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Journal articles on the topic 'Inclusione sociale'

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Masera, Gabriele, Massimo Tadi, and Mohammad H. Zadeh. "Prestazioni ambientali e inclusione sociale per Rocinha." TERRITORIO, no. 90 (March 2020): 84–93. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-090010.

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Franca, Alessandro, and Roberta Montepeloso. "Musica e inclusione sociale. L'esperienza dell'associazione LiberaMusica." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 205–8. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001022.

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3

Parziale, Fiorenzo, and Veronica Pastori. "L'istruzione come risorsa di inclusione sociale delle donne." SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE, no. 115 (March 2018): 45–67. http://dx.doi.org/10.3280/sr2018-115004.

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4

Foscoli, Vanessa. "Nuove strategie di inclusione al Museo del Tessuto di Prato." Babylonia Journal of Language Education 3 (December 23, 2022): 40–45. http://dx.doi.org/10.55393/babylonia.v3i.212.

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Abstract:
Il contributo intende rendicontare i risultati principali ottenuti dal progetto Tessuti SOCIALI” (SOCIal Learning, Allestimenti museali, Lingue, Interazioni): percorsi conoscitivi per il Museo del Tessuto di Prato, coordinato dall'Università per Stranieri di Siena e finanziato dalla Regione Toscana. A Prato, la seconda città più grande della Toscana, la popolazione straniera residente rappresenta il 22% della popolazione totale. In una realtà sociale plurilingue e pluriculturale come quella pratese è indispensabile migliorare i servizi legati al settore museale e aumentare l'accessibilità alle iniziative culturali. “Tessuti SOCIALI” è un progetto di inclusione che intende favorire lo sviluppo delle competenze linguistiche e della consapevolezza interculturale, con l’ausilio delle nuove tecnologie.
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5

Chiodo, Emanuela. "Generare legami. Inclusione sociale ed educativa in una periferia del Mezzogiorno." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001004.

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Abstract:
La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).
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Anastasia, Stefano. "Inclusione, esclusione e coesione sociale: i paradossi del carcere." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (April 2011): 158–62. http://dx.doi.org/10.3280/mg2011-001016.

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Punziano, Gabriella. "Inclusione sociale e occupazionale dei giovani in prospettiva comparata." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 138 (May 2015): 190–209. http://dx.doi.org/10.3280/sl2015-138012.

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Schlindwein, Luciane Maria, and Waldir Lourenço Gonçalves. "Gioventù e cittadinanza: politiche di inclusione sociale in Brasile." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (January 2017): 162–66. http://dx.doi.org/10.3280/mg2016-003016.

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Cegolon, Andrea. "Inclusion/exclusion: an educational challenge." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 297–307. http://dx.doi.org/10.36253/form-12664.

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Abstract:
Exclusion/inclusion in education are terms generally referring to situations of hardship in the disabled, individuals with special educational needs or in conditions of marginalization. In the wake of original French sociological research, in-depth reflections have been devoted to this theme. Enriching the pedagogical vocabulary on exclusion is the first step to circumscribe the problem and start positive actions to break down social and educational exclusion barriers. The result is an articulated and linguistically updated picture of the problem if the goal is, as we hope, to use the tools to lower the threshold of indifference in a political and educational line of inclusion and material and cultural redemption. Inclusione/esclusione: una sfida pedagogica. Esclusione/inclusione in pedagogia sono termini generalmente riferiti a situazioni di disagio in portatori di handicap, oppure soggetti con difficoltà di apprendimento (BES), o in condizioni di emarginazione. Arricchire il lessico pedagogico sull’esclusione rappresenta il primo passo per circoscrivere il problema e di qui avviare azioni positive per abbattere gli steccati dell’esclusione sociale ed educativa. A questo tema e sulla scia di originali ricerche di ambito sociologico francese sono state dedicate approfondite riflessioni. Ne è uscito un quadro articolato e linguisticamente aggiornato del problema se l’obiettivo è, come ci si augura, usare gli strumenti per abbassare la soglia dell’indifferenza in una linea politica ed educativa di inclusione e riscatto materiale e culturale.
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Salerno, Vincenzo, and Stefano Pegorin. "Towards shared meanings. The co-construction of the educational pact as an inclusive process: a field experience." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 203–16. http://dx.doi.org/10.36253/form-12613.

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Abstract:
Produced by the intervention of the social service, by decree of a court, entry into a residential community for minors is a traumatic event in the life of a boy. The community itself is a pre-established system, made up of rules and spaces, established times and activities, and of intense relationships with professionals. None of this is the result of a decision, of a participation, of a subjectification on the part, first of all, of the subject of education who is the boy himself. The institutional task risks being limited to protection rather than triggering a path of inclusion and development: paradoxically, the time and space of socio-educational intervention can become an experience of deeper exclusion and stagnation. What educational conditions, therefore, can initiate and help processes of effective inclusion? The article proposes a specific pedagogical tool, the educational pact as an educational experience of subjectivation and inclusion of the child. Verso significati condivisi. La co-costruzione del patto educativo come processo inclusivo: una esperienza di campo. Prodotto dall’intervento del servizio sociale, per decreto di un tribunale, l’ingresso in una comunità residenziale per minori è un evento traumatico nella vita di un ragazzo – inteso come segmento sociale costituito da maschi di età 11–21. La comunità stessa è un sistema precostituito, fatta di regole e spazi, tempi e attività stabilite, e di rapporti intensi con professionisti. Niente di tutto questo è l’esito di una decisione, di una partecipazione, di una soggettivazione da parte, innanzitutto, del soggetto dell’educazione che è il ragazzo stesso. Il compito istituzionale rischia di limitarsi alla protezione piuttosto che innescare un percorso di inclusione e di sviluppo: paradossalmente il tempo e lo spazio dell’intervento socio-educativo possono diventare un’esperienza di più profonda esclusione e stagnazione. Quali condizioni educative dunque possono avviare e aiutare processi di effettiva inclusione? L’articolo propone uno strumento pedagogico specifico, il patto educativo come esperienza educativa di soggettivazione e inclusione del ragazzo.
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Tricarico, Luca, and Lorenzo De Vidovich. "Imprenditorialità, Inclusione o Co-produzione? Innovazione sociale e possibili approcci territoriali." CRIOS, no. 21 (November 2021): 34–45. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021004.

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Abstract:
L'articolo nasce dalla necessità di trovare una rinnovata chiave interpretativa univoca sul concetto di innovazione sociale negli approcci territoriali, osservando le diverse declinazioni di ricerca e prospettive metodologico/disciplinari. A tal fine, l'analisi proposta nel contributo è basata su una systematic review: da un lato considerandola presenza della keyword innovazione sociale abbinata a i concetti di imprenditorialità, inclusione e co-produzione; dall'altro la presenza o meno di una prospettiva territoriale o urbana. L'obiettivo dell'articolo è fornire un'analisi su quali aspetti comuni sono presenti nell'attuale panorama accademico, cercando nuove direzioni verso cui i diversi approcci necessitano una attenta applicazione ad importanti questioni territoriali.
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Bronzini, Giuseppe. "Tutela dei disoccupati, lotta alla povertŕ e contrasto dell'esclusione sociale nell'Europa del ‘dopo Lisbona'." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (March 2011): 45–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001004.

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Abstract:
Il contributo esamina i prevedibili effetti dell'approvazione del Trattato di Lisbona sulle politiche di inclusione sociale dell'Unione europea, con particolare riferimento alla tutela multilivello dei diritti fondamentali e all'implementazione della nuova Strategia 20-20.
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Rufino, Annamaria. "Salve, shalom, fil aman, ni hao. Riflessioni sulle radici sociali di una norma implicita." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2012): 179–83. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001013.

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Abstract:
Il saluto č stato un significativo strumento di inclusione sociale e riconoscimento propositivo dell'altro. In questo senso puň essere considerato l'atto primitivo e fondativo della costruzione sociale e dei legami di solidarietŕ, oltre che un indicatore di cultura e civiltŕ. Nell'era globale, perň, tale prassi sociale ha perso pregnanza e significato, soprattutto negli agglomerati urbani caratterizzati da degrado ambientale, economico e socio-istituzionale. La hello practice rappresenta un strumento specifico dell'intelligenza territoriale, utile per verificare nella prassi sociale la capacitŕ di attivazione della fiducia e della socialitŕ.
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Costarelli, Igor. "Edilizia sociale e nuovi modelli di gestione inclusiva: selettività e responsabilizzazione." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 125 (August 2021): 133–55. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-125008.

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Abstract:
Il saggio prende in esame un nuovo modello di inclusione abitativa sperimentato in un progetto di edilizia sociale nei Paesi Bassi. Il progetto prevede un mix sociale fra giovani olandesi e giovani titolari di protezione internazionale e l'autogestione di tutti i servizi abitativi da parte degli stessi inquilini. Il saggio presenta e discute gli aspetti più innovativi di questo modello dal punto di vista dell'organizzazione che lo ha promosso e degli inquilini che fanno parte del progetto.
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Catarci, Marco. "Considerazioni critiche sulla nozione di integrazione di migranti e rifugiati." REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 22, no. 43 (December 2014): 71–84. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880004305.

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Abstract:
Il tema dell'integrazione dei migranti e dei rifugiati rappresenta una rilevante emergenza sociale e formativa del nostro tempo. Tale questione impone una riflessione critica sulla nozione di integrazione sociale. Lo studio delle forme di inclusione dei migranti nella società impone, infatti, di "ribaltare" la questione dell'integrazione sociale, che viene solitamente declinata "a senso unico" in prospettiva assimilazionista come semplice inserimento, e rappresenta la cartina di tornasole per comprendere quale risposta si è in grado di offrire di fronte a quei processi globali che causano la dissoluzione, la disgregazione sociale e l'impoverimento di intere aree del pianeta.
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Alietti, Alfredo, and Sonia Paone. "Partecipazione, riqualificazione urbana ed esclusione sociale: analisi critica dei Contratti di quartiere." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 90 (September 2010): 27–48. http://dx.doi.org/10.3280/sur2009-090004.

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Abstract:
I Contratti di quartiere sono progetti integrati di recupero urbano indirizzati a quartieri caratterizzati da diffuso degrado delle costruzioni, da carenze di servizi e da scarsa coesione sociale. Gli interventi previsti hanno contenuto urbanistico e sociale e sono realizzati predisponendo forme di partecipazione dei residenti. L'articolo esamina i limiti di questo tipo di intervento considerando gli aspetti legati alla prassi di governo (difficoltŕ nel coinvolgimento dei residenti), e si interroga sull'effettiva capacitŕ di promuovere attraverso questo tipo di azione percorsi di inclusione sociale, il rischio č infatti quello di confinare a livello locale le cause dell'esclusione sociale, perdendo cosě di vista il contesto piů ampio sia a livello macroeconomico che macrosociale.
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Firouzi Tabar, Omid. "Inclusione sociale delle/dei richiedenti asilo, forza e ambivalenze delle "buone pratiche" autorganizzate." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 31–49. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002004.

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Abstract:
Una lunga ricerca etnografica svoltasi tra il 2015 ed il 2018 a Padova e Provincia, ha porta-to a galla numerose criticità legate all'organizzazione dell'accoglienza dei richiedenti asilo. È stato osservato che la violazione dei diritti emerge nettamente su quelle pratiche di "buona accoglienza" orientate all'implementazione dell'autonomia dei beneficiari e a una loro inclu-sione sociale improntata alla valorizzazione della loro agency e autodeterminazione. In que-sto quadro emergenziale, i richiedenti asilo si trovano ora esposti a forme di violenta segre-gazione e marginalizzazione ora alle prese con la fruizione delle rare risorse "inclusive", spesso subordinata alla completa osservanza delle linee di condotta e disciplinamento stabili-te dalle strutture ospitanti e dalla disponibilità allo svolgimento di lavori bassamente qualifi-cati e sottopagati. In questo contesto paradigma sicuritario e umanitario tendono spesso a intrecciarsi. I confini e le pareti dell'accoglienza però, sia quelle materiali che quelle simboliche, sono spesso flessibili e porose. Negli ultimi anni abbiamo infatti assistito a crescenti processi di "fuoriuscita", volontaria e forzata, dal circuito, un fenomeno recentemente acuito dall'abrogazione della protezione umanitaria e dalla impossibilità del rinnovo della stessa (Legge 132/2018), provvedimenti che espongono i migranti a nuove forme di irregolarizza-zione e allo stesso tempo a dinamiche di invisibilizzazione e stigmatizzazione sociale. Questa progressiva permeabilità delle pareti dell'accoglienza ci pone sempre più l'urgenza di inda-gare a fondo le relazioni tra questi soggetti, le istituzioni e gli attori sociali che abitano il territorio. A partire da questo proviamo a guardare al ruolo rappresentato da alcune "buone pratiche" autorganizzate dal basso, cercando di capire come esse si misurino con il rischio di ripro-durre a loro volta paternalismo e infantilizzazione, tipici ingredienti del modello "assimila-zionista" e quanto riescano invece a mettere al centro l'autonomia dei soggetti intercettati.
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Calafà, Laura. "Le azioni positive di inclusione sociale degli stranieri e il modello regolativo nazionale." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (March 2009): 29–52. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-001003.

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Busà, Maria Grazia, Arianna Notaro, and Andrea Liotto. "LA COMUNICAZIONE NON VERBALE COME STRUMENTO DI INCLUSIONE E INTEGRAZIONE: RISULTATI DI UN QUESTIONARIO." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 26, 2022): 242–72. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18177.

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Abstract:
L’immigrazione rappresenta una sfida d’integrazione a livello locale ed internazionale e per questo negli ultimi anni sono aumentati gli interventi volti a facilitare il processo di integrazione dei cittadini di Paesi Terzi. Un’attenzione particolare viene posta a questioni di carattere linguistico, culturale e sociale. In generale, manca invece la riflessione sull’importanza del linguaggio non-verbale nella comunicazione interculturale e di come questo aggiunga una chiave di interpretazione cruciale al messaggio che viene veicolato: la mancata attenzione al non-verbale può tradursi in episodi di esclusione sociale e di stereotipizzazione che possono avere conseguenze determinanti per l’inserimento dell’individuo nella società. Si ritiene invece che una maggiore consapevolezza delle differenze nel linguaggio non-verbale esistenti tra le culture potrebbe favorire la comprensione e l’accettazione delle diversità, migliorare le relazioni personali e professionali con i migranti e favorirne l’inserimento nella società. Questo articolo presenta i risultati di un questionario creato e distribuito nell’ambito del Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) e volto a comprendere il grado di consapevolezza sul non verbale di operatori sociali a contatto con migranti provenienti da differenti realtà geografiche, sociali e religiose e a raccogliere dati utili a sviluppare un progetto che includa le dinamiche del non verbale nella formazione degli operatori che lavorano nell’ambito dell’integrazione e dell’inclusione dei migranti. Non verbal communication as a tool for inclusion and integration: results of a questionnaire Immigration represents a challenge for integration at local and international levels and for this reason, in recent years, there has been an increase in interventions aimed at facilitating the process of integration of third-country nationals. Particular attention is paid to linguistic, cultural and social issues. In general, however, there is a lack of reflection on the importance of non-verbal language in intercultural communication and how this adds a crucial key of interpretation to the message that is being conveyed: the lack of attention to the non-verbal can result in episodes of social exclusion and stereotyping that can have decisive consequences for the integration of the individual into society. On the other hand, it is believed that a greater awareness of the differences in non-verbal language between cultures could promote understanding and acceptance of diversity, improve personal and professional relationships with migrants and facilitate their integration into society. This article presents the results of a questionnaire created and distributed within the framework of the Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (National Program of the Asylum, Migration and Integration Fund) (FAMI) and is aimed at understanding the degree of awareness of non-verbal language among social workers in contact with migrants from different geographical, social and religious backgrounds, in order to collect data useful to develop a project that includes the dynamics of non-verbal language in the training of professionals working in the field of integration and inclusion of migrants.
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Galdieri, Michela, and Emanuela Zappalà. "La CAA e il ruolo dei facilitatori per lo sviluppo delle abilità comunicative negli studenti con Disturbo dello Spettro Autistico." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 171–81. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12948.

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Abstract:
Il Disturbo dello Spettro Autistico si manifesta con difficoltà nella relazione e nella comunicazione, nell'imitazione e nel gioco, sin dalla primissima infanzia. L'acquisizione di life skills, essenziali per favorire il successo scolastico, la partecipazione sociale e lo sviluppo di comportamenti adattivi, richiede l'individuazione di strategie educative che possano essere utilizzate dai docenti per lo sviluppo di abilità comunicative e interpersonali. Analogamente, la valorizzazione dei principali partner comunicativi, in qualità di facilitatori della comunicazione, può migliorare efficacemente lo sviluppo della comunicazione degli studenti, anche in età adolescenziale, creando maggiori opportunità di inclusione sociale e scolastica.
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De Vincenzi, Manuela. "Forma Urbana e Inclusione Sociale. Una Discussione Intorno al Concetto di Diritto alla Città." European Journal of Sustainable Development 8, no. 4 (October 1, 2019): 411. http://dx.doi.org/10.14207/ejsd.2019.v8n4p411.

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Abstract:
The proposed topic concerns, in general, the decision-making process in urban planning in relation to its ideological implications, freedom of choice and the fight against urban poverty. In particular, this study focuses on ideal urban model design, and its subsequent export to different contexts, as a measure of development and reduction of economic and social inequality and marginalization of a certain part of the population. The case studies presented will be the following: the leisure city project "Tróia, garden-city" (1970) and the social housing project "Zona J" (1980). Even though they had different purposes (one was meant to be a middle class and touristic neighborhood, while the other was thought to be a neighborhood for poor people), both have the same formal project design. On one hand, Tróia continues representing a modern and quality touristic destination, “Zona J”, on the other hand, has become the emblem of degradation. What was initially meant to be a requalification and urban integration project has eventually become a further element of stigmatization. Through comparison between original intentions, what was actually built and their effective use of spaces, we tried to answer the questions that underlie this work: are there universally valid solutions? What makes the same project a reference work in a given context and the emblem of environmental and social degradation in another? Who are the individuals who take these decisions?Keyword: Shape; Identity; Right to the City; Urban design
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Giudici, Diana, Catherine Dezio, Ettore Donadoni, and Anna Fera. "Un modello di ripartenza post Covid per i territori fragili di montagna. Il caso di twin." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 102–12. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12933.

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Abstract:
La recente pandemia ha riportato i territori montani al centro dei dibattiti politici e accademici, fornendo un'importante occasione per pensare a un progetto di ripartenza. Con la prospettiva di valorizzare il potenziale montano, il turismo post-Covid può farsi promotore di una rigenerazione complessiva, di luoghi e comunità. In quest'ottica il binomio turismo lento su linea (sentieri, cammini e ciclabili) e inclusione sociale può diventare un'opportunità per una strategia unitaria di rilancio dei territori. Per esplorare questa possibilità vieneanalizzato il caso del progetto Trekking Walking Cycling for Inclusion (TWIN), un modello replicabile, pensato per trasformare le fragilità in punto di forza.
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Della Puppa, Francesco, and Giulia Storato. "Cricketers tra inclusione e distinzione. Percorsi e aspirazioni di cittadinanza di giovani bangladesi a Venezia." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE 40, no. 3 (December 2022): 101–15. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-003009.

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Abstract:
Il presente articolo si propone di analizzare il rapporto tra sport, cittadinanza e inclusione sociale, esperito da giovani adulti di origine immigrata in Italia. Nello specifico, ci si concentrerà sulle aspirazioni e sui percorsi di cittadinanza di giovani giocatori di cricket di origine bangladese che vivono nella Città di Venezia. A partire da 15 interviste in profondità con questi giovani adulti, emerge come l'aspirata cittadinanza italiana e, quindi, il passaporto europeo possano diventare, da un lato, uno strumento per reagire al misconoscimento, agito dai coetanei autoctoni e dai connazionali della generazione dei loro genitori, e, dall'altro lato, una chiave di accesso per una potenziale mobilità transnazionale. L'acquisizione della cittadinanza italiana, cioè, si configurerebbe sia come un percorso volto all'inclusione sociale a livello locale, sia come un tentativo di distinzione dispiegato a livello europeo e internazionale.
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Bulsei, Gian-Luigi. "Strategie solidali. Organizzazioni nonprofit e sviluppo sostenibile." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 94–110. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118007.

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Abstract:
Cosa significa per le organizzazioni nonprofit occuparsi di sviluppo locale? L'articolo analizza tre differenti casi: il coinvolgimento del terzo settore nelle politiche urbane come modalitŕ per integrare interventi materiali e qualitŕ sociale in alcuni quartieri di Torino; la cooperazione sociale come strumento per trasformare la lotta alla criminalitŕ organizzata (la confisca dei beni alla mafia in Sicilia) in opportunitŕ di sviluppo economico e civile; l'impresa sociale di comunitŕ come soluzione innovativa per garantire sostenibilitŕ economica ed ambientale alla produzione di energia in una valle del Trentino. L'autore sostiene che tra organizzazioni nonprofit e territorio c'č un doppio legame: un supporto del contesto locale all'imprenditorialitŕ sociale ed un contributo delle cooperative alla qualitŕ della vita in una determinata area. Un mix di inclusione, attivazione, innovazione sta alla base di strategie solidali per lo sviluppo sostenibile delle societŕ locali.
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Acierno, Antonio, and Gabriella Esposito De Vita. "Allarme sociale e migranti: l'esperienza di un quartiere CEP a Napoli tra inclusione e segregazione." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 114 (October 2015): 73–96. http://dx.doi.org/10.3280/asur2015-114004.

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Picker, Giovanni. "Tra inclusione ed esclusione. Una storia sociale dell'educazione dei rom e dei sinti in Italia." Journal of Modern Italian Studies 16, no. 5 (December 2011): 735–37. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2011.622488.

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La Rosa, Michele, and Cinzia Tafuro. "Trasformazioni del lavoro e nuovi valori del lavoro. Problemi aperti per gli inserimenti lavorativi delle fasce svantaggiate." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (August 2009): 9–45. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2009-002002.

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Abstract:
- nowadays, any person involved in work inclusion of disadvantaged individuals feels the need to conceptualize the recent changes in work environments. The latest efforts of scholars and professionals have been, on the one hand, to design for disadvantaged persons schemes of direct access to the labour market, and on the other, to go beyond the concept of employability and reassess other work dimensions. There are no alternative words for defining "reintegration", but in light of the theories and good practices on capacitation, one understands that the responsibility of exclusion is not individual, but collective. This collective responsibility involves: processes of inclusion, recognition of different identities, citizenship and dignity, protection and hospitality. The keyword might be "knowledge", or creating culture through collaboration. The authors outline the development of work environments - from Fordism to post-Fordism - in order to highlight the features of current working conditions, the risks of social vulnerability, and the ongoing social transformations. Finally, they distinguish emerging disadvantaged people from traditionally disadvantaged persons, and raise open questions such as: what action and collaboration should be put into place for work inclusion of disadvantaged people? What are the necessary conditions for employment policies for disadvantaged individuals?Keywords: flexibility, job insecurity, social vulnerability, work integration, inclusion, capacitation, collective responsibility.Parole Chiave: flessibilitŕ, precarietŕ, vulnerabilitŕ sociale, reinserimento sociolavorativo, inclusione, capacitazione, responsabilitŕ collettiva.
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De Vivo, Paola, and Ornella Fasano. "Diseguaglianza sociale e povertà educativa: un modello di intervento." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 81–90. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001008.

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Abstract:
L'articolo analizza il tema delle diseguaglianze sociali concentrandosi sul fenomeno della povertà educativa. La prima parte si pone come obiettivo di approfondire l'argomento dal punto di vista concettuale, indagandone prima la sfera definitoria, poi le misure d'intervento sul piano nazionale e sociale, soffermandosi inoltre sull'attivazione delle reti comunitarie nel-la lotta alla povertà educativa a partire dall'istituzione di un Fondo governativo rivolto al suo contrasto. Nella seconda parte si indaga su uno studio di caso che riguarda, nello specifico, l'analisi delle attività e i risultati ottenuti nell'ambito del progetto «Le 4C: Connessione, Cre-scita inclusiva, Cura, Capitale umano», che si sta realizzando in un comune dell'hinterland napoletano. Ciò che emerge è che la rete che si è costruita tra i partner e territorialmente ha innalzato i livelli di coordinamento tra tutti gli agenti educativi, facilitando i processi di inclusione, favorendo una cultura del benessere del minore e rafforzando allo stesso tempo il ruo-lo genitoriale.
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Bozzao, Paola. "Reddito minimo e welfare multilivello: percorsi normativi e giurisprudenziali." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 132 (November 2011): 589–629. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-132003.

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Abstract:
Il saggio, muovendo dalla assenza di misure di reddito minimo per le persone in difficoltŕ economica nel sistema diitaliano, ricostruisce ed analizza criticamente ilin materia a livello europeo, nazionale e locale. Nell'esaminare tale complesso assetto giuridico istituzionale l'A. si sofferma, in particolare, sugli spazi di intervento regolativo delle misure di reddito minimo nell'ordinamento statale e sub-statale. L'indagine conduce l'A. alla prospettazione di un modello di inclusione sociale attiva che - sulla base di una lettura attualizzata dei principi costituzionali sottesi agli artt. 4 e 38 Cost. - consenta di estendere tale fondamentale misura di lotta all'esclusione sociale ai soggetti abili involontariamente privi di lavoro che si mostrino disponibili a partecipare attivamente al progresso materiale o spirituale della societŕ.
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Tartari, Morena. "Futuri incerti. Madri sole e pratiche di resistenza in contesti giudiziari." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 3 (November 2022): 96–114. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-003007.

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Abstract:
L'articolo presenta i dati italiani di una ricerca empirica transnazionale condot-ta su un campione di madri sole attraverso l'etnografia istituzionale, un approccio sociologico alternativo e gender-sensitive. La ricerca analizza le discrepanze tra la realtà quotidiana delle partecipanti e i discorsi e le pratiche delle istituzioni giudi-ziarie. L'articolo evidenzia le pratiche di resistenza che le madri mettono in atto per sfidare l'incertezza del loro futuro e per cercare inclusione sociale, mostrando al contempo le potenzialità dell'approccio utilizzato.
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Graziella Arazzi. "Scuola e territori: trame di coevoluzione per reinventare il mondo." IUL Research 3, no. 5 (June 19, 2022): 230–39. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.281.

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Abstract:
Scuola e territori: scuola estesa, scuola diffusa, risorsa formativa per tutto il territorio? Oppure: territorio che propone alla scuola piste di inclusione e di coesione sociale? Oltre il dualismo formazione/mondo esterno, una proposta innovativa, che illustra la reciproca pervasività tra scuola e territorio, proviene dall’attuale modello epistemologico dei territoires apprenants. Utilizzando la lezione di Deleuze e Guattari, pedagogisti e sociologi definiscono i territoires apprenants come movimenti globali di uomini/concetti/forme sociali (tra cui la scuola) che si innescano in un determinato contesto geografico. In tale scenario, caratterizzato dall’attitudine ad abbandonare costantemente stabilità e abitudini, l’istituzione scolastica diviene motore per collegare fattori differenti, ospitare differenze, sostenendo trame di connessione e di coerenza mai definitive e proprio per questo dense di creatività pedagogica ed etica.
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Pintus, Andrea. "I figli degli altri: la selezione che parte dalla classe." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (November 2010): 35–46. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-003004.

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Abstract:
Il tema immigrazione č stato a lungo trattato in Italia come qualcosa destinato ad esaurirsi nel tempo, nei confronti del quale adottare misure transitorie. Nonostante tale atteggiamento, il fenomeno si caratterizza sempre piů per la sua natura strutturale ed il crescente numero di giovani di origine straniera che nascono in Italia e che sono presenti nelle scuole italiane ne sono una conferma. La scuola rappresenta da sempre una delle principali agenzie socializzanti e quindi di inclusione e selezione sociale. Dalle indagini disponibili emerge come nella scuola italiana si realizza una forte differenziazione tra italiani e stranieri, in termini sia di rendimento, sia di scelte di indirizzo e continuitŕ negli studi: nel complesso gli studenti con cittadinanza non italiana, anche se nati in Italia, hanno un rendimento peggiore e si indirizzano verso percorsi scolastici piů brevi e maggiormente orientati al lavoro. Alla luce di questo quadro, ci si interroga se la scuola italiana possa rappresentare un veicolo per l'integrazione e la mobilitŕ sociale o rappresenti uno dei luoghi della riproduzione delle diseguaglianze sociali.
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Paltrinieri, Roberta, and Stefano Draghetti. "L'esperienza degli orti fuori suolo a teresina." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 98 (July 2012): 90–99. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098007.

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Abstract:
Le esperienze degli orti fuori suolo e degli orti idroponici semplificati in particolare, illustrate in questo articolo, nascono come risposta alle criticitŕ che affliggono l'orticoltura urbana, la quale come ribadisce la FAO costituisce una misura fondamentale per contrastare l'incremento o lo sviluppo di sacche di povertŕ estrema ed appaiono di grande interesse sociologico per gli impatti che hanno sulla comunitŕ. L'esperienza di Teresina qui illustrata svela, infatti, come gli orti "fuori terra" oltre che rispondere alle criticitŕ dell'orticoltura urbana, rientrano in modelli di sviluppo locale capaci di promuovere percorsi di promozione delle persone e delle comunitŕ, promuovendo cosě inclusione e coesione sociale.
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Corsale, Andrea, and Monica Iorio. "Fuori dal campo: un "Nuovo abitare possibile" per i rom di Cagliari?" RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 1 (April 2021): 30–60. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11650.

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Abstract:
Nel contesto delle politiche per il superamento del sistema dei ‘campi rom', l'articolo analizza le politiche dell'abitare attuate dal Comune di Cagliari nei confronti della comunità rom evacuata dal campo autorizzato che era situato, fin dal 1995, nell'area periurbana della città, e che è stato chiuso nel 2012 per motivi igienico-sanitari. Dallo studio, che ha seguito un approccio qualitativo, emerge che i percorsi di inclusione abitativa e di emancipazione sociale hanno prodotto risultati parziali. Permangono, infatti, criticità legate alla provvisorietà dei progetti messi in campo e alla discordanza che, in diverse occasioni, emerge tra gli obiettivi e gli strumenti individuati da istituzioni pubbliche e operatori privati, nel quadro delle politiche nazionali ed europee, e i progetti di vita delle famiglie rom interessate. Queste ultime chiedono un maggior coinvolgimento nella definizione dei progetti istituzionali per la loro inclusione, in linea con le aspirazioni dei singoli e dei gruppi familiari e nel rispetto della diversità culturale da questirivendicata.
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De Maria, Francesco, Clara De Vincenzi, and Bruna Ferrara. "Italian Universities’ actions targeting refugees, asylum seekers, and migrants: an initial mapping." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 23, no. 1 (February 4, 2023): 198–212. http://dx.doi.org/10.36253/form-14237.

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Abstract:
The paper presents the first results of a documentary research aimed at mapping specific actions or programmes addressed to holders of international protection, asylum seekers and migrants carried out by public and private universities, in Italy. The research reached a total of 98 universities, using the universities’ official websites as primary sources. From the data it emerges that universities are implementing both integration projects within the university education framework and projects of hosting, as well as social and cultural inclusion projects. The mapping pointed out a diverse and complex framework of interventions, together with potentialities and paths that universities could follow to develop or activate new services in terms of social responsibility as well as of research to better understand migratory phenomena. Le azioni degli Atenei italiani rivolte ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai migranti: una prima mappatura. Il contributo presenta i primi risultati di una ricerca documentale che ha avuto come obiettivo quello di mappare le azioni rivolte ai titolari di protezione internazionale, ai richiedenti asilo e ai migranti realizzate in Italia dagli Atenei pubblici e privati. La ricerca ha interessato un totale di 98 istituzioni universitarie, utilizzando come fonti primarie i siti ufficiali degli Atenei. Dai dati emerge che le università realizzano sia progetti di inserimento all’interno di un percorso formativo universitario, sia progetti di accoglienza e inclusione sociale e culturale. La mappatura ha fatto emergere un quadro di interventi variegato e complesso, insieme a potenzialità e strade che le università potrebbero percorrere per sviluppare o attivare nuovi servizi in un’ottica di responsabilità sociale, oltre che di ricerca sulla comprensione dei fenomeni migratori.
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Zanon, Vittorio. "Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Abstract:
Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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Antonio Gariboldi and Antonella Pugnaghi. "Valutazione come dialogo." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 308–21. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.166.

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Abstract:
L’istituzione del sistema integrato “zerosei” (decreto legislativo n. 65/2017) mira a garantire a tutti i bambini il diritto all’educazione, riconoscendo nei servizi per l’infanzia dei luoghi di cultura educativa e di inclusione sociale. Tuttavia, oltre ad assicurare l’accessibilità, la sostenibilità e l’inclusività, diviene necessario introdurre dei sistemi efficaci di monitoraggio e valutazione, per garantire delle prassi educative di qualità. Nel contesto di un approccio formativo alla valutazione, il presente contributo intende illustrare due differenti percorsi di autovalutazione, il primo legato al processo di accreditamento dei servizi educativi 0-3 in Regione Emilia-Romagna e il secondo realizzato in 20 scuole dell’infanzia statali della provincia di Como.
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Murdaca, Anna Maria. "Quali coordinate educativo-didattiche per l'insegnante di sostegno nell'ottica di una scuola innovativa? Nuove piste di ricerca educativa per potenziare e valorizzare le complessità esist." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 186–97. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14575.

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Abstract:
Il ruolo degli insegnanti, e nello specifico, di quelli di sostegno è sempre più importante nei nuovi orizzonti e nelle nuove strategie volute dal PNRR in risposta alla crisi pandemica che ha investito ogni dimensione della vita pubblica e privata e che impone una nuova visione dei contesti di formazione che siano rispettosi di nuove esigenze di giustizia sociale e inclusione. In tale direzione, si muovono le riflessioni del presente contributo che punta la lente di ingrandimento su nuovi paradigmi funzionali atti a ridesignare una nuova consapevolezza etica che poggia su competenze larghe e informate che sono necessarie alla progettazione di contesti di apprendimento inclusivi.
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Boccon, Elena, Domenico Massano, Alessandro Milanesio, Antonio Murtas, and Matteo Viberti. "Un processo di produzione vinicola come rottura della prassi normalizzante." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 149–67. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001013.

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Abstract:
Il lavoro descrive come dal 2015 ad oggi siano state accolte circa quindici persone con fragi-lità all'interno della progettualità 8Pari. I beneficiari sono persone che hanno avuto poca possibilità di sperimentare le proprie capacità e competenze lavorative, in parte a causa delle difficoltà e fragilità presenti (non per tutte legate alla disabilità) ma anche e soprattutto a causa della mancanza di contesti idonei ad accoglierli. In questo lavoro si presenta una ri-flessione sulle dinamiche di inclusione generate dall'azione produttiva nel contesto agricolo, in una prospettiva aperta ed in divenire. Le persone che ogni giorno creano il vino 8Pari so-no state coinvolte direttamente nel processo di raccolta delle informazioni propedeutiche alla scrittura e riflessione critica. In particolare, nel lavoro si illustrano tre dimensioni: storica, riepilogativa di 8Pari nei suoi sviluppi identitari fino ad oggi e come esso si sia intersecato al contesto sociale e lavorativo circostante; fenomenologica, esplorativa dei vissuti emotivi e delle dinamiche relazionali vissute dai lavoratori rispetto alla pratica quotidiana e rispetto al contesto esterno. E "prospettica", ipotizzando come la pratica di 8Pari possa essere miglio-rata e integrata tentando di superare i tradizionali modelli di inclusione, per portare al cen-tro del dibattito una riflessione critica e un'azione trasformativa sulla dicotomia normali-tà/disabilità.
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Barabaschi, Barbara. "La pubblica amministrazione come promotore di cittadinanza: la dimensione territoriale." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 166–78. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117012.

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Abstract:
Il saggio suggerisce alcune riflessioni sul ruolo che la pubblica amministrazione italiana puň svolgere nella promozione di processi e strumenti di partecipazione democratica, assunti quale fondamento del pieno esprimersi del diritto di cittadinanza. Un diritto sancito costituzionalmente e ricco di implicazioni in termini di inclusione, coesione sociale, legittimitŕ e fiducia nelle istituzioni. Proprio per questo, puň risultare interessante, per i sociologi, analizzare la categoria la cittadinanza (definita attiva) dalla prospettiva dell'attore pubblico. Si indica inoltre la dimensione territoriale quale fattore rilevante ai fini di un'efficace azione pubblica volta a garantire l'effettivo concretizzarsi del diritto di cittadinanza. Sarebbe cioč importante che gli interventi a favore della partecipazione venissero promossi dal livello istituzionale piů prossimo ai cittadini e ai loro bisogni.
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Colapietro, Carlo. "Diritto al lavoro dei disabili e Costituzione." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 124 (March 2010): 607–32. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-124002.

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Abstract:
La posizione delle persone disabili, pur non essendo espressamente contemplata in Costituzione, trova comunque una protezione costituzionale adeguata nell'ambito del programma di giustizia sociale delineato dalla nostra Carta costituzionale in favore dei soggetti deboli e rivolto a perseguire l'effettiva inclusione sociale del disabile ed, in particolare, un suo proficuo inserimento nel mondo del lavoro. In tal senso, l'evoluzione normativa della disciplina sul diritto al lavoro dei disabili si inserisce nell'ambito di una logica di multilevel governance piů generale delle politiche pubbliche in materia di disabilitŕ, ed č contrassegnata: da un lato da politiche antidiscriminatorie volte a contrastare con apposite tutele qualsiasi forma di discriminazione diretta in ambito lavorativo fondata sulla disabilitŕ; e, dall'altro, da misure di politica attiva del lavoro dirette ad assicurare alle persone disabili, attraverso forme di collocamento mirato ed incentivato, non un semplice mantenimento caritativo, ma la conclusione di un regolare contratto di lavoro, in presenza non di persone inabili al lavoro, bensě di persone disabili, che hanno pieno diritto di inserirsi nel mondo del lavoro.
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Acconcia, Giuseppe. "Reddito di cittadinanza: le esperienze dei "burocrati di strada" durante la pandemia di covid-19 in veneto." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (November 2022): 13–22. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002002.

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Abstract:
A partire dagli studi sull'implementazione del Reddito Minimo in Italia, l'articolo osserva il ruolo dei "burocrati di strada" a livello locale nell'aumentare le capacità di implementazione delle politiche del Reddito di Cittadinanza (Rdc) nel contesto della governance multilivello. L'obiettivo è verificare quanto i Servizi di Supporto all'Impiego abbiano innescato maggiori capacità amministrative e processi di innovazione sociale nell'implementazione del Rdc. L'ipotesi di ricerca è stata testata da un'indagine sul campo che ha incluso 44 interviste semi- strutturate a stakeholder regionali, "burocrati di strada" e professionisti dell'assistenza sociale nel Veneto Nord-orientale, impegnati nell'implementazione del Rdc in un contesto di emer- genza e a fronte di persistenti esigenze di maggiore integrazione con altri attori locali. Si rileva che la pandemia di Covid-19 ha fornito ai "burocrati di strada" l'opportunità di sperimentare nuovi mezzi e strumenti tecnologici nella fase iniziale del processo di implementazione delle politiche di Rdc, facendo emergere una potenziale maggiore capacità di coordinamento, inte- grazione e flessibilità del lavoro, solo in parte già presente nel quadro delle politiche del lavo- ro preesistenti (ad es., il Reddito di Inclusione - Rei).
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Fiorella Pagliuca. "Dall’emergenza all’innovazione: come promuovere il miglioramento scolastico attraverso il middle management." IUL Research 3, no. 5 (June 20, 2022): 252–67. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.250.

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Abstract:
Il tema chiave, su cui il presente studio svolge un’indagine specifica, è il riconoscimento giuridico del middle management come leva strategica fondamentale per generare un miglioramento scolastico significativo, grazie alla capacità delle scuole di restituire equità educativa e inclusione sociale nel mondo post-pandemico. La definizione, anche da un punto di vista normativo, del middle management è un passaggio ineludibile per promuovere un modello di governance delle scuole incentrato sulla learning organization, dove le figure intermedie, facendo leva su un’efficace leadership distribuita, diventano il cuore della managerialità, incidendo indirettamente sull’innalzamento del livello degli apprendimenti degli studenti. Il lavoro si conclude con due proposte di sviluppo della carriera del docente per una legittimazione e un riconoscimento normativo ed economico del middle management scolastico.
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DiIacovo, Francesco, Alessandra Funghi, Cristiano Marini, Roberta Moruzzo, Cristiano Rossignoli, and Paola Scarpellini. "La costruzione e la valutazione delle dinamiche di rete nei percorsi di inclusione sociale attiva: il caso di Orti E.T.I.C.I." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 55 (March 2014): 69–87. http://dx.doi.org/10.3280/riv2013-055005.

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45

Milione, Anna. "L'intercultura in pratica: saperi, competenza e professionalità per la scuola plurale." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 191–213. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001016.

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Abstract:
Le migrazioni odierne costituiscono un cambiamento strutturale della società contempora-nea, manifestano i segni delle trasformazioni degli assetti geopolitici mondiali, le dinamiche della globalizzazione e gli effetti che essa sta producendo sulla società (Sassen, 2014; Geisel-berger, 2017; Bauman, 2017; Latour, 2017). Il mondo sta cambiando profondamente e al tempo stesso cambiano gli strumenti di lettura della società: la globalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie hanno creato interconnessioni ed interdipendenze che mettono in di-scussione categorie concettuali autoreferenziali ed etnocentriche. In questa prospettiva, le migrazioni globali e la crescente mobilità verso l'Europa rendono molto rilevante l'analisi dei processi di inclusione sociale in relazione alle risposte che offrono i sistemi educativi. Non si tratta più solo di accogliere migrazioni temporanee, ma di imparare a costruire insieme, e imparare ad abitare uno spazio comune in vista di insediamenti durevoli (Latour, 2017). Questo cambiamento induce a rivedere radicalmente il canone monoculturale della scuola, a ripensare le strutture organizzative, il progetto pedagogico e le sue matrici curricolari. Il cambiamento epocale di questi ultimi decenni induce ad assumere una nuova vision in cui la scuola è chiamata a confrontarsi con le trasformazioni che attraversano la società globale e con il riemergere della condizione antropologica dell'homo migrans, in movimento da una parte all'altra del globo attraverso infrastrutture fisiche e/o telematiche, che porta a ridefinire i contenuti della cittadinanza sociale in una prospettiva planetaria. Questa visione avvalora e rende ancora più urgente il progetto dell'«Educazione interculturale» che, ancora impro-priamente associata al governo dei flussi migratori e all'inclusione scolastica degli alunni figli di immigrati, rappresenta un'occasione di rinnovamento culturale per la società nel suo insieme. In questa ottica, l'articolo intende definire i caratteri dell'educazione interculturale e, a partire dall'analisi delle pratiche di inclusione scolastica degli alunni con background mi-gratorio, mettere a fuoco le competenze e le professionalità necessarie a fronteggiare la plu-ralità dei bisogni educativi che si pongono nelle classi scolastiche italiane al fine di integrare tutte le diversità.
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De Vita, Luisa. "Le politiche di genere come scelta strategica per lo sviluppo territoriale. Un confronto tra sei regioni italiane." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 111–25. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118008.

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Abstract:
Il lavoro si propone di riflettere sui temi dello sviluppo locale a partire dalle studio delle politiche di genere. Lo studio di queste policy č infatti particolarmente utile per leggere le nuove sfide poste ai contesti locali chiamati a sviluppare nuovi interventi, pensati, sia per sostenere lo sviluppo economico dei territori, sia per promuovere una maggiore inclusione e giustizia sociale. Attraverso l'analisi delle linee programmatiche contenute nei Por e di alcune interviste a testimoni privilegiati, il paper si concentra sulle logiche e i significati delle politiche predisposte analizzando gli ambiti di intervento privilegiati. I risultati, a partire dai cinque modelli di intervento individuati avviano un confronto tra le diverse concezioni di sviluppo sottese ai diversi interventi con una riflessione sui meccanismi di regolazione e i sistemi di relazione tra i diversi stakeholder.
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Chiaromonte, William. "Welfare locale e immigrazione. Il contenzioso sulla legislazione regionale in materia di integrazione degli stranieri." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 132 (November 2011): 657–96. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-132005.

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Abstract:
Il saggio, dopo una ricostruzione in chiave storico-evolutiva della disciplina nazionale in materia di immigrazione, illustra le tre stagioni della legislazione regionale che si sono succedute, a partire dagli anni '90 dello scorso secolo, a disciplinare l'integrazione degli stranieri. Viene, quindi, preso in esame il contenzioso insorto fra Stato e Regioni dopo la riforma costituzionale del 2001 ed avente ad oggetto principalmente il riparto di competenze in materia di immigrazione, la progressiva estensione del campo di applicazione soggettivo delle legislazioni regionali - fino a riconoscere alcuni diritti sociali fondamentali anche agli stranieri irregolari ed ai «neocomunitari» - ed il ruolo ritagliatosi dalle Regioni in alcuni ambiti di presunta competenza nazionale. L'Autore conclude constatando da un lato un significativo rafforzamento, sospinto dalla giurisprudenzadella Corte costituzionale, delle competenze regionali in materia di inclusione sociale degli stranieri, persino irregolari, nonostante il tentativo governativo di limitarne il raggio di azione, e paventando dall'altro, quale conseguenza di tale consolidamento di attribuzioni, il rischio concreto di una notevole differenziazione della qualitŕ dell'integrazione a livello territoriale (regionale ma anche infra-regionale), anche a causa della latitanza dello Stato quale soggetto riequilibratore.
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Carbone, Vincenzo. "La civic integration ai tempi del governo Lega-Cinquestelle. Tra sicurezza, controllo del territorio e informalizzazione dei processi di inclusione sociale." SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE, no. 123 (December 2020): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/sr2020-123005.

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Benini, Romano. "La disabilità tra inclusione sociale ed attivazione al lavoro a vent'anni dalla legge 68 del 1999 per l'inserimento mirato dei disabili." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (May 2019): 145–59. http://dx.doi.org/10.3280/ses2019-002012.

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Cristina Mecenero, Maria. "Educazione estetica e politica: l'indirizzo CrEA, una sfida per una scuola multiculturale." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2020): 105–19. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2020oa10080.

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Abstract:
L'esperienza di crescere a Milano, in particolare a NoLo, un quartiere di immigrazione che negli ultimi anni si sta caratterizzando grazie a una vivace mobilitazione sociale; una scuola che tenta di rigiocare le sorti di una - quasi scontata - ghettizzazione di alcune classi; l'idea di arte come possibilità formativa e di emancipazione di alunne e alunni e la pratica del Teatro Sociale che invita a riappropriarci dell'intenzionalità politica delle azioni educative e del nostro essere parte di una comunità, ponendosi come frontiera là dove esistono difficoltà individuali e collettive: questi alcuni elementi che fanno da sfondo all'esperienza di un indirizzo scolastico, il CrEA (Creativo-Espressivo-Artistico), preso qui in esame, in una scuola primaria milanese, la "Ciresola". Da anni il cambiamento della popolazione scolastica verso una dimensione sempre più multiculturale ha aperto interrogativi e sollecitato risposte. Mostrare come le scuole possano attivare processi di inclusione, ripensando il rapporto di insegnamento-apprendimento come una dimensione creativa/performativa in sé, è uno degli obiettivi di queste pagine. L'esperienza che si vuole qui presentare è ancora in corso. Essa rilancia l'arte e il teatro come mezzi innovatori che, puntando sull'autorialità del gruppo, si prestano a tradurre nella pratica didattica quotidiana l'idea pedagogica/educativa di una scuola in cui bambine e bambini sono protagonisti del loro apprendere e in cui chi insegna, in alleanza con famiglie e territorio, può contribuire a rigenerare il tessuto sociale della scuola e della città.
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