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Journal articles on the topic 'Idratazione'

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1

Duplan, H., and T. Nocera. "Idratazione cutanea e prodotti idratanti." EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei 11, no. 1 (July 2014): 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1776-0313(14)67843-6.

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Puca, Antonio. "Il caso di Nancy Beth Cruzan." Medicina e Morale 41, no. 5 (October 31, 1992): 911–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1091.

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Abstract:
L'eutanasia costituisce un nodo bioetico "caldo" in un dibattito che si svolge a vari livelli: medico, bioetico, legale, di mass-media. Il presente lavoro affronta, al riguardo, uno dei casi più noti di pratica eutanasica: quello di Nancy Cruzan, la donna statunitense che, in seguito a grave incidente nel 1983, è rimasta in stato vegetativo persistente attaccata alle macchine di supporto vitale, fino alla morte nel 1990 avvenuta in seguito alla decisione di un giudice - su richiesta dei familiari - distaccarla dai citati strumentati. Dopo una premessa storica della vicenda, il lavoro si addentra nell'iter giudiziario che ha preceduto il "caso Cruzan" e prende in esame le affermazioni del magistero cattolico sull'eutanasia ed il dibattito teologico in atto. Lo studio affronta, inoltre, la valutazione etica dell'eutanasia argomentando una serie di quesiti: se staccare i tubi dell'alimentazione/idratazione sia eutanasia; se il proseguirla sia accanimento terapeutico; se l'alimentazione/idratazione siano trattamenti medici o cure; il rapporto costi-benefici; il valore della volontà del paziente ed il ruolo dei familiari; il valore della vita. Il lavoro si conclude con l'affermazione che nel "caso Cruzan" siano state privilegiate l'opinione e l'interesse proprio rispetto alla verità. Segno eloquente il silenzio che è seguito alla morte di Nancy.
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3

Scalera, Antonio. "Brevi note su dichiarazioni anticipate di trattamento e alimentazione o idratazione artificiale." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (March 2010): 81–89. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-001008.

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Abstract:
Il testo del disegno di legge sul "consenso informato" e sulle "dichiarazioni anticipate di trattamento", attualmente all'esame del Parlamento contiene previsioni che appaiono in contrasto con i fondamentali princěpi della Costituzione e, in particolare, con gli artt. 3 e 13.
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Angelozzi, L., Tantucci, A., and De Angelis, M. "Valutazione della composizione corporea e dello stato di idratazione di una squadra di élite di futsal." Journal of Sport and Anatomy, no. 3-4 (2017): 80–86. http://dx.doi.org/10.12871/24213292201642.

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5

Galderisi, C., A. Cecilia, M. Tomaselli, P. Arcieri, L. Di Lullo, and P. Polito. "Quadro severo di mieloma multiplo e insufficienza renale trattato con successo con bortezomib e desametasone." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 4 (January 31, 2018): 11–14. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1237.

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Abstract:
Il trattamento delle malattie mieloproliferative richiede sempre più frequentemente il coinvolgimento della figura del nefrologo nella gestione terapeutica. Il nefrologo è chiamato a mettere in atto una serie di provvedimenti terapeutici che mirino a correggere fattori precipitanti la funzionalità renale. Mostreremo un caso emblematico di gestione ematologica e nefrologica di un caso di mieloma multiplo di tipo micromolecolare con severa compromissione renale trattato con successo con associazione di Velcade e desametasone in 8 cicli in un periodo di 6 mesi. In questo periodo il paziente è stato supportato con terapia medica e infusionale per mantenere un'adeguata idratazione, una costante alcalinizzazione delle urine, buoni livelli di albuminemia, calcemia e uricemia senza ricorrere a trattamento dialitico sostitutivo. Non viene mai sospeso il trattamento chemioterapico e gli effetti tossici più importanti vengono monitorati e trattati con terapia specifica senza mai ridurre il dosaggio del chemioterapico. Si ottiene un progressivo recupero della funzione renale oltre a una remissione della malattia di base.
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Carpi, R. "Nefropatia da mezzo di contrasto: il parere del Radiologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 4–5. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1128.

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Abstract:
La Nefropatia da Mezzo di Contrasto (CIN) rappresenta una della cause più frequenti di insufficienza renale acuta in ambiente ospedaliero. L'introduzione del calcolo del filtrato glomerulare (e-GFR) al posto del semplice dosaggio della creatinina plasmatica, se da un lato consente una miglior identificazione dei pazienti a rischio, in particolare all'interno della fascia di popolazione più spesso sottoposta ad indagini radiologiche (pazienti anziane con comorbidità), dall'altro accresce il numero dei pazienti da considerare a rischio e da sottoporre a profilassi. L'aver riportato al valore di 45 mL/min dagli iniziali 60 il valore di cut-off in base al quale sottoporre il paziente a idratazione prof -lattica in caso di somministrazione di mezzo di contrasto per via endovenosa (la più frequentemente impiegata in ambito radiologico extrainterventistico), compensa tale incremento. I numerosi studi in letteratura e le linee guida internazionali descrivono multipli fattori di rischio ma convergono nel riconoscere nell'idratazione del paziente uno strumento utile per la profilassi della insorgenza della CIN. Questa potrà essere attuata in modo efficace solamente se si svilupperanno le sinergie organizzative necessarie tra medico prescrittore, radiologo e nefrologo.
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Amoroso, L., G. Del Rosso, L. Di Liberato, and A. Albertazzi. "Impiego della bioimpedenza elettrica transtoracica e della ecografia della vena cava inferiore per la valutazione dello stato di idratazione nei nazienti in trattamento emodialitico periodico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 8, no. 1 (January 1, 1996): 24–29. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.1996.1819.

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8

Amoroso, L., G. Del Rosso, L. Di Liberato, and A. Albertazzi. "Impiego della bioimpedenza elettrica transtoracica e della ecografia della vena cava inferiore per la valutazione dello stato di idratazione nei nazienti in trattamento emodialitico periodico." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 8, no. 1 (January 1996): 24–29. http://dx.doi.org/10.1177/039493629600800105.

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9

Zulian, F., M. Campanini, L. Lusiani, L. Magnani, G. Pinna, and R. Nardi. "Problematiche di fine vita: il ruolo della medicina interna ospedaliera." Italian Journal of Medicine 5, no. 1 (April 10, 2017): 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2017.4.

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Abstract:
<img src="/public/site/images/pgranata/PREFAZIONE.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Etica cristiana e malattia</strong><br /><em>E. Bianchi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Le problematiche di fine vita: quale consapevolezza da parte degli internisti?</strong><br /><em>M. Gambacorta, M. Campanini, R. Nardi</em></p><p class="titolo"><strong>Il concetto di terminalità: certezze e incertezze</strong><br /><em>L. Lusiani, C. Bullo</em></p><p class="titolo"><strong>Traiettorie di malattia: non sempre i pazienti e le famiglie sono informati</strong><br /><em>L. Magnani</em></p><p class="titolo"><strong>La dignità come fattore di cura: pratica clinica nel fine vita nella medicina <em>patient centered</em></strong><br /><em>M. Felici, A. Pulerà, S. Lenti</em></p><p class="titolo"><strong>L’assistenza nel fine vita: quali responsabilità? Un approccio medico-legale al tema</strong><br /><em>A. Aprile, M. Bolcato, D. Rodriguez</em></p><p class="titolo"><strong>Il paziente terminale: aspetti di tipo etico</strong><br /><em>R. Cavaliere</em></p><p class="titolo"><strong>Cure palliative, assistenza domiciliare e <em>caregiver burden</em>: il modello dell’efficienza terapeutica</strong><br /><em>L. Occhini, A. Pulerà, M. Felici</em></p><p class="titolo"><strong>Nutrizione ed idratazione nei malati terminali</strong><br /><em>R. Risicato</em></p><p class="titolo"><strong>La gestione del dolore nel paziente terminale</strong><br /><em>G. Civardi, M. Bosco, R. Bertè</em></p><p class="titolo"><strong>Sedazione di fine vita: aspetti decisionali clinici ed etici</strong><br /><em>M. Carassiti, A. De Benedictis, M. Del Prete, B. Vincenzi, V. Tambone</em></p><p class="titolo"><strong>La rimodulazione della terapia negli anziani in fase terminale</strong><br /><em>A. Cester, F. Busonera</em></p><p class="titolo"><strong>Ruolo dell’infermiere nel <em>comfort care</em> del paziente a fine vita in Medicina Interna</strong><br /><em>D. Simonazzi, M. Lince, S. Tanzi, G. Bordin</em></p><p class="titolo"><strong>Percorso di fine vita e diagnosi di terminalità: l’esperienza dell’Ausl di Modena e Reggio Emilia</strong><br /><em>G. Chesi, E. Scalabrini, P. Vacondio, G. Pinelli, G. Carrieri, G. Cioni</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/Sezioni.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>APPENDICE I<br />Metodi di riconoscimento e di valutazione del paziente in fase terminale o a rischio di elevata mortalità in ospedale</strong><br /><em>R. Nardi, G. Belmonte, L. Lusiani, M. Gambacorta, G. Pinna, M. Campanini, A. Fontanella</em></p><p class="titolo"><strong>APPENDICE II<br />RECENSIONE - Riflessioni sul dolore </strong>di Umberto Eco<br /><em>R. Nardi</em></p>
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Colombetti, Elena. "Alimentazione e idratazione artificiale come problema di giustizia." Medicina e Morale 58, no. 6 (December 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.229.

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Abstract:
Il testo affronta gli aspetti bioetici dell’alimentazione e idratazione artificiale. Dopo aver analizzato la distinzione tra alimentazione e nutrizione, l’articolo si sofferma sulla questione dell’artificialità indagando l’appropriatezza del termine. Si mostra inoltre come, in ogni caso, l’artificialità non costituisca in sé, un problema bioetico. Attraverso l’analisi di alcuni documenti ufficiali (parere del CNB, Linee guida della Siaarti) vengono poi affrontati i nodi teorici su cui si centra il dibattito cercando di chiarire se si tratti o no di una terapia, la possibilità che si presenti come un accanimento terapeutico e quali siano i criteri utilizzati per definirlo. Il testo argomenta, inoltre, come la rinuncia all’identificazione di criteri oggettivi per identificare quando si diano situazioni di accanimento terapeutico porti a gravi discriminazioni tra gli esseri umani. In particolare, ci si sofferma sulla condizione di coloro che si trovano in stato vegetativo; sempre attraverso l’analisi dei documenti si mostra come, a partire dallo SV, si stia eliminando proprio il parametro oggettivo della proporzionalità a favore di criteri soggettivi che, progressivamente, aprono ad un abbandono terapeutico ed assistenziale anche di molte persone con patologie neurodegenerative o psicologiche. L’articolo si conclude mostrando come, dietro l’apparente privatezza di alcune decisioni, si celi invece una profonda questione di giustizia messa alla prova proprio dalle situazioni di disabilità più estrema. ---------- The paper examines the bioethical aspects related to artificial nourishment and hydration. As a first step, a clear distinction between nutrition and feeding is presented. Following this distinction, the article analyses the notion of artificiality and evaluates its appropriateness. The enquiry clarifies also that “artificiality” per se does not constitute a bioethical problem. Through the examination of official documents (opinion of Italian National Bioethics Committee, Siaarti guidelines), the paper analyses the theoretical nodes which the debate is focused on; it clarifies whether artificial nourishment and hydration is a therapy or not; it investigates the possibility that it can constitute overtreatment and if so, what criteria should be used in order to define it. The article argues that dispensing with objective criteria for the identification of over-treatment leads to severe discrimination. Particularly, the analysis focuses on vegetative state condition. By reference to the documents it becomes clear that vegetative state condition represents the paradigm through which the abandonment of objective criteria such as that of proportionality in favour of subjective ones is introduced. This opens the way to a therapeutic and care abandonment of patients with psychological and neurodegenerative pathologies. The conclusion makes clear that a relevant question of justice hides behind the apparent privacy of some decisions, which is put to the test precisely by conditions of extreme disability.
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Battimelli, Giuseppe. "Nutrizione ed Idratazione Artificiale (NIA) nei documenti di alcune società scientifiche: una riflessione bioetica." Medicina e Morale 60, no. 3 (June 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.165.

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Abstract:
Alla luce di un approfondito esame di alcuni documenti ufficiali di due importanti società scientifiche, in particolare la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) e la SINPE (Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale), riguardo la nutrizione e l’alimentazione artificiale, l’Autore cerca di dimostrare come per motivi di ordine scientifico, oltre che dal punto di vista etico, sia molto problematico inserire tali pratiche, indipendentemente dal fatto che esse siano considerate cure ordinarie o terapie mediche, nelle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT), stante l’estrema diversità del quadro clinico e della evoluzione di alcune patologie. Questo porta a ritenere l’impossibilità pratica di manifestare questa volontà proprio perché nessuno è in grado di prevedere in quale particolare grave situazione clinica possa eventualmente venirsi a trovare in futuro. Infatti, dal punto di vista terapeutico, assistenziale e di monitoraggio biologico- strumentale esiste una notevole differenza tra un malato in Terapia Intensiva rispetto a un paziente oncologico (e se questi è in fase terminale) rispetto a una persona in stato vegetativo o altrimenti disabile. Si tratta di ammalati che richiedono “terapie” differenti, ma tutti abbisognevoli di identiche “cure” alla persona (pulizia, detersione delle piaghe, riscaldamento, mobilizzazione, controllo degli sfinteri). Riguardo alla nutrizione ed alimentazione artificiale, l’Autore ritiene che esse vadano sempre offerte, garantite e praticate, soprattutto ai gravi disabili, fino a che risultino efficaci ed utili e non si configurino come accanimento terapeutico. Dal punto di vista bioetico, si accetta da parte di tutti che la nutrizione ed alimentazione hanno un alto valore umano e simbolico e nella valutazione dell’opportunità di praticarle o sospenderle si rivendica un forte potere decisionale del medico, il quale valuta su parametri scientifici e mai su un giudizio etico personale o condizionato da una valutazione di altri sulla qualità della vita del paziente. ---------- In the light of a thorough review of some official documents by two important scientific societies, especially the SIAARTI (Italian Society of Anesthesia Reanimation and Intensive Care) and the SINPE (Italian Society of Parenteral and Enteral Nutrition), about artificial nutrition and hydration, the author tries to demonstrate how for scientific reasons, as well as from the ethical point of view, it is very difficult to incorporate these practices, regardless of whether they are considered ordinary care or medical therapies, into the Advance health care directives, given the great difference of the clinical picture and of the evolution of certain diseases. This leads to consider that it is pratically impossible to express this desire just because nobody can predict in what particular serious medical condition may possibly find herself/himself in the future. In fact, in terms of therapeutic, care and biological-instrumental monitoring there is a great difference between a patient in the ICU and a cancer patient (and if she/he is in terminal phase) compared to a person in a vegetative state or otherwise disabled. They are sick persons who need different “therapies”, but the same care (cleaning, wounds cleansing, warming, mobilization, bowel control). As for artificial nutrition and hydration, the Author believes that they should always be offered, guaranteed and practiced, especially to severely disabled until they are effective and useful and don’t take the shape of over treatment. From the perspective of bioethics, everybody accepts that nutrition hydratation and nutrition have a high human and symbolic value and considering whether to practice or to suspend them, it is claimed a strong decisionmaking power of the physician, who assesses on scientific parameters and never on a personal ethical judgment or conditioned by the evaluation of other people on the life quality of the patient.
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De Luca, Daniele, Andrea Virdis, and Maria Luisa Di Pietro. "Incapacità di alimentazione ed idratazione autonoma: un confronto fra il neonato, il lattante e il soggetto in stato vegetativo." Medicina e Morale 59, no. 5 (October 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.197.

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Abstract:
All’interno dell’ampio quadro assistenziale della persona in stato vegetativo (SV), alimentazione e idratazione artificiale rappresentano un aspetto di fondamentale importanza, similmente a quanto accade nell’ambito dell’assistenza rivolta a neonati e più in generale a lattanti. Poiché spesso l’assenza di funzioni fisiologiche o di relazione con l’esterno vengono addotte per giustificare l’interruzione delle procedure assistenziali nelle persone in SV, l’articolo intende affrontare la questione della doverosità dell’idratazione e della alimentazione artificiale in tali persone, attraverso un confronto fra le diverse “funzioni” vitali, fisiologiche o comportamentali e relazionali presenti sia nei soggetti in SV sia nei neonati e nei lattanti. Alla luce di tale confronto, si evince come la sola ragione per cui possa essere erroneamente sostenuta la liceità dell’interruzione della alimentazione nei soggetti in SV è di natura ideologica e non scientifica. ---------- Within the broad framework of the care for the person in vegetative state (VS), artificial nutrition and hydration have a fundamental importance, similarly to what happens in the assistance given to newborns and to unweaned infants. As the absence of physiological functions or relationships with the outside world are often given to justify the assistance withdrawal in subjects in VS, the article aims to address the issue of artificial nutrition and hydration dutifulness in these persons, through a comparison between the various vital, physiological “functions”or behavioral and social skills present both in the subject in VS and in newborns and infants. By the light of this comparison, it appears that the only reason that can wrongly support the legality of the nutrition withdrawal in the subjects in VS is ideological and not scientific.
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Atighetchi, Dariusch. "Islam ed eutanasia." Medicina e Morale 56, no. 1 (February 28, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.330.

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Abstract:
L’eutanasia è generalmente vietata sia dai documenti giuridico-religiosi che dai codici penali degli Stati musulmani. Il divieto riguarda soprattutto l’eutanasia attiva, mentre circa gli altri tipi di eutanasia non mancano differenti posizioni di fronte a casi particolari. Infatti, molte fonti ritengono che quando la morte è sicura ed i trattamenti medici sono futili, diventa inutile allungare l’agonia; tuttavia, in questi casi la maggioranza dei documenti richiede di mantenere idratazione e nutrizione artificiale oltre alle cure contro il dolore. La morte tecnologica è spesso criticata in quanto manipola innaturalmente il rapporto con la morte. Ad esempio, in caso di stato vegetativo persistente parecchi esperti islamici richiedono il distacco da tutti gli strumenti di supporto vitale. Anche se ciò accorcia la vita, si preferisce un rapporto più naturale con la morte. ---------- Both the legal-religious documents and the criminal codes of the Muslim states generally forbid euthanasia. The prohibition regards above all active euthanasia while about other types of euthanasia there are different positions according to special cases. Many sources, indeed, consider that when the death is sure and medical treatments are futile, it becomes useless to prolong the agony; however, in these cases the majority of documents requires to keep hydration and artificial nutrition in addition to cares against pain. The technological death is often criticized because it unnaturally manipulates the relationship with death. For example, in the case of persistent vegetative state many Islamic experts require withdrawing all life support tools. Even if it abbreviates life, a more natural relationship with death is preferred.
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Casini, C., M. Casini, E. Traisci, and M. L. Di Pietro. "Il decreto della corte di Appello di Milano sul caso Englaro e la richiesta di una legge sul c.d. testamento biologico." Medicina e Morale 57, no. 4 (August 30, 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.273.

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Abstract:
Il 9 luglio 2008, la Prima Sezione Civile della Corte d’Appello di Milano si è pronunciata sulla vicenda di Eluana Englaro, autorizzando nei confronti della donna l’“interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale (…) realizzato mediante alimentazione e idratazione con sondino nasogastrico”. Il recente decreto è l’esito di una lunga vicenda giudiziaria che si è dipanata attraverso nove decisioni pronunciate tra il 1999 ed il 2008. Il contributo ripercorre la vicenda conducendo un’analisi di questa giurisprudenza, da cui emergono alcuni aspetti connessi alla richiesta di una legge sul “testamento biologico” (o, come altrimenti definito, “direttive anticipate” o “dichiarazioni anticipate di trattamento”): il rifiuto della vita gravemente “debilitata” e della responsabilità verso l’altro nei momenti di massima fragilità. Gli Autori mettono in relazione la situazione dell’ordinamento giuridico italiano attuale con riguardo ai temi di fine vita con la situazione dell’ordinamento giuridico prima dell’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita e prima dell’approvazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. La via da percorrere – si afferma nel contributo – non è quella di una legge che introduca un indebolimento del principio di indisponibilità della vita umana, ma – semmai – quella di una legge che tuteli la vita umana in condizioni di malattia inguaribile o di grande disabilità; ribadendo il principio fondamentale – e cardine della moderna idea dei diritti umani – di indisponibilità della vita umana sempre e comunque degna del massimo rispetto e sostegno e incentivando ogni forma di assistenza con una grande attenzione ai bisogni del malato e delle famiglie. ---------- On July 9, 2008, the First Civil Section of the Court of Appeal of Milan has pronounced on Eluana Englaro’s case, authorizing “the termination of the life-sustaining treatment (…) implemented through nutrition and hydration by nasogastric tube” for her. The recent decree is the outcome of a long legal story that has unwound through nine decisions between 1999 and 2008. The contribution deals with the story, conducting an analysis of this case, from which some aspects related to the request of laws on “living will” emerge: refuse of the seriously “weakened” life and of the responsibility for other persons at the moments of greatest weakness. The authors link the situation of current Italian legal system with reference to end of life themes to the situation of legal system before the law on medically assisted procreation and before the law on the voluntary termination of pregnancy. The way should be covered – the work asserts – is not to support a law that introduces the weakening of the principle of unavailability of human life, but – if anything – to support a law that protects human life in incurable disease heavy disability conditions; confirming the fundamental principle – basis of the modern idea of human rights – the unavailability of human life, always worthy of highest respect and support, encouraging all forms of care and with great attention for the needs of sick persons and families.
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Eijk, Willem J. "Come concepisce l’Associazione Medica Reale Olandese il ruolo del medico nell’interruzione della vita su richiesta?" Medicina e Morale 60, no. 6 (December 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.149.

Full text
Abstract:
Nel 2011 l’Associazione Medica Reale Olandese ha pubblicato un rapporto sul ruolo del medico nell’interruzione della vita su richiesta. In questo rapporto l’Associazione osserva che i medici olandesi hanno un’interpretazione troppo restrittiva della legge sull’eutanasia e li incita a far uso di tutto lo spazio che offre questa legge. Una condizione posta dalla legge affinché un medico che ha compiuto l’eutanasia o ha assistito a un suicidio non sia perseguito penalmente, è che la sofferenza del paziente coinvolto sia senza prospettive di miglioramento e insopportabile. Secondo l’Associazione la sofferenza può essere qualificata come tale anche se causata da un accumularsi di disturbi della vecchiaia e una combinazione di fattori che, presi in sé, non sono fatali o costituiscono una minaccia per la vita. Al contrario di un disegno di legge del gruppo d’iniziativa Uit Vrije Wil (2010), che sostiene che una persona che considera la sua vita come giunta a compimento, dopo aver raggiunto l’età di settanta anni, pur non soffrendo di una malattia somatica o psichica, può ricevere mezzi per suicidarsi, l’Associazione mantiene fermo il punto che per classificare la sofferenza come senza prospettive di miglioramento e insopportabile deve esserci in ogni caso un problema medico. L’Associazione suggerisce che un medico che non raccoglie una domanda di eutanasia, ha un obbligo, non giuridico ma morale, di indirizzare il paziente a un altro medico, forse pronto ad accogliere la richiesta. Inoltre secondo l’Associazione è permesso al medico che non raccoglie una tale richiesta, di accennare al paziente la possibilità di sospendere per proprio conto alimentazione e idratazione con lo scopo di affrettare la fine della vita. L’articolo presente è una discussione critica del rapporto dell’Associazione in base all’idea che non è lecito al medico di compiere l’eutanasia e di dare assistenza al suicidio. ---------- In 2011 the Royal Dutch Medical Association published a report on the role of the physician in terminating life at request. In this report the Association notes that Dutch physicians interpret the Dutch Law on euthanasia in a too restrictive way and urges them to use the entire scope of the Law. One of the conditions laid down by the Law in order that the physician, having performed euthanasia or assisted in suicide, will not be prosecuted, is that the suffering of the patient is hopeless and unsupportable. According to the Association the suffering can be qualified as such, also if caused by an accumulation of geriatric complaints and a combination of factors which in themselves are not fatal or life threatening. In contrast with the bill of the initiative group Uit Vrije Wil (2010), which implies that a person, considering his life as completed, after having reached the age of seventy years, though not suffering from a somatic or psychic disease, may receive means for terminating his life, the Association holds that for classifying suffering as hopeless and insupportable in any case a medical cause is required. The Association suggests that a physician who does not comply with a request of euthanasia, has an obligation, not juridical but moral, to refer the patient to another physician, ready to comply with the request. Moreover, it is permitted according to the Association for a physician who is not willing to agree to a request, to indicate the patient at the possibility of suspending to eat and to drink in order to hasten the end of life. The present article is a critical discussion on the report of the Association from the point of view that it is not allowed for a physician to perform euthanasia of to assist in suicide.
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