Academic literature on the topic 'Fattore di struttura'

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Journal articles on the topic "Fattore di struttura"

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Sollami, Alfonso, Luca Caricati, Monica Bianconcini, Cinzia Guidi, and Tiziana Mancini. "Misurare la cultura della sicurezza: primo adattamento italiano del Safety Attitude Questionnaire (SAQ)." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002007.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio č fornire un primo adattamento al contesto sanitario italiano del(SAQ), uno strumento largamente utilizzato nel contesto anglosassone per misurare la cultura della sicurezza. La versione italiana, tradotta e adattata dall'originale inglese, č stata somministrata a 660 professionisti sanitari (infermieri, ostetrici e fisioterapisti) provenienti da diverse aziende ospedaliere della Regione Emilia Romagna e impegnati in aree di lavoro diverse (Medicina, Chirurgia, Materno-Infantile e Sale Operatorie). I risultati hanno mostrato una struttura fattoriale solo in parte simile a quella originale. Tre fattori sono stati, infatti, estratti: un fattore Prossimale all'agire quotidiano (clima di sicurezza e clima di lavoro), un fattore Distale alla pratica professionale (organizzazione dell'azienda) e un fattore di Stress. Essi riaccorpano i sei riscontrati nelle ricerche condotte in altri paesi e mostrano una buona validitŕ di contenuto, indici di adattamento accettabili e invarianza strutturale tra le tre diverse aree di provenienza delle unitŕ operative. Seppure preliminari, i risultati evidenziano alcune specificitŕ che richiamano ai significati che la cultura della sicurezza assume nel contesto italiano.
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Francesca, Petrei. "Problemi metodologici e applicativi connessi con la misurazione della produttivitŕ." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 3 (December 2011): 5–38. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-003002.

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Abstract:
Il presente lavoro ha due principali obiettivi. Il primo č illustrare i metodi utilizzati per la misurazione della produttivitŕ e le relative criticitŕ. Il secondo obiettivo č analizzare quale apporto possa dare l'utilizzo dell'analisi fattoriale alla specificazione della produttivitŕ totale dei fattori che, in un'ottica neoclassica, č assimilata al residuo di Solow. L'ipotesi di partenza č che il concetto di residuo possa essere descritto tramite un insieme di variabili che si suppone abbiano alla base una struttura che le colleghi tra loro. Per verificare questa ipotesi, si č utilizzato lo strumento dell'analisi fattoriale (AF) che si puň definire come un modello statistico idoneo a ridurre un sistema complesso di correlazioni in uno di minori dimensioni. Le ipotesi fatte inizialmente in sede di costruzione della matrice di dati, vengono in larga parte confermate dall'analisi. Le dimensioni individuate sono esattamente riprodotte dagli assi fattoriali. Nello specifico, l'asse fattoriale del capitale, che č anche quello che riproduce la maggiore percentuale di varianza, risulta essere di particolare importanza visto come fattore latente della produttivitŕ; si racchiudono in esso, infatti, tutti gli elementi che rendono un territorio particolarmente competitivo e, quindi, produttivo. L'integrazione con gli altri due fattori latenti disegna quella struttura semplificata che si cercava per descrivere il residuo di Solow. Un'importante conclusione da rilevare č il possibile uso dell'analisi multivariata per analizzare un concetto che č studiato in larga parte attraverso modelli econometrici. Si puň, dunque, utilizzare questo tipo di analisi a scopi confermativi: nel caso del residuo di Solow, infatti, si puň confermare che effettivamente esso colga impropriamente degli aspetti che non sono ricompresi nelle misure di input e di output e proprio questi aspetti, menzionati dalla letteratura o dalle determinazioni econometriche, si riscontrano nella struttura latente disegnata grazie all'analisi fattoriale quali determinanti della produttivitŕ e, quindi, della crescita di un sistema economico.
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Piccinelli, Marco, and Pierluigi Politi. "Struttura fattoriale della versione a 12 domande del General Health Questionnaire in un campione di giovani maschi adulti." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 173–81. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006990.

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Abstract:
RiassuntoScopi- a) Indagare la struttura fattoriale della versione a 12 domande del General Health Questionnaire (GHQ-12) in un campione di maschi diciottenni; b) saggiare la capacità dei punteggi fattoriali standardizzati di discrimi- nare tra soggetti portatori o meno di un disturbo psichico secondo il giudizio dello psichiatra.Disegno- Un campione di 363 soggetti selezionati nel corso della visita militare di leva è stato invitato a completare il GHQ-12 e ad essere intervistato da uno psichiatra. Dati completi sono stati raccolti per 320 soggetti (88% del campione selezionato).Risultati- Due componenti con autovalore(eigenvalue)superiore a 1 sono emerse dall'analisi a componenti principali prima della rotazione, riuscendo a spiegare il 46.7% della varianza nei dati. La prima componente, sulla quale tutti i 12 items del questionario hanno rivelato un peso di segno positivo, è stata interpretata come una misura globale dello stato psicopatologico dei soggetti esaminati. La seconda componente è risultata bipolare, dal momento che su di essa tutti gli items «positivi» hanno presentato pesi di segno positivo, mentre gli items «negativi» hanno avuto pesi negativi; cio suggerisce che il GHQ è in grado di cogliere entrambe le componenti della salute mentale, la componente negativa (di cui sono espressione i sintomi) e la componente positiva (rappresentata dalla presenza di uno stato di benessere soggettivo). Dopo rotazione Varimax ciascun item del questionario pesava significativamente su uno solo dei due fattori identificati, fatta eccezione per l'item 12 il cui peso è risultato inferiore a 0,500 su entrambi i fattori. Il fattore A, caratterizzato dai 6 items «negativi» del GHQ-12, è stato denominato «disforia generale» ; il fattore B, definito da 5 dei 6 items «positivi» è stato chiamato «benessere/funzionamento sociale» . La migliore discriminazione tra soggetti portatori o meno di un disturbo psichico è stata offerta dai punteggi relativi al fattore «disforia generale» ; nessun vantaggio è stato invece ottenuto dalla combinazione dei punteggi riportati sui due fattori.Conclusioni- La compren- sione della struttura fattoriale del GHQ-12 potra fornire utili informazioni oltre a quelle offerte da un singolo punteggio di severità risultante dalla semplice somma delle risposte positive, spingendo la descrizione dello stato psicopatologico dei soggetti esaminati oltre la semplice distinzione tra «casi» e «non-casi».
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Mariano Carta, Stefano, and Antonio Alcaro. "Una casa di 3 piani + 1. Il sogno di Jung e le omologie archetipiche cervello-mente in una prospettiva evolutiva." STUDI JUNGHIANI, no. 55 (August 2022): 54–79. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14057.

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Abstract:
Sulla nave che lo portava verso le Clark lectures negli Stati Uniti, Jung racconta a Freud un sogno, divenuto famoso, in cui una casa a quattro piani, o livelli, sembra rappresentare la struttura di una psiche fondata sull'inconscio archetipico. Nonostante l'idea di archetipo sia stata più volte oggetto di critiche, a partire dalla seconda metà del 1900 gli studi scientifici sull'organizzazione del cervello umano hanno confermato l'ipotesi di una stratificazione delle funzioni mentali e di una determinazione prevalentemente istintuale ed ereditaria del primo e più antico strato dell'evoluzione neuropsichica. Pertanto, riprendendo la struttura della casa sognata da Jung, in questo articolo proponiamo l'idea di una stratificazione psico-neuro-archeologica suddivisa in 3+1 strati sovrapposti che costituisce una elaborazione del modello neuro-archeologico ternario elaborato da Paul MacLean prima e da Jaak Panksepp poi, in cui l'affettività rappresenta il fattore organizzativo fondamentale del cervello-mente. Lo strato più evoluto, caratteristico della specie umana, è quello dell'auto-coscienza riflessiva. Subito sotto si trova il livello della coscienza intersoggettiva, caratteristico delle specie omeoterme (mammiferi ed uccelli) e legato all'evoluzione di un complesso di strutture corticali mediali chiamate Default-Mode-Network. Ancora sotto si trova lo strato della coscienza cognitivo-immaginativa, evolutasi nei vertebrati dotati di corteccia cerebrale. Infine, il primo e più antico strato, è quello della consapevolezza affettiva, legato al funzionamento delle strutture sottocorticali mediali (core-Self), dove risiedono i circuiti istintuali ed archetipici individuati negli studi neuro-etologici di Panksepp.
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Meliciani, Valentina, and Maria Savona. "Economie di agglomerazione, legami a valle e specializzazione regionale nei servizi alle imprese nell'Unione Europea a 27." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 3 (October 2012): 78–100. http://dx.doi.org/10.3280/rest2012-003005.

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Abstract:
Questo articolo cerca di spiegare la specializzazione settoriale nei servizi alle imprese (SI) all'interno delle regioni dei Paesi dell'Unione Europea a 27. Oltre alle fonti tradizionali delle economie di agglomerazione come le esternalitŕ di localizzazione e di urbanizzazione, vengono incluse anche la struttura regionale specifica dei legami a valle ŕ la Hirschmann e la densitŕ di capitale umano. In piů si tiene conto della presenza di tali fattori nelle regioni confinanti. L'analisi empirica si basa su dati panel estratti dal database REGIO per il periodo 1999-2003. I risultati della stima di un modello spaziale di Durbin mostrano che le economie di urbanizzazione e i legami a valle ŕ la Hirschmann - sia con il settore manifatturiero sia soprattutto con altri comparti del settore dei servizi - spiegano larga parte della specializzazione nei SI. La dotazione di capitale umano di una regione č un altro fattore determinante della concentrazione regionale dei SI. Le stime fatte evidenziano significativi effetti spaziali che influenzano la specializzazione regionale nei servizi alle imprese, il che supporta le tesi avanzate dalla letteratura sulle economie di agglomerazione e in particolare il ruolo giocato dai legami a valle ŕ la Hirschmann (con i settori del manifatturiero e dei servizi) per la localizzazione dei servizi alle imprese
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Korzycka-Iwanow, Malgorzata, and Pawell Wojciechowski. "Le strutture della sicurezza alimentare in Polonia." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2010): 151–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003007.

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Abstract:
Il presente articolo affronta il tema delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia. Nella prima parte viene presentata la disciplina comunitaria quale fattore determinante le predette strutture. La seconda parte tratta questioni più generali, quali le strutture della pubblica amministrazione e il sistema delle fonti di diritto in Polonia, per passare poi ad argomenti più puntuali concernenti le strutture della sicurezza alimentare e la relazione tra la normativa nazionale e la normativa comunitaria in materia. Nella terza ed ultima parte, vengono esaminati in modo dettagliato gli organi costituenti le strutture della sicurezza alimentare in Polonia, iniziando dai ministri per passare poi all'analisi della composizione, dei compiti e delle competenze degli organi centrali dell'amministrazione governativa e degli organi territoriali dell'amministrazione unita e non unita competenti in materia di sicurezza alimentare. In conclusione l'Autrice constata che l'attuale struttura degli organi che hanno compiti relativi alla sicurezza alimentare in Polonia è complessa, poiché si è formata in diversi periodi ed è basata su diversi criteri. Nel processo di adattamento del diritto polacco alle esigenze comunitarie, le nuove competenze e compiti risultanti dalle norme del diritto comunitario sono stati attribuiti, per ragioni di urgenza, agli organi esistenti incaricati già di compiti e competenze in altre materie. Per cui l'Autrice sostiene che è auspicabile effettuare una riforma delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia.
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Kriesi, Hanspeter. "SVILUPPO ORGANIZZATIVO DEI NUOVI MOVIMENTI SOCIALI E CONTESTO POLITICO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 1 (April 1993): 67–117. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002205x.

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Abstract:
IntroduzioneNello studio dei movimenti sociali prevalgono ormai due orientamenti: uno incentrato sulla mobilitazione delle risorse e uno incentrato sui processi politici. Il primo approccio si occupa dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali, la quale viene considerata il fattore più influente nella loro mobilitazione. Il secondo approccio ha una prospettiva più ampia e situa la mobilitazione dei movimenti sociali all'interno di un contesto politico: la mobilitazione dipende in grande misura dalla struttura delle opportunità politiche che in un dato contesto sono offerte ai movimenti. Sebbene l'approccio basato sui processi politici si sia sviluppato a partire da quello relativo alla mobilitazione delle risorse, rimane carente lo studio dello sviluppo dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali in rapporto al contesto politico. La maggior parte degli studi riguardanti i movimenti sociali si è occupata soprattutto delle loro origini, poco del loro sviluppo successivo (McAdamet al.1988). Inoltre, nella misura in cui si è studiato lo sviluppo organizzativo dei movimenti sociali, esso è stato raramente messo in relazione alle strutture di opportunità politica.
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Abbate, Corrado, and Augusto Merlini. "Distretti industriali: aree di concentrazione di PMI specializzate." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (March 2010): 34–103. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-001003.

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Abstract:
La struttura produttiva italiana, caratterizzata prevalentemente da piccole e medie imprese (PMI), č considerata come un fattore limitante della capacitŕ di crescita economica, in considerazione delle limitate possibilitŕ di effettuare investimenti, e quindi di fare progressi nel campo della ricerca e dell'innovazione. Le piccole e medie imprese vantano perň un loro punto di forza ove esse siano organizzate in distretti industriali, molti dei quali sono noti come distretti del "made in Italy". Riprendendo le definizioni teoriche di distretto industriale, introdotte da Marshall e da Becattini e gli studi che hanno affrontato il problema dell'identificazione statistica dei distretti industriali1, in questo lavoro, dopo un'analisi critica delle metodologie attualmente applicate, si propone una metodologia alternativa. Essa intende ricercare un legame piů stringente tra i concetti teorici utilizzati dagli economisti - come per esempio quelli di comunitŕ di persone, di concentrazione e di specializzazione - e i concetti statistici che li possono meglio rappresentare.
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Amendola, Giandomenico. "L'onda lunga dei grandi eventi." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 96 (December 2011): 35–45. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-096003.

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Abstract:
Il saggio evidenzia come i grandi eventi possono avere un impatto sociale e simbolico oltre che economico ed urbano. I grandi eventi infatti, in molti casi, hanno ridisegnato l'immagine della cittŕ, la sua struttura fisica e l'organizzazione sociale dei suoi spazi. Le tracce di molti grandi eventi rimangono indelebilmente nella storia della cittŕ, diventando una ereditŕ urbana. Il saggio non ha l'intento di ricostruire la vicenda urbana delle Esposizioni internazionali o delle olimpiadi, ma presenterŕ, attraverso alcuni dei casi piů interessanti, gli aspetti che hanno anticipato la mutazione attuale e in parte ne possono spiegare la logica. Il difficile ma indispensabile passaggio dall'evento eccezionale alla routine di governo della cittŕ non puň prescindere dal considerare alcuni elementi come essenziali. In particolare il saggio evidenzia il legame necessario, ma per nulla scontato, tra progetti e progettualitŕ, la rilevanza del consenso per mobilitare energie e capitali, il problema delle aspettative crescenti, e ultimo ma non meno importante il riprodursi di diseguaglianze territoriali. I Mega eventi tendono ad introdurre cambiamenti strutturali nella cittŕ e quindi agiscono su equilibri territoriali e sociali. Le politiche di rilancio che mirano ad aumentare la competitivitŕ urbana spesso concentrano le risorse lŕ dove piů alto č ritenuto il fattore di moltiplicazione e maggiore sembra la visibilitŕ sulla scena globale. Inevitabilmente le aree marginali della cittŕ continuano a rimanere nell'ombra, perpetuando processi di esclusione sociale e segregazione urbana.
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Perkins, Philip, and Ida Attolini. "An Etruscan farm at Podere Tartuchino." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 71–134. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009806.

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Abstract:
UNA FATTORIA ETRUSCA NEL PODERE TARTUCHINOGli scavi della fattoria etrusca rinvenuta nel podere Tartuchino (GR) sono stati compiuti in due successive campagne, eseguite nel 1985 e nel 1986. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una descrizione dei resti strutturali, completata da una ricostruzione della sequenza cronologica entro la quale questi sono stati edificati, un catalogo dei rinvenimenti e, infine, di dare una interpretazione dei dati ottenuti da un punto di vista economico e sociale. Il sito fu frequentato inizialmente durante l'Età del Bronzo, ma nessuna delle strutture scavate può essere riferita a questo periodo. L'occupazione etrusca è datata tra la fine del sesto e il quarto secolo a.C. La più antica struttura individuata è una ambiente rettangolare costruito in pietra con un portico ligneo e un tetto coperto da tegole. Tale struttura fu ingrandita durante la prima metà del quinto secolo e trasformata in un edificio con quattro ambienti principali ed un cortile parzialmente recintato. All'interno di tali ambienti sono stati rinvenute numerose buche di palo, interpretate come i resti di divisioni interne. L'ambiente più grande conteneva un focolare e un pithos interrato che probabilmente veniva usato per la produzione del vino. La fattoria fu abbandonata in seguito ad un incendio. Le evidenze ottenute durante gli scavi circa la produzione di vino, grano e tessuti sono qui usate allo scopo di formulare un'ipotetica ricostruzione dell'organizzazione economica del sito. Vengono inoltre confrontati i dati architettonici con quelli ottenuti da altre strutture scavate in siti dell'Etruria e del Lazio, databili ad eta arcaica e classica.
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Dissertations / Theses on the topic "Fattore di struttura"

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Drusiani, Enrico. "Studio sismico del fattore di struttura da applicare a edifici a elevato smorzamento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1028/.

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Baccaro, Marco. "Studio del comportamento sismico di pareti in legno del tipo a telaio con pannelli compositi in canapa e argilla." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Tra i vari sistemi costruttivi possibili per le strutture in legno vi è il sistema Platform Frame; questo sistema sfrutta la capacità portante e la “leggerezza” costruttiva del tipico sistema a telaio trave – pilastro implementando pannelli di piccolo spessore quali elementi portanti per le azioni di taglio (tipicamente sismiche). I pannelli utilizzati sono generalmente in OSB; materiale composto da scarti della lavorazione del legno, miscelati a un collante, poi pressati in piano a formare lastre spesse tra 8 e 40 mm. Le colle utilizzate sono spesso prodotti chimici, anche a base di formaldeide, che difficilmente possono trovare collocamento in una classifica delle materie riciclabili e naturali. Per realizzare un pannello completamente naturale, sostenibile e slegato dalla filiera del petrolio la ditta C.M.F. greentech s.r.l. porta avanti da anni una campagna sperimentale, in collaborazione con i Centri Interdipartimentali di Ricerca Industriale “Edilizia e Costruzioni” e “Meccanica Avanzata dei Materiali” dell’ Università di Bologna, che ha portato alla creazione di un elemento in canapa e collanti naturali denominato CANAPAlithos®. Nel presente elaborato di tesi ci si propone di analizzare in modo dettagliato il comportamento in ambito strutturale del pannello al fine di ricavare la sua riserva di resistenza nei confronti delle azioni sismiche e di poter quindi procedere con l’utilizzo di questo materiale innovativo nel campo delle costruzioni in legno come elemento strutturale di controvento. Attraverso una serie di analisi non lineari si è studiata la capacità dissipativa della struttura andando quindi a ricavare il fattore di struttura “q” più idoneo da utilizzare nella progettazione. L’elaborato analizzerà separatamente il comportamento di pareti snelle e tozze singole e su più piani.
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Albani, Nicolò. "Fattori di riduzione delle forze sismiche per strutture caratterizzate da elevato smorzamento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3264/.

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Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro è il calcolo del fattore di struttura R che può essere adottato in funzione delle caratteristiche della struttura: periodo naturale T, duttilità richiesta mu_r ed indice di smorzamento csi. Il modello adottato per rappresentare la struttura è l’oscillatore semplice elastico - perfettamente plastico. Operativamente, scelto un sisma registrato, si considera una struttura caratterizzata da un determinato periodo T e, a parità di livello di sicurezza (cioè a parità di duttilità richiesta), tramite un procedimento iterativo si procede al calcolo di R_5 relativo ad uno smorzamento pari al 5% e di R_csi relativo ad un generico smorzamento csi>5%; il confronto fra questi due valori è espresso dal parametro alpha_csi=R_csi/R_5. I risultati ottenuti dal calcolo vengono inseriti in un database. A seguire vengono implementate una serie di analisi (anche di tipo statistico) sui dati raccolti nel database per comprendere l’influenza delle varie caratteristiche della struttura sul valore del fattore di riduzione delle forze sismiche.
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Vercilli, Maria Chiara. "Studio del comportamento sismico di edifici multipiano in CLT in differenti zone sismiche e climatiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
A partire da quanto già scoperto grazie al progetto TimBeest, in questo elaborato si è studiato il comportamento sismico di edifici in Cross-lam Lamited Timber (CLT) a tre, cinque e sette piani in diverse zone sismiche e climatiche in Italia. Per ognuna di queste strutture si è studiato quanto e in che modo influiscono il fattore di struttura della costruzione, la presenza o meno di massa termica nei pacchetti di solai e pareti, e il tipo di analisi eseguita, sui risultati che ne rispecchiano il comportamento sismico. Infine si è fatto un confronto tra tutti i risultati ottenuti in termini di sollecitazioni, di periodi principali di vibrazione e numero di connessioni necessarie per un buon livello di dissipazione di energia sismica da parte dell'edificio. In questo modo si è cercato di capire dove e in quali condizioni è possibile costruire questa tipologia di edifici in Italia.
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Gavazzi, F. "Analisi strutturale e funzionale del fattore di trascrizione opaco 2 in endospermi di mais." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/61197.

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Trutalli, Davide. "Insight into seismic behaviour of timber shear-wall systems." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424481.

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Abstract:
This Ph.D. dissertation is the result of a three-year research activity focused on structural and seismic engineering applied to innovative timber constructive systems. The main purpose is to give a contribution to international scientific research and current design practice about the seismic behaviour of timber shear-wall systems, which still represent an innovation in the construction industry and are being developed due to their favourable characteristics. An initial overview on the use of main timber structural systems in seismic-prone areas for low- and medium-rise buildings is provided, within the context of current European seismic code. The theme of the seismic design of timber shear-wall systems is discussed in the first part, giving close attention to linear and non-linear modelling criteria: various strategies are proposed and main characteristics are highlighted. Basic definitions and concepts proper of the seismic analysis of timber structures are provided. A particular attention is paid to the definition and application of the capacity design approach and the close link with the concept of behaviour factor is emphasized. Finally, the definition of behaviour factor, as product between an “intrinsic” capacity of the structure and a design over-strength value is proposed. This definition allows to characterize the structural systems with their proper dissipative capacity and to evaluate separately the safety reserve introduced by design. The second part analyses the structural behaviour of the cross-laminated timber (CLT) technology, which represents one of the most common timber structural systems. The concepts of ductility, dissipative capacity, regularity and irregularity applied to CLT system are provided. The seismic response and the dissipative capacity of this system are firstly evaluated via an experimentally based procedure. Then, the evaluation of its intrinsic dissipative capacity is determined via non-linear numerical modelling with the aim of studying the correlation with the construction variables. Results show that the construction design decisions affect the seismic response and dissipative capacity of buildings, as opposed to apply a single behaviour factor value to the whole CLT technology. A statistical analysis applied to numerical results allowed also to propose analytical formulations for the computation of the suitable behaviour factor value for regular buildings. Then, the same analyses carried out on in-elevation non-regular buildings returned a correction factor to account for the reduction in dissipative capacity due to irregularity. The application of the CLT technology to realize high-rise buildings is presented in the third part, analysing the behaviour of slender buildings with seismic resisting core and perimeter shear walls. The major limitations and drawbacks in realizing these structures in areas characterized by high seismic intensity and their implication in the design are reported. The final part presents three novel structural systems as alternative to more common technologies, as CLT or platform frame. These innovative systems are characterized mainly by a diffuse dissipative and deformation capacity when subjected to seismic loads, while in CLT system such capacity is concentrated in connection elements. This different response is studied via quasi-static tests and numerical simulations. In detail, two non-glued massive timber shear walls and a mixed steel-timber wall with an innovative bracing system are presented.
Questa tesi di dottorato è il risultato di tre anni di attività di ricerca in ambito ingegneristico strutturale applicato allo studio di sistemi costruttivi innovativi in legno. Il principale obiettivo è quello di fornire un contributo alla ricerca scientifica internazionale e ai metodi attuali di progettazione in merito alla risposta sismica di sistemi in legno a pareti sismo-resistenti, i quali rappresentano tutt’ora un’innovazione nel settore delle costruzioni e si stanno diffondendo grazie alle loro caratteristiche favorevoli. Una panoramica iniziale sull’utilizzo dei principali sistemi strutturali in legno in zone sismiche per la realizzazione di edifici bassi o di media altezza viene fornita e contestualizzata nella vigente normativa sismica europea. La prima parte della tesi affronta il tema della progettazione sismica di sistemi a pareti in legno, con particolare attenzione ai criteri di modellazione lineare e non lineare, proponendo diverse strategie ed evidenziandone le caratteristiche. In questa parte vengono forniti inoltre definizioni e concetti fondamentali propri dell’analisi sismica di strutture in legno. Un’attenzione particolare è riservata alla definizione e applicazione del “capacity design”, sottolineandone lo stretto legame con il concetto di fattore di struttura. Viene proposta infine una definizione del fattore di struttura come prodotto tra una parte intrinseca alla struttura e una sovraresistenza di progetto. Tale definizione permette di caratterizzare i sistemi strutturali con la propria capacità dissipativa e di valutare separatamente la riserva di sicurezza introdotta dalla progettazione. La seconda parte della tesi analizza il comportamento strutturale della tecnologia X-Lam (CLT), che rappresenta uno dei più comuni sistemi strutturali in legno. In questa parte vengono approfonditi i concetti di duttilità, capacità dissipativa, regolarità e irregolarità applicati al sistema X-Lam. La risposta sismica e la capacità dissipativa di questo sistema sono state preliminarmente valutate tramite una procedura analitico-sperimentale. Modelli numerici non-lineari hanno quindi permesso di valutarne la capacità dissipativa intrinseca in funzione delle variabili costruttive proprie del sistema. I risultati mostrano come le decisioni costruttive in fase di progettazione influenzino la risposta sismica dell’edificio; ciò è in contrasto all’applicazione di un unico valore del fattore di struttura per l’intera tecnologia X-Lam. Un’analisi statistica applicata a tali risultati numerici ha consentito di proporre formulazioni analitiche per il fattore di struttura per edifici regolari in funzione delle caratteristiche dell’edificio stesso. Infine, le stesse analisi condotte su edifici non regolari in altezza hanno fornito un coefficiente per tenere in conto della riduzione di capacità dissipativa a causa dell’irregolarità. Nella terza parte viene presentata un’applicazione della tecnologia X-Lam per costruire edifici alti, analizzando il comportamento di edifici snelli con nucleo sismo-resistente e pareti aggiuntive perimetrali. Vengono riportati inoltre le principali limitazioni e inconvenienti nel realizzare tali strutture in aree caratterizzate da elevata intensità sismica e le loro implicazioni nella progettazione. La parte finale descrive e analizza tre sistemi strutturali in legno innovativi, come alternative a tecnologie più comuni, quali X-Lam o platform-frame. Questi sistemi, soggetti ad azioni sismiche, sono caratterizzati da una capacità deformativa e dissipativa diffusa, al contrario del sistema X-Lam in cui tale capacità è concentrata principalmente negli elementi di connessione. Questa risposta differente è studiata attraverso test sperimentali quasi statici e simulazioni numeriche. In dettaglio, sono presentati e analizzati due sistemi a pareti massicce stratificate; realizzate senza l’uso di colla tra gli strati e una parete ibrida acciaio-legno con un sistema innovativo di controvento.
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ROMIO, SILVANA ANTONIETTA. "Modelli marginali strutturali per lo studio dell'effetto causale di fattori di rischio in presenza di confondenti tempo dipendenti." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8048.

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Abstract:
Uno degli obiettivi piu importanti della ricerca epidemiologica è quello di analizzare la relazione tra uno o più fattori di rischio ed un evento. Tali relazioni sono spesso complicate dalla presenza di confondenti, il cui concetto è estremamente complesso da formalizzare. Dal punto di vista dell'analisi causale, si dice che esiste confondimento quando la misura di associazione non coincide con quella di effetto corrispondente, cioè quando ad esempio il rischio relativo non coincide con il rischio relativo causale. Il problema è quindi quello di individuare i disegni e le ipotesi sulla base delle quali è possibile calcolare l'effetto causale oggetto di studio. Ad esempio, gli studi clinici controllati randomizzati sono nati con lo scopo di minimizzare l'influenza di errori sistematici nella misurazione dell'effetto di un fattore di rischio su di un outcome. Inoltre in questi studi le misure di associazione risultano essere uguali a quelle di effetto (causali). Negli studi osservazionali lo scenario diventa più complesso per la presenza di una o più variabili che possono alterare o 'confondere' la relazione d'interesse poichè lo sperimentatore non può in alcun modo intervenire sulle covariate osservate né sull'outcome. Di particolare interesse risulta quindi l'identificazione di metodi che permettano di risolvere il problema del confondimento. Il problema è particolarmente complesso nello studio dell'effetto causale di un fattore di rischio in presenza di confondenti tempo dipendenti e cioè una variabile che, condizionatamente alla storia di esposizione pregressa è un predittore sia dell'outcome che dell'esposizione successiva. Nel presente lavoro è stato studiato un importante problema di sanità pubblica come quello di esplorare l'esistenza di una relazione causale tra abitudine al fumo e diminuzione dell'indice di massa corporea (body mass index - BMI) considerando come confondente tempo dipendente lo stesso BMI misurato al tempo precedente, utilizzando un modello marginale strutturale per misure ripetute avendo a disposizione i dati relativi ad una coorte di studenti svedesi (coorte BROMS). L'elevata numerosita di tale coorte e l'accuratezza e tipologia dei dati raccolti la rendono particolarente adatta allo studio di fenomeni dinamici comportamentali caratteristici dell'adolescenza. Dallo studio emerge come l'effetto causale cumulato del fumo di sigaretta sulla riduzione del BMI è significativo solo nelle donne, con una stima del parametro relativo all'interazione tra l'esposizione al fumo e genere pari a 0.322 (p-value < 0.001) mentre la stima del parametro relativo al consumo cumulato di sigarette nei maschi è non signicativo e pari a 0.053 (p-value pari a 0.464). I risultati ottenuti sono consistenti con quanto riportato in studi precedenti.
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Naldi, Michele. "Il modello geotecnico delle strutture arginali in sponda sinistra del Po presso Dosolo (MN) per la verifica delle condizioni di stabilità delle scarpate lato fiume." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
Nell’Ottobre 2015, a seguito di alcuni fenomeni di instabilità avvenuti in corrispondenza delle scarpate lato fiume in sponda sinistra del Po, nel tratto compreso tra Casalmaggiore (CR) e Dosolo (MN), l'Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO) ha commissionato un' estesa campagna di indagini geognostiche. L'ampio database reso disponibile è stato utilizzato in questa tesi di laurea con l'obiettivo di sviluppare, in collaborazione con i tecnici AIPO, una valida procedura per analizzare i dissesti delle scarpate lato fiume in questo tratto del Po e per identificare gli eventuali interventi di messa in sicurezza più idonei. Lo studio proposto si prefigge i seguenti obiettivi: • La caratterizzazione geotecnica dei terreni costituenti le strutture arginali in esame ed il relativo substrato; • La definizione del modello geotecnico del sistema arginale; • La valutazione della stabilità dell'argine; • La individuazione degli interventi di messa in sicurezza delle scarpate. Attraverso l’elaborazione delle prove CPTU è stato possibile determinare la stratigrafia e i parametri geotecnici delle diverse unità stratigrafiche presenti nelle sezioni considerate significative. Sono state quindi effettuate una serie di analisi con il metodo all'equilibrio limite, verificando la stabilità delle scarpate in condizioni di magra ordinaria e in condizioni di rapido svaso. Tenendo conto che la maggior parte dei tratti analizzati aveva già manifestato segni di instabilità o comunque indicava condizioni prossime al limite dell’equilibrio, si è proceduto in "back analysis" alla individuazione dei parametri di resistenza al taglio operativi, tenendo conto della variabilità degli stessi nell'ambito di una stessa unità stratigrafica. Infine tenendo presente i criteri di progetto degli interventi normalmente adottati sulle sponde, è stato possibile procedere alla modellazione di interventi mirati ad aumentare il fattore di sicurezza, analizzandone i relativi vantaggi e svantaggi.
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Marchi, Luca. "Innovative connection systems for timber structures." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424736.

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Abstract:
Connections and fasteners play an essential role in the determination of strength and stability, ductility and robustness, i.e., the overall behaviour of timber structures. In particular, connections subjected to static loads are to be investigated in terms of strength and stiffness, whereas the ones designed to withstand cyclic (e.g., seismic) loads need also the definition of their complete hysteretic response. This Ph.D. dissertation focuses on the behaviour of modern connections being developed and employed in timber engineering. An initial overview on mechanical connections employed in timber structures and their evolution is reported in the introductive section of this thesis. Advantages as well as critical issues of traditional connections are the motivations for the evolution and the improvements brought by innovative connections. Two different applications of innovative timber connections are analysed and hereby discussed, each one facing different issues. The first one claims to give an insight into modern screws employed in Timber-concrete composite (TCC) structures, where the major objective is to achieve maximum strength and above all stiffness. The second is directly focused on the cyclic performance of modern connections employed in Cross Laminated Timber (CLT) structures where dissipative capacity and structural damping are of utmost importance. Consequently, the present manuscript is subdivided into two main parts. The first part deals with TCC joints realized with modern screws. The key-point to guarantee adequate mechanical performance to these composite structures is the use of connectors that demonstrate sufficient shear strength and stiffness at the interface between timber beam and concrete slab independently of the presence of an intermediate layer. Modern cylindrical connectors, such as self-tapping screws, are rising interest because they combine remarkable performance, when their withdrawal capacity is exploited, and quickness of execution especially in case of onsite installation. In this paper, a theoretical approach to calculate shear strength and stiffness of TCC joints made with inclined screws is discussed and compared to current design procedures. Furthermore, a report on short-term push-out tests of TCC joints realized with inclined self-tapping screws carried out varying fastener arrangement, diameter and concrete type is given. Consequently, a comparison between the results obtained with the theoretical method and experimental tests is reported and critically discussed in terms of both strength and stiffness. The last section of the first part present the design of an innovative connector that combines the use of self-tapping screws and a glass-fibre reinforced polymer (GFRP) element as components to realize structural TCC joints. FRP is being used in civil engineering since decades, but most of these applications utilize pre-impregnated thermosetting composites, the most common of which is carbon fibre-reinforced polymer (CFRP). On the contrary, injection moulded thermoplastic materials are relatively new and lack of history of their use in civil infrastructures. The aim is to develop a connection that solves typical installation issues of inclined screws and avoids stress concentration issues that may occur in the concrete layer. Numerical simulations, carried out to design this particular joint and exploiting a hybrid approach, are described in detail. Then, results from the experimental tests conducted to investigate the behaviour of the device subjected to shear loading conditions are compared with the analytical predictions valid for inclined screws previously described. The second part of this work focuses on the developing of an innovative earthquake-resistant connections employed for CLT structures. The seismic performance of CLT buildings is mainly related to the capability of joints to perform plastic work, since timber elements have limited capability to deform inelastically. Nowadays, the use of hold-down and angle bracket connections, which were originally developed for platform-frame constructions, has been extended also to CLT buildings. Nevertheless, the dissipative capacity of light-frame buildings is mainly diffused in nailing between frames and panels while, in CLT walls, the dissipative contribution is exclusively assured by ductile joints connecting the panels. The need of more reliable connections that provides well predictable and stable hysteretic behaviour, reduced pinching phenomenon (caused by the wood embedment) and strength degradation, justifies the continuous development of “innovative” connections. In this work, a newly developed connection element that overcomes the aforementioned issues and works for both tensile or shear loads is designed and assessed, and various significant aspects are discussed. Initially, the design procedure of the connection element and preliminary experimental tests that validates the numerical predictions are illustrated. Then, improved versions of the device are illustrated and their experimental results reported with particular attention in describing their hysteretic response and coupled shear-tension strength domain. In this work, an important role is also given to the application of the capacity design criteria applied at the joint level in order to guarantee the best exploitation of the connection’s dissipative capacity. Therefore, theoretical concepts, which describe the overstrength of traditional and innovative connections, confirmed by experimental tests of the brackets anchored to a CLT panel, are also given. In the last chapter is presented a numerical model that, following a macro-element approach, reproduces the actual cyclic response of the investigated device when subjected to combined shear-tension loads. Finally, the results of Non-Linear Dynamic Analyses of a case study CLT building realized which such model are reported and the seismic capacity of the case study building is evaluated. With these two examples, this thesis aims to give an original contribution in the evaluation of performance of innovative connection systems for timber structures, combining the use of theoretical, numerical and experimental models, and highlighting the emerging differences with respect to the use of traditional fasteners and connections.
Le connessioni e gli elementi di fissaggio svolgono un ruolo essenziale nella determinazione della resistenza, stabilità e solidità, ovvero nella risposta globale delle strutture del legno. In particolare, le connessioni soggette a carichi statici devono essere studiate in termini di resistenza e rigidezza, mentre quelle progettate per resistere a carichi ciclici (ad es. sismici), necessitano anche della completa definizione della loro risposta isteretica. Questa tesi si concentra sul comportamento dei collegamenti moderni sviluppati e impiegati nell'ingegneria del legno. Una prima panoramica sulle connessioni meccaniche impiegate nelle strutture del legno e la loro evoluzione è riportata nella sezione introduttiva di questa tesi. Vantaggi e criticità delle connessioni tradizionali sono le motivazioni dell’evoluzione e dei miglioramenti prodotti dalle connessioni innovative. Vengono analizzate e discusse due diverse applicazioni di connessioni per strutture in legno, ognuna delle quali espone aspetti e problematiche diverse. Il primo afferma di dare una panoramica delle moderne viti utilizzate nelle strutture composte legno-calcestruzzo (TCC), dove l'obiettivo principale è ottenere massima resistenza e ancor più rigidezza. Il secondo, è incentrato direttamente nell’analisi delle prestazioni cicliche delle connessioni moderne utilizzate nelle strutture in CrossLam (CLT) in cui la capacità dissipativa e lo smorzamento strutturale sono della massima importanza. Di conseguenza, il presente manoscritto è suddiviso in due parti principali. La prima parte riguarda le giunzioni legno-calcestruzzo realizzate con viti moderne. Il punto chiave per garantire prestazioni meccaniche adeguate a queste strutture composite è l'utilizzo di connettori caratterizzati da un'adeguata resistenza e rigidezza tra trave di legno e soletta di calcestruzzo, indipendentemente dalla presenza di uno strato intermedio. I connettori cilindrici moderni, come le viti autofilettanti, possiedono un crescente interesse perché combinano elevate prestazioni, se è sfruttata la loro elevata capacità ad estrazione, e rapidità di esecuzione. In questo lavoro viene proposto un approccio teorico semplificato per calcolare la resistenza al taglio e la rigidezza dei giunti TCC realizzati con viti inclinate e poi confrontato con le attuali procedure di progettazione. Inoltre, viene fornito un rapporto sulle prove di push-out a breve termine di giunti TCC realizzati con viti autofilettanti inclinate, effettuate con vari tipi di fissaggio, diametro e tipo di calcestruzzo. Di conseguenza, viene anche riportato un confronto tra i risultati ottenuti con il metodo teorico e le prove sperimentali e viene discusso criticamente in termini di forza e rigidezza. L'ultima sezione della prima parte comprende la progettazione di un connettore innovativo che combina l'utilizzo di viti autofilettanti e polimero termoplastico rinforzato con fibra di vetro (GFRP) per realizzare giunti TCC strutturali. Gli FRP vengono utilizzati nell’ingegneria civile da decenni, ma la maggior parte di queste applicazioni utilizza compositi termoindurenti pre-impregnati, il più comune dei quali è il polimero rinforzato in fibra di carbonio (CFRP). Al contrario, i materiali termoplastici sono relativamente nuovi e mancano di storia nell'utilizzo nell'infrastruttura civile. Le simulazioni numeriche, effettuate per progettare questo giunto, sono descritte in dettaglio. Quindi, i risultati delle prove sperimentali condotte per esaminare il comportamento del dispositivo sottoposto a condizioni di carico di taglio sono confrontati con le previsioni analitiche descritte. La seconda parte di questo lavoro si concentra sullo sviluppo di collegamenti innovativi impiegati per le strutture in CLT. La prestazione sismica degli edifici CLT è principalmente legata alla capacità dei collegamenti di plasticizzarsi, poiché gli elementi del legno hanno una capacità limitata di deformazione inelastica. Oggi, l'utilizzo di connessioni quali hold-down e angolari, originariamente sviluppati per costruzioni tipo platform-frame, è stato esteso anche agli edifici CLT. Tuttavia, la capacità di dissipazione degli edifici a telaio è diffusa soprattutto nella connessione telaio-pannello, mentre nelle strutture in CLT il contributo dissipativo è assicurato esclusivamente da connessioni duttili che collegano i pannelli. La necessità di una connessione più affidabile che fornisca un comportamento isteretico prevedibile ed affidabile, un fenomeno ridotto di “pinching” (causato dal rifollamento del legno) e una degrado di resistenza giustifica lo sviluppo continuo di connessioni "innovative". In questo lavoro è stato progettato e valutato un elemento di connessione che sormonti i problemi sopradescritti e che lavora sia per i carichi di trazione che per taglio, e ne vengono discussi gli aspetti più significativi. Inizialmente viene illustrata la procedura di progettazione dell'elemento di connessione e dei test sperimentali preliminari che convalidano le previsioni numeriche. Successivamente vengono descritte le fasi di progettazione e test di ulteriori versioni migliorate delle staffe dissipative e sono riportati i loro risultati sperimentali facendo particolare attenzione nel descrivere la loro risposta isteretica e il dominio di resistenza tensione-taglio. Un ruolo importante in questo lavoro è dato all'applicazione dei criteri di gerarchia delle resistenze (progettazione in capacità) a livello di connessione al fine di garantire il miglior sfruttamento della capacità dissipativa della connessione. Di conseguenza, vengono forniti concetti teorici che descrivono l’applicazione di tali concetti a connessioni tradizionali e innovative, e confermate da prove sperimentali delle staffe oggetto di studio ancorate a un pannello CLT. Infine, i risultati di simulazioni numeriche dettagliate e prove cicliche quasi-statiche sono state utilizzate per sviluppare un modello di macro-elemento implementato in un codice numerico che ha permesso di determinare le prestazioni sismiche di un edificio caso studio in CLT realizzato con tali connessioni. Con questi due esempi la presente tesi mira a definire un originale procedura di valutazione delle performance delle connessioni innovative per legno, combinando l'uso di modelli teorici, numerici ed analisi sperimentali e mettendone in evidenza le differenze emergenti rispetto all'impiego di sistemi di connessioni tradizionali.
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CENA, LOREDANA. "Disturbo da deficit di attenzione e iperattività: variabili ambientali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/146.

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Abstract:
Nello studio del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI) si riconosce la multifattorialità della sua eziologia: si presuppone una componente genetica o neurobiologica e l'intervento di fattori ambientali. Il mondo familiare e scolastico sono i due sistemi in cui il bambino vive. Questi sistemi sono caratterizzati da ambienti, attività, stili educativi, ritmi di vita quotidiana, che possono essere connotati da un certo grado di disordine . Per rilevare il grado di disordine strutturale e personale della famiglia e della scuola sono stati costruiti alcuni questionari. L'indagine è stata condotta su un campione di oltre 600 soggetti, maschi e femmine, della classe 1^-3^-5^ della scuola primaria elementare.Il campione è stato reclutato in tre circoli didattici, che comprendono sei scuole del territorio metropolitano della città di Torino. Dai risultati dell'indagine si evince che i fattori del disordine strutturale e personale, familiare e scolastico, sono correlati con i deficit dell'attenzione e l'iperattività dei bambini. Alcuni fattori del disordine strutturale, dell'ambiente familiare e scolastico, come un elevato grado di disordine della casa e della classe e il caos relativo al non rispettare le attività fissate per la giornata, sono correlate con il deficit di attenzione dei bambini; il caos derivato dalla numerosità di alunni in una classe e dalla elevata presenza di allievi vivaci sono in relazione con il deficit di iperattività. Le condizioni educative incoerenti, una presenza discontinua dei genitori, troppe attività extrascolastiche, l'inadeguatezza dello stile educativo familiare e scolastico, l'atteggiamento distratto e frettoloso dei genitori sono alcuni dei fattori che fanno aumentare i livelli sia della disattenzione che della iperattività.
In the study of Attention Deficit Hyperactive Disorder (ADHD) the multifactor model of its aetiology is acknowledged. It supposes a genetic or neurobiological component and environmental factors. The family and school are the two systems in which the child lives. These systems are characterized by a different environment, activities, educational methods, daily life rhythms that can show a degree of disorder . The disorder has been evaluated using some survey questionnaires designed for this purpose. The survey questionnaires measure the degree of familiar and scholastic structural and personal disorder. The inquiry has been carried out on a sample of more than 600 subjects, males and females, of 1st, 3rd and 5th grade. The sample has been recruited in three comprehensive didactic circles of six schools of the metropolitan area of Turin. The results of data report show that the both family and school structural and personal factors are related to children's attention deficit and hyperactive disorder. Some factors of familiar and scholastic structural disorder such as a high degree of house and classroom environmental chaos and the familiar and scholastic unperformed daily activities are related to students' attention deficit. Furthermore the children's hyperactivity is related to the high amount of students in the class and the presence of lively children. The incoherent educational conditions, the discontinuous parents' presence, too many extra-scholastic activities, the inadequacy of the familiar and scholastic educational methods, the distracted and hurried attitude of the parents, are some of the factors that increase the child's attention deficit and hyperactive disorder.
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Books on the topic "Fattore di struttura"

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Pietro, Genco, Maraschini Ferdinando, and Consiglio nazionale delle ricerche (Italy). Progetto finalizzato "Servizi e strutture per l'internazionalizzazione delle imprese italiane e sviluppo delle esportazioni"., eds. L' ingegneria impiantistica: Assetti strutturali, fattori di competitività e ruolo dell'internazionalizzazione dell'industria italiana. Bologna: Il mulino, 1997.

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Fontana, Nicola. Fattorie e paesaggio agrario: Petrognano, Santa Maria Novella e Tignano : tre esempi di evoluzione della struttura agraria e dei suoi riflessi nell'architettura. Radda in Chianti (Siena): Centro di studi chiantigiani "Clante,", 2022.

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Urbini, Nicoletta Maioli. L'abbazia fortificata di Santa Maria Alborensis nel Parco regionale della Maremma: San Rabano e la fattoria granducale : storia, analisi strutturale e interventi di restauro. Firenze: Nardini, 2009.

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Ballerini, Lucia. Marketing per l'esportazione: I mercati internazionali, i fattori di successo dell'export, modalità e strutture dell'esportazione e dell'internazionalizzazione dell'impresa, tecnica mercantile e valutaria. Roma: Buffetti Editore, 1986.

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Mantovani, Marco. Contributo ad uno studio sul disvalore di azione nel sistema penale vigente. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg275.

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Abstract:
Il lavoro si incentra sul tema del rapporto fra disvalore di azione e disvalore di evento nella cornice della dimensione sostanziale e [i ]strutturale dell’illecito penale. Sotto il primo profilo, distaccandosi dall’opinione più sedimentata e dominante che, in nome dell’identificazione nel reato in un fatto lesivo di un bene giuridico, tende a estromettere qualsiasi rilevanza al disvalore della condotta e delle note soggettive che la contrassegnano, l’autore approfondisce, mettendone in luce limiti e incongruenze, quello che è il retroterra assiologico e normativo di questo orientamento, vale a dire il principio di offensività. Di quest’ultimo viene ricostruita la storia, tutta peculiarmente italiana, così da evidenziare le ragioni in forza delle quali in altre esperienze non si è avvertita l’esigenza di enuclearlo. Sempre in una prospettiva sostanziale, l’attenzione viene quindi focalizzata su campi di materia che sono in grado di mettere in discussione il primato del disvalore di evento, in senso sostanziale, rispetto al disvalore di azione. Sotto l’angolazione strutturale , vengono trattati gli aspetti concernenti tipologie di reato, o di sue manifestazioni, che, pur polarizzate su un evento o su un fatto naturalistico causalmente collegato alla condotta umana, hanno risentito del peso preminente attribuito dalla giurisprudenza al disvalore della condotta. Operato un raffronto ultimo con le istanze promananti dal principio di offensività, il lavoro si chiude con una breve postilla , nella quale l’autore suggerisce possibili alternative, de lege ferenda , atte a rimpiazzare le prestazioni che il principio di offensività non è in grado di adempiere.
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Tassinari, Davide. Nemo tenetur se detegere. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg263.

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Abstract:
Il tema dei profili sostanziali del nemo tenetur se detegere è stato di rado analizzato dalla letteratura penalistica italiana, che se ne è occupata in pochi – ma assai pregevoli – studi. La possibile valenza del principio quale causa di non punibilità, operante al di fuori dell’angusto ambito segnato dall’art. 384 c.p., è stata, a seconda dei diversi punti di vista, tout court esclusa, ovvero ricondotta all’ambito dell’antigiuridicità penale, ovvero ancora al discusso contesto della inesigibilità. La problematica viene affrontata attraverso un’analisi del principio, estesa ai suoi profili storici e filosofici, nei sistemi di common law, ove esso è stato per la prima volta affermato ed ha altresì trovato un espresso riconoscimento nel quinto Emendamento della Costituzione statunitense. Lo studio di diritto comparato assume un ruolo centrale per la ricostruzione della struttura e dei contenuti del se detegere anche nell’ordinamento italiano. In particolare, il principio si rivela connotato da una duplice valenza, oggettiva e soggettiva, al contempo valore dell’ordinamento e prerogativa individuale, e perciò interagisce con i diversi livelli della struttura del reato: tipicità, antigiuridicità e colpevolezza. Nell’ambito dell’antigiuridicità, il suo modus operandi viene ricostruito mediante un’innovativa analisi dei problemi (di fatto lasciati irrisolti dal dibattito dottrinale del nostro Paese) del bilanciamento di interessi e del concorso di persone nel reato; nel contesto della colpevolezza, per contro, emergono i profili umanistici del se detegere, ed esso non viene in considerazione quale diritto, ma assume una fisionomia ribelle e anarchica, dominata dall’impulso del reo alla ricerca dell’impunità.
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Strutture economiche e dinamiche dell'occupazione: L'interazione tra fattori di domanda e offerta. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1987.

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Book chapters on the topic "Fattore di struttura"

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Balboni, Paolo E. "1 • Una teoria dell’Educazione Linguistica basata su modelli, indipendente da fattori culturali." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/001.

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Abstract:
Negli anni Settanta-Ottanta, quelli della rivoluzione copernicana in linguistica educativa / edulinguistica / glottodidattica, c’era una quantità ingestibile di novità, idee, proposte, dichiarazioni di principio, esplorazioni transdisciplinari. Era una situazione stimolante, propria dei paradigm shifts, ma era un mare in cui si poteva solo naufragare. Il mio contributo di fronte a tale complessità è stato quello di pensare a un’edulinguistica basata su modelli, intesi come strutture concettuali potenzialmente vere sempre e ovunque. I modelli sono ipotesi di verità, e quindi sono indipendenti dai valori culturali che plasmano i sistemi educativi. Credo sia il mio più importante contributo teorico.
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Conference papers on the topic "Fattore di struttura"

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Ortolani, Chiara. "Morfologia urbana, trasporti, energia: indicatori di impatto." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7910.

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Abstract:
La mobilità svolge un ruolo vitale per il mercato interno, per l’occupazione e, più in generale per la qualità della vita dei cittadini. Rivolgendo l'attenzione al contesto mondiale, europeo e nazionale si vede come sia divenuta una necessità sempre crescente: la mobilità media per persona in Europa, misurata in passeggeri-chilometro per abitante, è aumentata del 7% tra il 2000 e il 2008 e si prevede che nel 2050 i passeggeri-km nell’Europa OECD saranno il doppio rispetto al 2000. Per ciò che riguarda il trasporto merci la domanda ha continuato a crescere oltre il PIL negli ultimi dieci anni (EC, 2011). L’attuale modello di trasporto è basato però sull'uso dei combustibili fossili e sul predominio del trasporto su strada, sia per le merci che per i passeggeri (EC, 2011) e inoltre una larga parte della mobilità oggi esistente potrebbe essere evitata (McLellan & Marshall, 1998). Di conseguenza, tale modello è responsabile del 23% dell’energia consumata in Europa. Circa i tre quarti dipendono dal trasporto su strada (IPCC, 2007) e il consumo energetico, in questo settore, si stima che aumenterà circa dell’80% entro il 2030. In conseguenza del fatto che l’energia consumata in questo settore proviene per il 96% dal petrolio e dai suoi derivati (IPCC, 2007; EC, 2011) questo stesso è responsabile di elevate emissioni di CO2 e altre sostanze clima-alteranti, dell'aumento della temperatura e di rilevanti problemi di salute nelle popolazioni esposte (U.S. EPA, 2010). La forte dipendenza dal petrolio potrebbe inoltre portare a conseguenze severe sulle possibilità di approvvigionamento di merci e spostamento dei cittadini, sulla sicurezza economica e la competitività globale ed europea nei decenni futuri (EC, 2011; U.S. Joint Forces Command, 2010). La maggior parte degli spostamenti sono interni alle aree urbane e, per il settore dei trasporti, queste sono le aree che influiscono di più sui cambiamenti climatici e sui consumi energetici globali. La città può essere assimilata ad un organismo (Samaniego & Moses, 2008) e gli spostamenti che si compiono in essa, affinché siano efficaci, devono avvenire attraverso una rete che rappresenti una configurazione ordinata di relazioni -o connettività- (Capra, 1996) che implica una certa forma, una struttura definita (con il rispettivo schema) e uno o più processi specifici (Samaniego & Moses, 2008). Le caratteristiche che osserviamo oggi negli organismi sono il risultato di milioni di anni di evoluzione verso l’ottimizzazione delle strutture: minimizzazione dell’energia spesa per la distribuzione delle risorse e massimizzazione del rendimento. Tendono quindi a minimizzare il loro grado di entropia. Per arrivare ad una configurazione del tessuto connettivo urbano che possa minimizzare il suo grado di entropia è necessario innanzi tutto individuare un insieme di indicatori sulla base dei quali sia possibile caratterizzare lo spazio stesso e che rendano possibili analisi dinamiche della morfologia urbana. In quest’ottica, questo contributo si pone quindi come obiettivo quello di individuare un primo set di indicatori significativi derivati dal confronto tra le caratteristiche delle reti vascolari di un organismo e il tessuto connettivo urbano. The mobility plays a very important role for the internal market, employment and, more generally, the citizens’s life quality that takes great advantages from an effective and sustainable transport system. In the last twenty years, mobility has become an ever increasing necessity: the average mobility per capita in Europe, measured in passenger-kilometres per capita, is increased by 7% between 2000 and 2008 and it is expected that in 2050 the passenger-km OECD Europe will double compared to 2000. Furthermore demand for resources and food is continued to grow well beyond the GDP over the past decade (EC, 2011), enhancing thus the freight. The current transport model that responds to this mobility demand, which also includes a large part of trips that could be avoided (McLellan & Marshall, 1998), is based on the dominance of road transport and use of fossil fuels (EC, 2011), both for freight and transport of passengers. As a conseguence this transport model is accountable for 23% of energy consumed in Europe, and about three quarters of which depends on road transport (IPCC, 2007) It is estimated that energy consumption in this sector will increase by around 80% for 2030. In this sector, the energy consumed originates of 96% from oil and its products (IPCC, 2007; EC, 2011; Lerch, 2011). Therefore, the transport sector is responsible for high emissions of CO2 and other climate-altering gases, for the temperature increase and for significant health problems in population directly exposed to oil-derived pollutants(U.S. EPA, 2010). The strong dependence on oil may also have important consequences on the resource supply and mobility of citizens for the next decades (EC, 2011; U.S. Joint Forces Command, 2010). The majority of trips are internal to the urban areas that are affected by this congestion, local air pollution, road accidents and social harms. Finally, urban trips have a major influence on climate change and energy consumption at the global level. Samaniego & Moses (2008) show the similarities existing between cities and organisms. Urban trips are effective if are done through a network representing an ordered configuration of relationships -connectivity-(Capra, 1996) which implies a particular shape, definite structure and one or more specific processes. The characteristics that are observed in organisms today are the result of millions of years of evolution that led to optimized structures that tend to minimize the energy cost for resource allocation thus maximizing their productivity. Therefore, the organisms tend to minimize their degree of entropy. To arrive at a configuration of urban connective tissue that can minimize its level of entropy is first necessary to identify a set of indicators on the basis of which it is possible to characterize the space and make possible dynamic analysis of urban morphology. In this context, the aim of this contribution is to identify a first set of meaningful indicators derived from a comparison of the characteristics of the vascular networks of an organism with the urban connective tissue.
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