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1

BARONCINI, GABRIELE. "FORME DI LETTURA, FORME DI CULTURA." Nuncius 14, no. 1 (1999): 3–18. http://dx.doi.org/10.1163/182539199x00733.

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Abstract:
Abstracttitle SUMMARY /title This essay tries an examination of the verbal and non-verbal lections of incunabula, conducted in function of the reader's culture. Are put under analysis all those subjective interventions that allow to gather in the text the cultural forms interacting and modelling a text reading as well as the determination of its meaning. However the printed text itself already contains objective and concrete elements predeterming the form of lection. Various authors are involved in the essay, such as among others Leibniz, Descartes and Nicholas de Lyra. From a general standpoint this is an attempt having the aim of singling out both facts and concepts useful to reconstruct, at least partially, the complex and elusive act of reading.
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BARONCINI, GABRIELE. "FORME DI LETTURA, FORME DI CULTURA." Nuncius 14, no. 1 (January 1, 1999): 3–18. http://dx.doi.org/10.1163/221058799x00737.

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3

Strummiello, Giusi. "Ripresa, a priori storico, sistemi di pensiero." Cultura, Vol. 31 (December 1, 2013): 195–212. http://dx.doi.org/10.4000/cultura.1857.

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4

Paltrinieri, Roberta, and Paola Parmiggiani. "Il pubblico della lirica: consumo di cultura o cultura di consumo?" SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 51 (November 2016): 29–42. http://dx.doi.org/10.3280/sc2016-051003.

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5

Rossatto, Isabella. "Scintille di cultura comunista." HISTORIA MAGISTRA, no. 10 (March 2013): 109–10. http://dx.doi.org/10.3280/hm2012-010009.

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CHEBINI, Sabrina. "Il patrimonio gastronomico a favore della conservazione e della promozione della cultura algerina : qual è il ruolo del cinema ?" ALTRALANG Journal 2, no. 01 (July 31, 2020): 143–54. http://dx.doi.org/10.52919/altralang.v2i01.53.

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Abstract:
ABSTRACT: Food can be considered a cultural element, as gastronomy has played a very important role in the preservation and proclamation of the culture of a particular country, such as Algeria. This role manifests itself in all its complexity in film production, and in the relation between gastronomy-culture-cinema that has become more recent, ever closer. To treat and deepen this them well, and to try to respond to the fundamental problem presented, we have followed a methodology based essentially on the description, analysis, and analysis of the expression contain as a potential for cultural exchange. The article is divided into three parts. The first part explains the perpetual role of gastronomy in the preservation of Algerian cultural heritage, according to the role played by cinema in the promotion of Algerian culture in its appearance to the west (second part): the third part studies an attempt to interconnect these three elements: gastronomy, culture , cinema from theoretical point of view, in particular from the analysis of the threshold of XXIst century. RIASSUNTO: Il cibo può essere considerato un elemento culturale, in quanto la gastronomia ha giocato un ruolo molto importante nella conservazione e nella promozione della cultura di un Paese particolare, come l’Algeria. Un ruolo, questo, che si manifesta in tutta la sua complessità nella produzione cinematografica, e nella relazione tra gastronomia-cultura-cinema diventata in tempi recenti sempre più stretta. Per trattare e approfondire bene questo tema, e per cercare di rispondere alla problematica fondamentale esposta, abbiamo seguito una metodologia basata essenzialmente sulla descrizione, l’analisi, e l’approfondimento di ciò che queste tre forme di espressione contengono quale potenziale di interscambio culturale. L’articolo è suddiviso in tre parti. La prima intende spiegare il ruolo perpetuo della gastronomia nella consevazione del patrimonio culturale tipico algerino, la seconda il ruolo svolto dal cinema nella promozione della cultura algerina nel suo affacciarsi all’Occidente; la terza indaga un tentativo di interconnessione tra loro gastronomia, cultura e cinema da un punto di vista teorico, nello specifico, vertendo sull’analisi del caso algerino alle soglie del XXI secolo.
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Cugusi, Paolo. "Carmina Latina Epigraphica e novellismo: Cultura di centro e cultura di provincial contenuti e metodologia di ricerca." Materiali e discussioni per l’analisi dei testi classici, no. 53 (2004): 125. http://dx.doi.org/10.2307/40236252.

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Scarantino, Anna. "Il fascismo: questioni di cultura e di stile." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (April 2018): 31–56. http://dx.doi.org/10.3280/mon2017-003003.

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Lack, H. Walter, and Giovan Battista Ferrari. "Flora overo cultura di fiori." Taxon 51, no. 3 (August 2002): 597. http://dx.doi.org/10.2307/1554891.

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Capponi, Filippo. "Cultura scientifico-naturalistica di Plinio." Helmántica 37, no. 112 (January 1, 1986): 131–46. http://dx.doi.org/10.36576/summa.3182.

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Parolari, Paola. "Francesco Remotti tra critica dell'identitŕ e difesa della cultura." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2012): 161–72. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001011.

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Abstract:
Nella recente raccolta di saggi Cultura. Dalla complessitŕ all'impoverimento, Francesco Remotti si impegna in un'analisi critica e in una proposta di ridefinizione del concetto di cultura. Particolarmente attento ai problemi della convivenza tra persone e gruppi che si riconoscono in culture diverse, Remotti mette in guardia dalle derive essenzialiste e razziste che possono derivare dall'associare il concetto di cultura a quello di identitŕ. In continuitŕ con la critica del concetto di identitŕ formulata in precedenti lavori, invita, anzi, a strappare la cultura (aperta e dinamica) alla morsa dell'identitŕ (chiusa e statica): a suo parere, il concetto di identitŕ dovrebbe essere del tutto abbandonato, mentre quello di cultura andrebbe conservato nella cassetta degli attrezzi degli antropologi come un utile strumento di analisi. Abbandonare completamente il concetto di identitŕ potrebbe, tuttavia, non essere facile, né, forse, necessario, come suggeriscono le analisi volte a mettere in evidenza il carattere ibrido, complesso e dinamico delle diverse identitŕ culturali.
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Ferraris Franceschi, Rosella. "Il contributo di Enrico Cavalieri, uomo di scienza e di cultura." CONTABILITÀ E CULTURA AZIENDALE, no. 2 (February 2015): 39–56. http://dx.doi.org/10.3280/cca2014-002006.

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Tolentino Quiñones, Hermis. "USO DELLA CANZONE NELLA CLASSE DI LINGUA E CULTURA PER SVILUPPARE LA COMPETENZA SOCIOCULTURALE." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 681–713. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17163.

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Abstract:
Il presente articolo ha come obiettivo descrivere l’importanza dell’uso della musica nei corsi di lingua e cultura italiana per sviluppare non solo la competenza linguistica-comunicativa ma anche per sviluppare la competenza socioculturale e incentivare negli studenti, attraverso l’ascolto della canzone e l’analisi del testo, la riflessione critica in relazione alla propria esperienza e a quello che accade nella sfera sociale. In questo senso, il lavoro segue la metodologia della ricerca azione e in questo senso, si sono didattizzate quattro canzoni che sono state applicate nei corsi di lingua e cultura italiana presso un Istituto Italiano di Cultura e un’Università peruviana. I risultati ottenuti sono molto positivi perché permettono di evidenziare che la canzone può essere uno strumento autentico ricco di elementi linguistici, ma soprattutto è molto motivante e che è apprezzato positivamente dagli studenti. Con l’applicazione delle Unità di Apprendimento si conclude che la canzone è utile per affrontare aspetti sociali e riflettere sulla propria realtà e sulla propria esperienza di vita facendo parlare gli studenti su quello che pensano e vivono. Use of song in the language and culture classrooms to develop socio-cultural competence This article describes the importance of the use of music in Italian language and culture classes in order to develop not only linguistic-communicative competence but also socio-cultural competence. Through listening to songs and analyzing the texts, critical reflection in relation to the students’ own experiences and what happens in the social sphere was stimulated. Following action research methodology, four songs were taught in Italian language and culture courses at an Italian Cultural Institute and a Peruvian University. The results obtained were very positive because they highlighted how songs can be authentic tools rich in linguistic elements, but above all it was very motivating and appreciated by the students. In implementing the Learning Units, we concluded that songs were useful for addressing social aspects and reflecting on one's own reality and life experience by having students talk about their thoughts and experiences.
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Négrier, Emmanuel. "Il Linguadoca-Rossiglione: culture politiche e geografia elettorale di una regione francese." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 48, no. 3 (December 31, 2002): 81–118. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12766.

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Abstract:
Una regione differenziata. Cultura politica e culture politiche. Dal Midi rouge alla sinistra del Linguadoca. Un Midi blanc? Diversificazione o declino delle culture politiche regionali? L'evoluzione del voto nella regione e nei cinque dipartimenti. La cultura politica: continuità e mutamento.
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Sardella, Teresa. "Strutture temporali e modelli di cultura." Augustinianum 30, no. 2 (1990): 259–78. http://dx.doi.org/10.5840/agstm199030227.

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Farrell, Joseph, Tom O'Neill, and Nicole Prunster. "Quaderni dell' Istituto Italiano di Cultura." Modern Language Review 91, no. 3 (July 1996): 763. http://dx.doi.org/10.2307/3734160.

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Bassi, Antonio. "Organizzazione e cultura di project management." PROJECT MANAGER (IL), no. 50 (May 2022): 21–25. http://dx.doi.org/10.3280/pm2022-050005.

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Scamuzzi, Sergio. "La cultura d'impresa di Luciano Gallino." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (January 2017): 210–18. http://dx.doi.org/10.3280/so2016-002017.

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Padovani, Andrea. "La cultura teologica di Giovanni d'Andrea." Bulletin of Medieval Canon Law 35, no. 1 (2018): 255–87. http://dx.doi.org/10.1353/bmc.2018.0005.

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Brignoli, Chiara. "Costruire spazio pubblico con la cultura." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 70–72. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093011.

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Abstract:
L'attivazione di pratiche di partecipazione a Romano di Lombardia è descritta nella sua capacità di ripensare le forme e i modi degli spazi e delle attività culturali all'interno della città. Gli eventi e le iniziative, nati da percorsi di cittadinanza attiva che hanno saputo coinvolgere e valorizzare in prima persona i giovani, hanno funzionato da innesco per la costruzione di spazio pubblico attraverso la riqualificazione di luoghi prima abbandonati o la riqualificazione di spazi esistenti.
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Dias, Deusira Nunes Di Lauro. "Cultura dell'eucalipto nell'estrema regione meridionale di Bahia e dei suoi impatti." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento 03, no. 07 (July 9, 2019): 57–68. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ambiente/cultura-delleucalipto.

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Seveso, Gabriella. "Esuli e aggressori che vengono dal mare: la costruzione dell’immagine dello straniero nelle Supplici di Eschilo." El Futuro del Pasado 7 (October 31, 2016): 241–58. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2016.007.001.008.

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Abstract:
Il contributo analizza la costruzione dell’immagine dello straniero nelle Supplici di Eschilo. Dapprima lo straniero suscita curiosità e fascinazione, poi invece ispira inquietudine e rifiuto, diventando ‘barbaro’, appartenente a una cultura incivile. Inoltre, l’autore dell’opera utilizza lo sguardo dell’Altro per definire apologeticamente la propria cultura e la propria democrazia. L’analisi della tragedia ci spinge a riflettere e a cercare di essere più consapevoli di come ci relazioniamo alle culture altre e come noi costruiamo l’immagine dell’altro anche nell’epoca attuale.
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Martusciello, Mariaelena. "Stereotipi di lingua e cultura italiana nel film d'animazione americano: il caso di "Luca"." Lingue e culture dei media 6, no. 1 (August 8, 2022): 103–18. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/18575.

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Abstract:
L’articolo propone l’analisi linguistica degli italianismi presenti nel doppiaggio in lingua originale del film d’animazione Disney Pixar “Luca”, ambientato nell’Italia del 1959 e uscito sulla piattaforma streaming Disney+ nell’estate del 2021. Tale ricerca ha avuto lo scopo di verificare quale immagine della lingua e della cultura italiane venga veicolata dal film e quali siano gli stereotipi culturali sul nostro Paese maggiormente diffusi nel mondo, in particolare nel contesto anglo-americano. Sono state prese in considerazione due categorie di italianismi, quelli lessicali e quelli fraseologici e morfosintattici. Ciò che è emerso dall’indagine è che la maggioranza dei termini e delle locuzioni italiane presenti nel film contribuisce a rafforzare alcuni stereotipi sulla nostra nazione, legati agli ambiti semantici in cui l’influenza italiana nel mondo è risultata da sempre predominante: l’enogastronomia, la cultura musicale e cinematografica, l’espressività verbale e gestuale particolarmente marcata. This paper provides a linguistic analysis of the italian words and phrases occurred in the original dubbing of the Disney Pixar featured film "Luca", set in Italy in 1959 and appeared on the Disney+ streaming platform in the summer of 2021. This research aimed to verify which image of the Italian language and culture is conveyed by the movie and what are the most widespread Italian stereotypes in the world, especially in the USA.. What emerged from the survey is that the majority of Italian terms and phrases in the film contribute to reinforce some of the stereotypes about Italy, most of all in the semantic spheres in which the italian culture influence has always been predominant, as food and wine, music and cinema, verbal and gestural expressiveness particularly marked.
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Calfapietro, Titti. "I. Protagonisti di una cultura a misura di web: l'esperienza di "a casa di Giacinto Junior"." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (September 2012): 174–81. http://dx.doi.org/10.3280/mg2012-004020.

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Stawniak, Henryk. "Ewangelizacja kultury małżeństwa : (rozważanie w świetle papieskiego przemówienia do Roty)." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 189–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.09.

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Abstract:
L’articolo presente cerca di essere una prova di riflessione sull’allocuzione di Giovanni Paolo II alla Rota Romana, pronunciata dal Sommo Pontefice del 28 gennaio 1991. Nel suo discorso papa ha preso in considerazione l’argomento della fede e della cultura nel matrimonio. Partendo dalla tesi che il piano di Dio riguardante del matrimonio e della famiglia si realizza nella storia e nella diversità delle culture, viene poi messo in vista l’ambiguo influsso della cultura odierna sul matrimonio ed è stato posto un accento sulle tendenze e questioni pericolosi che richiedono ancora dei cambiamenti. Nella parte finale della relazione viene sottolieata l’apertura del nuovo diritto al progresso scientifico e culturale. Dal tutto l’articolo risulta che la storia della istituzione del matrimonio non guida necessariamente al meglio. Perciò la chiesa ha una chiamata in tutto particolare di livellare del dissapore fra il Vangelo e la cultura.
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Metta, Carmen. "Perché la cultura? Attualità di un dibattito." PARADIGMI, no. 3 (January 2017): 135–51. http://dx.doi.org/10.3280/para2016-003009.

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Crevatin, Franco. "Questioni minori di lingua e cultura egiziana." Linguistica 40, no. 1 (December 1, 2000): 5–8. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.40.1.5-8.

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Abstract:
Il graffito Sakkara T (riedito in K. A. Kitchen, Ramess. Inscript. 3, 438), datato all' anno 48 del regno di Ramesse II, è piuttosto interessante: iscritto sulle pareti di uno dlegli edifici del complesso funerario del Faraone Djoser, esso è composto da due testi distinti (A: 1-4; B: 5-7), redatti da due persone diverse che forse sono andate assieme per turismo culturale o religioso a Sak.kara. B è costituito da una serie di auguri funebri piuttosto banali, mentre A, molto mal conservato, pone problemi esegetici fastidiosi. Dopo la datazione e la citazione del nome del redattore, compare un poco comprensibile ]hry wtś-R' [, che il primo editore del testo ha ritenuto equivalente alla designazione della necropoli.
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Miazzi, Lorenzo, and Rocco Miazzi. "La discriminazione brodo di cultura del razzismo." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (March 2012): 486–88. http://dx.doi.org/10.3280/mg2012-001046.

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Stech, Tamara, and Paolo Emilio Pecorella. "La cultura preistorica di Iasos in Caria." American Journal of Archaeology 90, no. 3 (July 1986): 352. http://dx.doi.org/10.2307/505699.

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Guarnieri, Giulia. "LA CULTURA ANGLOFONA NELL'OPERA DI ITALO CALVINO." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 45, no. 1 (March 2011): 138–65. http://dx.doi.org/10.1177/001458581104500107.

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Donati, Maria Teresa. "TheAuthority Fileof the Biblioteca di Cultura Medievale." Cataloging & Classification Quarterly 39, no. 1-2 (November 2004): 585–96. http://dx.doi.org/10.1300/j104v39n01_23.

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Pajorin, Klára. "Astrologia, magia e culto di Apuleio nella cultura di Mattia Corvino." Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae 54, no. 2-3 (June 2014): 235–46. http://dx.doi.org/10.1556/068.2014.54.2-3.12.

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Bundrick, Sheramy D., and Antonio Invernizzi. "Sculture di metallo da Nisa: Cultura greca e cultura iranica in Partia." American Journal of Archaeology 106, no. 3 (July 2002): 485. http://dx.doi.org/10.2307/4126296.

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Taufer, Matteo. "L'associazione italiana di cultura classica, con occhio di riguardo agli studî di filosofia antica." RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no. 3 (2013): 549–51. http://dx.doi.org/10.3280/sf2013-003007.

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Lupo, Eleonora. "Design e beni culturali: creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa." i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (April 7, 2013): 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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Abstract:
La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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Terracciano, Bianca. "Incarnare una cultura per tradurla e innovarla." dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, no. 31 (April 15, 2021): 303–28. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i31.1301.

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Abstract:
La tesi di fondo di questo articolo è che una forma di vita può essere analizzata a partire dagli elementi di identificazione vestimentaria, selezionando la dimensione figurativa e plastica del total look, dove capi e accessori invarianti e ricorrenti diventano condizioni semiotiche necessarie alla produzione di significazione (FLOCH, 1995, p. 124). Un caso di particolare interesse che sussume moda, semiosfera, forme di vita, identità e alterità è rappresentato dai BTS, gruppo musicale coreano. I BTS hanno prima stabilito una relazione di interazione e integrazione gerarchica con la forma di vita degli idol, plasmandone i tratti caratterizzanti per risemantizzarla e innovarla secondo il loro linguaggio identitario.
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Buono, Alessandro. "Dalla sorveglianza alla vigilanza: a proposito di "culture della vigilanza" di Arndt Brendecke e Paola Molino. Introduzione." SOCIETÀ E STORIA, no. 177 (September 2022): 505–25. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-177004.

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Abstract:
Il saggio introduce un dossier scritto assieme a Teresa Bernardi, Umberto Signori e Stefano Poggi, che si propone di mettere alla prova la proposta storiografica di Arndt Brendecke e Paola Molino sulle "Culture della Vigilanza". Attraverso l'analisi di tre casi studio (il controllo dei matrimoni nella città di Venezia tra cinque e seicento, l'analisi della produzione delle informazioni dei consoli veneziani a Smirne tra sei e settecento, la riorganizzazione del controllo del territorio nella città di Vicenza in età napoleonica) gli autori del dossier indagano, ognuno nel proprio contesto, l'utilità di passare dal paradigma della sorveglianza all'analisi delle concrete pratiche e culture della vigilanza. Questo saggio introduttivo cerca di tracciare un percorso comune tra i tre interventi, mettendo in luce alcune questioni metodologiche e nodi tematici, e dialogando più in generale con i recenti studi dedicati alla delazione e alla comunicazione tra governanti e governati. In particolare, si sostiene la tesi che per meglio comprendere quale sia la specifica "cultura della vigilanza" di antico regime, sia necessario metterla in connessione con la sua peculiare "cultura del possesso", ovvero l'idea che il potere e la giurisdizione, come qualunque altro diritto, siano definiti nei termini della possessio e dell'effettivo esercizio, piuttosto che in quelli del dominium.
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Stanghellini, Giovanni, and Raffaella Ciglia. "Etnocentrismo critico. Una cornice epistemologica per la psicopatologia?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2011): 83–95. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002007.

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Abstract:
L'etnografia e l'ermeneutica ci aiutano a pensare l'incontro clinico come un incontro tra culture. Da un lato, pensare l'altro in relazione alla sua cultura, cioč ad un orizzonte di significato fatta di credenze e valori, significa agganciarlo ad un orizzonte di senso, all'interno del quale i suo atti divengono intenzionali e significativi, quindi comprensibili. Dall'altro, l'anticipazione di senso che guida la nostra comprensione delle azioni altrui č determinata dalla nostra propria cultura. Ciň genera un noto paradosso: la comprensione dell'altro risulta innanzitutto e per lo piů inscritta in un orizzonte di senso che all'altro č estraneo. Tuttavia, se questa comprensione dell'altro a partire dalla propria cultura viene messa in atto criticamente non č un impedimento, ma la "via regia" per l'incontro con l'altro, tramite la reciproca esplicitazione del proprio orizzonte di significato e quindi del senso attribuito alle azioni proprie ed altrui mediata da tale esplicitazione. In questa cornice epistemologica, il clinico č disposto a mettere in gioco il proprio orizzonte di significato nell'aprirsi ai significati dell'altro. In questa prospettiva la comprensione si compie in uno spazio dialogico e intersoggettivo.
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Tamborini, Massimo. "Brevi note a margine di alcune recenti edizioni del De consolatione di Cardano." Mediterranea. International Journal on the Transfer of Knowledge 7 (March 27, 2022): 423–47. http://dx.doi.org/10.21071/mijtk.v7i.13452.

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Abstract:
Review article of: Girolamo Cardano, De consolatione, a cura di Marialuisa Baldi, revisione filologica a cura di Elisabetta Tonello, Leo S. Olschki, Firenze 2019 (Hyperchen. Testi e Studi per la Storia della Cultura del Rinascimento, 6), pp. vi + 284, ISBN: 9788822266231. Girolamo Cardano, Sulla consolazione, a cura di Marialuisa Baldi, Leo S. Olschki, Firenze 2021 (Hyperchen. Testi e Studi per la Storia della Cultura del Rinascimento, 7), pp. xvi + 194, ISBN: 9788822267450.
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Chinazzi, Anna. "Homeschooling e cultura prefigurativa in Italia." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 367–82. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9489.

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Abstract:
Nonostante la consistente ricerca condotta dagli studiosi all'estero, poco è stato detto della pratica di homeschooling in Italia, dove sta diventando una scelta contemplata da diverse famiglie. Attraverso un approccio di tipo etnografico, l'autrice ha investigato le principali motivazioni e le etnoteorie parentali che influenzano questa scelta. L'istruzione parentale è un movimento eterogeneo, ma punti di contatto fondamentali sono ravvisabili in una specifica visione della responsabilità genitoriale e in un atteggiamento critico e riflessivo. I genitori vogliono promuovere l'autostima, la creatività e la curiosità dei propri figli in qualità di strumenti utili per affrontare un futuro opaco. Inoltre, lo studio delle famiglie che in Italia hanno optato per l'homeschooling permette all'autrice di trattare cambiamenti più ampi in atto nella cultura genitoriale e nei modelli di trasmissione culturale nell'Italia contemporanea come l'affermazione della cultura prefigurativa. Molti sono gli interrogativi ancora inesplorati che richiedono un approccio empirico. È soprattutto lo sguardo pedagogico a essere sollecitato per fare luce sulle peculiari caratteristiche del fenomeno
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Ignazi, Piero. "LA CULTURA POLITICA DEL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 431–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008650.

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Abstract:
IntroduzioneIl mondo politico-culturale della destra italiana del dopoguerra è stato trascurato, per lungo tempo, dalla comunità scientifica. A parte il pionieristico lavoro di Giorgio Galli, risalente alla metà degli anni settanta, è soltanto con l'inizio di questo decennio che si sviluppa una seria linea di ricerca su alcune componenti della destra italiana. In particolare, per motivi diversi, vengono privilegiati due versanti: la Nuova Destra e l'area radicale e terrorista. L'attenzione dedicata a questi due fenomeni non è casuale ma trova spiegazione nel fatto che essi costituiscono una sorta di “novità” rispetto al filone centrale del neofascismo: da un lato, la Nuova Destra, emersa alla fine degli anni settanta sulla scia dellaNouvelle Droitefrancese, rappresenta il contributo intellettualmente piò originale e articolato di riflessione e rielaborazione delle coordinate ideologiche e politiche della destra; dall'altro, l'area radicale e terrorista costituisce per la sua intrinseca drammaticità un forte stimolo all'approfondimento delle motivazioni, del costrutto ideologico e delle articolazioni organizzative. Gli studi condotti negli anni ottanta su queste due aree forniscono importanti tasselli alla ricostruzione o alla comprensione dellaWeltanschauungdi destra. Tuttavia è rimasto escluso da questo risveglio di interesse l'espressione piò solida e corposa della destra italiana, vale a dire il Movimento Sociale Italiano.Va subito precisato, infatti, che il MSI, i movimenti di destra radicale (DR) e la Nuova Destra (ND) pur essendo contigui, si differenziano percomplessità organizzativa, strategia politicaereferenti culturali.Per quanto riguarda la complessità organizzativa, essa è:— elevata nel MSI: il partito si struttura secondo il classico modello duvergeriano del «partito di massa» e, tra l'altro, inquadra centinaia di migliaia di iscritti;— ridotta nelle formazioni della DR: i vari gruppi si strutturano o come piccole sette (i movimenti golpisti e terroristi) o come «comitati» (i movimenti di contromobilitazione moderata e reazionaria degli anni settanta);— molto bassa nella ND: essa mantiene uno stadio fluido di movimento culturale legato ad iniziative editoriali.In merito alla strategia politica, essa si articola in tre posizioni distinte:— alternativa al regime ma accettazione (e pratica) delle regole democratiche per il MSI;— abbattimento immediato e violento del sistema e rifiuto dei meccanismi democratici per la DR;— estraneità rispetto al sistema e superamento degli istituti liberaldemocratici attraverso un processo «metapolitico» di egemonizzazione culturale e di ridefinizione delle coordinate ideologiche («al di là della destra e della sinistra») per la ND.Per quanto attiene, infine, ai referenti culturali si può affermare che, nonostante tutte le componenti attingano ad un medesimo serbatoio, esse si differenziano:a)per la diversa considerazione del contributo evoliano — superficiale-strumentale nel MSI («doveroso» omaggio ad uno dei pochissimi pensatori forti della destra ma sostanziale ininfluenza dei suoi contributi), esegetico-esistenziale nella DR («il mondo delle rovine», «rapolitia», «l'uomo differenziato», «lo spirito legionario», ecc.), marginale nella ND dove viene ridimensionato per la sua impostazione anti-moderna («il mito incapacitante»);b)per l'assenza nella DR e nella ND di alcuni cardini della cultura politica missina come il pensiero giuridico (Rocco e Costamagna) e filosofico (Gentile e Spirito) fascista.Anche se la delimitazione dei confini di queste tre componenti, è stata, in certi periodi e per certi gruppi, alquanto incerta, soprattutto perché il MSI ha rappresentato sempre ilprimum mobiledi tutta Tarea di destra (di qui i frequenti passaggi di confine tra partito e organizzazioni esterne di variroutiersdella destra), esse vanno tenute adeguatamente distinte.Ciò premesso, in questo lavoro intendiamo occuparci esclusivamente del soggetto rimasto finora più in ombra, il Movimento Sociale Italiano. Più in particolare, ci soffermeremo sui tratti salienti della «cultura politica» di questo partito quale emerge, in primo luogo, dalla pubblicistica interna e dai documenti ufficiali (e quindi l'immagine che il partito proietta — e/o intende proiettare — all'esterno) e, in secondo luogo, dalle risposte ad una serie di domande di atteggiamento fornite da un campione significativo di quadri intermedi del MSI.
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Santapaola, Daniele. "Bianca Maria d’Este, donna di cultura e modello di civiltà: l’epistola 19.01 di francesco filelfo." Myrtia 37 (November 28, 2022): 161–68. http://dx.doi.org/10.6018/myrtia.534021.

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Abstract:
Bianca Maria, a lady of the Este family, was a woman of recognised wit and great intelligence who, thanks to her erudition, was able to make her way in a world dominated by the presence and interests of men, earning their esteem. This work examines one of the epistles that Francesco Filelfo, driven by his admiration, addressed to Bianca Maria, the only female figure who appears as addressee of his im-mense collection of letters, a detail that is certainly not irrelevant. Bianca Maria, dama de la familia Este, fue una mujer de reconocido ingenio y gran inteligencia, que, gracias a su erudición, supo abrirse camino en un mundo dominado por la presencia y los intereses de los hombres, ganándose su estima. En esta obra se examina una de las epístolas que Francesco Filelfo, empujado por la admiración por la cultura de la mujer, dirigió a Bianca Maria, la única figura femenina que aparece como destinataria de su inmenso epistolario, un pormenor ciertamente no irrelevante. L’instancabile estro creativo del Filelfo (25 luglio 1398 – 13 luglio 1481) e la sua spregiudicata capacità di soddisfare con le sue lodi il desiderio di gloria dei potenti non lo trattennero dal confrontarsi anche con il genere epico. In questo lavoro è stato preso in considerazione un breve passo tratto dalla Sphortias, il poema dedicato a Francesco Sforza (23 luglio 1401 – 8 marzo 1466), in cui viene presentata la descrizione di una tempesta, topos letterario proprio dell’epica. A partire da questo exemplum, si è cercato, dunque, di mettere in luce i meccanismi della costruzione narrativa dell’opera che, pur affondando le radici nel mare magnum della tradizione epica, sembrerebbe presentare, forse non invano, delle interessanti innovazioni.
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Cammarosano, Paolo. "I notai nella cultura medievale italiana." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 719–36. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16907.

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Abstract:
L’autore spiega come l’importanza dei notai in ambito urbano (un ambito che dal punto di vista culturale era dal secolo XII dominante rispetto ai territori) fosse molto superiore alla loro presenza numerica, che ruotava intorno al 4% della popolazione cittadina. Questa importanza derivava dal fatto che l’intervento notarile era imprescindibile nella redazione sia degli atti privati che delle scritture delle pubbliche amministrazioni. Poiché l’ascesa al notariato era principalmente il fatto di maestri artigiani, così l’acquisizione della professione notarile era il vertice di una doppia mobilità sociale, dall’acquisizione della maestranza artigiana, partendo normalmente dal discepolato, al passo successivo del notariato. Imprescindibile per questo passo era la padronanza della lingua latina, unica ammessa alla scrittura. Da questa padronanza i notai potevano ascendere a ruoli pubblici importanti e alla confezione di opere letterarie e scientifiche, dove il loro peso fu molto superiore a quel 4%. L’autore illustra il paesaggio di queste scritture e dell’epoca d’oro degli anni 1240-1340 circa.
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Cappella, A. W., E. Giacchi, G. Pompa, and C. Castagna. "Metodi naturali e cultura della vita Valutazione di una esperienza di insegnamento." Medicina e Morale 45, no. 4 (August 31, 1996): 669–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.902.

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Abstract:
L’insegnamento dei Metodi Naturali viene impartito nel nostro Centro da almeno 20 anni ed esso è sempre stato caratterizzato dalla proposta di uno stile di vita per le coppie, piuttosto che da una mera tecnica per la regolazione della fertilità. Acquisito il valore della propria fertilità attraverso i Metodi Naturali, le coppie sono state soprattutto stimolate a sviluppare un atteggiamento di rispetto e di responsabilità verso la nuova vita che essi possono generare. Inoltre, esse sono aiutate a crescere nel dialogo, nella partecipazione e nel mutuo rispetto. Incoraggiati dai risultati di una precedente ricerca condotta negli anni 1986-1990, nel 1993 avviammo uno studio statistico multicentrico al fine di valutare l'accettabilità, l'efficacia e la diffusione in Italia del Metodo Billings. Furono analizzate 1730 schede di collezione di dati fornite da insegnanti del Metodo Billings che lavoravano in differenti province italiane. Esse corrisposero a un totale di 9360 cicli mestruali esaminati. 502 utenti mostrarono interesse a una semplice conoscenza del Metodo, ma essi non lo hanno applicato poiché erano single oppure erano fidanzati ma non avevano rapporti prematrimoniali. Dei 1228 utenti che hanno usato il Metodo, il 14,8% aveva lo scopo di ottenere una gravidanza, il 55,5% di posporla e il 29,7% di evitarla. Per le 1047 coppie che volevano posporre o evitare una gravidanza, il maggior stimolo ad imparare il Metodo derivava da una motivazione laica nel 50% dei casi e il 40% di queste coppie aveva avuto precedenti esperienze contraccettive. Soddisfazione per gli eccellenti risultati del Metodo si ebbero nell'85% dei "vecchi" utenti e nel 60,4% dei "nuovi", mentre i risultati furono insoddisfacenti nel 4,5% e nel 8,9% rispettivamente. L'associazione con i metodi di barriera fu abituale solo nel 2% dei casi e fu sporadico nel 9,6% degli utenti. La percentuale dell'abbandono nell'uso del Metodo fu del 5.95%. Questi dati mostrano che una precedente esperienza contraccettiva non sembra avere effetti sull'accettabilità del Metodo Naturale e dello stile di vita che esso richiede. La valutazione effettuata con l'Indice di Pearl modificata in accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia 0 gravidanze dovute al metodo, 3,7 gravidanze dovute all’inadeguato apprendimento o insegnamento del Metodo e 13.8 gravidanze dovute a scelta consapevole. In un totale di 66 gravidanze, 19 (28,7%) furono desiderate. Il considerevole numero di gravidanze dovute a scelta consapevole o di gravidanze intenzionalmente cercate, verificatesi perfino in coppie che volevano evitare una gravidanza come prima motivazione, mette in evidenza il progressivo sviluppo in queste coppie di un atteggiamento di apertura verso la vita, che rappresenta il grande successo dell'insegnamento dei Metodi Naturali.
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Bergin, Thomas G., and Gian Paolo Biasin. "Il vento di Debussy: La poesia di Montale nella cultura del Novecento." World Literature Today 60, no. 4 (1986): 617. http://dx.doi.org/10.2307/40142803.

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Huffman, Claire De C. L., and Gian-Paolo Biasin. "Il vento di Debussy: la poesia di Montale nella cultura del Novecento." Italica 63, no. 4 (1986): 398. http://dx.doi.org/10.2307/478700.

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Sobański, Remigiusz. "Prawo kanoniczne a kultura prawna." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Abstract:
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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Maconi, Simone. "Un tentativo di propaganda locale: i protagonisti dell'Istituto fascista di cultura di Milano negli anni Venti." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (September 2022): 94–114. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-001003.

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Abstract:
Nel 1924 nasce a Milano l'Istituto fascista di cultura. I suoi fondatori sono il presidente Dino Alfieri e il direttore Leo Pollini. Entrambi danno vita al nuovo ente con l'intenzione di arginare la violenza squadrista attraverso il dibattito culturale. Successivamente Alfieri pone come obiettivo principale quello di diffondere i principi fascisti tra i cittadini milanesi non inquadrati nel Partito. Ad affiancarlo è presente Pollini, il quale organizza le attività da cui emergono i tratti identificativi dell'Istituto, come il legame con Milano o l'educazione delle nuove generazioni. Il suo operato è guidato da una concezione elitaria della cultura che impedisce tuttavia il raggiungimento degli scopi del presidente. La prova è data dai corsi del quinto anno accademico, ideati appositamente a fini propagandistici. La scelta delle lezioni e dei conferenzieri dimostra la capacità dell'Istituto di procurarsi le attenzioni del regime e la collaborazione di intellettuali di prestigio, sebbene non sempre aderenti all'ideologia fascista, ma anche la difficoltà a includere la popolazione milanese. Il presente saggio si propone dunque di analizzare il ruolo dell'Istituto nella propaganda locale e i suoi risultati.
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Panico, Mario. "Longevità della cultura. La memoria al vaglio semiotico." Estudos Semióticos 17, no. 2 (August 13, 2021): 203–18. http://dx.doi.org/10.11606/issn.1980-4016.esse.2021.180824.

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Abstract:
L’obiettivo di questo articolo è di indagare la correlazione tra cultura e memoria così come proposta nella teoria semiotica di Juri M. Lotman e dagli altri studiosi della scuola di Tartu-Mosca. In queste pagine, particolare spazio è dato alla disamina del concetto di “longevità della cultura”, intesa come la “durata” semantica di testi e codici. Questo concetto, proposto per la prima volta da Lotman e Uspenskij, viene messo in dialogo con specifici aspetti comuni al binomio cultura/memoria: il carattere relazionale e retrospettivo, la comune diacronia. Inoltre, con l’obiettivo finale di enfatizzare la componente politica nella teoria semiotica della memoria e della cultura, in questo articolo la longevità è posta in relazione ai processi traduttivi del filtraggio e della dimenticanza.
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Balibar, Etienne. "Lo schema genealogico: razza o cultura?" SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 41 (September 2011): 11–21. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041002.

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Abstract:
Il saggio affronta la relazione tra nazionalismo e razzismo ruotando attorno alle nozioni die di, che insieme rinviano all'idea che la nazione debba trovare un meccanismo, istituzionale e immaginario, per trasferire e riprodurre al livello politico la funzione simbolica che lega il susseguirsi delle generazioni sotto il segno del ‘retaggio culturale' e della ‘identitÀ ereditaria'. Da un'analisi attenta risulta come tali nozioni siano ildell'idea di ‘razza' dopo che la sua applicazione alla violenta discriminazione dei soggetti coloniali, o dei discendenti degli schiavi, o dell'alteritÀ etnica, č stata delegittimata. Dunque, si puň comprendere come la nozione di razza, qualunque sia la giustificazione biologica adottata, non sia mai stata altro che una costruzione mitologica volta ad autorizzare il pensiero che riproduzione, trasmissione, educazione, memoria, tradizione ecc., avvenganodotata di una identitÀ riconoscibile.
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