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Alberghina, Mario. "Le scienze nella Facoltà di Medicina e Chirurgia in età contemporanea." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (September 2019): 190–98. http://dx.doi.org/10.3280/asso2019-001018.

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2

Sgreccia, Elio, and Antonio G. Spagnolo. "L’insegnamento di bioetica nel Corso di laurea in Medicina e Chirurgia." Medicina e Morale 45, no. 4 (August 31, 1996): 639–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.900.

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Abstract:
In seguito all'attivazione anche nel sesto anno del corso di laurea in Medicina e Chirur gia della nuova Tabella XVIII relativa al riordinamento didattico in vigore già dall'a.a. 1988-1989, gli autori hanno ritenuto opportuno fornire alcuni ragguagli in merito all'esperienza dell'insegnamento della bioetica così come è stato attuato nella facoltà di Medicina e Chirurgia "A.Gemelli" dell’Università Cattolica del S. Cuore di Roma. Nella prima parte dell'articolo pertanto essi espongono ampiamente le modalità con cui si è articolato finora tale insegnamento nel corso dell'iter formativo dello studente di medicina, dando ragione anche del perché si sono operate certe scelte metodologiche, come pure di alcune opportune modifiche che potrebbero migliorare il coordinamento della formazione bioetica nei diversi anni e fra le discipline strettamente connesse. Loro obiettivo per i prossimi anni è quello di attivare una serie di seminari di bioetica clinica all'interno di altre aree cliniche, in stretta collaborazione con i docenti soprattutto delle aree di medicina clinica, di ginecologia e di ostetricia, delle emergenze medico-chirurgiche e della pediatria. Nella seconda parte dello scritto, invece, gli autori hanno voluto presentare alcune loro riflessioni in merito alla collocazione della bioetica all'interno del progetto di revisione dell'Ordinamento tabellare approvato già nel corso dell'anno precedente dal Consiglio Nazionale Universitario (CNU), ma mai pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.
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3

Cipolli, Carlo, and Marco Poli. "L'insegnamento delle discipline psicologiche nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia: il contributo di Marcello Cesa-Bianchi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2021): 103–20. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11604.

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Abstract:
Marcello Cesa-Bianchi (1926-2018) è stato professore ordinario di Psicologia generale per 40 anni nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Statale di Milano. Una parte rilevante della sua attività istituzionale è stata indirizzata alla valorizzazione delle funzioni didattiche delle discipline psicologiche nellaformazione degli studenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia. Questo obiettivo è stato perseguito fin dagli anni '70, in parallelo con a) l'evoluzione delle competenze richieste ai nuovi medici dal nuovo approccio centrato sul paziente in medicina, b) l'incremento di complessità delle attività cliniche all'interno degli ospedali generali, c) l'armonizzazione dei corsi di studio per la formazione dei medici come presupposto per la loro libera circolazione negli stati aderenti alla Comunità (poi Unione) Europea.L'avvio di questo processo di armonizzazione, all'inizio degli anni '80, fornì l'opportunità di coordinare le indicazioni derivate da esperienze didattiche innovative realizzate in alcune facoltà mediche (in particolare, nelle Università di Milano Statale, Bologna, Napoli Federico II) e di presentarle alle commissioni ministeriali impegnate prima nella revisione dell'ordinamento didattico del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1986 (la cosiddetta Nuova Tabella XVIII) e nel suo adeguamento nel 1996, e poi al definitivo ordinamento, nell'ambito della generale riorganizzazione degli studi universitari disposta dal Decreto Legislativo n. 509 del 1999.Per stimolare le innovazioni nella didattica delle discipline psicologiche e la presentazione di proposte ufficiali per le modifiche degli ordinamenti didattici prima del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e poi di tutti i corsi di laurea e laurea specialistica dell'area sanitaria Cesa-Bianchi promosse numerosi convegnia partire dal 1986 e la costituzione del Collegio dei docenti e ricercatori di discipline psicologiche nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia nel 1993. Attraverso questo organismo vennero elaborate e presentate ufficialmente le proposte che hanno portato ad inserire definitivamente la psicologia generale tra le discipline per la formazione di base del medico e dei laureati delle professioni sanitarie, e la psicologia clinica tra le discipline caratterizzanti per gli stessi corsi di studio. Un risultato altrettanto importante e duraturo è stato l'inserimento di specifiche competenze professionali (comunicative relazionali) da acquisire attraverso le discipline psicologiche.
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Cipolli, Carlo, and Pio Enrico Ricci Bitti. "La nascita e lo sviluppo della Psicologia nell'Università di Bologna dal 1950." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 61–84. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12597.

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Abstract:
Renzo Canestrari (1924-2017) è stato uno dei più prestigiosi psicologi italiani del XX secolo. È stato professore ordinario di Psicologia (poi Psicologia generale) nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1960 al 1999. Laureato in Pedagogia nel 1946 e in Medicina e Chirurgia nel 1951, ha effettuato un'attività di ricerca in vari ambiti della psicologia sperimentale ed evolutiva, ovvero la percezione visiva (utilizzando paradigmi della psicologia della Gestalt e del funzionalismo) e il funzionamento dei processi cognitivi ed emozionali nei bambini e negli adolescenti. Ha esercitato anche un ruolo importante nella promozione di studi collaborativi (condotti con metodiche diagnostiche, psicometriche e strumentali) tra psicologi e clinici medici sulle relazioni tra stress e sintomi di varie patologie psicosomatiche, favorendo in tal modo la crescita della Psicologia Clinica nelle Facoltà italiane di Medicina e Chirurgia. Fin dagli ultimi anni '60 ha fornito a molti giovani ricercatori collaboratori l'opportunità di fare ricerca nel suo Istituto di Psicologia, nel quale vi era un numero rilevante di laboratori per la ricerca sperimentale e di ambulatori per attività diagnostiche e psicoterapiche su bambini e adolescenti. Il risultato più importante della sua lunga attività didattica è stato l'inserimento della Psicologia generale e della Psicologia clinica nel core curriculum della laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e nelle lauree delle professioni sanitarie.
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Cipolli, Carlo, Vincenzo Natale, Pio Enrico Ricci Bitti, and Nicolino Rossi. "Le radici del Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari": documenti per una memoria collettiva." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 9–13. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12568.

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Abstract:
Renzo Canestrari (1924-2017) è stato uno dei più illustri psicologi italiani ed ha dato un contributo decisivo alla rinascita della psicologia in Italia nel secondo dopoguerra. Laureato in Pedagogia e in Medicina e Chirurgia, è stato professore ordinario di Psicologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna dal 1960 al 1999. Ha fondato l'Istituto (poi Dipartimento) di Psicologia negli anni '60, all'interno del quale ha promosso lo sviluppo di molteplici aree di ricerca di psicologia sperimentale, clinica e applicata. Queste linee sono state successivamente sviluppate dagli allievi, molti dei quali hanno raggiunto posizioni importanti in numerose università italiane. In occasione dell'intitolazione del Dipartimento di Psicologia a suo nome, numerosi allievi hanno progettato di ricordare gli esordi e i successivi sviluppi dei suoi contributi in molteplici aree di ricerca. Questo numero di Ricerche di Psicologia intende essere sia un segno di gratitudine sia uno stimolo per la raccolta di ulteriori documentazioni e per approfondimenti storiografici sulla diffusione e affermazione della psicologia in ambito universitario e in altri ambiti della società italiana nella seconda metà del XX secolo.
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Rossi, Nicolino, and Giancarlo Trombini. "Renzo Canestrari e lo sviluppo della Psicologia clinica." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 157–73. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12604.

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Abstract:
Nel lavoro vengono sinteticamente tracciati gli sviluppi della dimensione clinica della Psicologia, avviati e portati avanti da Renzo Canestrari, a partire dal suo ingresso nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna, nel 1961. Vengono descritti gli obiettivi formativi perseguiti, le linee di ricerca esplorate, l'espansione della didattica in ambito accademico. Un percorso che ha trovato nella Medicina psicosomatica, come ambito di ricerca e come area disciplinare, un punto di incontro tra le esigenze della scienza medica e di quella psicologica, in grado di favorire l'integrazione tra prospettive teoriche e impostazioni metodologiche diverse, come la psicologia della Gestalt, la psicoanalisi, la psicometria, la psicofisiologia. Questa lettura delle vicende scientifiche, istituzionali e professionali rivela gli stretti legami tra medicina e psicologia, caratterizzati da un rapporto di reciproco vantaggio e arricchimento, che hanno favorito l'affermazione della Psicologia clinica nel suo versante accademico, scientifico e professionale.
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Santoro, Massimo, Michele Grieco, Rosa Marina Melillo, Alfredo Fusco, and Giancarlo Vecchio. "Molecular defects in thyroid carcinomas: Role of the RET oncogene in thyroid neoplastic transformation." European Journal of Endocrinology 133, no. 5 (November 1995): 513–22. http://dx.doi.org/10.1530/eje.0.1330513.

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Abstract:
Santoro M, Grieco M, Melillo RM, Fusco A, Vecchio G. Molecular defects in thyroid carcinomas. Role of the RET oncogene in thyroid neoplastic transformation. Eur J Endocrinol 1995;133:513–22. ISSN 0804–4643 Tumors are believed to arise as a result of an accumulation of mutations in critical genes involved in the control of cell proliferation. Thyroid neoplasms represent a good model for studying the role of these mutations in epithelial cell multistep carcinogenesis because they comprise a broad spectrum of lesions with different degrees of malignancy. Recent reports have described the involvement of specific genetic alterations in different types of thyroid neoplasms. Papillary carcinomas are characterized by the activation of the receptor tyrosine kinases RET and TRK-A proto-oncogenes. Ras point mutations are frequently observed in tumors with follicular histology and a high prevalence of p53 point mutations have been found in anaplastic carcinomas. A definition of molecular defects characterizing thyroid tumors will be helpful in establishing sensitive and specific detection strategies and, in addition, to define genetic and environmental factors important for their pathogenesis. Giancarlo Vecchio, Dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare "L, Califano", Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli "Federico II", via S Pansini 5, 80131 Napoli, Italy
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Spagnolo, Antonio G., and Elio Sgreccia. "L’insegnamento di bioetica nei Diplomi Universitari della sanità." Medicina e Morale 47, no. 6 (December 31, 1998): 1121–40. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.814.

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Abstract:
Lo spostamento nell’ambito universitario del luogo di formazione di molte figure professionali dell’area sanitaria, mediante l’istituzione di specifici corsi di Diploma Universitario (DU), ha richiesto anche un livello universitario di formazione bioetica. Gli obiettivi, contenuti nelle tabelle ministeriali, sono quelli di permettere agli allievi di acquisire durante il corso la capacità di valutare i propri comportamenti, di conoscere i principi bioetici generali e quelli specifici che costituiscono le basi del consenso informato e delle valutazioni di pertinenza dei Comitati di bioetica, di approfondire le tematiche etico-deontologiche nella cura e nell’assistenza delle persone. L’articolo, che costituisce uno dei capitoli di un “manuale di bioetica” specificamente rivolto agli allievi e ai docenti dei DU, intende fare il punto sul problema dell’insegnamento della bioetica, considerando alcuni aspetti. Innanzitutto, la collocazione più opportuna della disciplina nell’ambito dei corsi integrati. Gli autori, presentando l’esperienza della Facoltà di Medicina chirurgia dell’Università Cattolica del S. Cuore e tenendo conto anche delle indicazioni in materia del Comitato Nazionale per la Bioetica, propongono l’inserimento della bioetica sin dal primo anno di corso e non solo all’ultimo come previsto dalle tabelle ministeriali. Circa gli obiettivi che gli allievi dovrebbero raggiungere, viene sottolineata la necessità di far sviluppare una maggiore consapevolezza e un’adeguata capacità di analisi razionale dei dilemmi morali nella professione, preparando lo studente ad accettare le responsabilità derivanti dal suo ruolo di operatore sanitario sia come singolo che come membro di una équipe. Metodologicamente, viene proposto di programmare un modulo di insegnamento in parte integrato ad altre materie per far cogliere l’aspetto pratico della bioetica, in parte distinto per comprende il nucleo teoretico che ci deve essere dietro ad ogni decisione etica. Infine, viene proposta la formazione di una specifica figura di docente di bioetica, per la quale andrebbe previsto e strutturato un corrispondente itinerario formativo risultante il più possibile da una integrazione di competenze disciplinari diverse.
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BORRELLI, ANTONIO. "SALVATORE TOMMASI, Il rinnovamento della medicina in Italia. Introduzione di Marco Segala. Bibliografia a cura di Francesco Masedu (Cultura medica, 1). L'Aquila: Facoltà di Medicina e Chirurgia, 2003. L+313 pp." Nuncius 20, no. 2 (January 1, 2005): 511–12. http://dx.doi.org/10.1163/221058705x00578.

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Salvatore, Domenico, Angela Celetti, Nicole Fabien, Christian Paulin, Maria Luisa Martelli, Caterina Battaglia, Daniela Califano, et al. "Low frequency of p53 mutations in human thyroid tumors; p53 and Ras mutation in two out of fifty-six thyroid tumours." European Journal of Endocrinology 134, no. 2 (February 1996): 177–83. http://dx.doi.org/10.1530/eje.0.1340177.

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Abstract:
Salvatore D, Celetti A, Fabien N, Paulin C, Martelli ML, Battaglia C, Califano D, Monaco C, Viglietto G, Santoro M, Fusco A. Low frequency of p53 mutations in human thyroid tumors; p53 and Ras mutation in two out of fifty-six thyroid tumours. Eur J Endocrinol 1996;134:177–83. ISSN 0804–4643 Objective: p53 is a well-known nuclear phosphoprotein encoded by a suppressor gene known to be mutated in various kinds of human tumours. A relationship between p53 gene mutation and tumour progression seems to be a common feature of several neoplasias. Desing: In order to investigate the role of p53 mutations in human thyroid tumours, DNA samples derived from fifty-six neoplastic tissues, ranging from benign adenomas to undifferentiated carcinomas, were examined for the presence of p53 gene mutations. Methods: The analysis has been conducted using polymerase chain reaction (PCR) amplification of the exons 5–9 of the p53 gene followed by single strand conformation polymorphism (SSCP) and sequence analyses. Results: One anaplastic carcinoma and one papillary carcinoma showed p53 gene mutations in exons 5 and 8, respectively. A cell line established from the papillary carcinoma showed the same mutation present in the original tumour. Both p53 mutations were heterozygous. The p53 positive samples were analysed for other genetic alterations frequently detected in human thyroid carcinomas (mutations of the RET, TRK, and ras oncogenes): both p53-mutated samples proved to be mutated at level of codon 13 of the c-Ki-ras gene. Conclusions: Our data confirm that p53 gene alterations are rare in well-differentiated thyroid tumours, that they are an important requirement for the establishment in culture of human thyroid carcinoma cell lines, and that they can be associated with other genetic alterations, namely ras mutations, in the malignant progression of thyroid tumours. Alfredo Fusco, Dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare, Facoltà di Medicina e Chirurgia, via S. Pansini 5, 80131, Napoli, Italy
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Palmieri, G., G. Lotrecchiano, G. Ricci, R. Spiezia, G. Lombardi, AR Bianco, and G. Torino. "Gonadal function after multimodality treatment in men with testicular germ cell cancer." European Journal of Endocrinology 134, no. 4 (April 1996): 431–36. http://dx.doi.org/10.1530/eje.0.1340431.

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Abstract:
Palmieri G, Lotrecchiano G, Ricci G, Spiezia R, Lombardi G, Bianco AR, Torino G. Gonadal function after multimodality treatment in men with testicular germ cell cancer. Eur J Endocrinol 1996;134:431–6. ISSN 0804–4643 We evaluated gonadal function in 63 patients with testicular cancer both within 1 month of unilateral orchiectomy before further treatment (pretreatment) and 3 years after treatment discontinuation (post-treatment). Sixteen patients underwent orchiectomy alone (group 1), nine patients underwent infradiaphragmatic radiotherapy (group 2) and 28 patients received four cycles (group 3) and 10 patients received six cycles (group 4) of cisplatin-based chemotherapy (cisplatin, vinblastine and bleomycin—PVB, or cisplatin, etoposide and bleomycin—PEB), Pretreatment semen analyses showed reduced sperm cell density, motility and impaired morphology of spermatozoa in all four groups (p>0.05). At the same time elevated estradiol and decreased serum follicle-stimulating hormone (FSH) levels in 28.5% of subjects were correlated with high serum beta human chorionic gonadotropin concentrations. Semen analyses revealed the lowest values for all parameters after infradiaphragmatic radiotherapy. Sperm cell count, motility and morphology were significantly better in patients treated with orchiectomy alone or with a conventional dose of chemotherapy than in the groups that received radiotherapy or high doses of chemotherapy (p < 0.05). We also observed a correlation between serum FSH values and sperm cell density for both pretreatment and post-treatment in every group of patients (p<0.05). Persistent subclinical Leydig cell dysfunction in groups treated with radiotherapy or high doses of chemotherapy was expressed by increased basal luteinizing hormone levels (78% of patients in group 2 vs 60% of patients in group 4) (p < 0.05) and by normal testosterone serum values (89% of patients in group 2 vs 80% of patients in group 4). Spermatogenesis and Leydig cell function are, therefore, persistently impaired in the majority of testicular cancer patients treated with radiotherapy or with more intensive chemotherapy. G Palmieri, Dipartimento di Endocrinologia ed Oncologia Molecolare e Clinica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università "Federico II", Via S Pansini 5, 80131 Napoli, Italy
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BORRELLI, ANTONIO. "SALVATORE TOMMASI, Il rinnovamento della medicina in Italia. Introduzione di Marco Segala. Bibliografia a cura di Francesco Masedu (Cultura medica, 1). L'Aquila: Facolt di Medicina e Chirurgia, 2003. L+313 pp." Nuncius 20, no. 2 (2005): 511–12. http://dx.doi.org/10.1163/182539105x00574.

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Fagiolo, Enzo. "La facoltà di medicina nella formazione integrale del medico." Medicina e Morale 45, no. 1 (February 28, 1996): 71–81. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.919.

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Abstract:
La facoltà di Medicina si trova al centro di un dibattito i cui postulati, spesso antitetici ed esterni alla scienza medica, si riflettono sui progetti formativi. La speculazione epistemologica sembra aver introdotto fratture concettuali all’interno della scienza medico-biologica, postulando una distinzione tra vari tipi di medicina, ognuna delle quali richiederebbe schemi differenti. In tal modo, termini relativi alla naturale complessità della medicina ed alle diverse fasi e condizioni dell’agire medico, vengono presentati come contrapposizioni strutturali della scienza medico biologica. per una formazione integrale, tecnica ed insieme etica, sembra necessario recuperare l’unità del sapere e della medicina, sia come scienza che come prassi, sulla base di una concezione integrale della persona umana. Il docente, componente di una vera “comunitas professorum” dovrà essere portatore di una visione unitaria della medicina e quindi di un progetto formativo globale. La facoltà di Medicina deve tornare ad essere la sede naturale di una riflessione autenticamente “universitaria” sulla persona umana e sulle acquisizioni della ricerca scientifica.
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Giarelli, Guido. "Le Medical Humanities nelle Facoltà di Medicina: una prospettiva internazionale." Medicina e Morale 69, no. 4 (December 29, 2020): 435–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.850.

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Abstract:
Questo intervento ha lo scopo di presentare la nascita e l’evoluzione delle Medical Humanities a livello internazionale sia in senso spaziale che temporale, nell’intento di mostrare come ciò che viene definito “Medical Humanities” non costituisca un ambito statico, ma sia il risultato di un processo di diffusione culturale nel quale l’ampliamento della dimensione spaziale dal Nordamerica all’Europa e, successivamente, agli altri continenti ha coinciso con una evoluzione significativa sul piano temporale, che ha comportato l’attribuzione di significati diversi a questo ambito di studi di natura multi o interdisciplinare.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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Abstract:
La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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Kuthy Porter, José, and Gabriel De la Escosura. "El panorama etico y humano de la medicina en Mexico." Medicina e Morale 39, no. 4 (August 31, 1990): 799–809. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1171.

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Abstract:
Analizzare la situazione dell'etica medica in Messico aiuta a comprendere la problematica dei paesi in via di sviluppo. Si sente anche in essi il pericolo dell' "utilitarismo economico" in medicina, e la "disumanizzazione" della pratica medica. Non mancano in Messico leggi e disposizioni che mirano a regolare la pratica medica nelle diverse aree. Ma si riscontrano problemi che meritano attenta riflessione: inadeguata distribuzione delle risorse per l'investigazione, sterilizzazione di massa senza il consenso informato, come metodo di controllo delle nascite, incertezze in molti medici nel modo di trattare il paziente terminale dovute a numerosi tabù sulla morte, insufficiente distribuzione delle risorse necessarie per i trapianti di organi, programmi di prevenzione contro l'AIDS puntati esclusivamente sulla promozione dell'uso del condom, ecc. Occorre dunque una seria formazione etica e umanistica dei medici. D'altra parte però sono pochissime le facoltà mediche del paese che includono l'etica nei loro programmi di insegnamento. E' urgente riempire questa lacuna.
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Moretti, Veronica, Alice Scavarda, and Stefano Ratti. "Il fumetto nella formazione medica. Il caso della Scuola di Medicina e Chirurgia di Bologna." SALUTE E SOCIETÀ 22, no. 2 (May 2023): 129–39. http://dx.doi.org/10.3280/ses2023-002012.

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Russo, Gaspare Elios, Tania Gnerre Musto, Massimo Testorio, Anna Rita D’Angelo, Silvia Lai, Barbara Borzacca, Augusto Morgia, et al. "Il consenso informato in aferesi: il punto di vista del nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 30, 2013): S61—S64. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1094.

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Abstract:
L'aferesi ha conosciuto nel tempo, per evoluzione dei materiali d'uso, diversificazione delle tecniche e possibilità di impiego clinico, un progresso tale da rappresentare un presidio terapeutico complesso che richiede specifiche conoscenze e competenze. In Europa, questa attività clinica è stata gestita in maniera poco attenta, tanto che, a oggi, non si riconoscono specifici ambiti di impiego né settori di utenza. Per tale motivo, nel 1993, si è costituito, in seno alla Società Italiana di Nefrologia, il Grappo di Studio dell'aferesi terapeutica. Infatti, in assenza di una specifica o univoca indicazione terapeutica, si rende necessario l'approccio multidisciplinare, che dovrà approdare alla redazione di Linee Guida condivise e a idonei marker di appropriatezza e di efficacia della terapia. Il consenso informato, espressione della volontà del cittadino malato che autorizza il medico a compiere uno specifico trattamento medico-chirurgico, acquisisce un ruolo fondamentale anche nell'ambito dell'aferesi terapeutica. Il medico non ha il “diritto di curare”, ma solo la “potestà” e la “facoltà” di curare su richiesta del paziente, al di fuori dei casi di emergenza. Pertanto, il consenso non è solamente un obbligo deontologico-contrattuale ma l'atto che legittima il trattamento per ogni singolo paziente. Quindi, suggeriamo un percorso standard per l'acquisizione del consenso nell'ambito dell'aferesi.
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Maisto, Antonella, Maria Gabriella Schettino, Giuseppe Ferrucci, Andrea Lombardi, Armando Genovese, Antonietta Pacifico, Giuseppina Moccia, Francesco De Caro, and Vincenzo De Paola. "Modello di presa in carico del paziente oncologico in Pronto Soccorso." La Sanità Pubblica. Ricerca applicata 2, no. 2 (July 25, 2021): 57–68. http://dx.doi.org/10.48268/cancerpatient/2021/0001.2.

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Abstract:
L’obiettivo del progetto consiste nella messa a punto di un modello operativo di valutazione congiunta (Specialista del Pronto Soccorso, Specialista Oncologo/Ematologo, Specialista in Terapie Palliative) del paziente oncologico/ematologico che giunga in PS. Attraverso tale valutazione polispecialistica precoce ci proponiamo d’individuare il percorso assistenziale più adeguato per il paziente oncologico ed oncoematologico ricoverato in Pronto Soccorso, percorso che potrà contemplare sia il ricovero in ambito specialistico specifico onco-ematologico che quello in ambito specialistico di altro genere (es. Medicina Interna, Cardiologia, Chirurgia, etc.) o indirizzarlo ad un’assistenza di tipo squisitamente palliativo (Hospice/Assistenza Domiciliare Integrata territoriale) o di degenza riabilitativa a media-intensità di cura di medio/lungo periodo presso il PO “G. Da Procida” della AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
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Sala, Roberta. "Il bambino morente: verità, autonomia e interessi in conflitto. Linee per una discussione." Medicina e Morale 42, no. 2 (April 30, 1993): 363–79. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1060.

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Abstract:
Partendo dalla rimozione della morte che la società odierna opera e dalla difficoltà di parlare della morte ai bambini, l'Autore del presente studio illustra anzitutto la capacità di comprensione della morte che ha il bambino, facoltà per certi versi più sviluppata dell'adulto proprio per le peculiari caratteristiche psicologiche del bambino stesso. Il lavoro prende in esame il caso del bambino inguaribile, situazione nella quale la concezione meccanicistica e biologista della medicina si rivela insufficiente a gestire il fatto umano, mentre l'ascolto dell'altro, la cura (concetto diverso dalla guarigione), la relazione tra medico e paziente in un "affidarsi" reciproco, si rivelano decisive. Su queste basi la comunicazione della verità al bambino gravemente ammalato ha senso solo se basata sul rispetto del bambino come persona.
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Giardina, Simona, Pietro Refolo, and Antonio G. Spagnolo. "Il sogno anatomico tra divieti e ostacoli." Medicina e Morale 70, no. 3 (November 8, 2021): 303–15. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.943.

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Abstract:
Ampia letteratura internazionale è concorde nel ritenere che la dissezione anatomica sia insostituibile ai fini della formazione degli studenti di medicina e chirurgia. Tuttavia, così come accaduto in varie epoche della storia, persiste il problema della disponibilità di cadaveri. Recentemente anche l’Italia, colmando un vuoto normativo, si è dotata di una legge (Legge del 10 febbraio 2020, n. 10) materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio. L’obiettivo del presente contributo è quello di fornire brevi cenni storici sulla pratica della dissezione anatomica nel suo graduale sviluppo attorno ad un tema che è strettamente connesso, ossia il modo di concepire il corpo umano. Il fine ultimo è quello di sottolineare l’importanza che essa ha da sempre rivestito nella formazione medica presso le università italiane.
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Lombardi, Domenico. "L’essenziale nelle professioni sanitarie: riflessioni di un clinico." Medicina e Morale 50, no. 1 (February 28, 2001): 61–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.717.

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Abstract:
Nell’articolo vengono riportate alcune riflessioni sui principi di riferimento ed i comportamenti nelle professioni sanitarie. L’Autore ritiene che i mezzi idonei per qualificare il servizio al paziente e mantenere un alto livello di professionalità degli operatori siano tanto gli strumenti tecnico-scientifici quanto quelli etico-culturali, proprio al fine di una migliore soddisfazione della domanda di salute. Si discute inoltre sulle finalità della professione sanitaria e sulla qualità della vita, quest’ultima intimamente connessa al concetto di salute. Nella professionalità sanitaria sono distinte quattro parti: fisica, psichica, conoscitiva e volitiva e si indicano alcuni riferimenti per migliorarla. Riguardo poi all’atto professionale, questo è da considerare adeguato laddove libero e responsabile, ed ancora l’approccio olistico al malato è ritenuto il più proficuo, anche per lo specialista. Si tratta, poi, dello sviluppo della medicina specialistica e dell’attuale validità delle “discipline madri” (medicina interna e chirurgia generale) individuandosi altresì i requisiti che qualificano sia le strutture sanitarie sia la condotta degli operatori sanitari. Per l’aspetto sociale della medicina si accenna ai principi che dovrebbero regolare la sanità, in cui la salute non deve mai diventare merce di scambio. Infine si ribadisce l’essenzialità del rapporto fiduciario tra paziente ed operatore sanitario; in esso andrebbero privilegiati, oltre che la competenza del curante, anche la conoscenza umana ed il rispetto del malato nella sua ontologica unità somatica, psichica e spirituale. Sono riportati peraltro alcuni riferimenti legali ed etico-deontologici che dovrebbero guidare i comportamenti degli operatori sanitari.
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Merini, Alberto. "Formare all'universitŕ." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2011): 487–90. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-004006.

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Abstract:
L'autore descrive la sua esperienza come professore di Psicoterapia all'Universitŕ di Bologna nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e in Scuole di specializzazione, in particolare quella di Psichiatria, dove dagli anni 1970 ha sperimentato varie modalitŕ di formazione alla terapia psicodinamica e alla psicoanalisi lavorando sia in setting ospedalieri sia nel territorio. Tra le modalitŕ formative sperimentate vi sono state, oltre ai seminari teorici tenuti anche da esperti nazionali e internazionali, le seguenti: gioco dei ruoli, gruppi Balint, gruppi di lettura, registrazioni video dei colloqui, supervisioni in piccoli gruppi, rappresentazioni teatrali di casi clinici, narrazioni di casi clinici storici accompagnate da iconografia e musiche d'epoca, ecc. Fu dato spazio anche alla formazione in psichiatria transculturale con la apertura nel 1995 di un Servizio per migranti, il Centro George Devereux. Infine, viene commentato il viraggio della psichiatria contemporanea verso una impostazione meno psicoterapeutica e piů psicofarmacologica.
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Kusstatscher, K., H. Grunenfelder, F. Bellagamba, R. Rossi, V. Capelli, and G. Jaritz. "Il Suino Nero delle Alpi – Salvataggio e Allevamento." Archivos de Zootecnia 67, Supplement (January 15, 2018): 67–69. http://dx.doi.org/10.21071/az.v67isupplement.3575.

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Abstract:
Tutte le razze che non hanno rispettato gli standard produttivi sono scomparse. Ciò è accaduto in particolare nell’ambito suinicolo. Fino a poco tempo fa erano tutti convinti della completa perdita di tutte le razze suine alpine autoctone! Ma nel 2013 alcuni membri della Facoltà di Medicina Veterinaria di Parma hanno trovato, in una fattoria didattica, un ultimo gruppo di maiali Valtellinesi (chiamato anche maiale Grigione). La rete alpina Pro Patrimonio Montano* ne ha continuato l’allevamento e ha trovato, dopo intense ricerche, altri due gruppi residui da includere ed evitarne la consanguineità. Questi tre gruppi, con diversa provenienza, costituiscono oggi il pool genetico che rappresenta tutte le razze suine alpine. Dopo tre anni, ci sono di nuovo 73 animali allevati distribuiti in 27 gruppi di allevamento in tre paesi. Precedentemente il Suino Nero e maculato delle Alpi era diffuse tra le montagne delle regioni centrali e sud-orientali delle Alpi Svizzere a nord-ovest della Slovenia. Eppure non sono ancora disponibili dati scientifici ma gli studi sono attualmente intraprese.
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Sollami, Alfonso, Luca Caricati, Monica Bianconcini, Cinzia Guidi, and Tiziana Mancini. "Misurare la cultura della sicurezza: primo adattamento italiano del Safety Attitude Questionnaire (SAQ)." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002007.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio č fornire un primo adattamento al contesto sanitario italiano del(SAQ), uno strumento largamente utilizzato nel contesto anglosassone per misurare la cultura della sicurezza. La versione italiana, tradotta e adattata dall'originale inglese, č stata somministrata a 660 professionisti sanitari (infermieri, ostetrici e fisioterapisti) provenienti da diverse aziende ospedaliere della Regione Emilia Romagna e impegnati in aree di lavoro diverse (Medicina, Chirurgia, Materno-Infantile e Sale Operatorie). I risultati hanno mostrato una struttura fattoriale solo in parte simile a quella originale. Tre fattori sono stati, infatti, estratti: un fattore Prossimale all'agire quotidiano (clima di sicurezza e clima di lavoro), un fattore Distale alla pratica professionale (organizzazione dell'azienda) e un fattore di Stress. Essi riaccorpano i sei riscontrati nelle ricerche condotte in altri paesi e mostrano una buona validitŕ di contenuto, indici di adattamento accettabili e invarianza strutturale tra le tre diverse aree di provenienza delle unitŕ operative. Seppure preliminari, i risultati evidenziano alcune specificitŕ che richiamano ai significati che la cultura della sicurezza assume nel contesto italiano.
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Gavin, Ivey. "Maneggiare l'acciaio: una revisione delle metafore chirurgiche in psicoanalisi." PSICOANALISI, no. 2 (January 2012): 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/psi2011-002001.

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Abstract:
Tra le metafore che Freud ha usato per descrivere la psicoanalisi, quella chirurgica č probabilmente la piů deplorata perché considerata anacronistico relitto di una dubbia ideologia medica che la psicoanalisi ha da tempo rinnegato. Eppure, sebbene gli analisti di oggi evitino le analogie con la medicina, i pazienti continuano a produrre fantasie chirurgiche sulla terapia analitica e questo solo fatto richiederebbe un'attenta valutazione. La metafora chirurgica merita di essere riconsiderata, dal punto di vista dell'analista, anche per il ruolo creativo con cui Bion l'ha adoperata. Incurante del rifiuto dell'analogia con la chirurgia, Bion ha usato queste metafore per raffigurare in maniera vivida vari aspetti della situazione analitica e dell'esperienza vissuta dal paziente. Dopo una breve rassegna storica sulla metafora chirurgica in psicoanalisi, l'autore analizza le ragioni del suo rifiuto e delle critiche che continua a suscitare. Poi indaga l'uso che Bion ne ha fatto negli ultimi anni della sua vita e, infine, fornisce una serie di esempi di come i pazienti le usino spontaneamente per raffigurare il transfert e il processo analitico. Per quanto gli analisti non dovrebbero adottare deliberatamente le metafore chirurgiche, č importante essere aperti a queste raffigurazioni del transfert.
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Skapinakis, Petros, and Glyn Lewis. "Epidemiology in community psychiatric research: common uses and methodological issues." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 1 (March 2001): 18–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008502.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – I principi epidemiologici sono alia base di molte ricerche mediche, in particolare di quelle concernenti la pianificazione e la valutazione dei servizi sanitari, comprese le ricerche di psichiatria sociale e di comunità. Scopo di questo lavoro è quello di effettuare una revisione relativa ad alcune comuni utilizzazioni dell'epidemiologia nelle ricerche di psichiatria di comunità e di discutere alcune questioni metodologiche che si presentano frequentemente nelle ricerche epidemiologiche relative ai setting comunitari. Metodo – Questa è una review della letteratura rilevante e delle ricerche in corso nel Dipartimento di Psicologia Medica dell'Università del Galles, Facoltà di Medicina. Risultati – Tra le varie utilizzazioni dell'epidemiologia nella sanità, quattro sono particolarmente rilevanti nei setting comunitari: l'accertamento dei bisogni di salute mentale della popolazione (vengono descritti quattro approcci: la raccolta di dati di routine, rilevamento dei pazienti esistenti, il rilevamento nella popolazione generale ed i modelli statistici), l'identificazione dei fattori di rischio della malattia, il contributo della prevenzione e la valutazione dell'efficacia clinica degli interventi di cura. Le questioni metodologiche più importanti includono l'inferenza di tipo causale, che in epidemiologia comporta la spiegazione dell'associazione tra esposizione e malattia (caso, bias, fattori confondenti, causalità inversa e causalità), la questione dei fattori confondenti e come tener conto di essi e questioni che sorgono nel contesto di specifici disegni di studio. Conclusioni – L'epidemiologia à divenuta un insieme di metodi utilizzati per rispondere ad un ampio settore di domande cliniche. La ricerca basata sulla popolazione è una parte senziale della ricerca clinica, ma le conoscenze epidemiologiche sono necessarie ai clinici per valutare e interpretare la letteratura scientifica.
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Cozzoli, Mauro. "Il trapianto di organi nella prospettiva valoriale del dono." Medicina e Morale 46, no. 3 (June 30, 1997): 461–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.877.

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Abstract:
La chirurgia dei trapianti e la legge di una regolazione giuridica devono rispondere a una logica del dono. Questa pratica medica, infatti, si compie nel contesto di una relazione umana tra il soggetto dell'espianto e il soggetto dell'impianto. L'indole interpersonale dell'evento richiede che il rapporto sia da donatore a beneficiario, che sia cioè riconosciuta e tutelata la natura del dono dei tessuti e organi da trapianto. Si configura così un'etica del dono. Come esigenza etica la gratuità è sotto l'istanza del dovere e della responsabilità. Ovviamente nessuno può costringere a donare. Il dono non è coercibile: si annullerebbe come dono. Ma anche il dono esprime un dovere: non il dovere della legge ma dell'amore/carità, che ci lega al prossimo come nostro “fratello” nell'“economia” della paternità universale divina. Da qui l'invito che l'autore muove a tutti gli operatori sanitari ad annunciare e testimoniare questa etica del dono che ha nella medicina dei trapianti un campo inedito e singolare di promozione oggi di “qualità della vita”, della vita tout court. L'etica del dono non solo non contrasta ma appella essa stessa un ordine legale che la supporti e la favorisca. Una legalità che offra la possibilità effettiva a tutti, attraverso un'organica azione di informazione e formazione, di fare la propria scelta e di esprimerla, e che si faccia giuridicamente garante delle esigenze e della vita del donatore anche in merito al “consenso presunto”.
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Giardina, Simona, and Antonio G. Spagnolo. "Storie di medici e malati nell’arte e nella letteratura: un approccio narrativo alla Storia della Medicina nelle Facoltà mediche / Stories of doctors and patients in art and literature: a narrative approach to the History of Medicine in the Medical Faculty." Medicina e Morale 66, no. 1 (March 15, 2017): 11–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.473.

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Abstract:
Negli ultimi trent’anni anche nell’ambito della Storia della medicina si è accentuato un approccio narrativo, soprattutto nei Paesi anglosassoni. L’attenzione viene centrata sull’essere umano, sulle relazioni interpersonali, sulla storia individuale piuttosto che su quella collettiva. Tale prospettiva si avvale del contributo privilegiato della scrittura (il romanzo, la poesia, il teatro, le favole, i diari, gli epistolari) e di quello evocativo dell’arte. In primo piano l’esperienza di vita di medici e malati, ma anche di familiari, colta attraverso il processo empatico che l’opera suscita nel lettore/osservatore. La malattia è quindi vista come condizione esistenziale. Lo storico Roy Porter definisce questa prospettiva “the history from below” e ritiene possa essere utile nel ricostruire gli aspetti antropologici della malattia “from the patients’ point of view”. Lo studente di medicina “immergendosi” nelle storie di medici e malati del passato acquisisce la capacità di capire non solo la malattia ma di sentire l’esperienza del malato (empatia). Le storie aiutano a focalizzare ciò che manca o è andato perduto nella pratica medica, stimolano l’introspezione personale perché spingono a riflettere non sulle abilità pratiche (competenza tecnica) ma su se stessi, sulle proprie emozioni. Il linguaggio denotativo non esaurisce tutta la realtà umana perché «la medicina è contemporaneamente scienza naturale e scienza umanistica. Il chiarire e il comprendere sono necessari allo stesso modo» (D. Von Engelhardt). ---------- In the last thirty years a narrative approach has become more noticeable even in the field of the History of Medicine, above all in English speaking countries. Attention is concentrated on the human being, on interpersonal relations, on the history of the individual rather than on the collective body. This narrative approach privileges the individual as a person, rather than the group, a methodology that uses the contributions of literature (the novel, poetry, theatre, fables, diaries, letters) as well as the evocative approach of the arts. In the foreground are the life experiences of doctors and patients, also of close relatives, evinced by the empathic process that a work of art fuels in the reader or observer. Sickness is viewed as an existential condition. The historian, Roy Porter, defines this perspective as ‘the history from below’ and maintains that it can be useful in reconstructing the anthropological aspects of sickness from the patient’s point of view. By emerging himself in the stories of doctors and patients of the past, the medical student acquires the ability to understand not only the sickness but to feel the experience of the patient (empathy). Medical stories help to focalize what is missing or has been lost in medical practice, stimulating personal introspection, because these stories urge reflection not on technical competence but on themselves and on their own emotions. The denotative language does not diminish all human reality because «medicine is contemporaneously natural and humanistic science. Clarifying and understanding are both necessary in the same way» (D. Von Engelhardt).
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Cosmi, Franco, Beatrice Mariottoni, Barbara Tarquini, and Deborah Cosm. "Il processo decisionale condiviso nell’angina stabile." Cardiologia Ambulatoriale 4, no. 31 (December 30, 2023): 347–60. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2023-4-3.

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Abstract:
Nell’angina pectoris stabile la sintomatologia anginosa può essere controllata e la mortalità può essere ridotta dalla terapia farmacologica, dall’angioplastica o dalla rivascolarizzazione chirurgica. Il processo decisionale condiviso tra medico e paziente serve a ridurre ansia, paura, compassione ed ignoranza per lenire preoccupazioni e responsabilità che rischiano di portare le scelte al di fuori dei binari della scientificità, della reale efficacia, della sostenibilità economica ed ambientale. L’evidenza dello scienziato, l’esperienza del medico, la credenza del paziente e le concrete possibilità assistenziali sono i determinanti della scelta se non della cura migliore, almeno di quella più adatta. L’analisi di importanti studi come l’ARCA Registry, l’ORBITA 1 e 2 e l’ISCHEMIA e ISCHEMIA Extended consentono delle solide considerazioni. Nei pazienti con angina stabile senza anatomia coronarica sfavorevole la mortalità è sovrapponibile tra strategia invasiva e conservativa con importanti effetti collaterali maggiori più evidenti nella prima. La terapia farmacologica ottimale permette un controllo totale o parziale della sintomatologia nei 2/3 dei casi. Negli altri bisogna ricorrere alla rivascolarizzazione con angioplastica o chirurgia. In un quarto dei pazienti il dolore persiste nonostante la terapia anche combinata, probabilmente per i meccanismi vasomotori che accompagnano la patologia ostruttiva. Con il paziente vanno discusse le concrete possibilità assistenziali per la disponibilità farmacologica e per la terapia invasiva o chirurgica, considerata l’ampia variabilità degli esiti legata al volume di attività e alla gravità dei casi trattati nelle varie strutture operative. La probabilità condivisa dovrebbe rimpiazzare il consenso informato in una relazione medico-paziente centrale anche all’alba dell’“era della medicina metaclinica” per la soddisfazione di entrambi nella scelta delle evidenze migliori di una patologia diffusa e di elevato impatto emotivo, per evitare inutili paure, aspettative non realistiche, costi economici proibitivi ed impatti ambientali pericolosi.
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Fontanella, A., M. Campanini, C. Nozzoli, and R. Nardi. "Medicina interna perioperatoria - Il paziente chirurgico complesso: il ruolo dell’internista nell’ospedale snello, a misura del paziente, organizzato per intensità di cure." Italian Journal of Medicine 5, no. 1 (March 21, 2017): 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2017.2.

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Abstract:
<p class="titolo"><img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /></p><p class="titolo"><strong>Perché l’internista è necessario nella gestione dei pazienti complessi candidati ad intervento chirurgico</strong><br /><em>F. Gilioli, G. Chesi</em></p><p class="titolo"><strong>La medicina interna nell’assistenza del paziente chirurgico complesso</strong><br /><em>M. Fabbri, S. Galli, A. Morettini</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente cardiopatico</strong><br /><em>G. Chesi, F. Gilioli</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva</strong><br /><em>M. Candela</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente diabetico</strong><br /><em>L. Morbidoni</em></p><p class="titolo"><strong>La chirurgia nel grande anziano: rischi e opportunità</strong><br /><em>A. Greco, M. Greco, G. D’Onofrio, G. Paroni, D. Sancarlo, M. Lauriola, D. Seripa</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente candidato ad intervento chirurgico a rischio trombo-embolico</strong><br /><em>R. Re, M. Campanini</em></p><p class="titolo"><strong>Concetto di <em>Ospedale snello</em>, <em>hospitalist</em> e di <em>co-management</em></strong><br /><em>I. Stefani, A. Mazzone</em></p><p class="titolo"><strong>L’internista nel reparto di Ortopedia: il percorso del paziente ricoverato per frattura prossimale di femore</strong><br /><em>R. Nardi, M. Mazzetti, C. Marchetti</em></p><p class="titolo"><strong>L’internista nel reparto di neurochirurgia</strong><br /><em>C. Cicognani, S. Zaccaroni</em></p><p class="titolo"><strong>L’internista nel reparto di ostetricia</strong><br /><em>A. Maina, V. Donvito, L. Balbi</em></p><p class="titolo"><strong>L’internista nel Centro Trapianti di fegato</strong><br /><em>L. Fontanella, M. Imparato</em></p><p class="titolo"><strong>La gestione del dolore post-operatorio in ambito internistico</strong><br /><em>M. Bosco, R. Bertè, G. Civardi</em></p><p class="titolo"><strong>La sindrome da rialimentazione</strong><br /><em>R. Risicato, G. Scanelli, L. Tramontano, U. Politti</em></p><p class="titolo"><strong>Terapia infusionale pre-intra-post-operatoria: solamente un problema dell’anestesista?</strong><br /><em>F. Sgambato, G. Pinna, S. Prozzo, E. Sgambato</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente ad elevato rischio emorragico: valutazione e management</strong><br /><em>A.M. Pizzini, I. Iori</em></p><p class="titolo"><strong>La gestione perioperatoria o periprocedurale della terapia anticoagulante-antiaggregante in elezione e in urgenza</strong><br /><em>A. Fontanella, R. Re</em></p><p class="titolo"><strong>Le complicanze mediche e gli eventi avversi indesiderabili più frequenti nel paziente internistico complesso operato</strong><br /><em>M. Silingardi</em></p><p class="titolo"><strong>Pazienti <em>chirurgici</em> ricoverati in Medicina Interna: i pazienti a rischio, selezione delle priorità e delle emergenze urgenze e pianificazione dell’assistenza</strong><br /><em>P. Gnerre, M. Gambacorta, A. Percivale</em></p><p class="titolo"><strong>Qualità, indicatori ed <em>audit</em> come strumento di miglioramento nell’assistenza del paziente complesso in chirurgia</strong><br /><em>S. De Carli, A. Montagnani</em></p><p class="titolo"><strong>Quali proposte ed evidenze per nuovi modelli organizzativi in cui l’internista può assumere un ruolo fondamentale?</strong><br /><em>A. Fontanella, M. Campanini</em></p>
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Facchini, Lucia Orelli. "Celsus. - Mazzini, Innocenzo (ed.): A. Cornelio Celso: La chinirgia (Libri VII e Vili del De medicina). Testo, traduzione, commento. Macerata, Università degli Studi di Macerata, 1999. 385 p. (Univ. degli Studi di Macerata, Facoltà di Lettere e Filosofia, Pubblicazioni, 84: Testi e Documenti, 5). € 52.-. ISBN 88-8147-164-7." Gesnerus 59, no. 3-4 (December 3, 2002): 263–64. http://dx.doi.org/10.1163/22977953-0590304012.

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Marinucci, Ludovica. "Paolo Savoia, Cosmesi e chirurgia. Bellezza, dolore e medicina nell’Italia moderna. Milano: Editrice Bibliografica, 2017, 232 pp., 19.50 €, ISBN: 9788870759822. & Annarita Angelini, Matematica e immaginazione nel Rinascimento. Milano: Editrice Bibliografica, 2017, 198 pp., 18.50 €, ISBN: 9788870759518. & Carlo Bovolo, I cattolici italiani e la scienza. Il discorso apologetico sulla stampa clericale nell’età del positivismo. Milano: Editrice Bibliografica, 2017, 144 pp., 16.50 €, ISBN: 9788870759860. & Francesco Barreca, La scienza che fu. Idee e strumenti di teorie abbandonate. Milano: Editrice Biblio-grafica, 2017, 128 pp., 16.50 €, ISBN: 9788870759525. & Claudio Pogliano, Storie di cervelli. Dall’antichità al Novecento. Milano: Editrice Bibliografica, 2017, 208 pp., 19.50 €, ISBN: 9788870759815." Nuncius 33, no. 2 (June 26, 2018): 382–85. http://dx.doi.org/10.1163/18253911-03302007.

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Zhao, Jing. "Una rilettura della “scienza” dell’agopuntura moderna." Storia e Futuro 57, Giugno 2023 (October 24, 2023). http://dx.doi.org/10.30682/sef5723e.

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Abstract:
L’agopuntura e la chirurgia sono stati i due principali trattamenti esterni della medicina tradizionale cinese. Nelle prime fasi del loro sviluppo, entrambi erano basati sull’“esame dell’anatomia muscolare” del corpo e mettevano in evidenza l’importanza della carne e delle ossa. Dalla dinastia Song, tuttavia, si iniziò a studiare la medicina senza richiedere un’esperienza pratica. Il trattamento esterno cominciò ad essere emarginato. Tale situazione continuò fino alla fine della dinastia Ming quando fu introdotta la medicina occidentale. Non dialogando con le conoscenze chirurgiche occidentali, la chirurgia e l’agopuntura tradizionali divennero insignificanti. Contemporaneamente, la teoria dei meridiani iniziò a catturare l’attenzione degli studiosi e avviò l’interazione tra l’apprendimento cinese e quello occidentale basato sulla medicina cinese. Successivamente, la reinterpretazione e la comprensione della teoria tradizionale del meridiano si sono trasformate nel preludio all’evoluzione accademica moderna e allo sviluppo scientifico dell’agopuntura. Il divario fra l’agopuntura e la chirurgia tradizionale si ampliò. Senza i concetti moderni di “anatomia e fisiologia” e di “disinfezione”, la chirurgia tradizionale continuava ad essere in difficoltà, mentre, al contrario, l’agopuntura iniziò a colmare il divario con la medicina occidentale.
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Coggi, Guido. "PAOLO MANTEGAZZA E LA FACOLTÀ DI MEDICINA: UNA PRESIDENZA DI CAMBIAMENTO." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, July 18, 2018. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2018.366.

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Abstract:
The years during which Paolo Mantegazza served as Dean of the Medical Faculty, the Country was involved in a considerably large social turmoil, under the pressure of the so called student revolution, which was spreading through Europe. Such a movement, albeit very often out of control (with dangerous deviations), still was, in its basic and best aspects, the expression of an urgent need for innovation and social change. Mantegazza, who was a very qualified scientist in Pharmacology, perceived by intuition the need for a controlled change in the style and action of his office, and used a “gentle leadership” to carry on consistent innovations in the traditional “academic” policy of the Faculty. His major achievement was twofold: first, he was able to expand the Faculty into city hospitals other than the traditional Main Central University Hospital, thus allowing students to perform clinical practice in a new environment, more patient oriented than the classical one; second, this expansion offered teachers and researchers the opportunity to practice a less formal teaching, paying more attention, both from a clinical, scientific and teaching point of view, to the complexity of the patient and his/her social and personal context, with relevant consequences on the educational approach and to teacher-students relationships.
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Pi, Kuo-li. "La medicina tradizionale cinese nella guerra moderna (1937-1945)." Storia e Futuro 57, Giugno 2023 (October 24, 2023). http://dx.doi.org/10.30682/sef5723c.

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Abstract:
Esistono molte ricerche sulla guerra sino-giapponese tra il 1937 e il 1945, anche se la maggior parte di esse si è concentrata sui militari e la diplomazia. Negli ultimi anni sono state condotte rilevanti ricerche storico-culturali. Questo lavoro si concentra sulla medicina cinese durante la guerra, tentando di esplorare problemi raramente toccati nella letteratura sulla storia della medicina cinese: in particolare, il rapporto tra medicina cinese, guerra e paese. È un fatto indiscutibile che la moderna medicina cinese fosse in ritardo nello sviluppo delle tecniche chirurgiche e della conoscenza della fisiologia. Lo scoppio della guerra sino-giapponese, tuttavia, ha portato la comunità medica cinese ad iniziare a pensare al collegamento tra la conoscenza tradizionale e la sopravvivenza del paese, nonché al trattamento dei pazienti feriti durante i periodi di guerra. Questa ricerca ha permesso di scoprire che i medici riflettevano costantemente sulla loro conoscenza della chirurgia, del primo soccorso e dei farmaci della medicina antica, sperando di giocare un ruolo attivo in tempo di guerra. Inoltre, la comunità medica cinese ha cercato di aprire nuove scuole e ospedali per far progredire la conoscenza della medicina cinese all’interno della società. La maggior parte dei medici credeva che la medicina cinese non avrebbe dovuto essere assente durante le guerre e i disastri nazionali. Oltre ad arricchire la ricerca sulla storia medica cinese, questo lavoro mira anche ad integrare la discussione attuale sulla storia della guerra sino-giapponese, che è stata tradizionalmente distorta attraverso gli aspetti politici e militari, fornendo così un quadro più completo di questo periodo.
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Araco, Antonino. "La classificazione del rischio medico legale nelle prestazioni di medicina e chirurgia estetica." Minerva Medicolegale 138, no. 1-2 (November 2018). http://dx.doi.org/10.23736/s0026-4849.18.01773-x.

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Castoro, Carlo. "La consulenza etica in chirurgia." Medicina e Morale 64, no. 6 (August 1, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.7.

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Abstract:
La chirugia, per sua natura, pone imperativi etici da seguire. La violazione dell’integrità del corpo che tutti gli interventi chirugici comportano viola palesemente il primo “comandamento” cui il medico deve da sempre obbedire: primum non nocere. I chirurghi vivono e praticano una forma di etica clinica applicata nel loro lavoro quotidiano. La necessità di svelare e superare i conflitti etici in chirurgia è stata pienamente riconosciuta solo di recente. Solo alcuni decenni fa il chirugo sceglieva cosa fosse meglio per il paziente il quale aveva poche possibilità di discutere le scelte che venivano in genere accettate e solo raramente poi contestate legalmente. Le cose sono rapidamente cambiate. Lo sviluppo delle nuove tecnologie e il grande progresso delle tecniche anestesiologiche e della terapia intensiva permettono oggi di effettuare interventi chirurgici sempre più complessi e arditi. Sfortunatamente la relazione personale di fiducia tra chirurgo e paziente spesso non è così forte come in passato. Il cambiamento dell’organizzazione del lavoro in ospedale costringe oggi i chirurghi a visitare troppi pazienti e a fare troppi interventi riducendo il tempo disponibile a costruire un solido rapporto personale e di fiducia con il paziente. L’etica in chirugia ha svelato che i chirughi hanno diversi ruoli professionali che possono generare conflitti etici: clinici, ricercatori, leaders di un team, insegnanti, consulenti in politica sanitaria, responsabili di risorse umane e tecnologiche preziose. La complessità di questi ruoli e i possibili conflitti che possono sorgere richiedono la capacità di riconoscere i potenziali problemi etici come: informare pazienti e familiari per permettere una scelta consapevole nel processo di consenso informato, comunicare cattive notizie e prognosi, dare indicazione a interventi palliativi, affrontare le complicanze chirugiche e gli interventi ad alto rischio, modificare tecniche chirurgiche e procedure durante l’intervento per variazioni anatomiche o situazioni patologiche non previste, introdurre nuove tecniche chirurgiche o nuovi strumenti. Nuovi dilemmi etici sorgono nella chirugia dei trapianti, nella ricerca, nello sviluppo di nuove tecniche chirugiche, nella formazione dei giovani chirurghi, nelle scelte di politica sanitaria e nell’allocazione delle limitate risorse disponibili. La consulenza etica al letto del paziente può essere perciò utile a svelare e superare I complessi problemi etici che i chirughi devono affrontare. L’insegnmento dell’etica dovrebbe essere formalmente parte del corso di studi in medicina e nella specializzazione in chirurgia. Una chirugia altamentre qualificata richiede l’applicazione delle migliori conoscenze cliniche, scientifiche, tecniche ed etiche. ---------- Clinical ethics is embedded in the practice of surgery. Surgeons live and practice a form of applied surgical ethics in their daily activity. The need to unravel and overcome ethical challenges in surgery has been fully recognized only recently. Few decades ago the patients were told what the surgeons considered best for them and despite little discussion was possible very few patients refused operation and sued. Things have changed rapidly. The development of amazing new technologies and the great progress of anaesthesia and intensive care have allowed surgeons to do more for patients than ever before. Unfortunately personal and trusting relationship with patients are often not as strong as they were in the past. Hospital organization has changed and surgeons now have to visit too many patients, to perform too many operations and do not have enough time to establish a close relationship with their patients. Surgical ethics has emphasized that surgeons have many professional roles: clinicians, researchers, team leaders, teachers, consultant or active policy makers, responsible for the use of expensive and precious human and technologic resources. The complexity of these roles and the potential conflicts that can arise demand the surgeons to become skilled in unravelling ethical challenges. Ethical challenges in surgery include helping patients and family to make informed choices and give an informed consent, communicating bad news, deciding on palliative operations, dealing with surgical complications and life threatening operations, changing procedures during surgery for unexpected anatomical or pathological findings, introducing new surgical techinques and new technologies and more. New ethical dilemmas also arise in transplant surgery, in research activities, in the development of new operations, in the training of the new generation of surgeons and in healthcare policy choices and the allocation of the limited available resources. Bedside ethics consultation in surgery is often useful in unravelling the complex ethical challenges that surgeons have to face. The formal teaching of ethics should be part of medical and surgical training. Good clinical surgery requires the best use of clinical, scientific, technical and ethical skills.
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Lobin, Antje. "Comunicazione specialistica e multilinguismo: sfide per il linguaggio medico in Ticino." Romanistik in Geschichte und Gegenwart 27,1 27, no. 1 (November 2021). http://dx.doi.org/10.46771/2366078300271_03.

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Abstract:
Il presente contributo è dedicato alla Svizzera italiana e individua una lacuna all’interfaccia della ricerca sui linguaggi specialistici, del multilinguismo e della linguistica di contatto. Per molto tempo in Ticino non esisteva una facoltà di medicina e farmacia, motivo per cui la formazione si è svolta nella parte tedesca o francofona del Paese o in Italia. La situazione sta cambiando, in quanto dal 2020 i futuri medici possono conseguire un master triennale in medicina presso l’Università della Svizzera italiana. I corsi si svolgono in inglese. Il programma di bachelor si svolge, in parte in tedesco, in parte in inglese, presso le università partner di lingua tedesca di Basilea e Zurigo. In passato, questa particolare situazione di formazione medica ha già portato ad una serie di peculiarità nel linguaggio della pratica medica quotidiana. In questo contributo si delinea la situazione della ricerca per quanto riguarda l’italiano in Ticino e si presenta il profilo della lingua italiana in quest’area. Successivamente si passa alla visione esemplificativa delle specificità della comunicazione medica in Ticino e si traccia un programma di ricerca, che permetterebbe di registrare sistematicamente lo stato specifico tra pianificazione linguistica e norma d’uso fluttuante, i principi della formazione analogica, i principali fattori d’influenza così come le frequenze delle denominazioni concorrenti.
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Lobin, Antje. "Comunicazione specialistica e multilinguismo: sfide per il linguaggio medico in Ticino." Romanistik in Geschichte und Gegenwart 27,1 27, no. 1 (November 2021). http://dx.doi.org/10.46771/2366078300271_3.

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Abstract:
Il presente contributo è dedicato alla Svizzera italiana e individua una lacuna all’interfaccia della ricerca sui linguaggi specialistici, del multilinguismo e della linguistica di contatto. Per molto tempo in Ticino non esisteva una facoltà di medicina e farmacia, motivo per cui la formazione si è svolta nella parte tedesca o francofona del Paese o in Italia. La situazione sta cambiando, in quanto dal 2020 i futuri medici possono conseguire un master triennale in medicina presso l’Università della Svizzera italiana. I corsi si svolgono in inglese. Il programma di bachelor si svolge, in parte in tedesco, in parte in inglese, presso le università partner di lingua tedesca di Basilea e Zurigo. In passato, questa particolare situazione di formazione medica ha già portato ad una serie di peculiarità nel linguaggio della pratica medica quotidiana. In questo contributo si delinea la situazione della ricerca per quanto riguarda l’italiano in Ticino e si presenta il profilo della lingua italiana in quest’area. Successivamente si passa alla visione esemplificativa delle specificità della comunicazione medica in Ticino e si traccia un programma di ricerca, che permetterebbe di registrare sistematicamente lo stato specifico tra pianificazione linguistica e norma d’uso fluttuante, i principi della formazione analogica, i principali fattori d’influenza così come le frequenze delle denominazioni concorrenti.
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Giardina, Simona, and Antonio G. Spagnolo. "La genesi del nuovo nella storia della chirurgia tra desiderio di conoscenza e conflitti etici." Medicina e Morale 61, no. 3 (June 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.133.

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Abstract:
L’articolo delinea i momenti salienti nella storia della chirurgia, quali la scoperta dell’anestesia, dell’asepsi e antisepsi che ne hanno consentito l’ascesa dopo secoli di oscurità. Il desiderio di conoscenza appagato da tali scoperte si è spesso accompagnato a dilemmi etici da un lato e a resistenze ideologiche, da parte della comunità scientifica (spesso ostile alla genesi del nuovo nella medicina) dall’altro. È questo uno dei più forti ostacoli che i grandi del passato, coloro che hanno avuto il coraggio di andare controcorrente (rompendo i paradigmi esistenti), hanno dovuto superare. Questi uomini rappresentano uno stimolo per ricondurre il sapere scientifico ad un confronto attivo con l’etica al fine di sanare una dicotomia che ha radici antiche. L’antico, dunque, non è semplicemente passato ma rivive attraverso la narrazione storica di vite esemplari di medici. ---------- This article traces salient points in the history of surgery, such as the discovery of anesthesia, asepsis and antisepsis, which permitted surgery’s ascendancy after centuries of unimportance. Encouraged by such breakthroughs, the yearning to learn was often accompanied by ethical dilemmas on the one hand and on the other by ideological resistance on the part of the scientific community, which was often hostile to new medical findings. This was one of the greatest obstacles of the past for the distinguished individuals who had the courage to go against the tide, to break with existing paradigms, to overcome opposition to innovation. These men functioned as a stimulus to bring scientific knowledge head to head with ethics with the goal of healing ancient irreconcilable differences. The past is not simply the past; it lives on through the historical narrative of exemplary lives of certain physicians.
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Bedin, Rafael Antonio Caldart, Maisa Schultz, and Antonio Bedin. "Anestesia per conigli sottoposti a interventi chirurgici sperimentali: Rapporto di una serie di otto anestesie." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, June 15, 2020, 151–58. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/anestesia-per-conigli.

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Abstract:
L’anestesia per animali da laboratorio è una questione di interesse biomedico e uno dei dilemmi più presenti nell’attuale dibattito bioetico. L’uso di agenti anestetici nella chirurgia sperimentale mira all’analgesia e al contenimento dell’animale, al fine di ottenere un ragionevole grado di rilassamento muscolare e produrre una sufficiente analgesia. Questa pratica richiede l’uso di protocolli per la somministrazione di dosi sicure ed efficienti. Otto conigli neozelandesi sono stati sottoposti a laparotomia dimostrando la disciplina della tecnica chirurgica del corso di medicina locale. Per i farmaci pre-anestetici, è stata utilizzata per via sottocutanea acepromazina 1 mg.kg-1 associata a ketamina 15 mg.kg-1 . L’anestesia è stata mantenuta con isoflurano e ossigeno sotto una maschera laringea in un sistema di anestesia Mapleson D e con respirazione spontanea. L’idratazione è stata eseguita con 10 ml.kg-1 di soluzione salina ogni ora. È stato utilizzato un materasso termico. Per il monitoraggio sono stati utilizzati stetoscopio precordiale, pulsossimetria e parametri clinici. Per l’eutanasia, ketamina 10 mg.kg-1 associata a cloruro di potassio 19,1% 1 ml.kg-1 è stata utilizzata per via endovenosa. Il peso medio dei conigli era di 2721,25 ± 275,01 grammi e la durata della procedura anestetica era di 120 ± 87 minuti. Discussione. Nell’anestesia a lungo termine, come la laparotomia, si raccomanda l’uso di farmaci pre-anestetici e quindi l’induzione dell’anestetico mediante la combinazione di agenti. Tuttavia, la gestione dell’anestesia richiede il monitoraggio per evitare che si verifichino dosi insufficienti o eccessive.
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Giardina, Simona, and Vincenza Mele. "Spunti di riflessione bioetica dalla letteratura." Medicina e Morale 59, no. 6 (December 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.194.

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Abstract:
L’articolo focalizza l’importanza di un dialogo tra bioetica e letteratura. Entrambe rivendicano ciò che manca o è andato perduto nella pratica medica e che riguarda soprattutto la relazione medico-paziente. L’intento è quello di far emergere il ruolo attivo della letteratura nella riflessione biomedica. L’introduzione nei curricula delle Facoltà di Medicina di speciali moduli didattici dedicati alle Scienze Umane non ha come fine solo l’arricchimento intellettuale della professione ma persegue una finalità rigorosamente operativa. Il vantaggio della letteratura è quello di trasmettere informazioni in forma umana, di farci avvicinare all’umanità degli altri, diminuendo la distanza tra noi e l’altro. La letteratura tocca i nostri cuori e allo stesso tempo le nostre menti. Dialogare con la letteratura e con le Scienze umane in genere può aiutare a sviluppare capacità quali l’osservazione, l’analisi, l’empatia, lo spirito critico, fondamentali nella pratica medica. Attraverso la lettura di testi significativi il futuro medico incontrerà il lato umano della medicina: la comprensione del malato nella sua unicità, la dimensione esistenziale della malattia, l’importanza del recupero di un dialogo profondo tra medico e paziente. ---------- The aim of this work is to highlight the importance of the dialogue between very different disciplines trying to bring to light the value and function of literature vis-à-vis bioethical concerns. One of the main areas where literature and bioethics coalesce in important literary texts is the relationship between humankind and sickness (with particular regard on doctor-patient relationship). This paper focalizes the anthropological and ethical aspects of this relationship. The intention is to encourage not just aesthetic experience but human experience of this relationship. The way in which literature deals with these aspects shows a great level of humanity and empathy. It is just by this way that the reader is fully immersed in that specific problem. Literature has a great power to awaken us to the humanity of others decreasing the distance between them and us. Literature can touch our hearts at the same time our heads. Literature provides insight into the human condition, suffering, personhood and offer a historical perspective on medical practice. Attention to literature and the arts helps to develop and nurture skills of observation, analysis, empathy and self-reflection - skills that are essential for human medical care. Through the poems, stories and essays, students will appreciate their roles not just as healers or caregivers but as compassionate human beings. They will see the importance of fostering the human side of medicine: understanding the needs of patients as unique individuals, expressing compassion and empathy in the face of tragedy and grief and making judgments in complex ethical situations.
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Crisafulli, Francesco. "Attività professionalizzanti nei corsi di Laurea in Educazione Professionale – SNT-2. Studio trasversale delle 14 esperienze universitarie italiane di Medicina e Chirurgia per la formazione dell’Educatore Professionale." Journal of Advanced Health Care 3, no. 3 (August 2, 2021). http://dx.doi.org/10.36017/jahc202133156.

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Abstract:
Lo studio svolge un’analisi trasversale dell’offerta formativa, delle attività professionalizzanti e di alcuniindicatori di andamento, dei 17 Corsi di Laurea per Educatore Professionale Snt-2, attivi in 14 atenei in Italia. Leproposte didattiche del settore scientifico disciplinare di riferimento MED/48 e le esperienze del tirocinio curriculare,sono esaminate in forma comparata tra i corsi con l’obiettivo di verificarne la coerenza con i problemi prioritarisocio sanitari, le funzioni e attività delle “Core competence” della professione. Peculiarità, punti di forza e alcunecriticità sono evidenziati nello studio relativamente alla situazione complessiva della figura professionale.I Corsi di Laurea fanno registrare un buon andamento di alcuni indicatori strategici come l’occupabilità deilaureati e la coerenza con le “Core Competence” dell’EP, nel ventesimo anno accademico di istituzione del corsosanitario in ambito accademico.
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Francesco, Crisafulli. "Attività professionalizzanti nei corsi di Laurea in Educazione Professionale – SNT-2. Studio trasversale delle 14 esperienze universitarie italiane di Medicina e Chirurgia per la formazione dell’Educatore Professionale." Journal of Advanced Health Care, August 2, 2021. http://dx.doi.org/10.36017/jahc2108-001.

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Abstract:
Lo studio svolge un’analisi trasversale dell’offertaformativa, delle attività professionalizzanti e di alcuni indicatori di andamento, dei 17 Corsi di Laurea per Educatore Professionale Snt-2, attivi in 14 atenei in Italia. Le proposte didattiche del settore scientifico disciplinare di riferimento MED/48 e le esperienze del tirocinio curriculare, sono esaminate in forma comparata tra i corsi con l’obiettivo di verificarne la coerenza con i problemi prioritari socio sanitari, le funzioni e attività delle “Core competence” della professione. Peculiarità, punti di forza e alcune criticità sono evidenziati nello studio relativamente alla situazione complessiva della figura professionale. I Corsi di Laurea fanno registrare un buon andamento di alcuni indicatori strategici come l’occupabilità dei laureati e la coerenza con le “Core Competence” dell’EP, nel ventesimo anno accademico di istituzione del corso sanitario in ambito accademico.
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Pompili, Maurizio, Francesco Ardito, Enrico Brunetti, Giuseppe Cabibbo, Fabrizio Calliada, Umberto Cillo, Ilario de Sio, et al. "Benign liver lesions 2022: Guideline for clinical practice of Associazione Italiana Studio del Fegato (AISF), Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM), Società Italiana di Chirurgia (SIC), Società Italiana di Ultrasonologia in Medicina e Biologia (SIUMB), Associazione Italiana di Chirurgia Epatobilio-Pancreatica (AICEP), Società Italiana Trapianti d'Organo (SITO), Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica (SIAPEC-IAP) – Part II - Solid lesions." Digestive and Liver Disease, September 2022. http://dx.doi.org/10.1016/j.dld.2022.08.031.

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Pompili, Maurizio, Francesco Ardito, Enrico Brunetti, Giuseppe Cabibbo, Fabrizio Calliada, Umberto Cillo, Ilario de Sio, et al. "Benign liver lesions 2022: Guideline for clinical practice of Associazione Italiana Studio del Fegato (AISF), Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM), Società Italiana di Chirurgia (SIC), Società Italiana di Ultrasonologia in Medicina e Biologia (SIUMB), Associazione Italiana di Chirurgia Epatobilio-Pancreatica (AICEP), Società Italiana Trapianti d'Organo (SITO), Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica (SIAPEC-IAP) – Part I – Cystic lesions." Digestive and Liver Disease, September 2022. http://dx.doi.org/10.1016/j.dld.2022.08.030.

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Gambino, Gabriella. "La legge 40/2004: principi e prospettive alla luce del dibattito referendario." Medicina e Morale 54, no. 5 (October 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.379.

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Abstract:
Il 12 e il 13 giugno 2005 si sono svolti in Italia i referendum parzialmente abrogativi della Legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. La facoltà di astensione, esercitata dalla maggioranza degli italiani, ha consentito di salvaguardare quei principi biopolitici fondamentali dei quali la legge si è fatta espressione, tutti riconducibili a imprescindibili valori costituzionali. Tuttavia, nonostante l’esito referendario, la legge 40 continua a sollecitare approfondimenti e dibattiti, soprattutto tra chi – insoddisfatto per i limiti che impone – vorrebbe modificarla in tempi brevi. Eppure, a ben vedere, questa legge tanto criticata e contestata è stata il frutto di precise scelte attuate dal Legislatore, ben consapevole dei principi in gioco innanzi al prevalere della tecnologia riproduttiva nella trasmissione della vita umana. In particolare, due sono le questioni di fondo che ancor oggi ritornano nel dibattito: la violazione della libertà di autodeterminazione procreativa della coppia; e la richiesta di una legittimazione di desideri procreativi, che si vorrebbe trasformare in “diritti”: il “diritto alla salute riproduttiva”, il “diritto al figlio sano”, il “diritto all’eugenetica prenatale”. In tale contesto, la riflessione filosofico-giuridica sul significato del progetto procreativo della coppia e sulle dinamiche relazionali che attiva può consentire di recuperare quella dimensione di autentica responsabilità e di amore donativo, che dovrebbe costituire il presupposto etico per compiere delle scelte procreative, nel pieno rispetto di tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche che la medicina riproduttiva mette oggi a disposizione e, prima ancora, nel pieno rispetto della propria dignità umana. ---------- On June 12th and 13th, 2005 partially abrogative referendum about the law 40/2004 on medically assisted reproduction took place in Italy. The faculty of abstention, exercised by the main part of Italian people, allowed safeguarding those fundamental biopolitical principles expressed in the law, all of them coming from absolute constitutional values. However, although the referendary outcome, the law 40/2004 continues to request deepening and debates, specially among those who – unsatisfied of the limits which it imposes – would like to modify it in a short time. And yet, this law, so criticized and contested, was the fruit of precise choices made by the Legislator, well aware of the principles at stake in front of prevailing of reproductive technology in the transmission of human life. Particularly, the fundamental questions which are debated still today are two: violation of the liberty of couple’s procreative self-determination; and the request of a legitimating of procreative desires, which one’s would like to transform in “rights”: the “reproductive health right”, the “right of having a healthy child”, the “prenatal eugenic right”. In this contest, philosophical-juridical reflection on the meaning of the couple’s procreative project and on its relational dynamics can allow to recover that dimension of authentic responsibility and donative love, which should constitute the ethical presupposition to do procreative choices, in the full respect of every subject involved in the technique that reproductive medicine offers today and, more before, in the full respect of one’s own human dignity.
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"Intraoesophageal variceal pressure (IOVP) and prediction of the first variceal hemorrhage in cirrhotics , R Cestari, L Carpinelli, P Ravelli, MC Vazzoler, G Missale, A Nolte, M Braga, MC Hall De Lima and R de Franchis. Cattedradi Gastroenterologia, Istituto di Medicina Interna, University of Milano, and Cattedra di Diagnostica e Chirurgia Endoscopica, University of Brescia, New Italian Endoscopic Club (NIEC), Italy." Hepatology 18, no. 4 (October 1993): A285. http://dx.doi.org/10.1016/0270-9139(93)92663-k.

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