Academic literature on the topic 'Fistola per emodialisi'

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Journal articles on the topic "Fistola per emodialisi"

1

Carbonari, L., E. Far Reza, P. Pezzotti, R. Stanziale, M. Lodi, and L. Tazza. "Terapie combinate plurime per prolungare la sopravvivenza delle fistole arterovenose native." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 13–18. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1107.

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Abstract:
La Fistola Arterovenosa Nativa rappresenta a tutt'oggi il gold standard degli accessi vascolari in emodialisi. Tuttavia essa non è applicabile a tutti i pazienti. Le protesi rappresentano una seconda scelta percorribile in alternativa al Catetere Venoso centrale a permanenza, ma sono gravate da maggiori complicanze, hanno una durata inferiore e richiedono un'adeguata sorveglianza e manutenzione. I due casi clinici qui presentati, illustrano come strategie combinate plurime, chirurgiche ed endovascolari, perfettamente complementari e sinergiche, possano garantirne la pervietà a lungo termine e ridurre il ricorso all'uso dei CVC.
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2

Carrus, Alessandro, Elena Lovicu, Dorian Soru, Giovanni Chierroni, Maria Grazia Zunnui, Raffaella Maxia, and Francesco Logias. "Valutazione Visiva Degli Exit Site Nei Cateteri Venosi Centrali in Emodialisi: Validazione Preliminare Di Una Scala Italiana." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 1 (March 4, 2014): 55–61. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.862.

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Abstract:
Il catetere venoso centrale (CVC) rappresenta, per i pazienti in emodialisi, un’alternativa alla fistola arterovenosa (FAV), ma, purtroppo, è spesso associato a un importante numero di complicanze infettive. L’infermiere è il primo operatore sanitario che rileva le possibili infezioni e, per questo, è importante sviluppare una scala visiva che gli sia di ausilio. Tale scala è importante anche per consentire a chi si avvicina da poco alla medicazione dei CVC di prendere in considerazione i principali indicatori di una possibile infezione. Essa, infine, può essere di ausilio per tenere conto dell’evoluzione del CVC nella cartella clinica del paziente. Questo studio presenta una prima validazione italiana di una scala utilizzabile per la valutazione degli exit site dei CVC in emodialisi (derivata dalla “Scala Twardowski”). La validazione ha coinvolto gli infermieri di una Rete di Nefrologia e Dialisi e un’infermiera esterna, non impegnata nella medicazione, la quale ha valutato gli exit site di tutti i pazienti della Rete, subito prima che la stessa scala venisse utilizzata da chi effettuava la medicazione. La buona correlazione di Spearman (ρ=0.85) tra la valutazione dell’infermiera esterna e le valutazioni degli altri colleghi conferma la bontà di questa prima traduzione italiana della scala. (nursing)
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3

Spina, Monica, Adalgisa Casu, Antonia Peppina Congias, Sabrina Sotgiu, Giuliana Atzeni, Maria Chiara Cadoni, Marinella Cotza, and Maria Cristina Mereu. "La buttonhole technique e l'autopuntura. Esperienza del Centro Dialisi di San Gavino Mon.le." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (June 25, 2014): 130–33. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.879.

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Abstract:
Introduzione. L'incannulamento di un accesso vascolare per emodialisi rappresenta una procedura poco discussa in ambito scientifico. L'U.O. di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale di San Gavino negli ultimi anni ha volutamente messo in atto una procedura di salvaguardia degli accessi vascolari, istruendo e formando tutto il personale che ci lavora e i pazienti che vi dializzano periodicamente. Per raggiungere l'obiettivo di salvaguardia della sopravvivenza degli accessi vascolari, nel 2009, è stata data particolare attenzione alla tecnica di venipuntura detta “buttonhole technique”, che Twardowsky suggeriva per quelle fistole artero-venose (FAV) difficili da pungere. Esperienza dell'U.O. di Nefrologia e Dialisi di San Gavino. Dalla nostra esperienza è risultato che 35 pazienti su 40 pensano che la metodica sia soddisfacente, così come 11 infermieri su 16 che la applicano. La riduzione del dolore all'ago infissione e del tempo di emostasi dopo la rimozione degli aghi fistola è riportata su 34 pazienti. Gli episodi infettivi da stafilococco epidermidis sono stati riportati in 6 pazienti (3 casi di sepsi e 3 casi di infezione localizzata al sito costante). Non sono stati riportati casi di dilatazione aneurismatica o stenosi e trombosi della fistola artero-venosa, nel gruppo di pazienti in metodica buttonhole. Sono stati formati per la metodica buttonhole 6 pazienti, i quali, attualmente, si autopungono e gestiscono autonomamente la propria seduta emodialitica. Conclusioni. Noi pensiamo che la metodica buttonhole abbia prolungato la sopravvivenza della fistola artero-venosa durante questi 4 anni di esperienza personale; abbiamo osservato che la procedura buttonhole deve essere approvata, accettata e strettamente seguita dall'intero staff del Centro Dialisi. Questa metodica ha permesso ai pazienti una gestione autonoma dell'autopuntura e del trattamento emodialitico. Nessuna complicanza infettiva è stata riportata in quest'ultimo gruppo. Questo risultato potrebbe essere correlato alla gestione della metodica da parte di un singolo operatore o, al massimo, di due operatori. Per tale motivo, crediamo che la metodica buttonhole sia particolarmente adatta ai pazienti che seguono un programma di dialisi domiciliare.
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4

Pogliani, D., and G. Bonforte. "Il QB Stress Test e il nefrologo dializzatore: quanto basta per sorvegliare una fistola arterovenosa." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 4 (January 24, 2018): 51–55. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1500.

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Abstract:
Per identificare precocemente una stenosi della fistola arterovenosa (FAV) prima che evolva in trombosi, è necessario un programma di sorveglianza utilizzando il monitoraggio della portata. Rispetto alle protesi, però, nelle FAV native i valori soglia di portata, la frequenza del monitoraggio e il rapporto costo/beneficio non sono chiaramente definiti. Infatti, la misurazione mensile della portata della FAV in tutti i pazienti risulta improponibile nella maggior parte dei Centri di Emodialisi. Inoltre, per quanto riguarda la FAV autoioga, non è sempre possibile applicare le metodiche considerate gold standard e la valutazione clinico-anamnestica, pur indispensabile, non risulta sufficiente. Il QB Stress Test (QBST), un nuovo test di screening, è un valido strumento per individuare solo le FAV con portata ridotta: infatti, ha una buona correlazione con le misurazioni della portata ottenute con la diluizione a ultrasuoni. I pazienti con QBST positivo hanno una portata più bassa di quelli con QBST negativo (433 ± 203 vs 1168 ± 681 mi/min, p
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Riva, Hilary, Chiara Dossi, and Giuseppe Bonforte. "Buttonhole: tutto il contrario di quello che ho sempre fatto." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (June 19, 2013): 89–91. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1014.

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Abstract:
La buttonhole technique (BHT) è un metodo di puntura della fistola arterovenosa (FAV), che prevede il posizionamento degli aghi sempre esattamente nello stesso punto. Questa tecnica, per alcuni aspetti controversa, ha diversi vantaggi: rende più sopportabile l'incannulazione, accorcia i tempi dell'emostasi e riduce la degenerazione aneurismatica della FAV. Per questo è stata rapidamente ben accettata dai pazienti e dal personale infermieristico, anche se permane lo scetticismo di alcuni medici. La spiegazione di tale posizione sta nel dover pensare e fare tutto il contrario di quanto detto e fatto precedentemente. Forse, conoscere la storia di come è nata questa tecnica può aiutare a rimuovere alcuni dubbi. La BHT è una tecnica che non si può improvvisare e che richiede dedizione sia nelle fasi iniziali, per creare il tunnel sottocutaneo, sia nelle fasi successive ad ogni incannulazione, per conservarlo integro. Non è da sottovalutare il rischio di infezione insito nell'applicazione di questa procedura che solo un corretto e continuo training dell'equipe può prevenire o intercettare. La BHT non può essere proposta indiscriminatamente a tutti i pazienti sottoposti a emodialisi, ma va riservata alle FAV complesse dove la normale puntura risulta complicata e complicante.
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"Fistola Arterovenosa Carotido-Giugulare: Una Complicazione Del Catetere Temporaneo per Emodialisi." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 7, no. 4 (October 1995): 37. http://dx.doi.org/10.1177/039493629500700407.

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Dissertations / Theses on the topic "Fistola per emodialisi"

1

Baldinelli, Matteo <1977&gt. "Fistola Artero-venosa Radio-Cefalica Distale per Emodialisi nel paziente anziano: Valutazione dei risultati ottenuti con l'utilizzo della Tecnica Microchirurgica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4556/.

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Abstract:
PREMESSA: Le linee guida raccomandano la fistola AV radio-cefalica autogena (RCAVF)come prima scelta per l'emodialisi. Preoccupazione è stata sollevata che questo potrebbe non essere appropriato nei pazienti anziani. METODO: Noi abbiamo seguito in modo prospettico 126 pazienti per tre anni. Dopo sistematica valutazione clinica ed ecografica, la RCAVF è stata creata utilizzando un microscopio operatore. La pervietà è stata valutata subito, a 1 settimana, a 1 mese e a 1 anno. I risultati sono stati registrati e stratificati in 2 gruppi: <70a e > 70a. RISULTATI: La RCAVF è stata creata nel 75% dei <70a e nel 70% dei >70a. L'incidenza di insuccesso immediato è stata 11% (<70a) e 13% (>70a). La pervietà primaria e secondaria ad 1 anno è stata 67% e 84% (<70a), 63% e 80% (>70a). CONCLUSIONI: La microchirurgia ha permesso la creazione di RCVAF in >70a con un rischio accettabile di fallimento e lievi differenze rispetto a <70a. L'età non deve precludere una creazione di RCAVF.
BACKGROUNDS: Guidelines recommend autogenous radial-cephalic AV fistula (RCAVF) as the first-choice for haemodialysis. Concern has been raised that this may not be appropriate in the elderly. We evaluated the results of microsurgery for RCAVF creation in elderly patients. METHODS: We prospectively followed 126 patients during three years. After systematic clinical and ultrasound evaluation, a RCAVF was created using a surgical microscope. Patency was assessed immediately, at 1 week, 1 month and 1 year. The outcomes were recorded and stratified into 2 groups: <70y and >70y. RESULTS: RCAVF was created in 75% of <70y and 70% of >70y. Incidence of early failure was 11% (<70y) and 13% (>70y). Primary and secondary patency at 1 year was 67% and 84% (<70y), 63% and 80 %(>70y) . CONCLUSIONS: Microsurgery allowed the creation of RCAVF in >70y with acceptable risk of failure and slight differences by comparison with <70y. Older age should not preclude an RCAVF creation.
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Benedetti, Giacomo. "Studio modellistico di venografia con CO2 in procedure interventistiche degli arti superiori e definizione dei parametri di iniezione con iniettore Angiodroid." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L'uso dell’anidride carbonica (CO2) come mezzo di contrasto ha portato a numerose innovazioni nel campo della produzione di immagini angiografiche per l'indagine vascolare. Alcune procedure di angiografia del sistema venoso degli arti superiori, come la venografia per estrazione di elettrocateteri cardiaci o per lo studio della fistola arterovenosa per emodialisi, hanno visto il raggiungimento di risultati molto importanti utilizzando questo gas come mezzo di contrasto. Tali risultati, riportati in letteratura, sono legati prevalentemente all'utilizzo di sistemi di iniezione manuali con i quali non è possibile gestire correttamente i parametri di pressione e volume di iniezione del gas. Lo sviluppo dell’iniettore automatico Angiodroid® consente ora di iniettare CO2 in grandi volumi ed a pressioni elevate, garantendo flussi di iniezione costanti; esso non è tuttavia dotato di un protocollo standardizzato che descriva i parametri di pressione e volume per le iniezioni in tali procedure. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è quello di provare a standardizzare i valori di iniezione per il sistema Angiodroid da usare nelle procedure di impianto ed estrazione di elettrocateteri impiantabili, e di angiografia della fistola arterovenosa. Il lavoro sarà articolato in due fasi: una prima fase di studio teorico dei principi dell'angiografia e delle proprietà della CO2, seguita dall'osservazione delle procedure interventistiche in sala operatoria, e da una seconda fase di studio modellistico sperimentale per la simulazione di iniezioni nelle due procedure. I risultati hanno permesso di evidenziare che parametri quali la resistenza dei cateteri usati e le pressioni intravascolari siano molto importanti da conoscere per eseguire una corretta iniezione di CO2: sfruttando tali informazioni, è stato possibile ottenere linee guida sul possibile utilizzo dell'iniettore Angiodroid in queste procedure, tali da poter evitare effetti clinici indesiderati salvaguardando il paziente.
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