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Dissertations / Theses on the topic 'Indagini sperimentali'

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Piazza, Alex. "Diagnosi di strutture lignee e murarie: Il contributo delle indagini sperimentali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8623/.

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Abstract:
Conoscere dal punto di vista tecnico-costruttivo una costruzione storica è fondamentale per un’attendibile valutazione della sicurezza strutturale attuale e per la scelta di un eventuale ed efficace intervento di miglioramento. Per le strutture di interesse storico appartenenti al patrimonio culturale, ma anche per gli altri edifici, risulta difficile conoscere le origini del manufatto, le modifiche avvenute nel corso del tempo dovute a fenomeni di danneggiamento derivanti dal peggioramento delle condizioni dei materiali e dall’avvenimento di eventi calamitosi a causa della mancanza di documentazione storica. La mia tesi e’ focalizzata su tecniche di indagine non distruttive in modo da migliorare la conoscenza della struttura per poi intervenire in modo corretto. L’obiettivo del lavoro svolto e’ stato indagare il contributo delle indagini sperimentali alla diagnosi di edifici storici, in particolare elementi strutturali lignei e di muratura applicando indagini sperimentali non distruttive. Ho dapprima descritto lo stato dell’arte delle varie prove effettuate attraverso la lettura e il confronto di diversi articoli tecnico-scientifici riportando gli obiettivi, la strumentazione impiegata e i risultati ottenuti dalle diverse prove. Ho poi effettuato uno studio del materiale legno utilizzato per le costruzioni, riportandone la descrizione dal punto di vista strutturale, le caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche, le diverse classificazioni e le fasi di lavorazione. Quindi ho analizzato alcune delle prove non distruttive necessarie per una diagnosi di elementi lignei. Per ogni prova vengono riportate alcune caratteristiche, il principio di funzionamento e la strumentazione utilizzata con eventuali software annessi. Negli ultimi 3 capitoli si procede con l’applicazione sperimentale delle prove in sito o in laboratorio precedentemente descritte, in diversi casi di studio; in particolare 1) l’applicazione della prova di compressione assiale su alcuni provini ricavati da un elemento strutturale in legno antico per ricavare vari parametri fisici e meccanici; 2) lo studio di una capriata di legno presente in laboratorio, recuperata dopo il sisma dell’Emilia del 2012, iniziando dall’ispezione visuale classificazione a vista degli elementi sulla base di quanto riportato nella normativa per poi analizzare i dati delle varie prove non distruttive eseguite. 3) Infine è applicata la prova termografica ad un edificio di interesse storico, come l’ex Monastero di Santa Marta, situato in via S. Vitale a Bologna per indagare la tipologia strutturale, le tecnologie costruttive impiegate nelle varie epoche di questo complesso.
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Casadei, Isabella. "Indagini sperimentali per la determinazione di microplastiche nelle acque reflue e nei fanghi di depurazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23816/.

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Abstract:
Le microplastiche (MP) rientrano nella categoria di contaminanti emergenti per la loro pericolosità e persistenza nell'ecosistema. Gli impianti di trattamento acque sono identificati come una fonte principale di MP per l’ambiente. A causa della mancanza di metodi di separazione standard per le MP da fanghi ed acque reflue, nel presente lavoro sperimentale, sono testati diversi metodi di separazione delle MP da campioni di fanghi e acque di due impianti reali. Tramite analisi allo stereomicroscopio e identificazione della struttura polimerica mediante spettroscopia infrarossa in riflettanza totale attenuata (FTIR-ATR) si sono ottenute delle prime stime sulle quantità di MP all’interno dei depuratori che andranno vagliate con successive prove. In generale c’è una grande variabilità associata al punto di prelievo, al periodo di campionamento e alle caratteristiche del refluo. I dati sperimentali confermano la presenza di MP sia nelle acque che nei fanghi. Per la linea acque sono esaminati un trattamento convenzionale a fanghi attivi di un piccolo impianto (1) e un trattamento terziario di filtrazione a sabbia con peracetico e UV di un impianto di potenzialità superiore (2). Seppure le efficienze di rimozione siano alte (93,37% per l’impianto 1 e 59,80% per il 2), i carichi di MP rilasciati in ambiente sono elevati a causa delle portate trattate. Il fatto che MP della stessa morfologia e colore si ritrovino in setacci di differenti dimensioni e che le concentrazioni aumentino al diminuire della dimensione, suggerisce che subiscano svariate frammentazioni a monte del campionamento. Per i fanghi sono testati 3 metodi di pretrattamento individuando il migliore in quello con pre-digestione con H2O2 e separazione per densità con NaI che verrà in seguito implementata. Nei fanghi tendono a concentrarsi le MP rimosse dalla linea acque che di solito sono quelle di densità maggiore, infatti si riscontra prevalenza di microparticelle.
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3

Grandi, Stefano. "Il Benessere Termoigrometrico in ambienti scolastici: Indagini sperimentali nella nuova sede della Facoltà di Ingegneria al Lazzaretto." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/414/.

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4

Rago, Giovanni. "Valutazione dello stato di degrado e della vita di servizio di un viadotto lungo la linea ad alta velocità Firenze Roma." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L'elaborato riguarda la valutazione dello stato di degrado di un viadotto lungo la linea ad alta velocità Firenze Roma. Per la valutazione del degrado sono state effettuate delle indagini visive con la compilazione delle schede di difettosità. Queste schede hanno permesso la valutazione di un indice che esprime lo stato di degrado di ogni elemento strutturale e quindi anche del viadotto complessivo. Accanto alle indagini visive, sono state effettuate delle prove sperimentali in sito e in laboratorio in grado di caratterizzare i materiali costituenti l'opera. I risultati ottenuti dalle prove sul calcestruzzo e sulle barre di armatura hanno permesso di esprimere lo stato di conservazione di questi due materiali. Infine sono stati sviluppati dei modelli per stimare la vita di servizio dell'opera. A causa della carbonatazione del calcestruzzo, le armature con il tempo si corrodono e portano alla fessurazione del copriferro. Questi modelli sono serviti a stimare il tempo rimanente prima che il calcestruzzo si fessuri. Per concludere, sono state fornite delle indicazioni di carattere progettuale e costruttivo in grado di rallentare il processo di carbonatazione e spostare più avanti nel tempo la corrosione delle armature.
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MERLI, ALESSANDRO. "Indagini sperimentali e analisi numeriche finalizzate alla progettazione di interventi di permeazione con nanosilice colloidale per la stabilizzazione delle sabbie costiere sotto edifici esistenti nella fascia costiera nord-adriatica." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263548.

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Abstract:
In seguito ai recenti eventi sismici si è volta una sempre maggiore attenzione al fenomeno della liquefazione e degli effetti indotti su terreni ed opere. In contesti urbanizzati o sotto strutture/edifici esistenti, quale è la costa nord-adriatica, le soluzioni di mitigazione ordinarie rimangono spesso inapplicabili per la complessità della situazione e/o l’impossibilità tecnica di intervenire nel volume di interesse dell’opera stessa. In letteratura vi sono elementi utili per considerare la permeazione con silice colloidale la tecnica attualmente più promettente per il miglioramento dei terreni sotto edifici esistenti; tuttavia è necessario approfondire la ricerca verso l’applicazione su terreni in condizioni naturali per ottimizzarne la funzionalità, la messa in opera e la sicurezza. Partendo da uno studio sul territorio di Rimini ed in campi prova messi a disposizione dall’Amministrazione locale, si è svolta un’approfondita caratterizzazione delle sabbie costiere al fine di definire i parametri chiave per l’applicazione di tale tecnica, nonché il relativo comportamento dinamico e ciclico. Su alcune miscele si è condotto uno studio atto a definirne il comportamento reologico al variare dei componenti e delle condizioni chimico-fisiche al contorno, utile al controllo dei tempi di gelificazione. In laboratorio poi si sono eseguite prove di permeazione in scala ridotta su sabbie rappresentative e, dal relativo comportamento dinamico e ciclico, si sono sviluppati modelli di analisi di risposta sismica di sito in tensioni efficaci pre-post intervento, necessari a simulare il grado di miglioramento ottenibile sui terreni costieri di Rimini nell’ipotesi di eventi sismici caratteristici; ciò ha evidenziato un’elevato grado di miglioramento senza alterare significativamente il comportamento dinamico dei terreni. Gli sviluppi futuri della ricerca saranno volti essenzialmente all’applicazione in sito ed alla calibrazione dei metodi di controllo e verifica del trattamento.
After recent seismic events, the phenomenon of soil liquefaction and related effects on structures have received much attention in the engineering research and practice. In urbanized contexts, such as the North-West Adriatic coast, standard mitigation solutions under existing structures are often inapplicable due to the complexity of the contest or to the technical impossibility of intervention. From an intensive literature review it can be deduced that the permeation grouting technique by means of colloidal silica could be a promising solution to mitigate soil liquefaction under existing structures. However, it is necessary to go further with research studying this specific technique not only in the laboratory but also on in-site to consider also the specific soil natural conditions. In this thesis, an extensive experimental study is carried out on the Riminese sandy coast aimed at obtaining the key parameters for the application of this technique and the dynamic and cyclic characterization of the local deposits. An extensive rehological study is also performed to investigate, in particular, the gelation time of mixtures of different characteristics, varying the percentage of components and the chemical-physical conditions (e.g. pH and temperature of the mixtures). Then, small-scale permeation tests are performed in the laboratory on representative coastal sands in order to estimate the degree of improvement achievable on-site by means of permeation grouting and the cyclic and dynamic behaviour of treated soil. Finally, seismic site response analyses in effective stress are carried out considering untreated and treated soil parameters (before and after permeation treatment) and using a set of recorded accelerograms compatible with the historical seismicity of the area. Results show that permeation grouting with colloidal silica can be a promising technique for the mitigation of the liquefaction susceptibility of the soil under existing structures.
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Savioli, Valentina. "Indagine sperimentale sul comportamento transizionale di miscele granulari." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2276/.

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Lo, Conte Luca. "Indagine teorica e sperimentale sull'aderenza di barre in frp nel calcestruzzo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7545/.

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Abstract:
L’aderenza tra barre fibrorinforzate e calcestruzzo è una chiave fondamentale per comprendere al meglio l’azione composita di strutture rinforzate o armate in FRP. Deve essere mobilitata una certa aderenza tra la barra e calcestruzzo per trasferire gli sforzi da un corpo all’altro. Poiché il materiale composito è anisotropo, in direzione longitudinale le proprietà meccaniche sono governate da quelle delle fibre, mentre in direzione trasversale dalla resina. La matrice presenta in genere resistenze più basse di quella a compressione del calcestruzzo, cosicché il meccanismo di aderenza risulta diverso da quello sviluppato dalle tradizionali barre in acciaio. In questa tesi viene sviluppata appunto un’indagine sperimentale sul fenomeno dell’aderenza di barre in acciaio e barre in CFRP (fibra di carbonio) nel calcestruzzo, cercando di capire come cambia il fenomeno al variare dei parametri da cui dipende principalmente l’aderenza, come ad esempio la resistenza caratteristica a compressione del calcestruzzo, il diametro e la deformazione superficiale della barra e la posizione di questa nel provino di calcestruzzo. Sono state quindi realizzate delle prove di pull-out, ovvero delle prove di estrazione di barre da provini di calcestruzzo, per determinare le tensioni tangenziali d’aderenza in funzione dello scorrimento locale della barra (local bond-slip). Infine sono stati calibrati, sui risultati delle prove sperimentali, i tre modelli analitici più noti in letteratura che descrivono il fenomeno dell’aderenza delle barre in FRP nel calcestruzzo, ovvero quello di Malvar (1994), il CMR Model (1995) e il Modified BPE Model (1996).
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Stanghellini, Chiara. "Indagine numerico - sperimentale dell'incertezza delle scale di deflusso del fiume Po." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/222/.

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9

Pennisi, Enrico. "Indagine sperimentale e verifiche di stabilità di un'arginatura del fiume Po." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3466/.

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Mesiano, Pietro. "Indagine sperimentale sull'assorbimento di onde mediante l'utilizzo di materiale plastico di riuso." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La riflessione delle onde è uno dei problemi nella progettazione delle opere portuali e di protezione della costa. Essa può portare a incidenti alle navi durante le manovre d’ingresso nel porto o all’interno di esso, creare situazioni di pericolo durante le operazioni di carico e scarico o creare problemi di stabilità alle strutture a causa dell’erosione che la riflessione genera al piede di esse. In passato è stato un aspetto spesso sottovalutato e i dati ricavati erano spesso frutto degli studi sulla stabilità delle opere e non incentrati sulla riflessione. Nel presente elaborato si è studiato il comportamento di un assorbitore di onde, ovvero una struttura atta a limitare il più possibile l’altezza dell’onda riflessa. In letteratura esistono svariati tipi di assorbitori, qualcuno lo illustreremo nel capitolo 1, la particolarità di quello utilizzato per questo studio è il materiale scelto per la realizzazione dell’assorbitore, le bottiglie di plastica. Disponibili in grandi quantità e senza spese, le bottiglie utilizzate sono state reperite tramite una raccolta presso la Scuola di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Bologna, dove ha anche sede il laboratorio LIDR presso il quale sono stati svolti gli esperimenti. L’idea di utilizzare le bottiglie di plastica nasce dalla volontà di realizzare un assorbitore che abbia un basso impatto ambientale e di riutilizzare per fini utili un materiale che, a causa del suo abbandono in mare, costituisce uno dei più grandi problemi per l’inquinamento dei mari. Nel capitolo 3 si illustrano le varie configurazioni che si sono date all’assorbitore e si descrive come sono stati svolti gli esperimenti, dei quali se ne illustrano i risultati nel capitolo 4 facendo un’analisi sia su ogni singolo assorbitore che mettondoli a confronto tra loro.
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Mariani, Luca. "Indagine sperimentale sulla risposta vibratoria di provini sottoposti ad eccitazione non-gaussiana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6945/.

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Abstract:
Nuova frontiera per la procedura di test tailoring è la sintesi di profili vibratori il più reali possibili, nei quali venga tenuto conto della possibile presenza di eventi transitori e della non scontata ripetibilità delle vibrazioni nel tempo. Negli ultimi anni si è rivolto un crescente interesse nel "controllo del Kurtosis", finalizzato alla realizzazione di profili vibratori aventi distribuzione di probabilità non-Gaussiana. Durante l’indagine sperimentale oggetto di questa trattazione si sono portati a rottura per fatica alcuni componenti sottoposti, in generale, a tre differenti tipi di sollecitazione: stazionaria Gaussiana, stazionaria non-Gaussiana e non stazionaria non-Gaussiana. Il componente testato è costituito da un provino cilindrico montato a sbalzo e dotato di una massa concentrata all’estremità libera e di una gola vicina all’incastro, nella quale avviene la rottura per fatica. Durante l’indagine sperimentale si è monitorata la risposta in termini di accelerazione all’estremità libera del provino e di spostamento relativo a monte e a valle della gola, essendo quest’ultimo ritenuto proporzionale alle tensioni che portano a rottura il componente. Per ogni prova sono stati confrontati il Kurtosis e altri parametri statistici dell’eccitazione e della risposta. I risultati ottenuti mostrano che solo le sollecitazioni non stazionarie non-Gaussiane forniscono una risposta con distribuzione di probabilità non-Gaussiana. Per gli altri profili vale invece il Teorema del Limite Centrale. Tale per cui i picchi presenti nell'eccitazione non vengono trasmessi alla risposta. Sono stati inoltre monitorati i tempi di rottura di ogni componente. L’indagine sperimentale è stata effettuata con l'obiettivo di indagare sulle caratteristiche che deve possedere l’eccitazione affinchè sia significativa per le strategie alla base del "controllo del Kurtosis".
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BETTINELLI, Stefano. "INDAGINE NUMERICO/SPERIMENTALE SU PRESTAZIONI E RIGIDEZZA STRUTTURALE DI IMBARCAZIONI OLIMPIONICHE DA CANOTTAGGIO." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389283.

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Abstract:
Several studies have been made on sport of rowing: researches were made for coach and technicians to improve methods for training and tactics in race, in medicine to analyse the physical performance of athletes and the effects of physical stress in the body, and in engineering with studies and developments of equipments for "indoor" training, and new race boats. The present work is about this area: the aim of study is to optimize a method for dynamic analysis of athletes and boat, in different operating conditions, and use the information in structural analysis of hulls and boats components, through which the rowers work exerting forces of propulsion. With the collaboration of the shipyard Filippi Lido Srl, it was developed a measurement system, complete of sensors and acquisition control unit, produced specifically to detect all forces applied to the hull on water by each member's crew . The target of study was to analyzing the acquired data to develop a method optimizing performance and behaviour of the boats under real load conditions, to have a new procedure for design, construction or optimisation of the hulls. The equipment was tested with a series of on-water data acquisition, with support both of professional and amateur teams, and it was created a database with the collected information . Analysis of the data allowed the calculation of some performance indicators and it was possible to implement additional methods of investigation to highlight during the on-water test the differences in technique between different crews. The forces information of rowers were also classified in appropriate diagrams depending on the type of boat and crew, to use them as inputs in numerical and experimental analysis. Following these information were used in fatigue test for some critical components of boat, and in FEM simulations to compare the stiffness of different constructive solutions of an hull produced by Filippi Lido Srl. To do this, it was adopted a particular method of FEM analysis, called Inertia Relief, particularly suitable for static simulation of not constraint bodies, like as boats. As required by the company, the equipment and the method of investigation developed will be used by Filippi Lido Srl to design and verify new hull solutions, thus optimizing the boats and satisfy better the rowing teams.
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Bernardi, Ilaria. "indagine sperimentale sull'attenuazione del moto ondoso da parte di vegetazione sommersa o parzialmente emersa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426517.

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Abstract:
Salt marsh vegetation of the Lagoon of Venice has an important role on the energy wave dissipation and it can be considered a natural factor to protect internal areas from erosion. In this research a study of the mechanisms of wave damping by vegetation and modeling wave attenuation by vegetation was carried out. Laboratory experiments were conducted to measure wave attenuation resulting from synthetic vegetation (Spartina maritima), under a range of wave conditions and plant stem densities typical of salt marsh. The laboratory data were analyzed using linear wave theory and compared to the model of Mendez and Losada (2004), to quantify vegetation drag coefficient and to find relations between wave damping and vegetation characteristics. Generally, in the formulation of the drag coefficient CD, bottom friction is neglected and only the resistance of vegetation is taken into account: it is a “bulk” drag coefficient, which does not distinguish between the vegetation effect and the effect of bottom friction. In the present work bottom friction is, instead, explicitly considered in order to quantify the drag coefficient due only to the resistance induced by vegetation, and to quantify a specific bottom friction coefficient due to the presence of vegetation. Here a theoretical approach is presented and validated by experimental data. This work can find a possible application when describing wave propagation within shallow basins characterized by the presence of vegetation, such as the Lagoon of Venice.
La presenza di vegetazione sul suolo delle barene della Laguna di Venezia svolge un importante effetto dissipativo sul moto ondoso che si propaga all’interno della laguna e può essere considerato un fattore naturale di protezione dai fenomeni di erosione. In questa tesi è stato effettuato uno studio sui meccanismi di dissipazione dell’energia del moto ondoso in presenza di una superficie vegetata, e sulla modellazione matematica degli effetti della vegetazione sul moto ondoso, attraverso un’indagine sperimentale condotta in laboratorio, con un tipo di vegetazione artificiale (Spartina maritima) e in condizioni idrodinamiche simili a quelle presenti in una zona di barena. I risultati sperimentali ottenuti sono stati analizzati assumendo valida la teoria lineare dell’onda, e confrontati con le soluzioni teoriche proposte da Mendez e Losada, allo scopo di quantificare il coefficiente di resistenza della vegetazione artificiale e determinare delle relazioni fra la dissipazione di energia del moto ondoso e le caratteristiche della vegetazione. Generalmente, nelle formulazioni dei coefficienti di resistenza CD presenti in letteratura, la resistenza prodotta dall’attrito del fondo viene considerata trascurabile rispetto a quella prodotta dalla vegetazione: vengono considerati dei CD globali, che inglobano al loro interno tutti gli effetti (vegetazione più attrito), senza alcuna distinzione fra di essi. In questo lavoro, invece, si è cercato di considerare separatamente i due effetti, allo scopo di determinare un coefficiente Kv responsabile dell’effetto della sola vegetazione, e un coefficiente Kf responsabile dell’effetto del solo attrito di fondo, in presenza di vegetazione. Per affrontare il problema viene presentato un approccio teorico, che è validato dai dati sperimentali. Questo lavoro può trovare delle possibili applicazioni nella descrizione della propagazione del moto ondoso all’interno di bacini caratterizzati da bassi fondali e presenza di vegetazione, come è il caso della Laguna di Venezia.
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SALVI, Massimo. "La Metafora nel processo di insegnamento-apprendimento della matematica: una indagine teorica e sperimentale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90885.

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Pianezzola, Nicole. "La tecnologia Speech-to-Text nell’interpretazione simultanea dal francese verso l’italiano: indagine sperimentale sulla qualità." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14904/.

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Abstract:
Résumé Ce mémoire vise à vérifier s'il existe une corrélation entre l’emploi en cabine d’interprétation simultanée d’un logiciel de dictée vocale, basé sur la technologie de Reconnaissance Automatique de la Parole, et une amélioration globale de la qualité de l’interprétation. Pour atteindre cet objectif, une expérience a été menée. On a demandé à quatre interprètes non professionnels d’interpréter du français vers l’italien deux discours différents, dont une fois selon la méthode classique et une autre fois selon la méthode expérimentale, à savoir en employant la Saisie Vocale de Google Docs. Ce mémoire est divisé en quatre chapitres. Les Chapitres 1 et 2 sont consacrés à l'interprétation simultanée et à la technologie de Reconnaissance Automatique de la Parole. Le Chapitre 3 décrit en détail la méthodologie de la recherche. Dans le Chapitre 4, l’on a comparé et commenté les résultats de l’expérience. Sur la base de l’analyse comparative des données, l’on a pu tirer les conclusions suivantes : 1) si l'on prend en compte la gestion des nombres et des chiffres et du microphone, la qualité des interprétations effectuées à l’aide de la Saisie Vocale s’est considérablement accrue ; 2) pour ce qui est de la gestion des erreurs commises par le logiciel, la qualité a baissé ; 3) quant à d’autres critères, la qualité est restée fondamentalement inchangée au niveau collectif et, parfois, au niveau individuel aussi. L’expérience a donc démontré que l’emploi d’un logiciel de dictée vocale en cabine influence inégalement différents critères de qualité de l’interprétation simultanée.
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Stumpo, Francesca. "Indagine numerico-sperimentale finalizzata alla caratterizzazione del bacino imbrifero sotterraneo del Lago di Monate (VA)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Lo scopo del seguente lavoro di Tesi è quello di approfondire il tema del bilancio idrologico del bacino del Lago di Monate servendosi di modellazioni idrologiche che tengano conto della variabilità dell’estensione del bacino imbrifero sotterraneo del lago. Nella fase introduttiva dell’elaborato vengono riportate la descrizione dell’area di studio e del bacino idrologico del lago, le attività di monitoraggio in corso e il modello idrologico utilizzato per l’analisi. Sono stati introdotti quattro schemi concettuali di applicazione del modello idrologico, tramite l’implementazione del programma di calcolo R: il primo è identificato dal classico modello di trasformazione afflussi-deflussi HyMOD che prevede l’utilizzo di 5 parametri; il secondo e terzo schema concettuale impongo la variabilità dell’area del bacino sotterraneo strettamente correlata all’andamento delle precipitazioni, imponendo un incremento o riduzione dell’area rispettivamente all’aumentare o al diminuire delle precipitazioni; infine nel quarto schema l’area del bacino sotterraneo è stimata dal modello HyMOD come sesto parametro. Ognuno dei precedenti schemi è stato valutato secondo diverse strategie di calibrazione, dalle quali è stato possibile ottenere i set di parametri con i quali eseguire le simulazioni del modello. Analizzando i risultati si nota come tutti i modelli proposti restituiscano performance molto elevate negli anni caratterizzati da elevata umidità, mentre evidenziano un calo di prestazioni negli anni “anomali” contraddistinti da un comportamento siccitoso. Si deduce dunque che, al netto di altri possibili dati inaffidabili, il modello presenta diversi limiti che saranno oggetto di analisi future.
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Marastoni, Diego. "Caratterizzazione meccanica delle malte attraverso prove non distruttive eseguite su differenti campagne di indagine." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3377/.

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Salerno, Serena <1992&gt. "Idea di purezza, mestruazioni, matrimoni precoci. Indagine sperimentale in periferie urbane e villaggi rurali dell'Uttar Pradesh occidentale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9729.

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Abstract:
L’idea di purezza è un valore trasversale nella società indiana. Influenzando regole e dettando precetti in diversi campi sociali, si fa modello in materia di condotta personale, salute e giustizia. Plasma il concetto dell’intoccabilità e limita l’accesso ai beni materiali e di prima necessità. Prendendo in considerazione le donne indiane, una tale idea è naturalmente macchiata dalla piaga mestruale, evento liminale da controllare attraverso rituali e accorgimenti. Appesantite dall’impurità derivante dall’evento mestruale e dalla mancanza di una nascita ritualistica, le donne indiane vedono l’unica possibilità di purezza nel matrimonio in età precoce. Il matrimonio prematuro, passaggio spirituale alla pubertà, è il mezzo per controllare la sessualità della donna indiana attraverso la supervisione sulla sua verginità e la gestione del flusso mestruale. Il primo capitolo analizza lo stigma invalidante e sporco delle mestruazioni, tentando di dimostrare come mestruazioni e matrimoni precoci rappresentino l’accesso, rispettivamente biologico e spirituale, alla pubertà. Un accesso controllato dall’uomo. Il secondo capitolo esamina le origini e le cause dei matrimoni precoci, gettando una lente sulla situazione attuale e sulla legislazione attinente. Il terzo capitolo è il prodotto di una ricerca primaria e secondaria sul campo, il cui scopo è studiare l’impatto delle mestruazioni e dei matrimoni prematuri sulla salute e l’educazione della donna indiana, e dunque sulla parità di genere. I dati sono stati raccolti svolgendo una indagine empirica in Uttar Pradesh occidentale, attraverso osservazione diretta, discussioni informali e interviste. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di fungere da modello base per l’operato di organizzazioni non governative locali ed internazionali la cui volontà sia quella di intervenire nel settore del WASH e dei matrimoni prematuri nella zona dal qui presente studio considerata.
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De, Rosa Giorgio. "Sperimentazione di metodologie innovative di indagine termografica in campo industriale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6997/.

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Abstract:
La termografia è un metodo d’indagine ampiamente utilizzato nei test diagnostici non distruttivi, in quanto risulta una tecnica d’indagine completamente non invasiva, ripetibile nel tempo e applicabile in diversi settori. Attraverso tale tecnica è possibile individuare difetti superficiali e sub–superficiali, o possibili anomalie, mediante la rappresentazione della distribuzione superficiale di temperatura dell’oggetto o dell’impianto indagato. Vengono presentati i risultati di una campagna sperimentale di rilevamenti termici, volta a stabilire i miglioramenti introdotti da tecniche innovative di acquisizione termografica, quali ad esempio la super-risoluzione, valutando un caso di studio di tipo industriale. Si è effettuato un confronto tra gli scatti registrati, per riuscire a individuare e apprezzare le eventuali differenze tra le diverse modalità di acquisizione adottate. L’analisi dei risultati mostra inoltre come l’utilizzo dei dispositivi di acquisizione termografica in modalità super-resolution sia possibile anche su cavalletto.
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Trivillin, Matteo <1987&gt. "Indagine sperimentale sull'impiego di acido peracetico (PAA) e raggi ultravioletti (UV) per la disinfezione delle acque reflue urbane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2972.

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Abstract:
La ricerca finalizzata alla comprensione della disinfezione delle acque reflue deriva dalla necessità di scaricare reflui batteriologicamente rispondenti alla normativa vigente (D.Lgs 152/2006). Nella prima parte dell’esperienza, conseguentemente all'approvazione delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Veneto, relative al divieto (da dicembre 2012) di utilizzo dell’ipoclorito di sodio (NaOCl) in ambito di disinfezione delle acque reflue urbane, è stato studiato ed ottimizzato il sistema di disinfezione condotto tramite acido peracetico (PAA) presso l’impianto di Cittadella (PD), di proprietà dell’azienda ETRA S.p.A. Grazie alla disponibilità di questa Azienda, congiuntamente alla possibilità di accesso a diversi impianti di depurazione presenti nella provincia di Padova, è stato possibile analizzare due soluzioni impiantistiche prevedenti l’installazione di lampade battericide a raggi ultravioletti (UV). L’indicatore batteriologico preso in considerazione per valutare l’efficacia dei processi è stato il batterio Escherichia Coli, il cui limite per le acque di scarico, secondo il D.Lgs 152/2006, è di 5000 UFC/100ml. Nel contesto di protezione ambientale del corpo recettore, contro gli eventuali effetti nocivi provocati dall’acido peracetico residuo, sono stati infine condotti presso i laboratori dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) dei test di tossicità acuta con il bioindicatore Daphnia Magna.
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Gori, Valentina. "Materiali e umidità di risalita nella basilica di S. Maria Maggiore a Bologna: uno studio sperimentale ai fini del restauro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La chiesa di Santa Maria Maggiore è uno degli edifici religiosi più antichi di Bologna. Ormai dal 2012 lo Studio di progettazione Cavina Terra architetti si sta occupando dell’intervento di restauro, volto perlopiù a mitigare i problemi di natura strutturale, occorsi già a seguito degli eventi sismici del febbraio 2012. Il presente lavoro di tesi riguarda i problemi generati dall’umidità di risalita, che ha indotto numerosi fenomeni di degrado non solo sulle superfici delle strutture in elevazione intonacate, ma anche sui basamenti in marmo presenti, nonché sull’estesa pavimentazione in terrazzo alla veneziana. Tale problematica risulta direttamente collegabile al ricco sistema di canali presenti in zona: di fronte all’attuale ingresso della chiesa, lungo Via Galliera, scorreva l’alveo artificiale del torrente Aposa, mentre nella vicina Riva di Reno scorre tuttora, benché tombato, l’omonimo canale. Nella prima parte della tesi è stata effettuata una ricerca storico-archivistica relativa non solo alle vicissitudini storiche e alle trasformazioni architettoniche della chiesa, ma anche al sistema delle acque presenti in zona, approfondendo il rapporto dell’edificio con il sistema fognario. Inoltre l’interpretazioni di indagini di natura geofisica e geognostica, svolte in sito, ha permesso di ricavare le informazioni necessarie per la comprensione dell’entità e della distribuzione dell’umidità nel sottosuolo, nonché la conoscenza del terreno sottostante la basilica. Nella seconda parte sono state eseguite delle indagini diagnostiche su campioni di materiali prelevati in varie zone ritenute significative all’interno della chiesa e un’indagine microclimatica all’interno dell’edificio. Infine, sulla base dei risultati ottenuti in laboratorio e in sito, è stato possibile redigere delle linee guida per l’intervento sull’umidità e sui materiali.
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Baldazzi, Matteo. "Indagine sperimentale sulla risposta dinamica di provini piatti in lega d'alluminio sottoposti a diverse tipologie di eccitazione vibratoria non-gaussiana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8099/.

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Negli ultimi anni va sempre più affermandosi l’idea che nei test a fatica utilizzati in ambito industriale per testare la resistenza di numerosi prodotti, riprodurre profili vibratori con distribuzioni gaussiane non sia sufficientemente realistico. Nell’indagine sperimentale riportata in questo trattato vengono confrontati gli effetti generati da sollecitazioni leptocurtiche ottenute da misurazioni reali, con profili vibratori gaussiani a parità di RMS e forma della PSD (Power Spectral Density) verificando la validità della “Papoulis rule”. A partire da questi profili vibratori si è effettuata una progettazione ad hoc dalla quale sono stati ricavati dei provini piatti in lega di alluminio a cui è collegata una massa ausiliaria. Quest’ultimi montati a sbalzo su uno shaker elettrodinamico, sono caratterizzati da una variazione di sezione che localizza la sezione critica in prossimità dell’incastro. I provini sono stati inoltre caratterizzati attraverso prove a trazione e test accelerati a fatica, ricavandone la caratteristica a trazione del materiale ed il diagramma di Wohler. In seguito alla descrizione di tali prove viene riportata un’analisi dei provini sollecitati da due profili vibratori, uno gaussiano e uno ad elevato valore di kurtosis, monitorando tramite l’impiego di accelerometri i valori dell’eccitazione e la risposta. Vengono inoltre verificati i valori delle deformazioni dovute alle sollecitazioni imposte collocando due estensimetri in corrispondenza della sezione critica di due provini (uno per ogni tipologia di input).
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Camorani, Gianpiero. "Un contributo alla progettazione di interventi di rinforzo di strutture in muratura con materiali compositi: indagine sperimentale e modelli teorici." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/154.

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2009 - 2010
Gli edifici in muratura sono ancora piuttosto diffusi anche in zone ad elevata sismicità, come i Paesi del bacino del Mediterraneo ed altre zone del mondo recentemente colpite da terremoti anche di notevole intensità. Ragion per cui, il rinforzo strutturale di elementi portanti in muratura è spesso necessario per incrementare la resistenza sismica, anche in accordo ai moderni codici normativi. Il rinforzo a taglio di pannelli in muratura ed il confinamento delle colonne, sono alcuni degli interventi più comuni per incrementare la resistenza alle forze laterale della struttura ed aumentare la resistenza di elementi prevalentemente compressi, per far fronte al notevole incremento di sollecitazioni dovuto alle oscillazioni sismiche. L’uso di materiali compositi fibrorinforzati a tali scopi è una delle possibili soluzioni, caratterizzata da un insignificante incremento dei pesi strutturali. Diverse tipologie di materiali compositi sono attualmente utilizzati nell’edilizia civile, d’altra parte c’è un’enorme variabilità di tipologie di muratura, sia in termini di materiali che di tessitura, come si evince dalle strutture esistenti. Conseguentemente e anche per la scarsa sperimentazione disponibile a riguardo, le formule predittive reperibili per la muratura rinforzata con FRP sono al momento molto meno affidabili delle corrispettive formulazioni per elementi in calcestruzzo. Inoltre, pochissimi sono i codici normativi specifici per il rinforzo di elementi in muratura con materiali compositi. Il recente documento tecnico CNR 200 è tra i pochi, anche in ambito internazionale, a coprire tale campo le cui formulazioni presentate sono suscettibili di ulteriori migliorie. Sulla base di tali considerazioni, la prima parte della tesi indaga il comportamento di interfaccia tra tessuti in materiali compositi su varie tipologie di elementi in muratura. Sono dapprima presentati i risultati di un’ampia campagna sperimentale condotta dall’autore presso il Laboratorio di Ingegneria Strutturale dell’Università di Salerno. In particolare sono stati analizzati tessuti a base di fibre di vetro e di carbonio incollate al supporto con resina epossidica e rete a base di fibre di carbonio messa in opera con malta minerale (sistema CFRCM). Sono state utilizzate murature sia artificiali (laterizio) sia naturali (tufo, calcarenite e pietra calcarea) che, in via preliminare, sono state caratterizzate in termini di resistenza a compressione, trazione e modulo di Young. La scelta delle murature è stata dettata dal fatto che risultano tra le più diffuse proprio in Italia meridionale. Il lavoro è poi dedicato all’esposizione e discussione dei risultati sperimentali delle prove di aderenza condotte. Infine, i risultati sperimentali, sono stati utilizzati per la determinazione di una formula predittiva alternativa per la valutazione della massima forza di aderenza. Avendo determinato in maniera piuttosto precisa le principali caratteristiche meccaniche della muratura, si è potuto, infatti, pervenire ad una formulazione piuttosto vicina all’evidenza sperimentale. La seconda parte della tesi è finalizzata a ricavare e calibrare una formula di progetto per ricavare la resistenza a compressione di colonne in muratura confinate con FRP. Dopo una breve introduzione sui concetti fondamentali riguardanti il confinamento in generale e la sua applicabilità ad elementi in calcestruzzo e muratura, viene raccolto e presentato un ampio database di prove sperimentali. Il database è stato ricavato raccogliendo prove reperibili in bibliografia e prove presentate dallo stesso autore in un recente articolo su rivista. Tale database è stato dapprima utilizzato per testare e validare alcune delle più diffuse formulazioni disponibili per la valutazione della massima resistenza a compressione di elementi confinati, tra cui anche quei pochi disponibili per la muratura confinata con FRP. I modelli analizzati hanno mostrato un’eccessiva dispersione ed una valutazione della resistenza a compressione spesso a svantaggio di sicurezza, e sono spesso calibrati per un solo tipo di muratura di base. E’stata proposta per questo una formula generale calibrata sui dati sperimentali. In linea di principio sono stati possibili diversi livelli di accuratezza nella calibrazione della relazione, in dipendenza dal numero di parametri coinvolti: più sono i parametri calibrati sperimentalmente, più accurata è la corrispettiva formulazione. Infine, sono state proposte tre diverse formulazioni alternative per la valutazione della resistenza a compressione di colonne in muratura confinate con FRP, che permettono diversi livelli di approssimazione in termini di errore medio e dispersione. [a cura dell'autore]
IX n.s.
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MORETTI, STEFANIA. "ANNUIRE E SCUOTERE LA TESTA COME AZIONI SIMULATE DI APPROCCIO ED EVITAMENTO Indagine sperimentale sulla relazione tra elaborazione cognitiva e gesti embodied." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/971190.

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The study deals with the relationship between language understanding and bodily movements, focusing on the movements involved in the two gestures of nodding and shaking of the head, a body part still not sufficiently investigated within the embodiment perspective. In 4 studies (9 experiments in total) the presence of a motor compatibility effect between the production of vertical and horizontal head movements and a high-level cognitive process such as the evaluation, both semantic and affective, of the truth-value of sentences was investigated. Through an innovative experimental procedure that, thanks to a motion detection software, made it possible to move stimuli on a computer screen directly with the action of the head, it was found that the semantic evaluation activated the simulation of the two head movements as nodding and shaking gestures, only when the evaluation was explicit. On the contrary, the affective evaluation was able to activate the two movements of the head as approach and avoidance responses even when there was no explicit intent to evaluate the stimuli, and generating a broader compatibility effect. Finally, the effect was also tested with a sample of young Bulgarians, for which the same vertical/horizontal movements can elicit the opposite meaning. Overall results show that it is possible, as well as necessary for the enhancement of the embodiment literature, to find reliable, automatic and implicit embodiment effects, and shed light on the possibility to exploit the automatic simulation of approach and avoidance movements with the head, in order to measure implicit attitudes, in social and personality research.
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Orillo, Martina. "I calcestruzzi del "dissonant heritage": uno studio sperimentale sui bunker della II Guerra Mondiale nella Riviera romagnola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Lungo le nostre coste litoranee si trovano ancora oggi molte delle opere di fortificazione militare della Seconda Guerra Mondiale, abbandonate in quanto eredità di un passato scomodo e controverso. Lo scopo della tesi è quello di analizzare, attraverso prove in laboratorio, lo stato di conservazione del calcestruzzo di alcuni bunker, scelti in base alla loro esposizione a diversi agenti di degrado. La tesi prende dapprima in esame la tutela del patrimonio in calcestruzzo armato analizzando: le iniziative dell'associazione ATRIUM, che si occupa di valorizzare l'architettura del ventennio fascista, il documento di Madrid-New Dehli dell'ICOMOS del 2017 che fornisce linee guida sull'approccio corretto al patrimonio storico del Novecento, le iniziative dell'associazione CRB 360° che si occupa, in particolare, del restauro dei bunker d'interesse, il progetto europeo InnovaConcrete la cui attività principale è lo sviluppo delle tecniche di conservazione per il calcestruzzo storico. Segue l'inquadramento storico, lo studio del calcestruzzo armato e delle forme di degrado che possono affliggerlo. Di fondamentale importanza è stata l'analisi del Report on German Concrete Fortifications dell’Office of the Chief Engineer U.S. Army 1944 che raccoglie i metodi costruttivi tedeschi delle opere di fortificazione e che permette di introdurre in modo efficace i bunker oggetto dell'analisi successiva. Sui bunker scelti è stata effettuata un'analisi del degrado sintetizzata in schede e sono stati prelevati e catalogati dei campioni sui quali sono state effettuate le seguenti prove: assorbimento d'acqua per valutare la porosità del materiale, valutazione della quantità di sali e osservazione al microscopio dei frammenti della dipintura interna e della superficie esterna. I risultati ottenuti, confrontati con i calcestruzzi odierni, possono dare un contributo per futuri interventi di recupero al fine di rivalutare questo patrimonio ignorato.
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Personeni, Fabrizio. "Educazione, media e ricerca formativa: indagine esplorativa sui criteri produttivi e valutativi e sulla qualità dei cartoni animati rivolti all'infanzia e alla preadolescenza." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422253.

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Abstract:
The research work focuses on cartoons and aims at exploring and highlighting the complex communicative relation between producers and children, investigating the criteria used to develop this product and to evaluate it and also the different conceptions to define the product quality. The research is based on the formative research, which encourages the collaboration between producers and researchers during the production stages and studies specifically those dimensions such as attention, comprehension and appeal of a product which are essential to lead the fruition and to get a formative intentional impact on the audience; on the other side, the work refers to the fundamental international studies on television quality, conceived as a multidimensional and relational concept. The aim of the research is to contribute to outline a research procedure focused on the production of audiovisual products with a potential of engaging children, with high quality standards and positive stimuli for the development of children. Another important goal is to connect producers and viewers by involving them in an “open dialogue” to find operative criteria intended as guidelines for an education oriented production. Six categories of subjects have been involved in the study: ten Italian cartoon production companies, ten children from pre-school, ten children from primary school, the parents from both children groups and ten media and television experts. The research is based on a qualitative methodology and on the use of a semi-structured interview (specifically conceived for this research and focused on the main dimensions in the medial texts - contents, form and function - and on those dimensions mainly involved in its elaboration: attention, comprehension and appeal. The study investigates the following aspects: the production criteria used by producers to realize the cartoon; the evaluation criteria used by children during the process of experiencing the cartoon; the opinions of experts and parents, respectively, on the production and on the evaluation criteria; and the different conceptions of quality about cartoons for each of the involved groups. On the basis of the textual analysis of the interviews, using Atlas.ti, the study highlights some of the most significant aspects made explicit by the participants in relation to the dimensions that the research actually took into consideration. Finding analogies and differences between these aspects, the research verifies the effectiveness of a circularity among the production criteria, the evaluation criteria and the different conceptions of quality in order to stimulate a wider reflection and to give new contributions toward a better development of this medial product and toward the outline of models of “participatory formative research”.
Il lavoro di ricerca, che si focalizza sul cartone animato, intende esplorare e mettere in luce la complessità del rapporto comunicativo tra case di produzione e bambini, indagando i criteri adottati per realizzare questo testo mediale, i criteri utilizzati per valutarlo e le diverse concezioni che portano a definirlo di qualità. Il lavoro si riconduce, da una parte, alla ricerca formativa, che promuove la collaborazione tra produttori e ricercatori durante le fasi di produzione e studia, in particolare, le dimensioni di appeal, attenzione e comprensione di un prodotto, indispensabili per guidare la fruizione ed ottenere un impatto formativo intenzionale sul pubblico, e dall’altra parte, ai principali studi internazionali sulla qualità televisiva, intesa come concetto multidimensionale e relazionale. L’obiettivo principale del lavoro è quello di contribuire a delineare un procedimento di ricerca indirizzato a realizzare prodotti audiovisivi che risultino contemporaneamente accattivanti per i bambini, di qualità e capaci di agire positivamente sul loro sviluppo, cercando di “mettere in dialogo”, sopratutto, produttori e fruitori, al fine di rilevare degli indicatori operativi che configurino delle “linee guida” per una produzione “educativamente orientata”. Sono state coinvolte nello studio sei categorie di soggetti: dieci case di produzione di cartoon italiane, dieci bambini della scuola dell’infanzia, dieci bambini della scuola primaria, i rispettivi genitori e dieci esperti del rapporto bambini-tv. Attraverso una metodologia qualitativa e utilizzando un’intervista semi-strutturata – appositamente realizzata e focalizzata sulle dimensioni fondamentali del testo mediale cartoon (contenuti, forma e funzione) e su quelle principalmente coinvolte nella sua elaborazione (attenzione, comprensione e appeal) – la ricerca indaga: i criteri produttivi impiegati dalle case di produzione per la realizzazione del cartone animato, i criteri valutativi adottati dai bambini nel processo di fruizione del cartoon, le opinioni degli esperti e dei genitori, rispettivamente, sui criteri produttivi e sui criteri valutativi, le concezioni di qualità relative ai cartoon delle categorie di soggetti coinvolti. Attraverso l’analisi testuale delle interviste effettuate, condotta con l’ausilio di Atlas.ti, si sono evidenziati gli aspetti più significativi esplicitati dai partecipanti alla ricerca rispetto alle dimensioni considerate, cercando di trovare analogie e differenze tra di essi e verificando l’efficacia di una circolarità tra criteri produttivi, criteri valutativi e concezioni di qualità, in grado di offrire spunti di riflessione e contributi inediti utili alla buona riuscita di questo prodotto mediale e alla delineazione di modelli di “ricerca formativa partecipativa”.
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SCORZONI, CINZIA. "Percorsi di indagine sperimentale delle proprietà di materiali funzionali: un’occasione per introdurre i concetti chiave delle nanoscienze e della fisica moderna nelle scuole superiori." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1210539.

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Abstract:
Le nanotecnologie sono ormai parte dell’esperienza quotidiana e rappresentano un pilastro fondamentale dello sviluppo tecnologico, economico e sociale futuro. In particolare, l’Unione Europea le considera fra le tecnologie chiave per lo sviluppo tecnologico e ha messo in evidenza l’importanza di introdurne i principi base già nelle scuole superiori[1],. L’introduzione delle nanoscienze nei curricula delle scuole superiori permette di collegare le diverse materie in un’ottica interdisciplinare e si presta ad attività “hands-on” di provata efficacia[2]. Le nanoscienze mirano a progettare e realizzare materiali con nuove proprietà, i cosiddetti materiali funzionali, controllandone struttura, composizione chimica e morfologia alla micro- e nanoscala. Le loro caratteristiche microscopiche si riflettono infatti sulle loro proprietà macroscopiche in modo spesso eclatante. Diversi esempi di materiali funzionali sono facilmente reperibili sul mercato e le loro proprietà possono efficacemente essere illustrate nei laboratori scolastici. Solitamente queste dimostrazioni d’aula sono pensate per accendere la curiosità degli studenti, utilizzando il cosiddetto “wow-effect”. Il progetto Nanolab, di Unimore[3], mira ad andare oltre questo approccio, proponendo protocolli sperimentali quantitativi, riproducibili e facilmente realizzabili per introdurre alcune idee-chiave delle nanoscienze. In questo lavoro di tesi, che si inquadra nel progetto Nanolab, sono stati progettati alcuni nuovi protocolli e teaching-learning sequence (TLS), sviluppando un approccio didattico originale all’attività sperimentale, che trova fondamento in letteratura nel modello ISLE (Investigative Science Learning Environment)[4] e nell’ Instructional Model “5E”[5]. La tribologia, cioè lo studio dei fenomeni di attrito, è un settore delle scienze dei materiali di enorme rilevanza tecnologica. La comprensione delle origini microscopiche di questi fenomeni è a tutt’oggi oggetto di ricerca. Sebbene tradizionalmente i fenomeni di attrito siano piuttosto trascurati dai curricula scolastici, essi rappresentano invece l’occasione per introdurre concetti interdisciplinari estremamente importanti, quali le caratteristiche delle interazioni molecolari e il loro ruolo nel determinare le proprietà di superfici in contatto[6,7]. Un contributo in questa direzione è fornito dalla prima TLS sviluppata in questa tesi. Essa si basa sullo studio del Gecko Tape ®, un adesivo microstrutturato, bio-ispirato alle zampe del Gecko, e collega fisica e chimica, introducendo l’idea-chiave “struttura è funzione”. Il percorso proposto mima il mestiere dello scienziato nelle sue fasi di ricerca e di condivisione dei risultati con modalità simili a quelle di un congresso scientifico. La TLS è stata validata su alcuni gruppi di studenti, eterogenei per interesse e formazione, e testata anche in modalità peer education, ottenendo sempre risultati molto positivi. Una seconda TLS è legata all’idea-chiave “Metodi e strumentazione” e sfrutta il Gecko Tape® come reticolo di diffrazione, flessibile e deformabile, per l’apprendimento attivo dell’ottica. Viene proposta anche in flipped-classroom con materiali didattici appositamente preparati. I materiali prodotti, tra cui filmati e videotutorial, sono disponibili sul sito, completamente rinnovato, www.nanolab.unimore.it, e sono la base per corsi di aggiornamento per insegnanti, di cui uno tenuto nel 2018, ed uno prossimo venturo. 1. I. Malsch; Nanotech. Rev 3, 211 (2014) 2. M. Prince; J. Engr.Ed Rev 93, 223 (2004) 3. http://www.nanolab.unimore.it 4. E. Etkinaa, Physics World 27, 48 (2014) 5. R.W. Bybee; Science& children 51,10 (2014) 6. U. Besson et al. Am. J. Phys. 75, 1106 (2007) 7. V. Montalbano Proceedings of the GIREP-MPTL, 863 (2014)
Nanotechnologies are already part of everyday life and are indicated in HO2020 as fundamental key-enabling technologies for the scientific, economic and social development of EU. EU has indeed recommend the introduction of nanoscience and nanotechnology in high school curricula [1] since the beginning of the new millennium, due to their highly interdisciplinary character and also because they are particularly well-suited for effective hands-on activities [2]. One of the most relevant goal of nanoscience is to design and realize novel materials with peculiar properties, the so-called functional materials, by fine tuning their structure, chemical composition and morphology at the micro and nanoscale. Indeed, the microscopic characteristics of such materials strongly affect their macroscopic properties, often in highly surprising ways. Several functional materials are nowadays easily purchased and are used in the school labs to trigger pupils’ curiosity and interest, exploiting the so-called wow-effect. The Unimore Nanolab project [3] goes beyond this approach, designing fully quantitative experiments based on functional materials, which are aimed at introducing selected key-concepts (“big-ideas”) in nanoscience. In this PhD thesis work, as a part of the Nanolab project, I designed and test a few new teaching learning sequences (TLS), developing a novel educational approach to experimental activities, inspired by ISLE (Investigative Science Learning Environment)[4] and Instructional 5E models[5]. Tribology, i.e. the study of friction, wear and adhesion phenomena, is an extremely active field of research of paramount technological relevance. Achieving a comprehensive understanding of these phenomena at the nano- and meso-scale is currently an open issue. As far as education is concerned, friction has been considered a trivial topic which deserved little attention in traditional high-school curricula. In fact, it actually provides an appealing way to introduce fundamental interdisciplinary concepts, such as atomic and molecular interactions and their key role in determining the behaviour and properties of two surfaces in intimate contact [6-7]. In this work, I designed a TLS on friction and wetting, which inquires the properties of the Gecko Tape ®, a micro-structured adhesive, bio-inspired by the gecko feet. The TLS aims to convey one of nanoscience Big Ideas, i.e. Structure is function and underlying the strict connections between physics and chemistry. The teaching sequence is intended to mimic the different steps of a true scientific research, including results dissemination and discussion.This TLS has been validated with a few groups of students, with different backgrounds and levels of involvement, and also tested in a peer education set with very good results. A second TLS, addressing the big ideas "Tools and Instrumentation" was also designed, exploiting Gecko Tape® as a flexible and deformable diffraction grating. This activity is part of a sequence regarding optics and is also proposed in a flipped-classroom approach. All the designed educational materials, including films and video tutorials, are available on-line and have been also used in in-service teachers training activities. 1. I. Malsch; Nanotech. Rev 3, 211 (2014) 2. M. Prince; J. Engr.Ed Rev 93, 223 (2004) 3. http://www.nanolab.unimore.it 4. E. Etkinaa, Physics World 27, 48 (2014) 5. R.W. Bybee; Science& children 51,10 (2014) 6. U. Besson et al. Am. J. Phys. 75, 1106 (2007) 7. V. Montalbano Proceedings of the GIREP-MPTL conference, 863 (2014)
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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Barducci, Sara. "Il comportamento di adesione dei compositi FRCM: indagini sperimentali e modelli analitici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1121207.

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Abstract:
I recenti terremoti, che hanno colpito l'Italia, hanno evidenziato l'alto livello di vulnerabilità sismica del patrimonio costruito italiano. Interventi di rinforzo sulle strutture esistenti si rendono necessari al fine di garantire un loro adeguato livello di sicurezza sismica rispetto agli eventi futuri. A partire dagli anni Novanta, i materiali compositi fibrorinforzati a fibra lunga si sono affermati nell’ambito del rinforzo strutturale. Tali materiali permettono, grazie alle loro elevate caratteristiche meccaniche, di ottenere incrementi significativi delle prestazioni strutturali mediante un provvedimento di facile esecuzione e con un impatto limitato in riferimento sia al peso sia all’ingombro dell’intervento. Negli ultimi anni, i più sperimentati compositi FRP sono stati affiancati da nuovi materiali compositi caratterizzati dall’unione di reti di fibra secca con una matrice di tipo inorganico: i compositi FRCM – Fiber Reinforced Cementitious Matrix. Ad oggi la conoscenza di tali materiali risulta limitata ed incompleta, come dimostrato dall’assenza di raccomandazioni o linee guida relative ai metodi di prova ed ai criteri di progettazione, di installazione e di controllo. In particolare, in letteratura è stato dimostrato come il limite degli FRCM sia rappresentato dall’adesione tra i due materiali costituenti, la quale determina una crisi fragile per delaminazione all’interfaccia fibra-matrice. Il presente lavoro si è posto l’obiettivo di indagare il fenomeno dell’adesione interlaminare dei compositi FRCM mediante un approccio sperimentale ed analitico. In particolare, attraverso l’esecuzione di quattro tipologie di prova di adesione sono state studiate le proprietà di adesione di quattro differenti compositi FRCM e come le proprietà meccaniche dei materiali costituenti (fibra e matrice) influiscano su di esse. Inoltre, il confronto tra i risultati ottenuti ha permesso di valutare le diverse tipologie di prova in termini sia di procedura che di risultati ottenuti, individuando tra di esse la più idonea allo studio del comportamento di adesione dei compositi FRCM. Infine, è stata applicata una procedura analitica basata sulla meccanica della frattura, adottando cinque differenti legami locali del comportamento di interfaccia calibrati attraverso i risultati globali sperimentali. Il confronto tra risultati analitici e sperimentali ha permesso di determinare il legame locale in grado di descrivere il comportamento di adesione per ogni tipologia di prova. Il confronto ha permesso, altresì, di individuare la presenza di una relazione tra risultati sperimentali ed il legame locale risultato più attendibile, dimostrando la possibilità di definire quest’ultimo a priori disponendo solamente dei dati in corrispondenza di alcuni punti significativi della curva carico-scorrimento globale sperimentale. Recent earthquakes showed the high vulnerability of existing masonry buildings and, for this reason, scientific community is interested in evaluating new materials and techniques for reducing their seismic vulnerability. In this context, composite materials reinforced with long fibers represent a new technology, increasingly suitable for strengthening masonry structures in seismic area. Among them, Fiber Reinforced Cementitious Matrix (FRCM) composites are becoming a valid alternative to Fiber Reinforced Polymers (FRPs), especially for the strengthening of historical and monumental buildings, thanks to their high compatibility with the masonry substrate, low weight, rapidity and ease of application. FRP and FRCM composites present different mechanical behavior and failure mode. Main failure mechanism of FRCM composites is due to a delamination phenomenon at the matrix-fiber interface, while the FRP composites failure is due to a delamination at matrix–support interface. The correct evaluation of the bond performance of such materials plays a crucial role for properly designing a strengthening intervention by using FRCM composites. The bond behavior of four types of FRCM composites applied on bricks substrate was investigated through different bond tests. The FRCM composites were made of a basalt fabric embedded in four different mortar matrices: the first matrix was a commercial mortar produced by Kerakoll S.p.A., while the other three matrices were prepared in laboratory. The experimental investigation allowed to point out the differences between the four composites in terms of bond behavior and load capacity. Furthermore, results obtained from the different bond tests were compared and discussed in order to identify the most suitable test for the correct investigation of the FRCM’s bond performances. Moreover, in the framework of type-II fracture mechanics, analytical modelling of the tested behavior of the commercial mortar matrix was carried out exploiting five different cohesive laws fine-tuned on experimental evidence.
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PIERAGOSTINI, ENRICA. "La rappresentazione cartografica e i sistemi informativi geografici. Indagini sperimentali sulla media e bassa Valle del Tronto." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918864.

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Abstract:
The thesis proposes research in the area of representation and design which in this context are intended as means for describing and disseminating information relating to environmental heritage, landscape and urban environment. The set objective is the representation of a section of territory, that of the Tronto Valley, by means of a system for collecting, processing and organising data to be contextualised at a later date with the help of the geographic information system (GIS). The thesis was developed in stages starting from the research of what has now developed into the representation of the territory according to morphological, hydrographic, human and ecological aspects. To understand the relationships between the various data objective "real" data reduction systems were compared by means of abstraction and selection operations with the aim of trying to facilitate the systems’ overall communication capacity through thematic reduction.This complexity has been the basis of the construction process of the model and therefore of its information content. In this way territorial representation becomes the object of a formal graphical communication project - the communication of a territory is the basis of its representation! The final model is therefore the re-composition of geographical system data by means of a new computer system that is able to meet its tasks, realising a communication system that is effective in producing a graphical description of the territorial complexity therein.
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PIERUCCI, GIACOMO. "SVILUPPO DI MICRO-ORC PER APPLICAZIONI RESIDENZIALI: PROGETTAZIONE ED INDAGINE SPERIMENTALE." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/998609.

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PRIMI, CATERINA. "La correlazione illusoria: un errore nei giudizi di covariazione. Indagine sperimentale in età evolutiva." Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/2158/676030.

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Abstract:
Questo lavoro si inserisce nel filone di studi e ricerche sulla correlazione illusoria, con la particolarità di trattare questo fenomeno in età evolutiva. La ricerca sui giudizi di covariazione in età evolutiva si ferma alla messa a punto di situzioni sperimentali con stimoli di tipo fisico o estratti dalla vita quotidiana. Lo studio della correlazione illusoria nei bambini contribuisce quindi ad estendere la ricerca sui giudizi di covariazione nell'area sociale. Per la realizzazione di tale obiettivo è stato scelto il paradigma sperimentale di Hamilton e Giufford (1976) rendendolo adeguato per soggetti in età evolutiva. A tale scopo si è proceduto alla messa a punto di strumenti in grado di misurare il fenomeno mantenendo le caratteristiche fondamentali del paradigma. Sono stati condotti tre esperimenti con lo scopo di misurare l'effetto della correlazione illusoria in età evolutiva in una fascia di età dai 6 agli 11 anni
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FORMIGONI, FRANCESCO. "Ai confini del visibile. Il documentario italiano contemporaneo tra pratiche sperimentali e nuove forme di indagine del reale." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10808/33023.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di analizzare il documentario italiano contemporaneo alla luce delle pratiche sperimentali messe in atto da un numero sempre crescente di autori. I cambiamenti imposti sul panorama audiovisivo dalla svolta digitale hanno reso necessaria una nuova verifica delle condizioni di esistenza della pratica documentaria nei suoi rapporti con il reale e con il dispositivo filmico. Nella prima parte si è dato ampio spazio all’inquadramento teorico, attraverso lo studio dei principali contributi sul cinema del Novecento e del Duemila, individuando le strade più proficue con cui definire come e dove è possibile trovare una tensione sperimentale. Successivamente si è cercato di analizzare una ventina di film tra i più significativi degli ultimi vent’anni di cinema italiano, alla luce delle consapevolezze teoriche delineate.
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ORLANDO, MAURIZIO. "Indagine Sperimentale ed Analisi Numerica degli Effetti di Interferenza Indotti dal Vento su Due Torri di Raffreddamento Adiacenti." Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/2158/676032.

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Abstract:
Le torri di raffreddamento a tiro naturale sono strutture a guscio in c.a. dalla forma iperbolica, utilizzate nelle centrali termoelettriche e nucleari come dispositivi di raffreddamento. Se due o più torri sono situate l’una accanto all’altra o nelle vicinanze di altri edifici, lo stato di sollecitazione indotto su di esse dal vento può essere molto diverso da quello di una torre isolata. Infatti in queste situazioni il flusso che le investe è modificato dalle strutture circostanti e, pertanto, la loro risposta strutturale subisce variazioni significative rispetto al caso isolato. Il fenomeno è noto come interferenza. Il presente lavoro ha come obbiettivo la caratterizzazione degli effetti di interferenza su due torri adiacenti identiche, al variare della distanza reciproca e della direzione del vento. Lo studio si compone di due parti: la prima, di carattere sperimentale, descrive i campi di pressione registrati nella galleria del vento a strato limite sviluppato del CRIACIV sul modello rigido di una torre isolata e delle due torri in gruppo; la seconda espone i risultati di analisi computazionali, eseguite con i dati sperimentali, per valutare gli effetti di interferenza sulla risposta strutturale. I risultati ottenuti per le torri in gruppo sono stati confrontati con quelli della torre isolata, utilizzando un "fattore di interferenza", già introdotto da altri ricercatori, ed uno "pseudo-fattore di raffica". Infine è stato fatto un confronto con le prescrizioni di alcune Normative Europee.
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Miele, Maria Teresa. "Soluzioni tradizionali in legno per strategie innovative di protezione sismica del patrimonio costruito diffuso." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1248258.

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Abstract:
La tesi si colloca nel contesto delle ricerche che hanno per obiettivo la tutela e la messa in sicurezza del patrimonio architettonico, declinata nella specificità territoriale dei borghi tipici della dosale appenninica. Nei borghi dell’Appennino risiede parte dell’identità del Paese e al contempo la sua fragilità. Gli eventi sismici degli ultimi anni hanno infatti reso sempre più evidente la necessità di sicurezza e la prevenzione nelle aree sismicamente più vulnerabili. Tali territori sono custodi di identità e specificità locali, esito di processi di trasformazione secolari, i cui valori richiedono, per poter essere tramandati, una particolare attenzione alla conservazione e alla costante manutenzione. In tal senso, il “come” intervenire si inserisce in un processo complesso, tale da mediare tra molteplici esigenze, quali la necessità di agire per la sicurezza dei manufatti, per la conservazione del patrimonio storico “diffuso”, per la crescente richiesta di un uso sostenibile delle risorse, tramite l’adozione di materiali meno impattanti. Lo studio si prefigge di indagare la possibilità dell'impiego di rinforzi in elementi lignei che conferiscano ai singoli edifici capacità resistenti e dissipative, rendendoli così in grado di contrastare azioni sismiche. Il legno è stato spesso adottato come materiale associato alla muratura esistente, secondo diverse strategie di intervento che consentissero di rispondere alle esigenze di tutela e prevenzione in aree sismicamente rilevanti. Date queste premesse, in un’ottica di prevenzione, l’obiettivo della tesi è quello di elaborare e validare una possibile modalità di rinforzo che possa contribuire alla salvaguardia dei fragili borghi in muratura. Si è così avviato un approccio analitico-sperimentale per la comprensione di un dispositivo ligneo inserito a supporto di murature esistenti concepito come presidio antisismico di sicurezza. I dati ottenuti sperimentalmente hanno evidenziato l’efficacia del sistema di rinforzo lignei. Gli elementi, applicati alla muratura come elementi ridondanti, hanno permesso al pannello di mantenere una capacità di carico tale da prevenire il collasso e hanno incrementato la capacità del muro di subire deformazioni e di lesionarsi. Si è inoltre indagato numericamente il sistema così inteso e valutato il contributo degli elementi lignei e degli ancoraggi metallici attraverso modellazioni non lineari FEM.
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ASQUINI, GIORGIO. "Accedere all'università. Indagine empirica sul trattamento dei dati della prova di ingresso al corso di laurea triennale di Scienze dell'Educazione e della Formazione di Roma "La Sapienza"." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/763451.

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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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