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Journal articles on the topic 'Disturbi linguaggio'

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Andreetta, Sara, and Andrea Marini. "Narrative assessment in patients with communicative disorders." Travaux neuchâtelois de linguistique, no. 60 (January 1, 2014): 69–84. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Abstract:
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Coffre, A., L. Giraud, C. Rebière, A. Rivron, J. Troussier, and C. A. Righini. "Screening dei disturbi del linguaggio orale nel bambino e loro classificazione." EMC - Otorinolaringoiatria 21, no. 3 (2022): 1–10. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(22)46876-0.

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Chaix, Y. "Screening dei disturbi del linguaggio orale nel bambino e loro classificazione." EMC - Otorinolaringoiatria 13, no. 2 (2014): 1–6. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(14)67293-7.

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Millepiedi, Stefania, and Bruno Sales. "DPL e DSA nei bilingui: il difficile dilemma diagnostico." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (November 2024): 57–74. https://doi.org/10.3280/rip2024oa18563.

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Abstract:
Il presente articolo si prefigge di delineare le aree di indagine utili per la valutazione clinica dei disturbi primari del linguaggio (DPL) e dei disturbi specifici di apprendimento (DSA) nella condizione di bilinguismo, in bambini che imparano l'italiano come seconda lingua (L2). Si tratta di una popolazione estremamente eterogenea, sia per fenotipi clinici, che per fattori ambientali, che per timing dell'esposizione. Ci focalizziamo in particolare sulla tipologia di bilinguismo che viene definito sottrattivo, quello in cui il valore sociale della lingua madre (L1) è poco riconosciuto. A partire dall'approccio diagnostico, ormai consolidato, dei disturbi del neurosviluppo in cui variabili fenotipiche si intersecano con variabili ambientali in un continuum temporale, si applicherà lo stesso approccio anche a questa particolare popolazione di bilingui. Si passerà quindi a delineare quali possano essere i passaggi fondamentali dell'anamnesi, della valutazione clinica sia nei DPL che nei DSA e quali elementi ambientali e temporali debbano essere tenuti in particolare considerazione.
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Marini, Andrea. "I contributi delle neuroscienze cognitive alla ridefinizione delle basi neurali del linguaggio." CHIMERA: Revista de Corpus de Lenguas Romances y Estudios Lingüísticos 9 (July 31, 2022): 3–20. http://dx.doi.org/10.15366/chimera2022.9.001.

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Abstract:

 Questo articolo mira a descrivere i contributi delle neuroscienze cognitive alla comprensione delle basi neurali e cognitive della produzione del linguaggio. In particolare, è idealmente suddiviso in due parti. Nella prima, dopo aver accennato brevemente ad alcune delle più antiche osservazioni sulla possibile relazione tra lesioni cerebrali e disturbi del linguaggio, vengono introdotte le caratteristiche generali dei modelli localizzazionisti della seconda metà del XIX (Testut 1897) e del XX secolo (Geschwind 1965a, b). Nella seconda parte dell’articolo ci si concentrerà sugli sviluppi emersi nell’ambito del recente approccio associazionista. Tale approccio sostiene che le funzioni della mente sarebbero semplicemente troppo complesse per essere elaborate da una manciata di aree isolate del cervello e, al contempo, troppo specifiche per essere organizzate nel cervello nella sua interezza (Marini 2018). In effetti, una quantità crescente di esperimenti con tecniche di neuroimaging e neuromodulazione (ad es., Marini & Urgesi 2012; Piervincenzi et al. 2013) ha dimostrato che le diverse funzioni della mente (incluso il linguaggio) sono implementate in ampie reti neurali con epicentri localizzabili in aree corticali, sottocorticali e cerebellari. Nello specifico, verrà fornito un esempio di rete neurale responsabile della produzione del discorso narrativo (Levelt et al. 1999; Indefrey 2012). Infine, l’attenzione si focalizzerà sull’utilità della comprensione dei correlati neurali del linguaggio per la riabilitazione (ad es., Marangolo et al. 2013).
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Palladino, Ruth Ramalho Ruivo, Luiz Augusto de Paula Souza, Mara Lucia Pallotta, Rogério da Costa Santos, and Maria Claudia Cunha. "Dormire, mangiare e parlare: legame simbolico." Núcleo do Conhecimento 06, no. 08 (2021): 153–70. https://doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/legame-simbolico.

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Abstract:
Il sonno, il cibo e il linguaggio sono pilastri della vita sana dei bambini, si intrecciano dalla nascita e costituiscono la struttura dinamica dello sviluppo del bambino. Questi sono gli effetti di condizioni interdipendenti: organiche, psichiche e sociali, che coinvolgono il bambino e derivano, contemporaneamente, da eredità organiche e simboliche. Quest'ultimo sovradetermina e modula l'interazione del bambino con l'ambiente, specialmente con l'altro essere umano che è lì. Questo patrimonio traccerà modelli di condotta e comportamento che spesso possono contribuire a cambiamenti che compromettono, in una certa misura, lo sviluppo generale del bambino. Nella clinica pediatrica, la descrizione dei disturbi dello sviluppo, dal più mite al più grave, include, di regola, aspetti alimentari, del sonno e del linguaggio, il che suggerisce, quindi, una triade di base, interrogando i medici sulla possibilità che ci sia, più di una semplice coincidenza, una correlazione tra funzioni biologiche fondamentali. Se questo è il caso, sarà importante per il clinico appropriarsi di questa prospettiva, poiché l'implicazione determinerà probabilmente particolarità nelle procedure diagnostiche e di trattamento. In questa direzione, vale la pena approfondire e discutere lo sviluppo di queste funzioni (sonno, dieta, linguaggio), cercando di chiarire la loro correlazione costitutiva, il legame tra di loro.
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Bonalume, Laura, Paolo Cozzaglio, and Stefania Greppi. "Il PDM-2 e la sua applicazione clinica. Livelli di organizzazione di personalità, stili di funzionamento e loro implicazioni terapeutiche." Ricerca Psicoanalitica 30, no. 1 (2020): 11–36. http://dx.doi.org/10.4081/rp.2019.98.

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Abstract:
Fedele alla prospettiva "prototipica" della diagnosi di personalità, il PDM-2 si propone come "una tassonomia di persone" piuttosto che "una tassonomia di disturbi", prestando cioè attenzione a "chi è" quella persona e non solo a "cosa ha". Nella prospettiva dell'utilità di questo manuale diagnostico per la formulazione del caso, gli autori propongono tre vignette cliniche che corrispondono alla descrizione dei livelli di gravità nevrotico, borderline e psicotico dei disturbi di personalità. Evidenziano così come per essere adeguatamente usato il PDM-2 presupponga una conoscenza del paziente, un dialogo in atto con il clinico, una rinuncia a un rapido riduzionismo diagnostico. Il valore del PDM-2 è dunque quello di consentire l'espressività soggettiva del paziente e del clinico, senza rinunciare alla ricerca e al linguaggio generale condiviso proprio di ogni strumento diagnostico.
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Trevisi, P., A. Ciorba, C. Aimoni, R. Bovo, and A. Martini. "Sindrome di charge: risultati a lungo termine della riabilitazione audiologica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (2016): 206–14. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-837.

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Abstract:
Obiettivo del presente lavoro è valutare i risultati della riabilitazione audiologica su un gruppo, numericamente consistente, di bambini affetti da sindrome di CHARGE. Lo studio è stato eseguito retrospettivamente, utilizzando il database dei pazienti pediatrici, presso l’Audiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova e di Ferrara. Sono stati individuati 31 bambini in totale, che hanno presentato diversi gradi di disabilità uditiva associata alla sindrome di CHARGE. La valutazione audiologica è stata eseguita utilizzando i potenziali evocati uditivi (ABR) e/o l’elettrococleografia, oppure le tecniche di audiometria infantile (VRA o play audiometry). Sono stati valutati anche i risultati percettivi, in termini di capacità di comunicazione e linguaggio espressivo. Sono quindi stati studiati gli effetti della riabilitazione uditiva (con apparecchio acustico o impianto cocleare) e in particolare lo sviluppo del linguaggio nel corso di un lungo follow-up. Gli esiti degli interventi riabilitativi sono risultati diversi in relazione alle eterogenee e spesso gravi disabilità associate alla sindrome di CHARGE (ad esempio, ritardo di sviluppo psico-fisico, gravi disturbi visivi concomitanti, disfunzioni uditive retrococleari per neuropatia uditiva/dissincronia associata). Anche dopo lungo follow-up, lo sviluppo del linguaggio è risultato gravemente compromesso nella maggior parte dei casi, suggerendo quindi la necessità di sviluppare modalità di comunicazione alternative in questo gruppo di piccoli Pazienti. L’identificazione precoce della sordità neurosensoriale e l’accurata pianificazione di trattamenti riabilitativi mirati, è in ogni caso fondamentale nei bambini con sindrome di CHARGE.
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Balconi, Micaela. "Il disturbo del neurosviluppo come processo dinamico e l'approccio hyperscanning." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (May 2023): 19–25. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa15372.

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Abstract:
A partire dalla domanda proposta dall'articolo bersaglio: «Un'impostazione diversa della ricerca potrà poi permettere il passaggio dagli esiti delle indagini scientifiche, ispirandovisi, dei risultati della ricerca?», il presente contributo si prefigge di individuare traiettorie innovative che trovino, in nuovi paradigmi di ricerca, percorsi più funzionali per la diagnosi dei disturbi del neurosviluppo.Focalizzandosi in primo luogo su un piano di analisi metodologico, il contributo esplora come nuovi approcci basati sul paradigma hyperscanning possano offrire una lettura alternativa di tali disturbi come risultato di un processo in divenire, piuttosto che come ancoraggio a categorie prototipiche statiche volte a categorizzare il sintomo/sindrome. Diviene allora centrale cogliere le dinamiche di interpersonal-tuning o linguaggio cooperativo inter-cerebrale per giungere a definire un nuovo oggetto di analisi clinica, rappresentato dalla dinamica e dalla storia di quei sintomi piuttosto che da un ‘fermo-immagine' relativo all'hic et nunc. Sul versante clinico, le ricadute applicative e potenzialmente riabilitative si prefigurano come di indubbio interesse. In questa direzione, occorre che il setting diagnostico possa diventare momento di valutazione della qualità della relazione attraverso la manifestazione sintomatica o la sua assenza, nella reale dinamica che si prefigge di rappresentare, estendendo il fuoco dell'osservazione dal singolo paziente alla diade o al gruppo in interazione. È dunque possibile concludere che il tener conto di dati di ricerca dalla neuropsicologia, dalle neuroscienze e dall'osservazione clinica costituisce senza dubbio una sfida avvincente nel solco di una ridefinizione dei disturbi del neurosviluppo a fini diagnostici.
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Lanza, Anna Maria, Virginia Giannotti, Grazia Ciardulli, and Teresa Iole Carratelli. "Rimembrare, rammentare e ricordare in psicoanalisi. Il "prendere forma del ricordo" nei bambini con disturbi psicosomatici nel pensiero di Adriano Giannotti." PSICOANALISI, no. 2 (January 2011): 53–67. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-002006.

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Abstract:
Le Autrici riflettono sul ruolo che hanno i vari tipi di memoria, implicita, sensoriale, esplicita ed episodica nella formazione dell'Inconscio e nello sviluppo della mente infantile. In particolare evidenziano i principali contributi scientifici di Adriano Giannotti sugli stadi iniziali dello sviluppo infantile normale e patologico e sul ruolo che hanno la madre e la relazione della coppia genitoriale in senso lato come processo trasformativo anche delle memorie corporee indicibili nelle memorie verbali. Le Autrici condividono con Adriano Giannotti l'idea che una visione piů complessa della memoria e dell'inconscio richieda un approccio integrato tra il punto di vista delle neuroscienze e quello psicoanalitico. Il trattamento psicoanalitico del bambino, dell'adolescente e dell'adulto ha permesso ad Adriano Giannotti, come alle Autrici, di studiare il come prendono forma i ricordi nei piccoli pazienti con disturbi psicosomatici, il gioco dialettico tra percezione, rappresentazione e memoria, tra comunicazione inconscia e comunicazione dell'inconscio rimosso e di come la cornice analitica facilita l'acquisizione di uno spazio mentale, dove la creazione di un linguaggio comune č tesa a una co-costruzione del ricordo.
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Lorusso, Maria Luisa, Francesca Foppolo, and Federico Faloppa. "Il progetto MultiMind e i policy report." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (November 2024): 7–31. https://doi.org/10.3280/rip2024oa18576.

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Abstract:
Il progetto "MultiMind - The Multilingual Mind" è stato finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon2020 dell'Unione Europea e costituisce un network europeo di ricerca e formazione sul multilinguismo. Adottando una prospettiva multidisciplinare, si occupa di una serie di tematiche legate al multilinguismo che investono il piano sociale, cognitivo, linguistico, neurobiologico, clinico.Il progetto si è strutturato in diversi sottoprogetti, ognuno dedicato ad una tematica. Alcuni di questi sottoprogetti hanno portato alla produzione di una serie di Policy Reports quale prodotto finale rivolto a decisori e policy-makers. Questi documenti riassumono gli elementi principali dell'analisi delle conoscenze precedenti e delle nuove conoscenze raggiunte e validate tramite le attività del progetto stesso, proponendo alcune raccomandazioni basate sui risultati della ricerca.I Policy Reports qui riportati sono dedicati, nello specifico, alla valutazione e dell'intervento in bambini bilingui con Disturbi del Linguaggio e dell'Apprendimento, al supporto dello sviluppo linguistico e dell'alfabetizzazione nelle diverse lingue parlate, ai bambini e adulti con storia di migrazione che apprendono una L2 in contesti educativi formali.
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Poli, Silvia, Gabriele Cerioli, Peter Comber, et al. "Storie di rinascita: l'esperienza di progetto Itaca. Sentiment e Topic Analysis su un campione di narrative di persone affette da disturbi della salute mentale." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2023): 1–24. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa15309.

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Abstract:
Club Itaca è un servizio offerto da Progetto Itaca Onlus, basato sul modello di Clubhouse International, di riabilitazione psicosociale psichiatrica per persone affette da disturbi di salute mentale Progetto Itaca e Atstrat hanno sviluppato "Storie di Rinascita", una metodologia di intervento volta ad aiutare le persone affette da disturbi della Salute Mentale ad acquisire consapevolezza e ad accettare la propria condizione, progredendo nel percorso di recovery attraverso la scrittura espressiva strutturata in tre atti: "come ero" (passato); "come sono" (presente); "cosa mi ha aiutato a cambiare" (fattori di rinascita). Scopo. L'obiettivo del presente studio è quello di indagare l'espressione emotiva delle narrative di Storie di Rinascita e di individuare gli elementi di rinascita riferiti dalle persone affette da disturbi della Salute Mentale. Metodi. 62 narrative sono state analizzate utilizzando la Sentiment Analysis e la Topic Analysis. Risultati. L'analisi del sentiment evidenzia una media dell'intensità delle parole polarizzate negativamente più elevata nel passato (µ = 1.71 ± 1.28) rispetto al presente (µ = 1.56 ± 0.93); si nota invece un aumento dell'intensità globale positiva da passato (µ = 1.29 ± 0.71) a presente (µ = 1.34 ± 0.80). Rispetto alle emozioni, le parole relative a rabbia, disgusto, paura e tristezza risultano meno intense nel presente (rispettivamente µ = 1.63 ± 1.06; µ = 1.40 ± 0.49; µ = 1.53 ± 0.94; µ = 1.76 ± 1.25), rispetto al passato (rispettivamente µ = 1.31 ± 0.63; µ = 1.12 ± 0.32; µ = 1.42 ± 0.63; µ = 1.47 ± 0.79). La media dell'intensità di gioia, sorpresa e fiducia è invece simile nelle due tipologie di narrazioni. L'Analisi dei Topic ha permesso di individuare i seguenti tre topic relativi ai fattori di rinascita: 1) il Club Itaca, 2) la Rete Sociale e 3) i Fattori Personali. Discussione e conclusione. L'utilizzo di un linguaggio emotivo meno negativo e più positivo quando si riferiscono al presente rispetto a quando parlano del loro passato permette di ipotizzare un miglioramento nella condizione delle persone affette da disturbi della Salute Mentale e una elaborazione positiva delle esperienze difficoltose sperimentate nel passato. Tali cambiamenti sembrano essere favoriti da Club Itaca, dal supporto della rete sociale e dalle proprie capacità personali. Storie di Rinascita risulta un utile strumento per favorire una rielaborazione della condizione di malattia e far prendere coscienza alle persone dei propri progressi. 
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Bastanza, G., R. Gallus, M. De Carlini, et al. "Completare l’adattamento degli apparecchi acustici entro 1 mese dall’identificazione dell’ipoacusia di un bambino." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 1 (2016): 38–44. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1077.

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Abstract:
Grazie al perfezionamento delle procedure diagnostiche e alla diffusione dei programmi di screening uditivo neonatale, la diagnosi di ipoacusia può essere posta con estrema tempestività rispetto ad un passato non troppo lontano. Diventa pertanto fondamentale giungere dalla diagnosi alla corretta applicazione dell’apperecchio acustico in tempi rapidi, in modo da ripristinare la funzione uditiva e consentire lo sviluppo del linguaggio. L’intervento abilitativo precoce di protesizzazione acustica o l’eventuale successiva applicazione dell’impianto cocleare offrono l’opportunità di un regolare sviluppo delle vie uditive centrali e delle aree cerebrali deputate alla ricezione dell’informazione sonora nonchè delle relative connessioni con le aree motorie e articolatorie. L’obiettivo di questo articolo è presentare i risultati di un’analisi strategica che prenda in considerazione i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e i rischi del percorso clinico da seguire per ottenere un’amplificazione precoce in tutti i casi di ipoacusia bilaterale permanente dell’età pediatrica. L’analisi è centrata sulla realtà italiana ed è parte del progetto CCM 2013 finanziato dal Ministero della Salute “Programma regionale di identificazione, intervento e presa in carico precoci per la prevenzione dei disturbi comunicativi nei bambin con deficit uditivo”.
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Gombi, Diego, Massimo Improta, and Rinaldo Sacchetti. "Le tecnologie che consentono ad una persona diversamente abile la gestione di un personal computer e l'ambiente domestico: l'esperienza del Centro Protesi Inail." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 92 (February 2011): 12–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092002.

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Abstract:
Da oltre dieci anni il Centro Protesi INAIL (di seguito CPI), uno dei maggiori poli italiani per la progettazione, la realizzazione e l'applicazione di protesi, ortesi e ausili, ha inserito tra i suoi servizi quello della consulenza e della fornitura di ausili informatici e domotici. Questo servizio, nato da una sperimentazione in Emilia Romagna poi espanso a tutto il territorio Italiano attraverso l'area Ausili Informatici e domotici (AID), č rivolto principalmente a quegli utenti cui un infortunio sul lavoro ha causato gravi menomazioni fisiche, ed ha lo scopo di consentire all'utenza diversamente abile un completo controllo di un ambiente informatico e dell'ambiente domestico, sopperendo alle limitazioni imposte dall'infortunio con apparecchiature ad elevato contenuto tecnologico, o con l'utilizzo "speciale" di apparecchiature standard. La maggioranza dei casi trattati dall'AID riguarda utenti con limitata o assente mobilitŕ degli arti superiori (lesioni midollari alte parziali o complete, traumi da schiacciamento, lesioni neurologiche, esiti di amputazioni, ecc.); piů di recente la casistica si č arricchita di lesioni sensoriali (principalmente problemi a carico della vista), disturbi post traumatici del linguaggio (afasia, ecc.) e problematiche cognitive (solitamente unite a problematiche motorie in esiti di trauma cranico). Dopo una panoramica dei principali sistemi in commercio e delle procedure utilizzate dall'Inail per la fornitura degli ausili informatici e domotici saranno presentati alcuni casi studio ad esempio delle diverse tipologie di soluzioni per accrescere le potenzialitŕ di comunicazione e di autonomia dei diversi utenti disabili.
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Mezzadri, Marco, and Paola Vecchio. "ACCESSIBILITÀ E INCLUSIVITÀ NELLA CERTIFICAZIONE LINGUISTICA: UNO STUDIO DI CASO NELL’ITALIANO L2." Italiano LinguaDue 15, no. 2 (2023): 304–27. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/21952.

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Abstract:
Questo contributo ha lo scopo di presentare il progetto di adattamento, in risposta a bisogni educativi speciali, delle procedure di gestione e somministrazione del test Progetto di Lingua Italiana Dante Alighieri (PLIDA) per l’italiano come lingua straniera. Le ipotesi di adattamento sono state testate attraverso un esperimento condotto in un contesto coeso e relativamente uniforme per quanto riguarda l’età, l’origine e il ruolo sociale dei partecipanti del gruppo sperimentale e dei membri del gruppo di controllo. In questa sede, vengono forniti alcuni dati iniziali, che riteniamo possano essere utili per promuovere lo sviluppo di una riflessione sull’applicazione di adattamenti volti a migliorare l’accessibilità del test di certificazione e, di conseguenza, renderlo più inclusivo, con particolare attenzione ai candidati con bisogni educativi speciali, in particolare quelli con disturbi dell’apprendimento e del linguaggio.
 
 Accessibility and inclusiveness in language certification: a case study in Italian L2
 
 This contribution aims to present the adaptation project, in response to special educational needs, of the management and submission procedures of the Dante Alighieri Italian Language Project (PLIDA) test for Italian as a foreign language. The adaptation hypotheses have been tested through an experiment carried out in a cohesive and relatively uniform context in terms of age, origin, and social role of the experimental group test takers and the control group members. Some initial data are provided, which we believe can be useful for promoting an ongoing reflection on the application of adaptations aimed at improving the accessibility of the certificate test and, consequently, making the test more inclusive, with a focus on candidates with special educational needs, especially those with learning and language disorders.
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Villani, Maria Rosaria, Marco Pascucci, Giovanni Barone, Matteo Giordano, and Angelo De Giorgi. "Confronto clinico e psicodiagnostico tra pazienti affetti da disturbo da uso di oppiacei, affetti da disturbo bipolare e pazienti affetti da entrambe le patologie, in trattamento." MISSION, no. 55 (July 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/mis55-2020oa10735.

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Abstract:
Introduzione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la Comorbilità o Doppia Diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive ed un altro disturbo psichiatrico (OMS, 1995). Per quanto piuttosto criticata tale definizione consente di individuare una popolazione di pazienti le cui caratteristiche psicopatologiche appaiono peculiari e molto spesso di difficile ed non univoca interpretazione diagnostica; da tali difficoltà discendono frequentemente diatribe ideologico culturali e reali difficoltà di intervento terapeutico che mantengono queste persone in una condizione di equilibrio precario con elevati costi in termini sanitari e di mancata produttività lavorativa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che cercano di coniugare ipotesi etiopatogenetiche di area psichiatrica con vie neurotrasmettitoriali più tipicamente associate al mondo delle dipendenze patologiche, delineando una specifica cultura psicopatologica che cerchi di dare risposte a quesiti diagnostici di difficile soluzione. Tra i vari modelli che cercano di chiarire le associazioni etiopatogenetiche comuni a dipendenze ed altri disturbi mentali quello che forse appare più completo è l'ipotesi della "disregolazione omeostatica edonica" (la disedonia), correlato fenomenologico delle dipendenze e della malattia mentale che allo stesso momento spiegherebbe la maggiore frequenza di dipendenza nei soggetti con spettro bipolare (inteso anche come tratto temperamentale) come anche del discontrollo degli impulsi o dell'incapacità a prevedere le conseguenze dei propri agiti. In questo solco si inserisce il nostro studio con l'intento di fornire un contributo alla creazione di un linguaggio neurocomportamentale specifico per il mondo delle dipendenze.   Scopo e Metodi End point primario del nostro studio è quello di identificare attraverso la frequenza nel SCL-90R, di specifiche dimensioni sintomatologiche attribuibili a specifiche popolazioni di pazienti. In seconda istanza abbiamo indagato l'eventuale esistenza di caratteristiche psicopatologiche comuni tra pazienti con patologia di spettro bipolare e dipendenza; in ultimo abbiamo valutato l'impatto della doppia diagnosi sul funzionamento globale dell'individuo. Abbiamo arruolato tre coorti di pazienti: soggetti eroinomani senza altra psicopatologia, eroinomani con disturbo bipolare, soggetti affetti da disturbo bipolare senza dipendenza, tutti provenienti dai Ser.D e DSM della provincia di (…...) La diagnosi è stata formulata attraverso il criterio dell'osservazione clinica, supportata da strumenti psicodiagnostici (MMPI-1, SCID 2) ed esami laboratoristici (esami tossicologici urinari). Le dimensioni sintomatologiche prevalenti sono state indagate con la SCL 90R.   Risultati Non sono emersi dati significativi relativi ad una specifica dimensione psicopatologica per i soggetti affetti da Disturbo da uso di sostanze. Tra le sottoscale del SCL-90, l'ANX è la dimensione comune rilevata tra eroinomani bipolari (doppia diagnosi) e bipolari. Nel confronto tra i tre gruppi (eroinomani senza comorbilità, eroinomani bipolari, bipolari) valutati globalmente, il gruppo meno disfunzionale è risultato quello degli eroinomani. La ridotta estensione dei campioni esaminati non ci permette di pervenire a risultati definitivi richiedendo ulteriori studi in tal senso.
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Gorla, Gioia. "Prima e dopo la legge 180: una psicologa in manicomio." SETTING, no. 28 (May 2010): 41–58. http://dx.doi.org/10.3280/set2009-028006.

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Abstract:
L'Associazione di Studi Psicoanalitici (A.S.P.) ha ricordato il 24 ottobre 2009 Teresa Piacentini Corsi, psicoanalista e pediatra, scomparsa nel 2008, fondatrice dell'Associazione e psicoanalista che ha influenzato con la sua opera molti allievi e colleghi. Per il suo tempo Teresa Piacentini Corsi č stata un'innovatrice, una voce diversa in sede clinico-teorica, che ha saputo affrontare temi che sarebbero emersi nella psicoanalisi molti anni dopo, quali le tecniche dell'approccio relazionale e l'attenzione alla differenza di genere nel setting clinico. I due articoli qui pubblicati costituiscono gli interventi presentati da Eugenia Omodei Zorini e Claudia Zanardi il 24 ottobre 2009 in suo ricordo, lasciati nella loro forma spontanea ed emozionale in cui sono stati pronunciati, essi descrivono, attraverso i suoi scritti e le esperienze dirette di lei da parte delle Autrici, il vasto appassionato lavoro di Teresa nei campi della psicoanalisi individuale, di gruppo e nelle Istituzioni. Gli articoli mostrano anche il caldo e profondo legame delle Autrici con un'analista intuitiva, brillante, aperta; una straordinaria maestra, ed una libera pensatrice. Viene anche riproposto in questa sede un articolo del 1994 di Teresa Piacentini Corsi e Claudia Zanardi, scelto tra molti altri perché incentrato sullo sviluppo psichico femminile e sulla comunicazione pre-verbale nella relazione analitica, uno dei principali temi di interesse di Teresa. Esso prende in considerazione i sintomi del corpo delle donne come voci del conflitto tra l'attaccamento inconscio a vecchie identificazioni trasmesse per via intergenerazionale e i nuovi modelli di identitŕ femminile della societŕ in trasformazione. I disturbi alimentari delle donne sono ascoltati come linguaggio del corpo in una cornice psicologica/ sociale che legge gli esempi clinici attraverso la teoria psicoanalitica e quella del femminismo. Č grande l'affetto con cui tutti noi ricordiamo Teresa Piacentini Corsi.
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Erbetta, A., J. Bernbaum, R. A. Zimmerman, and J. A. D'Agostino. "Studio neuroradiologico delle lesioni focali ischemiche nei nati a termine e correlazioni cliniche." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (1997): 66. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s224.

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Abstract:
I danni cerebrali in epoca perinatale sono una delle più importanti cause di deficit neurologico nei neonati a termine. Possono essere diffusi o focali con aspetti anatomopatologici e neuroradiologici differenti a seconda del grado di maturazione cerebrale e del tipo di eziologia. Abbiamo eseguito una valutazione retrospettiva degli aspetti neuroradiologici e clinici di neonati con danni cerebrali focali, avvenuti nel periodo perinatale per processi trombo-embolici di varia eziologia. Materiali e metodi. La storia clinica di 21 neonati, ricoverati presso il Children's Hospital di Philadelphia (14 femmine e 7 maschi) con un danno cerebrale focale, avvenuto in epoca perinatale è stata rivista e correlata con gli esami neuroradiologici disponibili (20 RM, 1 CT). Risultati. L'indagine ha dimostrato infarti ischemici nel territorio dell'arteria cerebrale media in 15 neonati (9 a sinistra, 2 a destra e 4 da entrambi i lati); in 6 di questi pazienti ha dimostrato anche danni di tipo diffuso, quali la leucomalacia periventricolare (3 neonati) e alterazioni di segnale nei gangli della base (3 pazienti). In tale gruppo i fattori predisponenti sono stati, oltre a complicazioni durante il parto, cardiopatia congenita in 3 casi, sindrome da aspirazione di meconio in 2 casi. Infarti emorragici dovuti a trombosi venosa si sono verificati in 4 pazienti. In 2 casi erano presenti infarti corticali nei territori di confine. Per ciò che riguarda gli aspetti clinici, abbiamo riscontrato paralisi cerebrale e ritardo del linguaggio solo nel gruppo con danni nel territorio dell'arteria cerebrale media (12/15 e 7/15 rispettivamente) e nel gruppo con infarti venosi (3/4 e 1/4). Disturbi visivi erano presenti sono nel primo gruppo con infarti arteriosi (3/15). Conclusioni. I reperti neuroradiologici hanno permesso di categorizzare i danni cerebrali nei nati a termine nel modo seguenti: infarti nel territorio dell'arteria cerebrale media, con o senza danno cerebrale diffuso, infarti di origine venosa, infarti corticali nei territori di confine da ipotensione. Gli aspetti clinici sono in discreta correlazione con quelli neuroradiologici.
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Muccinelli, Michele, Martina Casprini, and Michela Castellucci. "Bilinguismo e disturbo primario di linguaggio." QUADERNI ACP 30, no. 5 (2023): 228. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2023.228-230.

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Abstract:
Language production is a developmental stage whose delay in acquisition often causes great concern to parents, and requests for assessment appear increasingly early and numerous. This phenomenon appears even more pronounced for bilingual children in whom not only families but also the contexts in which they are included often cause alarm. One goal of this article is to create a space for reflection on the timing of intervention and expected language development in monolingual and bilingual children. We will start with the definitions of Primary Language Disorder (PDL), bilingualism, and what may be false beliefs that are increasingly ingrained in common thinking.
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Cheli, Mariagnese, and Salvatore Busciolano. "Il ruolo del Trauma e del Linguaggio nel sistema penale minorile." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (January 2022): 116–31. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002011.

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Abstract:
L'articolo mette in luce la necessità di una prospettiva trauma orientata nell'ambito degli interventi sui minori devianti perché la letteratura scientifica evidenzia sempre più come, da un lato, il Disturbo di Personalità Antisociale (Dpa) possa collegarsi a una storia traumatica e, dall'altro, come i ragazzi reduci da esperienze sfavorevoli infantili (Esi) più frequentemente possono avere condotte devianti. Questo orientamento porta a modificare l'approccio ai ragazzi all'interno di una nuova e necessaria progettualità sistemica che parte dalla giustizia minorile fino a toccare tutti gli attori istituzionali coinvolti e le famiglie dei minori, una progettualità coerente e condivisa negli obiettivi, nelle prescrizioni e nelle azioni. In questa progettualità è fondamentale, all'interno del processo minorile, il ruolo di un linguaggio istituzionale comprensibile ai ragazzi, medium necessario per attivare una relazione che porti a una corretta assunzione delle proprie responsabilità, per poter riattivare un itinerario educativo efficace.
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Suozzi, Alice, and Gloria Gagliardi. "I pronomi clitici e la diagnosi del Disturbo del Linguaggio in età evolutiva: sull’utilizzo del clitico “ci”." CHIMERA: Revista de Corpus de Lenguas Romances y Estudios Lingüísticos 9 (July 31, 2022): 265–87. http://dx.doi.org/10.15366/chimera2022.9.012.

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Abstract:
According to the scientific literature, the impaired production of third-person clitics represents a signature of Developmental Language Disorder in Italian-speaking children. Building upon previous findings, this paper aims at investigating the potential role of the Italian ci morpheme as a clinical marker for the disorder. To this goal, we developed a novel elicitation test focused on the pronoun to explore its production by five-year-old typically developing children. Our findings, though preliminary, are relevant to shed light i) on the acquisitional patterns of this morpheme and ii) on a methodological issue, namely the difficulty of eliciting non-obligatory elements.
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Boros, Amedeo, and Rossana Betti. "Persone in silenzio, corpi che parlano, linguaggi da interpretare. Uno sguardo antropologico sulle cornici culturali dei Disturbi dell'Alimentazione." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (May 2024): 125–37. http://dx.doi.org/10.3280/psp2024-001009.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema dei Disturbi dell'Alimentazione (DA) nel "mondo occidentale", evidenziando il complesso intreccio tra cultura e alimentazione, attraverso un'analisi socio-antropologica delle cornici culturali in campo. La ricerca, che è basata sull'approccio antropologico-interpretativo, mette in luce alcune delle complesse dinamiche culturali, sociali e sim-boliche, coinvolte nel modellare i rapporti delle persone con l'alimentazione, attraverso l'approfondimento da un lato di questioni emerse in letteratura, all'altro di un serie di interviste semi-strutturate, rivolte a professionisti e professioniste impegnate nella cura di persone con un DA. Gli autori esplorano i temi della speranza e della riparazione, a parti-re dal ruolo che giocano sia per le pazienti, che per i loro familiari, e altri concetti chiave, fra cui quello di rimediazione, di tolleranza per l'incertezza, di desiderio e di fiducia, fondamentali, nell'interpretazione delle cornici culturali, per i percorsi di guarigione.
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Geloso, Livia. "Riflessioni sul trauma in analisi bioenergetica. Presentazione di un caso." GROUNDING, no. 1 (June 2011): 41–52. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-001005.

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Abstract:
Il contributo ha lo scopo di gettare un rapido sguardo d'insieme sulle molteplici implicazioni che la tematica relativa al trauma ha per l'analisi bioenergetica: la revisione del concetto di "catarsi" e del suo uso pratico; la riflessione sui vari significati della nozione di "corpo"; le questioni del "modello bi-personale" in analisi bioenergetica e della "alleanza terapeutica"; l'integrazione degli studi sul trauma con l'analisi bioenergetica; la critica della definizione del Dsm-IV di Disturbo da Shock Post-Traumatico (Dpts); la necessitŕ di raccogliere il nostro materiale sul tema; l'attenzione al ciclo di vita e l'interesse per il linguaggio metaforico; la definizione di "intelligenza istintuale" per tutte le occasioni in cui Lowen parla di "saggezza del corpo" in relazione al rinnovamento del concetto di "istinto" attualmente in atto anche grazie agli studi neurobiologici sui "neuroni a specchio", quelli sul "Sistema Nervoso Enterico" e quelli sul "Nervo Vago e il Sistema Nervoso Autonomo Triuno"; il dibattito su "civilizzazione/Wilderness-Wildnis", sulla "crisi della modernitŕ" e sulla "sfida della complessitŕ". Il contributo si conclude con l'esposizione di un caso clinico di molestie sessuali.
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Bhattacharya, Usree, Wisnu Pradana, Xing Wei, et al. "Medical communication and advocacy through eye-tracking AAC: Implications for applied linguistics." EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 9, no. 1 (2022): 71–90. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.15.1.266.

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Abstract:
EN Historically, individuals with Rett syndrome, a rare neurodevelopmental disorder, have been cast as “silent angels,” “nonverbal,” and “speechless.” As a consequence, they have not been consulted in their medical care. Recently, however, augmentative and alternative communication (AAC) devices that use eye-tracking technology have facilitated communication for individuals with Rett syndrome. Yet, no prior research has investigated how such communication occurs within medical settings. Through an applied linguistics lens that centers the analysis of language use, we construct a case report capturing how Kalika, a child with Rett syndrome, offers medical information. Kalika’s device-mediated language use suggests multiple implications for applied linguistics scholars and language educators, including: broadening notions of speaking, increasing consideration of AAC, exploring more device-mediated language use, extending multimodal considerations, nuancing notions of communicative competence, presuming competence, and, last but not least, more deliberately espousing principles of linguistic justice in our field. Key words: RETT SYNDROME, EYE TRACKING, AUGMENTATIVE AND ALTERNATIVE COMMUNICATION (AAC), DISABILITY, MEDICAL COMMUNICATION ES Históricamente, los individuos con síndrome de Rett, un trastorno raro del desarrollo neurológico, han sido presentados como “ángeles silenciosos”, “no verbales” y “mudos”. Como consecuencia, estos individuos no han sido atendidos en consulta médica. Recientemente, los dispositivos de comunicación aumentativos y alternativos (AAC) que utilizan tecnología de seguimiento ocular han facilitado la comunicación de individuos con síndrome de Rett. Sin embargo, ningún estudio ha investigado cómo se produce dicha comunicación en entornos médicos. Desde la perspectiva de la lingüística aplicada que analiza el uso del lenguaje, construimos un caso clínico que captura cómo Kalika, una niña con síndrome de Rett, proporciona información médica. El lenguaje mediado por dispositivos de Kalika sugiere implicaciones para académicos de lingüística aplicada y educadores del lenguaje, que incluyen: ampliar las nociones del discurso y la consideración de AAC, explorar más el uso del lenguaje mediado por dispositivos, ampliar las consideraciones multimodales, matizar las nociones de la competencia comunicativa, suponer competencia y apoyar deliberadamente los principios de justicia lingüística. Palabras clave: SÍNDROME DE RETT, SEGUIMIENTO OCULAR, COMUNICACIÓN AUMENTATIVA Y ALTERNATIVA, DISCAPACIDAD, COMUNICACIÓN MÉDICA IT Storicamente le persone con la sindrome di Rett, un raro disturbo del neurosviluppo, sono state considerate "angeli silenziosi", "non verbali" e "senza parole"; questo ha comportato che non venissero consultati per le loro cure mediche. Di recente, però, i dispositivi di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) con tecnologia eye-tracking hanno facilitato la comunicazione di queste persone. Nessuna ricerca ha però indagato come tale comunicazione avvenga in contesti medici. Utilizzando una prospettiva di linguistica applicata che analizza l’uso del linguaggio, presentiamo un caso che illustra come Kalika, una bambina con la sindrome di Rett, offra informazioni mediche. Il linguaggio di Kalika, mediato da dispositivi, suggerisce, tanto agli studiosi di linguistica applicata quanto docenti ed educatori in ambito linguistico, molteplici implicazioni per ampliare le nozioni di parlato e la considerazione della CAA, approfondire l'uso del linguaggio mediato da dispositivi, estendere le considerazioni multimodali, dettagliare le nozioni di competenza comunicativa, presumere la competenza, e sostenere in modo deliberato i principi di giustizia linguistica nel nostro campo. Parole chiave: SINDROME DI RETT, EYE TRACKING, COMUNICAZIONE AUMENTATIVA E ALTERNATIVA CAA, DISABILITÀ, COMUNICAZIONE MEDICA
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Miklósi, Márta, Zsolt László Bereczki, and Katalin Tóth. "Young inmates with invisible disabilities in the Hungarian correctional system. Preliminary results of a pilot research." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 24, no. 3 (2024): 114–20. https://doi.org/10.36253/form-16621.

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Abstract:
In our study, we unveil the pioneering results of a pilot study of prisoners in Hungary, a significant step towards addressing the challenge of constructive life management. Our aim was to estimate the number of people in Hungarian correctional institutions and prisons affected by invisible disabilities, especially in reading, comprehension, and social skills, using the standardised Hungarian reading scale of I. Meixner, the Vannai reading comprehension survey, and the AQ questionnaire. We discovered that written language impairment was the most prevalent among the subjects studied, with no 100% results in the area of text comprehension even for the graduate completer. This motivates us to delve deeper into the investigation of working memory. Considering the pilot study's results, we are excited to announce our plan for a comprehensive national study in 2024-2025, which will significantly contribute to our understanding of this issue. I giovani detenuti con disabilità invisibili nel sistema penitenziario ungherese. I risultati preliminari di una ricerca pilota. Nel nostro studio, riportiamo i risultati di uno studio pilota sui detenuti in Ungheria, un passo importante per affrontare la sfida della gestione costruttiva della loro vita. L’ obiettivo è stato quello di studiare il numero di persone detenute in Ungheria, che sono affette da disabilità invisibili, in particolare nella lettura, nella comprensione e nelle abilità sociali. Lo studio ha utilizzato la scala di lettura ungherese standardizzata di I. Meixner, l'indagine sulla comprensione della lettura di Vannai e il questionario AQ. Lo studio ha evidenziato che il disturbo del linguaggio scritto era maggiore, nella comprensione del testo nessuno. Nessuno, neanche i laureati, ha raggiunto il 100%. Alla luce dei risultati dello studio pilota, lo studio nazionale sarà completato nel periodo completo 2024-2025, nella convinzione che esso possa contribuire alla comprensione del fenomeno.
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Andreetta, Sara, and Andrea Marini. "Narrative assessment in patients with communicative disorders." July 14, 2022. https://doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Abstract:
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Palladino, Ruth Ramalho Ruivo, Luiz Augusto de Paula Souza, Mara Lucia Pallotta, Rogério da Costa, and Maria Claudia Cunha. "Dormire, mangiare e parlare: legame simbolico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 2, 2021, 153–70. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/legame-simbolico.

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Abstract:
Il sonno, il cibo e il linguaggio sono pilastri della vita sana dei bambini, si intrecciano dalla nascita e costituiscono la struttura dinamica dello sviluppo del bambino. Questi sono gli effetti di condizioni interdipendenti: organiche, psichiche e sociali, che coinvolgono il bambino e derivano, contemporaneamente, da eredità organiche e simboliche. Quest’ultimo sovradetermina e modula l’interazione del bambino con l’ambiente, specialmente con l’altro essere umano che è lì. Questo patrimonio traccerà modelli di condotta e comportamento che spesso possono contribuire a cambiamenti che compromettono, in una certa misura, lo sviluppo generale del bambino. Nella clinica pediatrica, la descrizione dei disturbi dello sviluppo, dal più mite al più grave, include, di regola, aspetti alimentari, del sonno e del linguaggio, il che suggerisce, quindi, una triade di base, interrogando i medici sulla possibilità che ci sia, più di una semplice coincidenza, una correlazione tra funzioni biologiche fondamentali. Se questo è il caso, sarà importante per il clinico appropriarsi di questa prospettiva, poiché l’implicazione determinerà probabilmente particolarità nelle procedure diagnostiche e di trattamento. In questa direzione, vale la pena approfondire e discutere lo sviluppo di queste funzioni (sonno, dieta, linguaggio), cercando di chiarire la loro correlazione costitutiva, il legame tra di loro.
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Silva, Fagner Pereira da. "Intervento di logopedia in pazienti con diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività: revisione integrativa." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, June 21, 2022, 157–74. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/intervento-di-logopedia.

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Abstract:
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) può essere caratterizzato come un disturbo neurobiologico, con cause genetiche, che presenta, tra i sintomi principali, disattenzione, comportamenti irrequieti, nonché problemi di impulsività. Questo disturbo compare durante l’infanzia e può accompagnare l’uomo durante tutto il suo ciclo di vita. Il trattamento può essere effettuato attraverso l’associazione di farmaci, psicoterapia e logopedia, soprattutto quando si osservano disturbi del linguaggio o problemi di scrittura. In questo contesto, il presente articolo si pone come domanda guida: come può agire la logopedia per ridurre i problemi causati dal disturbo da deficit di attenzione e iperattività? Pertanto, l’obiettivo principale di questa ricerca è analizzare, attraverso la letteratura già pubblicata, l’intervento della logopedia in pazienti con diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Per la fondazione della ricerca è stato necessario svolgere una ricerca bibliografica integrativa, analizzando diverse teorie relative all’intervento della logopedia nelle persone con ADHD. Per questo sono state effettuate ricerche nelle banche dati: Scielo, Pubmed, Lilacs e Medline. Si conclude attraverso questa ricerca che le prestazioni dei logopedisti in individui con diagnosi di ADHD forniscono una significativa riduzione dei comportamenti multipli, aiutando in modo significativo per quanto riguarda la lotta alle principali difficoltà di questi individui, come i problemi di attenzione e impulsività, oltre all’assistenza a genitori o tutori di persone con ADHD.
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Viviana, Perfetto, and D'Ambrosio Antonio. "La riabilitazione con tecniche cognitivo-comportamentali nel paziente con sindrome di asperger per una transizione nell’etá adulta." Journal of Advanced Health Care, May 18, 2020. http://dx.doi.org/10.36017/jahc2005-005.

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Abstract:
E’ stata ormai ampiamente dimostrata l’efficacia delle tecniche cognitivo – comportamentali in moltissimi disturbi di natura psichiatrica, ma ancora oggi le evidenze lasciano una zona d’ombra sull’applicazione di questi interventi ai disturbi generalizzati dello sviluppo. Questo studio si propone quindi di individuare e trattare alcune delle problematiche tipicamente presenti in questi soggetti, riconducibili alle aree del contatto visivo, della risposta al nome, e del linguaggio espressivo e recettivo. Il campione è rappresentato da dieci pazienti adolescenti con diagnosi di Sindrome di Asperger, afferenti al PAIDèS (polo aziendale di intervento sui disturbi generalizzati dello sviluppo) dell’ASL Napoli 2. Per ogni paziente, valutato utilizzando ADI-R e ADOS, sono stati individuati tre obiettivi mediante la compilazione di un’apposita check list; lo scopo dello studio è quello di stimare l’apprendimento di tali abilità su breve termine, verificando se l’utilizzo di tecniche cognitivo – comportamentali rappresenti un metodo più rapido per migliorare alcuni aspetti del comportamento e dell’interazione in questi soggetti. Gli obiettivi sono stati concordati con i genitori dei pazienti, in modo tale da evidenziare gli aspetti maggiormente problematici ed individuare target terapeutici raggiungibili in un breve periodo di tempo. L’ADI-R e l’ADOS si sono rivelati ottimi strumenti di valutazione, completi e complementari, che consentono una visione ampia del passato e del presente dei pazienti coinvolti; la check list è stata invece utilizzata durante i primi incontri per individuare gli obiettivi su cui impostare il lavoro successivo, ed alla fine dello studio per poterne valutare l’effettivo raggiungimento. E’ previsto, infine, un follow up a 6 mesi con ADOS e check list per valutare il mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti.
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Sergio, Vighetti, Piedimonte Alessandro, Carlino Elisa, Frisaldi Elisa, and Teresa Molo Maria. "Misure elettrofisiologiche dell'efficacia della riabilitazione attraverso neurofeedback in una popolazione afasica (Electrophysiological measures of efficacy in neurofeedback rehabilitation of aphasic patients)." May 2, 2018. https://doi.org/10.13135/2532-7925/2710.

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Abstract:
<strong>Journal of Biomedical Practitioners - JBP</strong> <strong>English Abstract</strong><strong>&nbsp;</strong> Objective. The following study investigated the effects, measured by a quantitative analysis of the cerebral frequencies (qEEG) of a clinical protocol consisting of 20 neurofeedback sessions on patients affected by aphasia divided in three groups: one experimental group who received real neurofeedback session, a placebo group and a natural history group. Materials and methods. 30 patients have been randomly divided in three groups (N = 10): one experimental group who received real neurofeedback sessions (Neurofeedback Verum, NFV), a placebo group who observed registered videos instead of real neurofeedback recordings (Neurofeedback Placebo, NFP) and a natural history group who didn&rsquo;t receive any kind treatment (Natural History, NH). The neurofeedback sessions, 20 minutes long and two times per week, were based on the increase of alpha (8-12 Hz) as well as beta (12-20 Hz) frequencies. All patients were tested with qEEG before the beginning of the therapy (TEST) and after the end of the therapy (RETEST). Results. An increase of the frequencies beta 1 (12-20 Hz) in T5 and beta 2 (16-20 Hz) in T3 has been observed only in the group NFV while no change in the qEEG has been observed in the placebo (NFP) or natural history (NH) group. Discussions. The increase in beta 1 and 2 frequencies in the left temporal lobe only in the experimental group NFV indicates a possible influence of the treatment on the damaged areas after the stroke in aphasic patients. Indeed, it has been shown how the beta rhythm, in particular beta 2, is linked to the cognitive-attentive cerebral level but also to the elaboration of language. Furthermore, this frequency band is a measure of the brain damage in aphasic patients where is less represented in the central and posterior areas of the left hemisphere (thus including the temporal electrodes). Conclusions. Even though neurofeedback is used in the treatment of different neuropsychiatric disorders, there are still no systematic studies on this technique, in particular in aphasic patients. The present study represents the first step in standardizing a clinical neurofeedback protocol and collect objective data from qEEG in experimental as well as placebo groups. <strong>Italian Abstract</strong> Obiettivo. Il seguente studio si propone la valutazione di un protocollo clinico di neurofeedback di 20 sedute su pazienti affetti da afasia attraverso una misurazione quantitativa delle frequenze cerebrali (qEEG) effettuata all&rsquo;inizio ed alla fine del trattamento e confrontando il risultato tra tre gruppi di pazienti: un gruppo sperimentale che ha effettuato vere sedute di neurofeedback, un gruppo placebo ed un gruppo di storia naturale. Materiali e metodi. 30 pazienti sono stati divisi in modo casuale in tre gruppi (N = 10): un gruppo sperimentale che ha seguito vere sessioni di neurofeedback (Neurofeedback Verum, NFV), un gruppo placebo che ha effettuato sessioni di finto neurofeedback osservando un video registrato (Neurofeedback Placebo, NFP) ed un gruppo di storia naturale che non ha seguito alcun tipo di neurofeedback (Natural History, NH). Le sessioni di neurofeedback, della durata di 20 minuti e della frequenza di due volte a settimana, sono state impostate sull&rsquo;aumento delle frequenze alpha (8-12 Hz) e beta (12-20 Hz). Tutti i pazienti sono stati testati, attraverso il qEEG, prima dell&rsquo;inizio della terapia (TEST) e subito dopo la sua conclusione (RETEST). Risultati. Nel solo gruppo NFV &egrave; stato osservato un aumento delle frequenze beta 1 (12-20 Hz) sulla derivazione T5 e della frequenza beta 2 (16-20 Hz) sulla derivazione T3. Negli restanti due gruppi di controllo, placebo (NFP) e storia naturale (NH), non &egrave; stato rilevato alcun cambiamento a livello del qEEg. Discussioni. L&rsquo;aumento nelle frequenze beta 1 e beta 2 a livello del lobo temporale sinistro ottenuto nel solo gruppo sperimentale NFV indica una possibile influenza del trattamento sulle aree danneggiate dallo stroke nei pazienti afasici: &egrave; stato dimostrato come il ritmo beta, soprattutto beta 2 sia legato al livello attentivo-cognitivo cerebrale, nonch&eacute; dell&rsquo;elaborazione del linguaggio e come questa banda di frequenza sia una misura del danno cerebrale nei pazienti afasici, dove risulta deficitaria soprattutto a livello centrale e posteriore dell&rsquo;emisfero sinistro (includendo dunque le derivazioni temporali). Conclusioni. Nonostante Il neurofeedback venga usato nel trattamento di diversi disturbi neuropsichiatrici non sono ancora presenti studi sistematici, in particolare nei disturbi afasici. Il presente studio rappresenta il primo tentativo di standardizzare un protocollo terapeutico di neurofeedback e confrontare risultati oggettivi ottenuti attraverso il qEEG tra un gruppo sperimentale ed un gruppo placebo. <strong>Download free Full text&nbsp;</strong>https://www.ojs.unito.it/index.php/jbp/article/view/2710/2495
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Campos, Carlos Palmeira, and Myrian Abecassis Faber. "Il ruolo dell’insegnante nella diagnosi precoce dei bambini dislessici." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, July 15, 2022, 05–18. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/bambini-dislessici.

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Abstract:
La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che ha origine nei sistemi cerebrali responsabili dell’elaborazione fonologica, interessando il dominio del linguaggio, la capacità di simbolizzare, leggere e scrivere. Ad oggi, gli studi indicano la dislessia come un disturbo cronico, tuttavia, una volta diagnosticata precocemente, possono essere effettuati interventi multidisciplinari in grado di fornire un migliore sviluppo cognitivo e intellettuale e, di conseguenza, migliorare la qualità della vita dell’individuo. Sulla base di questo presupposto, la domanda guida di questo studio è: qual è il ruolo dell’insegnante nella diagnosi precoce della dislessia? Pertanto, l’obiettivo era affrontare questa carenza e presentare come l’insegnante può contribuire al riconoscimento e alla diagnosi precoce dei bambini dislessici. Per questo è stata condotta una ricerca bibliografica nelle banche dati del Biblioteca Virtuale della Salute (BVS) e SCIELO e in riviste di educazione scientifica, articoli scientifici, libri, tra gli altri, da cui è stato possibile concludere che, per superare la dislessia negli studenti, azioni che promuovere la diagnosi precoce e fornire il supporto di professionisti qualificati. Per questo, i professionisti dell’istruzione devono avere una formazione adeguata, nonché abilità e abilità. Spetta inoltre al governo sviluppare politiche che incoraggino e contribuiscano alla diagnosi precoce della dislessia e alla formazione continua degli insegnanti.
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