idrauliche (es., livelli idrici, umidità del suolo, estensione delle aree bagnate), rappresentando una risorsa di interesse, specie per le aree scarsamente monitorate mediante tradizionali strumentazioni. La letteratura scientifica oggi riporta numerosi sforzi volti a dimostrare la possibilità di sfruttare tali misure per la caratterizzazione delle portate, e del regime idrologico, dei corsi d’acqua monitorati. Lo scopo di questa tesi è valutare le potenzialità della missione SWOT (Surface Water Ocean Topography; https://swot.jpl.nasa.gov/; in orbita dal 2021) per la stima delle portate di deflusso sulla base della misura del livello idrico in alveo. Le analisi sono condotte lungo il Fiume Po facendo ricorso alla stima delle portate mediante tre approcci semplificati, e riproducendo le misure attese dal satellite mediante un approccio statistico di tipo Monte Carlo. Le portate stimate sono quindi confrontate con le portate osservate presso tre distinte stazioni di misura lungo il Fiume: Borgoforte, Sermide e Pontelagoscuro. Il confronto mette in evidenza un’adeguata stima delle portate partendo dai livelli attesi da SWOT, ottenendo valori significativi di efficienza di Nash-Sutcliffe (efficienza compresa tra 0.86 e 0.94), superiori a quelli attesi dall’utilizzo di livelli altimetrici ad oggi disponibili da altri satelliti.
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Fontana, Francesco. "Recupero e ripristino di una centrale dismessa sul fiume Vergari a Mesoraca (KR): valutazione della producibilità idroelettrica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12595/.

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Abstract:
Il presente elaborato di Tesi sviluppa uno studio idrologico e la stima di massima della producibilità idroelettrica associabile ad un intervento di recupero di una piccola centrale storica, sita in sinistra idraulica sul fiume Vergari a Mesoraca (Kr) e ormai dismessa da diverse decine di anni. Tale obiettivo è stato raggiunto nonostante l’assenza di dati idrometrici per il corso d’acqua oggetto di studio mediante una ricostruzione della curva di durata delle portate (flow duration curve, FDC). Per stimare le FDC in assenza di dati idrometrici è stato necessario adottare opportune tecniche di regionalizzazione dell’informazione idrologica. In particolare, si è fatto riferimento al cosiddetto “Metodo Grafico” (Smakhtin et al., 1997). Tale tecnica utilizza come dati di input le osservazioni di portata naturale raccolte in stazioni idrometriche esistenti in bacini limitrofi ed i descrittori idrologici dei bacini stessi. Infine, ipotizzando la riattivazione della centrale, si è proceduto a stimare la quantità d’acqua utilizzabile ai fini della produzione idroelettrica nel rispetto dei vincoli ambientali imposti dalla Regione Calabria (Deflusso Minimo Vitale), oltre alla producibilità elettrica dell’impianto ed al fabbisogno che riuscirebbe a soddisfare con diverse condizioni climatiche ed idrologiche. Gli scenari ipotizzati sono tre: un anno idrologicamente tipico, che descrive il regime di deflusso medio; un anno poco piovoso, che descrive uno scenario di produzione minima; un anno medio riferito ad uno scenario di lungo periodo, che tiene conto della variabilità climatica su un periodo di oltre un decennio.
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Mongardi, Enrico. "Modello per la stima della producibilità idroelettrica in impianti ad acqua fluente - Applicazione ad un caso di studio sul torrente Silla." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Il recupero di vecchi manufatti destinati in tempi precedenti all’industria, come vecchie ferriere accompagnate da splendidi bottacci, sono una vera e propria miniera d’oro per il ripristino e la valorizzazione di questi luoghi oltre che per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’idroelettrico su tutto il territorio italiano. Questa tesi si pone come obbiettivo quello di studiare la sostenibilità di recupero propria di uno di questi manufatti appartenenti alla storia industriale del nostro paese, sviluppando un modello per il calcolo della producibilità idroelettrica a partire dalla stima della disponibilità temporale della risorsa idrica. Lo studio ha riguardato il bacino idrologico sotteso ad una sezione di chiusura relativa ad una briglia sul torrente Silla a monte della zona industriale Panigale di Lizzano in Belvedere per studiare il comportamento idrologico di tale bacino ed estrarre una curva di durata delle portate associata alla sezione di chiusura. Si è poi sviluppato un codice che permette di ricavare la producibilità in base al rendimento della macchina scelta e che calcola la resa e la fattibilità dell’investimento nel caso in cui si decida di attuare il progetto proposto nell’elaborato.
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Dababneh, Hussam <1980&gt. "Efficacia e complicanze durante la curva di apprendimento della Thulep: risultati a breve e medio termine delle prime 48 procedure." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7019/.

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Abstract:
MATERIALI E METODI: Tra il 2012 e il 2013, abbiamo analizzato in uno studio prospettico i dati di 48 pazienti sottoposti a ThuLEP con approccio autodidatta. I pazienti sono stati rivalutati a 3, 6, 12 e 24 mesi con la valutazione del PSA, il residuo post-minzionale (RPM), l'uroflussometria (Qmax), l'ecografia transrettale e questionari validati (IPSS: international prostate symptom score e QoL: quality of life) RISULTATI: Il volume medio della prostata è di 63 ± 5,3 ml. Il tempo operatorio medio è stato di 127,58 ± 28.50 minuti. Il peso medio del tessuto asportato è stato di 30,40 ± 13,90 gr. A 6 mesi dopo l'intervento l'RPM medio è diminuito da 165,13 ± 80,15 ml a 7,78 ± 29.19 ml, mentre il Qmax medio è aumentato da 5.75 ± 1.67ml / s a 18.1 ± 5.27 ml / s. I valori medi dei IPSS e QoL hanno dimostrato un progressivo miglioramento: da 19.15 (IQR: 2-31) e 4 (IQR: 1-6) nel preoperatorio a 6.04 (IQR: 1-20) e 1.13 (IQR: 1-4), rispettivamente. Durante la curva di apprendimento si è assistito ad un progressivo aumento del peso del tessuto enucleato e ad una progressiva riduzione del tempo di ospedalizzazione e di cateterismo. Tra le principali complicanze ricordiamo un tasso di incontinenza transitoria del 12,5% a 3 mesi e del 2.1% a 12 mesi. CONCLUSIONI: ThuLEP rappresenta una tecnica chirurgica efficace, sicura e riproducibile indipendentemente dalle dimensioni della prostata. I nostri dati suggeriscono che la ThuLEP offre un miglioramento significativo dei parametri funzionali comparabili con le tecniche tradizionali, nonostante una lunga curva di apprendimento.
MATERIALS AND METHODS: Between 2012 and 2013, we prospectively analyzed the data of the first 48 patients who underwent Thulium Laser enucleation of the prostate (ThuLEP). Patients were reassessed at 3, 6, 12 and 24 months with evaluation of the PSA, post-void volume (PVR), uroflowmetry (Qmax), transrectal ultrasonography and validated questionaires (IPSS: International Prostate Symptom Score and QoL: Quality of Life). RESULTS: The mean volume of the prostate was 63 ± 5.3 ml. The mean operative time was 127.58 ± 28.50 minutes. The mean weight of the removed tissue was 30.40 ± 13.90 gr. At 6 month follow up, the mean PVR decreased from 165.13 ± 80.15 ml to 7.78 ± 29.19 ml, while the mean Qmax flow rate increased from 5.75 ± 1.67 ml/s to 18.1 ± 5:27 ml/s. The mean IPSS and QoL showed a steady improvement from 19.15 (IQR: 2-31) and 4 (IQR: 1-6) preoperatively to 6.04 (IQR: 1-20) and 1.13 (IQR: 1-4) respectively. During the learning curve, the weight of the enucleated tissue, the time of hospital stay and the catheter time improved significantly. The main complications included transient stress incontinence (12.5% ​​at 3 months and 2.1% at 12 months). CONCLUSIONS: ThuLEP is an effective, safe and reproducible surgical technique, regardless of the prostate size. Our data suggest that ThuLEP offers a significant improvement in functional outcomes comparable with traditional techniques despite a long learning curve.
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