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Dissertations / Theses on the topic 'Dati archeologici'

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1

Tomassini, Monia. "Approccio bayesiano nell'analisi dei dati archeologici." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3694/.

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2

Zanchi, Vanessa <1991&gt. "La cosmesi nel mondo romano: tra mito, fonti letterarie e dati archeologici." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14604.

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Abstract:
La cosmesi nel mondo romano affonda le proprie radici nella mitologia classica e nell'uso rituale e religioso di tali preparati. Grazie all'analisi delle fonti e allo studio dei reperti archeologici, è possibile non solo conoscere l'effettivo impiego quotidiano dei cosmetici e loro diffusione, ma anche individuare gli ingredienti che li componevano, i luoghi e le modalità di produzione.
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3

Bondi, Mila <1973&gt. "Paesaggi monastici nel Ravennate tra fonti scritte e dati archeologici (VIII – XIII secolo)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5072/1/bondi_mila_tesi.pdf.

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Abstract:
Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio cinque monasteri ravennati (urbani e suburbani, maschili e femminili) di cui si volevano conoscere le strutture monastiche, le dotazioni patrimoniali (di cui è stata effettuata la mappatura) e le forme di economia sviluppate, utilizzando le fonti scritte provenienti dagli archivi monastici e i dati archeologici disponibili. Nello specifico, i monasteri selezionati (da intendersi come sede di monaci organizzati secondo una Regola) sono: Sant’Apollinare in Classe, San Severo, Santa Maria in cereseo, San Martino post ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore. L’arco cronologico preso in esame è compreso tra il secolo VIII e il XIII. Dall’elaborazione dei dati si è tentato di ricostruire la storia della comunità monastica così come è deducibile dalle fonti scritte, di conoscere le strutture dei monasteri e delle loro dipendenze, in base alle informazioni desumibili dalle fonti scritte, dagli scavi archeologici quando disponibili e dalle fonti iconografiche, di comprendere la formazione dei patrimoni monastici, la loro gestione e il ruolo svolto dai monasteri nel territorio in cui si concentravano i beni e di ricostruire il contesto naturale e le forme insediative in cui tali beni erano inseriti.
The object of the research is the study of five monasteries (urban and suburban, male and female) in the area of Ravenna. The aim was to understand the nature of monastic buildings, endowments (which have been mapped) and economic activities, using written sources from monastic archives and archaeological records. The monasteries chosen were: Sant’Apollinare in Classe and San Severo (both male and set in Classe), Santa Maria in Cereseo, San Martino post Ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore, which are all set in Ravenna and female. The history of the each monastery was reconstructed in order to know the monastic buildings and their annexes in the territory (using also iconographical and cartographical sources), as well as to understand how monastic community formed their endowments, which was the assets administration, which role monasteries performed in the territory where their estates were concentrated, and also to reconstruct the environment and settlement shapes where those properties were set.
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4

Bondi, Mila <1973&gt. "Paesaggi monastici nel Ravennate tra fonti scritte e dati archeologici (VIII – XIII secolo)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5072/.

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Abstract:
Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio cinque monasteri ravennati (urbani e suburbani, maschili e femminili) di cui si volevano conoscere le strutture monastiche, le dotazioni patrimoniali (di cui è stata effettuata la mappatura) e le forme di economia sviluppate, utilizzando le fonti scritte provenienti dagli archivi monastici e i dati archeologici disponibili. Nello specifico, i monasteri selezionati (da intendersi come sede di monaci organizzati secondo una Regola) sono: Sant’Apollinare in Classe, San Severo, Santa Maria in cereseo, San Martino post ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore. L’arco cronologico preso in esame è compreso tra il secolo VIII e il XIII. Dall’elaborazione dei dati si è tentato di ricostruire la storia della comunità monastica così come è deducibile dalle fonti scritte, di conoscere le strutture dei monasteri e delle loro dipendenze, in base alle informazioni desumibili dalle fonti scritte, dagli scavi archeologici quando disponibili e dalle fonti iconografiche, di comprendere la formazione dei patrimoni monastici, la loro gestione e il ruolo svolto dai monasteri nel territorio in cui si concentravano i beni e di ricostruire il contesto naturale e le forme insediative in cui tali beni erano inseriti.
The object of the research is the study of five monasteries (urban and suburban, male and female) in the area of Ravenna. The aim was to understand the nature of monastic buildings, endowments (which have been mapped) and economic activities, using written sources from monastic archives and archaeological records. The monasteries chosen were: Sant’Apollinare in Classe and San Severo (both male and set in Classe), Santa Maria in Cereseo, San Martino post Ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore, which are all set in Ravenna and female. The history of the each monastery was reconstructed in order to know the monastic buildings and their annexes in the territory (using also iconographical and cartographical sources), as well as to understand how monastic community formed their endowments, which was the assets administration, which role monasteries performed in the territory where their estates were concentrated, and also to reconstruct the environment and settlement shapes where those properties were set.
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5

Segantini, Lisa <1989&gt. "La questione delle unità pluriabitative ad Ostia: un riesame critico dei dati archeologici." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7610.

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Abstract:
Questo lavoro si pone l’obiettivo di affrontare criticamente la questione complessa dell’unità pluriabitativa in Ostia Antica, partendo da un inquadramento dell’evoluzione urbanistica e della storia degli scavi archeologici ivi effettuati, per affrontare poi la dibattuta questione dell’origine, dello sviluppo e del significato di questa tipologia abitativa, affrontando l’analisi delle insulae più significative dal punto di vista plano-altimetrico, con un’attenzione particolare per la loro differente destinazione sociale.
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6

Troche, Facundo Daniel <1985&gt. "Il sistema della pesca nel lago di Galilea al tempo di Gesù. Indagine sulla base dei papiri documentari e dei dati archeologici e letterari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7098/1/Troche_Facundo_Tesi.pdf.

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Abstract:
Dopo un’introduzione sull’economia nel mondo antico e nella Galilea, la tesi affronta una rappresentazione storica de “Il Mare di Galilea tra l’antichità e oggi” (cap. 3). Seguono i capitoli sulle “Tecniche e le attrezzature di pesca” (cap.4) e su “Città, villaggi e aree di pesca” (Cap. 5). Due capitoli riguardano più particolarmente l’attività economica in senso stretto: “L’organizzazione dell’attività” (cap. 6) e “Commercio ed esportazione” (cap. 7). Chiudono la tesi due capitoli di carattere più metodologico: una rappresentazione degli agenti sociali della pesca (“i pescatori”) condotta ispirandosi alla network Analysis e un’analisi antropologica del loro sistema di vita (capitolo finale).La tesi è basata essenzialmente su tre corpi di documentazione: papiri documentari, dati archeologici, fonti storiche e letterarie. Molti dei documenti reperiti, in lingua greca, non erano mai stati tradotti in lingue moderne.La tesi consta – oltre ai diversi capitoli – anche di un’appendice documentaria molto estesa
The thesis regards different aspects of the fishing infustry in the lake of Galilee during the first century. It addresses practical issues such as the fishing techniques and the tackle used, the fishing grounds and seasons, the organization and regulations of the industry, the taxation, the fish commerce and the socio-economic level of fishermen.It is based in documentary papyri, inscriptions, literary and arcaeological data as well as social sciences theories, anthropological studies and ethnograpical data.
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Troche, Facundo Daniel <1985&gt. "Il sistema della pesca nel lago di Galilea al tempo di Gesù. Indagine sulla base dei papiri documentari e dei dati archeologici e letterari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7098/.

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Abstract:
Dopo un’introduzione sull’economia nel mondo antico e nella Galilea, la tesi affronta una rappresentazione storica de “Il Mare di Galilea tra l’antichità e oggi” (cap. 3). Seguono i capitoli sulle “Tecniche e le attrezzature di pesca” (cap.4) e su “Città, villaggi e aree di pesca” (Cap. 5). Due capitoli riguardano più particolarmente l’attività economica in senso stretto: “L’organizzazione dell’attività” (cap. 6) e “Commercio ed esportazione” (cap. 7). Chiudono la tesi due capitoli di carattere più metodologico: una rappresentazione degli agenti sociali della pesca (“i pescatori”) condotta ispirandosi alla network Analysis e un’analisi antropologica del loro sistema di vita (capitolo finale).La tesi è basata essenzialmente su tre corpi di documentazione: papiri documentari, dati archeologici, fonti storiche e letterarie. Molti dei documenti reperiti, in lingua greca, non erano mai stati tradotti in lingue moderne.La tesi consta – oltre ai diversi capitoli – anche di un’appendice documentaria molto estesa
The thesis regards different aspects of the fishing infustry in the lake of Galilee during the first century. It addresses practical issues such as the fishing techniques and the tackle used, the fishing grounds and seasons, the organization and regulations of the industry, the taxation, the fish commerce and the socio-economic level of fishermen.It is based in documentary papyri, inscriptions, literary and arcaeological data as well as social sciences theories, anthropological studies and ethnograpical data.
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SCALZI, SERAFINO. "Un WebGIS per la gestione e la pubblicazione di dati archeologici: ricognizioni, indagini territoriali e scavi stratigrafici nel Comprensorio Universitario di Roma “Tor Vergata”." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/201877.

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9

GENTILE, VINCENZO. "Integrazione di indagini geofisiche, dati satellitari e tecniche di rilievo 3D presso il sito archeologico di Egnazia." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/72901.

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Abstract:
Egnazia è un importante sito archeologico localizzato in Puglia sul litorale adriatico tra Bari e Brindisi. La frequentazione più antica del territorio è datata all’età del Bronzo (XVI secolo a.C.). Il centro si dota della prima sistemazione di tipo urbano e fra l’età di Augusto e il I secolo d.C. si realizzano gli spazi e le strutture tipiche di una città romana. Alla fine del VI secolo l’abitato torna a restringersi entro l’antica acropoli e perdura fino al XIII secolo. All’interno del sito è presente un articolato sistema viario caratterizzato da un’arteria principale, la via Traiana, che attraversa Egnazia in direzione Nord Ovest-Sud Est, separa le aree pubbliche dagli spazi residenziali e produttivi e prosegue alla volta di Brindisi, divenendo un asse di rilievo anche nell’organizzazione del territorio. Da quest’ultima si snodano degli assi viari secondari con la funzione di collegare tutti i settori della città. In questa tesi vengono presentati i risultati di una ricerca multidisciplinare effettuata con lo scopo di comprendere l’articolato sistema viario della città tramite lo studio integrato di mappe storiche e moderne, l’analisi di immagini aeree e satellitari multispettrali, multi temporali, multi scalari (MIVIS, QuickBird e Google Earth), prospezioni geofisiche elettromagnetiche e rilievi tridimensionali (laser scanner) di un importante struttura quale il criptoportico. L’integrazione di più metodologie ha aumentato la probabilità di successo della ricerca poiché ha fornito informazioni oggettive tramite la valutazione della convergenza di più parametri che descrivono la stessa situazione. Questo tipo di approccio, scientifico, tecnologico ed innovativo, grazie alla collaborazione con diversi istituti di ricerca nazionali ed internazionali, è stato trasferito ed applicato infine in numerosi contesti archeologici localizzati in territorio internazionale (città romana di Doclea (Montenegro), la Fortezza di Ighram Aousser (Marocco) e i siti archeologici di Tell El Maskhuta (Egitto), Umm ar-Rasas (Giordania) e Gur (Iran)) caratterizzati da peculiari condizioni geologiche e geografiche.
Egnazia is an important archaeological site located in Puglia on the Adriatic coast between Bari and Brindisi. The oldest human settlement is dated back at the Bronze age (XVI century B.C.). The first urban system was created between the IV and III century B.C. and the typical roman structures were built between the Augustan age and the I century A.C. After the half of the IV century the settlement reduces its size in the old acropolis and it lasts until the XIII century A.C. In the roman city there is a complex road system characterized by a main road that travels through Egnazia towards North West-South East; it separates the public, productive and economic areas from the residential zone and it proceeds in the direction of Brindisi becoming an important point in the organization of the territory. This road has access to secondary axis which join or unite all the sectors of the city. In this thesis the results of a multidisciplinary research are presented. It was carried out with the purpose of understanding the road system of the city through the study of historical and modern maps, the analysis of multispectral, multi-temporal, multi-scalar aerial and satellite images (MIVIS, QuickBird, Google™ earth images), electromagnetic geophysical data and tridimensional survey (laser scanner) of an important structure like the cryptoporticus. The integration of different methodologies has enhanced the probability of success of the research since has provided objective information through the evaluation of diverse parameters describing the same situation. This scientific, technological and innovative multidisciplinary research was transferred and applied in different archaeological sites (the roman city of Doclea (Montenegro), the fortification of Ighram Aousser (Morocco), the archaeological site of Tell El Maskhuta (Egypt), Umm ar-Rasas (Jordan) and Gur (Iran) located in international countries and characterized by different geological and geographical conditions, with the collaboration between Italian and international institution of research.
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10

La, Mura Francesco. "Tecniche di Preparazione di Dataset da Immagini Satellitari di Siti Archeologici per Elaborazioni con Deep Learning." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20428/.

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Abstract:
Questa tesi riporta il contributo dato ad un progetto di applicazione di deep learning al remote sensing nell’ambito dell’archeologia. Il progetto ha come obiettivo quello di sviluppare una rete neurale, che sia in grado di analizzare una zona di interesse degli archeologi data in input, per dare come output una serie di possibili siti archeologici. L’area da cui provengono le immagini che verranno usate nella creazione del dataset è il governatorato di al-Q ̄adisiyya, che si trova in Iraq. Il progetto si inserisce come una delle tante iniziative portate avanti dall’Università di Bologna nel medioriente, infatti in ambito archeologico l’Alma Mater porta avanti due progetti molto importanti: Eduu dedicato alla divulgazione del patrimonio archeologico e culturale iracheno, e Qadis, pensato per la ricognizione mirata di siti archeologici con tecnologie avanzate. Per gli archeologi la ricerca dei siti di scavo tramite l’uso di tecniche di remote sensing, è un’attività dispendiosa a livello temporale. Da qui nasce il desiderio di tentare l’automazione di questo processo, o per lo meno di fornire un supporto automatizzato all’umano,così da poter meglio spendere tempo ed energie su altre attività relative alla professione di archeologo. In questo contesto, lo scopo del lavoro di tesi è quello di collaborare al progetto con la creazione di un dataset, che sia adatto per l’allenamento di un modello direte neurale, che sarà poi usato per automatizzare il processo di individuazione, si presume che automatizzare questo processo possa aiutare gli archeologi a migliorare ancora di più la loro produttività con un risparmio di tempo e risorse. Un altro obiettivo è quello di abbattere la barriera di significato tra archeologi e data scientist, permettendo ad entrambi di collaborare nella creazione di un modello di rete neurale, che sfrutti le conoscenze umane per ottenere risultati migliori rispetto ad un modello allenato senza alcun interazione con gli esperti del settore.
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Cocorullo, Alessandro <1987&gt. "Enotri e Greci nel Golfo di Policastro: nuovi dati da Palinuro e Rivello." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13453.

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Abstract:
Il lavoro ha avuto per oggetto l'analisi di venti contesti tombali di età arcaica, di cui 17 da Palinuro, inediti, e tre da Rivello, parzialmente editi. Lo studio dei materiali, corredato di foto e disegni, ha permesso di arricchire la documentazione in letteratura sul Golfo di Policastro in età arcaica. L’analisi dei corredi ha dato ulteriori informazioni sulle genti enotrie che, soprattutto a partire dalla seconda metà del VI secolo a.C., si spostarono dall’interno verso la costa tirrenica o lungo i principali fiumi del Golfo, attirati dalle possibilità che le poleis greche offrivano. Oltre ai ricchi scambi, i corredi hanno raccontato di una comunità in costante rapporto coi Greci, di cui eredità costumi, alfabeto e strumenti economici. I nuovi dati sono infatti stati inseriti in una sintesi della documentazione di epoca arcaica per il Golfo, tra la fine del VII e la prima metà del V secolo a.C., in particolar modo dopo la fondazione di Elea (535), la cui presenza diede una spinta propulsiva al comprensorio. Oltre ai siti indigeni del Golfo, è stata compresa anche Elea che, sebbene esterna al comprensorio, ha giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questi abitati. La nuova documentazione ha dato modo di riaprire il dibattito sul c.d. impero sibarita, attesta da poche ma significative tracce.
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LUCCIARDI, ANNA RITA. "Gli impianti artigianali di Taranto: nuovi dati e prospettive di ricerca. L’area dell’Ospedale Civile SS. Annunziata." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2022. https://hdl.handle.net/11563/160446.

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Abstract:
Nel corso degli anni gli impianti artigianali di Taranto sono stati oggetto di diversi studi. Sebbene la ricerca archeologica sia giunta ad un notevole livello di conoscenza sull’argomento, mancano lavori sistematici che analizzino il tema in dettaglio partendo dall’esame dei dati materiali. Solo una piccolissima porzione dei dati risulta edita e le deduzioni complessive derivano perlopiù dall’analisi di documenti d’archivio o da considerazioni quantitative sui prodotti finiti, elemento questo che da solo non risulta probante di attività artigianali in loco. Nell’ambito del Dottorato di Ricerca si è dunque deciso di affrontare nuovamente tale studio. È stato adottato un modus operandi nuovo che, ribaltando completamente le vecchie prospettive d’indagine basate sul dato d’archivio e quantitativo, si fonda invece sull’analisi autoptica dei materiali e sulla corretta considerazione degli “indicatori di produzione”. A tal fine, nelle fasi iniziali della ricerca, si è proceduto all’analisi di tutta la documentazione archeologica conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto − il principale custode dei manufatti e dei documenti relativi agli impianti artigianali dell’antica Polis − onde individuare tutte le evidenze legate alla sfera produttiva. Ci è parso opportuno intraprendere innanzitutto uno spoglio sistematico degli oltre 160 Registri d’Inventario del Museo. Tale spoglio ha evidenziato la presenza di elementi riconducibili ad attività produttive in oltre 70 aree dell’antico tessuto urbano tarantino (finora ne risultavano individuate solo 24 dall’edito). Data l’elevata quantità di zone artigianali, lo studio si è quindi focalizzato sull’area dell’Ospedale Civile SS. Annunziata che sicuramente costituisce un importante testimone delle diverse produzioni attive a Taranto nell’arco cronologico più lungo ivi attestato ossia dall’età arcaica fino al II-I sec. a.C. Una volta individuati i materiali si è passati all’analisi autoptica degli stessi. Sono state prese in considerazione tutte le cassette degli scavi dell’Ospedale Civile SS. Annunziata contraddistinte dalle diciture “pozzo”, “fossa di scarico”, “foggia ovale”, “zona della fornace”, “cisterna” e si è prestata particolare attenzione a tutti i materiali ed in particolare agli indicatori di produzione. Stando all’edito gli impianti dell’area erano dediti alla produzione di ceramica prevalentemente di uso comune, pareti sottili, ollae perforatae e di coroplastica per usi differenti. Dalle nuove ricerche, seppure non ancora concluse e ancora prive di analisi archeometriche, è invece emerso un quadro produttivo molto più articolato e complesso. La maggior parte degli indicatori rinvenuti nell’area dell’Ospedale Civile sono riconducibili alla produzione figulina di diverse classi ceramiche e di terrecotte. La lavorazione in loco dell’argilla è testimoniata in particolare da numerosi frammenti di pani, da grumi di argilla, da nuclei ceramici ipercotti, da attrezzi ed utensili e dalla presenza di molteplici scarti e di manufatti con difetti della lavorazione e/o di cottura. Sicuramente attiva nell’area dell’Ospedale Civile era la produzione delle terrecotte testimoniata dalle numerosissime matrici, alcune delle quali iscritte, e da alcuni provini. Le matrici erano perlopiù impiegate per la realizzazione di tipi coroplastici inquadrabili tra l’età arcaica ed il III sec. a.C., ma anche di statuette, presenti con frequenza nelle sepolture d’età ellenistica. Non mancano inoltre alcune matrici di grandi dimensioni destinate alla realizzazione di dischi votivi o di elementi architettonici quali le antefisse. In base alla contemporanea presenza di matrici iscritte e di bolli è inoltre da ipotizzare che nell’area producessero anche pesi da telaio. Gli indicatori ceramici più antichi sono forse da riferirsi già alla produzione di coppe a filetti (di VII - primi del VI sec. a.C.); seguono, tra il secondo quarto del VI e la fine del III sec. a.C., indicatori di ceramica a fasce; della classe a vernice nera (soprattutto coppette concavo-convesse, piatti, skyphoi, tazze skyphoidali e lucerne di fine V - prima metà del III sec. a.C.,); della classe cd. “macchiata” (di IV - II sec. a.C.); della sovraddipinta e probabilmente di quella a figure rosse (databili tra la fine del V e gli inizi del III sec. a.C.). Verosimilmente attiva doveva essere anche la produzione di ceramica da fuoco e, come già supposto, sembrerebbe confermarsi anche la produzione di ceramiche acrome. Ricollegabile all’ultima fase di attività degli impianti sarebbe un nucleo di ollae perforatae destinate all’arboricoltura e databili al III e II sec. a.C. Infine in base alla presenza di numerosi grumi e di scarti ferrosi e bronzei è possibile ipotizzare che nell’area dell’Ospedale Civile si siano lavorati anche i metalli, mentre denti animali semilavorati potrebbero costituire un indizio della lavorazione dell’osso. La zona, dove avrebbero operato a stretto contatto ceramisti, coroplasti e forse anche artigiani che lavoravano l’osso ed i metalli, avrebbe dunque ospitato officine attive dall’età arcaica fino ad almeno il II sec. a.C.
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FRATTA, ANDREA. "Nuove tecnologie applicate alla comunicazione della ricerca archeologica. Dal trattamento dei dati alla gestione efficiente per la fruizione e la condivisione su piattaforme web." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/353975.

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Abstract:
Il progetto di ricerca iniziato nell’A.A. 2012/13 intende indagare da un lato sulle tecnologie di rilievo e acquisizione di dati spaziali sia bidimensionali che tridimensionali in archeologia e sui rispettivi processi di elaborazione, e dall’altro sulle modalità di erogazione e fruizione del potenziale informativo della documentazione grafica di scavo tramite applicazioni per il web. L’obiettivo principale è quello di colmare un vuoto nelle procedure metodologiche strutturando un workflow completo sulla gestione di dati archeologici, mirato a promuovere la condivisione di informazioni e di esperienze diverse, e dunque di diffondere conoscenza. Pertanto sono state esaminate tecniche di rilievo topografico strumentale che comprendono il laser scanning e la fotogrammetria digitale, effettuando test in contesti e su oggetti diversi: unità stratigrafiche murarie in aree di scavo archeologico, insediamenti rupestri, architetture castrensi, ma anche reperti ceramici. Sono state adottate in seguito procedure di gestione ed elaborazione dei dati in vista di una pubblicazione dei contenuti digitali su web o su altre forme di applicazioni per il grande pubblico. Una volta valutata la fattibilità dei processi di documentazione è stato scelto come caso di studio il sito archeologico di Herdonia, nei pressi dell’attuale Ordona (FG). Questa scelta è motivata da due fattori principali. Innanzitutto la presenza di imponenti rovine, fa di Herdonia il sito ideale per sperimentare le tecnologie di rilievo tridimensionale. La seconda ragione è costituita dalla ricca documentazione di scavo dell’Archivio Mertens, conservata, a partire dal 2004, presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia. In questo archivio è depositata tutta la conoscenza e la documentazione del sito di Ordona dall’inizio delle ricerche intraprese dall’équipe belga nel 1962 fino ad oggi. Si tratta dunque di 40 anni di ricerche che hanno portato alla scoperta di uno dei siti più grandi dell’Italia meridionale, dalle fasi dell’insediamento daunio, all’installazione della città romana, fino al ridimensionamento dell’abitato in epoca medievale e al definitivo abbandono nel XV secolo. L’archivio costituisce dunque una memoria unica e contiene documenti che sono parte della storia delle ricerche archeologiche, prodotti seguendo metodologie differenti (dallo scavo per lunghe trincee e al metodo Wheeler fino allo scavo per grandi aree) e realizzati usando varie tecniche e tecnologie (dal rilievo diretto a disegni CAD e scansioni 3D). L’idea principale è dunque quella di strutturare un workflow specifico per costruire un ambiente comune all’interno del quale possano coesistere sia i legacy data di scavo che la documentazione grafica digital born. Tuttavia, il problema più grande riscontrato nell’analisi dell’archivio è costituito dalla totale assenza di digitalizzazione dei contenuti, tassello fondamentale per poter condividere dati ed informazioni su Herdonia. È stata individuata come necessità primaria la realizzazione di una mappa della città antica in cui fossero posizionate tutte le aree sottoposte ad indagine stratigrafica, strumento, tuttora assente, indispensabile per una qualsivoglia operazione futura di sistematizzazione di dati. Pertanto sono state acquisite in formato digitale tutte le planimetrie e le sezioni stratigrafiche disegnate dal 1962 fino al 19931, e collocate su base cartografica georeferenziata2 tramite un sistema GIS open source. Dopo aver ordinato e sistemato i dati topografici sono state analizzate le modalità di erogazione verso il pubblico, utilizzando tool e programmi a costo zero e provenienti dal panorama del software libero ed open source. I percorsi di erogazione delle informazioni sono essenzialmente due. Un primo percorso relativo alla fruizione delle mappe di Herdonia tramite strumenti per la pubblicazione sul web, ed un secondo costituito dalla costruzione di un ambiente virtuale in cui possano coesistere modelli fotogrammetrici 3D di resti di alcuni monumenti della città antica e ricostruzioni tridimensionali della stratigrafia individuata in fase di scavo.
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Palomba, Daniela. "Hipponion tra VI e III sec. a. C. : i dati dalle sepolture." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2009. http://hdl.handle.net/11384/85823.

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Crescioli, Lorenzo <1983&gt. "Necropoli o santuari? La dimensione funeraria, rituale e sociale dei kurgan sciti : nuovi dati dalla necropoli di Kaspan (regione del Semirech'è, Kazakhstan)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10263.

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Abstract:
La ricerca si basa su recenti indagini archeologiche svolte in Kazakhstan in collaborazione fra Università Ca'Foscari e Centro Studi e Ricerche Ligabue. Tali ricerche hanno rivelato nuovi particolari del rituale funerario delle comunità scite dell'Asia centrale, precedentemente poco attestati. Sulla base di questi dati si analizzano inotre numerose necropoli provenienti da varie regioni dell'Asia centrale, con l'obiettivo di dimostrare come le necropoli e i kurgan reali sciti, oltre al consueto "carattere funerario" possano assumere un valore religioso/spirituale e sociale, diventando il centro di aggregazione della comunità scita.
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Winbäck, Ulrika. "Det digitala språnget : Om arkeologins digitalisering." Thesis, Uppsala universitet, Arkeologi, 2021. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-455269.

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VALENZANO, VINCENZO. "La Capitanata nel Basso Medioevo: contributo dal dato ceramico per la comprensione di un territorio." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/352074.

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Abstract:
La definizione del concetto di paesaggio quale palinsesto delle tracce sopravvissute delle attività antropiche nel corso del tempo impone, a chi si occupa dello studio dei paesaggi stratificatisi in un contesto territoriale, la necessità di percorrere la via dell’archeologia globale, ovvero del dialogo multidisciplinare e dell’integrazione dialettica tra competenze diverse. Questo, allo stato attuale del dibattito teorico metodologico sembrerebbe ad oggi il percorso più adatto, forse l’unico da intraprendere per potere consentire di leggere, sia pure in modo parziale, nelle stratificazioni del paesaggio contemporaneo le tracce delle strutture, delle culture e dei saperi tecnologici che si sono intrecciati nella vita quotidiana di ogni tempo. A tale proposito ci pare possibile sostenere metodologicamente uno specifico e originale contributo da parte delle ricerche ceramologiche nelle ambito dell’archeologia del paesaggio. Infatti le acquisizioni più specifiche e più “interne” alla ricerca sulle produzioni in terracotta (analisi morfo-tipologica, tipologica, funzionale, analisi dei traffici, degli scambi e degli influssi culturali), integrandosi strettamente con le analisi più tipicamente archeometriche e sui caratteri tecnici/produttivi, possono offrire elementi preziosissimi su scala locale e regionale per la ricostruzione delle dinamiche dei territori e non solo dei singoli siti. Tra i risultati raggiungibili in un buono studio dei manufatti ceramici ricordiamo: - l’individuazione dei bacini di approvvigionamento delle materie prime e delle risorse di un dato territorio (argille, ma anche digrassanti, rivestimenti, coloranti, etc, sino al legname per le officine) e dei canali della loro distribuzione nei centri produttivi pere definire le aree produttive e ambiti di lavoro; - determinare gli archi cronologici di frequentazione degli insediamenti; - definire i circuiti di circolazioni delle merci; - definire gerarchie degli insediamenti e dei territori sulla base della qualità dei prodotti ceramici - definire un rapporto funzionale fra contenitore e contenuti, al fine di determinare consumio alimentari in relazione alle risorse agropastorali Su questa scia di impostazione, il progetto di studio in questione si propone di indagare, attraverso lo studio della caratteristiche morfologiche e decorative delle ceramiche di epoca medievale, alcune caratteristiche del paesaggio antico, la cultura materiale della Capitanata tra XII e avanzato XV secolo d.C., le reti di approvvigionamento e definire i traffici commerciali a breve e lungo raggio con le regioni limitrofe e gli altri centri del mediterraneo. Il campione dei contesti indagati comprende sia siti d’altura che siti di pianura, dai grandi contesti urbani agli insediamenti più modesti, e aree portuali. Tra gli insediamenti posti nell’entroterra del Tavoliere delle Puglie, con materiale ceramico relativo ad una cronologia di fine XI prima metà del XIII secolo è il sito di Cancarro, realtà religiosa nel comprensorio comunale di Troia, mentre databile principalmente tra XIII e inizi XIV secolo sono le ceramiche indagate dai due siti di San Lorenzo in Carmignano e Masseria Pantano. Posto sulla linea di costa è invece l’insediamento costiero di Salapia, importante scalo portuale assieme a Siponto, i cui materiali di superficie sembrano riferirsi alla seconda metà del XIII e inizi XIV. Con un range cronologico più ampio è invece il materiale fittile rinvenuto durante le attività di scavo svolte a Montecorvino. Le sue ceramiche si riferiscono al periodo storico che corre dalla seconda metà del XII fino ad arrivare quasi agli inizi del XVI secolo. Infine, il campione comprende anche alcuni rinvenimenti di superficie che ci giungono da diverse aree archeologiche del territorio comunale di Deliceto, con riferimenti cronologici di XIII e XV secolo. A supporto poi dell’interpretazione e dello studio dei materiali ceramici provenienti dai siti campione, la ricerca verrà integrata con materiali sia inediti, come quelli dei siti di Ordona, Corleto e San Giovanni di Canosa, e i materiali editi da altri contesti di Capitanata, come ad esempio Vaccarizza, Castelfiorentino, Castepagano, Lucera, Siponto, ecc. Tale studio si inquadra inoltre nell’ambito di una ricerca più ampia mirata, sulla base dell’impostazione metodologica riassunta precedentemente, oltre che alla conoscenza dei singoli siti, anche delle forme produttive e delle strutture economiche-sociali in Capitanata fra medioevo ed età moderna. Uno dei fattori più importanti per la comprensione dei fenomeni sociali ed economici di un territorio è certamente lo studio della Cultura Materiale in cui spesso si riflettono significativi aspetti relativi alle conoscenze tecnologiche, alla circolazione delle materie prime e dei manufatti, ai rapporti produttivi, alle dinamiche economiche e sociali. Oggetto quindi per l’analisi del territorio in questione, quello daunio basso medievale, sarà la ceramica acroma e rivestita, fonte archeologica eloquente per la comprensione di fenomeni sociali e culturali in atto nelle società umane e la lettura del territorio e delle sue risorse. Essa sarà dunque analizzata partendo dalla sua produzione, alla sua diffusione e al suo utilizzo da parte di clientele appartenente a fasce sociali differenti tra loro. Produzione, diffusione e consumo saranno quindi tre degli elementi su cui sì svilupperà questa ricerca, nel tentativo di ricostruire i meccanismi che furono alla base dello sviluppo che ebbero in Capitanata le ceramiche rivestite medievali e moderne. L’integrazione e interazione fra lo studio tipologico e le analisi di carattere archeometrico consentiranno una dettagliata ricerca sulle aree di approvvigionamento delle materie prime, delle argille per impasti e strati coprenti (vetrine o smalti), del rapporto fra morfologie e tipo di utilizzo e in sostanza una lettura del dato ceramico in rapporto e in funzione con l’ambiente ai fini della ricostruzione delle caratteristiche del paesaggio e del territorio e delle sue risorse, anche attraverso le informazioni sulla cultura materiale.
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ABATE, NICODEMO. "Towards an operational use of remote sensing data (satellite, drone, and ground) for Cultural Heritage: from discovery to documentation, monitoring, and valorisation." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2022. http://hdl.handle.net/11563/158570.

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Abstract:
The research work was developed starting from the idea of an operational and practical use of remote sensing data from satellite, drone, and ground, as suggested by the title. “Towards an operational use of remote sensing data (satellite, drone, and ground) for Cultural Heritage: from discovery o documentation, monitoring and valorisation” was carried out as part of a PhD at the University of Basilicata, but a fundamental contribution was made by the possibility offered by the National Research Council (CNR) - Institute of Methodologies for Environmental Analysis (IMAA), and Institute of Heritage Sciences (ISPC) - to carry out the research as part of their projects. The CNR has been useful and fruitful for the development of new ideas, and access to otherwise inaccessible technologies and tools. Above all, the National Research Council was useful for the people and researchers who provided the author with expertise, advice, experience, and support in times of need. For this reason, the work proposed within the individual chapters follows the same idea and is the result of research carried out in Italy and all around the World, over the last three years. The main aim was to research methodologies, theories and tools useful for real case studies, which could support archaeological research both in its phases of discovery and knowledge, and in the phases of planning and prevention of events damaging the cultural and natural heritage. The activity focused on the predominant use of open source and freely accessible (open) and usable tools and data, where available. In particular, on the use of large databases and powerful calculation platforms made available online free of charge by large service providers such as Google, the European Space Agency, the Italian Space Agency and NASA (National Aeronautics and Space Administration). The choice of structuring methods and workflows based on opensource and open-data was also dictated by the desire to be able to reapply the same methodologies on a global scale to (i) test their robustness, and (ii) provide a reusable and replicable tool. The chapters focus on (i) the use of the ESA (European Space Agency) Copernicus Sentinel-2 and Sentinel-1 satellites, and NASA (National Aeronautics and Space Administration) Landsat-7 TM and Landsat-8 OLI satellites for the discovery of CH and preservation of the CNH; (ii) the use of tools for the management of Big and Open Data; (iii) the use of the new PRISMA (PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa) hyperspectral data of the ASI (Italian Space Agency) for the discovery of new archaeological sites; (iv) the use of close-range technologies such as UASs (Unmanned Aerial System) for the discovery of buried structures; (v) the integrated use of different RS technologies (satellite, UAS, and geophysics) for the discovery and reconstruction of ancient contexts; and, of course, on the use of the related pre- and post-processing methodologies. On the other hand, used methodologies and previous studies on specific topics are set out in more detail in the individual chapters. This choice has been made because it is considered more explanatory and didactic in the context of a global reading of the entire work. The chapters are structured in the form of a paper, some of which have already been published in peer-reviewed journals (e.g. Remote Sensing, IEEE Geoscience and Remote Sensing, etc.). The topics covered are Remote Sensing (RS) and Earth Observation (EO) applied to the discovery, protection, and safeguarding of Cultural and Natural Heritage, with several methodologies and different hardware and software tools.
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Darejanashvili, Davit <1988&gt. "An attempt at re-defining the Late Bronze/Early Iron Age sequence of the Shida Kartli region of Georgia (Southern Caucasus) on the basis of data from recent excavations." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11980.

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Abstract:
Research for my PhD thesis, named “An attempt at re-defining the Late Bronze/Early Iron Age sequence of the Shida Kartli region of Georgia (Southern Caucasus) on the basis of data from recent excavations” began in September 2013. The Shida Kartli region is located in central Caucasia. Caucasia itself is a large territory occupied by mountains which forms a sharp geographic boundary between the Eurasian steppes to the north and the highland plateaus of Anatolia and Iran to the south. The physical border created by the Caucasus is much sharper than that which divides the steppes and deserts of Central Asia from northern Afghanistan and northeastern Iran on the eastern side of the Caspian sea. (Kohl 2007, 62). Systematic archaeological investigations were carried out in the territory of Georgia and a large number of new sites were discovered. The new researches that took place gave the opportunity to the scholars to better define the chronological distribution of the different cultures on the basis of comparative stratigraphy. All the problematic questions of the chronology of Late Bronze-Early Iron rises with missing archaeological data of settlements, so mainly chronology bases on the materials of the cemetery goods. Second problem is few C14 dates from the sites of Shida Kartli area. This chronological gap is filled by new data from resent excavation By Georgian-Italian Shida Kartli Archaeological project on archaeological site Aradetis Orgora. Aradetis Orgora is one of the most important archaeological sites not only for Shida Kartli scale, as well for all south Caucasus archaeology. Aradetis Orgora, situated on the western bank of the Western Prone River near its confluence with the Kura, consists of three different mounds and a cemetery area (Rova Elena 2014, Pp:51), along the Tbilisi-Leselidze highway, some 13 km away from city Karely (Co: 42°02’48.66’’N; 43°51’37.75’’E). The mounds are divided by natural (?) long trench where the torrent flows through. The main mound has triangle shape and the high is 34 m from the level of the river Prone, 677 m from the sea level. The mound’s top platform is 3500 sq.m. On the E side of the mound locates second one, which is less high and much big in the scale. On the north side of the two mounds locates third one, which was leveled during the Soviet times in order to built rabbit farm on it. However archaeological layers were found on it. The purpose of our research is to propose a new periodization, supported by absolute dates, for the Late Bronze/Early Iron Age periods in the Shida Kartli region, on the basis of: 1) analysis of the new data recovered by the Georgian-Italian mission at Natsargora and Aradetis Orgora, 2) a revision of the old excavation material from the region and comparison with the new results of the Khovle Gora expedition, and 3) a general review of the published evidence from the neighboring regions (other provinces of Georgia, Armenia, etc.
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Ohta, Tomoko, Shoji Kabuto, Takayuki Tanaka, Toshio Nakamura, 友子 太田, 昭二 甲, 孝幸 田中, and 俊夫 中村. "^<14>C実験室間の比較研究 : 名古屋大学と原子力機構むつAMSシステム." 名古屋大学年代測定資料研究センター, 2010. http://hdl.handle.net/2237/14758.

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MARCONI, NADIA. "La produzione ceramica dell'abitato eneolitico di Le Cerquete-Fianello (Maccarese, Roma): dati archeologici e ipotesi interpretative." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918333.

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