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Journal articles on the topic 'Democrazia rappresentativa'

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1

Uleri, Pier Vincenzo. "REFERENDUM: TRA LIBERALISMO E DEMOCRAZIA. ASSERZIONI DI VALORE E OSSERVAZIONI EMPIRICHE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 2 (August 2002): 195–238. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030136.

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Abstract:
Introduzione«Avremo dunque il referendum? La democrazia moderna non può essere che democrazia rappresentativa. La sostanza viva della democrazia moderna […] non consiste nella diretta partecipazione di tutti i cittadini alla formazione delle decisioni politiche… La democrazia liberale non è solo la legge brutale della maggioranza, non è una risultante solo aritmetica […] La democrazia liberale contemporanea è dunque necessariamente democrazia rappresentativa. […] la storia delle dittature è ricca di plebisciti e di referendum, mentre le democrazie liberali hanno dovuto ripudiare il referendum, o ridurlo entro confini cautissimi. (la) nostra costituzione, ha accolto […] il referendum senza troppa cautela; e bisognerebbe essere ciechi per non vedere i tremendi pericoli insiti nel referendum abrogativo delle leggi. Ma comunque, lo ha accolto in subordine al sistema rappresentativo: a quel sistema rappresentativo che l'involuzione partitocratica ha privato di ogni concretezza. […] (il referendum) nelle presenti condizioni, lungi dal poter essere uno strumento di espressione popolare, sarà forse solo un'arma di più offerta alle potenti oligarchie partitiche» (Giuseppe Maranini, Corriere della Sera, 13 gennaio 1959) (Maranini 1963, 111–3).
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2

Pinelli, Cesare. "Populismo e democrazia rappresentativa." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (July 2011): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/ded2010-003003.

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3

Orsina, Giovanni. "LE MASSE E LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA." Il Politico 254, no. 1 (June 7, 2021): 137–40. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.571.

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Abstract:
In Razionalismo in politica il saggio Le masse nella democrazia rappresentativa occupa poche pagine. Ma le dimensioni ingannano, e molto: in uno spazio angusto, con una forza e una lucidità davvero notevoli, Oakeshott condensa una storia dell’individuo e dei suoi nemici dal tardo Medioevo al ventesimo secolo, e la costella di dettagli illuminanti. Ora, un saggio così ricco può essere affrontato in molti modi. Se ne potrebbero rintracciare gli ascendenti intellettuali, ad esempio. Lo si potrebbe collocare nel dibattito della sua epoca, visto che in quegli anni di quei temi si occupavano in tanti, e non dei meno brillanti. O potrebbero definirsene il posto e il ruolo nella produzione dell’autore. Qui non farò nulla di tutto questo, sia perché lo ha già fatto Giorgini nell’introduzione al volume, sia – e soprattutto – perché non ne ho le competenze. Mi concentrerò invece sul nucleo centrale dell’argomentazione del saggio e sul valore notevole che può avere ancora oggi, a sessant’anni dalla sua prima pubblicazione.
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Baldini, Gianfranco. "Populismo e democrazia rappresentativa in Europa." Quaderni di Sociologia, no. 65 (August 1, 2014): 11–29. http://dx.doi.org/10.4000/qds.365.

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5

Grosso, Enrico. "Democrazia rappresentativa e democrazia diretta nel pensiero di Norberto Bobbio." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 4 (April 2016): 181–202. http://dx.doi.org/10.3280/ded2015-004006.

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6

Balaguer Callejón, Francisco. "La crisi della democrazia rappresentativa di fronte alla democrazia digitale." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (December 2022): 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2022-002002.

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Abstract:
La percezione culturale dei progressi tecnologici viene trasferita ai processi democratici e costituzionali, creando l'illusione che ci sia una corrispondenza tra sviluppo tecnologico e sviluppo politico. In tal senso, la democrazia può evolversi nello stesso modo in cui si evolve la tecnologia? E questi progressi tecnologici implicano necessariamente un progresso costituzionale e democratico? Il contributo analizza l'impatto delle nuove tecnologie sui processi democratici dal punto di vista della contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia digitale.
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Algostino, Alessandra. "La democrazia partecipativa e i suoi lati oscuri." DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 3, no. 2 (April 14, 2021): 44–65. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v3n2.2020.p44-65.

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Abstract:
Nell’intervento si riflette sul concetto di democrazia partecipativa, nella prospettiva del suo inserimento nello spazio di due principi e, insieme, obiettivi da rendere effettivi, attraverso i quali si articola l’essenza della democrazia: la sovranità popolare e la partecipazione. Si muove da una definizione della locuzione “democrazia partecipativa”, mettendo in luce i tratti che la contraddistinguono dalla declinazione “rappresentativa” e “diretta” della democrazia, così come dalla democrazia dal basso. L’intento è proporre una riflessione sull’apporto che la democrazia partecipativa può offrire in direzione di una democrazia quanto più possibile effettiva, senza misconoscere i rischi che essa presenta e nella consapevolezza della strutturale dinamicità, tensione e incompiutezza della democrazia.
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Venanzoni, Andrea. "La sussidiarietà tra Costituzione e crisi della democrazia rappresentativa." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (July 2018): 78–116. http://dx.doi.org/10.3280/ded2017-003004.

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Gambino, Silvio. "Democrazia rappresentativa e populismo: riflessioni sull'esperienza italiana nell'ottica comparatistica. Una "democrazia assediata" che muove verso la ‘democrazia illiberale'?" CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (January 2021): 5–32. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-002001.

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Abstract:
"Rappresentanza politica" e "sovranità popolare" si offrono al costi-tuzionalista come le due principali tematiche teoriche che aiutano a qualificare le manifestazioni istituzionali/costituzionali ormai bisecola-ri della democrazia liberaldemocratica moderna, che ritrova le pro-prie origini storiche negli eventi rivoluzionari francesi di discontinuità con lo Stato assoluto e il proprio sviluppo nelle forme della democra-zia sociale e partecipativa del costituzionalismo del secondo dopo-guerra. La riflessione proposta al lettore muove dal modello costitu-zionale italiano - che si propone come fortemente innovativo in ragio-ne della valorizzazione della sovranità popolare e delle forme politiche del suo esercizio (incentrate sul ruolo centrale svolto dal concorso partecipativo dei partiti politici alla determinazione della politica na-zionale) - per coglierne, nel seguito, l'evoluzione osservabile nell'ambito della vita democratica interna agli stessi e con riguardo al condizionamento concreto delle istituzioni pubbliche da essi svolto. È in tale prospettiva che il contributo si ripropone due interrogativi, chiedendosi, dapprima, se sia possibile - nel quadro della trasforma-zione e della crisi dei partiti - una ‘democrazia senza partiti', e per in-terrogarsi successivamente - in una prospettiva di analisi di tipo com-paratistico aperta ai Paesi di democrazia pluralista al di qua e al di là dell'Oceano - se gli interventi sugli istituti della democrazia costitu-zionale (anche di tipo manipolativo) non dischiudano scenari preoc-cupanti di una ‘democrazia assediata' che si conforma viepiù nel tem-po alle esperienze di ‘democrazia illiberale' (nella esperienza italiana, allo stato, solo statu nascenti).
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Elster, Jon. "La democrazia deliberativa." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 36 (January 2010): 33–50. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-036004.

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Abstract:
- L'articolo esamina le qualitÀ della democrazia deliberativa a partire dal riferimento a espressioni storiche di questa: nelle istituzioni ateniesi del quinto-quarto secolo a. C., nella Convenzione Federale statunitense del 1788, negli Stati Generali della Rivoluzione francese, in varie esperienze locali odierne. Stabiliti tre modelli di democrazia (diretta, rappresentativa, del sorteggio) e tre criteri per la deliberazione (moralitÀ, causalitÀ, probabilitÀ), la questione da affrontare č se la forma deliberativa di democrazia sia un buon sistema politico. La risposta č sě, purché si verifichino tre condizioni: intensitÀ della motivazione nei partecipanti, orientamento al bene pubblico della motivazione stessa, corretta informazione dei partecipanti. Ma si tratta di una conclusione ipotetica, che tiene conto della complessitÀ e molteplicitÀ dei fattori in gioco, e dunque del fatto che nessuna proprietÀ dei processi decisionali collettivi č desiderabile incondizionatamente.
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Raniolo, Francesco. "Alla ricerca di democrazie ‘miti e serene' per il XXI secolo." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 99–124. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001004.

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Abstract:
In questo articolo la democrazia rappresentativa e, in particolare, quella parlamentare vengono concettualizzate come regimi di riconciliazione che assicurano la convivenza pacifi-ca tra esseri umani e gruppi diversi. A tal fine esse devono affrontare il trilemma ordine, plu-ralità, legalità costituzionale. Parlamenti e partiti politici, per la loro funziona di linkage tra società e istituzione, sono stati strumenti cruciali a tale scopo. L'articolo ricostruisce, quindi, le due varianti polari di democrazia parlamentare (maggioritaria e consensuale) come tentativi di trovare un equilibrio fra i tre valori-obiettivi. Ovvero, come modi per realizzare un trade-offe accettabile tra costi/rischi di oppressione e di efficienza. Tuttavia, le sfide esterne e le trasformazioni interne (declino dei partiti tradizionali e populismo) alle democrazie del XXI secolo sembrano indicare che queste devono mostrare non solo capacità decisionale, ma soprattutto tolleranza, giustizia e non-dominio.
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Budelli, Simone. "Giuseppe Toniolo: popolarismo, partiti e futuro della democrazia." Società e diritti 7, no. 14 (December 9, 2022): 6–21. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19309.

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Abstract:
Giuseppe Toniolo è un uomo del suo tempo. Economista, impegnato in politica, operante fra la fine dell’800 e i primi del ‘900, è stato elevato nel 2012 agli onori degli altari da Papa Benedetto XVI, che ne ha evidenziando l’attualità e la modernità. Per anni dimenticato perché non in linea con la cultura dominante, Domenico Sorrentino, con un’importante e complessa opera ricostruttiva dell’intero pensiero tonioliano, ne ha riproposto un’interessante lettura in chiave moderna. In questo lavoro si cerca di approfondire non tanto il Toniolo economista, quanto il politico, assertore di una società democratica fondata sul popolarismo. Questa costruzione sociale può essere una risposta al populismo che sembra caratterizzare la politica dei nostri tempi? La crisi della democrazia rappresentativa e dei partiti può trovare in Toniolo delle risposte ancora attuali?
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Moccia, Luigi. "Cittadinanza e democrazia nell'Europa in crisi: quale via all'Unione politica." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (November 2012): 35–78. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2012-002002.

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Abstract:
Prendendo spunto dalle vicende relative alla crisi economico-finanziaria dell'eurozona e dalle connesse misure di modifica dei trattati, il saggio, attraverso un esame del sistema di potere e decisionale al livello di Unione, assume una posizione di critica nei confronti di un metodo e modello di governo europeo a sempre piů forte impronta intergovernativa, cercando di dimostrare l'esistenza di principi normativo-istituzionali di rilievo costituzionale che consentono invece di dare significato al principio di democrazia rappresentativa posto dal trattato a base del funzionamento dell'Unione, definendone pertanto un modello di governo democraticamente fondato sulla sovranitŕ dei cittadini dell'Unione. Cosě da ricondurre il dibattito in tema di ‘piů Europa' al suo cuore federale e insieme democratico costituito dal problema di un maggiore e piů consapevole consenso popolare a base delle istituzioni e decisioni comuni.
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Viñuela, Enrique García, and Pablo Vázquez Vega. "The Financing of Political Parties: a Public Choice Approach*." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 1 (April 1, 1996): 41–55. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540246.

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Abstract:
Abstract I numerosi e recenti casi di finanziamenti illegali ai partiti politici, malgrado la diffusa convinzione dell’importanza del finanziamento legale ai partiti come prerequisite di una efficiente democrazia rappresentativa, mettono in evidenza come il fenomeno del finanziamento illegale ai partiti sia un fenomeno alquanto diffuso. Ciò ha portato i Paesi più afflitti da questa pratica ad introdurre riforme nella legislazione che riguarda il finanziamento dei partiti politici.Gli AA. ricostruiscono in questo articolo i punti salienti dell’organizzazione dei partiti politici nei Paesi a più radicata democrazia, analizzando separatamente sia il finanziamento pubblico (suggerito qualora i cittadini fossero riluttanti alia contribuzione), sia il finanziamento privato (più adatto in una democrazia con partiti forti e liberi dal con- * trollo statale e dei gruppi di pressione).La loro pragmatica conclusione è nel senso che i partiti politici dovrebbero sfruttare l’occasione della riforma di questa normativa per riguadagnare consensi presso l’elettorato e che il sistema più efficace per controllare il fenomeno del finanziamento illegale dei partiti è quello di ridurre gli incentivi verso la ricerca di rendite parassitarie nel settore pubblico.
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Frey, Bruno S. "The Role of Direct Referenda in Institutional Reform*." Journal of Public Finance and Public Choice 10, no. 2 (October 1, 1992): 103–18. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539464.

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Abstract:
Abstract Questo lavoro esamina criticamente il ruolo che i referendum popolari potrebbero ricoprire in una prospettiva di riforma istituzionale. L’autore si sofferma su quattro questioni fondamentali: la notevole divergenza esistente tra i desideri della classe politica e quelli della popolazione in una democrazia rappresentativa; il referendum visto come unico mezzo per rompere il cartello della classe politica contro i cittadini; la considerazione del referendum stesso come processo decisionale di cui il dibattito che precede e gli aggiustamenti politici che seguono costituiscono una parte fondamentale; il legame esistente tra l’istituzione del referendum ed il federalismo.È su questi punti che l’autore costituisce la rivalutazione di tale istituto.
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Sørensen, Rune J., and Terje P. Hagen. "Local Government without Taxing Authority: A Viable Party Democracy? *." Journal of Public Finance and Public Choice 15, no. 2 (October 1, 1997): 103–23. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907782860.

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Abstract:
Abstract Un elemento essenziale della democrazia rappresentativa è il controllo elettorale. Si assume che i votanti mantengano responsabili i governi da loro eletti. La democrazia partitica assume che ogni partito politico rappresenti un distinto programma politico. I cambiamenti nella composizione dei consigli eletti dovrebbero influenzare le politiche perseguite. L’elettorato dovrebbe essere al corrente di queste differenze partitiche ed esprimere la sua soddisfazione o insoddisfazione votando a favore di particolari partiti. Comunemente, si asserisce che queste assunzioni sono violate nella democrazia locale. Ricerche empiriche suggeriscono che la composizione partitica delle assemblee locali non ha conseguenze per le politiche locali di spesa.Il governo locale norvegese influenza la composizione dei bilanci locali, non la grandezza del reddito locale. Questa analisi rivela che le preferenze di spesa dei consigli locali divergono a seconda della forza di un partito e che i cambiamenti nella rappresentanza locale dei partiti influenzano le effettive politiche di spesa. In aggiunta, i cittadini sembrano avere una qualche conoscenza dei programmi dei partiti. L’insoddisfazione su particolari servizi locali influenza il loro comportamento elettorale, fenomeno che offre almeno parziale supporto empirico all’ipotesi della responsabilità. Questi riscontri ristabiliscono un modesto grado di coerenza tra la rappresentanza partitica locale, lo schema di spesa del governo locale ed il comportamento elettorale.
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Lewanski, Rodolfo. "Istituzionalizzare la partecipazione deliberativa: la politica della Regione Toscana." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (April 2011): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-001002.

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Abstract:
Una delle risposte alla crisi delle istituzioni rappresentative che attraversa molti paesi democratici viene ricercata nella riscoperta del "potere del popolo", ovvero in un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e nelle politiche pubbliche. In particolare la partecipazione viene declinata secondo la specifica accezione della teoria dialogicodeliberativa, i cui tratti salienti sono: interazione discorsiva dialogica, basata sull'ascolto attivo; deliberazione, ovvero ponderazione attenta delle diverse opzioni e delle loro implicazioni; informazione adeguata e bilanciata; inclusione, ovvero consentire a tutte le "voci" di farsi sentire; partecipazione di campioni casuali stratificati di cittadini rappresentativi sotto il profilo socio-demografico. La democrazia deliberativa ha espresso numerose "promesse": decisioni migliori in quanto capaci di incorporare informazioni, conoscenze tecnico-scientifiche e preferenze, scelte condivise e percepite come legittime, maggiore legittimazione del sistema politico in generale, crescita del capitale sociale, solo per citarne alcune. Tale promesse vanno peraltro empiricamente verificate. La teoria deliberativa č stata applicata in numerose esperienze in numerosi paesi. Forse oggi uno dei "laboratori" piů interessanti in questo campo č oggi rappresentato dalla Toscana, dove é stata approvata alla fine del 2007 la l.r. 69, verosimilmente la prima normativa al mondo che mira a promuovere pro-attivamente la partecipazione alle decisioni locali e regionali ispirandosi almeno sotto alcuni aspetti alla teoria deliberativa.
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Campione, Anna. "LE ELEZIONI NELLA CECOSLOVACCHIA DEMOCRATICA (1990-1992)." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 2 (August 1993): 315–47. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022267.

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Abstract:
IntroduzioneNei decenni precedenti l'instaurazione dei regimi comunisti nessuno dei sistemi politici dell'Europa centro-orientale, ad eccezione della Cecoslovacchia e della Germania, aveva sviluppato strutture partitiche relativamente forti, specie se confrontate con i sistemi democratici dell'Europa occidentale. Dopo la breve parentesi post-bellica di competizione «pluralistica» gli organi rappresentativi e le elezioni stesse erano stati trasformati in strumenti funzionali al dominio del partito unico. Benché il parlamento costituisse secondo le costituzioni di quei paesi l'organo più autorevole dello stato, le stesse avevano finito per recepire il principio (stabilito dalla costituzione sovietica del 1977) del partito comunista come «forza guida della società» (Ulc 1982)
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Mastropaolo, Alfio. "PARLAMENTI E PARLAMENTARI NEGLI ANNI OTTANTA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 1 (April 1990): 29–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008947.

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Abstract:
IntroduzioneAll'interno di quello che si suole ormai definire il mercato politico, il successo degli interessi organizzati ha da qualche decennio a questa parte finito, com'é noto, per cancellare del tutto la tradizionale rappresentazione del parlamento quale baricentro del sistema politico. Superata la fase in cui l'insidia piò grave alle prerogative delle assemblee legislative veniva dai partiti politici, i grandi gruppi d'interesse funzionali hanno addirittura dato luogo ad un secondo circuito rappresentativo in pieno regola, postosi decisamente in concorrenza rispetto a quello della rappresentanza politica democratica, che ha nel parlamento il suo principale punto di transito.
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MUÑOS, Favio Rivas. "Aprender Bioética desde la Re-existencia." INTERRITÓRIOS 6, no. 11 (August 6, 2020): 196. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247756.

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Abstract:
Es aceptado que movimientos sociales de diferente tipo jugaron algún papel de importancia en el surgimiento de la bioética en las últimas décadas del siglo XX, junto con los avances biomédicos y la experimentación con seres humanos. Sin embargo, hoy dichos movimientos yacen en el olvido dado el énfasis de esta inter-disciplina científica en lo estrictamente biomédico y su práctica encerrada en comités éticos de asistencia e investigación donde se adelanta, a su vez, un ejercicio de democracia liberal, representativa o comisionada, el paradigma de democracia en el llamado occidente al Norte y al Sur. Latinoamérica, en particular, ha sido y sigue siendo un continente rico en movimientos sociales, según informe del sistema de Naciones Unidas. Entre ellos, los llamados Movimientos contra-hegemónicos son movimientos de resistencia en diferentes partes del mundo que ponen de manifiesto elementos de importancia hacia la construcción de una bioética más acorde con las realidades del Sur global. Como movimientos de resistencia a esa centralidad en el negocio, propia de esta época, los seres humanos a su interior han ido haciéndose a otras formas de vida, es decir, de re-existencia, que rebelan opciones para la supervivencia de la especie humana en un mundo que arrasa y depreda para sólo favorecer la rentabilidad de inversiones a escala global.Bioética. Bioética De Intervención. Movimientos Sociales Contra-Hegemónicos. América Latina.RESUMO Aceita-se que movimentos sociais de diferentes tipos tenham desempenhado papel importante no surgimento da bioética nas últimas décadas do século XX, juntamente com avanços biomédicos e experimentação com seres humanos. No entanto, hoje esses movimentos estão no esquecimento, dada a ênfase dessa interdisciplina científica no estritamente biomédico e sua prática encerrada em comitês éticos de assistência e pesquisa, onde, por sua vez, um exercício liberal, representativo ou comissário, o paradigma da democracia no chamado oeste para o norte e sul. A América Latina, em particular, tem sido e continua sendo um continente rico em movimentos sociais, de acordo com um relatório do sistema das Nações Unidas. Entre eles, os chamados movimentos contra-hegemônicos são movimentos de resistência em diferentes partes do mundo que revelam elementos importantes para a construção de uma bioética mais alinhada às realidades do sul global. Como movimentos de resistência a essa centralidade nos negócios, típicos da época, os seres humanos têm criado outras formas de vida, isto é, de re-existência, que revelam opções para a sobrevivência da espécie humana em um mundo que devasta e deprecia apenas para favorecer a lucratividade dos investimentos em escala global. Bioética. Bioética De Intervenção. Movimentos Sociais Contra-Hegemônicos. América Latina.ABSTRACT It is accepted that social movements of different types have played an important role in the emergence of bioethics in the last decades of the 20th century, together with biomedical progress and experimentation with humans. However, today these movements are in oblivion, given the emphasis of this scientific interdiscipline on strictly biomedical and its practice contained in ethical committees of assistance and research where, in turn, an exercise of liberal, representative or commissioner, the paradigm of democracy in the so-called west to north and south. Latin America in particular has been and continues to be a continent rich in social movements, according to a report by the United Nations system. Among these, the so-called counter-hegemonic movements are resistance movements in different parts of the world that reveal important elements towards the construction of a bioethics more in line with the realities of the global South. As movements of resistance to this centrality in the business world, typical of this period, human beings within them have created other forms of life, that is, of new existence, which reveal options for the survival of the human species in a world that devastates and he was only preying on the profitability of investments on a global scale. Bioethics. Bioethics of Intervention. Counter-Hegemonic Social Movements. Latin America.RIASSUNTO È accettato che movimenti sociali di diverso tipo abbiano giocato un ruolo importante nell'emergere della bioetica negli ultimi decenni del 20 ° secolo, insieme ai progressi biomedici e alla sperimentazione con gli esseri umani. Tuttavia, oggi questi movimenti si trovano nell'oblio, data l'enfasi di questa interdisciplina scientifica sul rigorosamente biomedico e la sua pratica racchiusa in comitati etici di assistenza e ricerca dove, a loro volta, un esercizio di liberale, rappresentativo o commissario, il paradigma della democrazia nel cosiddetto ovest a nord e sud. L'America Latina, in particolare, è stata e continua ad essere un continente ricco di movimenti sociali, secondo un rapporto del sistema delle Nazioni Unite. Tra questi, i cosiddetti movimenti contro-egemonici sono movimenti di resistenza in diverse parti del mondo che rivelano elementi importanti verso la costruzione di una bioetica più in linea con le realtà del Sud globale. Come movimenti di resistenza a questa centralità nel mondo degli affari, tipici di questo periodo, gli esseri umani al loro interno hanno creato altre forme di vita, cioè di nuova esistenza, che rivelano opzioni per la sopravvivenza della specie umana in un mondo che devasta e depredava solo per favorire la redditività degli investimenti su scala globale. Bioetica. Bioetica Dell'intervento. Movimenti Sociali Contro-Egemonici. America Latina.
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Morana, Donatella. "La fase costituente: alle origini dell’art. 138 Costituzione." Toruńskie Studia Polsko-Włoskie, May 5, 2022, 137–51. http://dx.doi.org/10.12775/tsp-w.2021.010.

Full text
Abstract:
Il contributo si sofferma sulle principali questioni affrontate in seno all’Assemblea costituente con riferimento alla rigidità costituzionale ed al procedimento di revisione della Costituzione italiana, al fine di ricostruire il percorso genetico dell’art. 138 Cost. Dopo una sintetica analisi delle principali posizioni emerse nel dibattito e delle relative proposte di formulazione del testo, accomunate dalla volontà di irrigidire la Costituzione repubblicana, l’indagine affronta due profili di particolare rilievo. Il primo concerne la scelta degli aspetti procedimentali in grado di conciliare le esigenze di stabilità e continuità dell’architettura costituzionale, da un lato, e quelle di rinnovamento eventualmente sopravvenute, dall’altro, per consentire all’ordinamento costituzionale di corrispondere ragionevolmente al divenire sociale, evitando una rigidità assoluta e paralizzante. Da questa prospettiva, si analizzano le diverse soluzioni di „aggravio” dell’iter di revisione costituzionale prospettate nei lavori dell’Assemblea costituente, evidenziandone le specifiche criticità anche alla luce della successiva attuazione dell’art. 138 Cost. Il secondo profilo di riflessione riguarda invece la natura del referendum costituzionale nel procedimento di revisione, nell’ambito del più ampio dibattito sull’innesto di strumenti di democrazia diretta all’interno di modelli ordinamentali ispirati alla democrazia rappresentativa. Il lavoro dedica infine attenzione alla distinzione tra leggi di revisione e altre leggi costituzionali contenuta nel primo comma dell’art. 138 Cost., interrogandosi sul significato di tale distinzione nel complessivo sistema delle fonti e sulle diverse ricostruzioni emerse a tale riguardo nel dibattito dottrinale.
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