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Journal articles on the topic 'Dialetti italiani'

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Cugno, Federica, and Federica Cusan. "La designazione dell’area cromatica del grigio nei dialetti italiani." Studia Universitatis Babeș-Bolyai Philologia 67, no. 1 (March 25, 2022): 109–24. http://dx.doi.org/10.24193/subbphilo.2022.1.07.

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Abstract:
"The Designation of the Chromatic Area of Grey in Italian Dialects. This article aims to study aspects of lexicalisation relating to the formation and usage of names designating ‘dark grey’ and ‘light grey’ in Italian dialects collected by the Italian Linguistic Atlas. These terms exist on the margins of the system of colour names present in dialects, and therefore the listing and analysis of the data allow us to note an interesting variety of linguistic solutions which compensate for the lack of a precise corresponding term in the dialect. From a geolinguistic point of view, the mapping of the data allows us to distinguish between shared areas covering the whole of Italy, and linguistic or cultural sub-areas with more specific features. Keywords: colour naming, Italian dialects, Atlante Linguistico Italiano, dark grey, light grey "
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Scetti, Fabio. "Alla ricerca dell’Italianità. Il ruolo dell’italiano nella comunità italiana di Montreal." Italian Canadiana 36, no. 1 (October 3, 2022): 151–68. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v36i1.39390.

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Abstract:
Questo contributo s’inserisce in una ricerca etnografica più ampia sulla “comunità italiana” di Montreal, in Canada. Il suo scopo principale è quello di illustrare la situazione della lingua italiana e delle altre lingue e dialetti parlati dai discendenti della migrazione italiana nella città. Inoltre, tale progetto è volto a sottolineare l’importanza della questione della diversità e varietà linguistica nel processo identitario del gruppo, alla ricerca di una sua italianità, e il ruolo chiave delle pratiche linguistiche e della loro evoluzione in un contesto multilingue come quello di Montreal, a contatto con due lingue dominanti: il francese e l’inglese. Le ricerche si sono svolte a Montreal, dal 2011 al 2021, e sono state raccolte 60 interviste di italiani o discendenti di emigrati italiani di diversa età, sesso, condizione socio-economica, professione e studi. L’analisi dei dati ci ha permesso di osservare alcune caratteristiche peculiari dell’italiano parlato a Montreal, ed è stato inoltre possibile studiare il ruolo chiave e il particolare statuto dell’italiano attraverso ideologie e rappresentazioni, come elemento dell’identità comunitaria e della costruzione della cosiddetta italianità.
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Tekavčić, Pavao. "Italiano e dialetti nel tempo, Saggi di grammatica per Giulio C. Lepschy, a cura di Paola Beninca', Guglielmo Cinque, Tullio De Mauro, Nigel Vincent; Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Scienze del Linguaggio; Bulzoni Editore, Roma, 1996, XI." Linguistica 36, no. 1 (December 1, 1996): 118–21. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.118-121.

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Abstract:
La presente Miscellanea, dedicata al grande linguista italiano da tempo resi­ dente e docente in Gran Bretagna, autore di volumi fondamentali (La linguistica strut­ turale 1966, La lingua italiana 1981 (originale inglese 1977), La linguistica del Nove­ cento 1992) e di numerosi saggi, riflette l'ampiezza dei suoi interessi scientifici e, con le parole dell'autrice della Presentazione (V-IX, bibliografia scelta X-XI), Anna Mor­ purgo Davies, racchiude «una serie di lavori di linguistica italiana scritti da punti di vista teorici diversi, senza dogmatismo» (V): grammatica generativa e descrittiva, dialettologia, linguistica storica, filologia ecc. Gli autori dei contributi sono linguisti italiani e stranieri, e gli idiomi studiati sono l'italiano (standard, regionale) e tutti i dialetti della Penisola.
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Cerasuolo Pertusi, Maria Rosaria. "Etimologie Rovignesi." Linguistica 40, no. 2 (December 1, 2000): 283–90. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.40.2.283-290.

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Abstract:
Questo articolo, costituisce una sorta di seguito a quanto già da me pubblicato, in AMSIA 1996 1, dove, appunto, trattavo dei seguenti termini rovignesi (desunti dal di­ zionario del dialetto rovignese di Antonio e Giovanni Pellizzer): fulpià v. tr. "pestare" (da considerarsi pressocché identico al friulano folpeâ "calcare, sgualcire calcando" (così NP 330, Faggin I 459) e al triestino polipiar "tastare (figurativo), saggiare il ter­ reno (di un avversario), nella terminologia dei giocatori di tressette" (GDDT 431), tutti dallatino *PALPIDIARE "palpeggiare", con dissimilazione a distanza, peril rovigne­ se e il friulano, dip - p > f- p, come peril triestino e il veneto giuliano folpo (ittion.). "polipo" (Rosamani 389), dallatino POLYPUS); incinàse v. rift. "inchinarsi, piegarsi" (da Iatino INCLINĀRE, con paralleli qua e là nei vari dialetti italiani, ad esclusione del veneto); maseîdio s.m. "eccidio, sterminio" (deformazione di italiano omicidio, cfr. per l'aferesi l'italiano micidiale);
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Cugno, Federica. "‘Tramontare’ nei dialetti italiani: un excursus onomasiologico e motivazionale." Studia Universitatis Babeș-Bolyai Philologia 65, no. 4 (October 30, 2020): 129–46. http://dx.doi.org/10.24193/subbphilo.2020.4.08.

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Abstract:
Setting’ in Italian Dialects: an Onomasiological and Motivational Excursus. This study aims to identify and analyze the main lexotypes for the notion of ‘setting’ in Italian dialects. The comparative analysis of data offered by the Italian Linguistic Atlas and by some regional atlases reveals a fair variety of lexical types which in most cases are distributed in continuous and homogeneous areas, even though the most recent regional atlases reveal an evident process of Italianization signaled by the affirmation of the Italian type ‘tramontare’. On the motivational level, it can be observed that the most productive category is made up of verbal forms that express a descending motion for which the meaning ‘setting’ represents a metaphorical extension of the semantic value of the predicate.
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Toso, Fiorenzo. "Dialetti Italiani “Esportati” Nell’Ottocento TRA Europa Meridionale e Mediterraneo." Verbum 10, no. 1 (June 2008): 99–120. http://dx.doi.org/10.1556/verb.10.2008.1.7.

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Tekavčić, Pavao. "Andreas Harder, Laut- und Formenlehre der Mundart von Ripatransone, Dis­ sertation zur Erlangung des Doktorgrades der Philosophischen Fakultät der Chris­ tian-Aibrechts- Universität zu Kiel; Kiel 1988, pp. XII + 411 (policopiato)." Linguistica 30, no. 1 (December 1, 1990): 207–10. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.30.1.207-210.

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Abstract:
La ricchezza dei dialetti italiani non cessa di offrire occasioni sia per scoperte di fatti nuovi che per rielaborazioni di quanto già noto. Fra le curiosità linguistiche davvero uniche non solo in ltalia rna addirittura nella Romània uno dei prirni posti spetta alia penetrazione della categoria del genere in tutto il sistema verbale, che si osserva net dialetto della cittadina di Ripatransone e in minore misura nella vicina Cossignano, al confine delle Marche con gli Abruzzi. La citata curiosità del ripano non è naturalmente passata inosservata finora: infatti, sene sono occupati H. Lüdt­ ke e F. Parrino. Il presente studio di A. Harder è tuttavia_ una trattazione sistemati­ ca, sincronica e diacronica, non soltanto della coniugazione ma, come dice il titolo, anche della fonetica e di tutta Ia morfologia del dialetto della città marchigiana.
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Abete, Giovanni. "Methodological issues for the study of phonetic variation in the Italo-Romance dialects." Travaux neuchâtelois de linguistique, no. 53 (January 1, 2011): 111–25. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2011.2784.

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Abstract:
In questo articolo si discutono alcune tecniche di elicitazione e se ne valuta l’adeguatezza per lo studio della variazione fonetica nei dialetti italiani. Le riflessioni teoriche sono ancorate all’analisi di uno specifico fenomeno linguistico: l’alternanza sincronica tra dittonghi e monottonghi nel dialetto di Pozzuoli (in provincia di Napoli). In rapporto a questo fenomeno di variazione, vengono messi a confronto dati raccolti con l’intervista libera e risposte a un questionario di traduzione. L’analisi mette in luce l’opportunità del ricorso a materiale parlato spontaneo elicitato in situazioni il meno artificiose possibili. Nello stesso tempo, si argomenta in favore di un metodo di analisi che parta dai dati dell’uso per risalire induttivamente ai patterns di variazione, limitando così il ricorso ad assunzioni fonologiche a priori.
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Lunati, Manuela, Luciana Lanhi Balthazar, and Paula Garcia de Freitas. "Il ruolo dei dialetti nelle politiche per l’educazione linguistica degli italiani dall’Unità ad oggi." Revista de Italianística, no. 30 (December 27, 2015): 124. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i30p124-145.

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Abstract:
Este trabalho propõe-se a investigar as políticas para a educação linguística adotadas na Itália, tanto no âmbito nacional quanto no local, desde a Unificação até os dias de hoje, com particular atenção ao papel reservado aos dialetos em sua relação com a língua italiana padrão. Quatro períodos históricos foram distinguidos: 1) unificação e primeiros anos após a unificação; 2) fascismo; 3) do pós-guerra até 2009 e, enfim, 4) de 2009 até hoje. A pesquisa, que examinou leis, projetos de lei, decretos, programas escolares e declarações de agentes políticos e sociais, evidenciou que foram atribuídos diferentes papeis aos dialetos nos diferentes períodos históricos: desde pragas a serem combatidas até instrumentos úteis para a aprendizagem do italiano padrão ou dados culturais a serem valorizados e até mesmo defendidos. Por fim, a análise do atual contexto sociocultural, determinado pelos fenômenos migratórios dos últimos anos, revelou que, no debate sobre políticas para a educação linguística, a questão do ensino dos dialetos perdeu sua centralidade, sendo substituída por uma reflexão sobre os instrumentos adequados para o desenvolvimento de competências em italiano dos alunos estrangeiros nãoitalófonos
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Jakopin, Franc. "Liliana Spinozzi Monai, Dal Friuli Alla Russia. Mezzo secolo di storia e di cul­ tura. In margine all'epistolario (1875-1928) Jan Baudouin de Courtenay. Società Filologica Friulana, Udine 1994." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 332–34. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.332-334.

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Abstract:
Questo libro rappresenta una preziosa novità scientifica nel campo della slavistica e della friulanistica. Vi sono pubblicate le lettere, le cartoline postali inviate da intellet­ tuali friulani (in parte anche italiani) e beneciani (filologi, etnografi, storici, avvocati, ecc.) allo studioso polacco Baudouin de Courtenay che, nei primi anni settanta dello scorso secolo, in qualità di docente di linguistica slava all'Università di Pietroburgo, ap­ pena ventottenne si recò nella Slavia Friulana e in altri luoghi del Friuli al fine di com­ piere delle ricerche sui relativi dialetti slavi, o più precisamente sloveni. Nei quattro de­ cenni successivi vi ritornò otto volte e pubblicò uno studio basilare sui dialetti resiani e altri contributi su Resia e i suoi abitanti, nonché ricco materiale sia sul dialetto di Resia che quello del Torre (Opyt fonetiki rez'janskich govorov, 1875 - Saggio di fonetica delle parlate resiane; Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologii i etnografii 2. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v sevemovostočnoj ltalii, 1904). II mate­ riale dialettale raccolto nelle valli del Natisone, rimasto in forma manoscritta, viene pubblicato nel 1988 da Liliana Spinozzi Monai (con commento folklorico di M. Matičetov) presso l'Editoriale Stampa Triestina con ii titolo "Materiali per la dialettolo­ gia e l'etnografia slava meridionale 4. Testi popolari in prosa e in versi raccolti in Val Natisone nel 1873".
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Berretta, Monica. "Note sulla sintassi dell'accusativo preposizionale in italiano." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 211–32. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.211-232.

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Abstract:
In un breve quanto limpido paragrafo della sua Grammatica storica dell'italiano (§ 553 dell'ed. 1972,_ §_ 436 nell'ed. 1980), Pavao Tekavčić descriveval'accusativo preposizionale dei dialetti italiani centromeridionali, accennandone iconfini geografici e collegandolo, molto correttamente, con il fenomeno analogodelle lingue iberoromanze e del rumeno. Ne forniva anche, nella scia della miglioretradizione di pensiero sull'argomento, una convincente spiegazione funzionale: lapreposizione funge da segnacaso esplicito per quegli oggetti che, avendo referenteumano, sarebbero interpretabili come soggetti se non fossero marcati (cfr. già Diez1882 , III., pp. 835 s.; oggi Bossong 1985 e 1986 per una panoramica tipologica, e1988 per le lingue romanze).
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Cugno, Federica. "Lenticchie, semole e uova di tacchino: sui nomi delle lentiggini nei dialetti italiani." Géolinguistique, no. 16 (December 1, 2016): 189–206. http://dx.doi.org/10.4000/geolinguistique.551.

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Scala, Andrea. "La romaní in Italia tra rappresentazione e legittimazione." Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, no. 3 (December 31, 2020): 346–70. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00070.sca.

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Abstract:
Astratta L’articolo esamina le dinamiche connesse con la (auto-)rappresentazione e la legittimazione della romaní in Italia. Comunità di lingua romaní sono presenti in Italia fin dalla prima età moderna e tutti i parlanti di romaní di antico insediamento nella penisola sono cittadini italiani, tuttavia la legge 482/1999 della Repubblica Italiana "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" non include la romaní tra le lingue di minoranza da tutelare. L’esclusione della romaní dalla legge trova la sua radice prima in un’errata rappresentazione dei suoi locutori, generalmente percepiti come nomadi, mentre non lo sono più da tempo. La legge 482/1999 di fatto tutela le minoranze linguistiche legate a un territorio e la falsa, ma diffusa, percezione dei parlanti romaní come nomadi ha offerto un comodo pretesto a chi voleva escludere dalla tutela la lingua dei rom e dei sinti italiani. Il panorama linguistico della romaní in Italia risulta assai complesso e l’articolo si sforza di descriverlo e spiegarlo in diversi aspetti. I gruppi rom e sinti stanziati in Italia parlano dialetti piuttosto diversi, hanno repertori linguistici differenti, non percepiscono di essere accomunati da un’unica origine etnico-linguistica e non hanno gli stessi atteggiamenti nei confronti dell’uso pubblico della romaní. Questi fattori, insieme alla rappresentazione distorta delle comunità rom e sinte presso la cultura maggioritaria, rendono assai complessa la progettazione di un percorso di tutela. Tuttavia il riconoscimento della romaní come lingua di minoranza in Italia rimane un obbiettivo di alto valore civile, che si potrà forse perseguire con leggi regionali mirate.
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Serra, Rosemary. "Intrecci linguistici. Lingue e dialetti italiani tra i giovani italoamericani nella grande area di New York." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, no. 3 (June 13, 2017): 727–60. http://dx.doi.org/10.1177/0014585817709249.

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Sornicola, Rosanna. "Sui pronomi personali di prima e seconda persona plurale in italiano." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 269–78. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.269-278.

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Abstract:
Nella sua fondamentale Grammatica storica dell'italiano Tekavčić accoglie come spiegazione delle forme pronominali italiane noi, voi una trafila che parte dalle forme nominativo-accusative latine NŌS, VŌS ed esibisce un successivo sviluppo fonetico caratteristico dei monosillabi con uscita in -s, ovvero /si-> /y/. La tesi di una evoluzione di /s/ in posizione finale in /y/, nell'area che include toscano, dialetti italiani centro-meridionali e balcano-romanzo (veglioto, romeno) era già stata avanzata da Reichenkron (1939). In tale area sia parole monosillabiche che polisillabiche presenterebbero questo sviluppo. Ad esemplificare le prime sono chiamate in causa forme come rom. e it. dai < DAS, rom. e it. stai < STAS, rom. e it. poi < POS ( < POST), it. centr. e merid. crai < CRAS, it. merid. ccuy e it. più < PLUS, rom. e it. merid. trei < TRES, oltre per l'appunto, alle forme pronominali rom., vegl. e it. noi < NOS e voi < VOS. Nei polisillabi questo sviluppo si mostrerebbe con minore evidenza, perché qui /y / si sarebbe fusa con la vocale atona precedente, o sarebbe caduta: si pensi all'it. ant. cante (it. mod canti), tosc. sett. canta, rom. cânţi < CANTAS; it. vedi, rom. vezi < VIDES, e così via.
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Cristiano, Anthony, and Carla Marcato. "Dialetto, dialetti e italiano." Italica 81, no. 4 (December 1, 2004): 574. http://dx.doi.org/10.2307/27668960.

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Cortelazzo, Manlio. "Postille Triestine." Linguistica 28, no. 1 (December 1, 1988): 125–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.125-131.

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Abstract:
Il Grande dizionario del dialetto triestino di Mario Doria (Trieste, Edizioni "Il Meridiano", 1987) rappresenta il frutto più maturo della lessicografia dialettale italiana. Conosciuto da tempo, ma per i più indirettamente, perché pubblicato a puntate su periodici locali; descritto metodologicamente dall'autore in occasione del XII Convegno per gli Studi Dialettali Italiani (Macerata, 10-13 aprile 1979: cfr. Etimologia e lessico dialettale, Pisa 1981, pp. 171-196); era lungamente atteso, come esempio di un vocabolario dialettale moderno, insieme descrittivo, fraseologico ed etimologico. E l'attesa non è andata delusa.
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Goebl, Hans. "Il posto dialettometrico che spetta ai punti-ais 338 (Adorgnano, Friuli), 398 (Dignano/Vodnjan, Istria) E 367 (Grado, Friuli) Presentazione di tre carte di similiarità." Linguistica 28, no. 1 (December 1, 1988): 75–103. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.75-103.

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Abstract:
Il titolo del nostro contributo non è stato scelto a caso. Il problema del posto da assegnare a una varietà linguistica tanto locale quanto regionale costituisce, dal lontano 1876 (ASCOLI 1876a: Del posto che spetta al ligure nel sistema dei dialetti italiani) fino ai giorni piu vicini a noi (BLASCO FERRER 1986: La posizione linguistica del catalano nella Romània) un capitolo tra i più importanti della dialettologia e/ o geografia linguistica romanza. Si badi però al fatto che la ricerca del posto da assegnarsi a una qualsiasi varietà geolinguistica rappresenta, in ultima analisi, una delle tante metafore scientifiche tra le quali si annoverano, fra l'altro, I'albero genealogico (tedesco: Stammbaum) e I'onda (tedesco: Welle). Orbene, si sa che, in sede di scienza, le metafore di qualsiasi indole non costituiscono risultati scientifici a se stanti, bensí strumenti euristici. La metafora della collocazione di una varietà geolinguistica data non puo prescindere dall'utilizzazione mentale dello spazio tridimensionale e cioè euclidèo. Nella prospettiva tridimensionale, il posto della varietà geolinguistica esaminata equivale a un punto ben definito (median te le coordinate x, y ez) all'interno di uno spazio tridimensionale ugualmente ben definito. Se si considera dunque, in chiave tridimensionale, il posto di una varietà geolinguistica data, la considerazione concomitante dello spazio euclidèo appartenentevi è indispensabile. In questo articolo, due delle tre dimensioni euclidèe sono rappresentate dai 251 punti della nostra rete-AIS, mentre la terza dimensione viene definita dalla misurazione delle s_imilarita linguistiche tra il punto di riferimento-AIS - e cioe quello di cui si esamina il posto dialettometrico - ed i restanti 250 punti della rete di osservazione.
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Miccoli, Paolo, and Maria Teresa Venturi. "PER UN MUSEO MULTIMEDIALE DELLA LINGUA ITALIANA. PARTIRE DAL VISITATORE: UNA PRIMA INDAGINE SULL’INTERESSE PER LO SPAZIO LINGUISTICO ITALIANO." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 28, 2022): 833–60. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18330.

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Abstract:
L’articolo presenta i primi risultati di un’indagine sull’interesse della popolazione per i diversi aspetti dello spazio linguistico dell’italiano, condotta attraverso la somministrazione di un questionario a un campione di circa 1200 intervistati. L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare quali argomenti suscitavano un maggiore coinvolgimento del pubblico, in vista della creazione di una sezione sullo spazio linguistico per il Museo multimediale della lingua italiana (MULTI). Il questionario, che ha previsto diverse fasi di lavoro (intervista agli esperti, pretest, questionario finale, campionatura e diffusione), è stato strutturato al fine di condurre un’analisi descrittiva con mezzi statistici. I dati rilevati mediante il questionario hanno permesso di individuare quali sono i temi di maggiore e minore interesse per il pubblico, rendendo evidente la necessità di attuare una strategia divulgativa differenziata sia per visitatori sia per argomenti. I temi sui quali si è concentrato maggiormente l’interesse del pubblico sono stati da un lato, per quel che riguarda lo spazio “interno” alla penisola, le diverse manifestazioni dei dialetti (testimonianze letterarie e artistiche, nuovi ambiti d’uso del dialetto), dall’altro, rispetto allo spazio “esterno” (quello dell'italiano nel mondo), gli italianismi più amati all’estero, la lingua degli emigrati e quella degli immigrati. Le conclusioni di questa indagine permettono di immaginare la sezione del MULTI dedicata allo spazio linguistico italiano come uno spazio digitale dialogico e inclusivo, costruito mettendo al centro il visitatore e i suoi interessi. For a multimedia museum of the Italian language. Starting with the visitor: an initial survey of interest in the Italian language space The article presents the first results of a survey about the interest of Italians in various linguistic aspects of the Italian language. The survey was conducted using a questionnaire, with a sample of about 1200 respondents. The aim of the study was to identify a list of attention-grabbing topics, in order to develop a section of the Multimedial Museum of the Italian Language (MULTI) dedicated to linguistics. The questionnaire, which consisted of different work phases (interviews with experts, pretest, final questionnaire, sampling and dissemination), was structured in order to conduct a descriptive analysis with statistical means. The data collected through the questionnaire identified the issues that aroused more or less interest among the target audience, highlighting the need for customized digital dissemination strategies according to visitors and topics. Some topics emerged as particularly attractive for the audience: in regards to the “inside” space, the most appreciated theme was the world of dialects (especially the literary and artistic production and the new uses of dialect); for the “external” space (that of Italian in the world), respondents regarded the “Italianisms”, the language of emigrants and that of immigrants, as the most interesting issues. The conclusions of this survey allow us to imagine the section of the MULTI dedicated to the linguistic space of Italian as a dialogic and inclusive one, which puts the visitor and his/her creativity and own interests at the core.
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Torquato, Carolina Pizzolo. "Le varietà del repertorio linguistico e l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera." Revista de Italianística, no. 21-22 (December 30, 2011): 149. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i21-22p149-160.

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Abstract:
O italiano apresenta uma ampla gama de variação do seurepertório linguístico que, como se sabe, não se limita à simples distinção entre língua e dialeto (ou língua e dialetos). Pode-se afirmar que a peculiar história da língua italiana produziu uma verdadeira multiplicidade de repertórios linguísticos, de forma que não existe um único repertórioválido para todos os italianos: até mesmo o, assim chamado, “italiano standard” (ou “neo-standard”) não é senão uma variante entre tantas outras que compõem a complexa arquitetura do italiano contemporâneo.Conhecer o quadro dessas variantes linguísticas, aprender a distinguilas e a usá-las nos diferentes contextos situacionais, faz parte da competência comunicativa de um falante nativo ou estrangeiro.
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Canazza, Alessandro. "SISTEMI DI COLTIVAZIONE DEI CAMPI E TIPI DI COLTURE NEL TERRITORIO VERONESE: RIFLESSIONI SUGLI SPOGLI AIS." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023): 675–84. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19634.

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Abstract:
A circa cent’anni dall’avvio dell’indagine linguistica ed etnografica di Paul Scheuermeier e degli altri raccoglitori, l’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz) costituisce una pietra miliare per lo studio delle varietà italo-romanze, all’incrocio tra dialettologia, geografia linguistica ed etnografia, tra “parole” e “cose” (Wörter und Sachen). Questo contributo, pur se alieno da pretese di completezza, propone una lettura ragionata di alcune carte linguistiche relative ai sistemi di coltivazione dei campi e ai tipi di colture, prendendo come riferimento geografico il territorio della provincia veronese e i punti di rilevazione selezionati dai compilatori dell’AIS, i quali sono collocati in località della provincia stessa che appaiono significative dal punto di vista linguistico. Il confronto tra gli esiti lessicali del dialetto veronese e quelli delle varietà venete orientali e dei dialetti gallo-italici permette di formulare alcune ipotesi circa la distribuzione spaziale dei fatti linguistici e il meccanismo delle innovazioni onomasiologiche in quella specifica porzione del dominio italo-romanzo, operazione che non va discosta - nel pieno rispetto dello spirito metodologico dell’Atlante italo-svizzero - da riflessioni e approfondimenti di carattere etnografico circa l’humus culturale e socio-economico che a quei fenomeni soggiace. Tiling the Land and Types of Crops in the Province of Verona: a Reading of the Italian-Swiss Atlas Almost a century after the beginning of the linguistic and ethnographic investigation by Paul Scheuermeier and the other collectors, the Linguistic and Ethnographic Atlas of Italy and Southern Switzerland (Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz) still sets a milestone in the study of the Romance linguistic varieties in the Italian peninsula, at the crossroads between dialectology, linguistic geography and ethnography and between “words” and “things” (Wörter und Sachen). This paper, without any claim for completeness, provides a critical reading of some linguistic maps concerning tiling the land and types of crops, taking as a geographical reference the territory of the province of Verona and the measuring/recording points selected by the compilers of the Italian-Swiss Atlas, which are significant from a linguistic point of view. The comparison between the lexical outcomes of the Veronese dialect and those of the other Venetian and Gallo-Italic dialects points out some evidence about the spatial distribution of linguistic facts and the mechanism of onomasiological innovations in a specific portion of the Romance linguistic domain. This operation, in full respect of the methodological pattern of the Italian-Swiss Atlas, comes along with ethnographic issues regarding the cultural and socio-economic background of linguistic phenomena.
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Comiotto, Ariela Fátima, and Felício Wessling Margotti. "Uso dos róticos do português em contato com os dialetos italianos." Acta Scientiarum. Language and Culture 41, no. 2 (December 11, 2019): e48857. http://dx.doi.org/10.4025/actascilangcult.v41i2.48857.

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Abstract:
O objetivo deste trabalho é investigar a realização dos róticos nos estados do Rio Grande do Sul e de Santa Catarina. Nosso interesse está na realização da variável /R/ no contato entre o português e os dialetos italianos trazidos pelos imigrantes no século XIX. Na língua portuguesa (PB), tanto a vibrante simples quanto a múltipla são fonemas possíveis de realização, podendo ocorrer em ataque silábico, no início das palavras e em posição intervocálica, ou em coda de sílaba. Já no PB em contato com os falares dialetais italianos, a realização da vibrante múltipla, ou vibrante alveolar [r], conhecida como r-forte, pode alternar com a realização do tepe [ɾ] ou r-fraco. Uma das caraterísticas do português falado por bilíngues português-italiano no Sul do Brasil é o uso da vibrante simples (r-fraco) em lugar da múltipla, resultado das transferências dos falares italianos para o português. A hipótese aqui testada é que, nessas comunidades de fala, a vibrante alveolar [r] e o tepe [ɾ] são as variantes mais produtivas na fala dos indivíduos em situação de contato português com dialetos italianos. A metodologia empregada se deu a partir do Atlas Linguístico do Brasil (ALiB) e foram consideradas treze respostas (palavras) obtidas por meio do Questionário Fonético-Fonológico. O corpus é constituído de 108 respostas dos participantes para cada palavra e a realização da variável foi observada em dois contextos: posição intervocálica e início de palavra, como, por exemplo, ‘terreno’ e ‘rosa’.
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CORRÊA, Raquel Da Costa. "Estigmatização em Antônio Prado (RS): ilustrando as sete consequências de atitudes linguísticas negativas de Grosjean (2001) através de trechos de entrevistas sociolinguísticas." Entrepalavras 7, no. 1 (September 23, 2017): 91. http://dx.doi.org/10.22168/2237-6321.7.7.1.91-104.

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Abstract:
Antônio Prado (RS) é uma cidade da Antiga Região de Colonização Italiana do Rio Grande do Sul. As marcas deixadas pelos dialetos italianos na Língua Portuguesa falada nessa região têm sido objeto de estudo de pesquisas sociolinguísticas, especialmente as de cunho variacionista. Partindo de resultados que comprovam que Antônio Prado se diferencia das outras cidades da região em relação à velocidade das mudanças linguísticas (CORRÊA, 2016; BATTISTI et al., 2007) e da comparação dos dados do Projeto Linguagem da Região de Colonização Italiana do Nordeste do Rio Grande do Sul: prestígio e estigmatização – ESTIGMA, apresentados por Frosi, Faggion e Dal Corno (2010), com os dados de 32 entrevistas sociolinguísticas de Antônio Prado (RS) pertencentes ao Banco de Dados da Serra Gaúcha (BDSer), identificamos que a percepção e as atitudes dos falantes de Antônio Prado (RS) se diferenciam, até certo ponto, das atitudes e percepções dos falantes de Caxias do Sul e arredores. Percebe-se que a única consequência positiva de atitudes negativas (GROSJEAN, 2001), a consciência étnica provoca reforço da lealdade e solidariedade no grupo, aparece com bastante clareza na fala dos informantes da pesquisa, demonstrando esforço por parte dos moradores no sentido de manter ou resgatar o falar dialetal, garantindo a identificação com a etnia italiana.
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Benatti, Ruben, and Angela Tiziana Tarantini. "Dialects Among Young Italian-Australians: A Shift in Attitude and Perception." Studia Anglica Posnaniensia 52, no. 4 (December 20, 2017): 467–83. http://dx.doi.org/10.1515/stap-2017-0021.

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Abstract:
Abstract The aim of this article is to analyse the relationship that second- and third-generation Italian migrants in Australia have with the Italian dialect of their family. We report on the survey we recently carried out among young Italian-Australians, mainly learners of Italian as a second language. First, we analyse the motivation behind learning Italian as a heritage language. We then move on to describe their self-evaluation of their competence in the dialect of their family, and their perception thereof. Surprisingly, our survey reveals that not only are Italian dialects still understood by most second- and third-generation Italians (contrary to what people may think), but Italian dialects are also perceived by young Italian-Australians as an important part of their identity. For them, dialect is the language of the family, particularly in relation to the older members. It fulfills an instrumental function, as it enables communication with some family members who master neither English nor Italian, but above all, it is functional to the construction of their self and their social identity.
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Di Nino, Nicola. "realismo poetico dell’American Idiom di William Carlos Williams." Quaderns d’Italià 27 (December 22, 2022): 151–64. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.562.

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Abstract:
L’articolo si sofferma su una quasi sconosciuta prefazione scritta da William Carlos Williams ai sonetti dialettali di Giuseppe Gioachino Belli tradotti da Harold Norse alla fine degli anni Cinquanta. Nel breve saggio, qui tradotto per la prima volta in italiano, il poeta americano ribadisce con forza la sua poetica realista basata sull’uso dell’American Idiom, una lingua considerata diversa dall’inglese parlato nel Regno Unito, e il cui valore letterario viene paragonato a quello raggiunto da Belli nello scrivere i suoi sonetti in dialetto
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Carrera Díaz, Manuel, and Giorgia Marangon. "Lengua y dialecto en la novela italiana contemporánea." Philologia Hispalensis 1, no. 15 (2001): 33–42. http://dx.doi.org/10.12795/ph.2001.v15.i01.03.

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Todorović, Suzana. "I TEMPI VERBALI DEL MODO INDICATIVO NEL DIALETTO ISTROVENETO DEL LITORALE SLOVENO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 281–300. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.16.

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Abstract:
Nel presente contributo ci proponiamo di presentare l’impiego dei tempi verbali istroveneti del modo indicativo. Il lessico istroveneto (attinente all’area istriana nordoccidentale) è riportato in otto dizionari dialettali, ovvero Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria (Giulio Manzini e Luciano Rocchi, 1995), Dizionario del dialetto capodistriano (Dino Parovel, 2006), Voci della parlata isolana nella prima metà di questo secolo (Antonio Vascotto, 1987), Vocabolarietto del dialetto isolano (Antonio Delise, 2006), Dizionario del dialetto isolano: raccolta di parole e modi di dire della parlata isolana di ieri, di oggi e, forse, di domani (Silvano Sau, 2009), Le perle del nostro dialetto (Ondina Lusa e Marino Bonifacio, 2004, 2010, 2012). In alcuni dizionari gli autori riportano altresì una selezione di elementi grammaticali senza fornire un puntuale quadro grammaticale delle parlate prese in esame; oltre a ciò, non sempre vi è rispondenza tra gli elementi grammaticali riportati e quelli rilevati sul campo durante le nostre ricerche, essendo (stati) gli autori dei dizionari perlopiù amanti della parola dialettale e non linguisti o dialettologi. Le regole d’uso dei tempi verbali istroveneti (presente, imperfetto, futuro semplice, passato prossimo, imperfetto, trapassato rossimo, futuro anteriore) sono state definite mediante materiali testuali registrati sul campo durante le inchieste dialettali effettuate in sette punti d’inchiesta istroveneti. Tutti i testi ricavati sul campo sono stati corredati da traduzioni in italiano. Per ogni tempo verbale riportiamo le coniugazioni dei verbi ausiliari ˈeṡer ‘essere’ e ver ‘avere’ e le coniugazioni dei verbi regolari con infinito in -ar o -a (Pirano); -er (Capodistria), -e (Isola) o -i (Pirano e Strugnano); -ir (Capodistria, Isola) o -i (Pirano). Nel caso dei tempi verbali composti è stata messa in rilievo la loro modalità di formazione.
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Dykta, Dominika. "Come si esprimono le emozioni durante il cambio di codice dall’italiano al dialetto nella comunità talamonese." Neophilologica 2019 33 (November 24, 2021): 1–18. http://dx.doi.org/10.31261/neo.2021.33.03.

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Abstract:
The aim of the article is to show how Italians express their emotions when changing the code from Italian to dialect on the example of the Talamona’s dialect. At the beginning, it was presented what emotions are and in which categories they should be considered, the specificity of the Talamona’s dialect and what the change of code is. The theory is supported by examples of change of code from Italian to dialect. The result of the work is to show that the respondents from Talamona very often change the code from Italian to dialect due to their emotionality. The article introduces the concept of change of code and shows how emotionality affects it.
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Bancheri, Salvatore. "Elementi di plurilinguismo nell’opera di Filippo Orioles." Quaderni d'italianistica 36, no. 2 (July 27, 2016): 23–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26898.

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Abstract:
La prima metà del Settecento — periodo in cui scrisse Filippo Orioles (1687–1793), autore del Riscatto d’Adamo — fu segnato in Sicilia da un continuo alternarsi di dominazioni e quindi anche da normale commistione di linguaggi. Di riflesso, i lavori dell’Orioles (La notte in giorno, La S. Rosalia, Il S. Alessio e Il San Basilio Magno), analizzati brevemente nella loro esemplarità linguistica, sono uno specchio di questa realtà. Nelle opere esaminate troviamo una mescolanza di lingue (italiano, spagnolo e latino), frequenti latinismi, dialetti (siciliano e napoletano). La contaminazione dei linguaggi si manifesta sia sul piano puramente linguistico, sia su quello dei codici e delle tradizioni culturali: abbiamo in contempo il linguaggio lirico e drammatico, colto e popolare, profano e religioso. Al linguaggio galante dei salotti si contrappone il dialetto schietto dei popolani; al tono epico si contrappone quello eroicomico dei servi. L’elemento più interessante delle commedie agiografiche dell’autore palermitano è il plurilinguismo — inteso in senso lato — grazie al quale va in scena, sia pure in modo anacronistico, la Sicilia del ’700, sia aristocratica che popolana. E sono proprio, e principalmente, i personaggi del popolo con il loro colorito dialetto che rendono meno pesanti, se non addirittura vivaci, le commedie dell’Orioles.
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Brajičić, Cvijeta. "ITALIANISMI APPARTENENTI ALLA LINGUA PARLATA QUOTIDIANA NEGLI SCRITTI DI PETAR I E PETAR II PETROVIĆ NJEGOŠ." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 159–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.10.

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Abstract:
Il tema di questo contributo è la presenza di italianismi appartenenti alla lingua parlata quotidiana negli scritti di vescovi e scrittori montenegrini, Petar I e Petar II Petrović Njegoš. Se si prendono in considerazione le affermazioni di esperti, secondo cui i prestiti provenienti dall’italiano e dai suoi dialetti rappresentano una parte integrante delle parlate popolari montenegrine della loro epoca, e il fatto che entrambi gli autori scelti hanno avuto l'opportunità di conoscere in vari modi la lingua italiana, sembra ragionevole presumere che il loro patrimonio scritto debba contenere elementi del lessico italiano. Questo argomento è stato scelto anche perché, esaminando la letteratura esistente dedicata ai lavori di Petar I e Petar II Petrović Njegoš, si è giunti alla conclusione che finora nessuno ha approfonditamente affrontato la presenza della componente lessicale italiana nei loro scritti, anche se ci sono accenni sporadici all’esistenza di materiale lessicale di origine italiana e veneziana nel linguaggio dei due autori citati sopra.
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Zholudeva, Liubov I. "Italiano Neo-Standard in the Light of E. Coseriu’s Theory of Language Variations." RUDN Journal of Language Studies, Semiotics and Semantics 13, no. 3 (September 30, 2022): 784–99. http://dx.doi.org/10.22363/2313-2299-2022-13-3-784-799.

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Abstract:
The study discusses the impact of E. Coseriu (1921-2002), a prominent 20th century linguist, an expert in language theory and philosophy, on the development of language restandardization theory in modern Italy. E. Coseriu proposed a model of living language that accounts for its basic property - variability, which allows to solve the so-called paradox of language change widely discussed in post-saussurean linguistics and to produce a complex description of language system, norm, and speech in their mutual correlation. The analysis presented in the paper shows how the system of language variation parameters (diachrony, diatopy, diastraty, and diaphasy) constituted the theoretical basis for describing the process of restandardization typical of Modern Italian since the last decades of the 20th century. Modern Italian, also known as Italiano neo-standard, fulfils all the communicative functions, is used both in speech and in writing in all speech genres and registers, and is L1 for more than a half of Italy’s population. This language situation, however, is relatively new: up to mid-20th century the majority of Italians were bilingual, and the dialects of Italy functioned as their L1 and as means of informal communication. The widening of use of Standard Italian proceeded alongside with its stylistic diversification and the adaptation of its pragmatic and stylistic potential for informal, colloquial use, which called in question the status of certain structures, previously regarded as substandard ones. The analysis of E. Coseriu’s language variation theory as applied to the Italian language allows to classify modern Italian sociolinguistics and historical language studies as developing the functional trend typical of European linguistics.
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Toso, Fiorenzo. "Parole ritrovate." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 235–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.235-245.

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Abstract:
L'articolo propone una serie di voci raccolte nel dialetto di Arenzano, un centro della Riviera ligure a pochi chilometri da Genova: tali parole corrispondono a forme presenti nella letteratura antico-genovese (secc. XIII-XV) che non sono più documentate nei repertori e nei testi successivi, e in particolare nei vocabolari sui quali è venuto fissandosi, negli ultimi duecento anni, il canone del genovese scritto. Tutte queste voci presentano comunque interessanti evoluzioni semantiche, il cui interesse va al di là della facile individuazione dell'etimo originario: alcune inoltre sono ancora presenti in aree laterali estreme della Liguria, mentre altre risultano attestate, allo stato attuale, nel solo dialetto di Arenzano. Questi elementi propongono alcuni spunti di riflessione in merito al rapporto che intercorre tra aree particolarmente conservative e aree innovative, e confermano al tempo stesso la possibilità di reperire, anche in dialetti apparentemente ben noti e documentati, motivi di interesse e contributi allo sviluppo dell'analisi in prospettiva sincronica e diacronica, di fenomeni di più vasta portata. Esemplare in tal senso è il caso della voce siömma, un continuatore del grecismo CELEU(S)MA col quale si riapre in certo qual modo il problema della storia e dell'irradiazione di una serie di continuatori, tra i quali la ben nota voce italiana ciurma 'equipaggio di mare'.
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Galli de' Paratesi, Nora. "Il giudeo-italiano e i problemi della sua definizione: un capitolo di storia della linguistica." Linguistica 32, no. 2 (December 1, 1992): 107–32. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.32.2.107-132.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è di portare all'attenzione dei linguisti che lavorano sull'italiano un argomento poco noto perché è stato trattato per lo più, per le caratteri­ stiche del suo materiale, al di fuori dell'italianistica: il cosiddetto giudeo-italiano. II termine si riferisce alle varieta dialettali usate in ima serie di documenti che sono stati oggetto di studio, con poche eccezioni, da parte di specialisti di ebraico. I testi hanno, aldilà del loro immediato valore come documenti della cultura ebraica italiana, anche un interesse linguistico: è questa appunto l'angolatura di questo lavoro, perché il ten­ tativo di definire tali parlate all'intemo delle varietà di italiano ha avuto varie soluzio­ ni da parte di studiosi diversi, che costituiscono un itinerario teorico molto interessante. Si tratta di uno spezzone di storia della linguistica italiana e romanza in cui si ripercorre un itinerario simile a quello della de:finizione di italiano standard. Si tratta di un percorso che è parallelo all'evoluzione della linguistica stessa e che è stato fino a non molto tempo fa, come si cercherà di dimostrare, dominato in larga parte dalla visione delle varietà linguistiche come sistemi discreti, unitari ed omogenei, propria della descrizione linguistica fino alla messa a punto dei modelli macrosocio­ linguistici che hanno incorporato sistematicamente la variazione e ii continuo lingui­ stico. In particolare nel nostro caso l'immagine del giudeo-italiano risentiva della concezione di un'entità quanto mai elusiva, che ha dominato la linguistica italiana, quella dell'italiano standard.
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Bancheri, Salvatore. "Un viaggio nel mio nostos. La comunità siciliana globale di Delia tra tradizioni, teatro, dialetto ed italiese." Italian Canadiana 35 (August 18, 2021): 129–51. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37223.

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Abstract:
L'articolo prende avvio da una riflessione privata sul sentimento del nostos che ha caratterizzato (e continua a caratterizzare) la vita di migliaia di italiani in emigrazione. La dimensione privata è però solamente un input per considerare il nostos e la sua valorizzazione anche da un punto di vista istituzionale e accademico, sia di ricerca letteraria che linguistica. Sono analizzate le opere in chiave migratoria della letteratura siciliana moderna e contemporanea, in particolare di due scrittori di Delia: Stefano Vilardo e Lina Riccobene. Sul piano linguistico è proposto un riferimento all’italiese come linguaggio creativo del nostos, una lingua a sé stante nello spazio linguistico italiano globale, capace di creare identità personale e sociale a gruppi di persone intragenerazionali.
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Pelillo-Hestermeyer, Giulia. "Tra il dire e il non dire." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 11. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12013.

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Abstract:
Lo studio muove dalla descrizione della zona d’ombra compresa tra il detto e il non detto, ossia dallo spazio occupato dall’implicito in un corpus di lettere della Missione Cattolica Italiana di Mannheim, nella Germania meridionale. In contrasto con lo stile ‘semplice’, che si propone di coinvolgere il destinatario, è l’analisi del significato implicito che rivela squarci di quotidianità, problemi della comunità, e la percezione dell’identità della Missione nel contesto socio-culturale tedesco. La descrizione delle strategie comunicative impiegate nelle lettere testimonia inoltre la diffusione, anche nella lingua della predicazione, di una nuova forma di semplicità linguistica che, superato il conflitto fra italiano e dialetto, fa dell’espressività il proprio mezzo stilistico privilegiato, senza distinzione tra oralità e scrittura.
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Stuppia, Rosaria. "Italiano e dialetti nei giornali siciliani del novecento." Circula, no. 1 (2015): 87–109. http://dx.doi.org/10.17118/11143/7999.

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Pivovarenko, Alexander, and Gleb Pilipenko. "The Language Situation among the Italian Community of Koper (Slovenia): Field Study Data." Slavic World in the Third Millennium 17, no. 1-2 (2022): 94–119. http://dx.doi.org/10.31168/2412-6446.2022.17.1-2.06.

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Abstract:
This paper discusses the current language situation among the Italian minority in Slovenian Primorje in Koper. During the fi eld research conducted by the authors’ team, narratives in Italian were recorded from informants. Using discursive and structural-typological methods of analysis, the authors reveal that the linguistic reality of modern Koper is perceived as constantly changing, and the Italian spontaneous speech of respondents is intertwined with borrowings from the surrounding South Slavic languages. The modern language situation is the result of historical changes in the Istria region during the twentieth century. In addition to insertions and quotations in Slovenian, items from the Croatian language are found, refl ecting the linguistic situation of the Yugoslav period and the border position of the Slovenian Primorje. Special attention is paid to analysis of the language competence of Italians in the Slovenian language, among representatives of both the older and younger generations of students. In the Slovene language of Italians, a number of features peculiar to Slavic dialects in Italy are found, which allows us to discuss the same linguistic factors. It is possible to reconstruct the language competence of older people only partially on the basis of indirect evidence. There is a discrepancy between the rights guaranteed under the law (the use of the Italian language) and the linguistic reality faced by informants, which may be the result of both a decline in the prestige of Italian and of the small number of the Italian diaspora, part of which is subject to language assimilation, including as a result of mixed marriages. The paper also discusses the role of the media and the linguistic landscape in the region.
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Pingue, Antonino. "La ambigüedad semántica en Andrea Camilleri. Propuesta para una traducción no estándar." Cuadernos de Filología Italiana 28 (September 20, 2021): 163–88. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.75190.

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Abstract:
Andrea Camilleri, autor de novelas policíacas de éxito publicadas en numerosos países extranjeros, no escribe en la norma culta del italiano. Todas sus obras utilizan una interlengua que ha sido descrita como un hibrido entre el italiano y el dialecto siciliano. Aunque existen muchas novelas que se caracterizan por adoptar una variedad diatópica –pensamos en textos como Ragazzi di vita de Pasolini, o Quel pasticciaccio brutto di via Merulana de Gadda- Camilleri es el primero que realiza una elección semejante en un ámbito de literatura de género con vocación comercial. Eso lo ha convertido en una anomalía y en un reto para su publicación en el extranjero. Las editoriales han tenido que plantearse si traducir la variedad lingüística empleada, en detrimento de una comprensibilidad, o eliminar los rasgos dialectales en la traducción. La mayoría han optado por esta última alternativa, aunque muchos traductólogos y traductores han avanzado otras propuestas. En el centro de este debate está el axioma de que la dificultad lectora de las novelas de Camilleri surge en el momento de traducirlas. Este trabajo quiere proponer un enfoque distinto. El punto de partida es una simple observación: el léxico empleado por Camilleri dificulta la lectura también al lector italiano. Solo una minoría de italianos hablan y entienden el siciliano. La problemática polisistémica que conlleva la traducción a una lengua meta, en realidad, ya existe en la edición original. Si es así, el dialecto cumple en las novelas policíacas de Camilleri una función inédita: poner al lector -también al lector italiano- dentro de un juego de descodificación. Intentaremos sacar a Camilleri del debate sobre la traducibilidad del dialecto para colocarlo en un marco paralelo y más amplio: el del autor que juega con la lengua y su ambigüedad semántica.
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Tavilla, Igor, Roman Kralik, Carson Webb, Xiamgdong Jiang, and Juan Manuel Aguilar. "The rise of fascism and the reformation of Hegel’s dialectic into Italian neo-idealist philosophy." XLinguae 12, no. 1 (January 2019): 139–50. http://dx.doi.org/10.18355/xl.2019.12.01.11.

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Oliveira, Vera Lúcia De. "Habitar íntimo: a poesia de Eduardo Dall’Alba." Revista de Italianística, no. 27 (June 6, 2014): 43. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i27p43-55.

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Abstract:
Eduardo Dall’Alba (1963-2013) publicou mais de dez livros, incluindo ensaios e poesia, e recebeu diversos prêmios. Vindo de família de imigrantes de origem veneta, estabeleceu-se no Rio Grande do Sul no final do século XIX. Profundo conhecedor da literatura italiana e estudioso de Dante, conseguiu fundir as duas culturas e identidades, a brasileira e a italiana. Proponho-me a evidenciar, aqui, como a poesia do autor recupera a vivência recalcada e silenciada dos milhares de imigrantes italianos no sul do Brasil, contemplando suas dores, a frustração por terem deixado a própria terra, a nostalgia e a obsessão pela autossuficiência econômica que se obtinha pelo trabalho incessante de todos os membros da família, o dialeto ou os dialetos, vistos como elemento aglutinador das primeiras comunidades
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Iurilli, Antonio. "Fantasie onomaturgiche e iconiche: Sciascia, Laterza, le “parrocchie”, i “pretini”, i “notabili”." Quaderns d’Italià 27 (December 22, 2022): 171–86. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.543.

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Abstract:
Tra i rapporti che Leonardo Sciascia instaurò con numerosi editori italiani, spicca quello con la Laterza, anche per essere legato alla pubblicazione del suo primo scritto in prosa, Le parrocchie di Regalpetra. Di tale rapporto, documentato dalla recente pubblicazione del carteggio tra Vito Laterza e Sciascia, il saggio ritaglia i contenuti relativi alla realizzazione editoriale dialettica dell'opera - in particolare di alcuni aspetti paratestuali della mise en page - attraverso l'esame della corrispondenza tra autore ed editore circa il titolo e l'illustrazione di copertina. Queste scelte furono fondamentali per connotare l'opera all'interno della collana I libri del tempo, innovativa nel panorama editoriale italiano degli anni 1950, che aveva bisogno di manifestare al lettore la coerenza delle opere ricevute e il suo carattere culturale.
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Segnini, Elisa. "Global Masterpieces and Italian Dialects." Journal of World Literature 2, no. 2 (2017): 236–54. http://dx.doi.org/10.1163/24056480-00202007.

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Abstract:
This essay suggests that the ultraminor can function as a paradigm to examine literature that emphasizes the minority status of the language in which it is composed. Engaging with Deleuze and Guattari’s definition of minor literature and with Pascale Casanova and Lawrence Venuti’s reflections on the role of translation in the shaping of world literature, it develops a comparison between two rewritings of Shakespeare into Italian dialects: Eduardo De Filippo’s translation of The Tempest into Neapolitan and Luigi Meneghello’s translation of Hamlet into vicentino. The essay underlines how these endeavors represent translations into languages that, at the time of writing, are considered by their authors in decline and doomed to extinction, and argues that both authors use translation to emphasize the historical memory of their native idioms. Both De Filippo and Meneghello, in fact, set out to challenge the subordinate status of Neapolitan and vicentino by proving that dialects are apt to express great thought as well as philosophical, abstract, and theoretical concepts.
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Kerla, Nerma. "O NASTANKU ITALIJANSKOG JEZIKA I SPECIFIČNOSTIMA ODNOSA STANDARDNI JEZIK - DIJALEKTI / ON THE ORIGIN OF THE ITALIAN LANGUAGE AND SPECIFICITIES OF THE RELATION BETWEEN THE STANDARD LANGUAGE AND DIALECTS." Journal of the Faculty of Philosophy in Sarajevo / Radovi Filozofskog fakulteta u Sarajevu, ISSN 2303-6990 on-line, no. 23 (November 10, 2020): 264–87. http://dx.doi.org/10.46352/23036990.2020.267.

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Abstract:
The subject of this paper is the relation of the standard Italian language to the dialects present on the territory of Italy. In the first part of the paper, we will focus on the basic concepts such as the difference between the standard language and dialects, on the prestige it has in comparison to dialects, as well as on linguistic varieties. Since the issue of language is often related to socio-historical aspects, in the second part of the paper we will look at the development of the Italian language and its role in raising awareness of national identity. We will then explain the concept of dialect and see that, specifically on Italian soil, dialectal differences can as considerable as to prevent communication within the same language. We will briefly look at some Italian dialects, such as Venetian, Sardinian and Neapolitan, and the status they enjoy. We will also mention contemporary attitudes about the use of dialects in Italy and some of the tendencies of the modernItalian language.
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Coluzzi, Paolo. "Endangered minority and regional languages (‘dialects’) in Italy." Modern Italy 14, no. 1 (February 2009): 39–54. http://dx.doi.org/10.1080/13532940802278546.

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Abstract:
The Italian linguistic situation is characterised by a remarkable number of language varieties, although the development of Italian in the past 150 years has been the cause of a language shift from local languages to Italian. The degree of endangerment suffered by so-called ‘Italian dialects’ is shown using the Major Evaluative Factors of Language Vitality drawn up by a UNESCO ad hoc expert group in 2003, and the data offered by the 2006 ISTAT survey on language use. The debate in Italy on the vitality of ‘dialects’ and their future has done little to activate mechanisms and strategies to reverse the worrying language shift that both minority languages and ‘dialects’ are undergoing.
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Russo, Maria Antonella. "UNO STRUMENTO PER DE-INVISIBILIZZARE LE IDENTITÀ E LE LINGUE DEGLI STUDENTI: AUTOBIOGRAFIE LINGUISTICHE IN UNA SCUOLA SUPERIORE DI PADOVA." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 28, 2022): 1115–41. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18340.

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Abstract:
Il quadro linguistico italiano legato all’atavico plurilinguismo proprio del nostro Paese – per la ricchissima presenza di dialetti e minoranze linguistiche storiche – negli ultimi decenni si è ulteriorimente complicato per l’aggiunta di ulteriori lingue, che hanno dato vita a quello che viene definito da Vedovelli “neoplurilinguismo” dovuto proprio al nuovo ruolo centripeto dell’Italia rispetto ai movimenti migratori. In questo contesto la scuola, luogo di formazione e crescita per eccellenza, ha il ruolo importantissimo di valorizzare e di promuovere un’educazione plurilingue e interculturale affinché non si corra il rischio di lasciare alcuni studenti nel solco di una rottura che potrebbe dar vita ad identità monche. Tuttavia, spesso essa incontra difficoltà nell’attuazione di quelle che pur sono direttive e indicazioni che vengono da più parti. Come dar voce, dunque, a queste nuove presenze? L’autobiografia, nello specifico linguistica, è un valido strumento che ha avuto una buona diffusione negli ultimi decenni come dispositivo per affrontare il passato, risanare e proiettare in avanti l’individuo che scrive migliorando il rapporto con il proprio bagaglio linguistico nel riconoscimento di un’identità multipla. In questo articolo si riporta un’esperienza didattica che ha visto la realizzazione di un percorso in una scuola superiore di un quartiere periferico di Padova nell’a. s. 2020-2021 in cui si è avuto come punto di arrivo finale proprio la scrittura da parte degli studenti della propria autobiografia linguistica. Sfruttando il doppio filone in cui le AL sono state impiegate già precedentemente, cioè quello più proprio della realtà italiana legato alla dimensione dialettale e quello nell’insegnamento dell’italiano L2, si è potuto coinvolgere interamente il gruppo classe di tre sezioni diverse dando agli studenti la possibilità di raccontarsi attraverso le lingue in cui “abitano”. A tool for de-invisibilizing students' identities and languages: linguistic autobiographies in a high school in Padua The Italian linguistic framework linked to the atavistic multilingualism of our country – due to the very rich presence of dialects and historical linguistic minorities – has been further complicated in recent decades by the addition of more languages, which have given rise to what Vedovelli calls “neoplurilingualism” due precisely to Italy’s new centripetal role with respect to migratory movements. In this context, the school, the place for training and growth par excellence, has the very important role of valuing and promoting plurilingual and intercultural education so that there is no risk of leaving some students in a rut that could give rise to stunted identities. However, it often encounters difficulties in implementing what are nevertheless directives and directions coming from many quarters. How, then, to give voice to these new presences? Autobiography, specifically linguistic autobiography, is a valuable tool that has been popular in recent decades as a device for dealing with the past, healing and projecting forward for the individual through writing, by improving the relationship with one's linguistic background as recognition of a multiple identity. In this paper, we report on an educational experience that involved the implementation of a course in a high school in a suburban district of Padua during the 2020-2021 school year where the students’ writing on their linguistic autobiography was the final point of arrival. Taking advantage of the double thread in which ALs have been employed before, namely the one more specific to the Italian reality related to the dialectal dimension and one to the teaching of Italian L2, it was possible to fully involve three different class groups by giving students the opportunity to tell their stories through the languages in which they “live”.
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Lebani, Gianluca E., and Giuliana Giusti. "Indefinite determiners in two northern Italian dialects." Isogloss. Open Journal of Romance Linguistics 8, no. 2 (February 22, 2022): 1–19. http://dx.doi.org/10.5565/rev/isogloss.122.

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Abstract:
Italian and Italian dialects express indefiniteness in different ways, among which with a null determiner (ZERO) like all other Romance languages, but also with the definite article (ART) unlike what is found in Romance. Italian and some northern Italian dialects also display the so-called “partitive determiner” DI+ART, which is present in French. Few northwestern Italian dialects display (bare) DI, parallel to French. We adopt Cardinaletti and Giusti’s (2015, 2016) unified analysis and build on Cardinaletti and Giusti’s (2018, 2020) hypothesis that the variation and optionality in the distribution of the four determiners in regional Italian mirror their distribution in Italian dialects along two isoglosses: the ART isogloss spreading from the center of Italy towards north-west and south-east; and the DI isogloss spreading from Piedmont eastwards. We conduct a quantitative analysis on the results of a questionnaire in Piacentino and Rodigino. We test the distribution of the four determiners with mass and count nouns in two dimensions: sentence type (positive vs. negative) and predicate type (telic vs. atelic). The results confirm the hypothesis that the complexity of the determiner is related to its distribution highlighting two hierarchies of contexts: NEG < POS and ATEL < TEL. It also confirms that Piacentino, located at the crossroads of the ART and DI isoglosses, has more optionality than Rodigino, located at their borders.
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Rayevska, Iryna. "CONTACT BETWEEN DIALECTS AND THE ITALIAN LITERARY LANGUAGE AT THE CONTEMPORARY STAGE OF DEVELOPMENT OF THE LANGUAGE SYSTEM OF ITALY." PROBLEMS OF SEMANTICS, PRAGMATICS AND COGNITIVE LINGUISTICS 32 (2017): 140–48. http://dx.doi.org/10.17721/2663-6530.2017.32.14.

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Abstract:
The article focuses on the study and analysis of the linguistic situation in modern Italy and the process of interference and interaction between dialects and the literary Italian language and vice versa. Complex coexistence of the literary Italian language and Italian dialects is described taking into consideration different extralinguistic factors such as historic, social and cultural development that cause the changes and influence the development of the linguistic situation in the country.
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Guazzelli, Francesca. "Aspetti del contatto italiano-dialetto nella «Toscana marginale»." Il segno e le lettere - Saggi 9788879167284 (May 2015): 443–68. http://dx.doi.org/10.7359/728-2015-guaz.

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Schmid, Stephan. "Il discorso bilingue. Italiano e dialetto a Catania." Journal of Pragmatics 24, no. 5 (November 1995): 563–72. http://dx.doi.org/10.1016/0378-2166(95)90085-3.

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Corr, Alice. "Address inversion in southern Italian dialects." Isogloss. Open Journal of Romance Linguistics 8, no. 4 (October 27, 2022): 1–37. http://dx.doi.org/10.5565/rev/isogloss.168.

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Abstract:
This article proposes a ‘topological’ reinterpretation of the extended nominal architecture in relation to southern Italo-Romance vocatives with and without allocuzione inversa (‘address inversion’, Renzi 1968), a phenomenon involving the ‘inverse’ lexical indexation of the speaker-addressee relationship (reg.It. Mangia, papà! ‘Eat up, little one!’, father to child). Topological Mapping Theory (Longobardi 2005; Martín & Hinzen 2014) posits a unified model of grammatical structure and nominal reference denotation in argumental constituents, where a hierarchy of referentiality (from predicativity to deixis) emerges through the expansion of the functional architecture. Contributing to a growing theoretical consensus favouring extra ‘vocative’ structure in the nominal left periphery, I argue that Italo-Romance vocatives with and without address inversion involve a part-whole expansion of structure, yielding a necessarily tripartite nominal architecture (VocP-DP-NP) in line with topological principles. The non-literal interpretation of N observed in the ‘lexical flip’ of address inversion vocatives is argued to be the surface manifestation of movement into VocP, a functional space whose internal articulation serves to construe the ostensive-deictic possibilities of an object-referring expression at the exophoric level.
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