Academic literature on the topic 'Guerra di religione'

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Journal articles on the topic "Guerra di religione"

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Domenico, Roy. "Riti di Guerra: Religione e politica nell’Europa della Grande Guerra by Sante Lesti." Catholic Historical Review 102, no. 4 (2016): 856–57. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2016.0236.

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FIOROTTI, Silas. "Intolerância religiosa dos evangélicos na educação básica: breve análise de alguns casos." INTERRITÓRIOS 5, no. 9 (December 9, 2019): 213. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243589.

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Abstract:
O artigo apresenta uma breve análise de dezoito casos de intolerância religiosa ocorridos, entre 2004 e 2018, no âmbito da educação básica; e também uma reflexão sobre duas atividades. Estes casos foram classificados em cinco tipos de intolerância religiosa na educação básica. Seguindo a perspectiva antropológica que identifica a presença do religioso nas proibições, identificouse diversas proibições em relação às religiões e aos símbolos afro-brasileiros. Apontou-se que o religioso presente nas escolas está associado a um Deus belicoso do pentecostalismo que propaga a guerra espiritual. Os casos analisados indicam que quem mais sofre com a intolerância religiosa nas escolas são pessoas adeptas das religiões afro-brasileiras e negras, e quem mais comete os atos de intolerância religiosa são pessoas evangélicas. E, por fim, como medida de combate à intolerância religiosa, há um apelo para que estudantes, professores e demais profissionais da educação estejam efetivamente em contato e em diálogo com os religiosos afro-brasileiros. Intolerância Religiosa. Educação Básica. Religião. Evangélicos e Afro-Brasileiros. Religious intolerance of evangelicals in basic education: brief analysis of some casesABSTRACT The article presents a brief analysis of eighteen cases of religious intolerance that occurred between 2004 and 2018 in the area of basic education; and also a reflection on two activities. These cases were classified into five types of religious intolerance in basic education. Following the anthropological perspective that identifies the presence of the religious in the prohibitions, several prohibitions were identified regarding the religions and the Afro-Brazilian symbols. It was pointed out that the religious present in schools is associated with a bellicose God of Pentecostalism who propagates spiritual warfare. According to the cases analyzed, it was found that those who suffer most from religious intolerance in schools are people who are adherents of Afro-Brazilian religions and black people, and those who commit acts of religious intolerance are evangelical believers. And finally, as a measure to combat religious intolerance, there is an appeal for students, teachers and other professionals in education to be effectively in contact and in dialogue with Afro-Brazilian religious. Religious Intolerance. Basic Education. Religion. Evangelicals and Afro-BrazilianIntolleranza religiosa degli evangelici nell'istruzione di base: una breve analisi di ocorrenzeRIASSUNTOl'articolo presenta una breve analisi di diciotto casi di intolleranza religiosa verificati tra il 2004 e il 2018, nell'ambito dell'istruzione di base; e anche una riflessione su due attività. Questi casi sono stati classificati in cinque tipi di intolleranza religiosa nell'istruzione di base. Seguendo la prospettiva antropologica che identifica la presenza dei religiosi nei divieti, abbiamo identificato diversi divieti in relazione alle religioni e ai simboli afro-brasiliani. È stato sottolineato che il presente religioso nelle scuole è associato a un dio bellicoso del pentecostalismo che propaga la guerra spirituale. I casi analizzati indicano che coloro che soffrono maggiormente dell'intolleranza religiosa nelle scuole sono persone che aderiscono alle religioni afro-brasiliane e nere, e coloro che commettono più atti di intolleranza religiosa sono persone evangeliche. E infine, come misura per combattere l'intolleranza religiosa, c'è un appello per studenti, insegnanti e altri professionisti dell'educazione a essere effettivamente in contatto e nel dialogo con i religiosi afro-brasiliani. Intolleranza religiosa. Istruzione di base. Religione. Evangelici e Afro-brasiliani.
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Ferragu, Gilles. "Sante Lesti, Riti di guerra. Religione e politica nell’Europa della Grande Guerra, Bologne, Il Mulino, 2016, 264 p., ISBN 978-88-15-25804-5." Revue d’histoire moderne et contemporaine 64-4, no. 4 (2017): 217. http://dx.doi.org/10.3917/rhmc.644.0217.

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Becker, Rainald. "Eine Division des Papstes?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 45–71. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0006.

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Abstract:
Riassunto Dopo la Riforma, Baviera divenne il primo interlocutore tedesco della Curia romana a livello religioso, politico e culturale. Le relazioni con la Santa Sede erano ispirate dalla cattolicità programmatica dei Wittelsbach. La special relationship si manifestava, inoltre, in una lunga tradizione diplomatica inaugurata all’inizio del Seicento su spinta del papato. Durante la Guerra dei Trent’anni gli intensi contatti si estesero anche al campo militare. La Curia romana vide nel duca Massimiliano l’incontestata guida dell’armata cattolica, definendola la „colonna della religione cattolica“ nel Sacro Impero Romano. Promuovere gli interessi del principe tedesco (sussidi per il finanziamento dell’esercito e l’acquisizione dell’elettorato in perpetuo per la Baviera), era tra i primi obiettivi della concezione strategica del papato. Il carteggio della Nunziatura di Vienna, di cui la quarta serie per gli anni tra 1628 e 1635 è consultabile tuttora, mette in luce queste tendenze in favore della Baviera. Nelle corrispondenze curiali si delinea, essenzialmente, il tentativo di attribuire a quel territorio la qualità di Stato, termine in cui si esprime l’idea centrale del discorso politico, ma anche giuridico dell’epoca. Dalla parte della Curia romana, la strategia di state-building si ricollegò all’ambizione di assegnare un posto primario alla Baviera nel sistema geopolitico europeo („unione delle corone cattoliche“ sotto il patrocinio del papa come „padre comune“).
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Żurowski, Marian Al. "Ewolucja pojmowania wolności religijnej w Kościele katolickim." Prawo Kanoniczne 29, no. 3-4 (December 10, 1986): 27–38. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1986.29.3-4.03.

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Abstract:
I concetti e le concezioni — che sembravano essersi stabilizzate alla fine del 19 e 20 secolo erano lesi dal ravvivarsi di intelletti che cercavano mezzi prevemtivi contro le violazikmi dei diritti dell’uomo che avevano luogo duranite la secanda guerra mondiale. Risultato di questo movimemto intellettuale era la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (ONU 1948, 12. 10). Nella Chiesa Cattolica problerni simili erano smossi da Giovanni XXIII nell’enciclica „Mater et Magistra” e nell’enciclica „Pacem in Terris”. I pastulati preconciliard e le analisi del Concilio portavano a concrete soluzioni che si sono venute a trovare nei documenti conciliari. Non tutto nondimeno era in teoria risolto sino alla fine, particolarmente per quanto riguarda la materia del problema che c’interessa. In Concilio vuole chiaramente richiamare l’attenzione sul fatto ehe il problema è molto più complesso di quanto possa sembrare ad un primo squardo. Per esempio dalla Dichiarazione della libertà religiosa risulta chiaramente che la verità e la libertà non si escludono reciprocamente, ma sono valori strettamente connessi fra loro. Da questa Dichiarazione e dal Decreto sull’Ecumenismo risulta ehe un giusto modo di comprendere l’ecumenismo non puó ammettere compiti troppo catagorici. Si devorao rispettare le convinzioni apprese in buona fede. Del resto si rileva giustamente ehe al rispetto delle opinioni altrui non significa che le si approve. Dopo una tappa indiretta nella quale il documento „Matrimonii sacramentum” della Congregaaione della Dottrina della Fede attenuava le esigenze per la parte non cattolica, si aveva il passo successivo, preparato dal sinodo dei vescovi del 1967. Si tratta qui del Motu Proprio „Matrimonia Mixta”. Per quanto riguarda le esigenze poste alla parte cattolica, si è usufruito di concetti risalenti al periodo della formazione delle „cautiones aequipollentes” e al periodo conciliare, asserendo che il cattolico fa tutto „secondo le sue forze”, „pro viribus” perché tutti i figli vengano educati nella religione cattolica. Invece alla parte non cattolica si richiede soltanto che prenda conoscenza dell’obbligazione assunta dalla parte cattolica e ciò, per natura di cose, si porta dietro il postulato della tolleranza naturale. Un simile atteggiamento è un modo di rispettare la conscienza in realtà non sempre concorde con i principi cattolici, ma formatosi in buona fede. Una migliore comprensione della legge positiva divina, e prima di tuitto naturale, permette di sperare che pian piano si giunga ad una più completa soluzione dell’apparente contraddizione fra la legge naturale, che richiede di agire concordamente alla coscienza conformata in buona fede, e le canseguanze che derivano dalla legge divina positiva. Non vi può essere infatti un reale contraddizione.
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Gocko, Jerzy. "Osservatorio Cardinale Van Thuan Sulla Dottrina Sociale Della Chiesa. Settimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo „Guerre di religione, guerre alla religione.” Ed. Giampaolo Crepaldi, Stefano Fontana. Siena: Edizioni Cantagalli, 2016, pp. 218." Roczniki Teologiczne 64, no. 3 (2017): 132–35. http://dx.doi.org/10.18290/rt.2017.64.3-14en.

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Baldin, Gregorio. "Thomas Hobbes, le guerre di religione e il mito dell'Ercole gallico." RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no. 1 (March 2018): 1–28. http://dx.doi.org/10.3280/sf2018-001001.

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Cucci, Giovanni. "RELIGIONE E SECOLARIZZAZIONE. DUE REALTÀ ANTITETICHE?" Síntese: Revista de Filosofia 47, no. 149 (December 20, 2020): 535. http://dx.doi.org/10.20911/21769389v47n149p535/2020.

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Abstract:
La secolarizzazione in Europa nasce da lontano. Nell’articolo se ne mostrano le radici filosofiche e teologiche, legate alla rigorizzazione della problematica di Dio e alla pensabilità della sua presenza nel mondo. La crisi della scolastica, accentuata dal sorgere della scienza moderna, porta all’esclusione della problematica teologica dalle università, dal vivere civile (a motivo della guerre di religione e dell’inquisizione, cattolica e protestante) e dalla riflessione filosofica (Kant). La problematica religiosa ritrova interesse in sede culturale a partire dagli anni ’70 del ‘900, in sociologia (Berger, Casanova), in filosofia (Wittgenstein, Plantinga), in psicologia (Bruner, Gardner). Ciò che accomuna queste prospettive è la pluralità di approcci possibili al mondo e alla vita, nessuna delle quali ha la pretesa di ritenersi di dominio esclusivo. Il ripensamento del rapporto tra religione e secolarizzazione è sempre più ricorrente anche in sede socio/politica, con l’esplodere dei problemi legati al pluralismo religioso, alle migrazioni e alla crisi di senso, che pongono problemi enormi in ordine alla sopravvivenza stessa delle società occidentali.
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Picco, Giandomenico. "Afghanistan. La necessitŕ di nuovi leaders?" FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 7–18. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001002.

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Abstract:
La storia dell'Afghanistan č stata sempre profondamente segnata dalle mire espansionistiche di altri stati, che hanno usato il paese come territorio-cuscinetto, terreno di conflitto su basi religiose e tribali, come campo di battaglia della Guerra fredda. L'emersione del fenomeno talebano č stata l'evoluzione di decenni di conflitti e della distruzione della tradizionale struttura tribale, entrambi generati dalle politiche messe in atto da Unione Sovietica, Pakistan, Stati Uniti, India e i loro rispettivi alleati. Diventato territorio di conquiste e rivendicazioni, il paese ha perso la sua identitŕ nazionale. Ora l'Afghanistan ha la possibilitŕ di ricostituire un nuovo progetto nazionale, ma per questo sono necessari, da un lato, un nuovo equilibrio tra gli stati vicini (un nuovo dialogo tra India e Pakistan, per esempio, facilitato dagli Stati Uniti e da una coalizione internazionale) e dall'altro una spinta unificatrice che provenga dallo stesso Afghanistan, per individuareche possano superare divisioni religiose ed ideologiche in favore di quello che potrebbe essere il primo progetto di stato post-westfaliano della regione.
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Lubich, Chiara. "VERSO L’UNITÀ DELLE NAZIONI E L’UNITÀ DEI POPOLI." Acta Semiótica et Lingvistica 25, no. 3 (December 18, 2020): 3–10. http://dx.doi.org/10.22478/ufpb.2446-7006.44v25n3.56780.

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Abstract:
Discorso tenuto da Chiara Lubich, in un Simposio, presso la sededelle Nazioni Unite a New York, il 28 maggio 1997, in cui presenta la sua proposta per la pace e l’unità dei popoli e delle nazioni che oggi è vissuta da milioni di persone, di diverse nazioni, razze, lingue e di diverse religioni e chiese cristiane, anche non credenti, attraverso il Movimento dei Focolari da lei creato in Italia, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Questo è rappresentato, all’ONU, da uno dei suoi settori che opera nel campo sociale, il New Humanity Movement, che, in quanto organizzazione non governativa, gode di status consultivo di tipo B.
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Dissertations / Theses on the topic "Guerra di religione"

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Lesti, Sante. "In hoc signo vinces : pratiche di consacrazione al Sacro Cuore in Italia e in Francia durante la Grande Guerra (1914-1919) : = pratiques de la consécration au Sacré Cœur en Italie et en France pendant la Grande Guerre." Paris, EHESS, 2013. http://www.theses.fr/2013EHES0145.

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Abstract:
À partir de l'étude de l'un de ses tournants majeurs, la thèse propose une interprétation originale de relation entre catholicisme et nation à l'âge contemporaine. Jusqu'à présent, légitimation/sacralisation de la Grande Guerre par les Églises catholiques européennes a été interprétée par les historiens comme une sorte de concession. En désirant de sortir du ghetto dans lequel elles avaient été enfermées par les politiques de laïcisation mises en place par les États-nations du continent dans les décennies précédentes, ces Églises auraient pour ainsi dire oublié pour un instant leur pacifisme et leur internationalisme, selon un processus comparable à celui de la faillite, en [ ?] 1914, de la Deuxième internationale socialiste. Cependant, les cérémonies de consécration au Sacré Cœur mises en place en Italie et en France entre 1914-1919 montrent une toute autre adhésion. Pratiques de christianisation de la guerre et des nations qui y sont engagées, elles correspondent à une « action » de reconquête symbolique plutôt qu'à une concession, nous imposant par conséquent repenser l'adhésion des catholiques français et italiens à la Grande Guerre en termes d'« hégémonie ». Essais d'« histoire croisée », cette thèse ne se penche pas seulement sur les rites (ainsi que les « rêves » qui y sont plus ou moins cachés) des catholiques français et italiens, mais aussi sur la réaction des autorités politiques et militaires de la République et du Règne, non moins que sur l'opinion anticléricale. Pour ce faire, plusieurs sources ont été croisées : sources ecclésiastiques (françaises et italiennes non moins que romaines), sources publiques, sources d'archives et sources imprimées
The thesis offers, by the analysis of one of its crucial moments, an original interpretation of the relationship between Catholicism and Nation. Until now, historians have interpreted the legitimization/sanctification of the Great War by the European Catholic churches as a form of yielding, or concession. Anxious to demonstrate their 'patriotism' (and hence escape decades of exclusion from European lay politics), they conveniently forgot their pacifism just as they did their internationalism, as happened in the case of the summer 1914 collapse of the Second International. However, a very different picture of how the Catholic churches adhered to the Great War emerges from an analysis of the acts of consecration to the Sacred Heart. Practices of the Christianising of war and the Nations involved in fighting it speak not of concession but rather of 'action' (John L. Austin), of a symbolic reconquering, consequently suggesting that we reconsider the relationship between Catholicism and Nation, and also the integration of Catholics within the Nation-State in Italy and France in terms of 'hegemony'. A study in both histoire croisée and comparative history; this thesis not only encompasses the rituals (and the 'dreams') of French and Italian Catholics, but also the reactions of the Kingdom of Italy and the French Republic, in addition to anticlerical opinion. It aims to grasp the glances thrown between each of these 'actors', and also my own 'observer's gaze' - with its own specific cultural background and way of relating to the 'actors' I study
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Miglietti, Sara Olivia. "La Methodus ad facilem historiarum cognitionem di Jean Bodin : Edizione critica, traduzione e studio delle varianti d'autore (1566-1572)." Thesis, Paris 5, 2012. http://www.theses.fr/2012PA05H019.

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Abstract:
On trouvera dans cette thèse une édition critique, une traduction italienne et une étude introductive à la Methodus ad facilem historiarum cognitionem du juriste français Jean Bodin (1530-1596), mieux connu pour être l'auteur des Six livres de la République (1576), vrai chef d'oeuvre de la pensée politique du XVI siècle. Publiée d'abord à Paris en 1566, pour être ensuite reprise, corrigée et augmentée par son auteur et publiée une seconde fois chez le même éditeur en 1572, la Methodus rémonte à une phase cruciale et fascinante de la pensée bodinienne, toujours en pleine évolution. Rien de la République qui va paraître quelques ans plus tard n'est encore donné ici, et pourtant on peut déjà très bien voir l'itinéraire intellectuel qui mène Bodin du constitutionnalisme de sa jeunesse (idée d'une monarchie temperée et limitée) vers cette théorie de la souveraineté absolue qu'il formule pour la première fois en 1576, et qui marquera un tournant décisif pour la pensée politique des siècles suivants. Cette édition, grâce à un travail systématique d'identification des variantes et des ajouts introduits par l'auteur à l'occasion de la deuxième édition parisienne (1572), permet pour la première fois de mettre en place une étude évolutive de la pensée bodinienne au cours de cette décennie cruciale 1566-1576, de remettre certaines idées politiques de Bodin dans leur contexte, de formuler de nouvelles hypothèses autour de leur genèse, et de mieux saisir enfin différences et analogies entre la Methodus et la République. Dans l'étude introductive, où l'on souligne avec force l'unité d'inspiration de la Methodus et son originalité par rapport à la République, on propose également une nouvelle interprétation de la “naissance de l'absolutisme” bodinien: à l'appui des variantes de 1572, on cherche à montrer qu'aucun “tournant absolutiste” n'eut lieu chez Bodin à la suite de la Sainte-Barthélémy, puisque l'évolution de la pensée bodinienne dans un sens anti-constitutionnaliste était déjà en cours bien avant cette date, pour des raisons qui ont moins à voir avec le contexte historico-politique (certes troublé) de la France des années 1570, qu'avec un souci d'exactitude et de cohérence théorique très aigu chez cet auteur
This dissertation consists of a critical edition, Italian translation and introductory essay to Jean Bodin's Methodus ad facilem historiarum cognitionem. Jean Bodin (1530-1596) is best known as the author of the Six livres de la République (1576), a true masterpiece of sixteenth-century political thought. First published in Paris in 1566, the Methodus was then reworked, revised and augmented by Bodin, and printed again by the same editor in 1572. The Methodus belongs to a crucial and fascinanting period of Bodin's thought, which was then still largely evolving. The République is still a long way to come, and yet one can already spot in the Methodus a few hints of Bodin's ongoing journey from constitutionnalism (basically, the idea of a monarchy limited by a range of checks and balances) to absolute sovereignty – a concept that Bodin formulates for the first time in 1576, and that represents a crucial step in modern political theory. This edition results from systematic comparisons between the first two French editions (1566, 1572), the only ones directly supervised by the author himself. All of the variants and additions which Bodin made in view of the second edition of 1572 have been carefully identified, shown in the critical apparatus, and thoroughly discussed. Thanks to this fresh textual material, it will now be possible to study the evolution of Bodin's thought more closely across this crucial decade, 1566-1576; it will also be possible to recontextualise Bodin's political ideas, to formulate new hypothesis concerning their genesis, and hopefully to better grasp differences and analogies between the Methodus and the République. In the introductory essay, a few points are made to argue in favour of the internal unity of the Methodus and its relative autonomy vis-à-vis the République. Then, using abundant evidence yielded by the variants and additions of 1572, it is argued that, contrarily to what many believe, there was nothing like an “absolutist turn” in Bodin's thought, and that Bodin's drifting away from constitutionnalism towards “absolute sovereignty” should not be too rigidly connected with St Bartholomew's massacre and with the consequent polemics against the monarchomaques. As far as Bodin is concerned, indeed, his intellectual evolution had taken an anti-constitutionnalist direction well before August 1572, for reasons which seem to owe less to the political context of 1570's France, than to a concern for conceptual exactness and consistency which is in fact quite typical of this author
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Bosco, Michele. "Ragion di Stato e salvezza dell’anima. Il riscatto dei cristiani captivi in Maghreb attraverso le redenzioni mercedarie (1575 - 1725)." Thesis, Paris, EHESS, 2017. http://www.theses.fr/2017EHES0037.

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Abstract:
Dans le but d’éclairer les dynamiques économiques et les mécanismes institutionnels qui régulaient le rachat des chrétiens captifs au Maghreb aux siècles centraux de l’époque moderne, l’auteur se propose de reconstruire l’activité rédemptrice de l’un des indiscutables protagonistes de ce commerce: l’Ordre de Notre Dame de la Merci. Pour en illustrer les spécificités, l’auteur présente d’abord de façon général le phénomène des rachats des captifs entre les XVIe et le XVIIIe siècles en Méditerranée, dans le contexte de la guerre de course qui se déroulait entre ses rives. Par la suite, il retrace de façon synthétique l’histoire de l’Ordre de la Merci, de son expansion et de son progressif développement dans les contextes italien et ibérique, et en Amérique latine. Il y aborde l’aspect théologique de cette histoire, à l’aide d’une partie de la production mémorialiste et des traités justificatifs produits par l’Ordre. Suit une analyse des missions de rédemption conduites par les religieux de l’Ordre, entre le dernier quart du XVIe siècle et le début du XVIIIe siècle. Concernant la procédure, l’auteur met en relief les contours juridiques et normatifs et souligne l’importance des raisons économiques et politiques qui étaient derrière eux. Quatre exemples de rédemptions de captifs sont ainsi abordés à-traves l’analyse de livres de comptabilité. L’étude sur une longue période, entre 1575 et 1723, permet à l’auteur de mettre en évidence les changements intervenus dans les rachats en ce qui concerne la procédure, le financement et l’usage des aumônes et de l’argent collecté. Le modus operandi des rédemptions mercédaires est ensuite comparé avec celui d’autres institutes, laïcs et étatiques, qui s’occupent du rachat des captifs dans les territoires italien et ibérique. Là encore les logiques économiques, les exigences politiques et les intérêts nationaux et locaux qui guidaient cette activité sont mis en avant.La thèse soutient que les religieux de l’ordre de la Merci ne furent pas totalement libres d’agir, selon les prérogatives dictées par son propre Ordre, mais qu’ils se trouvèrent étroitement vinculés à des instructions données par le gouvernement espagnol et par les sujets eux-mêmes, ces dernières étant les principaux financeurs des missions de rachats. Autrement dit, il apparaît que l’action humanitaire de ces religieux répondait, en réalité, plutôt à des logiques économiques et à des intérêts politiques (c’est pour ça qu’on y parle de « Raison d’État ») et non pas aux principes d’une charité chrétienne qui était indifférente aux frontières nationales. Pour cette raison, en partant de l’observatoire spécifique des rédemptions mercédaires, l’auteur arrive enfin à envisager que le commerce des captifs à l’époque moderne ait pu servir de «catalyseur» de processus bien plus longs et complexes, tandis que le progressif détachement des politiques d’assistance des États européennes de la dimension religieuse. Et, aussi, qu’il ait pu en quelque sorte accélérer la graduelle et controverse naissance de sentiments d’appartenance nationale, ceux-ci s’imposant, à la fin de l’époque moderne, au détriment d’autres, plus traditionnels, liés aux communautés confessionnelles
The aim of this work is to analyse the captives redemptions' mechanism, through the study of the specific case of Mercedarians ransoming expeditions to North Africa. We have compared this mechanism with the ones pursued by other ransoming institutions in the Italian and Iberian areas, in order to let economics logics and juridical laws emerge that regulated te ransoming process. After a general introduction on the principal aspects that phenomenon entailed, a chapter of the tesis is dedicated to the analysis of four redemption missions, conducted by the religious Order of Our Lady of Mercy during a period of a century and half, precisely between 1575 and 1723
Con l’obiettivo di far luce sulle dinamiche economiche e sui meccanismi istituzionali che regolavano il riscatto dei cristiani captivi in Maghreb nei secoli centrali dell’età moderna, l’autore si propone di ricostruire l’attività redentrice di uno dei protagonisti indiscussi di quel commercio: l’Ordine di Nostra Signora della Mercede. Al fine di illustrane le specificità, l’autore presenta dapprima un quadro complessivo del fenomeno dei riscatti di captivi tra i secoli XVI e XVIII, inserendolo nel più generale contesto del Mediterraneo e della guerra da corsa combattuta tra le sue sponde. Successivamente, traccia una storia sintetica dell’Ordine della Mercede e della sua diffusione e progressivo sviluppo nei contesti italiano e iberico - con un occhio anche alla realtà dell’America spagnola - e attenta all’aspetto teologico e alla trattatistica giustificativa prodotta dai Mercedari stessi. Analizza, poi, a livello procedurale le missioni di redenzione condotte dai religiosi dell’Ordine a cavallo tra il tardo Cinquecento e il primo Settecento, ne traccia i contorni giuridici e normativi e mira a far emergere le ragioni economiche e politiche che le muovevano. A tal fine, prende in esame quattro esempi di redenzioni di captivi attraverso lo studio di altrettanti libri di conto: l’ampio arco cronologico di riferimento - un secolo e mezzo, dal 1575 al 1723 - consente all’autore di evidenziare i cambiamenti intercorsi a livello procedurale nei riscatti, così come in merito al loro finanziamento e alla destinazione d’uso delle elemosine di volta in volta raccolte. Il modus operandi delle redenzioni mercedarie è quindi messo a confronto con quello di altre istituzioni, laiche e statali, dedite al riscatto dei captivi in area italiana ed iberica e, anche qui, nell’intento di far emergere le logiche economiche, le istanze politiche e gli interessi nazionali e locali che vi sottostavano.La tesi difende l’idea che i religiosi della Mercede, nella loro opera della redenzione dei captivi, non fossero liberi di agire autonomamente e secondo le prerogative dettate dal proprio Ordine, ma che fossero, al contrario, strettamente vincolati a istruzioni date loro dal governo spagnolo e da privati cittadini, essendo questi ultimi i principali finanziatori delle loro missioni di riscatto. Sostiene, insomma, l’idea che l’azione umanitaria dei religiosi rispondesse, in realtà, più a logiche economiche e agli interessi della politica che non a quelli di una carità cristiana indifferente ai confini nazionali. Per tale ragione, l’autore, prendendo spunto dall’osservatorio specifico delle redenzioni mercedarie, giunge a ipotizzare che il commercio dei captivi in età moderna abbia potuto giocare un ruolo di «catalizzatore» di processi ben più ampi e complessi, come il progressivo distacco delle politiche assistenziali degli Stati dalla sfera religiosa, e che abbia potuto accelerare il graduale e controverso imporsi di sentimenti di appartenenza nazionale a scapito di altri, più tradizionali, legati alle comunità confessionali
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Vé, Karlis. "Romulus, Quirinus et Victoria : la construction d’un destin collectif à Rome entre 338 et 290 av. J.-C." Thesis, Paris 4, 2014. http://www.theses.fr/2014PA040128.

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Abstract:
La période entre 338 et 290 av. J.-C. fut un tournant pour Rome, car elle vit la soumission des Latins et la défaite des Samnites, ce qui permit à l’Urbs de devenir la première puissance italique. On assista donc à l’avènement d’un impérialisme romain. Se pose alors la question de l’idéologie d’État de cette Rome en transition. Comme cette expansion fut accompagnée par la construction, à Rome, de dix nouveaux temples, souvent dédiés à des divinités nouvelles, et que toute divinité exprimait une idéologie, il nous a semblé possible de reconstituer, dans ses grands traits, cette idéologie d’État grâce aux nouvelles divinités et leurs sanctuaires. Nous avons donc choisi d’analyser deux nouveaux temples : celui de Quirinus et celui de Victoria. Le choix de Quirinus s’explique par le fait que ce dieu avait, on l’a montré, déjà été assimilé à Romulus ; quant à Victoria, on l’a choisie pour trois raisons : elle était une déesse de la victoire ; son temple fut élevé au-Dessus du Lupercal, au cœur même de la « Rome de Romulus » ; grâce aux fouilles de P. Pensabene, on peut reconstituer son sanctuaire. Puis, on a analysé les deux temples et leurs divinités à travers les concepts (cadre social de la mémoire, mémoire collective) issus de la sociologie de M. Halbwachs. On a ainsi constaté qu’à travers ces temples, l’élite dirigeante avait diffusé auprès du peuple une nouvelle identité collective affirmant le caractère exceptionnel de Rome et contenant l’idée d’une expansion illimitée de l’Urbs. Cette création d’une identité romaine impérialiste se fondant sur Romulus et la religion en général, on peut l’interpréter comme la construction d’un destin collectif pour Rome
The period between 338 and 290 B.C. saw a sea change for Rome, because the subjugation of the Latins and the defeat of the Samnites allowed her to become the main italic power, and witnessed the advent of a roman imperialism. In this context arises the problem of the state ideology of this Rome in transition. As this expansion was accompanied by the construction of ten new temples in Rome, frequently consecrated to new deities, each of them expressing a specific ideology, we thought it possible to reconstruct the new state ideology through an analysis of the deities and shrines in question. So, for our study, we chose two new temples, those of Quirinus and of Victoria. Quirinus because of his assimilation to Romulus, Victoria because she was a deity of victory; her shrine was built above the Lupercal, at the heart of the “Rome of Romulus”; and because her temple can be reconstructed thanks to the excavations of P. Pensabene. Then we analyzed the two temples and their godheads through concepts (social frame of memory; collective memory) taken from the sociology of M. Halbwachs. In this way we came to the conclusion that, through these two shrines, the ruling élite had tried to communicate to the common people a new collective identity promoting the exceptionality of Rome and her unlimited powers of expansion. This construction of an imperialistic roman identity being based on Romulus and the religion in general, one can interpret it as construction of a collective destiny for Rome
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Books on the topic "Guerra di religione"

1

L'altro Risorgimento: Una guerra di religione dimenticata. Milano: Ares, 2011.

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2

Riti di guerra: Religione e politica nell'Europa della Grande Guerra. Bologna: Il mulino, 2015.

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3

La guerra di Dio: Religione e nazionalismo nella Grande Guerra. Roma: Carocci editore, 2015.

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4

Pellicciari, Angela. L' altro Risorgimento: Una guerra di religione dimenticata. Casale Monferrato (Alessandria): Piemme, 2000.

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5

Pellicciari, Angela. L' altro risorgimento: Una guerra di religione dimenticata. Casale Monferrato, AL [Italy]: Piemme, 2000.

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6

Pellucci, Carla. Religione, patriotismo e guerra: Le contraddizioni di un compromesso. Verona: Libreria editrice universitaria, 1992.

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7

Giordana, Emanuele, and Paolo Affatato. Il dio della guerra: Viaggio nei falsi conflitti di religione. Milano: Guerini e associati, 2002.

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8

Curti, Andrea. Obiettivo Timor Est: Tra l'orgoglio di un popolo, guerra di religione, interessi petroliferi e decolonizzazione. Roma: Librerie Dedalo, 2005.

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9

Massoneria e fascismo: Dall'intesa cordiale alla distruzione delle logge : come nasce una "guerra di religione," 1921-1925. Roma: Castelvecchi, 2008.

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10

Le guerre di religione nel Cinquecento. Roma: Laterza, 2007.

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More sources

Book chapters on the topic "Guerra di religione"

1

Occhipinti, Carmelo. "La storia dell'architettura e le guerre di religione nella Francia del Cinquecento." In Études Renaissantes, 55–65. Turnhout: Brepols Publishers, 2016. http://dx.doi.org/10.1484/m.er-eb.4.00345.

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2

"B. »Guerra di stato« oder »guerre de religion«? Zur Wahrnehmung des böhmischen Aufstands in Europa." In Der liebe vnd werthe Fried, 292–352. Köln: Böhlau Verlag, 2013. http://dx.doi.org/10.7788/boehlau.9783412215965.292.

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