Academic literature on the topic 'Infanzia'

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Journal articles on the topic "Infanzia"

1

Giusti, Rosa. "Infanzia siriana." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (March 2014): 226–27. http://dx.doi.org/10.3280/mg2014-001028.

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2

Bellisari, Antonietta. "La seconda socializzazione nella prima infanzia." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (November 2017): 28–51. http://dx.doi.org/10.3280/we2016-002003.

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3

Diasio, Nicoletta, and Simona Tersigni. "Corpo e infanzia in situazione migratoria." INTERAZIONI, no. 1 (September 2014): 47–60. http://dx.doi.org/10.3280/int2014-001005.

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4

Nicoletta Rosati. "L' educazione STEM al nido: una sfida possibile." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 188–207. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.160.

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Abstract:
Il documento della Commissione europea Proposal for Key Principles of a Quality Framework for Early Childhood Education and Care (2014) ha posto in rilievo l’importanza di una specificità dell’educazione infantile. I vari documenti europei “Starting Strong” (OECD, 2001; 2006; 2012; 2021) sottolineano come un’educazione adeguata a partire dalla prima infanzia possa garantire uno sviluppo pieno e olistico della persona del bambino. Studi economici, inoltre, ritengono che un’istruzione precoce di qualità possa contribuire alla crescita del “capitale umano” di ogni nazione. Partendo da queste considerazioni si può comprendere quanto sia importante far sviluppare precocemente le abilità che permettano di affrontare la complessità sociale attuale. Tra queste abilità, le cosiddette abilità STEM sono considerate basilari per lo sviluppo olistico della personalità fin dalla prima infanzia. Il presente contributo intende illustrare una riflessione sugli effetti dell’educazione STEM nella prima infanzia richiamando gli esiti del progetto europeo di ricerca Kitchen Lab 4 Kids e una prima esperienza di insegnamento delle abilità STEM nel nido.
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Immacolata Messuri. "Social media e infanzia: rischi e opportunità." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 37–50. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.191.

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Abstract:
L’articolo affronta il tema dei social media e dei social network nell’infanzia. La riflessione mostra l’importanza di una ridefinizione delle pratiche didattiche, che devono essere orientate alla realizzazione di ambienti di apprendimento sempre più rispondenti alle diverse esigenze educative. Attraverso i social network è possibile realizzare azioni formative e didattiche diffuse, ma è necessario progettare e realizzare adeguate azioni formative per il personale coinvolto. La capacità di insegnare dei social media e dei social network suggerisce percorsi educativi più attenti alla dimensione esperienziale del bambino in fase di educazione e alla sua educabilità. Ciò richiede, da parte del docente, una lettura interdisciplinare dei processi cognitivi del soggetto e dei suoi modi di essere e di agire.
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6

Prino, Laura Elvira, Donatella Scarzello, Protima Agostini, and Angelica Arace. "Immigrazione e genitorialità: cognizioni genitoriali in infanzia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (April 2020): 159–90. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-001008.

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7

d'Orsi, Angelo. ""Un'avventura meravigliosa". Infanzia e adolescenza di Leone Ginzburg." HISTORIA MAGISTRA, no. 6 (August 2011): 50–61. http://dx.doi.org/10.3280/hm2011-006006.

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8

Sabatello, Ugo, and Francesca Santoro. "Infanzia e salute mentale in epoca di crisi." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (November 2013): 83–96. http://dx.doi.org/10.3280/mg2013-004011.

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9

Alessia Rosa. "Fare autovalutazione nella scuola dell'infanzia. Rapporto sulla sperimentazione del RAV Infanzia, a cura di Michela Freddano e Cristina Stringher, FrancoAngeli, 2021." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 326–27. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.219.

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10

Pentini, Anna Aluffi. "Una rilettura interculturale del concetto di spazio potenziale di Donald Winnicott. Analisi di un’esperienza educativa italiana." Educar em Revista 34, no. 68 (April 2018): 289–303. http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.57815.

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Abstract:
SOMMARIO In questo contributo si vuole dare conto della situazione italiana per quanto riguarda l’approccio educativo alla prima infanzia, e descrivere un progetto interculturale1, ideato, realizzato, monitorato e sostenuto per venti anni a Roma in un’ottica di pedagogia sociale2. Il nucleo fondante di questo progetto è il concetto di spazio potenziale di Winnicott (1971, 1986), applicato all’educazione interculturale e al sostegno alla genitorialità. Dati gli sviluppi delle politiche educative italiane attuali,3alcune pratiche che sono state concretamente realizzate in questo progetto, grazie al costante accompagnamento di consulenza pedagogica, potranno essere recuperate per promuovere una dimensione di accoglienza delle diversità nel contesto formativo e per rendere l’istituzione scolastica, anche quella della prima infanzia, un contesto democratico in cui si promuove la parità tra i bambini.
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More sources

Dissertations / Theses on the topic "Infanzia"

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FERRARIO, STEFANO. "ORGOGLIO. MIMESI. INFANZIA. RENE' GIRARD." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98186.

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Abstract:
Analisi del percorso intellettuale di René Girard, con particolare attenzione a temi etici (orgoglio, mìmesis, infanzia) della sua produzione.
Analysis of the intellectual path of René Girard, with particular attention to ethical themes (pride, mìmesis, childhood) of his production
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FERRARIO, STEFANO. "ORGOGLIO. MIMESI. INFANZIA. RENE' GIRARD." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98186.

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Abstract:
Analisi del percorso intellettuale di René Girard, con particolare attenzione a temi etici (orgoglio, mìmesis, infanzia) della sua produzione.
Analysis of the intellectual path of René Girard, with particular attention to ethical themes (pride, mìmesis, childhood) of his production
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3

BROGLIA, LUDOVICA. "Narrazione autobiografica e infanzia: le visual narratives." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1278099.

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Abstract:
La memoria e la narrazione autobiografica si sviluppano gradualmente durante l’infanzia: studi di psicologia narrativa – quali quelli di Robyn Fivush, Katherine Nelson e Dan P. McAdams – analizzano in modo puntuale, a partire da un approccio socio-culturale, la loro evoluzione dagli anni prescolari all’adolescenza e le caratteristiche principali del cosiddetto Self autobiografico. Secondo questo approccio, la formazione del Self e l’emergere della memoria autobiografica sono due dinamiche connesse con il contesto di riferimento: i significati narrativi vengono costruiti all’interno del noto processo di Reminiscing, ovvero di ricordo condiviso. Eventi positivi ed eventi negativi, ad esempio, vengono ricordati e analizzati in modo opposto: se i primi tengono in considerazione i dettagli spazio-temporali ed oggettivi dell’esperienza, i secondi integrano gli aspetti emotivi e fanno riferimento ad un approccio interpretativo. Allo stesso tempo, già nei primi anni di vita, i soggetti agiscono secondo quelli che sono i valori condivisi dalla cultura di appartenenza, la quale propone standard diversi anche a seconda del genere. Il modo in cui ci percepiamo uomini o donne è collegato a diversi orientamenti sociali, stili cognitivi e racconti autobiografici: d’accordo con Carol Gilligan, sappiamo che le bambine hanno come focus l’interdipendenza (belonginess), mentre i bambini si soffermano sul raggiungimento di obiettivi, sugli aspetti che li rendono distinti dal mondo (autonomy). Nello specifico, la tesi si propone di analizzare le caratteristiche principali delle narrazioni autobiografiche infantili, raccolte in alcuni contesti educativi per la prima infanzia. L’attenzione è rivolta in particolare alle cosiddette visual narratives, ovvero alle narrazioni visive sequenziali, le quali chiedono ai bambini di ricostruire l’evento in più frames – o pannelli ‒ a partire da specifiche scelte connesse al design visivo e verbale. Ebbene - d’accordo con le recenti scoperte di Neil Cohn relative alla grammatica delle narrazioni visive – il disegno sequenziale abitua i bambini a segmentare le proprie esperienze in frames e scripts, i quali devono essere collegati in modo significativo gli uni agli altri. I materiali raccolti vengono analizzati a partire da due approcci differenti: gli studi di psicologia narrativa consentono di valutare i racconti a livello contenutistico (quali dettagli dell’evento sono riportati?), mentre gli studi focalizzati sulla visual grammar permettono di costruire riflessioni relative alle strategie adottate a livello narrativo e alla segmentazione dell’esperienza (ad esempio, quali collegamenti vengono costruiti, quali tipologie di pannello vengono utilizzate e come vengono introdotti i personaggi?). A questo proposito, è possibile riassumere alcune riflessioni generali: a livello contenutistico, evidenti sono le differenze narrative collegate alla valenza emotiva dell’evento raccontato e al genere del bambino. Nel caso degli eventi positivi, ad esempio, i bambini rappresentano in modo dettagliato le coordinate spazio-temporali di riferimento e le azioni che si alternano, mentre le narrazioni degli eventi negativi sottolineano una codifica percettiva e focalizzata sulla ricerca di interpretazioni personali. A livello strutturale, invece, vengono valutati nel dettaglio i collegamenti costruiti tra i frames: i partecipanti sembrano seguire una progressione temporale e allo stesso tempo, sono in grado di costruire complesse dinamiche causali. Una riflessione particolare è, infine, dedicata alla cosiddetta visual literacy, ovvero alla capacità di costruire significato a partire dalle scelte collegate al design visivo: i bambini sembrano prestare attenzione in modo consapevole alle scelte cromatiche, alle forme/dimensioni dei pannelli e alla tipografia.
Autobiographical memory and autobiographical narratives develop gradually during childhood: studies of narrative psychology ‒ such as those of Robyn Fivush, Katherine Nelson and Dan P. McAdams ‒ analyze their evolution from preschool years to adolescence and the main characteristics of the autobiographical self. According to the socio-cultural approach, the formation of the Self and the emergence of autobiographical memory are dynamics connected with the cultural context: narrative meanings are constructed within the process of Reminiscing, or shared memory. Positive events and negative events, for example, are remembered and analyzed in opposite ways: if the former consider the spatial-temporal and objective details of the experience, the latter integrate the emotional aspects and refer to an interpretative approach. Already in the first years of life, we act according to the values shared by the culture, which proposes different standards also depending on the gender. The way we perceive ourselves as men or women is linked to different social orientations, cognitive styles and autobiographical stories: in agreement with Carol Gilligan, we know that girls focus on interdependence (belonginess), while boys focus on achieving goals, on the aspects that make them distinct from the world (autonomy). Specifically, this thesis aims to analyze the main characteristics of autobiographical narratives, collected in educational contexts for early childhood. The focus is particularly on visual narratives: we ask children to reconstruct the event in multiple panels starting from specific choices related to visual and verbal design. In agreement with the schema theory and with Neil Cohn's recent discoveries concerning the grammar of visual narratives, sequential drawing seems to be closely linked to design and mind reading skills as it asks children to segment their experiences in frames and scripts, which must be meaningfully linked to each other. The collected materials are analyzed from two different approaches: studies of narrative psychology allow to evaluate the stories at a content level (which details of the event are reported?), while the studies focused on visual grammar allow to build reflections on the strategies adopted at the narrative level (for example, which links are built and how characters are introduced?). In this regard, it is possible to summarize some general reflections: on a content level, the narrative differences ‒ related to the emotional value of the event and to the gender of the child ‒ are evident. In the case of positive events, for example, children provide a detailed description of the spatial-temporal reference coordinates, while the narratives of negative events emphasize a perceptual encoding focused on the search for personal interpretations. On a structural level, however, the links built between frames are evaluated in detail: participants seem to follow a temporal progression and at the same time, are able to build complex causal dynamics. A particular reflection, finally, is dedicated to visual literacy, or the ability to build meaning starting from the choices related to visual design: children seem to pay attention in a conscious way to color choices, to shapes / sizes of the panels and to typography.
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4

Gilli, Giorgia <1991&gt. "Michele Sambin: video, pittura, infanzia dal 1970 ad oggi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8023.

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5

Ottieri, Alessandra. ""Infanzia infera". Il mondo poetico-pittorico di Toti Scialoja." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1850.

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Abstract:
2011 - 2012
L’immagine che a tutt’oggi si ha di Toti Scialoja è quella di un pittore professionista, tra i più quotati esponenti dell’espressionismo astratto italiano, animato da «una grande voglia di poesia», come recita il titolo di un importante scritto auto-esegetico degli anni Ottanta. Si tratta di un’immagine semplicistica e pregiudiziale che fa torto al poeta e limita la piena comprensione del pittore, la cui attività artistica è strettamente correlata con quella poetica. Se confrontiamo le date, e crediamo a quanto ci ha raccontato nel corso degli anni lo stessoScialoja, la passione per la letteratura addirittura precede quella per la pittura («Ho cominciato a scrivere poesia verso i dieci anni. Erano strofette comico-grottesche, per lo più concentrate sugli animali. Sono stato pascoliano, crepuscolare, a diciott’anni ero innamorato di Ungaretti, a venti fui ipnotizzato da Mallarmé»). Tuttavia il giudizio sbrigativo e crudele di un amico “competente” (al quale il giovane Toti sottopone le sue prime prove poetiche) lo induce a cambiare rotta e a “virare” verso la pittura che dopo i vent’anni diviene l’interesse predominante. Scialoja, quindi, abbandona temporaneamente la poesia, ma continua a scrivere, pubblicando numerose recensioni e cronache d’arte su «Mercurio» (dopo la Liberazione) e più tardi su «Immagine» di Cesare Brandi. Il ritorno alla poesia si compie solo nel 1961, quando Scialoja, ormai artista affermato, si trasferisce a Parigi dove risiede fino al 1964. A partire da quegli anni il percorso poetico di Scialoja procede parallelamente a quello pittorico, caratterizzato quest’ultimo da una costante ricerca di nuovi stimoli e linguaggi, da continue “crisi” e “rinascite” che scandiscono un itinerario sofferto, articolato in almeno quattro fasi principali. Gli anni Trenta-Quaranta sono quelli dell’esordio, in cui l’artista frequenta l’ambiente della Scuola romana di Scipione e Mafai e si muove nell’alveo di un figurativismo di tipo morandiano. Gli anni Cinquanta sono quelli decisivi, della “svolta”: Toti si accosta alle sperimentazioni cubiste, approdando ad un nuovo concetto di spazio inteso come luogo della coscienza, dell’«esistere» fuori dalla contingenza temporale. Dopo il soggiorno a New York (1956-57), Scialoja rinuncia anche alla profondità ingannevole della prospettiva (con la sua illusione di trascendenza), preferendo la verità nuda e cruda della superficie «intesa […] come unico spazio e unico tempo possibile: il presente temporale, su cui inscrivere la traccia dell'esistenza, il ritmo […]» (Barbara Drudi). Abbandonato il pennello, l’artista imprime direttamente il colore sulla tela con fogli o stracci intrisi di pigmento alla maniera degli action painters statunitensi; tuttavia Scialoja sfugge all’automatismo assoluto di matrice surrealista, dei colleghi d’oltreoceano e riconduce la violenza anarchica del “gesto” all’interno della forma. Il gesto ribelle, infatti, trova un «freno» nella chiusura dell’“impronta”. A partire dal 1958 le “impronte” si moltiplicano sulla tela e si susseguono sulla superficie, con ritmo cadenzato. È proprio nell’ossessiva ricerca del ritmo – che in pittura significa riprodurre, attraverso la ripetizione dell’immagine stampata, l’assolutezza temporale dell’“evento” – che si riscontra una perfetta consonanza tra Scialoja pittore astrattista e Scialoja poeta, che negli anni Sessanta scrive molte delle sue poesie nonsensiche. Il ritmo, che sulla superficie della tela è ottenuto con la sequenza seriale delle “impronte” impresse secondo una precisa scansione temporale, è ricercato e ottenuto in poesia attraverso la sonorità martellante delle parole scomposte e anagrammate e il gioco insistito delle allitterazioni e delle rime. Il «metodo puramente linguistico automatico» che sorregge il gioco delle sillabe in poesia, corrisponde in pittura all’automatismo psichico delle “impronte" che si rincorrono e sfumano sulla tela. In entrambi i casi il dato naturalistico-referenziale è cancellato e si procede – con i colori così come con le parole – verso la creazione di una realtà altra, astratta, nonsensica, e dunque profondamente eversiva rispetto a quella data. Negli anni Settanta giungono i primi riconoscimenti autorevoli che “sdoganano” Scialoja poeta, ma sono anche gli anni più difficili per Scialoja pittore, segnati dalla ripresa dei moduli geometrici da tempo abbandonati e dal ritorno all’uso del pennello. Ma un viaggio a Madrid nel 1982 e la conseguente scoperta della forza espressiva della pittura di Goya inducono Scialoja a compiere la sua ultima, e definitiva, “metamorfosi”, da intendersi non come “strappo” rispetto alle esperienze passate, ma come naturale evoluzione e approfondimento delle precedenti “incarnazioni”. Nei dipinti della metà degli anni ’80 Toti ritrova, infatti, l’immediatezza e la spontaneità del “gesto” approdando definitivamente ad un espressionismo astratto in cui la superficie della tela (nuovamente di grandi dimensioni) viene “aggredita” fisicamente dalla mano, dal braccio del pittore, riempiendosi di macchie, di segni e colature di colore (secondo la tecnica del dripping). Le opere di Scialoja, ora, esprimono un’ansia di emancipazione totale da ogni forma di rappresentazione naturalistica, un desiderio di astrazione e di sintesi, un bisogno irrefrenabile di libertà espressiva che esploderà con ancora maggiore vitalismo nelle ultime tele degli anni ’90. Ora cos’è in realtà il nonsense? Né le stravaganze del Burchiello, né più tardi Lorenzo Lippi e Ludovico Leporeo coi loro bisticci allitterativi possono essere fatti rientrare nella sfera del nonsense. Con queste poche, ma convinte, parole Scialoja liquidava, nel 1986, ogni possibilità di far risalire alla tradizione burchiellesca (e, quindi, italiana e medievale) la sua passione per la poesia nonsensical e indicava in Lear e Carroll gli autori prediletti dell’infanzia e della prima giovinezza. Tuttavia, anche se Scialoja comprensibilmente prende le distanze dalle «stravaganze» del Burchiello e dai «bisticci allitterativi» dei poeti barocchi, preferendo apparentare la propria poesia con quella di area anglosassone, in anni recenti è emersa la possibilità di tracciare una mappa più antica e soprattutto italiana del nonsense che avrebbe la sua nascita ufficiale proprio nei sonetti del Burchiello che tanta fortuna ebbero nella seconda metà del ’400 e in tutto il ’500, in Italia e all’estero, in Inghilterra, in Spagna e in Francia. In Italia tuttavia la pesante eredità classicista e l’“eccesso di serietà” della nostra cultura ufficiale, cosiddetta “alta”, hanno in un certo senso bloccato il libero fiorire di una tradizione letteraria nonsensical. Alessandro Caboni ha tentato di individuare e circoscrivere un «filone carsico» della letteratura nonsensical in Italia che da Burchiello si snoderebbe attraverso Folengo, Berni, i poeti barocchi Giulio Cesare Croce e Anton Francesco Doni fino a Giambattista Basile. Ma è nel Novecento che quel filone semi-clandestino sembrerebbe venire alla luce ed entrare di diritto nel canone della letteratura ufficiale con Palazzeschi, Petrolini, Landolfi. Andrea Afribo avrebbe addirittura individuato tracce di nonsense in Montale, Caproni, Nelo Risi, Zanzotto. Ma preferiamo non allargare a dismisura la nozione di nonsense e restare nell’ambito di una nozione più ristretta del genere, per cui ci sembra più che mai giustificata l’affermazione di Italo Calvino che, al principio degli anni Settanta, indicava in Toti Scialoja l’unico caso italiano di poeta nonsense. Scialoja comincia a scrivere le sue poesie-filastrocche durante il soggiorno parigino degli anni 1961-1963. È dalla capitale francese, infatti che Scialoja indirizza al nipotino James lettere ricche di versi giocosi e scioglilingua Nel corso degli anni Settanta escono 5volumi di poesie (nati in un periodo di stasi sul piano della ricerca pittorica) che raccolgono l’intera produzione nonsensical di Scialoja, che si colloca negli anni 1961-1979. Sono poesie brevi, a volte di soli due versi accompagnati quasi sempre da disegni ingenui, volutamente infantili, alla maniera dei nonsense rhymes and pictures di Edward Lear, caratterizzati appunto dalla commistione di poesia e immagini. Le poesie “giocose” di Scialoja sono contrassegnate dal gioco insistito delle rime, delle allitterazioni, delle consonanze e assonanze, delle parole spezzate, ribaltate, anagrammate che creano «paesaggi di parole», popolati da bizzarri animali: topi, zanzare, lepri, tartarughe, corvi, rinoceronti, marmotte, ecc. Animali che parlano, danzano, mangiano, litigano animati dagli stessi comportamenti, vizi e virtù degli uomini. A ciascun animale è associato il nome di una nazione, di una città, di una piccola località, ma sono nomi scelti dal poeta solo per il loro potere evocativo, per la loro particolare sonorità e dunque per salvaguardare il gioco fonico e ritmico dei versi (i topi alle Termopili, le marmotte sul Mar Morto, le cimici in Cina o a Micene, la triglia di Marsiglia, la lucciola a Casamicciola, la mucca di Lucca, e così via). Non solo i luoghi, ma anche gli atteggiamenti, i sentimenti e le azioni degli animali sono dettati dalla fonetica del nome, come nel caso della «sarta tartaruga» che «non sogna che la fuga»,della«savia salamandra» che «siede sola in una sala /dove regna la penombra» e poi di una lunga serie di insetti dal comportamento anomalo: dalla zanzara sbronza, all’ape apatica, alla vespa pesta e così via. Il segreto di questi versetti è tutto nella particolare sonorità, nella “parola-melagrana” che contiene in sé e fa germinare i semi sillabici di tutte le altre. Ma il gioco linguistico di Scialoja non va interpretato come semplice girotondo di parole, virtuosismo verbale privo di implicazioni semantiche, è semmai «musica concettuale» generatrice di sensi plurimi che a volte possono “scartare” in direzioni alternative rispetto alle attese di chi legge e anche rispetto alle intenzioni iniziali di chi scrive. È la parola-suono che «accende l’epifania», che sprigiona significati inattesi, ma solo a patto che essa sia priva di «esperienza vissuta e personalistica», priva di «sofferenza lamentata», priva «di lordura». La parola della poesia non può essere quella logora, puramente connotativa, del linguaggio comune, né quella consunta, sovraccarica di memoria, propria della tradizione letteraria, deve essere parola “smemorata”, priva di sovrastrutture, di significati sedimentati, che ritrova il suo peso, la sua consistenza primitiva; è quindi pronta ad essere catturata e manipolata dal poeta, scomposta nei suoi semi sillabici e combinata con altre in virtù delle sue qualità puramente sonore. Quando parla di «smemoratezza» della parola o «infanzia della parola», tuttavia Scialoja sa di poter dar luogo a fraintendimenti. Da qui l’esigenza di chiarire, di meglio specificare il suo pensiero. Nulla a che vedere con il fanciullino pascoliano. L’infanzia di cui parla Scialoja non è luogo edenico, spazio della fantasia innocente, del riso, del gioco, della leggerezza, bensì «infernale regno delle apparizioni», insieme paradiso e inferno mescolati in un presente assoluto. Il bambino non ha coscienza della morte, conduce in modo “sfrontato” la sua esistenza («sfrontata perché aliena di morte»), vive ogni situazione con la massima intensità, non fa differenza tra il sogno e la realtà e si muove con disinvoltura tra le creature misteriose ed inquietanti che egli stesso è capace di suscitare. Ma non è forse questo l’identikit di Alice, lo straordinario personaggio uscito dalla penna di Lewis Carroll? Alice è catapultata in un mondo affascinante e terribile, si aggira tra personaggi stravaganti – animali e esseri umani sfuggenti o enigmatici o crudeli – senza minimamente scomporsi dinanzi all’assurda logica dei loro insensati ragionamenti. Gli animali che popolano le poesie nonsensiche di Scialoja, che compongono il suo fantastico bestiario, appartengono allo stesso mondo labirintico e allucinato di Alice, potrebbero tranquillamente stare in compagnia del Bianconiglio, di Bill la lucertola, del gatto del Cheshire, della lepre marzolina o del bruco blu che fuma il narghilè. Sono animaletti cinici o crudeli che divertono con i loro atteggiamenti folli ma non inteneriscono, appaiono e scompaiono dall’orizzonte visivo del lettore, spesso pronunciando frasi sconnesse. Gli animali di Scialoja fanno sorridere perché i loro comportamenti scartano dalla norma, sono inquietanti e maliziosi come la strana «bestia» di Ostia «coperta di nafta / che sputacchiava e basta», o come i «pessimi» passeri di Campobasso che con superbia militaresca «marciano tutti al passo / e soffiano nei pifferi / inciampando a ogni sasso», oppure come la «scema e maligna» scimmia di Signa che «appena mi vede / si copre col piede / il grugno e digrigna / i denti di mummia» (ivi, p. 82). Vi sono insetti che ammiccano al lettore e lo disorientano con i loro contegni imprevedibili e addirittura cani che si sbronzano al bar, litigano, o fumano il sigaro. Il nonsense, insomma, è un genere letterario «legato strutturalmente all’infanzia della parola», capace di produrre «una sorta di logica altra, che procede verso l’assurdo, una cancellazione del dato cognito», ma – e qui Scialoja mette in guardia i lettori meno avvertiti contro ogni tentativo di riduzione semplicistica e denigrativa – «chi interpreta la poesia nonsense come balordaggine, buffoneria, accozzaglia di termini eterogenei va fuori strada». Il gioco delle parole anagrammate o delle aggregazioni sillabiche mette in crisi il senso comune del lettore minacciando le fondamenta della sua logica cartesiana, costringendolo ad abbracciare una logica alternativa che «si affida ad un’idea allucinatoria del linguaggio». Negli anni ’80 e ’90 diviene più arduo procedere per riscontri e parallelismi: le “due anime” di Scialoja si dissociano e paiono prendere strade divergenti, se non addirittura contrastanti. Il filo che teneva unite l’esperienza pittorica e quella poetica sembra spezzarsi. Identica è l'ansia di rinnovamento e l'entusiasmo con cui l'anziano artista si cimenta in nuove sfide, con se stesso e con la propria arte, mostrando un inesausto desiderio di esplorare la realtà e di entrare in comunicazione con essa – profondamente diverse sono le direttrici del cambiamento. Giovanni Raboni – che ha definito l’artista romano «poeta-pittore dai destini incrociati» – ha interpretato forse nella maniera più semplice e corretta la «perfetta simmetria» esistente tra le due passioni di Scialoja, individuando nella «radicale estraneità al ricatto del senso comune» l’unico vero tratto unificante. All’estrema libertà di espressione e alla totale emancipazione dalla “prigione” della forma, cui giunge Scialoja nella sua ultima stagione pittorica, corrisponde in campo poetico la ricerca di massimo rigore formale e la necessità di calare l’invenzione verbale, sempre strepitosa, in rigide «gabbie metriche». Nemico dichiarato del verso libero, Scialoja compone negli anni Ottanta «poesie di metro molto breve (settenari, ottonari, novenari) e molto sintetiche»: di questo tipo sono le poesie raccolte in Scarse serpi (1983), Le sillabe della sibilla (1983-1985) e i Violini del diluvio (1986-1988). Eppure, verso la fine dei Violini, già appare qualcosa di mutato, di nuovo rispetto al passato: «un rallentamento del ritmo e un allungamento del verso. L’endecasillabo diventa, anche, in certi momenti, dodecasillabo, mai ipèrmetro però, mai sfiorando il verso libero». Una nuova poesia, dunque, dalla «metrica precisa e tuttavia rallentata». Dettagli del passato, larvate presenze femminili, ricordi nostalgici di estati trascorse al mare, cupi presagi di morte sono i nuovi elementi della poesia scialojana di questi anni, nella quale è evidente il «desiderio di raccontare più che di folgorare». Il bisogno di rallentare i tempi, «di raccontare più pacatamente, nei dettagli, cercando di prolungare il racconto», conduce Scialoja, nelle ultime raccolte degli anni Novanta – Rapide e lente amnesie (1994), Le Costellazioni (1997) e il volume postumo Cielo coperto (con poesie del biennio ’97-’98) – a recuperare addirittura l’esametro. In un’intervista rilasciata ad Antonella Micaletti, Scialoja si dichiara incantato dal «ritmo così gestuale e prolungato» di questa speciale forma metrica, ed anche nell’Avvertenza al volume ritorna (e sorprende) l’uso dell’aggettivo “gestuale” (che nella pittura informale, abbiamo visto, è sinonimo di azione cieca ed istintiva, non predeterminata) riferito alla “gabbia chiusa” dell’esametro che letteralmente “imbriglia” le parole nel verso. Imprevedibilità del gesto vs predeterminazione del metro: è, questa, una radicale antinomia che, prima facie, porrebbe l’artista-poeta di fronte alla necessità di operare una scelta, di stare da una parte o dall’altra: libertà o costrizione? In realtà la contraddizione è solo apparente se consideriamo il nuovo modo – consapevole e “controllato” – di intendere il gesto da parte di Scialoja pittore che, pur riprendendo, negli anni Novanta, la poetica esistenziale dell’espressionismo astratto di matrice americana, ne rinnova le premesse attraverso una personale opera di chiarificazione e di razionalizzazione. Come l’azione del pittore è tanto più libera quanto più è consapevole e “controllato” il suo gesto, così il poeta può raggiungere un’autentica libertà espressiva solo attraverso l’assunzione di regole che incanalano i suoni e i significati delle parole nella direzione da lui voluta. Ecco allora che nei versi delle ultime raccolte scialojane sono proprio i rigidi schemi della metrica barbara a rendere “gestuale” (nel senso di “libera”) l’ispirazione dell’anziano poeta: […] per me la poesia deve avere la rima, tutte le convenzioni e le restrizioni possibili. Più ne ha più la poesia è libera, per me. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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Galanti, Stefano <1990&gt. "Infanzia e Grande Guerra. Un percorso nella memoria delle classi popolari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4936.

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Abstract:
Il carattere totalizzante assunto dal primo conflitto mondiale determinò una condizione duplice per i bambini: oltre a rappresentare le vittime dirette e indirette della violenza e della brutalizzazione, essi figurarono come indiretti protagonisti dell'esperienza della guerra, attori nei diversi fronti interni sorti a partire dal 1914. Furono, certamente, testimoni dell'evento. Mediante l'analisi di un campione circoscritto di testimonianze (composto essenzialmente da «fonti dell'io»), l'isolamento di nuclei sensibili della memoria e l'analisi delle loro articolazioni e dei contenuti ricorrenti, sarà dunque possibile delineare una parziale mappatura dello spazio collettivo popolare riservato al ricordo dell'infanzia in guerra nel primo Novecento italiano. Ad emergere sarà uno scenario complesso e multiforme, un quadro generale composto da persistenze e fattori di discontinuità: dalla compresenza di una portata del tutto nuova degli eventi – generata dallo sconvolgimento degli anni del conflitto – e della continuità in taluni aspetti del vissuto delle classi popolari.
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Cattarin, Tatiana <1985&gt. "Crescere leggendo Impiego e rilevanza del libro nel corso della prima infanzia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9395.

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Abstract:
L'elaborato pone l'attenzione sulla lettura in età prescolare. Il lavoro prende avvio dalla mia esperienza lavorativa con i bambini degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, aggregata alla mia passione per gli albi illustrati e le fiabe. Partendo dalla distinzione tra fiaba e favola, si delinea una breve storia di entrambe, sottolineando le principali caratteristiche ed edizioni di ognuna. Particolare attenzione viene dedicata all’Ottocento, secolo che vede il cambiamento del concetto di infanzia e la nascita di una letteratura specifica e consapevole; e successivamente anche al Novecento, dove questo tipo di letteratura si specializza maggiormente, abbassando l’età di lettura e la consecutiva proposta editoriale. Proseguendo con il lavoro si descrivono le motivazioni e le modalità per cui la lettura, soprattutto se fatta ad alta voce da un narratore esperto e competente, in ambito familiare ma anche all’interno delle prime strutture educative, diviene stimolo primario per accrescere la curiosità e le facoltà intellettive e linguistiche dei bambini. Inoltre, proponendo la tipologia di libro adeguata al momento e alla giusta fase di crescita, è possibile accompagnare gli ascoltatori nel loro cammino evolutivo, aiutando il superamento dei momenti complicati o delle naturali paure dei più piccoli. In tal maniera il libro assume una valenza fondamentale che perdurerà durante tutta la vita della persona. A questo proposito viene redatta una lista di edizioni, corredate da un commento critico e da un’analisi dei contenuti scritti e illustrati. Diversi titoli o collane, vengono abbinati ad ogni fase della crescita della persona descrivendone modalità di fruizione, significati e motivazioni di scelta. Nell’ultimo capitolo viene riportato un lavoro personale nell’ambito di un Progetto lettura, svolto presso l’asilo nido Madonna di Fatima, dove tutt’ora io opero. Del progetto vengono descritte modalità di attuazione, tempistiche, contenuti e soprattutto risposta dell’utenza. Sul finale viene anche prospettato un ulteriore proposta rivolta al futuro, all’interno del quale si ipotizza l’utilizzo del libro fin dalla più tenera età, per favorire una politica ma soprattutto una formazione diffusa e tesa alla creazione di un’Intercultura. Attraverso suggerimenti di lavoro ed edizioni specifiche si cerca di favorire il dialogo tra le diverse culture che sempre più nelle società attuali sono costrette a convivere. Proporre un simile obiettivo partendo dai piccolissimi, potrebbe rappresentare una soluzione futura agli innumerevoli problemi di integrazione che il mondo sta difficilmente affrontando da diversi decenni. Obiettivo dell’elaborato è perciò quello di rivalutare l’importanza dell’offerta formativa nelle prime fasi della vita di un individuo, offerta atta a creare persone in grado di avvalersi di curiosità e spirito critico per favorire la loro formazione e crescita future.
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Pavanello, Angela <1994&gt. "L’approccio preventivo delle politiche di social investment nell’ambito di infanzia e adolescenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14939.

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Abstract:
L’elaborato ha l’obiettivo di esaminare le politiche sociali per l’infanzia quali ambito di intervento fondamentale per la prevenzione del disagio sociale e quali mezzo di mobilità intergenerazionale. Tale orientamento preventivo si attribuisce all’approccio del social investment, che considera la spesa nelle politiche sociali, un investimento in capitale umano. Esping-Andersen (2002), delineando i tratti essenziali del nuovo welfare state, affermò che la qualità dell’infanzia è rilevante per le successive opportunità di vita. Proprio l’infanzia, infatti, è una delle aree di intervento del nuovo approccio, il quale propone di investire in quelle categorie che erano state marginali per le politiche di welfare precedenti. Si esamineranno pertanto le differenti politiche di investimento sociale sull’infanzia in alcuni paesi europei, approfondendo le politiche di child-care e di parenting support. Tale analisi verrà svolta tenendo in considerazione il regime di welfare state dei paesi esaminati, concentrandosi sulle dinamiche tra stato, famiglia e mercato che ne determinano la tipologia. La prima domanda di ricerca sarà quella di individuare quali altre logiche guidano l’adozione di una data politica sociale. In secondo luogo, ci si chiederà e se le politiche di investimento sociale sono adottabili da qualsiasi paese o, se invece, vi debbano essere delle condizioni contestuali specifiche che le rendano efficaci. In questa prospettiva si porterà l’attenzione sul caso dell’Italia, come paese ostile alle politiche di social investment evidenziando i motivi strutturali e istituzionali di tale refrattarietà. Infine, spostando l’analisi a livello locale, in particolare nel Comune di Venezia, si porterà alla luce quali sono le politiche di social investment adottate, grazie ad una ricerca qualitativa sul campo, prodotta con delle interviste agli operatori che lavorano nei servizi sociali dedicati all’infanzia e all’adolescenza.
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Pacífico, Juracy Machado [UNESP]. "Políticas públicas para a educação infantil em Porto Velho/RO (1999/2008)." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2011. http://hdl.handle.net/11449/101515.

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Abstract:
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Questo studio si occupa di politiche pubbliche per l'infanzia e il suo scopo era quello di analizzare le politiche pubbliche di educazione della prima infanzia sviluppato dal Istruzione Comunale (Semed) Porto Velho, RO, nel periodo 1999 al 2008. Caratterizzato come uno studio qualitativo con l'analisi di dati qualitativi e quantitativi. Utilizza come fonte di dati per la ricerca dei documenti, interviste individuali e focus group. I soggetti sono stati impiegati e dirigenti Semed insegnanti di scuola, dalla scuola materna che hanno prestato servizio durante il periodo di studio. Ha anche collaborato con gli insegnanti che ha coordinato lo studio della prima infanzia, nel periodo 1970-1990 sotto la Procura e Semed. Lo studio ritiene che l'accesso alla educazione della prima infanzia come chiave per garantire il pieno sviluppo del bambino. Rileva che il luogo di diritto all'istruzione è stato raggiunto in quanto la Federal costituzione del 1988 e altri strumenti giuridici ha garantito questo diritto ai bambini sotto i sei anni. I dati mostrano che il trattamento di educazione della prima infanzia nelle scuole pubbliche di Porto Velho ricoperto cariche diverse, nel periodo 1999-2008, sia nel linguaggio e nelle azioni efficaci, in funzione della gestione e del contesto. Rileva che dal 1999 al 2004 la scuola materna è stato messo in atto un valore inferiore nelle politiche locali di istruzione. Durante questo periodo ci sono stati poche attività nel settore della formazione, l'espansione della rete e miglioramento delle infrastrutture delle scuole. Dal 2005 al 2008 prima infanzia occupato una posizione di rilievo nelle azioni di Semed ed era considerato una priorità, con investimenti finanziari rispetto al periodo precedente. Ci fu una maggiore espansione della rete fisica e iscrizioni, gli investimenti nella formazione degli insegnanti e la partecipazione sociale nelle decisioni politiche. Lo studio ha concluso che il consolidamento
Este estudo trata das políticas públicas para a Educação Infantil e seu principal objetivo foi analisar as políticas públicas de Educação Infantil desenvolvidas pela Secretaria Municipal de Educação (SEMED) de Porto Velho/RO, no período de 1999 a 2008. Caracteriza-se como estudo de abordagem qualitativa, com análise de dados qualitativos e quantitativos. Utiliza como fonte de dados a pesquisa documental, a entrevista individual e Grupo Focal. Os sujeitos colaboradores foram gestores da SEMED e professoras de escolas de Educação Infantil que atuaram no período em estudo. Também colaboraram com a pesquisa professoras que coordenaram a Educação Infantil no período de 1970 a 1990, no âmbito da SEDUC e SEMED. O estudo considera o acesso à Educação Infantil como fundamental para a garantia do desenvolvimento pleno da criança. Observa que o lugar de direito à educação já foi conquistado desde a Constituição Federal de 1988 e que outros instrumentos legais vem garantindo esse direito às crianças menores de seis anos. Os dados evidenciam que o atendimento à Educação Infantil na rede municipal de Porto Velho ocupou diferentes lugares no período de 1999 a 2008, tanto no discurso quanto na efetivação de ações, dependendo da gestão e do contexto. Verifica que de 1999 a 2004 a educação infantil foi colocada em um lugar de menor valor dentro das políticas educacionais municipais. Nesse período foram poucas as ações na área de formação, ampliação da rede e melhoria da infraestrutura das escolas. De 2005 a 2008 a educação infantil ocupou lugar de destaque nas ações da SEMED e foi considerada prioridade, com investimento financeiro superior ao do período anterior. Houve maior expansão da rede física e matrículas, investimento em formação docente e participação social na definição das políticas. O estudo concluiu que para a consolidação...
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ONOFRI, AGNESE. "Disturbi del sonno e cefalee primarie: correlati psicopatologici e neuropsicologici in infanzia e in adolescenza." Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2022. http://hdl.handle.net/11697/192069.

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Abstract:
Background: La cefalea ed il sonno hanno aspetti anatomici, biochimici, neurotrasmettitoriali e funzionali comuni, anche se la natura di questa associazione risulta ancora enigmatica. La clinica e l’epidemiologia indicano che il 25-40% dei bambini con cefalea, presenta disturbi del sonno, ma dall’analisi di revisioni sistematiche, emerge che diversi studi hanno valutato rigorosamente il costrutto “cefalea” seguendo i criteri diagnostici dell’ICHD e scarsamente i disturbi del sonno e studi focalizzati sui disturbi del sonno che utilizzano strumenti standardizzati ma che non documentano una diagnosi di cefalea accurata. Obiettivo di studio: Studio prospettico osservazionale trasversale, che indaga la relazione tra alcune forme di cefalee primarie e i disturbi del sonno, in una coorte di bambini e adolescenti, al fine di verificare: (1) prevalenza e tipo di cefalea primaria; (2) prevalenza disturbi del sonno; (3) presenza disturbi psicopatologici e neuropsicologici associati alle cefalee primarie e ai disturbi del sonno; (4) efficacia e differenza della medicina complementare e alternativa rispetto al trattamento farmacologico standard. Materiali e Metodi: 127 bambini e adolescenti, con diagnosi di cefalea primaria (ICHD-3,2018), afferenti consecutivamente tra Gennaio 2019 e Ottobre 2021, presso il Centro Cefalee per l’età evolutiva - ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi in base alla loro età: gruppo A-bambini e gruppo B-adolescenti, e sono state analizzate le diagnosi e le comorbilità psicopatologiche e neuropsicologiche. Strumenti di assessment utilizzati: SDSC; Scale SAFA, CBCL/6-18 e YSR/11-18; TAS-20; test AS della Leiter-3 e test di Corsi. I dati sono rappresentati come numeri assoluti, percentuali o come medie aritmetiche con relative DS. Sono stati utilizzati il test del χ 2 e il test esatto di Fisher, come appropriato. Per la verifica delle correlazioni tra due o più variabili oggetto di studio, sono stati utilizzati la correlazione di Pearson e quella non-parametrica di Spearman. Per tutti i test utilizzati, il livello di significatività è stato fissato per valori di p ≤ 0.05. Risultati: (1) La diagnosi più rappresentata nel campione totale era quella di ESA (31%); il gruppo A, mostrava maggiori percentuali statisticamente significative in ESA e CT rispetto al gruppo B, che invece, mostrava maggiori percentuali statisticamente significative in ECA, EC e CTC. (2) Dal test SDSC, somministrato alle madri dei partecipanti dell’intero campione, venivano rilevati disturbi del sonno nel 18% dei loro figli in DIMS (41%), DTSV (41%), DES (34%) e DRS (31%). Il confronto tra i due gruppi mostrava significatività statistiche in relazione all’età dei partecipanti (gruppo A vs gruppo B) in DRS (p=0.0113), DA (p<0.0001) e DTSV (p=0.0023). (3) Dal test CBCL/6-18 somministrato alle madri venivano rilevati problemi emotivo-comportamentali (Ansia, Depressione e Lamentele somatiche) nel 66% di entrambi i gruppi di studio. Inoltre gli adolescenti del gruppo B, mostravano distribuzioni statisticamente significative in Ansia (p=0.0245), Depressione (p=0.0088), Ossessioni e compulsioni (p=0.0243). Emergeva una significatività statistica tra i valori positivi al test SDSC e CBCL/6-18 delineandosi una associazione diretta tra il sonno e i problemi totali (p<.0001). Il 30% dei bambini del gruppo A, presentava prestazioni inferiori alla media nella valutazione dell’attenzione sostenuta. (4) I bambini del gruppo A aderivano di più al trattamento singolo con nutraceutico (58%) e alla psico-educazione (25%), mentre gli adolescenti del gruppo B al trattamento con nutraceutico associato a psico-educazione (48%). Conclusioni: Questo studio dimostra una relazione significativa tra i disturbi del sonno e le cefalee primarie.
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Books on the topic "Infanzia"

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Scaraffìa, Giuseppe. Infanzia. Palermo: Sellerio, 1987.

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2

Ciancia, Elisabetta. Un' infanzia. Milano: Anabasi, 1995.

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3

editor, Didoné Chiara, ed. L'eterna infanzia. Roma: Edizioni di storia e letteratura, 2016.

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4

Servadio, Gaia. Un' infanzia diversa. Milano: Rizzoli, 1988.

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5

Turoldo, David Maria. Mia infanzia d'oro. Milano: All'insegna del pesce d'oro, 1992.

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6

Mari, Michele. Tu, sanguinosa infanzia. Milano: Mondadori, 1997.

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Coluccia, Anna, Lore Lorenzi, and Mirella Strambi. Infanzia mal-trattata. Milano: FrancoAngeli, 2002.

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Castellaneta, Carlo. Un' infanzia italiana. Milano [Italy]: Mursia, 1986.

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Mimma, Bresciani Califano, ed. Infanzia e memoria. [Florence, Italy]: L.S. Olschki, 2007.

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10

Nobile, Angelo. Gioco e infanzia. Brescia: Editrice la scuola, 1994.

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Book chapters on the topic "Infanzia"

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Gola, Massimo, Andrea Bassi, and Meena Arunachalam. "Dermatite da contatto nella prima infanzia." In Dermatologia allergologica nel bambino e nell’adolescente, 69–76. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2507-3_7.

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2

Capaccioli, Massimo, and Silvia Galano. "Infanzia e giovinezza di un aspirante genio." In I blu, 75–84. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2640-7_6.

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3

Defilippi, Claudio, Bianca Santoro, and Patrick Pautasso. "Le Fratture Occulte Dell’ Arto Inferiore Nella Prima Infanzia: “Toddler’s Fractures”." In Imaging del trauma osteo-articolare in età pediatrica, 169–71. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1351-3_10.

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4

Molinari, E., M. Genchi, L. Valtorta, and A. Compare. "Dinamiche relazionali familiari e obesità in infanzia e adolescenza: I modelli family-oriented." In Clinica psicologica dell’obesità, 181–90. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2007-8_13.

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Kozima, Hideki. "Infanoid." In Multiagent Systems, Artificial Societies, and Simulated Organizations, 157–64. Boston, MA: Springer US, 2002. http://dx.doi.org/10.1007/0-306-47373-9_19.

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6

Rimoldi, Tiziana. "1.3 Per una pedagogia della narrazione nella prima infanzia." In Storie di scuola, 45–53. Editore XY.IT, 2014. http://dx.doi.org/10.4000/books.xy.706.

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Gómez Salamanca, Lina Piedad, Sandra Paola Moreno Vega, and Erika Rocío Naranjo Molina. "Juego en Libertad, Detonante para Reconocernos." In Construcciones, aportes y elaboraciones en educación infantil, 89–106. Editorial Universidad Santiago de Cali, 2021. http://dx.doi.org/10.35985/9789585583573.5.

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Abstract:
El juego como derecho de los niños y las niñas, el devenir de la escuela en ámbitos donde el maestro de infancias configura un discurso, un pensamiento y unas prácticas basados en la transversalidad del juego y la lúdica; la palabra del docente y el gozo por la participación, en una escuela que es direccionada por la infancia. Estas premisas mueven este texto, en el cual se hace un reconocimiento a los maestros de infancia, quienes desde su cotidianidad tienen la potestad de generar felicidad a los niños y niñas, a la vez que los orientan mediante la lúdica y la libertad. Este texto pone sobre la mesa propuestas que permiten que el maestro se lea como el dispositivo preciso para que en la educación infantil se generen prácticas pedagógicas y evaluativas movidas por los niños y las niñas, por sus intereses, por su libertad y creatividad. A la vez, se reconoce que la infancia tiene derecho a jugar y participar, lo que conlleva a que el maestro, como garante de los derechos de los niños y niñas, propicie y asegure esta participación de la infancia en todas las decisiones que lo acojan. Esta propuesta está dedicada a los maestros, a los maestros de infancia. Para ellos; se basa en premisas que describen realidades de la infancia, esa infancia que no se encuentra enmarcada por parámetros biológicos, por etapas de desarrollo o crecimiento, aquella infancia descrita por Kohan (2009) al decir que “La infancia es un grito. Seco, prolongado, intermitente: una voz sin palabra, la infancia es puro grito… la infancia es un grito de voz que hace vibrar las palabras” (p. 5). Se dedica esta propuesta al maestro que se comprende a sí mismo como el dispositivo para permitir que ese grito se de en libertad.
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ANTERO, KATIA. "PROJETO “CONTOS QUE ENCANTAM: CONTAÇÕES DE NARRATIVAS INFANTIS” NA MODALIDADE REMOTA." In Tecnologias e Educação. Editora Realize, 2023. http://dx.doi.org/10.46943/viii.conedu.2022.gt19.002.

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Abstract:
A contação de histórias já faz parte do universo infantil e por compreender que é na fase da infância que a criança mais se desenvolve realizando leituras do mundo que a cerca. O trabalho com literatura infantil e suas contações oportunizam caminhos para abranger novas descobertas. Considera-se que estas não são realizadas, unicamente, aplicadas em modalidade presencial. A tecnologia é mais um caminho que viabiliza as contações infantis em trabalhos remotos principalmente diante da pandemia do Covid-19. Diante disso, apresenta-se como objetivo dessa produção evidenciar a importância da contação de histórias infantis para o desenvolvimento imaginário e fantasia da criança, além de destacar a atuação do contador considerando todas as nuances da narrativa das literaturas infantis. Enquanto percurso metodológico trata-se de um estudo de caso com abordagem qualitativa, pautando-se em contribuições de estudiosos como Ramos (2011); Pires; Batalha; Souza (2016), Araújo (2010) dentre outros pesquisadores. O estudo revela a abordagem da literatura como instrumento relevante para contação de narrativas infantis mesmo em tempos remotos através do uso da tecnologia.
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Martínez Noreña, Alba Deicy, and Luz Karime Giraldo García. "“Gotitas de Amor” en el Centro de Reclusion Jamundi- Valle." In Proyección e innovación social, 31–40. Editorial Universidad Santiago de Cali, 2019. http://dx.doi.org/10.35985/9789585522046.2.

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Abstract:
El siguiente informe tiene como propósito dar a conocer a la Comunidad Universitaria el proyecto de extensión, proyección social e intervención pedagógica llevado a cabo por la Facultad de Educación y el Programa de Licenciatura en Educación Infantil en el CDI “Gotitas de amor”, ubicado en el Centro de Reclusión para Mujeres en Jamundí- Valle, en el marco del convenio tripartito ICBF-INPEC-USC desde el año 2000. El propósito de este proyecto es contribuir a ofrecer una atención integral a la primera infancia (niños/as entre los 0 y 3 años de edad), a través de una propuesta pedagógica orientada a favorecer el desarrollo infantil en todas sus dimensiones y al fortalecimiento del vínculo afectivo entre hijos y madres en situación de detención por diferentes circunstancias sociales, económicas y familiares. Se presentan las diferentes áreas de acción definidas para su implementación en las prácticas pedagógicas que los estudiantes de la Facultad y del Programa de Licenciatura en Educación Infantil realizan durante su proceso de formación.
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Duarte Piña, Olga. "Experimentar, reflexionar e innovar la enseñanza en Educación Infantil." In Ciclos de mejora en el aula. Año 2021 Experiencias de innovación docente de la Universidad de Sevilla, 1185–205. 2021st ed. EDITORIAL UNIVERSIDAD DE SEVILLA, 2022. http://dx.doi.org/10.12795/9788447222865.067.

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Abstract:
Se presenta la aplicación de un Ciclo de Mejora en el Aula (CIMA) que ha te- nido en cuenta como punto de partida para la construcción del conocimiento profesional las experiencias vitales de los estudiantes en su infancia. Una se - gunda fase de trabajo ha consistido en un acercamiento al conocimiento esco- lar a través del análisis de la normativa educativa, los materiales y la práctica de aula. Hay una tercera fase dedicada al diseño de una propuesta didáctica, como síntesis del conocimiento profesional y escolar de todos los aprendizajes desa- rrollados en la asignatura, en relación con la competencia social y ciudadana en Educación Infantil, pero esta fase queda sin analizar porque al tiempo de escribir este capítulo aún no se ha empezado. Durante el proceso de aprendizaje consta- tamos obstáculos en torno a la innovación docente como objeto de la Educación Infantil, para ello se adaptan las actividades a los niveles de alumnado. El pro- greso de los aprendizajes se muestra en la evaluación de los mismos a través de escaleras y, a pesar de no haber tenido tiempo para concluir el CIMA, se han po- dido conocer datos parciales por unidad de contenidos. Palabras clave: Ciudad y ciudadanía en la educación infantil, grado en edu - cación infantil, docencia universitaria, desarrollo profesional docente, innovación docente.
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Conference papers on the topic "Infanzia"

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DEISS, KEILA DA SILVA ARTIGAS, and PATRICIA CINTRA. "A INFLUÊNCIA DA MÍDIA NA OBESIDADE INFANTIL NA SEGUNDA INFÂNCIA." In Brazilian Congress. brazco, 2020. http://dx.doi.org/10.51162/brc.health2020-00051.

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Abstract:
Os habitos de vida sao desenvolvidos na infancia e persistem ao longo da vida. Habitos alimentares inadequados podem acarretar problemas de crescimento, comprometer fases de desenvolvimento da crianca e ainda gerar restricoes futuras. Na segunda infancia elas ja fazem suas escolhas, sao expostas aos anuncios de produtos industrializados e guloseimas, estimuladas ao consumo de alimentos pobres em nutrientes, acarretando obesidade infantil entre outras morbidades, contribuindo para o aumento de doencas cronicas nao transmissiveis (DCNTs) precoces. Esse estudo tem por objetivo apresentar uma revisao sobre a influencia da midia no comportamento alimentar na segunda infancia e avaliar as consequencias nos habitos de vida da crianca que podem persistir na vida adulta. Metodo exploratorio de carater qualitativo, sobre a influencia da midia na obesidade durante a segunda infancia. Resultando na discussao na pouca exploracao pelas escolas, nesta fase, no que tange saude e nutricao, uma vez que a utilizacao da midia e constante, nao somente para entretenimento e aprendizado, mas como ferramenta estrategica para abordar as criancas com propostas de consumo, induzindo-as a escolhas incorretas. Contudo, este estudo aponta que os anuncios de comida e bebida ignoram a saude das criancas, desrespeitando resolucoes, explorando personagens infantis em uma linguagem persuasiva e abusiva. Concluiu-se que o posicionamento da familia e dos profissionais de ensino, fortalecendo a educacao nutricional infantil nas escolas e exigindo a reformulacao de politicas publicas, podem reverter esse comportamento, com relacao a alimentacao e sobre quaisquer influencias negativas, conscientizando pais e filho nas escolhas alimentares para formacao de bons habitos de vida. ,
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Oliveira, Maria de Lourdes Lima Menezes de, and Raquel Fernandes Costa. "TEMPO NECESSÁRIO PARA CONCLUSÃO DE INVESTIGAÇÃO DE ÓBITOS PELO COMITÊ DE MORTALIDADE MATERNO FETAL E INFANTIL DE UM HOSPITAL DE ALTA COMPLEXIDADE." In I Congresso Brasileiro de Saúde Pública On-line: Uma abordagem Multiprofissional. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/3041.

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Abstract:
Introdução: O óbito materno, infantil e fetal constituem importantes problemas de saúde pública e permanecem como um desafio. O papel da vigilância em saúde e dos comitês de mortalidade está diretamente relacionado à prática da vigilância do óbito, se inicia com a identificação dos óbitos, de acordo com os critérios de inclusão, devendo ser realizada nos estabelecimentos de saúde e no domicílio. Objetivo: Avaliar a média de dias necessários para concluir a investigação dos óbitos materno infantil e fetal em um hospital de alta complexidade. Metodologia: Estudo de caso descritivo, com levantamento de dados relacionados ao número de óbitos de crianças menores um ano de idade e óbitos maternos que ocorreram no período de janeiro de 2019 a dezembro de 2020 e o tempo gasto pela instituição de saúde para a conclusão da investigação do óbito. Resultados: A análise dos óbitos infantis foi realizada considerando os óbitos investigados em até 30 dias após a ocorrência do evento e aqueles investigados com mais de 30 dias. No período analisado ocorreram 265 óbitos infantis, 65,5% dos casos houve menos de 30 dias para finalizar a investigação, 35,09% com mais de 30 dias para concluir a investigação. Os óbitos maternos foram analisados considerando a investigação com menos de 7 dias e com mais de 7 dias após a ocorrência, no período analisado houve 7 óbitos maternos, com 28,5% dos casos investigados com menos de 7 dias após a ocorrência e 71,4% com mais de 7 dias. Um dos fatores que contribuem para o atraso para encerrar uma investigação de óbito é o tempo entre a liberação do laudo de necropsia e o mesmo serem entregues ao Comitê de Mortalidade Materno Fetal e Infantil para dar seguimento à investigação. Conclusão: A queda do número de óbitos no menor de um ano de idade e materno está intimamente relacionada com a qualidade da assistência a este grupo de indivíduos. Diminuir o tempo de investigação entre a ocorrência do óbito e o encerramento do caso é fundamental para que medidas interventivas sejam implantadas precocemente.
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Renzo FonsÊca, Tatiana, and Ana Lúcia Goulart de Faria. "Relações de Idade na Educação Infantil. As culturas infantis em meio à sociedade adultocêntrica predominante." In XXIV Congresso de Iniciação Científica da UNICAMP - 2016. Campinas - SP, Brazil: Galoa, 2016. http://dx.doi.org/10.19146/pibic-2016-50780.

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Monleón Oliva, Vicente. "UBICACIÓN CURRICULAR DEL LENGUAJE AUDIOVISUAL EN LA ETAPA DE EDUCACIÓN INFANTIL." In V Congreso Internacional de Investigacion en Artes Visuales ANIAV 2022. RE/DES Conectar. València: Editorial Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/aniav2022.2022.15292.

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Abstract:
La infancia actual se desenvuelve en un mundo saturado de imágenes. Estas tienen un valor y una fuerza indiscutibles, así como también una gran riqueza de comunicación. Por ello, se debe atender al potencial que estas presentan como transmisoras de conocimiento y como modelos de comportamiento. Debido a la influencia que estas ejercen sobre el colectivo infantil, resulta necesario atender a los procesos de lectura, interpretación y decodificación de las mismas (cine, televisión y publicidad) que sigue el alumnado desde los espacios educativos y entornos de enseñanza formal. Por ello, tras la presentación teórica y bibliográfica de dichos conceptos se plantea como objetivo de la investigación analizar y valorar la cabida que tiene el lenguaje audiovisual en los currículos oficiales de Educación Infantil, tanto a nivel general y nacional (territorio español), como específico y autonómico (Comunitat Valenciana). Se parte de un posicionamiento socioeducativo ya que el estudio pretende generar un mayor conocimiento entre el profesorado de la etapa de Educación Infantil respecto al tratamiento que la cultura visual tiene sus marcos legales; contribuyendo como consecuencia a una mejora de los procesos de enseñanza-aprendizaje. Todo ello, por medio de una metodología cualitativa y un método de revisión bibliográfica y legislativa. Para complementar, tras el estudio realizado, se comparten los criterios de selección y de utilización de los materiales audiovisuales que se siguen en la etapa; así como otros conceptos significativos como las funciones de los medios, las Tecnologías del Aprendizaje y del Conocimiento (TAC) y las Tecnologías de la Información y de la Comunicación (TIC). Con todo, se concluye con la cabida que presenta el lenguaje audiovisual en los currículos oficiales del tramo de la escolarización infantil; el cual es tratado de una manera inclusiva y especializada. No obstante, se plantea como mejora y propuesta de futuro, la necesidad de formar a las plantillas docentes en los análisis de los marcos legales que los amparan y en los procedimientos que deben seguirse para aplicar correctamente y generar aprendizaje a partir de dichos contenidos.
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Castro Zubizarreta, Ana, and Adelina Calvo Salvador. "Trabajando los ODS en la formación inicial del profesorado de Educación Infantil. Una innovación en la Universidad de Cantabria." In IN-RED 2022: VIII Congreso de Innovación Educativa y Docencia en Red. València: Editorial Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/inred2022.2022.15800.

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Abstract:
En esta comunicación se presenta una experiencia en el marco de un proyecto de innovación docente financiado por la Universidad de Cantabria y el Gobierno de Cantabria a través de la Cátedra de Igualdad. El objetivo fundamental del proyecto es trabajar la Agenda de los ODS con perspectiva de género en la formación de profesionales de la educación con metodologías innovadoras. De manera más concreta, se presenta el trabajo desarrollado en una asignatura del plan de estudios del Graduado en Educación Infantil de la Universidad de Cantabria. Los resultados muestran que el trabajo realizado ha ayudado a los futuros docentes a reflexionar sobre su compromiso con la mejora del planeta y su sostenibilidad, a revisar sus visiones de la infancia como un colectivo capaz y a aprender dinámicas de trabajo colaborativo y el uso de diversidad de lenguajes en los procesos educativos, experimentando estas innovaciones en sus procesos de formación inicial.
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Gonçalves Cerejeira, Joana Isabel, Isabel de la Montaña Santos Carrasco, Carmen Capella Messeguer, Eva Rodríguez Vásquez, Marta Gómez García, Mónica de Lorenzo Calzón, Nieves de Uribe Viloria, et al. "TRAUMA INFANTIL, TRASTORNO LÍMITE DE LA PERSONALIDAD Y ADICCIÓN AL CANNABIS." In 22° Congreso de la Sociedad Española de Patología Dual (SEPD) 2020. SEPD, 2020. http://dx.doi.org/10.17579/sepd2020p030.

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Abstract:
1. OBJETIVOS - Exponer un caso clínico que integre tres entidades: trauma infantil, trastorno de la personalidad y trastorno por consumo de cannabis. - Revisar la literatura sobre la relación entre las tres entidades. 2. MATERIAL Y MÉTODOS Estudio de caso único y revisión literaria. 3. RESULTADOS Y CONCLUSIONES 3.1. RESULTADOS CASO CLÍNICO Mujer de 28 años que inicia seguimiento psiquiátrico en la juventud por humor inestable asociado a repetidas alteraciones de conducta de naturaleza impulsiva, destacando la realización repetida de automutilaciones corporales. Por otro lado, refiere consumo de cannabis con patrón de dependencia desde la juventud. Actualmente acude de forma diaria a Hospital de día psiquiátrico por persistencia de sintomatología pese a diferentes ensayos terapéuticos. Tras algunas semanas de seguimiento, reconoce haber sufrido abuso físico y psíquico a lo largo de toda su infancia y adolescencia. REVISIÓN DE LA LITERATURA Diversos estudios indican que haber recibido maltrato infantil supone un riesgo aumentado de desarrollar un Trastorno límite de la personalidad (TLP). Uno de los rasgos límites destacados es la impulsividad, que en estos pacientes puede traducirse en un trastorno por consumo de sustancias. Asimismo, diferentes estudios epidemiológicos muestran la existencia de una relación entre los trastornos de la personalidad y las adicciones, siendo clásico el Trastorno por consumo de alcohol. La literatura sobre abuso de cannabis en este contexto es más escasa, pero la asociación está descrita y se ha propuesto que el cannabis podría ayudar a atenuar la disforia emocional de estos pacientes, llevando fácilmente a un consumo con patrón de dependencia. 3.2. CONCLUSIONES El caso aquí expuesto corrobora la literatura existente, reflejando la relación que podría existir entre tres entidades: trauma infantil, trastorno límite de la personalidad y trastorno por consumo de cannabis.
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Aguiar, Marcos Durant de, Verônica Emilia Campos Freire, and Solange Coutinho. "A imagem na educação infantil: análise gráfica de ilustrações em livros didáticos infantis de Português do Ensino Fundamental." In 9° Congresso Internacional de Design da Informação. São Paulo: Editora Blucher, 2019. http://dx.doi.org/10.5151/9cidi-congic-2.0028.

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Álvarez Díaz, Katia, and Inmaculada González Falcón. "La Escuela Infantil en el marco de la Atención Temprana: análisis de su organización escolar para la inclusión de la primera infancia." In XVI Congreso Nacional de Educación Comparada Tenerife. Universidad de La Laguna. Servicio de Publicaciones, 2018. http://dx.doi.org/10.25145/c.educomp.2018.16.030.

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Campos, Maíra Dias De Oliveira, Ednayra Carvalho Da Silva Barbosa, Edsamara Da Silva Yoshida, Gabriella Eller Gonçalves, and Louise Helena De Freitas Ribeiro. "ESCABIOSE NA INFÂNCIA: A IMPORTÂNCIA DA EDUCAÇÃO ESCOLAR." In II Congresso Brasileiro de Parasitologia Humana On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2022. http://dx.doi.org/10.51161/conbrapah/16.

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Abstract:
Introdução: A escabiose, popularmente conhecida como sarna, é uma doença contagiosa causada pelo ácaro Sarcoptes scabiei variedade hominis, artrópode parasita, o qual é transmitida pelo contato direto com uma pessoa infectada. A literatura relata que crianças e pessoas com sistema imunológico enfraquecido são mais suscetíveis à infecção. O número médio de fêmeas do ácaro Sarcoptes scabie em um único ciclo de infestação em adultos é de 12, enquanto em crianças são de 20, resultando em uma maior infestação em crianças do que em adultos, por isso, cuidados voltados à prevenção do surto de sarna nos centros de educação infantil é uma necessidade genuína e indubitável. Objetivos: Explanar a importância da educação infantil em relação à escabiose e sua natureza infecciosa. Material e métodos: As bases de dados Scielo, BVS e PubMed foram utilizadas com o intuito de realizar uma análise crítica fazendo uso dos descritores “escabiose”, “educação infantil” e "saúde pública", assim como as pesquisas tiveram como base idiomas nas línguas português, inglês e espanhol. Utilizou-se materiais publicados entre 2018 a 2021, foram selecionados, também, pesquisas que descreviam a patologia em populações infantis em âmbito escolar. Resultados As crianças são especialmente mais propensas às infecções visto que seus sistemas imunológicos ainda estão em desenvolvimento e por colocarem constantemente as mãos e outros objetos na boca. Isso ocorre porque o indivíduo infantil, na fase oral, é mais propenso a inspecionar o ambiente com as mãos e os lábios. Como resultado, essa parcela de indivíduos compartilha suas secreções entre si, propagando-se assim os parasitas locais. Por isso, intervenções preventivas devem incluir cuidados e educação dos educadores e dos familiares. Conclusão: Tanto no pensamento quanto na prática, o cuidado objetivo e técnico devem ser equilibrados com o cuidado subjetivo e simbólico. Dessa forma, profissionais qualificados e compassivos são necessários a fim de que possam ajudar as crianças a terem experiências diárias que incentivem e desenvolvam o autocuidado. Os comportamentos de higiene pessoal e aspectos culturais da limpeza devem ser considerados. Como resultado, o contato regular entre a escola e a família é necessário para que possam resultar em um ambiente saudável.
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Castaño Narváez, Catalina, Andrés Felipe Duque Tamayo, and David Alejandro Liévano Sánchez. "Construyendo saberes." In Encuentros Diseño Social RAD 2020. Bogotá, Colombia: Red Académica de Diseño - RAD, 2021. http://dx.doi.org/10.53972/rad.etrads.2020.1.127.

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Abstract:
El presente trabajo tiene como eje central el diseño social. Este es un subcampo del Diseño y busca solucionar problemas y necesidades reales de una comunidad a partir de la construcción conjunta con la misma. En este ejercicio específico se buscaba apoyar a las familias y docentes que hacen parte del hogar infantil Vecinal ubicado en el barrio de clase popular Kennedy de la ciudad de Pereira. Este hogar hace parte de los jardines infantiles creados por el instituto colombiano de bienestar familiar (ICBF) para asegurar la educación de la primera infancia; una educación basada en las necesidades que presentan los niños y niñas de cero a cinco años de edad. Este a causa de las medidas de bioseguridad ha manejado las clases de manera virtual. La dinámica que se ha venido manejando es que la institución le da a los padres o cuidadores la tarea de explicar y hacer junto a sus hijos las actividades propuestas. Por ende, el reto del proyecto fue diseñar herramientas didácticas que sirvieran para los ejercicios de aula dentro y fuera del jardín para ayudar a las docentes a acercarse más a los niños, las niñas y sus familias.
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Reports on the topic "Infanzia"

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Martínez-Chaparro, Ángela María, Julia Victoria Escobar-Londoño, María Patricia Gómez-Gómez, Nora Luz González-Cortes, Jenny Vicuña-Rojas, and Blanca Miriam Gómez-Osorio. Voces y susurros de la infancia. Ediciones Universidad Cooperativa de Colombia, December 2018. http://dx.doi.org/10.16925/gclc.04.

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Otero-Cortés, Andrea Sofía. Educación para la primera infancia : Situación en el Caribe colombiano. Bogotá, Colombia: Banco de la República, November 2011. http://dx.doi.org/10.32468/dtseru.157.

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Fernández, Ángeles, and Mª-Cruz López-de-Ayala. Televisión e infancia: cinco años después del código de autorregulación. Revista Latina de Comunicación Social, 2011. http://dx.doi.org/10.4185/rlcs-66-2011-031-031-062.

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Fernández, Ángeles, and Mª-Cruz López-de-Ayala-López. Televisión e infancia: cinco años después del código de autorregulación. Revista Latina de Comunicación Social, 2011. http://dx.doi.org/10.4185/rlcs-66-2011-923-031-062.

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Betancourt Valencia, José Ricardo. Desarrollo psíquico infantil y manifestaciones sintomáticas actuales. Ediciones Universidad Cooperativa de Colombia, June 2020. http://dx.doi.org/10.16925/gcnc.12.

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Araujo, M. Caridad, Marta Dormal, Sally Grantham-McGregor, Fabiola Lazarte, Marta Rubio-Codina, and Norbert Schady. Visitas domiciliarias a escala y desarrollo infantil. Inter-American Development Bank, October 2021. http://dx.doi.org/10.18235/0003706.

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Abstract:
La mayor parte de la evidencia sobre los impactos de las políticas para la promoción del desarrollo infantil se refiere a programas piloto implementados en circunstancias estrictamente controladas. Este estudio aporta evidencia novedosa sobre los efectos de un programa de visitas domiciliarias implementado a escala. El programa que estudiamos, Cuna Más en Perú, se inició de cero en 2012 y, en tan solo tres años, ya ofrecía visitas domiciliarias semanales a más de 67.000 niños en zonas rurales. La estrategia de identificación proviene de la asignación aleatoria de distritos a las condiciones de tratamiento y control. Mostramos que, después de aproximadamente dos años, los niños asignados aleatoriamente al tratamiento tienen puntajes de desarrollo infantil que son 0,10 desviaciones estándar más altos que los niños asignados al grupo de control. La relación beneficio-costo estimada de la intervención es de 5,4.
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Calvache, Omar. El estudio de la calidad de vida en la primera infancia. Universidad Cooperativa de Colombia, 2016. http://dx.doi.org/10.16925/greylit.1585.

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Fuente Cobo, Carmen, and José A. Ruiz San Román. Protección de la infancia en la nueva regulación audiovisual en España. Revista Latina de Comunicación Social (RLCS), February 2011. http://dx.doi.org/10.4185/rlcs-66-2011-928-153-177.

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Ramos, Carolina. Comunicación institucional e infancia en la Junta de Andalucía: El programa Andaluna. Revista Latina de Comunicación Social, 2007. http://dx.doi.org/10.4185/rlcs-62-2007-732-075-084.

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Bruce, Judith. Casamento infantil no contexto da epidemia do VIH. Population Council, 2007. http://dx.doi.org/10.31899/pgy12.1075.

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