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Domenico, Roy. "Riti di Guerra: Religione e politica nell’Europa della Grande Guerra by Sante Lesti." Catholic Historical Review 102, no. 4 (2016): 856–57. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2016.0236.

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FIOROTTI, Silas. "Intolerância religiosa dos evangélicos na educação básica: breve análise de alguns casos." INTERRITÓRIOS 5, no. 9 (December 9, 2019): 213. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243589.

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Abstract:
O artigo apresenta uma breve análise de dezoito casos de intolerância religiosa ocorridos, entre 2004 e 2018, no âmbito da educação básica; e também uma reflexão sobre duas atividades. Estes casos foram classificados em cinco tipos de intolerância religiosa na educação básica. Seguindo a perspectiva antropológica que identifica a presença do religioso nas proibições, identificouse diversas proibições em relação às religiões e aos símbolos afro-brasileiros. Apontou-se que o religioso presente nas escolas está associado a um Deus belicoso do pentecostalismo que propaga a guerra espiritual. Os casos analisados indicam que quem mais sofre com a intolerância religiosa nas escolas são pessoas adeptas das religiões afro-brasileiras e negras, e quem mais comete os atos de intolerância religiosa são pessoas evangélicas. E, por fim, como medida de combate à intolerância religiosa, há um apelo para que estudantes, professores e demais profissionais da educação estejam efetivamente em contato e em diálogo com os religiosos afro-brasileiros. Intolerância Religiosa. Educação Básica. Religião. Evangélicos e Afro-Brasileiros. Religious intolerance of evangelicals in basic education: brief analysis of some casesABSTRACT The article presents a brief analysis of eighteen cases of religious intolerance that occurred between 2004 and 2018 in the area of basic education; and also a reflection on two activities. These cases were classified into five types of religious intolerance in basic education. Following the anthropological perspective that identifies the presence of the religious in the prohibitions, several prohibitions were identified regarding the religions and the Afro-Brazilian symbols. It was pointed out that the religious present in schools is associated with a bellicose God of Pentecostalism who propagates spiritual warfare. According to the cases analyzed, it was found that those who suffer most from religious intolerance in schools are people who are adherents of Afro-Brazilian religions and black people, and those who commit acts of religious intolerance are evangelical believers. And finally, as a measure to combat religious intolerance, there is an appeal for students, teachers and other professionals in education to be effectively in contact and in dialogue with Afro-Brazilian religious. Religious Intolerance. Basic Education. Religion. Evangelicals and Afro-BrazilianIntolleranza religiosa degli evangelici nell'istruzione di base: una breve analisi di ocorrenzeRIASSUNTOl'articolo presenta una breve analisi di diciotto casi di intolleranza religiosa verificati tra il 2004 e il 2018, nell'ambito dell'istruzione di base; e anche una riflessione su due attività. Questi casi sono stati classificati in cinque tipi di intolleranza religiosa nell'istruzione di base. Seguendo la prospettiva antropologica che identifica la presenza dei religiosi nei divieti, abbiamo identificato diversi divieti in relazione alle religioni e ai simboli afro-brasiliani. È stato sottolineato che il presente religioso nelle scuole è associato a un dio bellicoso del pentecostalismo che propaga la guerra spirituale. I casi analizzati indicano che coloro che soffrono maggiormente dell'intolleranza religiosa nelle scuole sono persone che aderiscono alle religioni afro-brasiliane e nere, e coloro che commettono più atti di intolleranza religiosa sono persone evangeliche. E infine, come misura per combattere l'intolleranza religiosa, c'è un appello per studenti, insegnanti e altri professionisti dell'educazione a essere effettivamente in contatto e nel dialogo con i religiosi afro-brasiliani. Intolleranza religiosa. Istruzione di base. Religione. Evangelici e Afro-brasiliani.
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Ferragu, Gilles. "Sante Lesti, Riti di guerra. Religione e politica nell’Europa della Grande Guerra, Bologne, Il Mulino, 2016, 264 p., ISBN 978-88-15-25804-5." Revue d’histoire moderne et contemporaine 64-4, no. 4 (2017): 217. http://dx.doi.org/10.3917/rhmc.644.0217.

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Becker, Rainald. "Eine Division des Papstes?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 45–71. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0006.

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Abstract:
Riassunto Dopo la Riforma, Baviera divenne il primo interlocutore tedesco della Curia romana a livello religioso, politico e culturale. Le relazioni con la Santa Sede erano ispirate dalla cattolicità programmatica dei Wittelsbach. La special relationship si manifestava, inoltre, in una lunga tradizione diplomatica inaugurata all’inizio del Seicento su spinta del papato. Durante la Guerra dei Trent’anni gli intensi contatti si estesero anche al campo militare. La Curia romana vide nel duca Massimiliano l’incontestata guida dell’armata cattolica, definendola la „colonna della religione cattolica“ nel Sacro Impero Romano. Promuovere gli interessi del principe tedesco (sussidi per il finanziamento dell’esercito e l’acquisizione dell’elettorato in perpetuo per la Baviera), era tra i primi obiettivi della concezione strategica del papato. Il carteggio della Nunziatura di Vienna, di cui la quarta serie per gli anni tra 1628 e 1635 è consultabile tuttora, mette in luce queste tendenze in favore della Baviera. Nelle corrispondenze curiali si delinea, essenzialmente, il tentativo di attribuire a quel territorio la qualità di Stato, termine in cui si esprime l’idea centrale del discorso politico, ma anche giuridico dell’epoca. Dalla parte della Curia romana, la strategia di state-building si ricollegò all’ambizione di assegnare un posto primario alla Baviera nel sistema geopolitico europeo („unione delle corone cattoliche“ sotto il patrocinio del papa come „padre comune“).
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Żurowski, Marian Al. "Ewolucja pojmowania wolności religijnej w Kościele katolickim." Prawo Kanoniczne 29, no. 3-4 (December 10, 1986): 27–38. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1986.29.3-4.03.

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Abstract:
I concetti e le concezioni — che sembravano essersi stabilizzate alla fine del 19 e 20 secolo erano lesi dal ravvivarsi di intelletti che cercavano mezzi prevemtivi contro le violazikmi dei diritti dell’uomo che avevano luogo duranite la secanda guerra mondiale. Risultato di questo movimemto intellettuale era la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (ONU 1948, 12. 10). Nella Chiesa Cattolica problerni simili erano smossi da Giovanni XXIII nell’enciclica „Mater et Magistra” e nell’enciclica „Pacem in Terris”. I pastulati preconciliard e le analisi del Concilio portavano a concrete soluzioni che si sono venute a trovare nei documenti conciliari. Non tutto nondimeno era in teoria risolto sino alla fine, particolarmente per quanto riguarda la materia del problema che c’interessa. In Concilio vuole chiaramente richiamare l’attenzione sul fatto ehe il problema è molto più complesso di quanto possa sembrare ad un primo squardo. Per esempio dalla Dichiarazione della libertà religiosa risulta chiaramente che la verità e la libertà non si escludono reciprocamente, ma sono valori strettamente connessi fra loro. Da questa Dichiarazione e dal Decreto sull’Ecumenismo risulta ehe un giusto modo di comprendere l’ecumenismo non puó ammettere compiti troppo catagorici. Si devorao rispettare le convinzioni apprese in buona fede. Del resto si rileva giustamente ehe al rispetto delle opinioni altrui non significa che le si approve. Dopo una tappa indiretta nella quale il documento „Matrimonii sacramentum” della Congregaaione della Dottrina della Fede attenuava le esigenze per la parte non cattolica, si aveva il passo successivo, preparato dal sinodo dei vescovi del 1967. Si tratta qui del Motu Proprio „Matrimonia Mixta”. Per quanto riguarda le esigenze poste alla parte cattolica, si è usufruito di concetti risalenti al periodo della formazione delle „cautiones aequipollentes” e al periodo conciliare, asserendo che il cattolico fa tutto „secondo le sue forze”, „pro viribus” perché tutti i figli vengano educati nella religione cattolica. Invece alla parte non cattolica si richiede soltanto che prenda conoscenza dell’obbligazione assunta dalla parte cattolica e ciò, per natura di cose, si porta dietro il postulato della tolleranza naturale. Un simile atteggiamento è un modo di rispettare la conscienza in realtà non sempre concorde con i principi cattolici, ma formatosi in buona fede. Una migliore comprensione della legge positiva divina, e prima di tuitto naturale, permette di sperare che pian piano si giunga ad una più completa soluzione dell’apparente contraddizione fra la legge naturale, che richiede di agire concordamente alla coscienza conformata in buona fede, e le canseguanze che derivano dalla legge divina positiva. Non vi può essere infatti un reale contraddizione.
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Gocko, Jerzy. "Osservatorio Cardinale Van Thuan Sulla Dottrina Sociale Della Chiesa. Settimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo „Guerre di religione, guerre alla religione.” Ed. Giampaolo Crepaldi, Stefano Fontana. Siena: Edizioni Cantagalli, 2016, pp. 218." Roczniki Teologiczne 64, no. 3 (2017): 132–35. http://dx.doi.org/10.18290/rt.2017.64.3-14en.

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Baldin, Gregorio. "Thomas Hobbes, le guerre di religione e il mito dell'Ercole gallico." RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no. 1 (March 2018): 1–28. http://dx.doi.org/10.3280/sf2018-001001.

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Cucci, Giovanni. "RELIGIONE E SECOLARIZZAZIONE. DUE REALTÀ ANTITETICHE?" Síntese: Revista de Filosofia 47, no. 149 (December 20, 2020): 535. http://dx.doi.org/10.20911/21769389v47n149p535/2020.

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Abstract:
La secolarizzazione in Europa nasce da lontano. Nell’articolo se ne mostrano le radici filosofiche e teologiche, legate alla rigorizzazione della problematica di Dio e alla pensabilità della sua presenza nel mondo. La crisi della scolastica, accentuata dal sorgere della scienza moderna, porta all’esclusione della problematica teologica dalle università, dal vivere civile (a motivo della guerre di religione e dell’inquisizione, cattolica e protestante) e dalla riflessione filosofica (Kant). La problematica religiosa ritrova interesse in sede culturale a partire dagli anni ’70 del ‘900, in sociologia (Berger, Casanova), in filosofia (Wittgenstein, Plantinga), in psicologia (Bruner, Gardner). Ciò che accomuna queste prospettive è la pluralità di approcci possibili al mondo e alla vita, nessuna delle quali ha la pretesa di ritenersi di dominio esclusivo. Il ripensamento del rapporto tra religione e secolarizzazione è sempre più ricorrente anche in sede socio/politica, con l’esplodere dei problemi legati al pluralismo religioso, alle migrazioni e alla crisi di senso, che pongono problemi enormi in ordine alla sopravvivenza stessa delle società occidentali.
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Picco, Giandomenico. "Afghanistan. La necessitŕ di nuovi leaders?" FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 7–18. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001002.

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Abstract:
La storia dell'Afghanistan č stata sempre profondamente segnata dalle mire espansionistiche di altri stati, che hanno usato il paese come territorio-cuscinetto, terreno di conflitto su basi religiose e tribali, come campo di battaglia della Guerra fredda. L'emersione del fenomeno talebano č stata l'evoluzione di decenni di conflitti e della distruzione della tradizionale struttura tribale, entrambi generati dalle politiche messe in atto da Unione Sovietica, Pakistan, Stati Uniti, India e i loro rispettivi alleati. Diventato territorio di conquiste e rivendicazioni, il paese ha perso la sua identitŕ nazionale. Ora l'Afghanistan ha la possibilitŕ di ricostituire un nuovo progetto nazionale, ma per questo sono necessari, da un lato, un nuovo equilibrio tra gli stati vicini (un nuovo dialogo tra India e Pakistan, per esempio, facilitato dagli Stati Uniti e da una coalizione internazionale) e dall'altro una spinta unificatrice che provenga dallo stesso Afghanistan, per individuareche possano superare divisioni religiose ed ideologiche in favore di quello che potrebbe essere il primo progetto di stato post-westfaliano della regione.
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Lubich, Chiara. "VERSO L’UNITÀ DELLE NAZIONI E L’UNITÀ DEI POPOLI." Acta Semiótica et Lingvistica 25, no. 3 (December 18, 2020): 3–10. http://dx.doi.org/10.22478/ufpb.2446-7006.44v25n3.56780.

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Abstract:
Discorso tenuto da Chiara Lubich, in un Simposio, presso la sededelle Nazioni Unite a New York, il 28 maggio 1997, in cui presenta la sua proposta per la pace e l’unità dei popoli e delle nazioni che oggi è vissuta da milioni di persone, di diverse nazioni, razze, lingue e di diverse religioni e chiese cristiane, anche non credenti, attraverso il Movimento dei Focolari da lei creato in Italia, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Questo è rappresentato, all’ONU, da uno dei suoi settori che opera nel campo sociale, il New Humanity Movement, che, in quanto organizzazione non governativa, gode di status consultivo di tipo B.
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Von Preuschen, Henriette. "Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Abstract:
Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Todeschini, Giacomo. "Il valore fiduciario del denaro e la razionalizzazione della violenza europea (secoli XV-XVIII)." CHEIRON, no. 1 (April 2021): 72–86. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001004.

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Abstract:
La crescita europea dell'economia finanziaria e delle banche come isti-tuzioni pubbliche è accompagnata fra XV e XVII secolo da un accen-tuarsi del carattere esclusivo della cittadinanza. Questo fenomeno politico-economico è caratterizzato, nello stesso periodo, da una moltipli-cazione degli elaborati teorici finalizzati alla giustificazione della violenza e della guerra nei confronti di quanti non potessero essere riconosciuti come membri della società europea che si andava rappresentando come soggetto razionale collettivo unificato da specifiche regole economiche, politiche e religiose.
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Baglioni, Guido. "Economia e societŕ a Gardone Val Trompia negli anni '40: una testimonianza." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 43–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135003.

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Abstract:
L'autore ricostruisce la vita economica e sociale di Gardone Val Trompia negli anni '40 del secolo scorso, tra la fine della seconda guerra mondiale e la ripresa delle libertŕ democratiche. Gardone era un centro dominato dall'industria, da due o tre imprese, dalla prevalente popolazione operaia; con la cornice di istituzioni pubbliche e pochi servizi. Lo stile di vita appare frugale, non si sente ancora la prospettiva del benessere, manca un ceto borghese consistente. La vita familiare si fonda sulla riservatezza e sulla distinzione dei ruoli maschili da quelli femminili. Come nel resto del pae- se, si manifestano divisioni religiose, politiche, sindacali. L'elemento che unisce č il senso del lavoro, dell'impegno attivo, del saper fare le cose con precisione e competenza e, anche, con passione.
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Gocko, Jerzy. "Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, Settimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo „Guerre di religione, guerre alla religione”, red. Giampaolo Crepaldi, Stefano Fontana." Roczniki Teologiczne 64, no. 3 (2017): 152–54. http://dx.doi.org/10.18290/rt.2017.64.3-14.

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Kitchen, K. A. "SERGIO PERNIGOTTI, L'Egitto di Ramesse: II tra Guerra e pace." Journal of Semitic Studies 58, no. 2 (July 8, 2013): 436. http://dx.doi.org/10.1093/jss/fgt025.

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della Porta, Donatella, and Liborio Mattina. "I MOVIMENTI POLITICI A BASE ETNICA: IL CASO BASCO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, no. 1 (April 1985): 35–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002999.

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Abstract:
IntroduzioneNel corso degli ultimi venti anni in molte regioni dell'emisfero nord-occidentale sono riemersi quei movimenti politici a base etnica il cui declino era sembrato ineluttabile dopo la ridefinizione dei confini nazionali seguita alle due guerre mondiali. Tali movimenti hanno perseguito obiettivi diversi da un caso all'altro — dalla difesa della lingua regionale alla richiesta dell'autonomia politica, all'indipendenza — e talvolta anche divergenti tra le diverse componenti del medesimo schieramento. Nonostante le differenze essi sono stati contrassegnati da una comune caratteristica: quella di rivalorizzare attributi culturali oggettivi condivisi dai loro militanti — la razza, la lingua, la religione, l'insediamento in un determinato territorio, il riferimento a precedenti istituzioni, simboli, tradizioni storiche. Questi attributi sono serviti ad alimentare processi di identificazione politica che ai governi centrali è stato richiesto di riconoscere. Tuttavia, sebbene l'esistenza di attributi culturali oggettivi comuni ai membri di gruppi etnici sia stata una condizione necessaria del riemergere dei movimenti, non ne ha però costituito il fattore decisivo.
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Wronka, Stanisław. "Być błogosławieństwem dla świata – wspólne zadanie chrześcijan i żydów." Ruch Biblijny i Liturgiczny 57, no. 3 (September 30, 2004): 165. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.512.

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Abstract:
L’articolo è una ampliata relazione, tenuta durante la VII Giornata del Giudaismo nella Chiesa Cattolica in Polonia, il cui motto suonava: „Diverrete una benedizione” (Za 8, 13). Il profeta Zacharia ricordava agli Israeliti dopo le traumatiche esperienze dell’esilio babilonese, che conformemente alla promessa data ad Abramo (cf. Gen 12, 2-3), Dio contuinava a portare loro la benedizione, che dovevano trasmettere a tutte le nazioni. Questa parola profetica rimane sempre attuale, anche dopo lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, come ha ricordato il Concilio Vaticano II e che Giovanni Paolo II non cessa di sottolineare. Gli ebrei non sono stati rigettati, „perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11, 29), ma devono essere sempre una fonte di benedizione per il mondo. I cristiani si sentono anche eredi della benedizione di Abramo, che vedono compiuta in Gesù Cristo. Bisogna dunque, che le due comunità religiose diventino una benedizione per sé stesse e portino insieme il divino messaggio della pace e della giustizia al mondo contemporaneo, secolarizzato, diviso e corrotto.
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Mazzucotelli, Francesco. "FRAGMENTS OF LEBANON: SECTARIANISM AND THE FINANCIAL CRISIS." Il Politico 252, no. 1 (June 22, 2020): 24–42. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.295.

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Abstract:
L’attuale crisi finanziaria libanese è per molti versi il risultato di un sistema politico clientelare, rivestito di narrazioni e di rivendicazioni confessionali, che ha utilizzato le risorse pubbliche in cambio di un instabile supporto. L’articolo prende in considerazione il default del marzo 2020 nel quadro del dibattito sulla fragilità dello stato libanese e la natura del sistema confessionalista. La fragilità delle istituzioni pubbliche libanesi è stata spesso convenientemente spiegata come l’effetto di fattori esterni, ultimo tra i quali il fardello rappresentato dai rifugiati della guerra civile siriana, o come il risultato delle frammentazioni religiose. L’articolo inquadra la crisi in corso all’intersezione tra il collasso di un sistema neopatrimoniale di rendite legate alle economie del Golfo e la crisi di legittimità delle élites politiche locali. La combinazione di tutti questi fattori esaspera i meccanismi di impoverimento della maggioranza della popolazione, e particolarmente della sua classe media, che rimane esposta a meccanismi confessionali di clientelismo, disciplina e controllo. Il paradosso dell’attuale crisi è che essa sta rafforzando le fondamenta del sistema che è all’origine dei meccanismi di indebitamento e di insostenibilità finanziaria. Dopo essere state messe sotto pressione dalle manifestazioni di piazza negli ultimi mesi del 2019, la pandemia di Covid-19 sta offrendo alle élites politiche la possibilità di riaffermare il proprio controllo egemonico sui propri territori e settori sociali di riferimento.
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Paiano, Maria. "Cattolicesimo, nazione e guerra. A proposito di un volume sul cardinal Mercier nel primo conflitto mondiale." Revue d'Histoire Ecclésiastique 115, no. 3-4 (July 2020): 744–54. http://dx.doi.org/10.1484/j.rhe.5.122060.

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Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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Abstract:
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Villard, Renaud. "Francesco Cantù et Maria Antonietta Visceglia. (dir.) L’Italia di Carlo V. Guerra, religionee politica nel primo Cinquecento. Actes du colloque international (Rome, 5-7 avril 2001). Rome, Viella, « I libri di Viella-36 », 2003, XVI-672 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 59, no. 4 (August 2004): 863–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900019843.

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Nemer, Lawrence. "Germania e Santa Sede: Le nunziature di Pacelli tra la Grande guerra e la Repubblica di Weimar. By Emma Fattorini. Annali dell'Istituto storico italo-germanico 18. Bologna, Italy: Societa editrice il Mulino, 1992. 424 pp. L 48,000." Church History 66, no. 1 (March 1997): 160–61. http://dx.doi.org/10.2307/3169689.

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Louzao Villar, Joseba. "La Virgen y lo sagrado. La cultura aparicionista en la Europa contemporánea." Vínculos de Historia. Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, no. 8 (June 20, 2019): 152. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2019.08.08.

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RESUMENLa historia del cristianismo no se entiende sin el complejo fenómeno mariano. El culto mariano ha afianzado la construcción de identidades colectivas, pero también individuales. La figura de la Virgen María estableció un modelo de conducta desde cada contexto histórico-cultural, remarcando especialmente los ideales de maternidad y virginidad. Dentro del imaginario católico, la Europa contemporánea ha estado marcada por la formación de una cultura aparicionista que se ha generadoa partir de diversas apariciones marianas que han establecido un canon y un marco de interpretación que ha alimentado las guerras culturales entre secularismo y catolicismo.PALABRAS CLAVE: catolicismo, Virgen María, cultura aparicionista, Lourdes, guerras culturales.ABSTRACTThe history of Christianity cannot be understood without the complex Marian phenomenon. Marian devotion has reinforced the construction of collective, but also of individual identities. The figure of the Virgin Mary established a model of conduct through each historical-cultural context, emphasizing in particular the ideals of maternity and virginity. Within the Catholic imaginary, contemporary Europe has been marked by the formation of an apparitionist culture generated by various Marian apparitions that have established a canon and a framework of interpretation that has fuelled the cultural wars between secularism and Catholicism.KEY WORDS: Catholicism, Virgin Mary, apparicionist culture, Lourdes, culture wars. BIBLIOGRAFÍAAlbert Llorca, M., “Les apparitions et leur histoire”, Archives de Sciences Sociales des religions, 116 (2001), pp. 53-66.Albert, J.-P. y Rozenberg G., “Des expériences du surnaturel”, Archives de Sciences Sociales des Religions, 145 (2009), pp. 9-14.Amanat A. y Bernhardsson, M. T. (eds.), Imagining the End. Visions of Apocalypsis from the Ancient Middle East to Modern America, London and New York, I. B. Tauris, 2002.Angelier, F. y Langlois, C. 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Abstract:
RESUMENEl objetivo de este artículo es reflexionar sobre los mecanismos de financiación y de control de las instituciones religiosas por los laicos en las primeras décadas de la conquista y colonización de Hispanoamérica. Investigar sobre la inversión laica en lo sagrado supone en un primer lugar aclarar la historiografía sobre laicos, religión y dinero en las sociedades de Antiguo Régimen y su trasposición en América, planteando una mirada desde el punto de vista de las motivaciones múltiples de los actores seglares. A través del ejemplo de restituciones, donaciones y legados en losAndes, se explora el papel de los laicos españoles, y también de las poblaciones indígenas, en el establecimiento de la densa red de instituciones católicas que se construye entonces. La propuesta postula el protagonismo de actores laicos en la construcción de un espacio cristiano en los Andes peruanos en el siglo XVI y principios del XVII, donde la inversión económica permite contribuir a la transición de una sociedad de guerra y conquista a una sociedad corporativa pacificada.PALABRAS CLAVE: Hispanoamérica-Andes, religión, economía, encomienda, siglos XVI y XVII.ABSTRACTThis article aims to reflect on the mechanisms of financing and control of religious institutions by the laity in the first decades of the conquest and colonization of Spanish America. Investigating lay investment in the sacred sphere means first of all to clarifying historiography on laity, religion and money within Ancien Régime societies and their transposition to America, taking into account the multiple motivations of secular actors. The example of restitutions, donations and legacies inthe Andes enables us to explore the role of the Spanish laity and indigenous populations in the establishment of the dense network of Catholic institutions that was established during this period. The proposal postulates the role of lay actors in the construction of a Christian space in the Peruvian Andes in the sixteenth and early seventeenth centuries, when economic investment contributed to the transition from a society of war and conquest to a pacified, corporate society.KEY WORDS: Hispanic America-Andes, religion, economics, encomienda, 16th and 17th centuries. BIBLIOGRAFIAAbercrombie, T., “Tributes to Bad Conscience: Charity, Restitution, and Inheritance in Cacique and Encomendero Testaments of 16th-Century Charcas”, en Kellogg, S. y Restall, M. 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Abstract:
In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content: "Queste pagine trattano del vivente nel penultimo trattato plotiniano, il 53 (= Enn. I 1) dal titolo Che cos’è il vivente e che cos’è l’essere umano?. Si esaminerà in particolare la sezione di esso (cap. 3) che riguarda la separabilità dell’anima dal corpo nel vivente umano. Ivi il rapporto che si instaura tra i due componenti è descritto come un rapporto strumentale, nel senso che l’anima si serve del corpo come un artigiano si serve dei suoi strumenti. L’analisi del testo plotiniano permette di fare un parallelo con il filosofo contemporaneo Henri Bergson (1859-1941), nella misura in cui quest’ultimo, fine conoscitore del filosofo greco, parla del corpo come di uno strumento. A riguardo si approfondirà in particolare il concetto bergsoniano del rapporto tra mistica e tecnica nelle Conferenze di Madrid (1916) e nell’opera Le due fonti della morale e della religione (1932). Lo stimolo in tal senso è venuto da un libro di C. Zanfi (Bergson, la tecnica, la guerra. Una rilettura delle Due fonti, Bologna, Bononia University Press 2009) in cui si esamina la filosofia bergsoniana relativamente sia al corpo inteso come uno strumento sia al modo in cui la mistica dovrebbe guidare la tecnica, perché l’umanità non ne sia sopraffatta."
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Testa, Rita Lizzi. "Memorie d’imperatori vivi, orazioni funebri e preghiere in suffragio per i principi defunti: Ambrogio di Milano e le sue innovazioni." História (São Paulo) 39 (2020). http://dx.doi.org/10.1590/1980-4369e2020050.

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Abstract:
Sunto: Le orazioni funerarie per Valentiniano II e Teodosio I, così come due lettere che il vescovo Ambrogio mandò a Teodosio I, subito dopo aver ricevuto da lui la notizia della vittoria al fiume Frigidus, mostrano che il vescovo parlò degli imperatori e agli imperatori senza dimenticare la sua nascita e il suo rango senatorio nel nuovo ruolo vescovile. Dal momento che egli conosceva i principali motivi, che utilizzavano i senatori per suscitare l’opposizione alla politica teodosiana (vittoria in una guerra civile, falso trionfo, principi elevati al trono da fanciulli), egli fu abile a cambiarli in altrettanti motivi di sostegno per Teodosio e la sua dinastia. Lo fece utilizzando il tema classico della vittoria dovuta all’intervenento divino, che egli trasformò cristianamente in quello della vittoria incruenta garantita dalla pietas imperiale. Dopo il Frigido, l’idea che gli usurpatori erano empii, indipendentemente dalla religione professata, per il semplice fatto di essersi opposti al pius imperator, divenne un corollario essenziale del tema della vittoria incruenta. Il vescovo legittimò il potere dei principes pueri invocando la loro pietas, e valorizzò la clementia verso gli oppositori trasformando in virtù tipicamente cristiana una tradizionale virtù politica. L’adesione di Ambrogio alla politica di Valentiniano I e di Teodosio produsse alcune innovazioni: egli inserì i membri di due domus augustae tra i nomi dei defunti da ricordare durante l’offerta sacrificale e offrì sull’altare la lettera imperiale, che annunciava la vittoria, durante la celebrazione eucaristica. Teodosio, assicurando la sua indulgentia non solo a coloro che avevano parteggiato per Eugenio ma pure a quanti si erano rifugiati nella chiesa di Milano ed erano protetti dal vescovo, fece un’importante concessione in tema di asilo ecclesiastico. Varie testimonianze, però mostrano che il diritto all’asilo nelle chiese ebbe conferma legislativa solo dopo alcuni anni.
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