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Journal articles on the topic 'Fattori di condizione'

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Dicuonzo, F. "Fattori di rischio e profilassi." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 165–68. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100207.

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Abstract:
La somministrazione di mezzi di contrasto comporta «Fattori di rischio» che possiamo considerare «relativi al paziente» e, quindi, connessi alla sua condizione clinica e «relativi all'esame» e, quindi, dipendenti dalle modalità di somministrazione del mezzo di contrasto e, soprattutto, dal tipo di mezzo di contrasto. Il perfezionamento della ricerca farmacologica negli ultimi quindici anni, soprattutto nel campo dei mezzi di contrasto, ha permesso di attuare una «profilassi» dei cosiddetti «fattori di rischio». Momento fondamentale di tale profilassi è proprio la scelta del m.d.c. I mezzi di contrasto a bassa osmolarità non ionici consentono una minore tossicità ed una maggiore maneggevolezza. Non indicate in assoluto, tali sostanze sono altresì consigliabili nei «pazienti a rischio» e negli «esami a rischio», intendendo per essi anche quelli con ampia dose di mezzo di contrasto.
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Brescia, Paola. "L'epidemiologia dell'arteriopatia periferica nell'insufficienza renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 29, 2013): S30—S32. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1087.

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Abstract:
L'arteriopatia periferica (AP) non è al momento adeguata-mente diagnosticata e trattata dalla comunità medica. Eppure, l'AP rappresenta un potente predittore di coronaropatia e un fattore di rischio per mortalità nella popolazione generale. Questo aspetto dovrebbe essere di particolare interesse per i nefrologi, dato che la prevalenza di AP è sicuramente più elevata nei pazienti uremici che nella popolazione generale. La spiegazione del fenomeno è legata all'associazione, in questi pazienti, dei tradizionali fattori di rischio con quelli specifici della condizione uremica. Infatti, la malattia renale di per sé è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di AP, con un rischio che si rafforza al progressivo declino della funzione renale. L'attuale situazione epidemiologica dell'AP nei pazienti uremici è oggetto di questa revisione.
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Vinai, Piergiuseppe, Silvia Cardetti, Gabriella Carpegna, Noemi Ferrato, and Paola Vallauri. "L'obesitŕ infantile. Eziologia, prevenzione e cura secondo il modello cognitivo-comportamentale." PSICOBIETTIVO, no. 1 (April 2011): 50–62. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-001004.

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Abstract:
L'obesitŕ infantile č una condizione a genesi multi fattoriale in continuo aumento nelle culture occidentali in cui entrano in gioco fattori sociali, familiari e psicologici. Il modello cognitivo-comportamentale considera ottimale un approccio multidimensionale al problema che utilizzi professionalitŕ diverse (dietologo, dietista, psicologo o psicoterapeuta) e che individui e tenti di modificare gli specifici fattori che hanno portato quel bambino a guadagnare peso.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore, and Rosa Bruna Dall'Agnola. "Modelli concettuali di qualità della vita." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (March 1999): 12–15. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000332.

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Abstract:
Lo studio della qualità della vita nei pazienti affetti da disturbi mentali risale ai primi anni '80 (Malm et al., 1981; Lehman et al., 1982; Lehman, 1983; Baker & Intagliata, 1982; Bigelow et al., 1982). Negli stessi lavori compare per la prima volta un tentativo di riflessione teorica sul concetto di qualità della vita in psichiatria: un elemento condiviso dagli autori che si sono occupati di qualità della vita in quel periodo è il superamento delle tradizionali misure legate alla malattia (sintomi, compromissione, disabilità) per includere nell'indagine l'esperienza che il paziente ha della propria condizione di vita; tuttavia, vi sono notevoli differenze tra i vari autori nella concettualizzazione del rapporto tra le condizioni obiettive di vita e la loro percezione soggettiva e circa i fattori che influenzano questa relazione. Descriveremo di seguito alcuni modelli di qualità della vita facendo riferimento alla recente opera di Katschnig et al. (1997).
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Arrighetti, Alessandro, and Andrea Lasagni. "Capitale sociale, contesto istituzionale e performance innovativa delle imprese." SCIENZE REGIONALI, no. 1 (March 2011): 5–34. http://dx.doi.org/10.3280/scre2011-001001.

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Abstract:
L'obiettivo del presente lavoro č l'analisi della relazione fra performance innovativa e fattori socio-istituzionali a livello territoriale. Emergono come rilevanti oltre al capitale sociale altre variabili quali l'attivismo istituzionale e l'accumulazione di esperienze di azione collettiva fra imprese. A paritŕ di condizione, per le imprese l'adozione di innovazioni risulta piů probabile in un contesto locale dove il capitale sociale e elevato (e i fenomeni di illecito economico e criminalitŕ sono contenuti), il tessuto delle relazioni sociali risulta esteso, le istituzioni intermedie svolgono un ruolo attivo e la tradizione di esperienze positive di cooperazione tra imprese appare particolarmente ricca.
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Morelli, Ugo. "La bomba interna. Indifferenza, crisi di legame e vulnerabilitŕ." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 14 (September 2010): 81–106. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-014007.

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Abstract:
Per riconoscere l'evoluzione della paura, della violenza e della guerra nel nostro mondo, questo contributo č un'analisi del conflitto intra-psichico correlato all'inizio dell'era atomica (era della bomba esterna) e ai giorni nostri (era della bomba interna). Ci troviamo ora in un periodo di indifferenza. La crisi dei legami sociali, i social network e i conflitti interiori ed emozionali sono alla base della nostra condizione. L'indifferenza ci ferisce e abbiamo grosse difficoltŕ nell'elaborare l'ambiguitŕ, il conflitto e la creativitŕ. I piů importanti fattori di impatto di questa situazione sono connessi alla vulnerabilitŕ del mondo interno. La contingenza della crisi dei processi di individuazione e i collegamenti sociali favoriscono il rischio dell'emergere dell'altro, e la necessitŕ di investimenti didattici e psicologici per un nuovo patto di legami sociali e processi di individuazione.
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Telfener, Umberta. "Il lavoro con i migranti in Italia: per una pratica etica basata sul rispetto." TERAPIA FAMILIARE, no. 92 (April 2010): 57–79. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-092003.

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Abstract:
In questo scritto mi sono domandata quale sia la condizione possibile per la conoscenza reciproca fra culture diverse: come conosciamo quello che crediamo di conoscere del cliente, della sua cultura, della relazione con noi durante il processo della consulenza, attraverso l'incontro tra piů teste, piů cuori, piů sensibilitŕ, all'interno di un contesto condiviso. Trovarsi in territorio altrui significa infatti non dare per scontata la propria identitŕ professionale ma costruirla e ricostruirla nello spazio dell'incontro. Creare salute vuol dire tenere in considerazione fattori sociali, psicologici, politici, culturali, antropologici, e co-costruire interventi non proposti dall'alto ma concordati con gli utenti stessi, che emergano da una attenta analisi della domanda e che facciano emergere i punti di forza e creino situazioni partecipative e processuali.
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Sandrin, Luciano. "Il benessere dell’anziano, utopia o realtà? Aspetti psicologici e spirituali." Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1129–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.861.

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Abstract:
Quando si parla di salute dell’anziano si deve mettere in relazione questo termine con il benessere fisico, psichico e sociale. Nel concetto di benessere rientrano anche l’esperienza e il vissuto della persona strettamente correlato ai fattori temporali, ambientali, sociali e culturali; essi sono tra loro dipendenti e vanno tenuti in considerazione. Gli psicologi oggi tendono a considerare l’invecchiamento seguendo un approccio di tipo evolutivo, narrativo, storico. Nell’accostarsi allo studio della condizione anziana si deve tener presente un altro fattore importante: la spiritualità. Ad essa sono collegati una serie di bisogni umani e sociali, quali la realizzazione di sé, il sentirsi utili, l’interazione con gli altri. Alla spiritualità è strettamente legata la religione che rende più sopportabili i momenti di sofferenza configurandosi come punto di ancoraggio. Il soddisfacimento della spiritualità porta l’anziano verso un sentimento di interezza e di benessere interiore, per cui l’attenzione alla sfera psico-sociale e religiosa risulta un punto nodale affinché questi, conseguita maggiore stima e un più alto grado di consapevolezza di sé, sia capace di affrontare il suo ruolo e i problemi che gli si presentano come la sofferenza, la morte, la perdita di speranza. Nella Christifideles laici Giovanni Paolo II ha ricordato che gli anziani sono soggetti attivi che possono dare un contributo fecondo umanamente e spiritualmente. Il benessere dell’anziano dipende anche da questo sentirsi parte attiva e integrante dell’esistenza e non soltanto oggetto di continue attenzioni. L’invecchiamento deve essere considerato un processo di crescita e di continua evoluzione.
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Gabola, Piera, and Antonio Iannaccone. "Elementi contestuali nella costruzione del benessere degli insegnanti in due casi studio italiani." Swiss Journal of Educational Research 37, no. 1 (September 20, 2018): 149–66. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.37.1.4948.

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Abstract:
L’articolo propone una riflessione su alcuni elementi critici della costruzione del benessere professionale degli insegnanti mettendo in luce, accanto alle note cause di insorgenza della sindrome del burnout quali fattori individuali, emotivi e relazionali, anche gli effetti che sembrano riconducibili alla condizione lavorativa nel suo complesso e dunque al sistema di attività nel quale viene svolto questo mestiere. Per dar conto di tali effetti l’articolo discute i risultati di due contributi empirici, realizzati in modo indipendente, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, nel sistema scolastico italiano. In particolare i due studi fanno riferimento alla condizione di benessere socio professionale di insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in due fasi distinte dell’evoluzione del sistema scolastico italiano (che nell’arco dei dieci anni intercorsi fra i due studi è stato interessato da continui tentativi di riforme, da un crescente precariato, da un progressivo indebolimento del riconoscimento della professione, dalla presenza diffusa in classe di bambini di differenti culture, dall’introduzione, largamente approssimativa, di nuove tecnologie, dalla scarsa corrispondenza tra lavoro effettivo ed aspettative dei futuri insegnanti). Senza la pretesa di fornire risposte definitive ad un problema evidentemente complesso la ri-lettura dei due studi sul burnout, realizzati in due distinte fasi dell’evoluzione del sistema scolastico, pur confermando, in parte, i risultati di altri lavori simili, solleva il problema complementare della contestualizzazione delle modalità di espressione del disagio degli insegnanti in relazione al più ampio tessuto identitario professionale nel quale essi operano. Tessuto che sembra mutare al mutare del posizionamento sociale e culturale dell’insegnamento.
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Piazza, Antonella. "Community mental health service's monitoring by the local informative system. The results of first year implementation." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 1 (April 1996): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003936.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Sono presentati i dati di monitoraggio di un servizio psichiatrico territoriale, con l'intenzione di documentare le dimensioni e il profilo demografico e clinico dell'utenza, descrivere per le prime visite le modalita di accesso e di contatto, delineare la distribuzione degli interventi in relazione alle diagnosi, i patterns di utilizzazione del servizio e infine le variabili associate al ricorso continuativo e intenso alle cure, verificando l'ipotesi che i pazienti piu seguiti siano socialmente e clinicamente i più svantaggiati. Disegno - Studio osservazionale con i dati forniti dal primo anno di attivita del sistema informativo locale. Setting - Servizio di Salute Mentale dell'ex USL 25 Emilia Romagna, attualmente Distretto San Giorgio di Piano dell'Azienda-USL Bologna Nord. Principali misure utilizzate - È stato calcolato il rischio relativo di diventare un utente lungoassistito e alto utilizzatore per alcune variabili anagrafiche e clini-co-anamnestiche, rispetto alia categoria di riferimento; la possibility di fattori di confondimento o di interazioni tra variabili e stata controllata con l'analisi stratificata. Risultati - Sono presentati i tassi grezzi di prevalenza-un giorno (635.4/100.000 resident! adulti) e di prevalenza nell'anno (1314.1/100.000) per il 1993. Tra i pazienti in contatto al census-day prevalgono le psicosi schizofreniche e simili, tra le prime visite dell'anno invece le psicosi organiche e i disturbi nevrotici. Al termine della prima visita non viene preso in carico il 50% dei pazienti; la decisione sembra basata sulla diagnosi, a prescindere dai precedenti psichiatrici o da caratteristiche socio-demografiche. Il 20% di utenza con psicosi schizofreniche e simili assorbe il 49% degli interventi e usufruisce di un ventaglio di prestazioni più ampio e articolato delle altre categorie diagnostiche. Il ricorso ai ricoveri è scarso anche per le diagnosi più gravi, con un rapporto complessivo tra pazienti non ospedalizzati e ospedalizzati di 12.5 a 1. I fattori di rischio associati con l'esito di lungoassistiti e alti utilizzatori sono l'età inferiore a 55 anni, la condizione di celibe, il vivere soli o non in famiglia, la diagnosi di psicosi funzionale, la lungoassistenza nel 1992 e la lunga durata di presa in carico. Conclusioni - Coerentemente con i propri obiettivi programmatici il servizio destina le risorse soprattutto ai pazienti clinicamente piu gravi e mostra una forte proiezione territoriale; inoltre sembra accumulare una quota di lungoassistiti proporzionalmente maggiore di altri servizi italiani. L'ipotesi che i pazienti lungoassistiti e alti utilizzatori differiscano per maggiore gravita clinica e anamnestica e confermata, mentre tra le variabili demografiche non emergono differenze statisticamente significative a seconda del sesso, della scolarita e della condizione lavorativa.
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Cerbara, Loredana, and Maria Girolama Caruso. "Fragilità e rischio di povertà educativa negli adolescenti in Italia. I dati delle indagini del CNR-IRPPS." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 119–27. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001011.

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Abstract:
Se attraverso i dati ufficiali (ISTAT, MIUR e altre Istituzioni) si può analizzare dal punto di vista statistico il fenomeno della povertà educativa, costruendo graduatorie territoriali, na-zionali e internazionali, sono le indagini direttamente rivolte ai ragazzi, o anche agli educa-tori, a dare completezza al quadro complessivo del rischio di marginalizzazione a cui sono esposti i minori. Dal 2014 il CNR-IRPPS ha svolto una serie di indagini rivolte ai giovani delle scuole secondarie, sia inferiori che superiori, per approfondire la conoscenza sulla condizione giovanile. Si tratta di esperienze pratiche derivanti dalle attività di ricerca di due progetti del CNR-IRPPS, uno dedicato alla pratica dello sport come veicolo di integrazione sociale (IRPPS WPs n. 106 e 108), che è stato realizzato attraverso quattro survey distinte, e l'altro più specificamente dedicato allo studio della condizione giovanile (IRPPS WPs n. 107; Tintori e Cerbara, 2016) sia in contesti territoriali limitati che a livello nazionale. In entram-bi i progetti un team di ricercatori si è recato nelle scuole per effettuare, durante l'indagine, l'osservazione diretta del comportamento degli studenti ammessi nel campione, rivelando una serie di elementi importanti, in primo luogo per la scuola che è chiamata ad intervenire anche sulla povertà educativa, ma anche a livello di ricerca sociale più allargata. Partendo dal presupposto che la povertà educativa solo in parte coincide con la povertà eco-nomica, i dati raccolti dimostrano che, anche quando le condizioni economiche sono accetta-bili, può verificarsi la presenza di fattori di rischio di esclusione sociale che spesso si so-vrappongono, fino a determinare una vera e propria barriera che impedisce ai ragazzi di vedersi nello stesso modo dei propri pari. Vivere in una famiglia con background migratorio oppure con uno status culturale non elevato, ma anche essere donna, costituiscono elementi sufficienti perché i giovani rimangano vittime di condizionamenti sociali che impediscono lo-ro di scegliere il proprio futuro. E anche i comportamenti devianti (uso di sostanze pericolo-se, atti di violenza verbale o fisica, ecc.) possono essere determinati da situazioni di disagio correlabili con una povertà culturale che è più difficile da determinare ma che è altrettanto importante delle altre declinazioni di povertà. Alla voce degli studenti si aggiunge poi quella dei docenti che, attraverso le due indagini con-dotte dal CNR-IRPPS, hanno potuto esprimere il proprio parere sulla situazione dei giovani da un punto di osservazione particolare ed hanno dato alcune indicazioni su come la scuola potrebbe intervenire per limitare le situazioni di difficoltà nell'integrazione tra i giovani.
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Montava, M., V. Rossi, C. L. Curto Fais, J. Mancini, and J. P. Lavieille. "Risultati chirurgici a lungo termine della decompressione microvascolare nell’emispasmo facciale: efficacia, morbilità e qualità di vita." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 220–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-899.

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Abstract:
L’emispasmo facciale è una condizione clinica che può seriamente compromettere la qualità di vita del paziente. In questi casi la decompressione microvascolare rappresenta il trattamento neurochirurgico di scelta. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di descrivere sia l’efficacia che la morbilità della decompressione microvascolare nel trattamento dell’emispasmo facciale, di valutare l’outcome della procedura in termini di qualità di vita e di individuare eventuale fattori prognostici predittivi dell’eventuale fallimento della procedura. È stata revisionata la nostra casistica di 446 casi di emispasmo facciale trattati complessivamente nell’arco di 22 anni con 511 procedure di decompressione microvascolare con approccio retrosigmoideo. Abbiamo quindi analizzato i reperti epidemiologici, clinici e radiologici, le modalità di trattamento e gli outcome mediante la somministrazione pre e post operatoria del questionario HSF-8. Il rateo di successo è stato dell’82% dopo la prima procedura chirurgica e del 91,6 dopo la seconda procedura. Abbiamo registrato una bassa morbilità perioperatoria. La paralisi del facciale è stato per lo più un fenomeno transitorio (5,5% dei casi, permanente nello 0,2%). Nel 4,8% dei casi si è avuto invece un deficit cocleovestibolare. La chirurgia di revisione è stata invece gravata da un aumentato rateo di lesioni nervose (10.6 -20.7%). La qualità di vita a seguito della chirurgia valutata mediante HSF-8 è risultata migliore con uno score ridotto in media da 18 a 2 su 32. I fattori predittivi di fallimento chirurgico individuate sono stati I conflitti singoli (p = 0,041), conflitti atipici non coinvolgenti la PICA (p = 0,036), come quelli venosi (p = 0,045) e zone di compressione alternative all’emergenza radicolare (p = 0,027). In conclusione, la decompressione microvascolare con accesso retrosigmoideo si è rivelata essere una tecnica sicura ed efficace nel trattamento dell’emispasmo facciale. La revisione chirurgica è un opzione percorribile, ma espone a un maggior rischio di complicanze. La qualità di vita è risultata accresciuta a nel lungo termine, dimostrando un elevato grado di soddisfazione e beneficio oggettivo e soggettivo.
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Masola, V., S. Granata, M. Proglio, G. Gambaro, A. Lupo, and G. Zaza. "Eparanasi: un nuovo biomarker di fibrosi e un potenziale target farmacologico per ridurre la progressione del danno renale cronico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 10–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1131.

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Abstract:
Il trattamento poli-farmacologico ha determinato, nel corso degli anni, un significativo rallentamento della progressione della malattia renale cronica verso lo stadio di uremia terminale, ma siamo ancora distanti dallo sviluppo di interventi terapeutici in grado di bloccare questo inesorabile e irreversibile processo. Studi clinico-patologici hanno chiaramente dimostrato che il principale elemento coinvolto nel danno renale è la fibrosi tubulo-interstiziale e che il meccanismo patogenetico alla base di questa condizione ha inizio in larga parte nel compartimento tubulare. In particolare, il processo di transizione epitelio-mesenchimale gioca un ruolo importante nella genesi del danno cronico. Durante questo processo, le cellule epiteliali tubulari subiscono un incremento significativo di markers di superficie di natura mesenchimale e, grazie al rimodellamento del citoscheletro e alla degradazione della membrana basale, sono in grado di migrare nell'interstizio dove svolgono un ruolo chiave nel processo patogenetico. In questo contesto, sembra avere un ruolo chiave l'enzima eparanasi, una endo-β-D-glucuronidasi che taglia le catene dell'eparan-solfato a livello di siti specifici intracatena, e partecipa attivamente alla degradazione e al rimodellamento della matrice extracellulare. La degradazione dei vari costituenti dell'ECM, inclusi i proteoglicani eparan-solfato fa-vorisce il rilascio di fattori trofici quali il FGF-2 che induce l'espressione dei marcatori mesenchimali alfa-SMA, VIM e FN, porta alla degradazione della membrana basale mediante la secrezione di metalloproteinasi della matrice ed aumenta la motilità cellulare. L'epressione dell'eparanasi è regolata da fattori di trascrizione, dalla metilazione del DNA e da varie molecole endogene. L'importanza di questo enzima è stata confermata clinicamente dal riscontro di una sua iperespressione in preparati istologici di biopsie effettuate in soggetti affetti da nefropatie croniche (per esempio, nefropatia diabetica). Pertanto visto l'importante ruolo dell'eparanasi sono in fase di standardizzazione numerose strategie per inibire la sua espressione genica e/o la sua attività enzimatica. Infine, è stato proposto il suo possibile utilizzo come biomarker di progressione del danno tubulo-interstiziale da utilizzare routinariamente in ambito nefrologico.
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Tornatola, Luca. "Dipendenza sessuale nel DSM-5. Andrebbe riconsiderata la sua inclusione?" PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2021): 157–66. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-002012.

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Abstract:
Pur non essendo stata inclusa nel DSM-5, la dipendenza sessuale è ritenuta da diversi autori un vero e proprio disturbo. Osservando la produzione scientifica degli ultimi dieci anni si riscontra una imponente ondata di articoli sulle nuove dipendenze e i comportamenti derivanti. Molte di queste ricerche si sono orientate verso lo studio della pornografia on-line e la fascia di età tra l'adolescenza e la prima età adulta. Tuttavia, ancora oggi risulta piuttosto complicato riuscire a delineare il profilo prototipico dell'individuo che mette in atto comportamenti, definibili patologici, legati alla dipendenza sessuale. Si tratta di una condizione che può comportare spesso delle conseguenze nella sfera relazionale, in quella professionale, in quella economica e, in casi particolarmente gravi, anche in quella legale. Alcuni rilievi indicano che tra il 3 ed il 6% della popolazione generale, in diversa misura, sarebbe dipendente dal sesso, una percentuale di per sé rilevante ma che risulterebbe essere una sottostima rispetto alla realtà non emersa. Tale percentuale arriva al 17% negli individui sotto i 25 anni. Si è potuta dimostrare l'efficacia di trattamenti di natura integrata, che contemplino sia una terapia psicofarmacologica che delle psicoterapie (individuali e di gruppo). Sono necessari ulteriori studi per poter delineare in modo più chiaro i criteri nosografici, i fattori di rischio più frequenti e la validazione di strumenti valutativi della dipendenza sessuale.
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Bolgiani, Isabella. "Chiesa cattolica e diffusione della “prassi pattizia” a livello locale in Italia. Una rinnovata stagione di relazioni." Studia z Prawa Wyznaniowego 20 (December 29, 2017): 267–305. http://dx.doi.org/10.31743/spw.267.

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Abstract:
Il crescente sviluppo in Italia, nell’ultimo ventennio, della prassi pattizia a livello decentrato apre la via ad una “ulteriore nuova stagione” di relazioni tra Stato e Chiesa cattolica. Si tratta di una condizione che risulta riconducibile ad una pluralità di fattori. Da un lato, occorre ricordare il percorso di evoluzione delle autonomie locali successivo alla riforma del Titolo V, Parte II della Costituzione e, dall’altro, le trasformazioni che hanno toccato il diritto della Chiesa con riferimento, in particolare, al ruolo delle Conferenze episcopali regionali. E’ così possibile riscontrare nel tempo una sempre più significativa presenza di accordi a livello regionale ed “infra-regionale”. Al riguardo, si deve tuttavia precisare come, mentre la prima tipologia di fonti appaia inquadrabile prevalentemente in tre “macro-aree”, sia pure suscettibili di espansione qualora tale necessità venga avvertita, il secondo gruppo di accordi mostri contenuti estremamente diversificati quanto ai temi affrontati. Ciò nasce dall’esigenza di offrire risposte ai bisogni specifici di una determinata comunità, mediante relazioni tra i soggetti istituzionali e confessionali ad essa più vicini presenti sul territorio. In questo senso, può affermarsi come nell’ambito sociale, complice l’attuale percorso rivolto alla realizzazione di una cittadinanza “partecipativa”, il principio di sussidiarietà orizzontale trovi il suo “punto di contatto” con quello di collaborazione, sancito dall’art. 1 dell’Accordo di revisione concordataria. Si è dunque di fronte ad un articolato sistema di fonti, aventi diversa natura giuridica, ma in grado di misurarsi – in forza della loro duttilità – con la costante evoluzione dell’ordinamento civile e canonico, nel pieno rispetto del principio di laicità dello Stato.
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Lacquaniti, A., and M. Buemi. "Nefropatia da mezzodi contrasto: il parere del Nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 6–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1129.

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Abstract:
La nefropatia da contrasto (CIN) rappresenta oggi la terza causa di insufficienza renale acuta (AKI) in pazienti ospedalizzati, condizione da ricondurre a un incremento dei pazienti che si sottopongono a procedure radiologiche interventistiche richiedenti la somministrazione intravascolare di mezzi di contrasto iodati (ICM). Bisogna inoltre considerare un incremento di soggetti con fattori di rischio quali l'età avanzata, una preesistente patologia renale, scompenso cardiaco, infarto del miocardio, diabete mellito. Si considera CIN la presenza di un incremento assoluto (= 0.5mg/dL) e relativo (= 25%), rispetto ai valori basali, della creatinina sierica (sCreat) a 48–72 ore dall'esposizione dell'ICM. È noto però come in pazienti con variazioni acute del filtrato glomerulare (GFR), sCreat è un marker dotato di poca sensibilità e specificità diagnostica. Infatti, il 25–50% dell'incremento della creatinina, con alto valore predittivo di CIN, si verifica più frequentemente solo 24 ore dopo la somministrazione dell'ICM. Negli ultimi anni, sono stati condotti studi non solo al fine di identificare nuovi biomarcatori, ma anche per valutare eventuali strategie terapeutiche preventive. La somministrazione endovenosa di soluzione salina allo 0.9% è ampiamente accettata come terapia profilattica di CIN. Diversi sono inoltre gli studi condotti che prevedono la somministrazione di bicarbonato di sodio o di N-acetilcisteina (NAC). Purtroppo molti studi mancano di potenza statistica o sono basati su diverse definizioni di CIN. Ciò ha determinato la mancanza di linee guida universali accettate dai radiologi, nefrologi, cardiologi o da altre figure professionali coinvolte. Sono quindi necessari ulteriori studi al fine di validare i risultati sino ad ora ottenuti, specie utilizzando marcatori dotati di maggiore potere diagnostico e prognostico rispetto alla creatinina sierica, quali NGAL, Cistatina C e KIM-1.
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Orazi, Francesco. "Innovazione, tecnologia e governance: il ruolo dell'universitŕ nel rilancio delle economie locali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 125 (March 2012): 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125010.

Full text
Abstract:
L'articolo, a partire da ipotesi innovative di governance (Rete di Competenza) descrive il ruolo strategico dell'universitŕ in un contesto di economie basate sul fattore conoscenza, mettendo in luce ipotesi di ammodernamento dei sistemi territoriali. L'obiettivo del lavoro intende verificare le condizioni di persistenza, presso i territori provinciali della Terza Italia, di condizioni favorevoli per lo sviluppo di tessuti produttivi innovativi basati sui fattori tecnologia e conoscenza e caratterizzati per capacitŕ operative di tipo reticolare/virtuale. Il prodotto della ricerca da un lato propone una specifica pratica di governance diffusa per il coordinamento istituzionale delle risorse di sviluppo, dall'altro una dorsale connettiva web based per l'interazione strategica degli attori produttivi, istituzionali e sociali e per l'incremento delle attivitŕ di networking territoriale e virtuale.
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Bertocchi, Sabrina, Francesca Emiliani, Silvia Potě, and Laura Palareti. "Diversi regimi terapeutici nel trattamento di bambini affetti da malattia emorragica congenita: processi di scelta e ricadute sul benessere psicosociale del paziente e della sua famiglia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (February 2011): 65–90. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-003005.

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Abstract:
Un tratto caratteristico delle malattie emorragiche congenite (di cui la piů diffusa č l'emofilia) č l'imprevedibilitŕ dell'evento emorragico, della sua durata e della sua severitŕ, da cui consegue una condizione di continua incertezza sulle modalitŕ e la tempestivitŕ necessarie per l'intervento. Il superamento di questa condizione č oggi possibile attraverso l'infusione del fattore di coagulazione mancante. Quest'ultima puň essere attuata tramite due modalitŕ: profilassi e terapia al bisogno. Questo studio ha come obiettivo la comprensione approfondita delle condizioni che favoriscono o che invece ostacolano l'adesione a forme diverse di trattamento terapeutico, in particolare profilassi e terapia al bisogno, in famiglie con bambini affetti da emofilia. Sono stati intervistati congiuntamente i genitori di 11 famiglie con figli emofilici in etŕ evolutiva, residenti a Bologna e provincia che aderivano a trattamenti differenziati (profilassi o terapia al bisogno). I risultati mostrano come le due diverse forme di terapia siano collegate a differenti rappresentazioni della malattia e a diverse modalitŕ di funzionamento familiare. La profilassi si conferma la terapia che maggiormente si accompagna ad uno stile di vita normalizzato sia per il bambino che per l'intera famiglia.
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Curami, Andrea. "Tecnologia e modelli di armamento." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 585–608. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261002.

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Abstract:
L'autore parte dalla confutazione della tesi secondo la quale la qualitŕ dell'armamento puň risultare il fattore decisivo per l'esito di un conflitto o anche semplicemente a livello tattico, sottolineando la complessitŕ dei fattori che determinano il risultato di un confronto militare. Di conseguenza prende in considerazione i molteplici elementi che condizionano l'efficacia di un'arma: dalla sua disponibilitŕ in quantitŕ sufficiente, che coinvolge l'apparato produttivo, all'adeguato supporto logistico, alla disponibilitŕ di personale addestrato per il suo impiego, alle condizioni contingenti di utilizzo. Successivamente esamina l'evoluzione degli armamenti destinati all'esercito e all'aeronautica italiana, tra gli anni trenta e il secondo conflitto mondiale, in rapporto alle realizzazioni dei principali paesi industriali. Se l'Italia alla vigilia del conflitto non aveva armamenti nettamente inferiori a quelli in dotazione alle altre forze armate, dopo il 1940 emergono l'incapacitŕ di adattamento alle mutevoli esigenze della guerra e l'assenza di innovazione, a sua volta riflesso di una piů generale mancata mobilitazione dell'industria nazionale in funzione della guerra. La disattenzione verso il progresso tecnologico risulta perciň elemento ben piů decisivo, rispetto alla spesso asserita mancanza di materie prime, nell'inferioritŕ degli armamenti italiani.
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Elster, Jon. "La democrazia deliberativa." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 36 (January 2010): 33–50. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-036004.

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Abstract:
- L'articolo esamina le qualitÀ della democrazia deliberativa a partire dal riferimento a espressioni storiche di questa: nelle istituzioni ateniesi del quinto-quarto secolo a. C., nella Convenzione Federale statunitense del 1788, negli Stati Generali della Rivoluzione francese, in varie esperienze locali odierne. Stabiliti tre modelli di democrazia (diretta, rappresentativa, del sorteggio) e tre criteri per la deliberazione (moralitÀ, causalitÀ, probabilitÀ), la questione da affrontare č se la forma deliberativa di democrazia sia un buon sistema politico. La risposta č sě, purché si verifichino tre condizioni: intensitÀ della motivazione nei partecipanti, orientamento al bene pubblico della motivazione stessa, corretta informazione dei partecipanti. Ma si tratta di una conclusione ipotetica, che tiene conto della complessitÀ e molteplicitÀ dei fattori in gioco, e dunque del fatto che nessuna proprietÀ dei processi decisionali collettivi č desiderabile incondizionatamente.
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Tamanza, Giancarlo, and Marialuisa Gennari. "Violenza di coppia e separazione. Caratteristiche relazionali e indicazioni per il trattamento." TERAPIA FAMILIARE, no. 124 (February 2021): 167–93. http://dx.doi.org/10.3280/tf2020-124009.

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Abstract:
Il contributo illustra i risultati di una ricerca clinica condotta su un campione di 10 "coppie violente", incontrate in un contesto di consultazione clinico-giudiziaria durante la transizione separativa. L'analisi è stata condotta secondo un approccio relazionale integrato che cerca cioè di considerare congiuntamente variabili relative alla personalità dei singoli partners, alle condizioni evolutive e contestuali (fattori legati alla trasmissione intergenerazionale ed alle condizioni economiche e socioculturali) ed alle caratteristiche della relazione violenta nel suo insieme. L'obiettivo era di identificare alcuni descrittori distintivi del legame violento e, sulla base di questi, verificare le condizioni di trattabilità terapeutica, soprattutto per quanto riguarda l'accompagnamento nella definizione dell'assetto post-separativo ed il supporto nell'esercizio della genitorialità.
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Dodaro, Maria. "Giovani e imprenditorialità: il pluralismo delle strategie e dei fattori di spinta e il ruolo delle politiche." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 158 (November 2020): 264–83. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158013.

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Abstract:
L'articolo analizza le esperienze di giovani beneficiari di misure a sostegno dell'imprenditorialità del Comune di Milano. Lo scopo del contributo è di esaminare come, e a quali condizioni, motivazioni e spinte differenti all'avvio di impresa possono combinarsi. A partire dai risultati di una ricerca qualitativa, condotta con interviste semi-strutturate a giovani e attori di policy, lo studio mette in luce il pluralismo delle motivazioni e dei fattori che contribuiscono ad informare le strategie imprenditoriali dei giovani intervistati. Inoltre, evidenzia la rilevanza delle politiche urbane e delle condizioni sociali, economiche e istituzionali a fronte delle quali questo pluralismo prende forma.
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Dirindin, Nerina. "Prestazioni sociali e sanitarie al tempo della crisi." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 205–18. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003016.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di discutere i diversi aspetti dei diritti delle persone con riguardo ai problemi della tutela della salute, alle condizioni di maggiore debolezza osservabili nella realtŕ del sistema socio-sanitario italiano e ai fattori che possono mettere a rischio tale tutela.
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Eibenstein, Rebecca, and Adele Fabrizi. "Abuso sessuale e PTSD complesso: gli effetti dello stress traumatico cronico sul sistema immunitario. Strategie d'intervento." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (June 2021): 23–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001002.

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Abstract:
Il lavoro presenta le principali caratteristiche del PTSD complesso nel contesto dell'abuso sessuale e l'impatto che questo disturbo e la condizione di stress cronico ad esso associata può avere sulla persona traumatizzata, in particolar modo sul sistema immunitario. Una caratteristica importante del sistema immunitario è la sua capacità di reagire in modo differente in base allo stimolo specifico, ma anche la capacità di apprendimento e di memoria, mostrando come questo sistema si strutturi fondamentalmente in rapporto con l'ambiente. È sempre più evidente che le diverse modalità di risposta del sistema immunitario non dipendono solo dal ti-po di stimolo (ad esempio, virus, batteri), ma anche dal microambiente e dalle condizioni generali dell'organismo, dunque anche dallo stress psicologico. È chiaro, pertanto, come il sistema immunitario sia in grado di interagire con il sistema ner-voso e quindi con i fenomeni mentali e relazionali. Lo stress psichico di tipo croni-co che si osserva in coloro che hanno subito un trauma cumulativo interpersonale può quindi costituire un importante fattore di disfunzione del sistema immunitario, con un'alterata risposta che è alla base di molte patologie in cui il sistema immunitario svolge un ruolo cruciale. Oltre a ciò, nelle persone vittime di abuso è stato rilevato uno sfasamento del sistema nervoso autonomo, per cui risultano essere iperattiva-te da un sistema viscerale che invia loro un continuo segnale di pericolo. Questa condizione ha importanti ripercussioni anche sulla capacità interattiva e sociale, con un grave impatto sul benessere psicofisico della persona. Per questo motivo, è necessario sviluppare interventi basati su un approccio multidisciplinare e biopsi-cosociale che aiutino le persone traumatizzate a risintonizzare la regolazione au-tonomica per favorire la fiducia e un coinvolgimento sociale spontaneo, e ad ela-borare le componenti emotive e somatiche dell'esperienza traumatica.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen, and Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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Abstract:
L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Argentero, Piergiorgio. "Una proposta di approccio obiettivo alla valutazione del rischio stress: il metodo Objective Stress Factors Analysis (OSFA)." RISORSA UOMO, no. 2 (February 2012): 185–200. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-002004.

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Abstract:
Lo scopo del presente lavoro č quello di illustrare una procedura originale di valutazione del rischio stress basata sull'esame obiettivo delle condizioni di lavoro riconosciute come potenzialmente dannose per la salute psicofisica dei lavoratori. Si compone di due fasi principali; la prima (Fase A) di analisi di alcuni indicatori statistici aziendali e la seconda (Fase B) di approfondimento delle condizioni di rischio proprie delle di- verse unitŕ organizzative. Lo strumento č stato finora impiegato in numerose aziende di varie dimensioni e settori produttivi. Dai risultati ottenuti č stato possibile verificare l'adeguatezza del metodo in riferimento alla completezza degli aspetti esaminati e alla sua capacitŕ di discriminare i fattori di rischio stress propri delle diverse realtŕ lavorative.
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Berry, Joanne. "The conditions of domestic life in Pompeii in AD 79: a case-study of Houses 11 and 12, Insula 9, Region I." Papers of the British School at Rome 65 (November 1997): 103–25. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010606.

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Abstract:
LE CONDIZIONI DELLA VITA DOMESTICA A POMPEI NELL'ANNO 79 d.C.: UN CASO DI STUDIO DELLE CASE 11 E 12, INSULA 9, REGIONE IQuesto articolo discute delle condizioni di vita a Pompei negli ultimi anni prima della sua distruzione dall'eruzione del Vesuvio. Si tratta di un argomento di difficile interpretazione, per il quale molte diverse teorie esistono, molte delle quali sono basate su evidenza aneddotica e/o comparativa. In contrasto, l'ipotesi presentata in questo articolo si basa sullo studio di due case collegate nella Regione I e prende in considerazione tutta l'evidenza disponibile: vecchie fotografie di scavo, resti di manufatti del 79 d.C., le strutture attualmente ancora in piedi e i risultati degli scavi del 1995 e 1996. L'evidenza disponibile è, di fatto, contraddittoria: all'interno delle stesse case vi sono segni di commercio a grande scala e di restauro, ma anche di abbandono e distruzione. Viene suggerito che queste contraddizioni possono essere spiegate con un terremoto negli ultimi mesi, o perfino settimane, prima della distruzione finale di Pompei. Gli abitanti della città dovevano aver avuto difficoltà ad affrontare la distruzione ed il caos causate da questo terremoto. Risposte individuali ad i danni causati dal terremoto sarebbero state dipendenti da numerosi fattori, quali le possibilità economiche a sostenere le riparazioni, di conseguenza l'evidenza delle due case esaminate riflette solo una delle possibili risposte. Si conclude che un numero maggiore di studi di case individuali in tutti i loro aspetti è necessario prima che si possa pienamente capire l'impatto collettivo e le conseguenze dell'attività sismica per la vita della città negli anni precedenti al 79 d.C.
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Carratelli, Teresa Iole. "L'Uomo nello scrittore e lo Scrittore nell'uomo." PSICOANALISI, no. 2 (February 2013): 79–87. http://dx.doi.org/10.3280/psi2012-002005.

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Abstract:
L'autrice riflette sul ruolo che ha avuto lo Scrittore nell'aiutare l'Uomo-Levi a contenere il dolore fisico e mentale "senza nome" nel corso della schiavitů subita assieme alla sua Comunità nel lager e nel viaggio avventuroso del ritorno verso casa. Attraverso i suoi romanzi egli ha reso pubblico un proprio "lavoro sui-generis di autoanalisi", testimoniando come la sua capacità di osservare e di pensare sono risultati importanti fattori di sopravvivenza in quelle condizioni estreme.
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Wood, Ian. "‘Adelchi’ and ‘Attila’: the barbarians and the Risorgimento." Papers of the British School at Rome 76 (November 2008): 233–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000489.

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Abstract:
Durante il Risorgimento frequenti riferimenti sono stati fatti al Medioevo al fine di comprendere le condizioni del presente. Vari sono gli eventi medievale riferiti, ma un uso particolare fu fatto delle migrazioni barbariche, specialmente quelle unniche e longobarde. Le interpretazioni offerte da questi eventi furono ispirate dalle idee già sviluppate in Francia e Germania. Con il presente lavoro si guarda all'ampia storiografia francese alla base del trattamento di Manzoni dei Longobardi nella tragedia diAdelchi(e il suoDiscorsodi accompagnamento, scritto per spiegare la sua interpretazione), e ai lavori, molto diversi, di letteratura tedesca e svizzera che sono alla base del trattamento di Verdi degli Unni nel suoAttila.
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Acquaro, Johnny, and Emanuele Bignamini. "Addiction, cronicità e Servizi per le Dipendenze." MISSION, no. 52 (October 2019): 61–65. http://dx.doi.org/10.3280/mis52-2018oa6493.

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Abstract:
L'addiction, come altre condizioni croniche, è una malattia multifattoriale. E' correlata a fattori biologici, comportamentali e ambientali e interseca diverse dimensioni che possono dar luogo a vere e proprie distruzioni di identità. L'articolo prende in analisi questi elementi sia in termini medici, sia intermini di carriera e considera il ruolo dei Servizi per le dipendenze in ordine a questa tematica. 
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Carbone, Vincenzo. "Problematiche aritmologiche in cardio-oncologia: la fibrillazione atriale." Cardiologia Ambulatoriale 213, no. 217 (November 30, 2020): 213–17. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-13.

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Abstract:
È stata rilevata un’aumentata prevalenza di fibrillazione atriale (FA) nei pazienti con neoplasie, così come una maggiore incidenza di tumori di nuova diagnosi in soggetti con FA di recente insorgenza. I possibili meccanismi chiamati in causa per spiegare la comparsa di FA in pazienti con cancro (e viceversa) comprendono un’epidemiologia comune e fattori di rischio condivisi, il ruolo dell’età e delle comorbidità che impattano su entrambe le condizioni, un effetto diretto del cancro sull’aritmia, nonché l’azione cardiotossica delle terapie chirurgiche, farmacologiche o radianti messe in atto per il trattamento delle neoplasie. L’infiammazioine sistemica, invece, potrebbe rappresentare un denominatore comune a entrambe le condizioni, come anche lo stress ossidativo e l’apoptosi. Il trattamento della FA nei pazienti oncologici rappresenta una grande sfida e, poiché non disponiamo di Linee Guida specificamente dedicate alla gestione dell’aritmia in questo particolare contesto clinico, l’approccio terapeutico deve essere individualizzato e at-tentamente ponderato.
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Geatti, S., and L. Feltrin. "La Diagnosi Infermieristica: II. La Formulazione della Diagnosi Infermieristica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 2 (January 24, 2018): 1–6. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1203.

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Abstract:
La diagnosi infermieristica, seconda fase del processo infermieristico, è un giudizio clinico riguardante le risposte della persona, della famiglia o della comunità a problemi di salute/processi vitali attuali o potenziali. Essa costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a raggiungere dei risultati di cui l'infermiere è responsabile. La diagnosi infermieristica esprime il giudizio professionale sulle condizioni del paziente, sulle sue risposte ai trattamenti ricevuti e sulle necessità di assistenza infermieristica. La NANDA propone tre modelli di diagnosi: reali, di rischio, di benessere. La struttura della diagnosi infermieristica si compone di tre elementi utili essenzialmente per l'adozione di un linguaggio infermieristico condiviso. Per questo motivo è usata una terminologia specifica per diagnosticare in modo infermieristico. Gli elementi componenti sono tre: titolo, caratteristiche definenti, fattori correlati. Il titolo deve “qualifcare” la tipologia del problema; le caratteristiche definenti sono l'equivalente dei segni e dei sintomi soggettivi ed oggettivi presenti in relazione ad una determinata diagnosi; i fattori correlati sono in pratica le cause, i fattori eziologici che determinano una certa situazione; si possono raggruppare in quattro categorie: fisiopatologici, situazionali, fasi maturative, trattamenti. Il caso clinico suggerito prevede l'individuazione delle diagnosi infermieristiche evidenziate dai dati raccolti, sempre secondo la metodologia di Carpenito.
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Giambartolomei, Andrea. "Il corpo familiare di Fabiola." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 131–34. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002009.

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Abstract:
Il modello d'intervento integrato risulta un fattore importante per affrontare problematiche complesse come i disturbi psicosomatici. Le lealtŕ invisibili, i legami affettivi, che sottendono il vissuto d'invischiamento e di triangolazione che la giovane mostra ai terapeuti, mettono Fabiola nelle condizioni di rivivere il terrore di essere di nuovo "fagocitata" dal suo "corpo familiare", dopo un ritorno a casa . Viene suggerita, nell'ottica sistemica, l'importanza di un'integrazione ulteriore, attraverso il coinvolgimento dei familiari , che permetta di esplorare i livelli profondi che abitano i legami, le relazioni e gli individui di questa famiglia.
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Maira, G., A. Vignati, E. Marchese, A. Puca, A. Albanese, A. Di Chirico, and M. Rollo. "Valutazione del rischio chirurgico nelle malformazioni artero-venose del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 137–44. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500113.

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Abstract:
I recenti progressi della neurochirurgia e della neuroradiologia permettono di affrontare i problemi relativi alle malformazioni arterovenose cerebrali secondo diverse modalità terapeutiche anche tra loro combinate. Ci riferiamo in particolare al trattamento diretto microneurochirurgico, alla riduzione od esclusione della malformazione vascolare dal circolo mediante trattamento endovascolare anche ripetuto nel tempo ed al trattamento radiochirurgico. Diversi fattori sono stati correlati alla valutazione del rischio chirurgico, quali la sede, le dimensioni, l'angio-architettura, con particolare riferimento alla presenza di aneurismi arteriosi o venosi ed al pattern del drenaggio venoso. Altri fattori che influenzano il rischio chirurgico sono quelli relativi al quadro generale del paziente ed alle sue condizioni neurologiche. L'indicazione al trattamento di una malformazione vascolare si pone se il rischio dell'opzione terapeutica è considerato “accettabile”, ossia inferiore rispetto a quello della storia naturale. Gli Autori espongono i risultati della casistica personale relativa a 20 pazienti trattati con modalità chirurgica ed endovascolare.
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Syryjczyk, Jerzy. "Powrót do przestępstwa w ujęciu prawa kanonicznego." Prawo Kanoniczne 48, no. 3-4 (December 10, 2005): 151–74. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.3-4.08.

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Abstract:
Larticolo tratta delle questioni riguardanti la recidiva giuridica alla luce e dei Codici di Diritto Canonico del 1917 e del 1983. Le norme di entrambi i Codici che regolano la punibilità dei pregiudicati appartengono ai sistemi molto liberali della punizione del ritorno a delinquere. Laumento facoltativo della pena riguarda propriamente quei rei nei quali si puo scorgere facilmente la pertinacia della cattiva volontà. Laumento della pena pero non puo avvenire automaticamente, condizionato solamente dalla condanna o dalla dichiarazione della pena. Il diritto canonico non conosce la cancellazione della condanna e la prescrizione della recidiva. Per questo motivo la recidiva non si verifica solo per il fatto del ritorno al delitto nel periodo del tempo stabilito dalla legge dopo la condanna (o la cessazione della pena). Tale condizione non è necessaria nel sistema canonico del diritto penale, perché la recidiva avviene quando esiste la pertinacia della cattiva volontà del reo, la quale non è legata strettamente alla scadenza del tempo previsto dalla legge penale. Se la recidiva avviene nelle condizioni stabilite dalla legge, il Codice del 1983 ne prevede alcune determinate conseguenze. Per questo possiamo parlare, in senso giuridico, di recidiva speciale, per distinguerla dalla recidiva generale che consiste in un qualsiasi ritorno a delinquere senza la possibilità di aggravare l’imputabilità penale. Tra gli elementi essenziali della recidiva il diritto canonico annoverava sempre la pertinacia, ossia la persistenza della cattiva volontà. Il fatto del ritorno al delitto definisce l’esistenza del cattivo proposito in forma accresciuta. Se pero il nuovo delitto viene commesso con colpa, la recidiva è esclusa.
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Martinez, Esteban. "La qualitŕ dell'occupazione e del lavoro. Lo ‘stato' della ricerca in Belgio." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 209–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127013.

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Abstract:
L'articolo espone la natura polisemica ed evolutiva del concetto di "qualitŕ del lavoro", sia nel contesto delle politiche occupazionali pubbliche che della ricerca scientifica. Valutare la qualitŕ del lavoro puň, da un lato, fornire le basi per un programma di ricerca che critichi i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, orientati verso la flessibilitŕ, e le tendenze nella strategia europea per l'occupazione, concentrate sull'aumento incondizionato dei tassi di occupazione. Quando la si interpreta attraverso la - riduttiva - prospettiva di flexicurity, questa valutazio- ne puň, d'altra parte, oscurare quei fattori esplicativi di organizzazione del lavoro e di azione pubblica che provocano lavoro precario, un indebolimento del sistema di relazioni industriali e un deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
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Esposito, Pasquale, Elisa Buonanno, Giuseppe Castellano, Carlo Jovane, Daniela Pogliani, Silverio Rotondi, Gianluigi Zaza, and Yuri Battaglia. "Dialisi peritoneale: uno sguardo rivolto al futuro." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 14, 2014): S59—S60. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.976.

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Abstract:
Molti fattori possono condizionare la scarsa diffusione della dialisi peritoneale (DP) in Italia, tra cui deficit culturali, problemi organizzativi e politiche sanitarie inadeguate. Per ovviare a tali ostacoli sono state proposte diverse strategie di intervento. Noi riteniamo che la promozione di iniziative educative rivolte, in particolare, ai giovani così come lo sviluppo di nuove tecnologie e metodiche possano rivestire un ruolo chiave per promuovere la DP, rendendola più accessibile sia da parte dei pazienti che dei medici stessi. Questa, a nostro avviso, resta una delle sfide maggiori per la futura crescita della DP in Italia.
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Fossati, Fabio. "IL DEBITO ESTERO IN AMERICA LATINA. ATTORI, CONFLITTI E COALIZIONI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 2 (August 1993): 283–313. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022255.

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Abstract:
IntroduzioneL'obiettivo di questo articolo è l'approfondimento del conflitto distributivo che si è sviluppato sull'applicazione di programmi di aggiustamento economico da parte dei governi dell'America Latina. Tale conflitto ha coinvolto sia gli attori interni che quelli internazionali, e all'interno di questi ultimi, soprattutto i creditori. La crisi del servizio del debito estero dei paesi dell'America Latina negli anni ottanta, ha rappresentato la variabile condizionale determinante dell'aggiustamento, almeno in questa congiuntura storica. L'analisi comparata di tre paesi chiarirà quanto l'influenza di altri fattori, come il ruolo dei governi o degli attori in gioco, abbiano introdotto elementi di diversità rispetto all'evoluzione storica condizionata dalla variabile internazionale, cioè dal debito estero.
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Prilleltensky, Isaac, and Caterina Arcidiacono. "Modello ecologico e migranti: benessere, giustizia e potere nella vita degli immigrati." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (September 2010): 11–23. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001002.

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Abstract:
Il contributo descrive anzitutto il modello ecologico multidimensionale di Prilleltensky e come esso si declina a livello individuale, relazionale,organizzativo, comunitario e ambientale in relazione all'oppressione, al benessere e al processo di liberazione. Vengono in particolare esaminati gli elementi che agiscono nella trasformazione e che permettono il potenziamento delle risorse e dei punti di forza. Attenzione č data infine alla definizione ed esplicitazione dei valori e dei diritti del singolo e della comunitŕ al fine di definire quale sia la validitŕ epistemica e trasformativa della ricerca e dell'intervento in psicologia di comunitŕ alla luce di tale modello. Lo scopo precipuo dell'articolo consiste nell'esplicitare le variabili in gioco nella condizioni di vita dei migranti, enucleando i fattori di protezione e di rischio da considerare per valutarne il benessere e le modalitŕ d'inserimento nei contesti di accoglienza.
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Bernstein, Henry. "Alcune dinamiche di classe del lavoro rurale nel Sud del mondo." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 128 (December 2012): 16–31. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128002.

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Abstract:
Questo articolo delinea e illustra un quadro teorico per indagare le dinamiche di classe rurali del capitalismo. Idee chiave di analisi in questo contesto comprendono: (i) la mercificazione delle condizioni di riproduzione del lavoro; (ii) un cambiamento sistemico dalla coltivazione all'agricoltura nel capitalismo moderno consolidatosi a partire dagli anni settanta dell'ottocento; (iii) la piccola produzione di beni agricoli per il mercato e (iv) la differenziazione dei piccoli produttori. Queste idee sono combinate in cinque tesi sul destino molto dibattuto dei contadini nel mondo moderno che generano ulteriori concetti di "capitale agrario al di lŕ della campagna", "agricoltura al di lŕ della fattoria", e "‘lavoro rurale al di lŕ della fattoria". L'articolo conclude con l'argomento che molti di coloro definiti come "contadini" o "piccoli agricoltori", in particolare nel Sud, sono meglio compresi come una componente importante delle "classi del lavoro". Questo č illustrato con dati aggregati sull'occupazione in agricoltura e la quota di popolazione rurale adulta che svolge attivitŕ agricola per conto proprio quale attivitŕ economica primaria nelle principali regioni del Sud.
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Curiazi, Roberta, and Fernando Martin Mayoral. "Ancora sul distretto industriale ecuadoriano: l'agglomerazione manifatturiera del cuoio di Quisapincha (Ecuador)." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 3 (September 2020): 51–92. http://dx.doi.org/10.3280/rgi2020-003003.

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Abstract:
Nella fase II di un'indagine sui distretti manifatturieri dell'Ecuador analizziamo l'agglomerato di produttori di pelletteria di Quisapincha (Provincia del Tungurahua), con l'obiettivo di investigarne le caratteristiche come sistema di produzione locale e ragionare sul ruolo delle PMI locali come possibili vettori di sviluppo economico e sociale del territorio. La carenza di dati quantitativi e la difficoltà di accesso a informazioni in loco ci hanno spinto stavolta verso un'analisi in toto qualitativa, dinamica e di matrice comparativa, realizzata con il supporto di macro-categorie concettuali interpretative, diverse da quelle utilizzate nella fase I, che rispettano la natura immateriale e disomegenea di molti dei fattori analizzati come parte di una struttura più ampia di regole, procedure e convenzioni sociali, culturali e politiche del territorio. Quisapincha, ancora in uno stato di sviluppo distrettuale "embrionale", appare caratterizzato da una particolare "atmosfera industriale" e patisce l'assenza di una governance interna che produca "efficienza collettiva", di iniziative di outsourcing e di un adeguato supporto istituzionale. A questi fattori si aggiungono il marcato declino economico del paese in atto dal 2014 e la crescente concorrenza (settoriale e territoriale) degli ultimi anni, che hanno messo in pericolo la sopravvivenza stessa del distretto produttivo. Tuttavia questa sorte potrebbe essere invertita con processi di integrazione verticale e orizzontale tra microimprese, guidati da un potenziale agente coordinatore (l'impannatore), l'impresa Curtiembres Quisapincha1, l'unica realtà locale nelle condizioni di generare un possibile "effetto distretto" e permettere la sopravvivenza e il consolidamento del sistema produttivo locale.
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Ranieri, Francesco. "Fatto illecito civile. Danneggiati italiani e stranieri a confronto. Tutela risarcitoria differenziata?" DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (September 2011): 72–90. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002005.

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Abstract:
Sommario: Introduzione: italiani e stranieri di fronte al risarcimento del danno da fatto illecito; condizione di reciprocitŕ e misura del risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale - 1. Straniero e condizione di reciprocitŕ ex art. 16 preleggi (Regio Decreto 16.3.1942 n. 262) - 1.1. L'evoluzione giurisprudenziale in relazione al danno biologico - 1.2. L'evoluzione in relazione al danno morale ed al danno da perdita irreversibile del rapporto parentale - 1.3 L'evoluzione in relazione al danno patrimoniale - 2. Il danno non patrimoniale da perdita irreversibile del rapporto parentale spettante ai congiunti residenti all'estero per la morte del familiare avvenuta in Italia. I due opposti orientamenti giurisprudenziali dei giudici di merito: liquidazione differenziata in base al rapporto di valore monetario tra l'euro e la moneta estera e liquidazione uguale per tutti - 2.1. Le argomentazioni a sostegno del secondo orientamento - 2.2. Danno punitivo, danno compensativo-satisfattivo, danno risarcitorio - 2.3. Il danno da morte del familiare. Dal danno morale soggettivo al danno esistenziale al danno non patrimoniale da perdita irreversibile del rapporto parentale - 2.4. Criteri-guida e limiti della liquidazione equitativa del danno ad opera del giudice ex artt. 2056 e 2057 c.c. L'art. 2058 co. 2 cod. civ. a tutela del soggetto danneggiante per l'ipotesi in cui la reintegrazione specifica risulti eccessivamente onerosa per il debitore - Conclusioni: l'evoluzione giurisprudenziale dalla "sentenza Gennarino" al danno biologico al danno non patrimoniale da perdita irreversibile di un familiare.
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Ponzo, Michela. "Status occupazionale e benessere soggettivo in Italia." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2011): 75–106. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-003004.

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Abstract:
Status occupazionale e benessere soggettivo in Italia In questo lavoro si analizzano le determinanti del benessere soggettivo in Italia utilizzando i dati relativi alle indagini sulle famiglie della Banca d'Italia, nel 2004, 2006, 2008. L'analisi empirica in primo luogo conferma per l'Italia le precedenti evidenze riscontrate nella letteratura internazionale sulla felicitŕ. Tra i nuovi risultati emersi, si riscontra che il tipo di occupazione e le condizioni contrattuali risultano fattori cruciali per il benessere. Tra gli altri risultati, emerge dall'analisi come i lavoratori occupati nel settore pubblico sperimentino un piů elevato grado di soddisfazione rispetto ai dipendenti privati. Il benessere soggettivo si riduce in maniera considerevole per i lavoratori a tempo determinato e per coloro che lavorano in una regione diversa da quella di nascita.
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Galeotti, Glenda. "Educazione degli adulti e innovazione sociale. Il contributo delle professioni educative e formative alla costruzione di un'Europa resiliente." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 215–28. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112014.

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Abstract:
L'articolo propone una riflessione su quanto l'educazione degli adulti può offrire per rispondere al bisogno di innovazione che attraversa la nostra società. In un contesto segnato da una crisi sanitaria che sta acuendo l'inadeguatezza di assetti organizzativi e sociali tradizionali, l'idea di innovazione sociale coincide con quella di "trasformazione", intesa come mutamento di prospettiva e pilastro sul quale costruire e modellare il futuro per mezzo di una più proficua "connessione" fra cittadini, ricercatori, imprese, governi. Considerare l'educazione degli adulti un fattore che abilita i diversi tipi di innovazione - tecnologica, organizzativa o socioculturale - significa adottare una prospettiva human-centred che orienta riproduzione, modifica e creazione delle condizioni strutturali e socioculturali, grazie a processi inclusivi e collaborativi e a rinnovate capacità di pensiero di azione.
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Villa, Angelo. "La clinica e il suo oltre. La questione del maltrattamento infantile." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 21 (April 2011): 93–106. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021006.

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Abstract:
La questione del maltrattamento infantile non puň e non deve essere ridotta ad una procedura di ricostituzione di una supposta innocenza infantile. Questo in effetti serve a rassicurare la societŕ sulle proprie buone intenzioni, ma ferma il bambino nella sua condizione di inferioritŕ senza riuscire ad introdurlo nella dinamica del divenire un adulto, la quale non puň essere un tragitto privo di ogni turbamento. I concetti di trauma, di cura, e la stessa idea di infanzia vanno considerati nella loro storia e complessitŕ e non in un'ottica che riduce tutto ad un fatto acclarato.
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Costa, Massimiliano. "Formatività e lavoro nella società delle macchine intelligenti." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 89–106. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9379.

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Abstract:
Nell'economia digitale e delle macchine intelligenti, il paradigma di lavoro - che è definito nella sua dematerializzazione cognitiva e produttiva - impone un nuovo collegamento tra azione, sviluppo economico e umano. La generatività dei nuovi contesti sociali e lavorativi del nuovo Cyber Phisical Systems (CPS) è caratterizzata da una più forte plasticità funzionale e da una riorganizzazione attiva e autonoma dei processi di conoscenza. Ciò rende fondamentale ripensare la formazione non come un fattore di produzione ma come una condizione di crescita integrale della persona all'interno di un modello di learnfare basato su un diritto di apprendimento e la promozione della capacitazione del cittadino. Questa sfida coincide, per la ricerca pedagogica, con la necessità di promuovere un modello di formazione capacitativo in grado di favorire un habitus riflessivo e aperto all'alterità. Questo nuovo habitus si basa sulla connessione tra competenza, abilità e capacità di formare una cultura tecnologica umanizzante non pensata come strumento di potere o controllo ma piuttosto di speranza, intersoggettività per uno sviluppo umano consapevole e partecipato
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Pasquino, Gianfranco. "UN'ELEZIONE NON COME LE ALTRE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 3 (December 2001): 387–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029786.

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Abstract:
Introduzione La storia delle elezioni italiane non ha mai offerto una situazione paragonabile a quella del 13 maggio 2001 (Corbetta, Parisi e Schadee 1988). In questo breve articolo, argomenterò che le elezioni del 13 maggio non sono state «elezioni come le altre» a causa della comparsa di tre importanti condizioni: 1) resistenza di una effettiva competizione bipolare fra un governo in carica e un'opposizione organizzata per sostituirlo; 2) la costruzione di coalizioni contrapposte che hanno ridotto lo spazio politico e hanno sconfitto le terze forze; 3) la possibilità concreta dell'alternanza che si è tradotta in un limpido esito elettorale, politico e governativo. Nessuna di queste condizioni, né separatamente né congiuntamente, aveva mai fatto la sua comparsa nel sistema politico italiano.
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Pistone, Sergio. "Un'Italia federale in un'Europa federale." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (October 2011): 5–16. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002001.

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Abstract:
L'unificazione italiana su base federale č una idea che fu presente in modo significativo nel dibattito politico-culturale del Risorgimento. Ma la situazione internazionale caratterizzata da una strutturale lotta per la potenza fra gli stati europei e la arretratezza complessiva dell'Italia imposero una scelta rigidamente centralistica. Un'evoluzione in senso federale dello stato italiano č diventata possibile dopo il 1945, perché il processo di integrazione europea ha comportato il superamento dei rapporti di potenza fra gli stati europei e permesso una decisiva attenuazione (se non ancora il pieno superamento) dei divari economico-sociali, territoriali e ideologici presenti in Italia. Il completamento dell'unificazione europea in termini federali č la condizione ineludibile perché l'Italia continui a progredire e per impedire che la spinta alla trasformazione in senso federale del paese diventi un fattore di crisi dell'unitŕ statale invece che di una sua modernizzazione.
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Grunow, Daniela. "Flexicurity, insicurezza del lavoro e formazione di una famiglia: la condizione giovanile in Danimarca." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 124 (December 2011): 75–92. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-124005.

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Abstract:
Questo articolo descrive come il processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro e l'attuale crisi economica abbiano modificato l'assetto occupazionale dei giovani in Danimarca dagli anni '80 del novecento al 2010. L'autrice si interroga se la flessibilizzazione abbia influenzato le decisioni di lungo termine dei giovani, quali l'unione di coppia, l'autonomizzazione dai genitori, la costruzione di una famiglia. Dai dati a disposizione sembra che il modello danese abbia successo, se paragonato alla maggior parte dei paesi che fanno parte dell'Oecd, in riferimento al basso incremento della disoccupazione giovanile. Non ci sono evidenze del fatto che i cambiamenti nell'economia danese abbiano condizionato decisioni relative alle unioni di coppia, alla formazione di una famiglia, alla fertilitŕ. Le politiche attive del lavoro unite a un mercato del lavoro flessibile sembrano distribuire i rischi occupazionali in modo più uniforme tra i giovani e le generazioni più anziane.
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Russo, Federica, Roberto Ceria, Jacopo Jarach, Cecilia Laglia, Lavinia Lombardi, and Lorenza Isola. "Internet addiction disorder: nuova emergenza nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 63–84. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11206.

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Abstract:
Le nuove tecnologie hanno cambiato e continuano a cambiare profondamente il nostro modo di vivere. Il continuo processo di adattamento al cambiamento tecnologico condiziona e modifica costantemente le nostre interazioni in tutti gli ambiti di vita. Non ultima la salute mentale e il lavoro in psicoterapia. Il presente lavoro si pone dunque come obiettivo quello di ritrarre lo stato dell'arte di un campo in continua evoluzione ed espansione. Se da un lato questi strumenti risultano essere un'importante opportunità, dall'altro la comunità scientifica ha cominciato a porre attenzione alla problematicità dell'utilizzo degli stessi, con particolare attenzione a Internet e ai dispositivi ad esso associati. Nello specifico, l'obiettivo è di approfondire la controversia che caratterizza la letteratura sull'uso della tecnologia in termini di vantaggi e svantaggi con un focus specifico sui fattori di rischio e di protezione oltre che un'analisi dettagliata degli effetti negativi a breve e lungo termine e degli elementi comuni negli interventi evidence-based nel trattamento dell'Internet addiction nell'infanzia e nell'adolescenza.
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