Academic literature on the topic 'Immagini satellitari ad alta risoluzione'

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Journal articles on the topic "Immagini satellitari ad alta risoluzione"

1

De Matteo, E., R. Colombo, M. Meroni, B. Comini, G. Fracassi, L. Cavini, M. Olivieri, and G. Deligios. "Delineation of burnt mountain forest areas by high-resolution satellite images." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 3 (September 20, 2007): 264–71. http://dx.doi.org/10.3832/efor0469-0040264.

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2

Corona, P., D. Giuliarelli, A. Lamonaca, W. Mattioli, D. Tonti, G. Chirici, and M. Marchetti. "Experimental comparison between coppice clearcuts observed by high resolution satellite images and administrative statistics in central-southern Italy." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 3 (September 20, 2007): 324–32. http://dx.doi.org/10.3832/efor0468-0040324.

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3

D'Aprile, P., N. Medicamento, M. Stefanelli, L. Spagnolo, and A. Carella. "Studio dei nervi cranici con RM ad alta risoluzione." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 3 (June 1997): 279–99. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000303.

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Abstract:
Attualmente la RM rappresenta la sola modalità di studio neuroradiologico dei nervi cranici e la sua introduzione nella pratica clinica ha rappresentato un grande progresso nella diagnostica in questo campo. Abbiamo effettuato una valutazione dell'anatomia RM dei nervi cranici utilizzando tecniche differenti, caratterizzate essenzialmente da alta risoluzione spaziale e di contrasto; esse (sia Turbo Spin Echo sia ad eco di gradiente) consentono di ottenere immagini di ridotto spessore, anche inferiore al mm, e risultano perciò di grande utilità nello studio delle fini strutture anatomiche. Nel nostro lavoro illustriamo le potenzialità diagnostiche di queste tecniche più recenti rispetto alle tradizionali tecniche Spin Echo nello studio dei nervi cranici la cui complessa patologia richiede al radiologo grande esperienza nella scelta delle sequenze e dei piani di studio più idonei per la valutazione del singolo nervo cranico.
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4

Grignetti, A., D. Coaloa, and G. Niccolini. "Classification of poplar stand areas by high-resolution satellite images." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 6, no. 1 (September 18, 2009): 299–311. http://dx.doi.org/10.3832/efor0590-006.

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5

D'Aprile, P., G. C. Ettorre, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli, and A. Carella. "Anatomia del condotto uditivo interno: Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo." Rivista di Neuroradiologia 11, no. 4 (August 1998): 517–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100411.

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Abstract:
Le sequenze RM veloci possono essere utilizzate per effettuare studi ad alta risoluzione spaziale in tempi di acquisizione comparabili con le sequenze tradizionali. Le tecniche Turbo Spin Echo, rispetto a quelle ad eco di gradiente, risultano particolarmente indicate a questo scopo perché sono caratterizzate da una elevata risoluzione di contrasto delle immagini dipendenti dal vero T2, e non dal T2*. Esse presentano inoltre una minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica, che può apparire uno svantaggio in determinate situazioni cliniche, ma che risulta invece assai utile nello studio RM dell'osso temporale, ove sono innumerevoli le interfaccie osso-aria. La possibilità di ottenere sequenze Turbo Spin Echo di spessore di strato inferiore al millimetro consente di effettuare uno studio dettagliato del condotto uditivo interno e delle strutture vascolari e nervose che lo percorrono.
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6

Santino, P., and R. Petsch. "Le Sequenze Turbo Spin Echo." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 1 (February 1994): 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700111.

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Abstract:
Le sequenze spin echo sono fino al giorno d'oggi le più utilizzate nella tomografia con Risonanza Magnetica. Il loro principale vantaggio è l'alta sensibilita alle patologie delle immagine pesate in T2. Recentemente sono state introdotte nuove sequenze, denominate Fast Spin Echo o Turbo Spin Echo, a seconda dell'industria che le produce, le quali grazie ad un diverso modo di acquisire i dati permettono di ridurre i tempi di esame, mantenendo un contrasto simile alle immagini ottenute con le spin echo convenzionali. Lo schema di acquisizione diverso comporta delle piccole differenze con le immagini a cui sono abituati i neuroradiologi: segnale iperintenso del grasso anche nelle immagini pesate in T2; minore sensibilita agli artefatti da suscettibilità; presenza di altri artefatti, quali quello da troncamento o l'effetto bordo, visibili soprattutto se non si scelgono opportunamente i parametri. Tali sequenze si sono rivelate molto interessanti non solo per il risparmio di tempo, ma anche per gli studi in alta risoluzione o per applicazioni cliniche particolari.
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7

Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato, and A. Mazza. "Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Abstract:
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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8

Rigante, M., G. La Rocca, L. Lauretti, G. Q. D’Alessandris, A. Mangiola, C. Anile, A. Olivi, and G. Paludetti. "Preliminary experience with 4K ultra-high definition endoscope: analysis of pros and cons in skull base surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 237–41. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1684.

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Abstract:
Negli ultimi venti anni la chirurgia endoscopica del basicranio ha osservato continui sviluppi tecnici e tecnologici. L’endoscopia 3D e l’ alta definizione (HD) 4K hanno fornito grandi vantaggi in termini di visualizzazione e di risoluzione spaziale. L’ ultra HD 4K, recentemente introdotta nella pratica clinica, determinerà i prossimi passi soprattutto nella chirurgica endoscopica del basicranio. I pazienti sono stati operati attraverso un approccio transnasale transfenoidale endoscopico, utilizzando un endoscopio Olympus NBI 4K UHD con ottica 4 mm 0 ° Ultra Telescope, lampada allo xeno 300 W (CLV-S400) predisposto per la tecnologia narrow band imaging (NBI) collegato con una videocamera ad un alta qualità unità di controllo (OTV-S400 - VISERA 4K UHD) (Olympus, Tokyo, Giappone). Due schermi, un 31 “Monitor - (LMD-X310S) e quello principale ultra-HD 55” a pollici ottimizzati per la riproduzione immagini UHD (LMD-X550S). In casi selezionati abbiamo usato un sistema di navigazione (Stealthstation S7, Medtronic, Minneapolis, MN, Stati Uniti). Abbiamo valutato 22 adenomi ipofisari (86,3% macroadenomi; 13,7% microadenomi). Il 50% non erano secernenti (NS), 22,8% GH, 18,2% ACTH, 9% PRLsecernenti. 3/22 erano recidive. Nel 91% dei casi abbiamo raggiunto la rimozione totale, mentre nel 9% la resezione subtotale. Un followup medio di 187 giorni, durata media del ricovero era 3,09 ± 0,61 giorni. Tempo chirurgico 128,18 ± 30,74 minuti. Abbiamo avuto solo 1 caso di fistola intraoperatoria a basso flusso senza ulteriori complicazioni nel follow up. Il 100% dei casi non ha richiesto emotrasfusione. La visualizzazione e l’alta risoluzione del campo operatorio hanno fornito una vista dettagliata di tutte le strutture anatomiche e patologie e permesso il miglioramento della sicurezza e l’efficacia della procedura chirurgica. Il tempo operatorio è stato simile a quello dell’endoscopio HD standard 2D e 3D, come la fatica fisica era paragonabile ad altri in termini di ergonomicità e peso.
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9

Maglione, Pasquale, Claudio Parente, Raffaele Santamaria, and Andrea Vallario. "Modelli tematici 3D della copertura del suolo a partire da DTM e immagini telerilevate ad alta risoluzione WorldView-2." Rendiconti online della Società Geologica Italiana 30 (February 2014): 33–40. http://dx.doi.org/10.3301/rol.2014.08.

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10

Ferrara, A. "High spatial resolution remote sensing and forest resources: a nice book on a topical subject." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 3, no. 1 (March 17, 2006): 20–21. http://dx.doi.org/10.3832/efor0357-003.

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Dissertations / Theses on the topic "Immagini satellitari ad alta risoluzione"

1

Rizzo, Fabio. "Caratterizzazione delle pavimentazioni stradali da immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo studio si pone l'obiettivo di ricavare dei dati che siano indicativi dello stato della pavimentazione stradale sfruttando i principi del telerilevamento, con lo scopo di effettuare una valutazione dello stato attuale della superficie indagata e pianificare gli interventi di manutenzione senza ricorrere esclusivamente alle indagini in situ. La valutazione sul campo delle condizioni delle infrastrutture stradali risulta infatti costosa, necessita di attività di laboratorio e richiede un tempo di elaborazione dei dati abbastanza elevato, con l'ulteriore limite che, spesso, la misurazione dei danni e del deterioramento è limitata a pochi punti di osservazione.Il primo evidente vantaggio delle tecniche di Remote Sensing è quello di offrire una maggiore copertura spaziale, abbinata all'uso di tecniche non distruttive. Queste tecnologie potrebbero coadiuvare le indagini eseguite in campo, fornendo parametri di riferimento per il monitoraggio e la pianificazione.Nella sperimentazione sono state utilizzate immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione con lo scopo di classificare e caratterizzare in modo semi-automatico le pavimentazioni stradali, utilizzando il supporto di misure eseguite a terra con spettroradiometro per analizzare le differenti firme spettrali. I risultati sono stati interessanti e per la maggior parte in linea con quanto atteso e con altre esperienze di letteratura. In uno sviluppo futuro della ricerca, potrebbe essere utile estendere in modo sistematico i campionamenti con lo spettroradiometro su aree stradali che possano contemplare al loro interno situazioni di carico veicolare molto diverso, o che possano, per varie ragioni, essere state soggette a diverse situazioni ambientali.La sperimentazione ha avuto una forte componente interdisciplinare, che ha consentito di affrontare in modo efficace le problematiche insite nelle metodologie classiche per offrire una soluzione di controllo in remoto che potrà rivelarsi certamente interessante.
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2

Poletti, Luca. "Generazione automatica di Modelli Digitali del Terreno da immagini satellitari ad alta risoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La creazione di modelli digitali del terreno o delle superfici attraverso stereocoppie satellitari, è rilevante in molti ambiti ingegneristici, soprattutto quando le zone da rilevare sono inaccessibili o ampie. L’estrazione dei DSM dalle immagini può avvenire per mezzo di processi automatizzati, che giungono a risultati diversi in funzione del tipo di algoritmo utilizzato (e della morfologia dell’area rilevata). Nell’elaborato sono stati considerati due casi di studio: una zona collinare vicino alla città di Nazca, in Perù (immagini GeoEye-1) e la città di Lisbona, in Portogallo (immagini WorldView-3). Si sono costruiti i loro DSM tramite tre diversi algoritmi automatici implementati nel software ERDAS IMAGINE (eATE, ATE e Tridicon SGM) allo scopo di confrontarli per osservare il comportamento dei modelli individuando le criticità degli algoritmi stessi, e determinando il miglior approccio da impiegare nei tipi di copertura del suolo studiati, attraverso lo studio di adeguate differenze relative e profili verticali. Dai test effettuati, è possibile asserire che per aree collinari o in assenza di elementi antropici, come per il caso di Nazca, i DSM creati dagli algoritmi di generazione automatica sono confondibili, e le superfici mediamente coincidono. Per le zone densamente urbanizzate come Lisbona, tutti i DSM generati automaticamente presentano rumori ed anomalie notevoli in ampie parti dell’area di studio, soprattutto in corrispondenza di strade e vicoli stretti. Nonostante la loro presenza, il miglior modulo per la generazione di DSM in ambito urbano è risultato il Tridicon SGM poiché permette definire accuratamente i contorni degli edifici. Non disponendo di punti di controllo a terra non è stato possibile validare i DSM in modo assoluto, ma piuttosto verificata la congruenza interna ed il comportamento in relativo. Una valutazione della loro accuratezza in termini assoluti non era tra gli intenti della ricerca e può essere oggetto di indagini successive.
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Eleias, Magdalena. "Sviluppo di una procedura di classificazione semi-automatica di immagini satellitari ad alta risoluzione nella gestione di emergenze umanitarie." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Nel corso degli ultimi anni, è stato implementato l’utilizzo di telerilevamento e GIS come supporto alle attività di gestione delle emergenze. Nel campo delle emergenze umanitarie, ed in particolare nella mappatura dei fenomeni legati al flusso di profughi del periodo attuale, questi strumenti offrono grandi potenzialità per fornire informazioni dettagliate, spesso altrimenti carenti, per quantificare il fenomeno e la sua evoluzione temporale. In questo lavoro, sono state utilizzate immagini multispettrali ottiche ad alta risoluzione (0,5 m) per valutare l’evoluzione del campo di Za’atari, nel nord della Giordania, che accoglie i cittadini siriani sfollati a causa della guerra. Normalmente, nella gestione delle emergenze le immagini satellitari sono analizzate con procedure manuali, tramite fotointerpretazione, le quali richiedono tempi notevoli e l’accuratezza dei dati ottenuti dipende completamente dalle capacità dell’operatore. Lo scopo di questa tesi è lo sviluppo di una procedura di classificazione ad oggetti, semiautomatica, per l’identificazione degli alloggi presenti nel campo. Tramite l’utilizzo del software eCognition Developer è stata eseguita una sperimentazione che ha portato a definire una procedura in cui sono applicate regole in ordine sequenziale e gerarchico, e sfrutta l’utilizzo di attributi sia spettrali che geometrici. Si può ritenere che la metodologia messa a punto sia facilmente adattabile ed applicabile ad altre situazioni analoghe. Una volta ottenuta la mappa tematica è possibile analizzare i dati in un GIS per svariate applicazioni: valutazione dell’evoluzione multitemporale del campo, realizzazione di stime sul numero di abitanti, studio della densità dei diversi settori, verifica del rispetto degli standard imposti dall’UNHCR. L’analisi svolta individua anche possibili estensioni legate all’impatto che la presenza di una tale struttura può avere sul territorio e rispetto alle condizioni economiche e sociali preesistenti.
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Books on the topic "Immagini satellitari ad alta risoluzione"

1

COFIN 2001 (2001 Milan, Italy). L'uso delle immagini satellitari ad alta risoluzione per le analisi territoriali. Milano: Associazione Italiana di Telerilevamento, 2001.

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