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Dissertations / Theses on the topic 'Immaginazione'

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1

GRAVANO, SILVIO. "Immaginazione e percezione della gravità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/847.

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Abstract:
I dati di letteratura sembrano suggerire una fondamentale inaccessibilità del modello della gravità a livello cognitivo coerentemente con gli studi sulla così detta “fisica ingenua”. Quando si chiede ad un soggetto, anche esperto delle leggi della fisica, di rispondere, senza aver tempo per riflettere, sul moto di un oggetto, esso commette regolarmente degli errori di valutazione interpretabili come l'utilizzo istintivo di una forma di conoscenza interna delle leggi della fisica simile a quella medioevale dell'Impeto. (Kozhevnikov & Hegarty 2001, Zago & Lacquaniti 2005). Questi studi hanno messo in luce come la nostra conoscenza del mondo esterno sia dissociata in tre forme. La conoscenza implicita motoria è quella istintiva, motoria, che agisce a-priori e che ci permette di interagire correttamente con il moto accelerato terrestre (McIntyre et al. 2001, Indovina et al. 2005), ma non altrettanto bene in condizioni microgravitazionali. La conoscenza implicita percettiva, che si basa sulla ricostruzione che noi facciamo in modo intuitivo del mondo attraverso i nostri sensi e che è quindi limitata dei difetti delle nostre percezioni; essa è, quindi, la raccolta delle nostre conoscenze intuitive del mondo ed è ciò che noi usiamo per prevedere quel che può avvenire intorno a noi. L'ultima forma di conoscenza è la conoscenza esplicita. Essa è la summa cognitiva della nostra conoscenza del mondo, per i più esperti si fonda sugli studi fatti sulle leggi della fisica, per i meno esperti si basa sulle conoscenze intuitive. Ma essendo comunque una forma di conoscenza cognitiva essa non ha accesso a sistemi di elaborazioni intuitivi ed inconsci a basso livello (e per questo veloci), ma sfrutta le aree di elaborazione mentale ad alto livello (e per questo lente) per effettuare elaborazioni ad alta definizione come l'immaginazione visiva (rotazione mentale di oggetti, riconoscimento di forme, esplorazione mentale di mappe ed immagini). I risultati che abbiamo ottenuto sembrano suggerire che l’immaginazione mentale del moto fisico degli oggetti occupi una posizione a se stante nel contesto delle rappresentazioni neurali. Infatti, i risultati hanno mostrato come nella maggior parte dei soggetti la durata immaginata del moto della pallina virtuale obbedisce assai da vicino alle leggi della fisica, sia per moti immaginati a velocità costante (0g) che per moti soggetti alla forza di gravità terrestre (1g). Bisogna sottolineare come la relazione tra la durata del moto e la velocità di lancio impartita sia caratterizzata da una forte non linearità. Tale non linearità non è prevista né da rappresentazioni di fisica ingenua del tipo di quelle precedentemente rivelate negli studi di conoscenza esplicita verbalizzabile, né da rappresentazioni delle leggi di moto governate dalla gravità terrestre, quali quelle utilizzate dal sistema motorio in compiti di prensione di oggetti in caduta libera. Inoltre, i risultati hanno mostrato come i soggetti tendano ad utilizzare velocità di lancio sistematicamente più basse per palline non soggette alla gravità rispetto alle quelle utilizzate per palline soggette alla gravità terrestre. Solo un cervello che “conosca” le leggi di Newton sarebbe in grado di sfruttare la possibilità di utilizzare velocità più basse per moti 0g, risparmiando energia meccanica e metabolica, così come solo un cervello che abbia internalizzata la legge di gravità sarebbe in grado di usare velocità superiore ad un valore soglia (funzione dell’altezza di lancio immaginata) per moti 1g.
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2

Penasa, Valentino <1993&gt. "Alternative controfattuali: modelli di immaginazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14330.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare analiticamente il modello interpretativo proposto dalle ricerche di Phil Johnson-Laird e Ruth Byrne, attraverso una ricostruzione delle ipotesi che hanno portato all’individuazione dei processi comuni al pensiero razionale e immaginativo. Partendo da una discussione critica del modello cognitivo, si analizzano i presupposti del confronto fra ragionamento e immaginazione controfattuale, per provare a chiarire le ragioni per cui il pensiero controfattuale è razionale e per spiegare i motivi del bisogno di immaginare realtà alternative.
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3

Toigo, Laura <1991&gt. "Piacere, Ragione, Immaginazione. Studio del pensiero leopardiano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7900.

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Abstract:
Il lavoro è uno studio del pensiero di Giacomo Leopardi, condotto attraverso la lettura e l'analisi dello Zibaldone, dei Canti, delle Operette morali e dei Pensieri, che l'autore stesso aveva destinato alla pubblicazione. I temi affrontati sono: la teoria del piacere e la ricerca della felicità, ma soprattutto lo studio delle due principali potenze umane: ragione e immaginazione. Nello scritto si tenta di evidenziare come l'interazione tra queste diverse e, per alcuni versi, opposte facoltà sia molto complessa e induca il Poeta all'elaborazione della sua originale ultrafilosofia poetica, grazie alla quale egli coniuga pensiero filosofico e linguaggio poetico. Il tentativo è quello di mostrare la poliedricità di un autore che può dirsi, non solamente, poeta, ma anche, a ragione veduta, filosofo.
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4

Confuorto, Valentina <1982&gt. "La moresca tra tradizione e immaginazione teatrale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18638.

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Abstract:
La moresca è una danza che probabilmente nasce dalla storicizzazione delle lotte fra Mori e Cristiani tra il IX e il XV secolo. Diffusa in tutta Europa, si configura dalla seconda metà del XV secolo come momento spettacolare di forte impatto, in una commistione di pantomima teatrale e danza. I momenti nei quali viene eseguita sono di preferenza il Carnevale, i festeggiamenti nuziali e i Maggi; in alcuni casi essa conserva elementi di antichi riti di fertilità. Dalla seconda metà del XVI secolo iniziano ad apparire moresche a più voci nelle raccolte di musica a stampa, che si diffondono rapidamente tra le corti europee, inglobate in vere e proprie rappresentazioni teatrali. Le composizioni che godono di maggiore fortuna sono quelle di Orlando di Lasso (1532-1594). Analizzandone i testi e i contesti, è evidente in esse l’influsso della cultura napoletana di origine popolare e della coabitazione multirazziale nella città. Dello stesso periodo vi sono attestazioni letterarie e musicali sulla diffusione a Napoli di una particolare danza, eseguita durante il Carnevale e caratterizzata da movimenti scomposti e dalla presenza di personaggi moreschi: la Sfessania. Le celebri incisioni di Jacques Callot I balli di Sfessania (1621), potrebbero dunque non rappresentare, come si è creduto, attori di commedia dell’arte, bensì, volti in maniera caricaturale, danzatori di origine o ispirazione partenopea in maschera durante i festeggiamenti carnevaleschi.
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5

Evangelista, Roberto. "Comunità e natura. immaginazione e razionalità in Spinoza." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3421880.

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Abstract:
This thesis, treies to consider the relationship between imagination and rationality and the relationship between community and nature in Spinoza. These relationships have immediate connection with the political reflection and with the theory of the forms of government and the mechanisms of power.
Questo lavoro, cerca di ripercorrere il rapporto fra immaginazione e razionalità e considerare la relazione fra comunità e natura in Spinoza. Questi rapporti hanno immediata connessione con la riflessione politica e con la teoria delle forme di governo e dei meccanismi di potere.
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6

De, Rosa Guido. "Il concetto di immaginazione nel pensiero di Giordano Bruno." Napoli : La città del sole, 1997. http://catalog.hathitrust.org/api/volumes/oclc/39859407.html.

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7

Baniera, Daniela. "Tra corporeità, spazialità e immaginazione: forme dell'empatia in Husserl." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422981.

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Abstract:
Between corporeality, space and imagination: forms of empathy in Husserl. Abstract The research is focused on the husserlian empathy, meant as a central moment in the constitution of the phenomenological subjectivity, as a genetic path, where the husserlian subject reveals itself as a being structurally bound with the others, from the Leib's level to the Geist's one. In particular, starting from the analysis of the Texts of HUA XIII-XIV-XV Zur Phänomenologie der Intersubjektivität, the unpublished manuscripts on intersubjectivity (E groups) and, of course, Cartesian Meditations and Ideen II, we focus the attention on the primary levels of husserlian empathy, the ones bounded with physical and psycho-physical process. Therefore, if the aim is to understand which is the basic foundation for the access to the others, i.e. how the alter-ego could represent a real Mitsubjekt with a constitutive function in relation to the world, we must start from the most basically empathic dynamics, from the bodily origin of our relation with the others. The dissertation is composed of four chapters. The first one is titled Reduction and reductions: the function of the primordial abstraction and analyses in particular the problem of the primordial reduction, a moment of the husserlian phenomenology of intersubjectivity often misunderstood; on the contrary, it must be clarified as an essential methodological moment for the understanding of what joins and, at the same time, diversifies the egos. The primordial reduction is first of all detailed and differentiated from the other kinds of possible reductions and it's also analysed in relation to the still very discussed question of Ur-Ich. We also clarifies the meaning of "primordial empathy" and "primordial other" and, generally, we considere the "exit-modalities" from the primordial abstraction, that is the self-estrangement forms already owned by the subject in the primordial sphere. In this context we also pay attention to the difference between sich anders fingieren and sich Andere fingieren. The second chapter, titled Bodily analogy and empathy examines the central theme of the husserlian empathy, that is the analogy, with particular attention to the most original declination of the analogy: the bodily analogy. In the first part we define the nature of the husserlian analogy: first of all we show that the husserlian analogy is born in contrast with the Analogienschluss of T. Lipps and B. Erdmann and it's a kind of passive association, a pre-inferential one; secondly we propose an interpretation of the husserlian analogy in the sense of an analogy of participation. In the second part we examine the basic forms of analogical fulfilment, to show that the recognition of the others has not only a first activation in the passivity, but also various moments of fulfilment; these moments are examined through the differentiation between "proper empathy" and "improper empathy", to point out that empathy rises always in relation with bodily perception, meant not only as a Leibwahrnehmung, but also as a real Körperwahrnehmung. The third chapter is titled Analogy in movement: the exchange of positions and analyses the dynamic development of the husserlian analogy, to show that empathy must be founded on concrete possibilities of involvement in the other's point of view, meant not only in a metaphoric meaning, but first of all as a real space of the other. These possibilities are examined by Husserl through the different modulations that can be offered by the exchange of position and, in particular, through the consideration of the following representations: first of all the wie wenn ich dort wäre, that, thanks to an imaginative component, allows two subjects to have the same position at the same time; secondly the wenn ich dort bin, through which, on the fundament of the kinaesthetic Leib, two bodies can really have the same position, but in different times. In the second part of the chapter we examine the problem of the relationship between empathy and imagination and, generally, between empathy and the other possible forms of presentification, as memory, phantasy and Bildbewusst; in particular we underline how, in connection with empathy, we can find a specific form of imagination, determinable as a gebundene Phantasie. Finally the fourth chapter, Normality and deviations: how far can analogy go?, begins with a brief digression in another possible expression of the exchange of position: als ob ich er wäre, a formulation that refers to the constituted intersubjectivity and through which Husserl shows the involvement to the other's point of view; the other is now understood as a full personality, as a person with his peculiar relation with the surrounding world. After this brief digression, the analysis is focused on the fundamental problem of the normality-abnormality definition, which is a central pair for the empathy problem. Indeed Husserl himself has underlined how the whole phenomenology of intersubjectivity is based on the implicit presuppose of normality; however this presuppose must be explicitated and thematized. The normality shows then itself as an idealisation, because in the reality we can't find neither the average-man, nor the average-experience of the world. On these basis we distinguish two different concepts of abnormality: the first one is the "daily" abnormality, that remains in the normality sphere, and it's for example represented from the case of the colour blindness; the second one is the abnormality, that represents instead a real "break" with the normality sphere and that requires us to figure out if the exclusion of the real abnormal variations of subjectivity, such as animals or insane people, from the intersubjective constitution of reality is a really founded operation.
Tra corporeità , spazialità  e immaginazione: forme dell'empatia in Husserl. Riassunto La ricerca si è focalizzata sull'empatia husserliana intesa quale momento centrale nella costituzione della soggettività  fenomenologica, come un vero e proprio percorso genetico nel quale il soggetto husserliano si rivela come un essere strutturalmente legato agli altri dai livelli del Leib fino a quelli del Geist. In particolare, a partire dall'analisi dei testi di HUA XIII-XIV-XV Zur Phänomenologie der Intersubjektivität, dei manoscritti sull'intersoggettività  ancora inediti (gruppo E) e, naturalmente, di opere come le Meditazioni cartesiane o Idee II, l'attenzione si è concentrata sull'analisi degli strati sorgivi e primari dell'empatia husserliana, quelli legati soprattutto ai processi fisici e psico-fisici, nel tentativo di mostrare che se si vuole davvero comprendere quale sia il fondamento primo della possibilità  di accesso all'altro, cioè come sia possibile che l'alter-ego venga a rappresentare un reale Mitsubjekt con una funzione costituente nei confronti del mondo, si deve ripartire dall'analisi delle dinamiche empatiche più basilari, dall'origine corporea del nostro rapporto con gli altri. La tesi si compone di quattro capitoli, il primo dei quali, intitolato Riduzione e riduzioni: la funzione dell'astrazione primordiale, prende in esame soprattutto il problema della riduzione primordiale, momento della fenomenologia husserliana dell'intersoggettività  spesso frainteso dalla critica, ma che deve invece essere chiarito come essenziale da un punto di vista metodologico, per comprendere sia ciò che unisce i diversi ego, sia ciò che li distingue. La riduzione primordiale è stata prima di tutto definita e differenziata rispetto agli altri tipi di riduzione e, in secondo luogo, analizzata in relazione alla questione ancora molto dibattuta dell'Ur-Ich. Si è inoltre chiarito il significato dell'"empatia primordiale" e dell'"altro primordiale" e si sono prese, più in generale, in considerazione le modalità  di "uscita" dall'astrazione primordiale, e cioè quelle forme di auto-estraneazione delle quali il soggetto dispone già  nell'astrazione primordiale stessa, evidenziando la differenza tra sich anders fingieren e sich Andere fingieren. Il secondo capitolo, dal titolo Analogia ed empatia corporea, si sofferma invece sul tema centrale dell'€™empatia husserliana, e cioè quello dell'€™analogia, con particolare attenzione alla sua più originaria declinazione nel senso di analogia corporea. Nella prima parte si procede ad una definizione della natura dell'€™analogia husserliana: in primis si mostra come essa sorga in contrapposizione alla teoria dell'€™Analogienschluss di Lipps ed Erdmann, per definirsi invece come un tipo di associazione passiva e del tutto pre-inferenziale; in secondo luogo se ne propone un'interpretazione nel senso di una forma di analogia di partecipazione. Nella seconda parte si esaminano invece le forme primarie di riempimento dell'€™analogia, mostrando, come il riconoscimento dell'€™altro abbia non solo una prima attivazione nella passività , ma anche molteplici momenti di "€œriempimento"€; tali momenti di "€œriempimento"€ sono stati presi in considerazione attraverso la differenziazione tra empatia propria e impropria, evidenziando come l'€™empatia sorga sempre in diretta relazione alla percezione della corporeità , intesa non solo come Leibwahrnehmung, ma addirittura come vera e propria Körperwahrnehmung. Il terzo capitolo si intitola Analogia in movimento: lo scambio di posizioni e analizza lo sviluppo in senso dinamico dell'analogia husserliana, mostrando come l'€™empatia debba fondarsi su concrete possibilità  di partecipazione al punto di vista dell'altro, inteso non solo in senso metaforico, ma primariamente come vero e proprio spazio dell'€™altro; queste possibilità  sono analizzate da Husserl attraverso le differenti modulazioni che lo scambio di posizioni offre e, in particolare, attraverso la tematizzazione in primis dell'€™wenn ich dort bin, rappresentazione che, attraverso l'€™uso di una componente immaginativa, permette a due soggetti di avere la stessa posizione nello stesso momento; e successivamente del wie wenn ich dort wäre, in base al quale per, invece, sulla base del Leib cinestesico, due corpi possono realmente venire ad occupare la medesima posizione, sebbene in tempi differenti. Nella seconda parte del capitolo si analizza il problema del rapporto tra empatia e immaginazione e, più in generale, del rapporto tra l'€™empatia e le altre possibili forme di presentificazione, come il ricordo, la fantasia e la coscienza d'€™immagine; in particolare è stato sottolineato come in relazione all'empatia si possa rintracciare una forma specifica di immaginazione, definibile come "immaginazione posizionale" o gebundene Phantasie. Infine il quarto capitolo, Normalità  e deviazioni: fin dove può giungere l'€™analogia?, si apre con una breve incursione in un'ulteriore possibile espressione dello scambio di posizioni: als ob ich er wäre, formula che rinvia all'€™intersoggettività  costituita e attraverso la quale Husserl tematizza la partecipazione alla punto di vista dell'€™altro, altro ora inteso come personalità  a tutto tondo, come persona con una sua determinata e peculiare relazione con il mondo circostante. Dopo questa incursione, le analisi si rivolgono invece al fondamentale problema della definizione del binomio normalità-anormalità, binomio essenziale per il problema dell'€™empatia; è infatti Husserl stesso a sottolineare come l'€™intera fenomenologia dell'€™intersoggettività  si basi sul presupposto implicito della normalità , presupposto che deve però ad un certo punto essere esplicitato e tematizzato. La normalità  si mostra allora nella sua natura di idealizzazione, poiché nella realtà  non si danno né l'€™Uomo-medio, né l'€™esperienza del mondo-media. Su tali basi si sono allora distinti due differenti concetti di anormalità : l'€™anormalità  "€œquotidiana"€, che permane nella sfera della normalità  stessa ed è rappresentata, ad esempio, dal caso ad Husserl particolarmente caro del daltonismo; e l'anormalità  che invece rappresenta una vera e propria "€œrottura"€ con la sfera della normalità  e che ci pone nella situazione di comprendere se l'€™estromissione dalla costituzione intersoggettiva della realtà  delle vere e proprie variazioni anomale della soggettività , come gli animali o i pazzi, sia davvero un'operazione fondata.
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8

Pappalardo, Lucia. "Fede, immaginazione e scetticismo in Gianfrancesco Pico della Mirandola." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/883.

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Abstract:
2009 - 2010
La tesi prende le mosse dal tentativo di proporre un'ipotesi di interpretazione dell'opera di Giangrancesco Pico della Mirandola; in particolare dall'intenzione di verificare se al fondo di una produzione vasta, eterogenea per contenuti e generali letterari sperimentati, come quella di Pico, si possono individuare motivi e nodi concettuali utili a rendere conto della continuità, o della discontinuità (quando si rileva) tra i diversi scritti; e quindi, in ultima analisi, tali da permettere di affrontare con maggiore consapevolezza la domanda sullo statuto di quest'opera nella storia della filosofia del Rinascimento... [a cura dell'autore]
IX n.s.
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9

TINAZZI, CLAUDIA. "Aldo Rossi, realtà e immaginazione : la casa, espressione di civiltà." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/11578/278631.

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10

Moda, Vanessa <1989&gt. "Realtà fotografica e immaginazione: L'incanto del ricordo in Tanizaki Jun'ichirō." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13480.

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Abstract:
La tesi si propone di analizzare la natura del ricordo attraverso diverse opere di Tanizaki Jun'ichirō. L'elemento fotografico, presente come mezzo di evocazione del ricordo, è fondamentale per indagarne l'essenza, in contrapposizione sia alla realtà che all'immaginazione.
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11

Leoni, Manuel <1997&gt. "Ontologia e dialettica. Essere, linguaggio e immaginazione: il sentiero dell’élenchos." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21453.

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Abstract:
La lunga tradizione ontologica, ravvisabile sin da Parmenide, presenta un essenziale cortocircuito. Il registro del discorso ontologico e il suo metodo, che Parmenide per primo chiamò "élenchos", è, sin dalle origini, un elemento più pervasivo di quanto si voglia generalmente riconoscere, e richiede perciò oggi risolutivi chiarimenti. Questo lavoro fornisce un'analisi storico-filosofica della sedimentazione del concetto greco, fortemente problematico, di élenchos negli autori fondamentali della tradizione ontologica fino ai giorni nostri. Da questo dialogo con la tradizione emergerà il volto impensato della tradizione filosofica, per riconoscere nel luogo di costituzione del sapere filosofico la possibilità di rispettare altre forme di sapere, tra cui l'evento essenziale a cui pare accennare il cristianesimo.
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12

Chiaravalli, Iacopo. "La mente creativa. Matematica, immaginazione e pensiero astratto in Descartes." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3421852.

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Abstract:
The aim of the present work is a new interpretation of modern science based on the concept of construction. In the first part of the work I poin out the main features of modern science as a subjective challenge. In the second I show the social and political context of cartesian science. In the third part I show in which terms construction is the main category of modern mathematics and therefore of modern sciences. In the end I propose a shor comparison between Aristotle's notion of intellect and the cartesian one, pointing out the rolle of imagination as main faculty of modern science.
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Cavazzana, Alessandro. "Uncanny Resemblance. Rappresentazione, contesto, identità e immaginazione nell’approccio alla metafora visiva." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari, 2019. http://hdl.handle.net/10278/3741117.

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14

Cavazzana, Alessandro <1985&gt. "Uncanny resemblance : rappresentazione, contesto, identità e immaginazione nell'approccio alla metafora visiva." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15015.

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Abstract:
Che cosa vuol dire, per un'immagine, comunicare il proprio significato attraverso un funzionamento che può essere definito metaforico? Il lavoro intende esaminare il fenomeno delle metafore visive per mezzo di un approccio ex parte interpretis. Lungo la trattazione, attraverso un’analisi critica della sfaccettata letteratura sul tema, si cercherà di far emergere i limiti e i pregi di alcune posizioni sulla metafora visiva, proponendo al contempo una soluzione interpretativa. Il capitolo conclusivo, infatti, cerca di elaborare una teoria originale delle visual metaphors che risponda alla seguente domanda: qual è il ruolo della mental imagery nell’elaborazione delle metafore visive? La proposta teorica individua nella struttura sillogistica il processo di pensiero comune tra immagini e parole, suggerendo come, in ambito visivo, l’imagery ricopra il ruolo che nella comprensione di metafore verbali spetta all'inferenza conversazionale.
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Arini, Davide <1981&gt. "La metafora proibita : la scepsi di Nietzsche tra immaginazione, libertà e giustizia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1108.

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Abstract:
La filosofia di Nietzsche si presenta ancor oggi come problematica, almeno nella misura in cui si cerca di comprenderla nella sua interezza. Questa tesi, sulla base di una rigorosa verifica dei testi in lingua originale, in particolare La Gaia scienza e le opere a essa successive, mostra che può essere interpretata come una raffinata forma di scepsi. In primo luogo è mostrato il rapporto tra questa scepsi e la prosa nella quale si esprime. Vengono poi discussi alcuni dei problemi più importanti e attuali che tale scepsi solleva, quali quello della verità, della conoscenza, del prospettivismo, dell’immaginazione e del linguaggio. Alla luce di questa interpretazione emerge non soltanto la coerenza generale della sua opera, bensì anche il fatto che la questione della giustizia riveste in essa un ruolo centrale. In armonia con il senso che assume nella tradizione, anche in Nietzsche dunque la scepsi è, nel suo significato più profondo, un ethos.
Nietzsche’s philosophy still rises some problems nowadays as scholars try to understand all its declinations. This research – on the basis of the rigorous examination of the original texts, in particular Die fröhliche Wissenschaft and the following works – shows that his philosophy can be interpreted as a refined form of skepticism. At first it is explained the relationship between Nietzsche’s concern of skepticism and his prose, furthermore there is an analysis of some of the most important and most noteworthy problems that his skepticism raises, for example the problems of truth, knowledge, perspectivism, imagination and language. This interpretation highlights the consistency of Nietzsche’s work, but also the theme of justice as a very relevant point for his work. According with the traditional meaning of « skepticism », this word is assumed to be an ethos in its most deep sense in Nietzsche’s philosophy.
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Pecorelli, Margherita. "Effetti della tDCS sui pattern ERS/ERD indotti da immaginazione motoria: stato dell'arte." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11307/.

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Abstract:
I sistemi BCI EEG-based sono un mezzo di comunicazione diretto tra il cervello e un dispositivo esterno il quale riceve comandi direttamente da segnali derivanti dall'attività elettrica cerebrale. Le features più utilizzate per controllare questi dispositivi sono i ritmi sensorimotori, ossia i ritmi mu e beta (8-30 Hz). Questi ritmi hanno la particolare proprietà di essere modulati durante l'immaginazione di un movimento generando così delle desincronizzazioni e delle sincronizzazioni evento correlate, ERD e ERS rispettavamente. Tuttavia i destinatari di tali sistemi BCI sono pazienti con delle compromissioni corticali e non sono sempre in grado di generare dei pattern ERD/ERS stabili. Per questo motivo, negli ultimi anni, è stato proposto l'uso di tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva, come la tDCS, da abbinare al training BCI. In questo lavoro ci si è focalizzati sugli effetti della tDCS sugli ERD ed ERS neuronali indotti da immaginazione motoria attraverso un'analisi dei contributi presenti in letteratura. In particolare, sono stati analizzati due aspetti, ossia: i) lo studio delle modificazioni di ERD ed ERS durante (online) o in seguito (offline) a tDCS e ii) eventuali cambiamenti in termini di performance/controllo del sistema BCI da parte del soggetto sottoposto alla seduta di training e tDCS. Le ricerche effettuate tramite studi offline o online o con entrambe le modalità, hanno portato a risultati contrastanti e nuovi studi sarebbero necessari per chiarire meglio i meccanismi cerebrali che sottendono alla modulazione di ERD ed ERS indotta dalla tDCS. Si è infine provato ad ipotizzare un protocollo sperimentale per chiarire alcuni di questi aspetti.
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MORGIGNO, TANIA. "Non temere la vampa del sole, Né la furia scatenata dell’inverno Soglia poetica dei contrari per trasformare lo sguardo sulla sofferenza psichica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/88402.

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Abstract:
Accanto al pensiero razionale, possiamo affiancare l’immaginazione poetica e artistica come fonte di conoscenza con cui esplorare i fenomeni educativi e le manifestazioni dell’esistenza, perché insieme a Corbin, Jung, Bachelard, Durand, Hillman, Wunenburger, Mottana, Antonacci, possiamo considerare l’immagine, che animi arte, poesia, letteratura, sogni, allucinazioni, archetipi, simboli, miti, giochi, religioni, non meno importante del linguaggio concettuale. Le rappresentazioni culturali di ogni tempo e luogo formano ed esprimono un particolare immaginario che determina un certo tipo di stile dell’epoca. Nella cultura occidentale contemporanea sembrano prevalere strutture diurne dell’immaginario, ossia simboli, miti, tecniche, atteggiamenti che restituiscono un’immagine del mondo come luogo dell’antitesi, della contrapposizione dialettica, caratterizzato dalla propensione alla visibilità, alla parcellizzazione e al controllo dell’esperienza (Durand, 1963). In una tale condizione di predominio culturale, è plausibile rintracciare uno sbilanciamento immaginativo, che porta con sé un incremento di condizioni di malessere e disagio, di squilibri per la psiche, personale e collettiva. E se le tecniche di intervento prevalenti, per ovviare o alleviare questi stati di sofferenza, sono mosse da uno stesso orientamento pedagogico, ecco allora l’importanza e l’urgenza di lavorare a una compensazione immaginativa, integrando ogni aspetto della vita con una propensione notturna (ivi). Abbiamo, quindi, bisogno di nutrirci di immagini, spazi, tempi, attività che ci permettano di sperimentare le tensioni polarizzanti dell’esperienza, di vivere sulle soglie dei mondi poetici e ludici, dove possiamo riconoscere l’integrità dell’esistenza e educarci a un benessere psichico, dell’anima, che oscilla sempre verso una tensione unitaria. La ricerca percorre un tragitto formativo fra teoria e prassi, tra l’interpretazione simbolica di opere d’arte, portatrici di segni riferibili all’esperienza di disagio mentale, e la narrazione dei percorsi laboratoriali, luoghi in cui è stato, ed è possibile entrare in relazione con la sofferenza psichica mediante una modalità immaginativa psico-corporea. Il processo è caratterizzato da una circolarità fra questi momenti, poiché l’interpretazione simbolica di opere d’arte apre a orizzonti di senso che a ogni incontro con il gruppo dei partecipanti all’attività formativa vengono a loro volta arricchiti di nuovi significati e possibilità di lettura. Volgere lo sguardo verso una “pedagogia dell’immaginazione” (ivi) può contribuire a trasformare l’approccio culturale rispetto a quel doppio misterioso, scomodo, imprevedibile, ambiguo, doloroso, inopportuno, imperdonabile di ognuno, che è poi l’ombra proiettata da una civiltà in cui regna il mito luminoso del visibile.
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De, Toni Emmanuela. "Ovunque e in nessun luogo. Sensazione, immaginazione e ragione nel pensiero di Maurice Merleau-Ponty." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426694.

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Abstract:
This research focuses on Merleau-Ponty’s aim to explore and form a new idea of Reason, i.e. an “expanded Reason”. The starting point is the ontological rehabilitation of Sensation, primarily the attention given to the secondaries qualities in opposition to Descartes, who had strongly rejected them. The a-conceptual nature of Sensation leads to reform the Intellect in correlation with an enhancement of the powers of Imagination. Through Kantian productive Imagination and its Lachièze-Rey’s interpretation as a body-related faculty, Imagination is considered by Merleau-Ponty as the natural ground of Cogito. The latter is defined as a “pensée existante”. This notion of Imagination and the emphasis on the existential aspect of Thought (in contrast with any essentialist interpretation) theoretically leads Merleau-Ponty to replace the genesis of Ideality in the Sensible and to take into account the highly multiform dimension of Imaginary. Imaginary is not assumed anymore as the contrary of the Real nor is correlated to the egological activity of Sinngebung. The interest Merleau-Ponty shows in psychoanalysis is indeed mostly justified by the prominent role given to Imaginary in clinical studies. Psychoanalytic methodology has nothing to do with the traditional play of the faculties nor with the classical idea of causality because according to Merleau-Ponty, even if a certain interpretation tends to highlight a mechanicist trend in Freudian metapsychology (which is, by the way, true), the central core of Freudian revolution is the operational concept of “surdétermination symbolique”, a new kind of causality excluding the Subject-Object antinomy. Furthermore, psychoanalysis allows Merleau-Ponty to point out a peculiar form of reflection of the body. Thanks to the Bergsonian concept of duration, but also in contrast to it, Merleau-Ponty develops a theory of temporality and spatiality where space and time are together involved in the ontological structuration of reflective relations. This is corroborated by the psychoanalytic notion of Unconscious and dream analysis. Space is positively evaluated after Bergson reduced it to an intellectual construct in his thesis Quid Aristoteles de loco senserit and in his Essai sur les données immédiates de la conscience. Merleau-Ponty’s account for the cogenerative simultaneity of space and time is related to the analysis of the chiasmatic relation of the visible and the invisible and the theory of Being. The imaginary invisibility of the Sensible, which Merleau-Ponty conceives both as a sensible object and the sentient body, helps him to redefine the field of Thinking and the technical meaning of “concept”. Thinking and concepts head towards a never ending clarification of Being and its sensible enigmas, which we always experience in our natural condition of perceptive faith. Merleau-Ponty’s program of enhancing the dimension of Reason coincides therefore with the claim for an exam of the primal layer (“couche”) of sensible beings, whose texture is discovered as imaginary-formed (against Sartre’s thesis of the non-observability of Imaginary) and doubled by invisibility. From a methodological point of view, such a reconsideration of the relationship between the Imaginary and the Real entails that philosophical reflection is thus lead to question its own technical skills to express this primordial ground (the skepticism of the Cartesian doubt and the phenomenological eidetic reduction), and to interpret them as an ineluctable yet insufficient way to “becoming accustomed” to Being.
La tesi prova a ricostruire il percorso di allargamento della ragione, auspicato a più riprese da Merleau-Ponty, attraverso la perlustrazione degli assi portanti della sua filosofia. Si è tentato di vedere nella riabilitazione ontologica della sensazione, in particolare delle qualità secondarie tanto avversate dall’ontologia razionalistica cartesiana, non soltanto il punto di partenza ma anche la linfa vitale della proposta filosofica di Merleau-Ponty. L’enfasi sulla a-concettualità della sensazione percettiva conduce ad una riforma dell’intelletto e ad una apertura del concetto che ha per correlato essenziale un’estensione ipertrofica del potere dell’immaginazione. Sulla base dell’immaginazione produttiva di Kant, filtrata dalla lettura di Lachièze-Rey che ne fa una facoltà corporalmente strutturata, Merleau-Ponty definisce l’immaginazione come il fondo naturale del Cogito. Quest’ultimo è concepito come “pensée existante”. Una siffatta immaginazione, unitamente all’enfasi accordata al carattere d’esistenza del pensiero (di contro ad ogni lettura essenzialista), porta Merleau-Ponty a ricollocare la genesi dell’idealità entro la culla della sensorialità. Una volta articolata in tal modo l’immaginazione, Merleau-Ponty è libero di esplorare il terreno fecondo dell’immaginario, non più costretto entro i termini restrittivi dell’antinomia al reale imposti dal regime della Sinngebung. Sarà proprio il tema dell’immaginario ad emergere con forza dalla disamina dei contributi di trascendenza offerti dall’istanza psicoanalitica. La psicoanalisi consente a Merleau-Ponty di mutuare una metodologia che oltrepassa il gioco delle facoltà e delinea una causalità di sovradeterminazione simbolica, indipendente dalle rigide nozioni di “soggetto” e “oggetto”. Essa gli permette inoltre di ribadire vigorosamente la peculiare riflessività del corpo. Grazie alla dottrina bergsoniana della durata, ma anche in contrasto con essa, Merleau-Ponty elabora una idea di temporalità e spazialità secondo la quale tempo e spazio sono implicati nella strutturazione ontologica dei rapporti riflessivi stessi. Ciò è corroborato dalla nozione psicoanalitica di inconscio e dal portato ontologico e simbolico dei sogni. Lo spazio viene ampiamente rivalutato da Merleau-Ponty, rispetto alla riduzione cui l’ha costretto Bergson nella tesi latina Quid Aristoteles de loco senserit e nel capitale saggio Essai sur les données immédiates de la conscience. La teoria merleau-pontyana della simultaneità cogenerativa di spazio e tempo è correlata all’analisi della relazione chiasmatica tra il visibile e l’invisibile, nonché con il concetto di “deiscenza” dell’Essere. Il contatto con l’invisibilità immaginaria del sensibile ― inteso nella duplice accezione di sensibile e sensibile-senziente corporeo ― ridefinisce il piano di lavoro del pensiero e del concetto nei termini di una delucidazione mai completa degli enigmi dell’Essere, di cui facciamo esperienza nel regime naturale della fede percettiva. La riforma della ragione viene pertanto a coincidere con l’appello ad esaminare lo strato (“couche”) primordiale degli esseri sensibili, la cui “texture” Merleau-Ponty, di contro al principio di non-osservabilità dell’immaginario stabilito da Sartre, scopre essere connotata precisamente di immaginario. Dal punto di vista metodologico, questa rivalutazione dei rapporti tra immaginario e reale induce Merleau-Ponty a sostenere che la riflessione filosofica, interrogando il fondo primordiale dell’Essere, è inevitabilmente portata a mettere in questione i suoi stessi strumenti tecnici (lo scetticismo del dubbio cartesiano e la riduzione eidetica della fenomenologia). Essi si rivelano le modalità insopprimibili, anche se insufficienti, di cui disponiamo per “nous apprivoiser” all’Essere.
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Antonello, Annarosa <1967&gt. "Nei cieli di Icaro l'opera va al nero: immaginazione e sentimento per una società post-tecnologica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8409.

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Abstract:
Problema tematico: la società tecnologica ha offuscato, dimenticandole, le figure fonti d’ispirazione e potenza creativa: l’arte in particolare si è separata dalla sua funzione sociale specializzandosi in design e marketing, futili strumenti al servizio del consumismo. Soluzione proposta: L’arte deve tornare a farsi voce critica del presente e simbolo di futuro; forgiarsi una nuova identità autentica attraverso una metamorfosi che rievochi, recuperandolo, il legame con le origini; farsi promotrice di nuovi linguaggi nella direzione di intercettare le evoluzioni antropologiche e comportamentali prodotte dalla deriva tecnocratica in particolar modo del prodotto-uomo digital-virtuale. L’uomo dell’età tecnologica vive due livelli di realtà spesso inconciliabili: nessuno di questi due mondi ha conservato o previsto un pezzetto di cielo per poter ancora volare.
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Di, Martino Carla. ""Ratio particularis". Immaginazione, cogitativa ed estimativa da Ibn Sînâ a Tommaso d'Aquino : Contributo allo studio della tradizione arabo-latina della psicologia di Aristotele." Paris, EPHE, 2003. http://www.theses.fr/2003EPHE5015.

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Abstract:
Cette étude, par un choix méthodologique conscient, s’est organisée suivant deux voies différentes : une voie d’histoire des textes, en suivant la transmission arabo-latine des textes psychologiques d’Aristote, à savoir, le « De anima » et les « Parva Naturalia », et une voie d’histoire doctrinale, en étudiant la réception de ces œuvres et la réaction, direct (exégèse) et indirecte (traité de psychologie), aux doctrines contenues. La détermination précise de l’apport de la science psychologique arabe, en particulier de Ibn Sînâ / Avicenne et de Ibn Rushd / Averroès, à l’attitude et aux thématiques de la tradition psychologique latine, d’abord augustinienne, puis de l’intégration, sur des sujets donnés, des trois traditions augustinienne, arabe et aristotélicienne dans l’œuvre d’Albert et de Thomas, représentants excellents de la pensée philosophique latine du XIIIe siècle, me semble un premier résultat important. Le fait d’avoir placé dans leur cadre historique et doctrinal des concepts capitaux du lexique arabo-latin, comme intentio, mémoire, forme spirituelle, reditio, ratio particularis, et leur intégration dans la philosophie latine, me semblent en être un second. Cette étude, d’ailleurs, ne ‘est voulu être qu’une contribution à l’étude de la tradition arabo-latine de la psychologie d’Aristote. C’est là ma première contribution, dans le cadre plus général du courant, auquel j’espère continuer à apporter mon concours, d’une redécouverte de nos racines médiévales, qu’elles soient chrétiennes, islamiques et judaïques, car l’histoire de la pensée est surtout une histoire humaine, on ne peut lui imposer un cours, tout comme l’arrêter
Through an aware methodological choice, this study has been organized following two different ways: the first one deals with the history of texts, and it studies the Arabic and Latin tradition of Aristotle’s psychological works, i. E. “De Anima” and “Parva Naturalia” ; the second way deals with a doctrinal history and it studies how these works were interpreted and both the direct (exegesis) and indirect (psychological traits) reactions to the doctrines that were in these works. The precise awareness of the influence of the Arabic psychological science, especially Ibn Sînâ / Avicenna and Ibn Rushd / Averroes, to the themes of the Latin psychological tradition, originally Augustinian, and also of the integration of the three traditions, i. E. The Augustinian one, the Arabic ones and that of Aristotle, in the Albert and Aquina’s works, which are two excellent representatives of the Latin philosophical theories of the 13th century, is the first important result of this work. The historical and doctrinal framing of very important concepts in the arabo-latin lexicon that is “intention”, memory, Spiritual Form, “reditio”, “ratio particularis” and the study of their integration onto the Latin philosophy is the second result. This study is nothing but a contribution to the study of the arabo-latin tradition of the Aristotle’s psychology. It is the first contribution to a more general picture, to which I hope to keep on contributing with my own studies, to rediscover our medieval origins both Christian, Jewish or Islamic, since the history of thought is above al a human history: we cannot channel it in a fixed route and, least of all, try to stop it
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Mario, Lucia Daniela <1955&gt. "Se immagino capisco : il ruolo dei processi simulativi e metaforici nella comprensione del testo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2249.

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Abstract:
Scopo della presente ricerca è esplorare il ruolo dell’immaginazione nella comprensione del testo. L’immaginazione di cui si parla non è naturalmente riferita al “fantasticare” o alla facoltà di concepire qualcosa al di fuori di regole o della razionalità, ma come la concepisce G.Lakoff, e cioè una razionalità immaginativa che sfrutta l’immaginazione per comprendere quello che non possiamo comprendere interamente o direttamente. L’idea nasce a partire dalla tesi sostenuta da V. Gallese e G. Lakoff in The Brain’s Concepts (2005) secondo cui la comprensione dei concetti, siano essi concreti o astratti, richiede la “simulazione” (Embodied Simulation; ES) e il coinvolgimento attivo del sistema sensori-motorio. In base alla teoria ES si assume che la comprensione di un testo derivi dalla possibilità di immaginare (simulare) ciò di cui si parla nel testo, a partire da parole o frasi di natura sensorimotoria che attivano i programmi percettivo-motori collegati alle parole-stimolo e mappate in base all’esperienza con le cose e le azioni a cui il testo fa riferimento. L’idea è che, diversamente dalle concezioni cognitiviste che riconducono la comprensione di un testo a processi di elaborazione di simboli arbitrari, la dinamica percettivo-motoria del testo, indotta da parole o gruppi di parole che conducono azioni e percezioni, attivi una configurazione (modellizzazione) che “rifletterebbe” la struttura del testo (e quindi la sua comprensione) in relazione al grado di “somiglianza strutturale” che si verrebbe a creare tra modellizzazione testuale e modellizzazione interna (rappresentazione). L’approccio metodologico utilizzato per indagare la natura embodied della comprensione trae ispirazione da uno degli indirizzi di ricerca più innovativi e autorevoli: la Neurofenomenologia, termine coniato da F. Varela per coniugare i risultati e le teorizzazioni derivanti dalle ricerche delle neuroscienze cognitive (in particolare quelle che riguardano il ruolo dei neuroni specchio nella comprensione delle frasi) con i resoconti in prima persona dei soggetti alle prese con la comprensione di un testo. Per corroborare l’ipotesi di ricerca è stato costruito uno strumento denominato CAT (Prova di Categorizzazione Testuale) realizzato sulla base dei risultati delle recenti ricerche in ambito neurofisiologico, neurolinguistico e all’orientamento neurofenomenologico, con lo scopo di far emergere i resoconti in prima persona, cioè le strutture di pensiero coscienti riconducibili a esperienze e immagini richiamate dal soggetto mentre comprende un testo. Il grado di “somiglianza strutturale” è stato inferito attraverso la scelta operata dal soggetto a più livelli: a) la scelta delle parole senso-motorie collegate allo scopo del testo; b) la scelta dell’immagine metaforica (tra sei disponibili) collegata al testo; c) l’esperienza personale reclutata. I risultati ottenuti avvalorano l’ipotesi secondo cui la comprensione di un testo implica una “somiglianza di strutture di relazione” tra la configurazione generata a livello immaginativo dalle parole-concetto espresse nel testo e la configurazione o struttura testuale. Ne consegue che, se la direzione di ricerca qui indicata ha buone possibilità di essere coerente con i risultati della ricerca neuoscientifica, e quindi con l’idea che la comprensione di un testo sia innescata a livello motorio (comprensione embodied), una tale svolta di paradigma non può essere trascurata dalle scienze della formazione e della cognizione, che dovrebbero essere indotte a riflettere sulle modalità di insegnamento e di apprendimento più consone alla nuova concezione del rapporto tra percezione, azione e cognizione.
The purpose of this research is to explore the role of imagination in understanding the text. The imagination of which we speak is not of course referring to "fantasize" or the right to conceive of anything outside rules or rationality, but from G. Lakoff’s point of view, that is one imaginative rationality that uses imagination to understand what we can’t fully or directly understand. The idea comes from the suggestion by V. Gallese and G. Lakoff in The Brain's Concepts (2005) that the understanding of the concepts, whether concrete or abstract, requires simulation (Embodied Simulation, ES) and the active involvement of the sensorimotor system. According to the ES theory, it is assumed that the comprehension of a text derives from the ability to imagine (simulate) what is mentioned in the text, from the nature of words or phrases of sensory-motor origin, activating perceptual-motor programs connected to the words stimulus and mapped based on experience with things and actions which the text refers to. The idea is that, unlike the cognitivist conceptions that lead back to the understanding of a text-making processes of arbitrary symbols, the dynamic perceptual-motor of the text, induced by words or groups of words that lead to actions and perceptions, activate a configuration (modelling) that "reflects" the structure of the text (and hence its understanding) in relation to the degree of "structural similarity" that would be created between modeling textual and internal modeling (representation). The methodological approach used to investigate the nature of embodied understanding is inspired by one of the most innovative research and authoritative addresses: the Neurophenomenology, a term coined by F. Varela to combine the results and theories derived from the research in cognitive neuroscience (in particular those relating to the role of mirror neurons in understanding a sentence) with the first-person accounts of people struggling with the understanding of a text. In order to support the research hypothesis a tool called CAT (Test Text Categorization) was built, made on the basis of the results of recent research in neurophysiology, neurolinguistic and neurophenomenological orientation, in order to bring out the first-person accounts , that is the conscious "structures of thought", relating to experiences and images recalled by the subject while he includes a text. The degree of "structural similarity" was inferred through the choice made by the subject on several levels: a) the choice of words sensory-motor connected to the purpose of the text; b) the choice of metaphorical image connected to the text (among the six available ones); c) the recruited personal experience. The results support the hypothesis that the understanding of a text involves a "similarity of structures of relationship" between the generated configuration at the imaginative concept expressed by the words in the text and the configuration or structure of the text. It follows that, if the search direction shown here has a good chance of being consistent with the results of the neuoscientifical research, and then with the idea that the understanding of a text is triggered at the motor level (embodied understanding), such a turn of paradigm can not be neglected by the Education and Cognitive Sciences should be encouraged to reflect on how teaching and learning are better suited to the new conception of the relationship between perception, action and cognition.
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BELLELLI, FERNANDO. "Filosofia e pedagogia della dignità umana. Il contributo di Giambattista Vico e Antonio Rosmini." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1200396.

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Abstract:
La ricerca contribuisce a determinare la teoria integrata della dignità umana, corrispondendo alle istanze del dibattito scientifico sull’argomento, in particolare sull’esigenza di costruire un modello capace di far interagire la teoria della dotazione con la teoria della prestazione. Riconoscendo che l’elaborazione di tale teoria integrata esige un confronto tra le teorie della dotazione e della prestazione con le teorie della giustizia, delle istituzioni e dell’educazione, si svolge una ricognizione filosofica, storica e storico-culturale di tale confronto, riguardo al dibattito più recente. L’elemento che pedagogicamente emerge, trasversale e importante ai fini del conseguimento degli obiettivi, è l’affezione, caratteristica sottesa in ciascuna teoria, e tuttavia finora o sottodimensionata, così come articolata estrinsecamente e/o giustapposta, oppure neppure messa in relazione con altre componenti delle teorie esaminate. Contestualizzata la questione sia dal punto di vista epistemologico, sia da quello storico-culturale, ci si concentra sull’analisi anche comparata del pensiero di Vico e Rosmini, inclusa l’interpretazione vichiana di quest’ultimo. Alla luce di tale analisi viene svolta una ricognizione della storia della ricezione del pensiero di entrambi gli autori in materia, soffermandosi sulle diverse scuole interpretative, con specifica attenzione alla pedagogia, per verificare se e quali elementi teorico-pratici si ricavino per contribuire all’elaborazione della teoria integrata. Particolare cura è dedicata al confronto tra i quattro filoni storico-teoretico-culturali delle aree interpretative del pensiero vichiano – trasversale alle accentuazioni delle quali è l’interpretazione del conatus – e le fasi della “questione rosminiana”, concentrandosi sulla svolta affettiva della sua metafisica dopo la novecentesca fine della metafisica. I principali argomenti di convergenza individuati tra Vico e Rosmini in tema di dignità sono: a) la concezione del linguaggio e l’epistemologia dell’immaginazione, struttura antropologica fondamentale che verte sul conatus/affezione; l’indagine è stata svolta anche tramite l’applicazione comparata dell’analisi dei corpora (in italiano e in inglese), in incrocio metodologico tra le scienze linguistiche e storiche; b) il ruolo dell’antropologico-religioso nella teoria dell’incivilimento (confrontata anche con quella del riconoscimento); c) la centralità del diritto e della storia per le dinamiche della società ispirate all’esigenza della giustizia sociale così come perseguita dalle istituzioni, in particolare da quelle educative (e politiche). La complementarietà degli approcci confluisce nella teoria integrata della dignità umana in quanto capacità di articolare nell’affective turn le teorie della giustizia, delle istituzioni e dell’educazione. Ciò si evidenzia nei diversi punti di vista, in specifico nell’analisi degli argomenti di convergenza: 1) la teodicea sociale di Vico è basata sulla storia fatta dagli uomini, nell’interazione provvidenziale della storia ideale eterna, profana e sacra; quella di Rosmini è basata sulla persona in quanto diritto sussistente, che si relaziona con se stessa, il prossimo e la trascendenza/Provvidenza in e tramite le tre società: domestica, civile ed ecclesiale; 2) la “pedagogia giuridica” in Vico è radicata nella dimensione retorica della Scienza Nuova e in quella estetica del diritto (sia come demitizzazione del mitologico, sia come immagine della generazione del Verbo nel facere del diritto naturale delle genti); in Rosmini nel sintesismo delle tre forme dell’essere, tale per cui gli ordini di riflessione dei diritti umani sono ad immagine di quelli della coscienza, che è giudizio speculativo di un giudizio pratico almeno del second’ordine di riflessione.
The research contributes to the definition of the integrated theory of human dignity, corresponding to the requirements of the scientific debate on the subject, in particular on the need to construct a model capable of connecting the theory of endowment with the theory of performance. Recognizing that the elaboration of this integrated theory requires a comparison between the theories of endowment and of performance with the theories of justice, of institutions and of education, a philosophical, historical and cultural-historical recognition of this comparison takes place, with regard to the most recent debate. The element that pedagogically emerges, which is transversal and important for the attainment of the objectives, is affection, a characteristic underlying each theory, yet still undersized, as extrinsically articulated and/or juxtaposed, or not even related to other components of the theories analyzed. Once the question is put into context both from an epistemological and a historical-cultural point of view, the focus is on the comparative analysis of Vico’s and Rosmini's thought, including the Vico’s interpretation of the latter. In the light of this analysis, a review of the history of the reception of the thought of both authors on the subject is carried out, focusing on the different interpretative schools, paying specific attention to pedagogy, to verify if and which theoretical-practical elements are obtained to contribute to the elaboration of integrated theory. Particular care is devoted to the comparison between the four historical-theoretical-cultural trends of the interpretative areas of Vico’s thought – to the accentuations of which the interpretation of the conatus is transversal – and the phases of the "Rosminian question", focusing on the affective turning point of his metaphysics after the twentieth-century end of metaphysics. The main topics of convergence identified between Vico and Rosmini on the subject of dignity are: a) the conception of language and the epistemology of the imagination, a fundamental anthropological structure that concerns the conatus/affection; the survey was also carried out through the comparative application of corpora analysis (in Italian and in English), in a methodological cross between the linguistic and historical sciences; b) the role of the anthropological-religious in the theory of civilization (also compared with that of recognition); c) the centrality of law and history for the dynamics of society inspired by the need for social justice as pursued by the institutions, in particular the educational (and political) ones. The complementarity of the approaches merges with the integrated theory of human dignity as a capacity to organize the theories of justice, institutions and education in the affective turn. This is evident in the different points of view, specifically in the analysis of convergence topics: 1) Vico's social theodicy is based on the history made by men, in the providential interaction of the ideal eternal, profane and sacred history; that of Rosmini is based on the person as a subsistent right, which relates to itself, to the neighbour and to the transcendence/Providence in and through the three societies: domestic, civil and ecclesial; 2) the "juridical pedagogy" in Vico is rooted in the rhetorical dimension of the New Science and in the aesthetic one of law (both as demythologization of the mythological and as an image of the generation of the Word in the facere of the natural law of the peoples); that of Rosmini in the synthesism of the three forms of the being, such that the orders of reflection of human rights are in the image of those of conscience, which is a speculative judgment of a practical judgment at least of the second order of reflection.
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MUCCI, MASSIMO. ""Experimental architecture" e utopia: l'architettura di Lebbeus Woods tra immaginazio0ne figurativa e decostruttivismo linguistico." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/11578/282414.

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Karam, Henriete. "Espaço-tempo e memória : a subjetividade em Le temps retrouvé, de M. Proust." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2008. http://hdl.handle.net/10183/29557.

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Abstract:
La thèse a comme corpus Le temps retrouvé, de Marcel Proust, et se propose d’aborder la subjectivité dans son articulation avec l’espace-temps et la mémoire, au travers des représentations du corps et de la sensorialité. Trois questions, identifiées au texte proustien, en constituent les prémices: (a) la notion d’identité confrontée aux images multiples et successives du moi; (b) l’importance du corps et de la sensorialité dans l’interaction entre le moi et le monde; et (c) la représentation et l’expression du moi, qui par l’intermédiaire du récit de la totalité des expériences vécues, recherche la construction d’une unité du sens. Relativement à ces questions, nous postulons que – sur le fondement des directions théoriques et méthodologiques du modèle sémiotique analogue-digitale développé par D. del Pino – que l’importance avec laquelle la subjectivité et le corps ont été réintégrés dans le discours de la majorité des sciences humaines; l’impossibilité de concevoir, après la révolution induite par les théories de la relativité et de la mécanique quantique, le temps comme une entité isolée de l’espace; parallèlement, le statut de liminarité, tant de la mémoire que de la subjectivité, proposent des voies spécifiques de lecture, d’analyse et d’interprétation de l’oeuvre. A partir de ces présupposés, la conscience du corps, l’image du moi et la signification du sujet sont analysés à la lumière de la phénoménologie et de la psychanalyse; le rôle du corps et de la sensorialité dans les opérations complexes d’appréhension et de la représention de soi et du monde; le concept d’espace-temps, ainsi que les notions heidegerriènes d’«être-aumonde » et de «temporalité originaire»; le récit du moi et la construction identitaire. Par l’analyse, au travers du discours, des aspects relatifs à l’instance narrative et, au niveau diégétique, de la continuité du moi, fondée entre l’espace-temps et la mémoire, on cherche à démontrer le caractère spatiotemporel des représentations avec lesquelles le Narrateur-Protagoniste du Le temps retrouvé relate la singularité de ses propres expériences preuve que son récit est la construction d’une unité de la conscience de soi, dans laquelle est impliquée la nature analogique de la relation moi-monde.
La tesi ha come corpus Le temps retrouvé, di Marcel Proust, e si propone di presentare la soggettività nella sua articolazione con lo spazio-tempo e la memoria, attraverso le figurazioni del corpo e della sensorialità. Si parte da tre questioni identificate nel testo proustiano: (a) la nozione di identità a fronte delle multiple e successive immagini dell’io; (b) la rilevanza del corpo e della sensorialità nell’interazione tra l’io e il mondo; e (c) la rappresentazione e l’espressione dell’io che cerca, mediante il racconto della totalità delle esperienze vissute, la costruzione dell’unità del senso. Considerando queste questioni, si intende – basandosi sulle proposte teoriche e metodologiche del modello semiotico analogico-digitale sviluppato da D. del Pino – che l’importanza con cui la soggettività ed il corpo vengono reintegrati nel discorso della maggior parte delle scienze umane, l’impossibilità di concepire il tempo come un’entità isolata dello spazio dopo la rivoluzione provocata dalle teorie della relatività e della meccanica quantistica e, parallelamente, lo stato della liminarità, sia della memoria che della soggettività, rendono possibile un’ottica specifica di lettura, analisi ed interpretazione dell’opera. A partire da questi presupposti, vengono studiate la coscienza del corpo, l’immagine dell’io e la significazione del soggetto, alla luce della fenomenologia e della psicanalisi; il ruolo del corpo e della sensorialità, nelle complesse operazioni soggettive di percezione e di rappresentazione di sé e del mondo; il concetto di spazio-tempo e, ancora, le nozioni heideggeriane di «essere-nel-mondo» e di «temporalità originaria»; la narrativa dell’io e la costruzione identitaria. Mediante l’analisi degli aspetti relativi all’istanza narrativa, a livello discorsivo, e della continuità dell’io, fondata fra lo spazio-tempo e la memoria, a livello diegetico, si cerca di dimostrare che il carattere spaziotemporale delle rappresentazioni, con le quali il Narratore-Protagonista di Le temps retrouvé racconta la singolarità delle proprie esperienze, fa emergere il fatto che la sua narrativa è la costruzione dell’unità della coscienza di sé, nella quale è contenuta la natura analogica del rapporto io-mondo.
A tese tem como corpus Le temps retrouvé, de Marcel Proust, e propõe-se a abordar a subjetividade em sua articulação com o espaço-tempo e a memória, através das figurações do corpo e da sensorialidade. Parte-se de três questões identificadas no texto proustiano: (a) a noção de identidade frente às múltiplas e sucessivas imagens do eu; (b) a relevância do corpo e da sensorialidade na interação entre o eu e o mundo; e (c) a representação e a expressão do eu, que, mediante o relato da totalidade das experiências vividas, busca a construção da unidade de sentido. Considerando tais questões, postula-se – com base nas diretrizes teóricas e metodológicas do modelo semiótico análogo-digital desenvolvido por D. del Pino – que a relevância com que a subjetividade e o corpo vêm sendo reintegrados no discurso da maioria das ciências humanas; a inviabilidade de, após a revolução provocada pelas teorias da relatividade e da mecânica quântica, se conceber o tempo como entidade isolada do espaço; paralelamente, o estatuto de liminaridade, tanto da memória, quanto da subjetividade, proporciona específico viés de leitura, análise e interpretação da obra. A partir de tais pressupostos, estuda-se a consciência do corpo, a imagem do eu e a significação do sujeito, sob a luz da fenomenologia e da psicanálise; o papel do corpo e da sensorialidade nas complexas operações subjetivas de apreensão e de representação de si e do mundo; o conceito de espaço-tempo, bem como as noções heideggerianas de «ser-no-mundo» e de «temporalidade originária»; a narrativa do eu e a construção identitária. Mediante a análise, no nível discursivo, dos aspectos referentes à instância narrativa e, no nível diegético, da continuidade do eu, fundada entre o espaço-tempo e a memória, se busca demonstrar que o caráter espaciotemporal das representações com que o Narrador-Protagonista de Le temps retrouvé relata a singularidade das próprias experiências evidencia que sua narrativa é a construção da unidade da consciência de si, em que está implicada a natureza analógica da relação eu-mundo.
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Fioretto, Roberto. "La "scoperta" del consumatore etnico. I rituali del marketing: comunicAzione, conoscenza e potere." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426038.

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Abstract:
The present essay is the result of an ethnographic research, carried out through participant observation and interviews from September 2005 to September 2006 in the Milan branch of Etnocom, first – and unique so far – Italian communication agency operating in multicultural marketing (ethnomarketing). The research takes an interactionist, constructivist perspective, focusing not so much on organizations considered as basically stable, but on the social processes which inform their action (organizing); it inquires into the processes that inspire the everyday life of organizations operating in the professional communication field. The core of the research deals with the working activity of a group of professionals operating in the multicultural marketing: it was from that activity that originated and shaped the ethnomarketing business. However ethnomarketing is studied mainly for its capacity to emphasize dynamics and processes that pass the limit of its own professional sphere; it also helps to better understand the background of this new – for Italy – type of marketing. In other words, the study of ethnomarketing – in its embryonic stages – helps to emphasize and get a clearer idea of the implicit conditions and the social processes that permeate traditional marketing. Furthermore, the organizations of professional communication are a breeding ground of imagination and (scraps of) meaning, which many people will make use of in order to build and interpret the world they are living in. Thus, those who work in such organizations act as social workers, whether they are aware of it or not. Considering that today’s power shows itself in its capacity to control both language and imagination, if such power is concerned in the way the meaning of communication is produced and received, the observation and the research into the professional communication organizations afford a great many starting points for investigating into the complex connections between knowledge, communication and power.
Il presente studio è il frutto di una ricerca etnografica, svolta attraverso osservazione partecipante e interviste in profondità tra il settembre del 2005 e il settembre del 2006 all’interno della sede milanese di Etnocom, prima – e a tutt’oggi unica – agenzia di comunicazione italiana operante nel marketing etnico. Da una prospettiva interazionista e costruzionista, che focalizza l’attenzione non tanto sulle organizzazioni intese come realtà oggettive tendenzialmente stabili (organizations) quanto sui processi sociali che informano l’organizzare (organizing), la ricerca indaga dall’interno i processi che animano la vita quotidiana di una organizzazione operante nel settore della comunicazione professionale. Al centro dello studio vi sono le pratiche lavorative di un gruppo di professionisti riconducibili al ceto professionale del marketing etnico, a partire dalle quali prende forma e si struttura il campo economico-professionale dell’etnomarketing. Il marketing etnico, tuttavia, è indagato primariamente per la sua capacità di enfatizzare dinamiche e processi che travalicano il campo professionale dell’etnomarketing stesso e consentono di proiettare un fascio di luce sulla più ampia cornice in cui questa nuova (per il contesto italiano) tipologia di marketing si inserisce. In altri termini, lo studio delle pratiche che animano l’etnomarketing – in fase statu nascenti – consente di mettere a fuoco, enfatizzandole, le premesse implicite e i processi sociali che informano il marketing tradizionale. Le organizzazioni della comunicazione professionale sono, inoltre, delle fucine simboliche in cui si elaborano immaginari e (frammenti di) senso, che molte persone utilizzeranno per interpretare e costruire la realtà sociale in cui sono immerse; chi lavora all’interno di tali organizzazioni svolge dunque, che ne sia o meno consapevole, un ruolo di “operatore culturale”. Se è vero che il potere odierno si manifesta nel controllo dei linguaggi e degli immaginari, se tale potere ha a che fare con il modo in cui si produce e si riceve il senso della comunicazione, l’osservazione e lo studio delle organizzazioni della comunicazione professionale offrono una nutrita messe di spunti per riflettere sulle complesse connessioni tra conoscenza, comunicazione e potere.
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Campagnaro, Marnie. "Libri e Albi illustrati. Analisi, strumenti e prospettive per una pedagogia dell'immaginazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421674.

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Abstract:
Introduction There is a peculiar place that inhabits the immense space of children’s literature, a place in which children enjoy a “special statute”. This is a place where, unlike other fields and due to the illustrated book’s structural specificity according to which the story is narrated through images, children can hold an equal dialogue with adults, and, if properly stimulated, show unsuspected liveliness and reading ability sometimes greater than those of adults. This special place dwells in the literary space of the picturebook. Traditionally employed with very young children (nursery and infant school) as an instrument of initiation into the pleasure of reading, the picturebook is proving to be an excellent resource for reading promotion also with older children. Objectives The research intends to examine the potential of the picturebooks and illustrated books to develop cognitive and emotional processes of visual literacy, artistic awareness and formation of critical and imaginative thought. Description The research is divided into two parts. The first part of the research concerns an international investigation on the picturebook, aiming to delineate the state of the art, in Italy and abroad, of the features, nature , potential and future perspectives of the contemporary picturebook. Such investigation has been accomplished by gathering the opinions expressed by a selected group of experts using Delphi Method. The investigation has involved some of the most important scholars of the international scientific community. Three categories of experts have been identified: professors and critics, illustrators, publishers. The expert group involved was formerly formed of 38 experts coming from Italy and the rest of the world: Europe (France, Germany, Great Britain, Portugal, Slovakia), Northern America (USA and Canada), Central America (Mexico) Africa (Senegal), Asia (Korea), and Australia. The second part of the research has employed the information gathered in the first part of the research to accomplish an observation research on the field. The field research has taken place in a primary school of the Province of Padua. Using the participant observation, the research group has observed the modalities of interaction, the response typology and the preferences expressed by children (6, 8 and 10 years) about the picturebooks and the illustrated books presented. The research has lingered over a the reading, analysis and iconic interpretation of the illustrated version of Red Riding Hood, Hansel & Gretel and Bluebeard. Children have been incited to move and orient themselves inside the aesthetic-visual dimension, and will be invited to express their critical evaluation through the comparison of seven different illustrated versions of the same fairy tale. The instruments of analysis employed for the observation research have been integrated by the use of a diary on the part of the child and of his family. A figurative questionnaire has been used too. Results The results have pointed out that there is a connection between the formation of the aesthetic-visual dimension and the formation of critical and imaginative thought: teaching to look into and through things and visual-emotional literacy are deeply tied to the constructivist mental operation of meaning attribution and “meaning making”.
Introduzione C’è un luogo singolare che abita lo spazio sterminato della letteratura per l’infanzia, un luogo in cui i bambini godono di uno statuto speciale. È un luogo in cui, a differenza di altri ambiti e grazie al peculiare linguaggio della narrazione, i bambini possono dialogare alla pari con gli adulti e, se opportunamente sollecitati, dimostrano vivacità e abilità di lettura insospettabili, a volte perfino superiori a quelle degli adulti. Questo luogo speciale dimora nello spazio letterario degli albi illustrati, altresì denominati picturebook. Tradizionalmente utilizzato con i bambini più piccoli (asilo nido e scuola dell’infanzia) quale strumento di iniziazione al piacere di leggere, il picturebook si sta rivelando un’ottima risorsa anche per la promozione della lettura nei ragazzi più grandi. Obiettivi Focus della presente ricerca è quello di studiare le potenzialità che l’albo e il libro illustrato hanno di sviluppare processi emozionali e cognitivi di visual literacy, di formazione del pensiero critico e immaginifico nei bambini in età scolare. Descrizione La ricerca è suddivisa in due parti. La prima parte riguarda una ricognizione internazionale sul picturebook che ha l’obiettivo di delineare lo stato dell’arte, in Italia e all’estero, delle caratteristiche, della natura, delle potenzialità di utilizzo e le prospettive dell’albo illustrato contemporaneo. Tale ricognizione è stata effettuata raccogliendo i pareri espressi da un selezionato gruppo di esperti attraverso la tecnica Delphi. La ricerca ha coinvolto gli studiosi più accreditati della comunità scientifica internazionale che, oltre a fornire i paradigmi più significativi della ricerca sul territorio mondiale, hanno orientato il successivo lavoro di sperimentazione sul campo. Il gruppo di esperti coinvolto nella prima parte della ricerca è costituito da 28 esperti provenienti dall’Italia e da altri paesi europei ed extraeuropei: Francia, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Slovacchia, USA e Canada, Senegal, Messico, Corea e Australia. La seconda parte della ricerca consiste nella restituzione dei risultati di una sperimentazione osservativa sul campo, a partire dalle indicazioni raccolte nella prima parte della ricerca stessa. Durante la sperimentazione, attuata in una scuola primaria della provincia di Padova, si sono osservate le modalità di interazione, la tipologia di risposta e le preferenze espresse dai bambini (6, 8 e 10 anni) rispetto ad alcuni albi e libri illustrati di fiabe. La ricerca si è soffermata sulla lettura, sull’analisi e sull’interpretazione iconica di Cappuccetto Rosso, Hansel & Gretel, Barbablù. I bambini sono stati sollecitati a muoversi e orientarsi all’interno della dimensione estetico-visiva e invitati a formulare una propria valutazione critica attraverso il confronto di sette diverse versioni illustrate della stessa fiaba. Oltre alle note etnografiche, si sono utilizzati ulteriori strumenti di indagine quali il diario di bordo e di famiglia e un questionario figurativo. Risultati I risultati hanno evidenziato che esiste una relazione tra il piacere della lettura e la formazione della dimensione estetico-visiva, del pensiero critico e immaginifico. E, ancora, quanto l’educazione allo sguardo e l’alfabetizzazione visivo-emozionale siano intimamente legate all’operazione mentale di stampo costruttivista dell’attribuzione di senso, del “fare significato”. Grazie alla loro articolata struttura visiva, gli albi e i libri illustrati hanno suscitato, attraverso il coinvolgimento emotivo e il sentimento della curiosità, una lettura “sensuale” del libro, hanno favorito nel giovane lettore l’attitudine all’osservazione, hanno incoraggiato una maggiore partecipazione nell’interpretazione della storia.
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BOTTO, FABIO. "Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43607.

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Abstract:
1.Lo sfondo teoretico Il canone filosofico occidentale. Sulla base di un confronto con le più significative posizioni acquisite dal dibattito ontologico svoltosi nello scorso secolo – in particolare seguendo la traiettoria tracciata dal pensiero di M. Heidegger, J. Derrida e J.-L. Nancy – nella prima parte dello studio si approda a una preliminare fissazione di quello che, nella tradizione filosofica occidentale, si è imposto come un vero e proprio canone. Una colonna vertebrale rispetto alla quale hanno potuto ramificarsi anche le direzioni teoretiche solo in apparenza più divergenti. Heidegger e Derrida hanno definito questo canone, che ha assunto il ruolo di DNA costitutivo del pensiero occidentale egemone, come onto-teo-ego-logia. L’ontologia della forma-presenza. Le analisi di Heidegger e Derrida convergono sulla definizione della “presenza” come concezione ontologica centrale dell’essere. Un oggetto è dichiarato come reale solo nella misura in cui è “reso-presente” (prae-ens) nell’esperienza. La presenza dell’oggetto viene fatta collimare, sempre all’interno del paradigma ontologico dominante, con la sua realtà. Quindi, con la sua calcolabilità razionale e con il suo inserimento in quella logica dell’oggettivazione e della manipolabilità che è alla radice dello sviluppo tecnologico della tecnica moderna e contemporanea. 2. Il mito cosmologico e il suo non-detto Il luogo di accoglienza della formazione. Nel mito del Timeo, a fronte della preponderanza ontologica delle istanze formali (Modello ideale) e formatrici (Demiurgo), viene lasciata indecisa da Platone la questione dello “sfondo”, del “luogo” (chōra), della “matrice” pre-originaria. Nella misura in cui essa sarebbe priva di forma (e quindi di presenza, di oggettività, di “realtà”), sarebbe in grado di accogliere, di dislocare al proprio interno ciò che può essere formato. Il pensiero spurio e onirico. Nel Timeo, Platone sostiene che la Madre di tutto ciò che è non può essere pensata dialetticamente, ma solo accostata facendo ricorso a un non meglio specificato pensiero “spurio”, “bastardo”, che somiglia molto da vicino all’esperienza onirica (Timeo, 52 b). Formazione e nichilismo. Mettendo a frutto le rarefatte ed enigmatiche indicazioni fornite dal Timeo, questa riflessione sull’incidenza simbolica del “luogo” della formazione, intende inserirsi nel dibattito filosofico-pedagogico contemporaneo sul nichilismo, contribuendo ad aprire un ulteriore fronte di discussione sulle radicali ricadute pedagogiche che la centralità nichilistica della categoria educativa di “formazione” ha via via assunto nella cultura occidentale. In quali termini parlare, allora, del “luogo” della formazione, della “Madre di ciò che viene formato”? Quale linguaggio, quale possibilità di comunicazione rimane dischiusa davanti all’intento di confrontarsi con quel senza-forma che rende possibile, accogliendola al proprio interno, ogni modalità della formazione? Il luogo, la Madre e l’immaginazione simbolica. Ripercorrendo alcune tra le più suggestive interpretazioni del dialogo platonico e, su tutte, facendo particolare riferimento al commento neoplatonico di Calcidio e al pensiero dell’ultimo Bachelard, si parte dall’ipotesi che quel “pensiero onirico” che ci consente di accostarci al regno simbolico della Madre di ciò che viene formato, possa essere considerato l’immaginazione simbolica. 3. Ricadute pedagogiche e prospettive di ricerca Paideia, formazione, Bildung. A partire dalla riflessione educativa di Platone, sotto il profilo pedagogico, la categoria di paideia rimanda all’intento sociale di “elevare” l’individuo (concepito come spontaneamente “immaturo” e “indifferenziato”) all’universalità, alla civiltà, all’individualità, alla competenza (Jaeger). L’individuo sarebbe restituito del tutto alla sua funzione sociale e alla capacità di esprimere compiutamente la propria natura profonda solo nella misura in cui possa venire sottomesso al regime ontologico-educativo della forma. Forma che, con l’avvento della civiltà moderna, si fa sempre più dinamica, duttile, diveniente (Bildung), restando pur sempre principio di delimitazione e di riduzione dell’individualità del soggetto alla sua oggettività, alla calcolabilità. La concezione demiurgica dell’educazione. La ricaduta pedagogica del discorso teoretico sviluppato nella sezione precedente richiede inoltre di impostare un parallelo con il discorso sull’educazione centrale nel pensiero platonico, corrispondente al “mito” della caverna. Qui la nostra guida di riferimento rimane l’esegesi articolata da H. Blumenberg. Il mito della caverna di Platone resta la metafora di riferimento di tutto il successivo discorso occidentale sull’educazione. Una lettura che intenda connetterlo al tema ontologico della formazione, sempre mettendo a frutto le direttive ermeneutiche del filosofo tedesco, richiede una ricalibrazione del suo significato in relazione al mito cosmologico esposto nel Timeo. Esisterebbe una pulsione tesa alla formazione già inscritta a livello metafisico nella dottrina delle Idee. L’operatore della formazione, il Demiurgo, non farebbe altro che mettere in scena sul piano retorico e della temporalità l’istanza modellatrice veicolata dai paradigmi ontologici. Parlare di educazione demiurgica significa allora riconoscere il doppio movimento paideutico di discesa della forme ideali nel “luogo” pre-formale dell’accoglienza dei modelli, connotato come di per sé insofferente e indipendente da ogni docile sottomissione alla funzione formatrice, e di ascesa del prigioniero pre-destinato a conseguire la paideia in direzione dell’orizzonte luminescente dei paradigmi. Il contributo di Bourdieu e di Deleuze. L’ulteriore angolatura prasseologica dischiusa da P. Bourdieu alla riflessione sulla sociologia e l’antropologia dell’educazione e la logica del senso di G. Deleuze ci consentono di parlare dell’esperienza formativa, anche e soprattutto presa nella sua accezione pedagogica, come del luogo di massima esposizione alla violenza simbolica esercitata dai modelli sulla condizione di sudditanza nei loro confronti manifestata dalle copie e da simulacri. Paideutica e letteratura. Al fine di esemplificare in modo più articolato il concetto di educazione demiurgica, abbiamo convocato nell’orbita della nostra analisi la grande letteratura occidentale, e in particolare i due romanzi Martin Eden di J. London e Padre padrone di G. Ledda, all’interpretazione pedagogica dei quali abbiamo dedicato due lunghi capitoli della seconda parte della dissertazione. Il pensiero onirico in educazione. Nella terza parte del nostro lavoro siamo prepotentemente riapprodati alla sfera del simbolico. Annunciando la nostra intenzione di prendere sul serio il suggerimento del Timeo platonico di fare ricorso alle risorse di un ragionamento “spurio e onirico” come canale di collegamento privilegiato al luogo pre-formale della Madre della formazione, ci siamo confrontanti, pur se in modo sintetico, con la concezione occidentale del significato dell’esperienza onirica. Abbiamo quindi proceduto a una articolata re-visione in chiave sociologica e in senso lato “politica” della teoria del sogno elaborata da J. Hillman in una direzione inizialmente di stampo più soggettivistico e in sintonia con la psicologia del profondo di derivazione junghiana. Nella misura in cui è possibile dimostrare, attraverso le risorse ermeneutiche dispiegate dalla teoria socio-analitica del social dreaming formulata da esponenti di spicco del Tavistock Institute of Human Relations, che quella del sogno non è una fenomenologia destinata a essere confinata in via esclusiva entro la sfera privata della soggettività individuale, il passo successivo consiste nel mettere a disposizione questo vasto patrimonio di esperienze e di riflessioni al setting educativo. 4. Le cinque domande che alimentano questa ricerca Tra le domande a cui si cerca di dare una risposta vi sono le seguenti: 1) La ricerca educativa è ancora costretta a collocare il momento della formazione in posizione preminente o le è finalmente possibile disporsi a una esplorazione simbolica degli elementi pre-formali dell’educazione? 2) La filosofia dell’educazione può continuare a non tenere in alcun conto degli sviluppi post-strutturalistici dell’ontologia? 3) Come dovrebbe trasformarsi un discorso pedagogico che volesse ispirarsi a una filosofia non più fondata su una ontologia della presenza? 4) Quale trasformazione della sua identità, in senso pedagogico, dovrebbe subire un soggetto non più modellato sull’istanza della forma? 5) Come dovrebbe essere accolta l’attuale tendenza pedagogica che si richiama alla neo-Bildung?
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OLIVERI, SERENA. "Imagery and perception in subjects with acquired brain damage." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1058.

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Abstract:
Le immagini mentali sono un analogo della percezione? Studiando i pazienti con danni cerebrali, abbiamo visto che le menomazioni percettive sono spesso associate a limitazioni nella capacità di creare immagini (Farah 1988, 2000). Nella recente letteratura tuttavia sono riportati casi di doppia dissociazione, in cui funzioni percettive sono preservate e quelle immaginative danneggiate, o viceversa, funzioni percettive danneggiate ma intatta capacità immaginativa. Nel seguente studio l’obiettivo è indagare i rapporti tra la percezione e immaginazione in pazienti con danno cerebrale, in 5 diversi domini: forme, colori, volti, materiale ortografico e relazioni spaziali. Nel primo studio l'obiettivo era di esplorare le immagini mentali e la capacità di percezione visiva in pazienti con lesioni cerebrali attraverso una batteria di test sviluppata da Bachoud Levi, Bartolomeo, Chokron nel 2001 e adattata per il campione italiano da Antonietti, Oliveri, Incorpora et al. (2008). In un secondo studio abbiamo indagato le relazioni tra imagery e stile cognitivo visualizzatore/verbalizzatore, proponendo 2 questionari (VVQ e QSVV). Infine in un terzo studio, attraverso indagini strumentali (DTI, TAC, RMN) in un gruppo di pazienti con danno focale e deficit specifici di imagery, abbiamo individuato le correlazioni tra deficit nei diversi domini dell’imagery e della percezione con i danni corrispondenti a livello neurale.
Is imagery an analogous of perception? By studying patients with brain damage we saw that perceptual impairments are often associated to limitations in the ability to create images (Farah 1988, 2000). In recent literature we found cases of double dissociation, in which perceptual functions are preserved and those imaginative impaired or, vice versa, there are damaged perception functions but intact imaginative capacity. We aim to investigate the relationships between perception and imagery in patients with brain damage, in 5 different domains: shapes, colour, faces, orthographic material and spatial relationships. In the first study the aim was to explore mental imagery and visual perception skills in patients with brain injury through a battery of tests developed by Bachoud-Lèvi, Bartolomeo, Chokron in 2001, and readapted for the Italian sample by Antonietti, Oliveri, Incorpora et aal (2008). In a second study we investigated the relationships between imagery test performance and visualizer/verbalizer cognitive style, detected by proposing 2 questionnaires (VVQ and QSVV). Finally in a third study, through instrumental investigations (DTI, TAC, MRI) in a group of patient with focal damage and specific imagery deficit, we aimed to correlate imagery and perception deficits to corresponding impairment in neural correlates.
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OLIVERI, SERENA. "Imagery and perception in subjects with acquired brain damage." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1058.

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Abstract:
Le immagini mentali sono un analogo della percezione? Studiando i pazienti con danni cerebrali, abbiamo visto che le menomazioni percettive sono spesso associate a limitazioni nella capacità di creare immagini (Farah 1988, 2000). Nella recente letteratura tuttavia sono riportati casi di doppia dissociazione, in cui funzioni percettive sono preservate e quelle immaginative danneggiate, o viceversa, funzioni percettive danneggiate ma intatta capacità immaginativa. Nel seguente studio l’obiettivo è indagare i rapporti tra la percezione e immaginazione in pazienti con danno cerebrale, in 5 diversi domini: forme, colori, volti, materiale ortografico e relazioni spaziali. Nel primo studio l'obiettivo era di esplorare le immagini mentali e la capacità di percezione visiva in pazienti con lesioni cerebrali attraverso una batteria di test sviluppata da Bachoud Levi, Bartolomeo, Chokron nel 2001 e adattata per il campione italiano da Antonietti, Oliveri, Incorpora et al. (2008). In un secondo studio abbiamo indagato le relazioni tra imagery e stile cognitivo visualizzatore/verbalizzatore, proponendo 2 questionari (VVQ e QSVV). Infine in un terzo studio, attraverso indagini strumentali (DTI, TAC, RMN) in un gruppo di pazienti con danno focale e deficit specifici di imagery, abbiamo individuato le correlazioni tra deficit nei diversi domini dell’imagery e della percezione con i danni corrispondenti a livello neurale.
Is imagery an analogous of perception? By studying patients with brain damage we saw that perceptual impairments are often associated to limitations in the ability to create images (Farah 1988, 2000). In recent literature we found cases of double dissociation, in which perceptual functions are preserved and those imaginative impaired or, vice versa, there are damaged perception functions but intact imaginative capacity. We aim to investigate the relationships between perception and imagery in patients with brain damage, in 5 different domains: shapes, colour, faces, orthographic material and spatial relationships. In the first study the aim was to explore mental imagery and visual perception skills in patients with brain injury through a battery of tests developed by Bachoud-Lèvi, Bartolomeo, Chokron in 2001, and readapted for the Italian sample by Antonietti, Oliveri, Incorpora et aal (2008). In a second study we investigated the relationships between imagery test performance and visualizer/verbalizer cognitive style, detected by proposing 2 questionnaires (VVQ and QSVV). Finally in a third study, through instrumental investigations (DTI, TAC, MRI) in a group of patient with focal damage and specific imagery deficit, we aimed to correlate imagery and perception deficits to corresponding impairment in neural correlates.
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MENCONERO, SOFIA. "Tra immagine e immaginazione: analisi e interpretazione dello spazio u-topico. La serie delle Carceri piranesiane." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1561795.

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Abstract:
La ricerca riguarda l’analisi e l’interpretazione di spazi rappresentati in opere grafiche a tema architettonico generati senza un’applicazione rigorosa delle regole prospettiche e dei canoni architettonici. In questi casi la restituzione prospettica, da sola, non è percorribile come strumento di analisi e interpretazione tridimensionale degli spazi. Le ipotesi ricostruttive risultano complesse e vanno perseguite attraverso altre strade. Il metodo proposto ha trovato altri percorsi a disposizione, sia utilizzando gli strumenti propri della scienza della rappresentazione sia coinvolgendo altre discipline laddove questa non è riuscita a dare risposte chiare. La soluzione trovata prevede di integrare tre tipi diversi di analisi e interpretazione: architettonica, prospettica e percettiva. Nel percorrere questo studio, si è scelta l’opera emblematica di Giovanni Battista Piranesi come terreno di sperimentazione: l’affascinante serie delle Carceri, le oscure visioni che la mente nera dell’incisore veneziano ha ideato negli anni giovanili (1749-50) e rielaborato dopo una decina d’anni (1760-61). Sfruttando l’opportunità fornita dalle Carceri di avere due versioni di una stessa opera, si è, inoltre, definito un metodo per poterle confrontare graficamente al fine di metterne in evidenza le differenze e completare l’interpretazione generale dell’opera. La ricerca si struttura nelle tre parti che compongono il presente volume. Una prolusione, di carattere più teorico, introduce la figura di Piranesi e motiva la scelta del termine u-topico che è stato utilizzato nel titolo, oltre a fissare altre questioni semantiche. La seconda parte della ricerca, principalmente sperimentale, riguarda il tema dell’analisi e dell’interpretazione dello spazio immaginario. Qui vengono ripercorse tutte le fasi che hanno portato alla definizione del metodo di ricerca su questo tema. La terza parte, anch’essa sperimentale, è incentrata sul confronto tra versioni diverse di una stessa opera: dall’applicazione di tecniche di image processing e di digital imaging all’interpretazione dei risultati.
The research concerns the analysis and interpretation of spaces represented in graphic works on architectural themes generated without a rigorous application of perspective rules and architectural canons. In these cases, perspective restitution alone is not viable as a tool for analysing and interpreting spaces in three dimensions. Reconstructive hypotheses are complex and must be pursued in other ways. The proposed method has found other paths available, both by using representation science tools and involving other disciplines where the latter has failed to provide clear answers. The solution involves integrating three different types of analysis and interpretation: architectural, perspective, and perceptive ones. In pursuing this study, the emblematic work of Giovanni Battista Piranesi was chosen as a ground for experimentation: the fascinating series of Carceri, the obscure visions that the black mind of the Venetian engraver conceived in his youth (1749-50) and reworked about ten years later (1760-61). The Carceri provided the opportunity to have two versions of the same work, so a method was defined to compare them graphically to highlight the differences and complete the work’s general interpretation. The research is structured in the three parts that make up this volume. A prologue of a more theoretical nature introduces the figure of Piranesi and motivates the choice of the term ‘u-topical’ that was used in the title, as well as fixing other semantic questions. The second part of the research, mainly experimental, deals with the analysis and interpretation of imaginary space. Here, all the stages that led to the definition of this theme’s research method are retraced. The third part, also experimental, focuses on comparing the different versions of the same work: from the application of image processing and digital imaging techniques to the interpretation of the results.
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Sorriga, Fabio. "Preesistenze in postproduzione. Tecniche compositive dell'architettura contemporanea nell'intervento sull'esistente." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1252476.

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Abstract:
Lo studio è inserito nel vasto ambito di ricerca che riguarda il tema delle trasformazioni e riconversioni e ambisce ad esplorare alcune tecniche dell'architettura contemporanea nell'intervento sull'esistente alla ricerca di un linguaggio della modificazione. Tecniche d'immaginazione sono individuate e ordinate attraverso un processo visuale, analogico e comparativo, svolto su una rassegna di progetti d'interventi sul costruito (Atlante), esaminando l'architettura "fotogramma per fotogramma", trasponendo termini e definizioni del glossario della postproduzione cinematografica all'interno della composizione formale del progetto di architettura, ricercando i legami che collegano la scena della preesistenza alla scena successiva progettata
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ALIBERTI, FRANCESCO. "Raccontare per ritrovarsi. Pratiche di narrazione online come uso del territorio." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1246164.

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Abstract:
La tesi vuole verificare che spazio possa avere nella pianificazione e negli studi urbani l’analisi dell’uso delle moderne tecnologie digitali di comunicazione e interazione nei processi di costruzione del “senso del luogo” e quindi nei modi di abitare il territorio di individui e gruppi, attraverso un approccio metodologico e teorico derivato dall’antropologia culturale. Il territorio fisico e l’ambiente costituito dall’assemblaggio socio-materiale costituito tramite le nuove tecnologie emergono dal lavoro di ricerca come media analoghi e tra loro connessi. Tale conclusione viene raggiunta osservando in che modo i media digitali modifichino le modalità di produzione (sociale non) dello spazio, concentrandosi in particolare su come ciò avvenga attraverso le pratiche di narrazione online. Queste sono state osservate all’interno del quartiere Montesacro di Roma, dove i media digitali vengono coinvolti nei processi di “ri-domesticazione” di un territorio diventato negli anni più difficile da vivere e da rappresentare e identificare chiaramente. Metodologicamente, data la mancanza di significative esperienze di ricerca su questi temi, sono state proposte strade innovative. Alla classica etnografia largamente adottata negli studi antropologici si è cercato di unire alcune sperimentazioni che guardassero, pur non rientrandovi a pieno, a modi d’esplorazione quali lo shadowing e la netnografia. Questa metodologia è quindi risultata in una costruzione tripartita del campo di ricerca, osservato in tre diversi contesti, attraversati dalla stessa ipotesi: rilevata la presenza di una forma di spaesamento (De Martino, 2002, 2007), cioè di difficoltà a orientare il proprio agire all’interno del sempre più complesso sistema urbano, si osserva come i media digitali vengano utilizzati per mettere in atto performance di “narrazione incidentale”, ovvero di uso apparentemente casuale e frammentario di immagini, frasi e altre forme di comunicazione multimediale che confluiscono in meta-narrazioni e strutture retoriche che compartecipano alla costruzione sociale del luogo come un contesto dotato di senso per l’azione degli individui. In particolare, questo uso si fonda sulla recente possibilità di utilizzare i media digitali in modalità non “eccezionali” ma fortemente “routinarie” e innestate nella “quotidianità”. I tre contesti sono di ricerca sono: 1. Quello dei giovani-adulti alle prese con la loro prima occasione di abitare all’interno del quartiere separati dalla famiglia. Da loro, queste forme di narrazione incidentale vengono utilizzate per ambientarsi all’interno del territorio e per gestire tutti i contesti significativi con cui vogliono relazionarsi. I percorsi tracciati da queste pratiche di narrazione producono diverse forme di località qui definite “località-network”, che possono trovarsi totalmente sul web oppure spargersi (e quindi confondersi) tra spazi digitali e fisici. Attraverso i media digitali poi, gli individui costruiscono un “internet personale”, cioè la rete interconnessa di tutte le proprie relazioni e interessi; 2. quello dei gruppi Facebook di quartiere, frequentati soprattutto dagli abitanti più adulti dello stesso e all’interno dei quali vengono proposte rappresentazioni del territorio e si svolgono intensi conflitti riguardo la dimensione simbolica (e non solo) dello stesso. Attraverso l’analisi della retorica del degrado, questi gruppi vengono individuati come i luoghi più frequentati con lo scopo di un dibattito rispetto al territorio, ma anche come luoghi dove esso viene patrimonializzato e sacralizzato; 3. quello di studenti di scuola superiore (un liceo classico) alle prese col complesso compito di farsi individui e cittadini all’interno di un’istituzione, quella scolastica, in forte difficoltà a gestire proprio l’introduzione di queste nuove tecnologie al suo interno. In particolare viene criticata la nozione di “nativo digitale”, mettendo in luce invece le criticità connesse al dover imparare, senza un adeguato aiuto didattico, a usare i media digitali nel vivere lo spazio urbano. Dal racconto dell’esperienza di campo emerge chiaramente come gli spazi digitali frequentati e percorsi dagli abitanti del quartiere di Montesacro finiscano per divenire essi stessi spazi strappati ai grandi provider internazionali per venire invece integrati nello spazio-quartiere e divenire quindi luoghi fondamentali dove, in modalità informali, conflittuali e spesso polarizzate, viene a prodursi il senso del luogo. La narrazione incidentale (Bausinger, 2008) del sé, del territorio e del sé nel territorio si presenta quindi come una routine culturale, come un lavorio di bricolage che ricostruisce nuovi significati in base al materiale già esistente e, nel caso analizzato, sembra agire proprio contro le forme di spaesamento, poiché permette di trovare tatticamente (de Certeau, 2001) lo spazio per produrre immaginazioni e rappresentazioni collettive del territorio. Attraverso queste narrazioni i cittadini mettono informalmente (e a volte inconsapevolmente) in moto pratiche di produzione della località (Appadurai, 2012, 2014) e di cittadinanza partecipativa. Soprattutto in questo senso, le narrazioni incidentali multimediali che vediamo proliferare nel nostro “oggi” risultano capaci di costruire e produrre il territorio e si configurano quindi come un uso dello stesso. Questo inevitabilmente porta a osservare anche come, per innestare pratiche fertili di ricerca-azione, non sia possibile rifiutarsi di “sporcarsi le mani” con quanto avviene sui social network, in discussioni spesso violente e polarizzanti, pena rinunciare definitivamente alla possibilità di un lavoro di ricerca capace di avere un effetto sulla quotidianità delle persone e sul tessuto urbano.
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