Academic literature on the topic 'Esposizione a rischio'

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Journal articles on the topic "Esposizione a rischio"

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Moylan, Carrie A., Todd I. Herrenkohl, Cindy Sousa, Emiko A. Tajima, Roy C. Herrenkohl, and M. Jean Russo. "Gli effetti del maltrattamento infantile e dell'esposizione alla violenza domestica sui problemi comportamentali internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2011): 11–32. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-003002.

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Abstract:
Questo studio esamina gli effetti del maltrattamento infantile e dell'esposizione alla violenza domestica in infanzia sui comportamenti internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza. I dati per queste analisi provengono dal Lehigh Longitudinal Study, uno studio prospettico su 457 giovani volto a valutare gli esiti della violenza familiare e la resilienza negli individui e nelle famiglie. I risultati mostrano che il maltrattamento infantile, la violenza domestica ed entrambi in combinazione (ossia doppia esposizione) aumentano il rischio per il bambino di esiti internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza. Una volta tenuto conto dei fattori di rischio associati con fattori stressanti aggiuntivi nella famiglia o nell'ambiente circostante, solo quei bambini con una doppia esposizione riportavano un rischio elevato di incorrere negli esiti studiati rispetto ai giovani non esposti. Tuttavia, sebbene vi fossero delle differenze osservabili nella predizione degli esiti per i bambini con una doppia esposizione rispetto a quelli con una singola esposizione (ossia, solo maltrattamento o solo esposizione alla violenza domestica) queste differenze non sono risultate statisticamente significative. Le analisi hanno mostrato che gli effetti dell'esposizione per i maschi e le femmine sono statisticamente comparabili.
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Acampora, S. "Tonometria Intradiscale Lombare." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 45–47. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s109.

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Abstract:
L'autore riporta una nuova tecnica per verificare il grado di degenerazione del disco intervertebrale prima d'iniettare l'enzima in corso di chemonucleolisi. Tale tecnica consiste nell'iniettare un bolo di 0,3 cc di soluzione salina nel disco intervertebrale attraverso l'ago per la chemonucleolisi collegato ad un elettromanometro. Le variazioni della pressione intradiscale, dopo l'infusione rapida, vengono registrate per almeno 2 minuti. I vantaggi di questa nuova metodica sono: la ridotta esposizione del paziente alle radiazioni ed al mezzo di contrasto; l'assenza di rischio di interazione tra Chimopapaina e mezzo iodato; il risparmio di tempo, non dovendo attendere prima d'iniettare l'enzima proteolitico e la ridotta quantità di soluzioni iniettate nel disco intervertebrale.
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Borin, D., C. Piovan, T. Bovolon, N. Olivieri, M. Barbiero, and C. Loschiavo. "Esperienza nell'utilizzo di un nuovo presidio per il Priming dei CVC nel trattamento di Emodialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 1 (January 24, 2018): 18–24. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1192.

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Abstract:
Il catetere venoso centrale rappresenta uno dei possibili accessi vascolari per il paziente in emodialisi. I protocolli attualmente in uso per la procedura di attacco prevedono una serie di manovre di movimentazione del sangue seguite da ripetute connessioni-sconnessioni di alcune siringhe, con possibili rischi infettivi sia per il paziente sia per l'ambiente e con una valutazione soggettiva della portata dell'accesso. In questa breve esperienza abbiamo utilizzato un nuovo presidio, denominato “Haemocatch”, che permette di aspirare il sangue da entrambi i lumi del catetere venoso centrale mediante una sola siringa, di restituire il sangue filtrato e privo di eventuali coaguli e di quantificare la portata dell'accesso prima dell'inizio della seduta dialitica in un sistema chiuso. I vantaggi di questo device innovativo sono la standardizzazione del metodo di priming, la riduzione del numero delle connessioni con conseguente minor esposizione al rischio di infezioni, la maggiore sicurezza sia per il paziente sia per l'operatore e la preliminare valutazione della portata dell'accesso, che fornisce un'importante informazione all'operatore e riduce l'evenienza di interruzione del trattamento per portata insufficiente.
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Tarsitano, A., S. Battaglia, A. Sandi, and C. Marchetti. "Design of a customised bridging mandibular prosthesis for complex reconstruction: a pilot study." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 195–200. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1250.

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Abstract:
La ricostruzione mandibolare è attualmente effettuata mediante il trasferimento di lembi liberi rivascolarizzati di tessuto osseo, supportati da placche di osteosintesi. Sebbene questa procedura sia generalmente efficace e riproducibile, talvolta la scarsa prognosi oncologica o le condizioni cliniche scadenti del paziente costringono il chirurgo a considerare alternative ricostruttive. In tali casi, la principale possibilità è rappresentata dall’utilizzo di placche ricostruttive ‘a ponte’, associate a lembi liberi di tessuti molli. Comunque la ricostruzione così concepita espone a un significativo rischio di sviluppare complicanze di vario genere. Le più frequenti complicanze sono rappresentate dalla rottura e dall’esposizione della placca. In questo articolo descriviamo un nuovo metodo ricostruttivo mandibolare, che si avvale di una protesi mandibolare customizzata, senza lembo libero osseo.
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Bonucchi, Decenzio, Francesca Facchini, Gianni Cappelli, Monica Spina, Antonio Granata, Andrea Bandera, and Marcello Napoli. "Per una gestione Lean degli Accessi Vascolari." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (June 14, 2013): 197–200. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1036.

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Abstract:
L'accesso vascolare per dialisi continua a sfuggire a una precisa organizzazione, capace di dare risposte al complesso problema demografico e clinico di pazienti comorbidi e sempre più anziani. Descriviamo l'intero processo gestionale alla luce dei principi del Lean Management (LM), filosofia gestionale divenuta un metodo di produzione industriale. I concetti cardine sono quelli di valore aggiunto per il paziente, di scarto (inteso come esposizione a un rischio) e di partecipazione del paziente e dell’ operatore alla revisione continua del prodotto (servizio) fornito. Si parte dalla materia prima (patrimonio vascolare), passando per la progettazione (riferimento tempestivo e controllo del territorio), la realizzazione chirurgica e il controllo del prodotto funzionante (monitoraggio). Per esempio, in termini consoni al LM, i CVC sono un magazzino troppo grande di parti di ricambio con un'elevata percentuale di difetti di produzione. La loro manutenzione (antibiotici, ricoveri, sostituzioni, trombolisi e stenting dei vasi centrali) costa molto e causa un elevato tasso di incidenti sul lavoro (per pazienti e operatori). Si tratta di un contratto non conveniente, perché serve a finanziare un'attività di scarso valore aggiunto e con un interesse passivo troppo elevato. Questo approccio richiede una crescita culturale che parte dalla creazione di un gruppo coordinato: gli attori sono stati più volte individuati (nefrologo, chirurgo vascolare, radiologo e infermiere di dialisi), ma spesso non esiste il coordinatore, che proponiamo di individuare secondo il modello organizzativo dei trapianti. Anche le Direzioni Sanitarie dovrebbero essere coinvolte in un cambiamento organizzativo cruciale per il contenimento prospettico dei costi.
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Skapinakis, Petros, and Glyn Lewis. "Epidemiology in community psychiatric research: common uses and methodological issues." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 1 (March 2001): 18–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008502.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – I principi epidemiologici sono alia base di molte ricerche mediche, in particolare di quelle concernenti la pianificazione e la valutazione dei servizi sanitari, comprese le ricerche di psichiatria sociale e di comunità. Scopo di questo lavoro è quello di effettuare una revisione relativa ad alcune comuni utilizzazioni dell'epidemiologia nelle ricerche di psichiatria di comunità e di discutere alcune questioni metodologiche che si presentano frequentemente nelle ricerche epidemiologiche relative ai setting comunitari. Metodo – Questa è una review della letteratura rilevante e delle ricerche in corso nel Dipartimento di Psicologia Medica dell'Università del Galles, Facoltà di Medicina. Risultati – Tra le varie utilizzazioni dell'epidemiologia nella sanità, quattro sono particolarmente rilevanti nei setting comunitari: l'accertamento dei bisogni di salute mentale della popolazione (vengono descritti quattro approcci: la raccolta di dati di routine, rilevamento dei pazienti esistenti, il rilevamento nella popolazione generale ed i modelli statistici), l'identificazione dei fattori di rischio della malattia, il contributo della prevenzione e la valutazione dell'efficacia clinica degli interventi di cura. Le questioni metodologiche più importanti includono l'inferenza di tipo causale, che in epidemiologia comporta la spiegazione dell'associazione tra esposizione e malattia (caso, bias, fattori confondenti, causalità inversa e causalità), la questione dei fattori confondenti e come tener conto di essi e questioni che sorgono nel contesto di specifici disegni di studio. Conclusioni – L'epidemiologia à divenuta un insieme di metodi utilizzati per rispondere ad un ampio settore di domande cliniche. La ricerca basata sulla popolazione è una parte senziale della ricerca clinica, ma le conoscenze epidemiologiche sono necessarie ai clinici per valutare e interpretare la letteratura scientifica.
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Mattei, Marco Maria, Fabrizio Palmucci, and Pietro Bonetti. "Analisi di sensitività al tasso di cambio: un'informazione utile per gli investitori?" FINANCIAL REPORTING, no. 2 (June 2011): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-002003.

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Abstract:
Il lavoro analizza gli effetti dell'entrata in vigore dell'IFRS 7, emanato dallo IASB con lo scopo di aumentare l'informazione sull'esposizione delle imprese ai rischi di mercato. La nostra ricerca indaga l'utilità per gli investitori dell'analisi di sensitività al rischio di tasso di cambio fornita dalle società quotate italiane. I risultati mostrano che prima dell'introduzione dell'IFRS 7 il mercato stimava erroneamente l'esposizione al tasso di cambio, mentre successivamente la sensitività dei rendimenti al tasso di cambio sembra allinearsi con le esposizioni dichiarate. Dall'analisi, inoltre, emerge che l'informazione sull'esposizione riduce la sensitività dei volumi al tasso di cambio. I nostri risultati integrano la letteratura statunitense fornendo evidenze di come un'analisi di sensitività anchesia utile al mercato.
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McFarlane, Alexander C. "Il rebus della resilienza nell'impatto con eventi traumatici. Una prospettiva psicobiologica." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2010): 41–62. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001004.

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Abstract:
La resilienza allo stress ambientale č un fenomeno multidimensionale che puň manifestarsi durante l'etŕ evolutiva o al momento dell'esposizione allo stress durante la vita adulta. Da un punto di vista biologico, una precisa defi nizione di resilienza č necessaria per consentire il progresso della ricerca in quest'area. Inoltre, risulta importante defi nire qual č la risposta normale ad un evento traumatico. Alcune recenti ricerche hanno sottolineato il fatto che molte persone sono esposte a fattori di stress maggiori di altre senza peraltro sviluppare sintomi signifi cativi. Il substrato biologico di questa apparente mancanza di reattivitŕ č investigato al meglio in studi longitudinali con molteplici rilevazioni di dati. Appare interessante, comunque, il fatto che gli studi di neuroimaging abbiano suggerito la possibilitŕ che le esposizioni ad eventi traumatici non siano comunque a costo zero. In particolare, la neuroimaging di individui traumatizzati che non hanno sviluppato patologia sembra indicare alcune differenze nell'attivitŕ neurale rispetto ai controlli non esposti, indicativi del fatto che la resilienza potrebbe essere associata ad un crescente carico allostatico. Approcci promettenti per comprendere meglio la resilienza sono rappresentati dagli studi che esaminano l'interazione tra geni ed ambienti ad alto rischio. Particolarmente interessanti risultano i geni coinvolti nella risposta di allerta ed orientamento all'ambiente come pure i sintomi correlati al controllo esecutivo. Tuttavia, una comprensione ottimale della resilienza verrŕ dalla comprensione di quali geni incidano sulle reti neuronali e non su singole regioni del cervello o su isolati sistemi di neurotrasmettitori. Quindi da una prospettiva neurobiologica la resilienza deve essere vista come un processo longitudinale di adattamento, caratterizzato da fasi in cui l'adattabilitŕ puň avere delle accelerazioni e fasi in cui la funzione č compromessa.
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Nardella, R. "Sarcoidosi e lavoro: revisione della letteratura." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6712.

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Abstract:
Introduzione: La sarcoidosi è una malattia granulomatosa cronica multisistemica, caratterizzata da manifestazioni toraciche a livello polmonare e dei linfonodi ileomediastinici e manifestazioni extratoraciche in vari organi e apparati. Obiettivi: Scopo del presente lavoro è di indagare le conoscenze attuali riguardo la possibile correlazione tra malattia sarcoidea ed esposizioni professionali. Metodi: La ricerca è stata condotta attraverso la banca dati bibliografica PUBMED. Si è basata sull’utilizzo di differenti stringhe di ricerca utilizzando parole chiave che potessero ben centrare l’argomento di interesse. Risultati: Lo studio dell’etiologia della sarcoidosi ha interessato gli studiosi già da molti anni. I diversi lavoro hanno evidenziato un eccesso di rischio per lacune professioni (operatori sanitari, pompieri) e lavori più recenti hanno ipotizzato una correlazione con esposizione in ambito lavorativo a nonoparticelle. Conclusioni: Verosimilmente nella genesi della sarcoidosi intervengono una molteplicità di fattori di rischio. Le evidenze finora ottenute suggeriscono un ruolo di fattori genetici e ambientali. Vi è altrettanto evidenza che la sarcoidosi può esser correlata a determinati comparti lavorativi. Pertanto, di fronte ad un caso di sarcoidosi, la storia lavorativa del soggetto dovrebbe esser attentamente ricostruita al fine di identificare potenziali fattori di rischio.
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Maciel, Danilo Pereira Garcia, José Leandro Tomaz Medeiros, Mariana Freitas da Silva, Matheus Freitas da Silva, Amanda Alves Fecury, Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Donizete Vago Daher, and Maria Helena Mendonça de Araújo. "Profilo epidemiologico degli incidenti con esposizione a materiali biologici verificatisi nei lavoratori nello Stato di Amapá, Amazzonia, Brasile, dal 2015 al 2019." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 8, 2021, 127–41. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/esposizione-a-materiali.

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Abstract:
Le esposizioni accidentali con strumenti taglienti sono gli infortuni sul lavoro più comuni che coinvolgono professionisti e studenti in ambiente ospedaliero. L’incidente con materiale biologico (MB) deriva dal contatto diretto tra sangue e fluidi organici genitali o sierosi, con pelle malsana, membrane mucose o per inoculazione percutanea diretta attraverso oggetti appuntiti. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di caratterizzare il profilo epidemiologico degli incidenti con esposizione a materiali biologici avvenuti nei lavoratori nello stato di Amapá, Amazzonia, Brasile, nel periodo dal 2015 al 2019, analizzando il numero, il tipo di eventi, l’occupazione e circostanza dell’incidente. Uno studio epidemiologico retrospettivo, descrittivo e trasversale è stato condotto con un approccio quantitativo. Pertanto, nel database del Sistema Informativo per le Malattie Notificabili (SINAN) sono state ricercate registrazioni riferite a segnalazioni di infortuni con materiale biologico, avvenute nello stato di Amapá nel periodo dal 2015 al 2019, registrate dal Centro di sorveglianza sulla salute sul lavoro ( NVST) / Centro di riferimento per la salute sul lavoro (CEREST / AP). Le esposizioni professionali a materiali biologici rappresentano un potenziale rischio di trasmissione di malattie. Istruire i lavoratori a denunciare immediatamente gli incidenti è essenziale per fornire il sistema di notifica. Per quanto riguarda le circostanze, le due cause più comunemente riscontrate sono state con valori vicini tra loro, la somministrazione di farmaci (21,6%) e lo smaltimento inadeguato del materiale (20%). Questo smaltimento non corretto dimostra la mancanza di zelo dei professionisti per la propria salute.
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Dissertations / Theses on the topic "Esposizione a rischio"

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Pedini, Matteo. "Determinazione e analisi del rischio sismico e idrogeologico nelle reti di distribuzione acqua." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
In questo elaborato si è focalizzata l’attenzione sulla determinazione del rischio simico e idrogeologico per una rete di distribuzione acqua. Partendo dalle caratteristiche di ogni singolo elemento si sono valutati la vulnerabilità, l’esposizione e la pericolosità per ogni condotta. In conclusione si è analizzato il rischio al fine di individuare quegli elementi maggiormente compromessi su cui concentrare l’attenzione per possibili interventi futuri.
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Marinelli, Francesco <1980&gt. "Mobi - kids - rischio di tumori cerebrali ed esposizione a campi a radiofrequenza nei bambini e negli adolescenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6907/.

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Abstract:
Introduzione. Il rapido e globale incremento dell’utilizzo dei telefoni cellulari da parte degli adolescenti e dei bambini ha generato un considerevole interesse circa i possibili effetti sulla salute dell’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza. Perciò è stato avviato lo studio internazionale caso-controllo Mobi-kids, all’interno del quale si colloca quello italiano condotto in 4 Regioni (Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna). Obiettivi. Lo studio ha come obiettivo quello di valutare la stima del rischio degli effetti potenzialmente avversi di queste esposizioni sul sistema nervoso centrale nei bambini e negli adolescenti. Materiali e Metodi. La popolazione include tutte le persone di età compresa tra 10 e 24 anni residenti nelle 4 Regioni, con una diagnosi confermata di neoplasia cerebrale primitiva, diagnosticata durante il periodo di studio (3 anni). Sono stati selezionati due controlli - ospedalizzati per appendicite acuta - per ciascun caso. I controlli sono stati appaiati individualmente a ciascun caso per età, sesso e residenza del caso. Risultati. In Italia sono stati intervistati a Giugno 2014, 106 casi e 191 controlli. In Emilia-Romagna i casi reclutati sono stati fino ad ora 21 e i controlli 20, con una rispondenza del’81% e dell’65% rispettivamente. Dei 41 soggetti totali, il 61% era di sesso maschile con un’età media generale pari a 16,5 (±4,5) anni. Inoltre il 44% degli intervistati proveniva dalla classe di età più giovane (10-14). In merito allo stato di appaiamento, nella nostra Regione sono state effettuate 7 triplette (33%) - 1 caso e 2 controlli - e 6 doppiette (29%) - 1 caso ed 1 controllo. Conclusioni. Nonostante le varie difficoltà affrontate data la natura del progetto, l’esperienza maturata fin ad ora ha comunque portato alla fattibilità dello studio e porterà probabilmente a risultati che contribuiranno alla comprensione dei potenziali rischi di neoplasie cerebrali associati all'uso di telefoni cellulari tra i giovani.
Introduction. The rapid increase in mobile phone use in young people as generated concern about possible health effects of exposure to radiofrequency and extremely low frequency electromagnetic fields (EMF). Objectives. Mobi-Kids, a multinational case–control study, investigates the potential effects of childhood and adolescent exposure to EMF from mobile communications technologies on brain tumor risk in 14countries, within which lies the one conducted in 4 Italian Regions (Piedmont, Lombardy, Tuscany, Emilia-Romagna).Materials and methods. The target study population consists of all males and females aged 10–24 years residing in the study region with a confirmed diagnosis of an eligible first primary brain tumor diagnosed during the study period (3 years). Two hospital-based control s(who underwent an appendectomy for suspected diagnosis of appendicitis) are selected for each case, and matched on: sex, age and geographic area of residence. Results. As of June 2014, in Italy were interviewed, 106 cases and 191 controls; in Emilia-Romagna were recruited 21 cases and 20 controls. Participation rates were 81% and 65% among cases and controls, respectively. The study population in Emilia-Romagna (41 total subjects), has slightly more males (61%) than females, and more participants (44%) in the youngest age range (10-14). Of the 21 cases who have been interviewed, 7 (33%) have two interviewed controls and 6 (29%) have at least one identified control. Conclusions. The advantages of Mobi-Kids include its large sample size – it will be the largest study to date on this topic in young people. Despite the various challenges faced by the study team, our experience thus far in developing and implementing the study protocol indicates that Mobi-Kids is feasible and will generate results contributing to the understanding of potential brain tumor risks associated with use of mobile phones and other wireless communication technologies among young people.
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Tiscornia, Matteo. "Cyber Risk: Un Nuovo Approccio alla Valutazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12319/.

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Abstract:
Negli ultimi anni il crescente interesse sviluppato nell'ambito del cyber risk ha posto l'attenzione sulle possibili gravi conseguenze di un evento informatico per le imprese e le società. La continua espansione delle tecnologie come strumenti di lavoro e nella realtà di tutti i giorni attraverso la diffusione dei social network, dei dispositivi mobili e dei servizi cloud ha portato ad una maggiore vulnerabilità dell’intero spazio cibernetico. Molte aziende stanno iniziando a considerare la cybersecurity come un rischio d’impresa sempre più importante e di conseguenza si sono messe alla ricerca di metodi per assicurare la continuità del proprio business in caso di attacchi informatici. In questo elaborato si è cercato di toccare tutti i punti fondamentali che riguardano l’intera gestione del cyber-rischio. Quindi, tratta della corretta formulazione del concetto di rischio contestualizzato nello spazio cibernetico, partendo da un’analisi delle due componenti principali della formula (probabilità e impatto) evidenziandone i limiti dell’applicabilità in questo contesto. L’obiettivo consiste nel riformulare il rischio prendendo in considerazione altri aspetti come la sicurezza e l’esposizione al rischio.
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Di, Fluri Paola. "Esposizione dei corsi d’acqua naturali allo sversamento di sostanze inquinanti: sviluppo e applicazione di un approccio speditivo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il presente lavoro di Tesi ha come obiettivo la messa a punto di una metodologia speditiva per la valutazione dell’esposizione dei corpi idrici superficiali alla contaminazione in caso di sversamenti di sostanze inquinanti. La valutazione dell’esposizione dei corsi d’acqua assume infatti un ruolo di rilievo nel contesto degli incidenti NaTech (Natural hazard triggering Technological disasters). Nello specifico, le indagini si sono dapprima concentrate sulla valutazione di due approcci numerici DEM-Based (Digital Elevationzion Model) per la descrizione dei processi idrologici che regolano le dinamiche di recapito di potenziali rilasci nella rete idrografica superficiale. Un primo modello si propone come uno strumento speditivo in grado di definire il percorso preferenziale dei deflussi superficiali basato sull’analisi delle caratteristiche topografiche del terreno. Un secondo modello si basa sul calcolo di un indicatore, Flood Intensity Index, in grado di offrire una rappresentazione semplificata dei tiranti idrici attesi in caso di allagamento. Tale modello restituisce come output la distribuzione spaziale dei tiranti idrici e dei livelli idrometrici attesi nelle aree allagate. Identificati i potenziali percorsi di rilascio, la seconda parte del lavoro si è concentrata sulla definizione di criteri teorici per la valutazione dell’esposizione della rete idrografica superficiale alla contaminazione da inquinanti. La metodologia è applicata, a titolo esplicativo ed in termini qualitativi, all’area del “Navile-Savena Abbandonato” (Emilia-Romagna).
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Graziosi, Francesca <1973&gt. "Fattori di rischio biomeccanico e valori limite di esposizione (TLV-ACGIH®) nell’ambito dello studio di coorte della sindrome del tunnel carpale occupazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6325/.

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Abstract:
OBIETTIVI: Per esplorare il contributo dei fattori di rischio biomeccanico, ripetitività (hand activity level – HAL) e forza manuale (peak force - PF), nell’insorgenza della sindrome del tunnel carpale (STC), abbiamo studiato un’ampia coorte di lavoratori dell’industria, utilizzando come riferimento il valore limite di soglia (TLV©) dell’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). METODI: La coorte è stata osservata dal 2000 al 2011. Abbiamo classificato l’esposizione professionale rispetto al limite di azione (AL) e al TLV dell’ACGIH in: “accettabile” (sotto AL), “intermedia” (tra AL e TLV) e “inaccettabile” (sopra TLV). Abbiamo considerato due definizioni di caso: 1) sintomi di STC; 2) sintomi e positività allo studio di conduzione nervosa (SCN). Abbiamo applicato modelli di regressione di Poisson aggiustati per sesso, età, indice di massa corporea e presenza di patologie predisponenti la malattia. RISULTATI: Nell’intera coorte (1710 lavoratori) abbiamo trovato un tasso di incidenza (IR) di sintomi di STC di 4.1 per 100 anni-persona; un IR di STC confermata dallo SCN di 1.3 per 100 anni-persona. Gli esposti “sopra TLV” presentano un rischio di sviluppare sintomi di STC di 1.76 rispetto agli esposti “sotto AL”. Un andamento simile è emerso per la seconda definizione di caso [incidence rate ratios (IRR) “sopra TLV”, 1.37 (intervallo di confidenza al 95% (IC95%) 0.84–2.23)]. Gli esposti a “carico intermedio” risultano a maggior rischio per la STC [IRR per i sintomi, 3.31 (IC95% 2.39–4.59); IRR per sintomi e SCN positivo, 2.56 (IC95% 1.47–4.43)]. Abbiamo osservato una maggior forza di associazione tra HAL e la STC. CONCLUSIONI: Abbiamo trovato un aumento di rischio di sviluppare la STC all’aumentare del carico biomeccanico: l’aumento di rischio osservato già per gli esposti a “carico intermedio” suggerisce che gli attuali valori limite potrebbero non essere sufficientemente protettivi per alcuni lavoratori. Interventi di prevenzione vanno orientati verso attività manuali ripetitive.
OBJECTIVES: To explore the role of workplace physical factors, particularly repetition (hand activity level – HAL) and manual force (normalized peak force – PF), in the development of carpal tunnel syndrome (CTS), we studied a large cohort of industrial workers with reference to a threshold limit value (TLV©) proposed by the American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). METHODS: Industrial workers were followed from 2000-2011. We classified subjects with respect to action limit (AL) and TLV. Case definitions were: (i) self-reported symptoms; and (ii) a combination of symptoms and positive nerve conduction studies (NCS). Poisson regression models including age, gender, body mass index, and presence of predisposing pathologies were conducted to estimate incidence rate ratios (IRR) of CTS. RESULTS: There were 1710 subjects with complete information at baseline and with at least one follow-up. We found an incidence rate (IR) of 4.1 per 100 person-years for CTS symptoms, and an IR of 1.3 per 100 person-years for CTS confirmed by NCS. “Unacceptable overload” (above TLV) was associated with a 1.76-fold risk of CTS symptoms, as compared with “acceptable load” (below the AL). A similar trend also emerged for CTS confirmed by NCS, but was not significant [IRR above TLV, 1.37 (95% confidence interval ( 95% CI) 0.84–2.23)]. Workers exposed between AL and TLV appeared at higher risk for CTS [IRR for symptoms, 3.31 (95% CI 2.39–4.59); IRR for symptoms and positive NCS, 2.56 (95% CI 1.47–4.43)]. HAL was a strong predictor of the outcome variables. CONCLUSIONS: Workplace risk factors contribute to the risk for CTS. Our study shows an increased risk for workers exposed between AL and TLV, suggesting that the current limits might not be sufficiently protective for some workers. Preventive efforts should target repetitive movements.
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Baldassarre, Benedetta. "La prevenzione del rischio sismico nella pianificazione urbanistica. Un modello di valutazione della vulnerabilità per il Comune di Castelfranco Emilia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L’obiettivo del presente lavoro di tesi è definire una nuova strategia per affrontare il problema del rischio sismico e della sua riduzione in un sistema urbano, integrando aspetti trattati a scala edilizia all’interno di un approccio sistemico a scala urbana. La prevenzione del rischio sismico va intesa come atto culturale che la collettività deve compiere nelle fasi ordinarie di pianificazione urbanistica, coniugando esigenze di sviluppo del territorio e valorizzazione delle sue risorse con quelle di sicurezza. Ciò diviene fondamentale se si considerano le condizioni di vulnerabilità sismica del patrimonio costruito in Italia, che richiedono interventi sistematici per garantire maggiore sicurezza agli edifici e agli insediamenti. Su queste basi la nuova legge urbanistica dell’Emilia-Romagna richiede al piano comunale di prefigurare strategie di rigenerazione anche profonda del territorio urbanizzato che vadano a favorire il miglioramento delle prestazioni di sicurezza sismica. Ciò comporta la necessità di operare un quadro conoscitivo diagnostico del territorio che faccia emergere le criticità che il piano dovrà intercettare. Partendo da questi presupposti la tesi propone una metodologia speditiva di valutazione della vulnerabilità sismica urbana allo scopo di stimare il rischio sismico a scala di areale urbano, necessaria per orientare scelte di pianificazione finalizzate al miglioramento delle performance sismiche del costruito. La metodologia è stata sviluppata e testata sul territorio di Castelfranco Emilia (MO). Il carattere di novità è dato dall’utilizzo di analisi di vulnerabilità sperimentali, proprie della scala edilizia, applicate a edifici campione, i cui risultati vengono scalati per ottenere classi di vulnerabilità a scala di areale. Questo dato, insieme alla pericolosità sismica locale e all’esposizione, definisce un livello di rischio complessivo per ogni unità territoriale, da considerare per elaborare strategie di piano mirate alla sua riduzione.
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Giuliano, Cristina. "Modellazione numerica monodimensionale e bidimensionale per la valutazione del rischio idraulico lungo il fiume Po." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo sviluppo socio–economico avvenuto negli ultimi decenni in molte zone incluse nel bacino idrografico del fiume Po ha indubbiamente concorso ad una rinnovata attenzione sulle nuove iniziative normative e sulle diverse, e più innovative, pratiche di pianificazione per la valutazione quanto–qualitativa del rischio idraulico residuale. L’obiettivo perseguito in questo lavoro di tesi è stato quello di realizzare un modello capace di riprodurre la complessità spazio–temporale con cui fenomeni di piena al limite della prevedibilità evolvono nel tratto medio–inferiore del fiume Po (geometria monodimensionale) e di descrivere le dinamiche di allagamento nei aree esterne al sistema arginale (Fascia C; geometria quasi bidimensionale o bidimensionale). Le simulazioni svolte con il codice numerico HEC–RAS 5.0.3 prendono in riferimento le attuali prestazioni del sistema arginale, sia in assenza di interventi, sia a seguito di opere di consolidamento. I risultati evidenziando come la scelta modellistica utilizzata per rappresentare le aree di fascia C (ovvero aree 2D o quasi-2D) incide sul moto dell’acqua in tali zone e, dunque, anche sulla propagazione della piena verso valle: influenza il numero di comparti allagati, l’estensione delle aree urbane ed industriali esposte a rischio, le potenziali perdite di vite umane, i massimi livelli idrici raggiunti e i danni inferti agli edifici. La modellazione bidimensionale quando basata su DEM ad elevata risoluzione, come nel caso in esame (5m), delinea le reali complessità ed i punti di forza dell’area di studio, utili ad una coerente ed adeguata gestione dei volumi esondati.
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Bracaloni, Amedeo. "Analisi del rischio idraulico in ambiente urbano: il caso del torrente Ravone a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10107/.

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Abstract:
Sulla base di analisi pluviometriche, stima delle LSPP e tempi di ritorno, si è proceduto a creare le mappe di Pericolosità dell'area del Bacino del Torrente Ravone, Bologna, Quartiere Saragozza. Segue l'analisi degli edifici esposti e la loro vulnerabilità ad eventi con Tr noto, creazione di mappe di danno potenziale secondo normativa per arrivare a realizzare la carta del rischio idraulico. Si è utilizzato il Modello INSYDE per i calcoli.
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Rosini, Michele. "Valutazione del rischio sismico e idrogeologico nelle reti di distribuzione acqua e attuazione dei possibili interventi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
L’obbiettivo ultimo di questo elaborato è quello di valutare il rischio per un evento sismico e un evento idrogeologico di tre reti di condotte per la distribuzione dell’acqua, per poter assegnare ai vari gradi di rischio un opportuno intervento. Le condotte delle reti sono identificate con: ID, materiale, pressione nominale, diametro nominale, portata, spessore, tipologia di giunti, rivestimento, protezione catodica, anno di posa, collocazione. Noti i dati, si possono calcolare le classi dei fattori vulnerabilità, esposizione e pericolosità, relativa ad ogni singola condotta e all’intera rete. La vulnerabilità valuta i fattori di suscettibilità e resilienza di una condotta, l’esposizione valuta i costi ad essa associati e la pericolosità valuta la possibilità degli eventi scelti in base alla collocazione fisica della condotta. Le classi sono successivamente combinate per conoscere il rischio della condotta rispetto l’intera rete. Valutato il livello di rischio abbinato al livello di vulnerabilità della condotta, si ottiene l’intervento opportuno per la condotta analizzata.
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TANDA, ALESSANDRA. "Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1692.

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Abstract:
La tesi esamina il tema del capital management nelle banche, con particolare riferimento all’impatto della regolamentazione e della corporate governance sulle decisioni in tema di patrimonializzazione ed esposizione al rischio. La letteratura evidenzia come l’attuale framework regolamentare possa produrre effetti indesiderati, inducendo le banche ad assumere un livello di rischio non coerente con il patrimonio disponibile; anche con riferimento alla corporate governance i contributi empirici evidenziano risultati contrastanti. Partendo dai risultati di tale review, nella tesi si analizza il comportamento di un vasto campione di banche europee tra il 2006 e il 2010, tenendo conto delle variabili principali che determinano le scelte sul livello di patrimonializzazione e di rischio. In particolare, nel primo capitolo si valuta l’impatto della pressione regolamentare sulle variazioni di capital ratio ed esposizione al rischio in un vasto campione di banche europee. I risultati suggeriscono che il comportamento delle banche sembra dipendere dalla definizione di patrimonio utilizzata, ossia dalla qualità degli strumenti ricompresi nei coefficienti di solvibilità. Il secondo capitolo si concentra su un campione di grandi banche europee: tale analisi consente di rilevare come la regolamentazione e i meccanismi di corporate governance costituiscano fattori rilevanti e complementari nel determinare alla relazione tra patrimonializzazione e rischio.
This thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.
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Books on the topic "Esposizione a rischio"

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Matzeu, Mirella. Il rischio da esposizione alla radiazione ultravioletta naturale e artificiale. Roma: Istituto superiore di sanità, 1998.

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