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1

Berta, Giuseppe. "Contributo a una discussione sui rapporti Fiat-Chrysler." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 471–74. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260006.

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Abstract:
Le relazioni tra Fiat e Chrysler hanno una lunga storia, che risale all'ultimo dopoguerra, quando la casa americana si fece carico di assistere i torinesi nell'ambito del piano Marshall. Cinquant'anni dopo, fattasi gravissima la crisi della Chrysler negli anni novanta, la Fiat pensň a un'acquisizione ma lasciň subito il posto alla tedesca Daimler, ben piů dotata di risorse tecniche e finanziarie. Piů tardi, dopo la rinunzia della Daimler a sostenere la Chrysler, questa ri- mase nelle mani di un fondo finanziario, che cercň un socio industriale per rilanciare la produzione. La fusione con la Fiat, che assunse le responsabilitŕ gestionali, forně all'amministrazione Usa una soluzione accettabile per evitare un fallimento disastroso. Dopo la conclusione dei primi accordi, la dinamica produttiva č perň tale che la Fiat, ridotta di dimensioni per lo scorporo da Fiat Automobiles Group del settore dei veicoli industriali (Fiat Industrial), e debole sul mercato dell'auto, appare destinata a non avere il ruolo di guida nella nuova impresa, e a perdere la sua importante posizione nel sistema industriale italiano.
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Orazi, Francesco. "I sistemi locali di sviluppo del Medio-Adriatico: i risultati di una ricerca." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 204–19. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116017.

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Abstract:
L'articolo, riprendendo i dati di una ricerca svolta su 5 distretti industriali nelle Regioni Marche e Abruzzo (area Medio-Adriatica), cerca di descrivere le profonde trasformazioni economiche e socio culturali che hanno investito negli ultimi anni queste comunitŕ e queste forme organizzate e diffuse della produzione. Sul piano della struttura industriale si notano due eventi cruciali: l'emergere di poche medio-grandi imprese leader distrettuali che ne guidano di fatto gli esiti, fino a mutare l'articolazione del distretto di specializzazione in post-distretto "ri-verticalizzato"; il processo di delocalizzazione produttiva delle filiere di Pmi in paesi di nuovo approdo industriale, con il conseguente processo di erosione dei legami sociali tra struttura produttiva endogena e comunitŕ locali (a es. disoccupazione industriale). Infine, il lavoro sostiene l'esigenza di un nuovo e moderno apporto istituzionale allo sviluppo, sia con il reale potenziamento delle strategie di governance che con un forte processo innovativo innescato dalle risorse locali, cognitive, umane e tecniche per traghettare le economie distrettuali verso sentieri innovativi della competitivitŕ globale.
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3

D'Aurizio, Leandro, and Giuseppe Ilardi. "Occupazione e investimenti nel Mezzogiorno: il ruolo delle imprese del Centro Nord." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 2 (July 2012): 93–123. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-002004.

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Abstract:
Occupazione e investimenti nel Mezzogiorno: il ruolo delle imprese del Centro Nord I flussi di risorse diretti dall'esterno negli stabilimenti industriali del Mezzogiorno d'Italia sono stati stabilmente rilevanti nel corso degli anni. Essi hanno rappresentato nell'industria il 20% degli addetti e un quarto degli investimenti. Questi flussi sono ricostruiti tramite l'indagine sulle imprese Invind condotta dalla Banca d'Italia, colmando una lacuna dei Conti nazionali. Gli incentivi pubblici volti a stimolare lo sviluppo industriale del Mezzogiorno valgono una frazione modesta degli investimenti e sono importanti solo per le imprese locali. Gli anni 2007-2009, toccati dalla crisi economica, hanno visto la riduzione dell'importanza delle imprese del Centro Nord nello sviluppo industriale del Sud e Isole.
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4

Ratto, Franco. "BATTISTI, Eugênio. Archeologia industriale, architettura, lavoro, tecnologia, economia e la vera Rivoluzione Industriale." EDUCAÇÃO E FILOSOFIA 16, no. 32 (August 11, 2008): 193–97. http://dx.doi.org/10.14393/revedfil.v16n32a2002-675.

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5

Zazzara, Gilda. "Deindustrializzazione e industrial heritage. Approcci convergenti alla memoria del passato industriale." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 292 (March 2020): 117–43. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-292005.

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6

Dattomo, Nicla. "La legge 634/57 ed il progetto di sviluppo industriale per il Mezzogiorno." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 45–78. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130003.

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Abstract:
La legge 634/57, che proroga fino al 1965 l'attivitŕ della Cassa per il Mezzogiorno, dispone una serie di strumenti specifici atti a sostenere lo sviluppo industriale delle regioni meridionali, introducendo, in particolare, misure finalizzate a consentire la realizzazione di "zone di concentrazione" delle iniziative industriali. Negli anni successivi al 1957, queste misure si specificheranno in un dispositivo normativo per l'istituzione di Aree di sviluppo industriale (Asi) e Nuclei di industrializzazione (Ni) del Mezzogiorno. Esso č espressione di scelte che riguardano due importanti ordini di problemi: da un lato, la scelta di un modello di sviluppo per il paese, con l'affermazione definitiva di un principio di economia mista, o di capitalismo guidato; dall'altro, la scelta di un modello geografico di distribuzione dell'industria nazionale, rispetto al quale temi cruciali appaiono quello di una piů equanime ripartizione del tra nord e sud e, all'interno del Mezzogiorno, quello di un bilanciamento tra "concentrazione" e "diffusione" dell'industria. Il saggio, ripercorsa brevemente la genealogia del disegno di legge ed evidenziato il ruolo svolto, nella sua definizione, dalle ipotesi elaborate dalla Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (Svimez), osserva il dispositivo normativo ricercando i contenuti territoriali sottesi ai provvedimenti.
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Leonardi, Salvo. "La condizione operaia nella crisi tra svalorizzazione del lavoro e declino delle relazioni industriali." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 143–62. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003012.

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Abstract:
1. Premessa / 2. La crisi e i suoi costi sociali / 3. Il declino delle relazioni industriali / 4. Post-fordismo e condizioni di lavoro / 5. L'ambigua prospettiva della/ 6. Globalizzazione e crisi della democrazia industriale / 7. Lavoro e sindacato: una nuova rappresentanza e una nuova rappresentazione.
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8

Granata, Mattia. "Roberto Tremelloni. La politica dei ‘tecnici' per la ricostruzione dell'Italia liberata." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 259 (November 2010): 191–215. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259001.

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Abstract:
Le vicende che segnarono l'avvio della fase di ricostruzione nel Settentrione del paese, all'indomani della liberazione, ebbero in Roberto Tremelloni un protagonista al vertice della piů importante istituzione pubblica operante in ambito economico, il Consiglio industriale dell'Alta Italia (Ciai). L'ex ministero fascista della Produzione industriale, con i dipendenti comitati industriali, infatti, oltreché strumento di gestione della difficile fase di trapasso tra il periodo di guerra e il dopoguerra, divenne il fulcro di un nuovo progetto di lungo periodo. Nella visione dei loro sostenitori, i comitati industriali, articolandosi nei diversi settori produttivi, dovevano fungere da luogo di coordinamento nella distribuzione delle scarsissime materie prime in funzione di una ricostruzione coerente con indirizzi politici condivisi e, soprattutto, potevano assumere un ruolo di regolazione dell'economia produttiva in funzione di un progetto di pianificazione coerente con gli indirizzi moderni di politica economica seguiti nei paesi piů avanzati. L'epifania di una collaborazione fra l'opera dei ‘tecnici' e la politica, tuttavia, era destinata a svanire, stretta nella soffocante morsa degli interessi contrastanti.
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Tognon, Alisia. "Memorie di un paesaggio industriale." TERRITORIO, no. 70 (September 2014): 80–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-070014.

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Somma, Alessandro. "Il diritto della Rivoluzione industriale." Rechtsgeschichte - Legal History 2016, no. 24 (2016): 473–80. http://dx.doi.org/10.12946/rg24/473-480.

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Glazier, Ira A., and Luigi de Matteo. "Holdings e sviluppo industriale nel Mezzogiorno: Il caso della Societa Industriale Partenopea, 1833-1879." American Historical Review 92, no. 4 (October 1987): 998. http://dx.doi.org/10.2307/1864055.

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Grandinetti, Roberto, and Valentina De Marchi. "Dove stanno andando i distretti industriali? Un tentativo di risposta a partire da un'indagine in Veneto." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 142–75. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002006.

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Abstract:
Nel lontano 1989, con grande luciditŕ e lungimiranza, Giacomo Becattini invitava a concepire il distretto industriale marshalliano "come una fase evolutiva lungo uno fra i diversi, possibili, sentieri di industrializzazione" (Becattini, 1989c, p. 409). Oggi numerosi osservatori qualificati della articolata realtŕ distrettuale italiana, accademici e non, affermano che quella fase si č definitivamente conclusa. L'obiettivo di questo lavoro č argomentare la progressiva dissoluzione della configurazione marshalliana di distretto analizzando una serie di fenomeni dei quali esiste riscontro nella letteratura empirica: l'incremento della concentrazione, all'interno delle popolazioni di imprese distrettuali, degli occupati e di altre variabili indicative della produzione di valore; il venire meno del fattore "filiera localizzata", ossia di quell'insieme di mercati di input intermedi che distingue un distretto industriale (non solo di tipo marshalliano) da una semplice area di specializzazione produttiva; la crescita relazionale delle imprese piů dinamiche di un distretto oltre i suoi confini; l'emergere nei distretti di una societŕ multietnica; la disomogeneitŕ socio-culturale della struttura sociale dei distretti introdotta dal cambio generazionale; l'accresciuta eterogeneitŕ settoriale dei territori distrettuali. Ciascuno dei fenomeni citati viene approfondito nell'ampia sezione 2 del lavoro. Questa analisi č preceduta da una sezione "propedeutica" dedicata a delineare in modo preciso i contorni distintivi dell'unitŕ di indagine, il distretto industriale marshalliano, un termine che in letteratura viene spesso considerato erroneamente sinonimo di cluster oppure di distretto industriale (genericamente inteso). L'insieme dei fenomeni presi in considerazione ha profondamente modificato i sistemi distrettuali, determinando la fuoriuscita dalla fase o dal modello marshalliano. A questo punto si pone la domanda contenuta nel titolo del nostro contributo, che abbiamo ripreso da un recente lavoro di Rabellotti, Carabelli e Hirsch (2009): dove stanno andando i distretti industriali (non piů marshalliani)? Abbiamo cercato di avviare un filone di ricerca empirica su questo tema partendo da tre dei maggiori distretti presenti in Veneto: il calzaturiero della Riviera del Brenta, l'occhialeria di Belluno e l'orafo di Vicenza (sezione 4). A tal fine sono state individuate alcune variabili, misurabili sulla base delle fonti informative disponibili, capaci di segnalare un aspetto importante della "vita" di un distretto industriale. I risultati ottenuti da questa analisi comparata di tipo quantitativo - integrati da quelli desumibili da altri lavori, anche qualitativi, prodotti su ciascuno dei tre distretti indagati - porta a confermare le tre traiettorie evolutive ipotizzate in un nostro precedente contributo (De Marchi e Grandinetti, 2012): il declino del distretto industriale in quanto tale, la "gerarchizzazione" dello stesso in poche imprese di grandi dimensioni, e infine la riproduzione evolutiva del distretto. Questi modelli vengono illustrati nella sezione 5, mentre la sezione conclusiva ricorda la domanda di ricerca e riassume il nostro tentativo di risposta, sottolineando le implicazioni di politica industriale che ne derivano.
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Barzaghi, Ilaria M. P. "Milano 1881: l'Esposizione industriale nazionale, la cittŕ, la vita moderna." STORIA IN LOMBARDIA, no. 3 (September 2012): 49–68. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-003004.

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Abstract:
L'Esposizione industriale nazionale di Milano del 1881 venne realizzata a vent'anni dall'Unitŕ d'Italia, per affermare un modello di sviluppo in grado di trasformare l'Italia in un paese industriale moderno. Milano č la sede elettiva di questo evento in quanto autentico laboratorio della modernitŕ del paese. In Italia la modernitŕ, che viene prevalentemente testimoniata nell'Esposizione milanese del 1881 e rappresentata soprattutto sui mezzi di comunicazione non specialistici, ha eminentemente a che fare con le "immagini della vita moderna" (ovvero urbana) di matrice baudelairiana, piů che con l'esaltazione del progresso scientifico e tecnico, segnatamente industriale e meccanico.
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Salerno, Fabio. "Il consorzio per l'Area industriale di Siracusa e il Piano dell'Italconsult, 1949-1973." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 105–36. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130005.

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Abstract:
Il saggio ripercorre oltre un ventennio di storia dello sviluppo di uno dei maggiori poli industriali meridionali, attraverso lo studio del Piano regolatore dell'Area di sviluppo industriale di Siracusa e mediante la ricostruzione delle lunghe vicende legate alla sua approvazione. Del piano, elaborato dall'Italconsult agli inizi degli anni '60, si mette in evidenza la visione territoriale, che documenta la volontŕ di un approccio globale finalizzato allo sviluppo dell'area provinciale; allo stesso tempo, si sottolinea perň come il piano intervenga su un territorio giŕ profondamente trasformato dall'insediamento di numerose grandi imprese industriali. Nel decennio tra il 1950 e il 1960, l'industrializzazione dell'area lungo la costa che da Augusta giunge fino alla periferia Nord di Siracusa si svolge, infatti, in assenza di strumenti di pianificazione territoriale specifici e senza alcuna infrastrutturazione programmata del territorio. La prima parte del testo descrive i modi con cui l'industria si insedia, evidenziando i fattori di squilibrio che emergono dalla trasformazione del territorio. Il Piano Italconsult conosce in seguito un difficile iter attuativo, anche in relazione alla scelta governativa di istituire un'unica Area per lo sviluppo industriale della Sicilia orientale che include le province di Siracusa e Catania, con le conseguenti difficoltŕ di tipo amministrativo che questo determina. Dopo la redazione di una successiva versione e di una variante, il Piano regolatore per l'Area di sviluppo industriale della Sicilia orientale - zona Sud (Siracusa) viene approvato paradossalmente soltanto nel 1973, diventando operativo a ridosso della prima grave crisi petrolifera mondiale; con il risultato che da strumento di pianificazione che avrebbe dovuto guidare lo sviluppo di uno dei principali poli petrolchimici nazionali, risulterŕ giŕ superato al momento della sua approvazione.
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Carrieri, Mimmo. "Partecipazione dei lavoratori e democrazia industriale." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 1 (April 2014): 94–100. http://dx.doi.org/10.3280/pri2014-001007.

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Malerba, Franco. "Innovazione, sistemi settoriali ed evoluzione industriale." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 1 (March 2011): 97–125. http://dx.doi.org/10.3280/poli2011-011004.

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Labory, Sandrine. "Quale politica industriale nell'attuale contesto competitivo?" QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 4 (February 2015): 235–59. http://dx.doi.org/10.3280/qu2014-004010.

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Martinico, Franco. "Il Nucleo di industrializzazione di Ragusa nel quadro della pianificazione territoriale siciliana." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 79–103. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130004.

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Abstract:
Le vicende dello sviluppo industriale in Sicilia, nel corso del secondo dopoguerra, sono accompagnate dalla redazione di numerosi piani e programmi di sviluppo, nel contesto del tutto peculiare dato dalla approvazione dello statuto speciale regionale (1946). Nella prima parte del saggio si analizza il ruolo attribuito al territorio ragusano in alcuni di tali piani e programmi di sviluppo, nel periodo compreso tra la fine degli anni '40 e la metŕ degli anni '70. Si pone in evidenza, in particolare, come le ipotesi di assetto della struttura economica regionale progressivamente spostino l'accento sullo sviluppo industriale delle aree costiere sud-orientali e sul potenziamento delle aree urbane maggiori. Le potenzialitŕ dello sviluppo industriale nella provincia di Ragusa, al contrario, appaiono sempre meno strategiche, nonostante la presenza di giacimenti petroliferi, il cui sfruttamento era cominciato dopo il 1953. A Ragusa si istituiscono dapprima una Zona industriale regionale e in seguito, ai sensi della legge 634/57, un Nucleo di industrializzazione. Il Piano per il Nucleo d'industrializzazione, redatto nel 1967, conferma l'avvenuta marginalizzazione di Ragusa rispetto ai piů intensi processi di sviluppo industriale concentrati nelle vicine aree siracusana e catanese; allo stesso tempo, perň, esso restituisce alcuni elementi che segnalano l'avvio di processi di sviluppo economico differenti, legati soprattutto alle risorse dell'agricoltura. La lettura proposta evidenzia questi aspetti in considerazione delle successive vicende, che vedono questo territorio superare la fase di crisi legata al lento ma progressivo declino dell'industria petrolifera, per orientarsi verso la filiera produttiva agroindustriale.
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Masini, Eleonora Barbieri. "Transizione dall'era industriale a quella post-industriale: Verso la terza guerra monriale o alla conquista del futuro?" Futures 19, no. 6 (December 1987): 736–39. http://dx.doi.org/10.1016/0016-3287(87)90096-6.

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Morezzi, Emanuele. "La Cattedrale dell'Elettricità: trasformazione del rudere, permanenza dell'immagine. Il caso della Battersea Power Station di Londra." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 477. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651202.

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Abstract:
Le recenti trasformazioni della Battersea Power Station impongono una riflessione sulla modifica del paesaggio industriale londinese del XX secolo. L'articolo intende porre una riflessione non solo sulla conservazione/trasformazione del rudere, ma anche sulla valenza iconica dell'edificio e sull'importanza del simbolo che esso rappresenta nel panorama londinese, in qualità di caso studio di architettura legata al periodo industriale e alle architetture per la produzione di energia elettica.
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Tarola, Ornella, and Sandro Trento. "Innovazione e commercializzazione nei settori tradizionali: alcuni spunti di politica industriale." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 3 (September 2009): 97–121. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-003006.

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Abstract:
- In an environment with increasing competition, the importance of taking care of customers through marketing, high quality service and after sale support has been shown to be crucial for getting competitive advantage. In spite of the clear evidence that technical innovations are not, by themselves, a guarantee of business success, a high number of firms in Italy seem not to pay attention to those factors affecting the level of perceived quality and still invest only in technical change and new equipment. In this paper, taking into account the Swedish experience in terms of industrial policy, we develop an analytical framework useful for a policy toward marketing innovation. Keywords: two-sided market, innovation, industrial policy Parole chiave: innovazione, effetti incrociati di rete, politica industriale Jel Classification: L29 - L93
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Trupia, Piero. "La Bellezza sfida l'impresa del post-industriale." FOR Rivista per la formazione, no. 93 (July 2013): 20–26. http://dx.doi.org/10.3280/for2012-093005.

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Fellini, Ivana. "L'articolazione del lavoro indipendente nell'assetto post-industriale." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 169–82. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118012.

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Abstract:
L'articolazione del lavoro indipendente nell'assetto post-industriale Ivana Fellini Il saggio esplora l'articolazione del lavoro autonomo in Italia, a partire dai principali cambiamenti che lo hanno attraversato nei primi anni '90: nel quadro di una sostanziale stabilitŕ dell'occupazione indipendente, si ridimensionano le forme di lavoro autonomo a carattere imprenditoriale a favore di quelle di autoimpiego. La tendenza č caratterizzata tanto dall'affermazione di nuove forme di occupazione a cavallo tra lavoro subordinato e indipendente (il lavoro in collaborazione), quanto dall'indebolimento, anche nel lavoro in proprio tradizionale (autonomi e lavoro libero- professionale) degli spazi di autonomia piů caratteristici, cioč indipendenza economica, autonomia operativo-gestionale e/o organizzativa. L'affermazione di una vasta area di parasubordinazione e l'arretramento della base autonoma del modello di imprenditorialitŕ diffusa, legata alla transizione postindustriale e ai nuovi caratteri del capitalismo, č probabile indicatore, in Italia, di una fase di sviluppo che non riesce a cogliere le sfide della via "alta" alla flessibilitŕ.
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Vasta, Michelangelo. "Fabbriche, sistemi, organizzazioni: Storia dell'ingegneria industriale (review)." Technology and Culture 49, no. 1 (2007): 265–66. http://dx.doi.org/10.1353/tech.2008.0011.

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Natali, Anna, and Margherita Russo. "Distretti e politiche industriali. La lezione di Sebastiano Brusco." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2011): 127–47. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-003006.

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Abstract:
Questo saggio discute due idee fondamentali di politica industriale elaborate da Sebastiano Brusco: i servizi reali a sostegno dei sistemi di imprese; la promozione di cambiamenti diffusi sul piano delle conoscenze e delle relazioni sociali. Nel primo caso i distretti industriali sono destinatari delle politiche, nel secondo sono modello per approcci innovativi di intervento. Con la proposta dei contratti di programma di distretto, infine, i distretti industriali si trasformano in possibili attori delle politiche nazionali per lo sviluppo del Mezzogiorno. Sono passaggi che rispecchiano alcuni dei mutamenti nel paradigma di ricerca e negli interventi di policy dell'ultimo decennio.
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Abbate, Corrado, and Augusto Merlini. "Distretti industriali: aree di concentrazione di PMI specializzate." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (March 2010): 34–103. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-001003.

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Abstract:
La struttura produttiva italiana, caratterizzata prevalentemente da piccole e medie imprese (PMI), č considerata come un fattore limitante della capacitŕ di crescita economica, in considerazione delle limitate possibilitŕ di effettuare investimenti, e quindi di fare progressi nel campo della ricerca e dell'innovazione. Le piccole e medie imprese vantano perň un loro punto di forza ove esse siano organizzate in distretti industriali, molti dei quali sono noti come distretti del "made in Italy". Riprendendo le definizioni teoriche di distretto industriale, introdotte da Marshall e da Becattini e gli studi che hanno affrontato il problema dell'identificazione statistica dei distretti industriali1, in questo lavoro, dopo un'analisi critica delle metodologie attualmente applicate, si propone una metodologia alternativa. Essa intende ricercare un legame piů stringente tra i concetti teorici utilizzati dagli economisti - come per esempio quelli di comunitŕ di persone, di concentrazione e di specializzazione - e i concetti statistici che li possono meglio rappresentare.
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Chittň, Monica. "Trasformazioni in corso: č la cultura che governa il cambiamento." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 33–43. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022004.

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Abstract:
L"autrice pone in rilievo come il passaggio di Sesto San Giovanni da piccolo borgo alle porte di Milano a cittŕ industriale segni, durante tutta la prima metŕ del secolo scorso, anche importanti trasformazioni culturali che hanno progressivamente improntato il profilo non solo urbanistico della cittŕ. La memoria di queste trasformazioni si pone oggi come importante elemento di salvaguardia dell"identitŕ di fronte al problema di riconvertire gli enormi spazi urbani che si sono liberati con le dismissioni industriali decenni passati.
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Gastaldi, Francesco, and Giuseppe Guida. "Made in sud. L'industria tra intervento pubblico e territorio dilapidato." CRIOS, no. 23 (October 2022): 42–55. http://dx.doi.org/10.3280/crios2022-023005.

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Abstract:
Le politiche per il sud dell'Italia attuate dal dopoguerra ad oggi, hanno contribuito a ridurre il divario con il Nord ma, nonostante ciò, questa area costituisce ancora un nodo irrisolto politico e socioeconomico del Paese. Tale condizione si riflette nelle forme territoriali, la cui crisi oggi reclama, da un punto di vista urbanistico, una lettura pertinente e modelli solutivi di tipo strate- gico e un approccio rigenerativo. Il quadro che viene tracciato relativamente all'intervento pub- blico a Sud è centrato sul ruolo di tre attori: la grande industria e lo Stato, con la loro reciproca commistione e il milieu territoriale meridionale. Dal punto di vista territoriale, si è determinato, tra agli altri esiti, un rapporto critico tra le grandi aree industriali e i territori di medie e piccole città attorno alle quali furono impiantate le grandi "piastre" produttive, in particolare delle Aree di Sviluppo Industriale. Attraverso il caso studio della provincia di Caserta, si suggerisce la necessità di un quadro analitico adeguato e un approccio rigenerativo replicabile dove le identità rurali, l'abbandono, il palinsesto storico e una vocazione industriale ancora persistente si contendono il territorio incidendo sulle prospettive di futuro.i.
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Infussi, Francesco. "Marcello Modica: «Still Alive. Archeologia industriale in Europa»." TERRITORIO, no. 81 (September 2017): 182–93. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-081033.

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Berni, Francesca. "Osservare da est. Cina, memoria (industriale) e paesaggio." TERRITORIO, no. 89 (November 2019): 76–82. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-089009.

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Rodriquez, Rodrigo. "La vicenda della tutela giuridica del design industriale." IMPRESA & STATO, no. 85 (December 2008): 74–76. http://dx.doi.org/10.3280/is2008-085018.

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Sena, Giuseppe. "La tutela attuale del disegno industriale in Italia." IMPRESA & STATO, no. 85 (December 2008): 70–73. http://dx.doi.org/10.3280/is2008-085017.

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Sanna, Antonello. "Restaurare un paesaggio industriale: il caso di Carbonia." TERRITORIO, no. 62 (September 2012): 123–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2012-062022.

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Abstract:
Established in the 1930s with the redesign of an entire area for coal mining purposes, Carbonia has developed a plan for the protection, conservation and reuse of its built heritage in the last decade, for which it received the 2011 award for landscape from the Council of Europe. The programme commenced with the change in the meaning of mining buildings to create a cultural and research centre to stand alongside ‘The Italian Centre for Coal Mining Culture'. The protection and development of the landscape was entrusted to the ‘Charter for architectural and urban quality' contained in the Urban Plan, which constituted the basis for the rules governing identity, design and modification. After the restoration of the public spaces and the central specialist buildings, the current objective is the ‘widespread restoration' of the residential fabric in a dialectic between conservation and modification.
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Plunket, Anne, and André Torre. "Les poles de compétitivité ou le retour ambigu des déclinaisons locales de la politique industrielle française." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 3 (September 2009): 159–77. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-003009.

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Abstract:
- The French experiment of the "Pôles de compétitivité" is an original initiative of the French authorities in order to promote innovation-oriented collaborations and synergies between large firms, small companies and public research centres at the regional level. As such, it represents a striking revival of industrial policy and governmentguided programs towards supporting regional projects in terms of economic development. Launched in 2005, this policy is still pursued successfully, despite some ambiguities, in particular those concerning the large geographic dispersion of the projects supported and the financial support concentrated on a few very large clusters. Keywords: poles of competitiveness, innovation, industrial policy, local development Parole chiave: poli di competitivitŕ, innovazione, politica industriale, sviluppo locale Jel Classification: O25 - O3-– R3
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Benvenuti, Marco. "La spada e lo scudo. Prime note sulle nuove forme di intervento diretto dello Stato nell'economia con finalità di politica industriale." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 1 (March 2021): 13–45. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-001002.

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Abstract:
L'articolo affronta, in una prospettiva di diritto costituzionale, il tema delle nuove forme di intervento diretto dello Stato nell'economia con finalità di politica industriale. In una prima parte, si ritorna agli albori del processo di privatizzazione delle partecipazioni societarie dello Stato. Una seconda parte è dedicata all'analisi di un fondamentale strumento di intervento proiettivo dello Stato nell'attività economica pubblica, qual è la Cas-sa depositi e prestiti S.p.A. Una terza parte, infine, tratta uno strumento cruciale di intervento protettivo dello Stato nei confronti dell'attività economica pubblica e privata, dato dai poteri speciali, che tendono anche ad assumere, oggi, una spiccata finalità di politica industriale.
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Guazzarotti, Andrea. "La politica monetaria: il modello ibrido dell'UEM." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 1 (March 2021): 47–71. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-001003.

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Abstract:
L'articolo affronta, in una prospettiva di diritto costituzionale, il tema delle nuove forme di intervento diretto dello Stato nell'economia con finalità di politica industriale. In una prima parte, si ritorna agli albori del processo di privatizzazione delle partecipazioni societarie dello Stato. Una seconda parte è dedicata all'analisi di un fondamentale strumento di intervento proiettivo dello Stato nell'attività economica pubblica, qual è la Cas-sa depositi e prestiti S.p.A. Una terza parte, infine, tratta uno strumento cruciale di intervento protettivo dello Stato nei confronti dell'attività economica pubblica e privata, dato dai poteri speciali, che tendono anche ad assumere, oggi, una spiccata finalità di politica industriale
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Staricco, Luca. "Gli effetti socioeconomici della crisi sulle cittŕ metropolitane italiane: il caso di Torino." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 99 (April 2011): 50–69. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099004.

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Abstract:
L'attuale crisi economico-finanziaria, pur caratterizzata da cause e dinamiche di scala globale, sta mostrando impatti fortemente differenziati in termini geografici e spaziali, anche a livello urbano. Primi studi sono stati condotti sulle cittŕ della grande finanza, mancano invece su cittŕ che presentano tuttora una forte componente industriale. Attraverso l'analisi di una serie di indicatori socioeconomici, l'articolo mostra come la crisi abbia colpito nel corso del 2009 l'area torinese in misura piů significativa rispetto alle altre cittŕ metropolitane italiane, a causa della fase di transizione in cui si trova Torino, con un settore industriale consistente ma poco differenziato e poco orientato verso i mercati asiatici, e un terziario di debole produttivitŕ.
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Petrini, Giovanni. "Made in Mage, la scommessa della moda sostenibile per riattivare spazi sottoutilizzati." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 74–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056008.

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Abstract:
Il contributo ragiona sulle opportunitŕ dell'intrecciare domanda di spazi per il settore emergente della moda sostenibile con la grande offerta data dalle aree ed edifici dismessi o sottoutilizzati in Milano ed area metropolitana. L'occasione č il progetto di riuso temporaneo ‘Made in Mage'. Attivazione di un polo della produzione creativa e sostenibile per la valorizzazione del patrimonio industriale degli ex magazzini generali Falck' che ha come obiettivo quello di promuovere e sostenere le realtŕ artigianali e creative legate ai temi della moda e design sostenibile, incentivare il riuso di edifici e spazi vuoti o sottoutilizzati, coniugare nuove attivitŕ produttive con la valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale sestese.
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Nisticň, Rosanna. "I contratti di programma: una questione di multitask?" ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 1 (April 2009): 93–121. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-001007.

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Abstract:
- In the light of the results from a wide empirical investigation, this essay examines some crucial characteristics of the Italian policy measure called Contratti di programma through both the analytical framework of the incomplete contracts literature and the multi-task Principal-Agent theory. The Contratti di programma policy is based on a formal agreement between the Italian Government and private firms to carry on an investment programme comprising a number of different projects (industrial investments; workers training programs; research centres and projects). The essay also provides a number of suggestions for improving the effectiveness of this policy. Keywords: multitask, asymmetric information, incomplete contracts, industrial policy Parole chiave: multitask, informazione asimmetrica, contratti incompleti, contratti di programma, politica industriale Jel Classification: D82; D86; L14; L52
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Sfetcu, Nicolae. "Supremația tehnologiilor IT&C." IT & C 1, no. 2 (December 2022): 3–9. http://dx.doi.org/10.58679/it44038.

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Abstract:
În ultimii 60 de ani puterea de calcul a crescut exploziv, în special datorită cercetărilor spațiale, militare și industriale, și forțați fiind de recenta pandemie de COVID-19 și de conflictele geopolitice. Caracteristicile specifice viitorului apropiat vor fi putere de calcul mult sporită, dispozitive mai inteligente, dataficarea tuturor aspectelor vieții noastre, încrederea sporită în tehnologiile digitale, automatizarea sporită a proceselor industriale. Domeniile cele mai vizate sunt Internetul lucrurilor, realitatea virtuală, realitatea augmentată și inteligența artificială. Tendințele IT în afaceri, militare și geopolitică, vor remodela viitorul nostru în plan social. Există tehnologii care nu sunt încă în stadiul lor stabil și matur, inclusiv rețele 5G, blockchain, realitate virtuală, etc. dar cărora analiștii le întrevăd un mare potențial.
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Benegiamo, Marcello, and Paola Nardone. "Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War." Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no. 19 (February 2, 2016): 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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Abstract:
<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Rossano, Annalisa, and Giuseppe Viola. "Italia: il sistema industriale delle Utility nel Nord-Ovest." ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (May 2019): 121–41. http://dx.doi.org/10.3280/ep2019-001007.

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Roads, Curtis, and Nicola Sani. "Informatica, Musica/Industria: Pensiero Compositivo, Ricerca, Didattica, Sviluppo Industriale." Computer Music Journal 9, no. 4 (1985): 66. http://dx.doi.org/10.2307/3679624.

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Nicoletti, Giuseppe. "Una premessa quasi necessaria. Volponi e il romanzo industriale." Narrativa, no. 31/32 (January 1, 2010): 25–38. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1525.

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Vigliocco, Elena. "Riciclare l’architettura: l'archeologia industriale e i parchi di cemento." Labor e Engenho 7, no. 1 (February 1, 2013): 29–42. http://dx.doi.org/10.20396/lobore.v7i1.188.

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Sega, Roberto. "La ‘piattaforma produttiva alpina' tra terza-quarta rivoluzione industriale." TERRITORIO, no. 81 (September 2017): 99–104. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-081023.

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Galliani, Pierfranco. "Identità, spazio e riuso dell'architettura industriale del XX Secolo." TERRITORIO, no. 89 (November 2019): 21–23. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-089002.

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Zanzottera, Ferdinando. "Archeologia e architettura industriale: una relazione lunga quasi cinquant'anni." TERRITORIO, no. 89 (November 2019): 44–53. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-089005.

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Sala Massari, Susanna. "L'entourage di Roberto Lepetit industriale nella resistenza: note biografiche." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (October 2016): 111–45. http://dx.doi.org/10.3280/sil2015-002005.

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Gallino, Luciano. "Il progetto moderno tra cultura industriale e religione (1992)." Quaderni di Sociologia, no. 70-71 (November 1, 2016): 71–82. http://dx.doi.org/10.4000/qds.778.

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