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Dissertations / Theses on the topic 'Inflazione'

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1

Gurrieri, Maria Vittoria. "Inflazione cosmologica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14606/.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro è quello di introdurre e descrivere l’inflazione cosmologica come soluzione ai problemi del Modello Standard del Big Bang. Nella prima parte viene illustrato il contesto nel quale introdurre le ipotesi di inflazione. Si prende in esame la Relatività Generale con le equazioni di campo, la metrica e le proprietà principali della teoria del Big Bang. Si indagano, quindi, le inconsistenze del modello, focalizzando l’attenzione sul problema dell’orizzonte e della piattezza dell’universo. Nella seconda parte del lavoro si analizzano più nel dettaglio le caratteristiche dell’inflazione. Si descrive la necessità di un campo scalare, inflatone, che guidi l’espansione, le condizioni e l’approssimazione di slow-roll e il vincolo sul numero di e-foldings necessari affinchè il Modello Standard sia consistente con le osservazioni. Nella parte finale sono proposti tre modelli di inflazione: vecchia, nuova e caotica, analizzando qualitativamente le proprietà del potenziale associato all’inflatone.
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2

Franciolini, Gabriele. "Inflazione cosmologica R^2." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8857/.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è illustrare il paradigma dell’inflazione cosmologica descrivendo in particolare la teoria dell’inflazione R^2. In una prima sezione si fa riferimento al contesto della relatività generale per descrivere l’universo su larga scala. Vengono prese in esame le ipotesi utilizzate per ottenere il modello standard della cosmologia e le principali proprietà che da esso possono essere ricavate. Si focalizza quindi l’analisi sulla descrizione dell’universo primordiale da cui traggono origine le ipotesi dell’esistenza dell’epoca inflazionaria esponendo, in particolare, come questa teoria riesca a risolvere i problemi della piattezza e dell’orizzonte cosmologico. Viene poi descritto come la fase di espansione esponenziale richiesta da queste ipotesi possa essere generata dalla presenza di un campo scalare φ specifico. Particolare risalto è dato alla descrizione dell’approssimazione di ”slow-roll” ed ai vincoli sul numero di ”e-folding”. Una seconda sezione mostra l’applicazione dell’analisi generale esposta in precedenza al modello di inflazione di Starobinsky. A tal fine sono descritte le caratteristiche delle teorie della gravità f(R) con particolare attenzione alle trasformazioni conformi e scelta del frame. Attraverso l’esposizione delle equazioni di campo cosmologiche nella teoria della gravità R^2 si mostra come il processo di espansione inflazionaria dell’universo nelle sue fasi iniziali possa essere descritto da un comportamento non standard della gravità ad alte energie. Sono riportati i risultati principali ottenuti con questa teoria nel frame di Jordan e in quello di Einstein. La conclusione descrive in sintesi lo stato attuale delle osservazioni sperimentali e come queste abbiano un legame stretto con la teoria delle perturbazioni cosmologiche. In particolare, presentando i risultati ottenuti nel contesto dell’inflazione R^2 ed esponendo gli ultimi dati raccolti dall’esperimento Planck, si analizza come il modello sia in accordo con i dati sperimentali attualmente disponibili.
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3

Gregori, Daniele. "Inflazione cosmica e onde gravitazionali primordiali." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7772/.

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Abstract:
La teoria dell'inflazione risolve alcuni problemi fondamentali posti dalla teoria standard dell'origine dell'universo, in particolare chiarisce perché l'universo è piatto e omogeneo quando secondo la cosmologia standard non lo dovrebbe essere (o meglio: lo potrebbe essere solo con probabilità molto bassa). Inoltre la teoria dell'inflazione spiega l'origine delle anisotropie della radiazione cosmica di fondo e in tal modo l'inflazione è responsabile anche dell'origine della struttura a grande scala dell'universo. La teoria inflazionaria presenta la possibilità di una conferma sperimentale. Alcune sue predizioni sono già state verificate e una forte prova era sembrata venire dall'esperimento BICEP2, ma per ora (novembre 2014) non c'è stata una conferma. Nello specifico, l'esperimento BICEP2 aveva dichiarato a marzo 2014 di aver rilevato nella radiazione cosmica di fondo il segnale di onde gravitazionali che potevano essere state provocate soltanto dall'inflazione. La presente tesi descrive gli aspetti classici (non quantistici) della teoria dell'inflazione, riporta i risultati relativi alla trattazione quantistica delle perturbazioni della radiazione cosmica di fondo e illustra la questione delle verifiche sperimentali della teoria dell'inflazione, dedicando particolare rilievo al recente esperimento BICEP2.
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4

Gobbin, Claudio <1992&gt. "Il concetto di inflazione nel mondo antico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13072.

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5

Evola, Chiara. "Cenni al modello del Big Bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19481/.

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Abstract:
Questo elaborato vuole offrire un riassunto del modello del Big Bang, della materia oscura e del Modello Cosmologico Standard, come conseguenza dei primi due. La cosmologia è la scienza che studia l’Universo nel suo insieme, la sua formazione, la sua evoluzione e il suo destino futuro. Partendo dalle scoperte osservative, che hanno permesso la teorizzazione dell'espansione dell'Universo, Lemaȋtre, nel secolo scorso, getta le basi per il primo modello del Big Bang. Quest'ultimo mira a spiegare come si sia generato il nostro Universo. Nel tempo i cosmologi hanno reso il modello sempre più complesso e accurato, anche grazie alle numerose scoperte astronomiche dell'ultimo secolo. Tra queste scoperte c'è la materia oscura, un elemento fondamentale del nostro Universo, e uno dei dilemmi più grandi dell'astrofisica dei nostri giorni. All’interno di questo elaborato ne è illustrato il percorso storico, tra le osservazioni e le ipotesi legate alla sua origine e alla sua composizione. Infine, viene accennato il Modello Cosmologico Standard e i suoi parametri. Il modello che ad oggi è accettato dalla comunità scientifica.
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6

Semeraro, Angelo. "Cenni al modello del Big Bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/19999/.

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7

Mauro, Federica. "Cenni al modello del Big Bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21234/.

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Abstract:
Lo scopo dell'elaborato è quello di fornire una trattazione generale sul modello del Big Bang, sul modello cosmologico e sulla materia oscura. La cosmologia si occupa della struttura e dell'evoluzione del cosmo, cercando di risalirne alle origini e si è cominciata ad imporre come scienza grazie alle scoperte astronomiche del secolo scorso. Partendo dal concetto di redshift, i lavori di Edwin Hubble e Georges Lemaître sulle velocità di recessione delle galassie, hanno portato a parlare di espansione dell'universo. Tra le teorie circa l'origine dell'universo si è affermata quella del Big Bang, che è la più accreditata dai dati osservativi quali il problema dell’elio con la nucleosintesi primordiale, la scoperta della radiazione cosmica di fondo CMB e la teoria dell’inflazione. Nel corso degli ultimi anni il modello cosmologico è diventato sempre più complesso ed accurato anche alla base delle nuove scoperte. Nell'elaborato si mettono in evidenza i modelli cosmologici possibili dandone sia una trattazione geometrica con le equazioni di Newton, sia una qualitativa in termini di densità di materia ed e energia con le equazioni di Friedmann. Ci si concentra maggiormente sul modello cosmologico standard, quello attualmente adottato, per il quale i contributi principali sono quelli di un’energia e di una materia oscura che ad oggi rappresentano uno degli interrogativi più grandi legati al nostro universo. Alla materia oscura è dedicata la parte finale tramite un percorso storico con i calcoli legati alla sua ipotesi e il dettaglio della sua interazione gravitazionale con la materia ordinaria che ne ha confermato la presenza.
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8

Pacini, Bianca. "Cenni al modello del Big Bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22220/.

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Abstract:
Nell'elaborato si cerca di fornire una visione d'insieme del modello cosmologico del Big Bang, come esso nasce e le problematiche associate; si fa riferimento all'inflazione in quanto soluzione a tre problemi principali. Per fare questo si introducono le equazioni di campo di Einstein dalle quali si ricavano le equazioni di Friedmann, che descrivono l'evoluzione dell'universo. Tramite esse, specificando una particolare equazione di stato, si ricava l'evoluzione temporale delle diverse componenti dell'universo. Nell'ambito del modello del Big Bang si dà anche una spiegazione qualitativa e sintetica della CMB, che sarà citata più volte nella trattazione. Infine si propone una discussione riguardante la materia oscura, costituente fondamentale dell'universo, di cui ancora la natura non è nota.
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9

Fedi, Francesca. "Cenni al modello del Big Bang, Inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25268/.

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Abstract:
Questo elaborato ha lo scopo di fornire una panoramica sulle principali teorie che hanno portato allo sviluppo della concezione di universo, ad oggi maggiormente accettata. Espone inoltre le principali osservazioni astrofisiche che sono state necessarie alla comprensione della struttura dell’universo, fino ad arrivare a problemi ancora oggi aperti e dibattuti. Nel primo capitolo si espone il lavoro che ha portato alla formulazione della legge di espansione dell’universo e successivamente alla teoria del Big Bang. Nel secondo capitolo vengono descritte le primissime fasi di vita dell’universo, la teoria dell’inflazione e la radiazione cosmica di fondo. Nel terzo capitolo si introduce il Modello Cosmologico Standard che, oltre alla materia barionica, prevede anche la presenza della materia oscura. Il quarto capitolo si concentra sulla materia oscura e sulla sua possibile composizione, sulle curve di rotazione delle galassie a spirale e sulle lenti gravitazionali.
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10

Raso, Silvia. "Cenni al modello del Big Bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7381/.

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Abstract:
La cosmologia ha come scopo lo studio di origine ed evoluzione dell’Universo, per averne una comprensione generale attraverso le leggi fisiche conosciute. Il modello del Big Bang, di cui si dà la descrizione teorica nel capitolo 1, è una delle formulazioni più recenti di teoria che mira a spiegare l’inizio e la successiva evoluzione dell’Universo, fino ad avanzare anche ipotesi sul suo destino futuro; è inoltre il modello generalmente accettato dalla comunità scientifica in quanto, di tutti i modelli proposti nel corso degli anni, è quello con più riscontri sperimentali e che meglio si trova in accordo con le osservazioni. I principali successi del modello vengono trattati nel capitolo 2. In particolare: si tratterà di redshift e legge di Hubble, collegati all’espansione dell’Universo, importante prova dell’attendibilità del modello del Big Bang; della radiazione cosmica di fondo, scoperta negli anni ’60 quasi per caso e poi ricondotta a ipotesi teoriche già avanzate anni prima nelle prime formulazioni del modello; della nucleosintesi primordiale, che spiega l’abbondanza attuale dei principali costituenti dell’Universo, H ed He, cosa che altrimenti non sarebbe spiegabile se si considerasse soltanto la formazione di tali elementi nelle stelle. Ovviamente anche questo modello, come si vede nel capitolo 3, non manca di problemi, a cui si è trovata una risoluzione parziale o comunque non definitiva; in questa sede tuttavia, per ragioni di spazio, tali problemi e la loro soluzione verranno soltanto accennati. Si accennerà al problema dell’Universo piatto e al problema dell’orizzonte, e a come essi possano essere spiegati introducendo il concetto di inflazione. Infine, nel capitolo 4, si accenna anche alla materia oscura, soprattutto per quanto riguarda le evidenze sperimentali che ne hanno permesso la scoperta e le prove successive che ne confermano l’esistenza. Tuttora ne ignoriamo natura e composizione, visto che a differenza della materia ordinaria non emette radiazione elettromagnetica, ma i suoi effetti gravitazionali sono evidenti ed è estremamente difficile che la sua esistenza possa essere messa in discussione.
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11

Caccia, Riccardo. "Cenni al modello del big bang, inflazione e materia oscura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7805/.

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Abstract:
Il presente lavoro intende offrire un riassunto dello “stato dell’arte” della Cosmologia: dopo averne ripercorso per sommi capi la storia degli ultimi cent’anni (cap.1), verrà illustrato il Modello Cosmologico Standard “ΛCDM” (cap.2), che è quello generalmente accettato dalla comunità scientifica allo stato attuale delle conoscenze; infine, si farà un breve “excursus” sulle questioni “aperte” e sui modelli cosmologici alternativi (cap.3).
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Cestaro, Yuri <1982&gt. "Inflazione e iperinflazione: il dibattito economico tra le due guerre." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2674.

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Abstract:
La svalutazione di cui fu vittima il marco tedesco nel periodo che va dal 1914 al 1923 è uno dei fenomeni monetari più incisivi verificatisi durante il secolo scorso. A causa dell’enorme espansione della massa di moneta circolante in Germania, necessaria dapprima al sostenimento della spesa bellica nel periodo della Prima Guerra Mondiale e successivamente, durante il periodo post-bellico, per consentire il funzionamento degli apparati statali e finanziare i sussidi per le industrie della Ruhr che avevano adottato una forma di resistenza passiva all’occupazione da parte dell’esercito francese, la moneta tedesca subì un fortissimo deprezzamento rispetto alle principali valute straniere ed ai beni di produzione interna ed estera. Corrado Gini, sociologo, statistico ed economista, fu autore di un importante saggio nel quale raccolse il suo pensiero riguardo all’economia. La visione neo organicistica dell’economia di Gini è l’ossatura principale sulla quale si sostiene la sua teoria economica; l’economia, o meglio l’organismo economico, presenta infatti delle analogie con l’organismo biologico. Esso non è in una situazione di equilibrio stazionario, bensì costantemente in uno stato dinamico e, qualora questo equilibrio venga alterato, il sistema economico dispone di meccanismi propri atti a ristabilire lo stato di equilibrio. Nell’analisi presente in “Patologia Economica” l’inflazione rappresenta per il sistema economico ciò che per l’organismo biologico è rappresentato dalla febbre, cioè il sintomo di una malattia. L’elaborato si propone di analizzare la concezione di Gini in merito all’inflazione dal punto di vista delle origini, della funzione e riguardo ai provvedimenti che possono integrare o correggere il suo impatto sull’economia. Nel saggio di Costantino Bresciani Turroni “Le vicende del marco tedesco” sono descritte le dinamiche di cui fu vittima l’economia tedesca in seguito alla sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale e sono esaminate le precise cause di una tale svalutazione e gli effetti che essa ebbe sul tessuto produttivo e sociale del Paese. 1. L’inflazione: “un equivoco degli economisti”. Secondo la fisiopatologia economica di Corrado Gini l’inflazione può originare effetti utili in periodi anormali come le guerre, utilizzando la metafora dell’organismo biologico l’autore afferma che la spirale inflattiva non è altro che un sintomo od una reazione del corpo ad una malattia. (C. Gini, Patologia economica,V edizione, 1954). 2. Come si inserisce in questo dibattito la riflessione di Bresciani Tuttoni. L’iperinflazione del marco carta secondo C. Bresciani-Turroni: l’eccesso di emissione di cartamoneta, le visioni degli autori analizzati nel saggio, iperinflazione e teoria quantitativa della moneta, problemi correlati. (C. Bresciani-Turroni, Le vicende del marco tedesco, 1931) 3. L’inflazione, la teoria austriaca del ciclo ed il pensiero dei principali economisti italiani. Dopo una digressione sull’impatto dell’inflazione in Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale e degli interventi di politica economica messi in atto dal governo De Gasperi, si analizza il legame tra la teoria austriaca del ciclo e l’inflazione. Sono inoltre presenti delle considerazioni sui principali autori italiani che hanno recepito la teoria. Infine si descrive il neo organicismo di Corrado Gini ed il suo legame con la scienza economica. (a. O. Hirschman, Potenza nazionale e commercio estero: gli anni trenta, l’Italia e la ricostruzione, 1987)
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Murgia, Simone Claudio. "Calcolo degli effetti di gravità quantistica sull'evoluzione degli spettri inflazionari." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17961/.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è di calcolare l'approssimazione al primo ordine in M_p^{-2} dell'equazione di evoluzione della funzione di correlazione a due punti in presenza di effetti quantistici gravitazionali. La forma di questa funzione di correlazione determina le proprietà degli spettri inflazionari. Gli effetti studiati sono la conseguenza della quantizzazione dei gradi di libertà gravitazionali che descrivono il background (fattore di scala) e sono valutati per lo stato di vuoto e per una serie di stati eccitati. L'equazione di evoluzione trovata per la funzione di correlazione verrà quindi risolta assumendo un'evoluzione tipo De Sitter. Inoltre le conseguenze dell'ordinamento nella procedura di quantizzazione che conduce all'equazione di Wheeler-DeWitt verranno studiate.
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Marinello, Daniele <1997&gt. "Il debito pubblico italiano e la sua relazione con Pil ed inflazione, tra passato, presente e futuro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21534.

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Abstract:
Il debito pubblico è un problema annoso per l’Italia che vincola le scelte di politica di bilancio e di politica fiscale dello Stato passate, presenti e future. Il debito pubblico italiano ha iniziato a destare preoccupazioni dagli anni Ottanta del secolo scorso, momento da cui si sono susseguite una serie di eventi e crisi economiche -per ultima quella causata dal Covid-19- che hanno impattato sui conti pubblici; le risposte fornite a questi shock sono state tuttavia diverse allentando i momenti di tensione in modo più o meno proficuo. Nel corso dell’elaborato il debito pubblico viene messo in costante relazione con Pil e inflazione (due variabili macroeconomiche chiave per capire lo stato di salute di un’economia) al fine di vedere come si influenzano l’un l’altra; inizialmente dal punto di vista teorico, successivamente storico ed infine per quanto concerne attualità e prospettive future. L’analisi teorica si sofferma su quali siano le teorie accademiche e letterali sottostanti debito pubblico, Pil ed inflazione; l’excursus storico guarda all’evoluzione del debito pubblico negli anni relazionandolo all’andamento del Pil e dell’inflazione, l’attualità e le prospettive future infine si concentrano sull’impatto della pandemia, del PNRR e dell’alta inflazione sui conti pubblici.
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Davoli, Alessandro. "Non-Gaussianities from a sudden change in the inflaton speed of sound." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9395/.

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Abstract:
Il concetto di inflazione e' stato introdotto nei primi anni ’80 per risolvere alcuni problemi del modello cosmologico standard, quali quello dell’orizzonte e quello della piattezza. Le predizioni dei piu' semplici modelli inflazionari sono in buon accordo con le osservazioni cosmologiche piu'recenti, che confermano sezioni spaziali piatte e uno spettro di fluttuazioni primordiali con statistica vicina a quella gaussiana. I piu' recenti dati di Planck, pur in ottimo accordo con una semplice legge di potenza per lo spettro a scale k > 0.08 Mpc−1 , sembrano indicare possibili devi- azioni a scale maggiori, seppur non a un livello statisticamente significativo a causa della varianza cosmica. Queste deviazioni nello spettro possono essere spiegate da modelli inflazionari che includono una violazione della condizione di lento rotolamento (slow-roll ) e che hanno precise predizioni per lo spettro. Per uno dei primi modelli, caratterizzato da una discontinuita' nella derivata prima del potenziale proposto da Starobinsky, lo spettro ed il bispettro delle fluttuazioni primordiali sono noti analiticamente. In questa tesi estenderemo tale modello a termini cinetici non standard, calcolandone analiticamente il bispettro e confrontando i risultati ottenuti con quanto presente in letteratura. In particolare, l’introduzione di un termine cinetico non standard permettera' di ottenere una velocita' del suono per l’inflatone non banale, che consentira' di estendere i risultati noti, riguardanti il bispettro, per questo modello. Innanzitutto studieremo le correzioni al bispettro noto in letteratura dovute al fatto che in questo caso la velocita' del suono e' una funzione dipendente dal tempo; successivamente, cercheremo di calcolare analiticamente un ulteriore contributo al bispettro proporzionale alla derivata prima della velocita' del suono (che per il modello originale e' nullo).
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Cericola, Davide. "Rapporto tensore su scalare con gravità indotta: analisi dell’approssimazione di slow-roll nei frames di Jordan e Einstein." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11506/.

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Abstract:
L’obbiettivo di questa tesi è quello di analizzare le conseguenze della scelta del frame (Jordan o Einstein) nel calcolo delle proprietà degli spettri primordiali generati dall’inflazione ed in particolare dell’osservabile r (rapporto tensore su scalare) al variare del potenziale del campo che genera l’espansione accelerata. Partendo dalla descrizione della teoria dell’inflazione in relatività generale, focalizzando l’attenzione sui motivi che hanno portato all’introduzione di questa teoria, vengono presentate le tecniche di utilizzo comune per lo studio della dinamica omogenea (classica) inflazionaria e di quella disomogenea (quantistica). Una particolare attenzione viene rivolta ai metodi di approssimazione che è necessario adottare per estrarre predizioni analitiche dai modelli inflazionari per poi confrontarle con le osservazioni. Le tecniche introdotte vengono poi applicate ai modelli di inflazione con gravità indotta, ovvero ad una famiglia di modelli con accoppiamento non minimale tra il campo scalare inflatonico e il settore gravitazionale. Si porrà attenzione alle differenze rispetto ai modelli con accoppiamento minimale, e verrà studiata la dinamica in presenza di alcuni potenziali derivanti dalla teoria delle particelle e diffusi in letteratura. Il concetto di “transizione tra il frame di Jordan e il frame di Einstein” viene illustrato e le sue conseguenze nel calcolo approssimato del rapporto tensore su scalare sono discusse. Infine gli schemi di approssimazione proposti vengono analizzati numericamente. Risulterà che per due dei tre potenziali presentati i metodi di approssimazione sono più accurati nel frame di Einstein, mentre per il terzo potenziale i due frames portano a risultati analitici similmente accurati.
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PINTUS, NICOLA. "On Inflationary cosmological models." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266648.

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Abstract:
The most common mechanisms leading to in ation are based on models of gravity minimally coupled to a scalar field rolling on a suitable potential V. We discuss such a model defined by the action I = ∫√-g p [R -2 (ϕ)2 )] d4x, in order to find exact general isotropic and homogeneous cosmological solutions displaying an in ationary behavior at early times and a power-law expansion at late times. We also study the effect of the inclusion of matter (in the form of a perfect uid): in this case, we do not find exact solutions because of the non-integrability of the field equations, but we can investigate their global properties (and hence their stability) by means of methods of the theory of dynamical systems.
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Iannelli, Federica. "Universo di de Sitter." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21915/.

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Abstract:
Lo scopo dell'elaborato è di studiare la geometria di de Sitter ovvero la soluzione nel vuoto delle equazioni di Einstein con un termine cosmologico. La trattazione viene sviluppata in due capitoli. Il primo capitolo vuole motivare l'interesse alla soluzione di de Sitter presentando due fasi dell'evoluzione dell'universo, l'inflazione cosmologica e l'attuale espansione accelerata, entrambe descrivibili approssimativamente dalla geometria di de Sitter. Il secondo capitolo si concentra sull'analisi dello spaziotempo di de Sitter descrivendolo in quattro diversi sistemi di coordinate, analizzandone le geodetiche e studiandone la struttura causale attraverso i diagrammi di Penrose.
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LANTERI, ANDREA. "Saggi in Macroeconomia, Eterogeneità e Mercati Finanziari." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1970.

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Abstract:
Questa tesi contiene tre saggi di teoria macroeconomica. Il primo capitolo presenta una rassegna dei modelli monetari con agenti eterogenei e include una valutazione dei costi dell’inflazione in termini di welfare per agenti con reddito e ricchezza eterogenei. Il secondo capitolo studia le interazioni tra due canali di trasmissione della politica monetaria che emergono in presenza di eterogeneità: il canale del debito nominale e il canale della tassa da inflazione. Il terzo capitolo studia le relazioni tra le aspettative di crescita del reddito e gli episodi di default su debito sovrano. Questo saggio mostra come introducendo un meccanismo di apprendimento del processo stocastico che determina la sostenibilità del debito sia possibile generare una significativa volatilità del debito e riprodurre una frequenza di default empiricamente plausibile.
This thesis presents three essays in macroeconomic theory. The first chapter surveys monetary models with heterogeneous agents and contains an evaluation of heterogeneous welfare costs of inflation when agents have different income and wealth levels. The second chapter studies the interactions between two transmission channels of monetary policy that arise because of heterogeneity: the nominal debt channel and the inflation-tax net worth channel. The third chapter studies the relations between expectations of future output growth of a small open economy and sovereign defaults. This essay shows that learning of the stochastic process that drives debt sustainability induces significant debt volatility and an empirically plausible default frequency.
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LANTERI, ANDREA. "Saggi in Macroeconomia, Eterogeneità e Mercati Finanziari." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1970.

Full text
Abstract:
Questa tesi contiene tre saggi di teoria macroeconomica. Il primo capitolo presenta una rassegna dei modelli monetari con agenti eterogenei e include una valutazione dei costi dell’inflazione in termini di welfare per agenti con reddito e ricchezza eterogenei. Il secondo capitolo studia le interazioni tra due canali di trasmissione della politica monetaria che emergono in presenza di eterogeneità: il canale del debito nominale e il canale della tassa da inflazione. Il terzo capitolo studia le relazioni tra le aspettative di crescita del reddito e gli episodi di default su debito sovrano. Questo saggio mostra come introducendo un meccanismo di apprendimento del processo stocastico che determina la sostenibilità del debito sia possibile generare una significativa volatilità del debito e riprodurre una frequenza di default empiricamente plausibile.
This thesis presents three essays in macroeconomic theory. The first chapter surveys monetary models with heterogeneous agents and contains an evaluation of heterogeneous welfare costs of inflation when agents have different income and wealth levels. The second chapter studies the interactions between two transmission channels of monetary policy that arise because of heterogeneity: the nominal debt channel and the inflation-tax net worth channel. The third chapter studies the relations between expectations of future output growth of a small open economy and sovereign defaults. This essay shows that learning of the stochastic process that drives debt sustainability induces significant debt volatility and an empirically plausible default frequency.
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MOLINARO, GIUSEPPE. "La tassazione degli impieghi di capitale tra investimenti diretti ed intermediazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1355.

Full text
Abstract:
La tassazione dei redditi di natura finanziaria, tipicamente quelli derivanti dall’impiego del risparmio delle persone fisiche, riveste una fondamentale importanza nella politica tributaria dei Paesi evoluti sia in un’ottica interna (esigenze di gettito, contrasto di fenomeni elusivi, etc.) sia in un’ottica esterna (in primis, con l’attuazione di politiche difensive o aggressive sia per scongiurare il rischio di fughe sia per favorire l’attrazione di capitali). I modelli di tassazione di tali redditi si differenziano tra quelli applicabili al “risparmio diretto” e quelli applicabili al “risparmio intermediato”: i due comparti presentano aspetti e problematiche diverse, ma senza soluzione di continuità, poiché la disciplina fiscale del “risparmio intermediato” non può prescindere in alcun caso dalla ricognizione della disciplina fiscale del “risparmio diretto”. L’obiettivo principale del lavoro svolto è stato quindi quello di analizzare le peculiarità del nostro sistema di tassazione dei redditi finanziari, le attuali criticità, dovute principalmente alla disomogeneità del sistema stesso, e le possibili ipotesi di relativa evoluzione. In particolare, si è provveduto preliminarmente ad una ricognizione delle diverse forme di impiego in attività finanziarie della ricchezza degli italiani analizzando altresì la composizione del gettito erariale derivante dai “redditi finanziari”, che costituiscono un ideale “comparto reddituale” nel cui novero sono riconducibili due delle sei categorie di redditi previste dal Testo Unico: i redditi di capitale ed i redditi diversi di natura finanziaria. Come noto, non esiste una definizione paradigmatica delle menzionate categorie reddituali; per entrambe, infatti, il Testo Unico fornisce un’elencazione casistica, che include fattispecie puntuali e tassative di proventi finanziari rilevanti ai fini impositivi; astrattamente è possibile ricondurre la categoria dei redditi di capitale al concetto di redditi-prodotto (ovvero quei redditi che costituiscono il frutto – civile, come gli interessi o economico, come i dividendi – derivante dall’impiego di capitale) e le plusvalenze di natura finanziaria al concetto di redditi-entrata (ovvero quei proventi, anche differenziali, in cui il negozio di impiego del capitale sussiste ma non si pone come diretta causa produttiva dei proventi medesimi). Con particolare riferimento agli interessi – che costituiscono il reddito di capitale per eccellenza, assieme ai dividendi – si è altresì evidenziato che, da un punto di vista contabile ed in un’ottica di tassazione aziendale, tali proventi sono equiparabili a tutti gli altri costi mentre sotto un profilo più strettamente microeconomico, gli stessi costituiscono di fatto una rendita e, per questo, si differenziano dagli ordinari oneri per fattori della produzione. In un’ottica di teoria economica della remunerazione dei fattori produttivi, infatti, gli interessi sono, in un certo senso, equiparabili ai salari ed ai profitti. Pertanto, anche a livello macro-economico, gli interessi – a differenza dei proventi derivanti dalle attività produttive in senso stretto – non concorrono alla formazione del reddito nazionale (P.I.L.) costituendo una ripartizione, sotto forma di rendita, del valore aggiunto economico nazionale. Altro saliente tema trattato è quello della misura dell’aliquota di imposizione dei redditi finanziari che assume rilevanza centrale nel nostro sistema impositivo, in cui detti redditi percepiti da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, di norma, non sono tassati come tutti gli altri proventi attraverso un’imposizione progressiva ma subiscono un prelievo proporzionale sostitutivo. La maggior parte delle fattispecie di redditi finanziari è infatti assoggettata all’aliquota del 12,50%, che potrebbe sembrare piuttosto modesta e, per questo, da più parti se ne prospetta un aumento. Tuttavia, si deve considerare che buona parte del rendimento finanziario non è reddito ma ricostituzione del capitale eroso dall’inflazione. In altri termini, il rendimento derivante dagli strumenti finanziari serve, in primo luogo, a salvaguardare il potere d’acquisto del capitale investito, nel senso che si può parlare di un provento vero e proprio solo se si riesce a coprire l’inflazione, altrimenti si determina una perdita di capitale reale. Pertanto, la decisione di attestarsi su una aliquota di livello piuttosto modesto, tenuto conto del criterio nominalistico del nostro regime impositivo che non prevede indicizzazioni, consente di favorire una sorta di compensazione per controbilanciare lo svantaggio derivante dall’erosione inflattiva. Si è altresì evidenziato che il “successo della tassazione” dei redditi finanziari è attribuibile in buona parte al modesto livello di aliquota fiscale ma anche al ruolo determinante degli intermediari che assumono in carico tutti (o quasi) gli obblighi strumentali e procedurali finalizzati all’assolvimento degli obblighi impositivi. E’ evidente, infatti, il ruolo centrale rivestito dagli intermediari-“grandi esattori” nel sistema di tassazione dei redditi finanziari, sia in sede di applicazione delle ritenute alla fonte o dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale sia nell’ambito dei regimi del risparmio amministrato e gestito per la tassazione dei redditi diversi di natura finanziaria (regimi a cui si è dato ampio risalto nell’ambito della trattazione). Come correttamente rilevato in dottrina, gli intermediari “garantiscono una certa sicurezza dell’investimento, ma ne tassano i redditi in una specie di apoteosi della tassazione aziendale, che vede un intervento veramente sporadico di un fisco che si fida totalmente degli intermediari, in genere con ragione. Al contrario, i redditi conseguiti fuori da queste strutture, tra privati e privati o aziende non strutturate, vengono di solito nascosti al fisco”. Gli intermediari finanziari che intervengono nella tassazione dei redditi finanziari – erogando direttamente o indirettamente redditi a diversi stakeholders (i.e. i dipendenti, i consulenti, gli azionisti, i clienti, etc.) e, in veste di sostituto d’imposta, operando le ritenute alla fonte a titolo di acconto o d’imposta e le imposte sostitutive sui redditi finanziari, nonché tutti i conseguenti onerosi adempimenti strumentali correlati – rappresentano la fattispecie di più rigida organizzazione amministrativo-aziendale; si tratta, infatti, di operatori economici di grandi o grandissime dimensioni, che si avvalgono di procedure standardizzate, complesse ed articolate, e sono soggetti ad una serie di controlli interni ed esterni . Si è quindi evidenziato che la tassazione delle rendite finanziarie, effettuata per il tramite dei c.d. “grandi contribuenti”, costituisce la massima espressione della tassazione aziendale, in quanto la “ricchezza finanziaria” viene canalizzata e tassata attraverso le imprese bancarie e finanziarie. Tuttavia, l’attuale sistema di tassazione dei redditi finanziari, per quanto discretamente efficiente risulta non omogeneo e, talvolta, non neutrale, evidenziando quindi dei margini di miglioramento. Ci si riferisce, tra gli altri, ai “disallineamenti” rappresentati dall’esistenza di un doppio (triplo, in realtà) livello di aliquote impositive, dalla disparità di timing della tassazione degli OICR italiani (tassati in base al risultato maturato) e degli OICR comunitari armonizzati (tassati al realizzo), nonché dalle differenti caratteristiche proprie dei diversi regimi di tassazione del risparmio (dichiarativo, amministrato e gestito). Attesa la sempre maggiore rilevanza della mobilità internazionale dei capitali, si è ritenuto opportuno, inoltre, analizzare brevemente il trattamento dei redditi finanziari transnazionali sia in uscita (c.d. outbound incomes) sia in entrata (c.d. inbound incomes).
The taxation of financial income, typically those arising from the investment of the savings of individuals, is of fundamental importance in tax policy of advanced countries in both domestic perspective (requirements of revenue, contrast elusive phenomena, etc..) and external perspective (especially with the implementation of defensive or aggressive policies to avoid the risk of escape and to facilitate the attraction of capital.) The models of taxation of such income are different from those applicable to "direct savings" and those applicable to "savings intermediated": the two sectors have different issues and aspects, but without interruption since the tax discipline of the "savings intermediated" cannot ignore in any case the recognition of the tax provisions of the "direct savings." The main objective of the work was made therefore to analyze the peculiarities of our system of taxation of financial income, current problems, mainly due to the discontinuity of the system, and any possible changes therein. In particular, it was done previously to recognition of different forms of employment in financial activities of the wealth of Italians also analyzing the composition of tax revenue derived from "investment income", which are an ideal "income fund" in that group are due two of the six categories of incomes provided by the Italian “TUIR”: capital gains and other income of financial nature. As known, there is not a paradigmatic definition of the mentioned income categories, for both, in fact, the Italian “TUIR” provides a list , which includes precise and stringent cases of financial incomes relevant for tax purposes ; abstractly, you can bring the abstract category of income the concept of capital-income products (ie those revenues which were the result - civil or economic interests as such as dividends - resulting from the capital) and capital gains of a financial nature to the concept of income-entry (ie those income, also differential, where the shop exists but use of capital does not arise as a direct result of the production proceeds thereof). With particular reference to the interests - that constitute the income of capital for excellence, together with dividends - has also shown that, from an accounting point of view and in a perspective of corporate taxation, these proceeds are comparable to all other costs while under a more strictly microeconomic, the same are in fact an income and, therefore, differ from ordinary charges for factors of production. From the perspective of economic theory of the remuneration of production factors, in fact, the interest is, in a sense, comparable to wages and profits. Therefore, even if at the macro-economic interests - unlike income from production activities in the strict sense - not contribute to the formation of national income (GDP) being a breakdown in the form of annuity, the national economic value added. Another salient theme is that the measure in the rate of taxation of financial income that assumes central importance in our tax system, where such income received by individuals outside the exercise of business activities, usually are not taxed as other income through progressive taxation but undergo a proportional levy replacement. Most of the cases in financial income is in fact assessed at 12.50%, which may seem rather modest and, therefore, from many it expects a rise. However, one must consider that much of the financial performance of the recovery is not income but capital eroded by inflation. In other words, the yield from the securities is, first, to preserve the purchasing power of invested capital in the sense that one can speak of a real income only if it manages to cover inflation, otherwise determines a loss of real capital. Therefore, the decision remained at a relatively low rate, given the nominalistic criterion of our tax system that provides indexing, grants a kind of compensation to offset the disadvantage of inflationary erosion. It was also revealed that the "success tax" of financial income is largely attributable to the low level of tax rate but also the role of intermediaries will be responsible for all (or almost) instrumental and procedural requirements intended for the performance tax obligations. It 's obvious fact, the central role of intermediaries-"great debt" in the system for taxation of financial income, both in the application of withholding tax or capital gains tax replacement under both regimes of savings managed and operated for the taxation of income, other financial in nature (schemes to which you have given wide coverage in the discussion). As correctly noted in the literature, the broker "provide a certain security of investment, but tax the income in a kind of apotheosis of corporate taxation, which sees very occasional action of a fiscal intermediaries who trusts completely, usually with reason. In contrast, income earned outside of these structures, private companies and private or unstructured, are usually hidden from the tax. " Financial intermediaries involved in the taxation of investment income – paying directly or indirectly income to various stakeholders (ie employees, consultants, shareholders, customers, etc..) and, as a tax substitute, making withholding source as an advance od'imposta and substitute taxes on investment income and all consequences arising from compliance-related equipment - represent the case of more rigid corporate-administrative organization; they are, in fact, operators of large or very large sizes, making use of standardized procedures, complex and are subject to a number of internal and external controls. It is therefore clear that the taxation of capital gains, made through CDs "Large taxpayers", is the excellence of corporate taxation, as the "financial wealth" is channeled and taxed through banking and other financial firms. However, the current system of taxation of financial income, as fairly efficient is not uniform and sometimes is not neutral, thus highlighting the scope for improvement. This refers, among others, the "mismatch" represented by the existence of a double (triple, actually) the level of tax rates, the difference in timing of the taxation of Italian investment funds (taxed under the income accruing) and of investment funds harmonized Community (taxed at realization) and the different characteristics of different systems of taxation of savings. Pending the increasing importance of international capital mobility, it was decided to also analyze briefly the treatment of transnational financial income and outgoing (outbound incomes) and incoming (inbound incomes).
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Guzzetti, Maria Chiara. "Observables from inflation: gravitational waves and magnetic fields." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424944.

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Abstract:
The inflationary paradigm represents a fascinating and elegant way of explaining crucial cosmological phenomena; moreover it is remarkably in agreement with current cosmological observations. However we are still blind to many aspects of the physics encoded in such a process and an unequivocal probe of such a mechanism is still lacking. On the other hand inflation suggests the solution to current open cosmological questions, as the observation of magnetic fields in the intergalactic medium. In order to investigate in depth the inflationary mechanism, one possibility is offered by the new era of gravitational wave detectors. In the first part of the thesis we focus on this aspect of the inflationary epoch. Any inflationary model predicts the production of a stochastic gravitational wave background (tensor modes) due to quantum fluctuations of the gravitational field. Moreover, in some scenarios, the presence of additional fields besides the inflaton and the gravitational field gives rise to efficient sources of gravitational waves, activating the so-called classical production. Inflationary gravitational wave signals turn out to represent a unique and exciting window on the origin and evolution of the universe, and a possibility of investigating the underlying theory of gravity. We point out the significant role of primordial gravitational waves in testing the inflationary mechanism itself and in constraining many aspects of the inflationary physics, exploiting the validity/violation of an inflationary consistency relation. Being inflationary gravitational waves a promising way of exploring many aspects of the physics of the early universe, we provide an updated picture of the current status and the observational prospects of inflationary tensor modes, with a particular focus on the possibility of a direct gravitational wave detection offered by current and upcoming laser interferometer detectors. Then we perform a dedicated forecast analysis of the capabilities of the LISA (Laser Interferometer Space Antenna) experiment in probing the inflationary physics. In particular, the capabilities of LISA in measuring a stochastic gravitational wave background are presented. Furthermore, we calculate the gravitational wave signal expected at the LISA frequencies for a number of selected inflationary models. We collect and re-elaborate current limits on the present time gravitational wave spectral energy density, and the sensitivity curves of LISA and other experiments, in order to outline current and expected constraints on the parameter space of the selected inflationary models. The results we find show the efficiency of the method, suggesting an exciting direction in order to investigate inflationary physics and a validation of the significant science that can be done by an experiment as LISA. In the second part of the thesis another interesting aspect of the inflationary mechanism is considered, i.e. the possibility of a significant magnetogenesis. Gamma-ray observations from blazars point out the presence of magnetic fields in the intergalactic medium, where no charged plasma are present. This fact suggests a primordial origin of such fields. Interestingly, the inflationary mechanism provides a fascinating way of explaining the presence of magnetic fields at cosmological scales. In a dedicated section, the main models of inflationary magnetogenesis are outlined. A common aspect of these models is the associated overproduction of curvature and tensor perturbations with respect to single-field slow-roll inflation. In general, observational constraints obtained by CMB measurements on such quantities lead to relevant restrictions on the associated production of magnetic fields. Other limits are provided by keeping under control the backreaction of the electromagnetic fields. In particular, we consider the case proposed from Caprini, where a magnetogenesis mechanism able to explain current gamma-ray observations and to start the galactic dynamo takes place. We calculate the correction to the scalar spectrum and bispectrum (the latter related to primordial non-gaussianities) with respect to single-field slow-roll inflation generated in such a scenario. We find that the strongest constraints on the model originate from the non-observation of a scalar bispectrum of CMB anisotropies. Nevertheless, we found that even when those stringent constraints are taken into consideration, that scenario provides a robust explanation of the observed magnetic fields for a reasonably high energy scale of inflation.
Il paradigma inflazionario rappresenta una modo affascinante ed elegante di spiegare alcuni cruciali fenomeni cosmologici; inoltre risulta in notevole accordo con le attuali osservazioni cosmologiche. Tuttavia, diversi aspetti della fisica di tale processo risultano ancora oscuri e una prova inequivocabile di tale meccanismo è ancora assente. Dall'altro lato, il meccanismo inflazionario si presenta come soluzione di problemi cosmologici ancora aperti, come l'osservazione di campi magnetici nel mezzo intergalattico. Per studiare in profondità il meccanismo inflazionario, una possibilità è offerta dalla nuova epoca di esperimenti per l'osservazione di onde gravitazionali. La prima parte della tesi è focalizzata su tale aspetto della fisica inflazionaria. Ciascun modello inflazionario predice la produzione di un fondo stocastico di onde gravitazionali (modo tensoriali) dovuti alle fluttuazioni quantistiche del campo gravitazionale. Inoltre, in alcuni scenari, la presenza di ulteriori campi oltre all'inflatone e al campo gravitazionale, genera efficaci sorgenti di onde gravitazionali, attivando la produzione classica. Il segnale di onde gravitazionali inflazionarie si rivela essere una unica e interessante finestra sull'origine e l'evoluzione dell'universo, e la possibilità di investigare la sottostante teoria della gravità. Nella tesi è mostrato il ruolo significativo delle onde gravitazionali primordiali nel testare il meccanismo inflazionario in sè e nel provare diversi aspetti della fisica inflazionaria, sfruttando la validità/violazione di una relazione di consistenza. Essendo le onde gravitazionali inflazionarie, un modo promettente di esplorare diversi aspetto della fisica dell'universo primordiale, è inoltre fornito un quadro aggiornato dello stato attuale e delle prospettive di osservazione dei modi tensoriali inflazionari, con una focalizzazione particolare sulla possibilità di osservazione diretta offerta dagli interferometri laser. Successivamente, sono esposte delle previsioni sulle possibilità offerte dell'interferometro spaziale LISA rispetto al testare la fisica inflazionaria. Nella seconda parte della tesi viene descritto un altro aspetto interessante della fisica inflazionaria, ovvero la possibilità di una significativa magnetogenesi. Le osservazioni di raggi gamma dai blazars indicano la presenza di campi magnetici nel mezzo intergalattico, dove non è presente plasma carico. Questo fatto suggerisce un'origine primordiale di tali campi magnetici. E' interessante notare che il meccanismo inflazionario fornisce un affascinante modo di spiegare la presenza di campi magnetici a scale cosmologiche. In una sezione dedicata, sono mostrati i principali modelli di magnetogenesi inflazionaria. Un aspetto comune di tale modelli è una sovra produzione di perturbazioni di curvatura e tensoriali, rispetto al modello inflazionario di single-field slow-roll. In generale, i limiti osservativi ottenuti da misurazioni di CMB su tali quantità comportano restrizioni significative sulla produzione di campi magnetici associata. Altri limiti sono imposti dal controllo della backreaction dei campi elettromagnetici. In particolare, nella tesi viene considerato il modello proposto da Caprini, in cui ha luogo una magnetogenesi in grado di spiegare le attuali osservazioni dei raggi gamma e di dare inizio al processo di dynamo galattica. Viene calcolata la correzione allo spettro e bispettro degli scalari rispetto al caso di single-field slow-roll, in tale scenario. Il risultato mostra come le restrizioni più forti siano dovute alla non osservazione di un bispettro degli scalari nelle anisotropie della CMB. Ciò nonostante, si conclude che anche quando tali restrizioni vengono prese in considerazione, lo scenario inflazioanrio in esame fornisce una robusta spiegazione dei campi magnetici osservati per una ragionevolmente alta scala di energia dell'inflazione.
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GUARDAMAGNA, CHIARA. "I principi generali nell'esperienza giuridica. Prospettive di diritto pubblico dell'economia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/42375.

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Abstract:
I principi generali compongono una categoria concettuale indefinita. Per indagarne la posizione e il ruolo nell’esperienza giuridica occorre fare i conti con la loro ambivalente natura di norme che incorporano valori. Infatti, proprio l’essere sospesi tra il puro diritto e la dimensione metagiuridica delle regole assiologiche appartenenti all’etica e alla morale rende i principi generali un unicum difficile da incasellare. A questo unicum, indeterminato fin che si vuole, l’ordinamento attribuisce effetti giuridici. Da qui, ossia dal fatto che il diritto si serva dei principi perché ai principi riconosce delle funzioni, occorre muovere per dare ai principi se non una definizione almeno un senso giuridico. Un senso che va oltre quel che la legge “dice” sui principi generali e si delinea più che altro nella considerazione complessiva del giuridico come sistema unitario, per quanto non sempre ordinato ed omogeneo. Un senso, allora, che si rivela e si riassume nell’utilità che i principi rivestono per e nel sistema giuridico. È l’inadeguatezza del diritto positivo, sempre più frammentato e incerto, ad avvalorare il senso giuridico dei principi generali, quella loro attitudine ad affiancarsi alla norma scritta per migliorarla. Talché, se sul piano dogmatico i principi generali sono concetto trasversale all’intero diritto, ciò nondimeno la loro importanza pratica è tanto maggiore in rapporto a quegli ambiti di disciplina più toccati dall’inflazione legislativa e dalle varie manifestazioni di quella che suole chiamarsi crisi del diritto. Da ciò si deduce la ragione di affiancare i principi generali, argomento classico di teoria generale, allo studio del diritto dell’economia che è tra i settori più colpiti dai fenomeni di ipertrofia della produzione normativa. L’idea di fondo è che nei principi generali sia possibile trovare quell’ancoraggio che la sola norma positiva non è in grado di imprimere all’ordine economico.
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KAVTARADZE, LASHA. "DINAMICS AND LATENT VARIABLES IN APPLIED MACROECONOMICS." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/16793.

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Abstract:
La tesi di dottorato, composta da tre capitoli, si concentra sulla valutazione delle dinamiche di inflazione in Georgia e sulla previsione dei tassi di cambio nominali per i Paesi della European Eastern Partnership attraverso l’utilizzo di moderne tecniche econometriche. Nel primo capitolo, abbiamo svolto un’indagine sui modelli di previsione dei tassi di cambio e dell’inflazione. Questa indagine rivela che i modelli “factor-based and time-varying parameter” generano migliori previsioni rispetto ad altri modelli. Nel secondo capitolo, abbiamo approfondito le dinamiche di inflazione in Georgia utilizzando la New Keynesian Phillips Curve ibrida, inserita all’interno di un quadro di un modello “time-varying parameter (TVP)”. Una stima del modello TVP con volatilità stocastica mostra la persistenza di un’inflazione bassa durante il periodo 1996-2012. Un’analisi più approfondita dal 2003 mostra una volatilità crescente dell’inflazione. Inoltre, le stime del parametro evidenziano che la componente forward-looking del modello è importante a seguito dell’adozione di inflation targeting da parte della NBG a partire dal 2009. Nel terzo capitolo, abbiamo costruito dei modelli fattoriali, “Factor Vector Autoregressive” per prevedere i tassi di cambio nominali per i Paesi dell’European Eastern Partnership. Questi modelli prevedono meglio i tassi di cambio nominali rispetto ad un processo naïve come il random walk.
The Ph.D. thesis consist of three chapters on evaluating inflation dynamics in Georgia and modeling and forecasting nominal exchange rates for the European Eastern Partnership (EaP) countries using modern applied econometric techniques. In the first chapter, we survey of models those produce high predictive powers for forecasting exchange rates and inflation. This survey reveals that the factor-based and time-varying parameter (TVP) models generate superior forecasts relative to all other models. In the second chapter, we study inflation dynamics in Georgia using a hybrid New Keynesian Phillips Curve (NKPC) nested within a time-varying parameter (TVP) framework. Estimation of a TVP model with stochastic volatility shows low inflation persistence over the entire time span (1996-2012), while revealing increasing volatility of inflation shocks since 2003. Moreover, parameter estimates point to the forward-looking component of the model gaining importance following the National Bank of Georgia (NBG) adoption of inflation targeting in 2009. In the third chapter, we construct Factor Vector Autoregressive (FVAR) models to forecast nominal exchange rates for the EaP countries. This study provides better forecasts of nominal exchange rates than those produced by the random walk process.
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KAVTARADZE, LASHA. "DINAMICS AND LATENT VARIABLES IN APPLIED MACROECONOMICS." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/16793.

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Abstract:
La tesi di dottorato, composta da tre capitoli, si concentra sulla valutazione delle dinamiche di inflazione in Georgia e sulla previsione dei tassi di cambio nominali per i Paesi della European Eastern Partnership attraverso l’utilizzo di moderne tecniche econometriche. Nel primo capitolo, abbiamo svolto un’indagine sui modelli di previsione dei tassi di cambio e dell’inflazione. Questa indagine rivela che i modelli “factor-based and time-varying parameter” generano migliori previsioni rispetto ad altri modelli. Nel secondo capitolo, abbiamo approfondito le dinamiche di inflazione in Georgia utilizzando la New Keynesian Phillips Curve ibrida, inserita all’interno di un quadro di un modello “time-varying parameter (TVP)”. Una stima del modello TVP con volatilità stocastica mostra la persistenza di un’inflazione bassa durante il periodo 1996-2012. Un’analisi più approfondita dal 2003 mostra una volatilità crescente dell’inflazione. Inoltre, le stime del parametro evidenziano che la componente forward-looking del modello è importante a seguito dell’adozione di inflation targeting da parte della NBG a partire dal 2009. Nel terzo capitolo, abbiamo costruito dei modelli fattoriali, “Factor Vector Autoregressive” per prevedere i tassi di cambio nominali per i Paesi dell’European Eastern Partnership. Questi modelli prevedono meglio i tassi di cambio nominali rispetto ad un processo naïve come il random walk.
The Ph.D. thesis consist of three chapters on evaluating inflation dynamics in Georgia and modeling and forecasting nominal exchange rates for the European Eastern Partnership (EaP) countries using modern applied econometric techniques. In the first chapter, we survey of models those produce high predictive powers for forecasting exchange rates and inflation. This survey reveals that the factor-based and time-varying parameter (TVP) models generate superior forecasts relative to all other models. In the second chapter, we study inflation dynamics in Georgia using a hybrid New Keynesian Phillips Curve (NKPC) nested within a time-varying parameter (TVP) framework. Estimation of a TVP model with stochastic volatility shows low inflation persistence over the entire time span (1996-2012), while revealing increasing volatility of inflation shocks since 2003. Moreover, parameter estimates point to the forward-looking component of the model gaining importance following the National Bank of Georgia (NBG) adoption of inflation targeting in 2009. In the third chapter, we construct Factor Vector Autoregressive (FVAR) models to forecast nominal exchange rates for the EaP countries. This study provides better forecasts of nominal exchange rates than those produced by the random walk process.
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Romaniello, Davide. "L'isteresi nella disoccupazione e il ruolo della disoccupazione di lunga durata quale causa delle rigidità salariali: un approccio critico." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1646517.

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Abstract:
La Grande Crisi del 2007-2008, con le conseguenze drammatiche in termini di caduta dell’output e aumento della disoccupazione, ha arrecato dei seri colpi alle convinzioni macroeconomiche ortodosse passate alla storia come New Consensus, la cui caratteristica principale era l’estrema fiducia posta nella capacità della politica monetaria di ridurre la volatilità dell’output e garantire una crescita stabile e duratura delle economie capitalistiche (Goodfriend, 2007). Gli effetti prolungati della depressione, non prevedibili dai modelli macroeconomici in cui l’azione della Banca Centrale e l’azione dei meccanismi automatici di aggiustamento di matrice neoclassica erano in grado di tenere costantemente l’economia vicino al proprio livello potenziale, hanno favorito la riscoperta del tema dell’isteresi. Inizialmente riferito al tasso di disoccupazione (Blanchard e Summers, 1986) ma negli ultimi anni esteso anche al reddito (Ball, 2014; Blanchard et al. 2015), con tale termine ci si riferisce alla possibilità che una recessione profonda, alterando in maniera significativa il tasso di disoccupazione effettivo (o il Reddito effettivo) possa determinare una variazione anche del tasso di disoccupazione di equilibrio (o del Reddito potenziale). In sostanza, si ammette la possibilità che una caduta ciclica dell’attività economica possa avere effetti persistenti e di lungo periodo. Quello dunque che ha animato la riscoperta dell’isteresi è stato, da un lato l’esperienza di alti e persistenti tassi di disoccupazione, dall’altro l’assenza di una dinamica deflattiva dei prezzi dell’entità che i modelli macroeconomici avevano previsto. Definire, come la teoria neo-keynesiana dominante fa, il tasso di disoccupazione di equilibrio come un tasso di disoccupazione non inflazionistico (Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment, NAIRU) significa infatti attendersi che, per livelli particolarmente alti del tasso di disoccupazione e presumibilmente superiori al NAIRU, il tasso di inflazione cada e che questo meccanismo conduca il sistema verso l’equilibrio precedente. La concomitanza di altissimi livelli di disoccupazione e tassi di inflazione stabili o comunque l’assenza di una profonda deflazione ha reso invece necessaria una riflessione su cosa fosse successo alla curva di Phillips, la nota relazione tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione, diventata nel corso degli anni il luogo in cui il paradigma neo-keynesiano osservava la presenza di situazioni di disequilibrio nel mercato del lavoro. Le varie specificazioni della curva utilizzate comunemente, infatti, avevano previsto una caduta dell’inflazione ben maggiore di quella effettivamente verificatasi e, tra le argomentazioni addotte per spiegare il fenomeno della missing deflation, l’isteresi ricopre un ruolo cruciale. Non considerarla, infatti, significa non considerare che un aumento del NAIRU, a seguito dell’aumento del tasso di disoccupazione, possa comportare una riduzione dell’unemployment gap (la differenza tra il tasso di disoccupazione e il tasso di disoccupazione di equilibrio) che risulterebbe inferiore, e dunque richiederebbe una minore disinflazione, rispetto a quello calcolato con il NAIRU invariato e il nuovo più alto tasso di disoccupazione. Per questo motivo, prima di indagare come l’isteresi è stata spiegata e introdotta nei modelli del mercato del lavoro, si è proceduto a una rassegna della letteratura sulla Curva di Phillips che mostrasse come essa, da semplice relazione empirica – pur non scevra di implicazioni teoriche – sia stata plasmata a misura del disequilibrio sul mercato del lavoro. Si è successivamente passati a indagare le cause di isteresi proposte dalla letteratura, soffermandosi su quella più recente e maggiormente trattata dalla letteratura moderna, riferita al fenomeno della disoccupazione di lunga durata. Che l’aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata potesse essere una causa di isteresi era già stato accennato da Blanchard e Summers (1986) o da Layard et al. (1991): i livelli raggiunti dopo la Grande Depressione del 2007-2008 e la smentita teorica ed empirica subita dai modelli insider-outsider per spiegare le dinamiche della disoccupazione, hanno ridato vigore al tema. I disoccupati di lunga durata, si sostiene, subendo un deterioramento delle proprie skill e svolgendo con poca efficacia l’attività di ricerca di un nuovo lavoro – a causa ad esempio di fenomeni di scoraggiamento o alla percezione di sussidi di disoccupazione troppo generosi – finirebbero per essere emarginati e non verrebbero percepiti come concorrenti dagli altri lavoratori. Questa condizione porterebbe con sé due conseguenze necessarie, ma come vedremo tutt’altro che cogenti, per la teoria dell’isteresi: da un lato il deperimento delle skill, la scarsa dedizione nella ricerca del lavoro e il disincentivo al lavoro causato dagli unemployment benefits, farebbero sì che il fenomeno della disoccupazione di lunga durata assuma i tratti dell’irreversibilità. Una politica espansiva, dunque, volta al riassorbimento della disoccupazione, non sarebbe efficace nel ridurre anche la disoccupazione di lunga durata. Dall’altro lato, la loro condizione di marginalità farebbe sì che gli altri lavoratori non temano la loro concorrenza e, quindi, che la loro presenza renda la disoccupazione meno efficace nel produrre un indebolimento delle richieste salariali e una caduta dell’inflazione. Partendo da queste premesse e dopo aver sviluppato una disamina sulla letteratura empirica volto a dimostrare come, se è vero che la probabilità di essere riassunti peggiora con l’aumento della durata della disoccupazione, non è vero che la condizione relativa dei disoccupati di lunga durata è peggiorata a seguito della Grande Depressione (perché contestualmente è peggiorata la condizione di tutti i lavoratori), abbiamo guardato criticamente alle due implicazioni succitate. Seguendo l’esempio di Webster (2005), abbiamo verificato che l’utilizzo dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata sulla disoccupazione totale possa essere all’origine di alcuni errori di valutazione del fenomeno che hanno erroneamente corroborato l’idea che una riduzione del tasso di disoccupazione complessivo non si accompagnasse anche a una riduzione della disoccupazione di lunga durata. Utilizzando invece un ordine di ritardo o, meglio ancora, calcolando invece che l’incidenza il tasso di disoccupazione di lunga durata (vale a dire il rapporto tra disoccupati di lunga durata e forza lavoro), si può apprezzare come non ci siano motivi per ritenere che disoccupazione totale e disoccupazione di lunga durata si muovano in modo asimmetrico. In questo senso, non vi è la necessità di ritenere che la riduzione della disoccupazione non si possa accompagnare, presto o tardi, anche al riassorbimento della disoccupazione di lunga durata. Come accennato, l’aumento del NAIRU conseguente a un aumento della disoccupazione di lunga durata accentuerebbe il rischio inflattivo di una politica espansiva principalmente per due ordini di motivi: dapprima, l’aumento del NAIRU comporterebbe una riduzione dell’unemployment gap, dunque una riduzione dello “spazio fiscale”. Ciò, in pratica, limiterebbe la possibilità di espandere la spesa pubblica o in generale di fare politiche macroeconomiche espansive, senza che esse generino un aumento dell’inflazione. Inoltre, la marginalità dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro farebbe sì che un aumento della domanda di lavoro riguardi innanzitutto i disoccupati di breve durata, maggiormente inflattivi e capaci di contrattare aumenti salariali consistenti, non intimoriti come sono, dalla presenza dei lavoratori senza lavoro da maggior tempo. In sostanza, ammesso che sia possibile, la riduzione della disoccupazione di lunga durata tramite un aumento della domanda di lavoro accadrebbe in concomitanza di una sorta di pieno impiego dei disoccupati di breve durata. Essa dovrebbe dunque, in questi modelli, essere necessariamente accompagnata a un’accelerazione dell’inflazione. Per verificare questa condizione, abbiamo fatto ricorso alla metodologia delle Local Projections (Jordà, 2005): definito lo shock come quei casi anno-paese in cui il tasso di disoccupazione di lunga durata si è ridotto di più della media delle riduzioni del paese più una deviazione standard, abbiamo verificato se esso fosse associato, su 5 periodi, a un’accelerazione del tasso di inflazione, trovando una risposta negativa a questo quesito. Abbiamo ripetuto lo stesso esercizio nei soli casi in cui la riduzione della disoccupazione di lunga durata è avvenuta in presenza di un unemployment gap già negativo, dunque in quelle condizioni in cui la spinta inflazionistica sarebbe dovuta essere già in atto. Anche in questo caso, non si nota alcuna accelerazione del tasso di inflazione. I risultati sono significativi, a nostro avviso, sia come elemento di critica della teoria dell’isteresi spiegata alla luce del fenomeno della disoccupazione di lunga durata, sia come elemento di critica della stessa teoria del NAIRU, inteso come barriera inflazionistica oltre la quale, il tentativo di ridurre la disoccupazione, genererebbe necessariamente un’accelerazione del tasso di inflazione. Infine, dopo aver dato conto della letteratura che ha provato a tener conto della disoccupazione di lunga durata nella stima della Curva di Phillips, per avvalorare l’ipotesi della ridotta capacità dei disoccupati di lunga durata di influenzare la formazione dei salari e dei prezzi, abbiamo effettuato alcuni tentativi volti a verificare, dal canto nostro, questa tesi ma animati da una premessa alternativa. Vale a dire, che non sia possibile sostenere che la presenza di lavoratori più svantaggiati rispetto ad altri, come appunto i disoccupati di lunga durata, renda meno flessibili i salari monetari verso il basso rinvigorendone la contrattazione salariale. Abbiamo dunque stimato due versioni diverse della Curva di Phillips: nella prima versione lineare teniamo conto, nel determinare l’inflazione dei salari monetari, sia del ruolo dei disoccupati di breve che di quelli di lunga durata, nella seconda specificazione invece, abbiamo considerato una curva di Phillips non lineare testando, in questo contesto, il ruolo dell’alta incidenza della disoccupazione di lunga durata. In entrambi i casi, i nostri risultati non permettono di confermare la tesi neo-keynesiana secondo cui un aumento della disoccupazione di lunga durata favorisca la rigidità salariale. In questo modo, riteniamo di poter introdurre una teoria alternativa della distribuzione e dell’inflazione, in cui il conflitto per la distribuzione del reddito prodotto sia la causa ultima dell’inflazione e vada considerata complessivamente la condizione di forza o di debolezza – influenzata non solo dai tassi di occupazione ma anche dal contesto istituzionale e storico, come suggerito dagli economisti classici – della classe lavoratrice. In conclusione e con l’intento e la speranza di poter approfondire in seguito questo aspetto, abbiamo dato conto di una teoria alternativa che spieghi le dinamiche dell’occupazione a partire dalle dinamiche della domanda aggregata e che, rifacendosi a una determinazione non meccanica della distribuzione del reddito, ci permetta di affermare che non esiste la necessità di una permanente accelerazione dell’inflazione a seguito di uno shock positivo della domanda aggregata. Anzi, l’azione congiunta di flessibilità nel grado di utilizzo della capacità produttiva e nell’output, con un conflitto distributivo che può assumere connotati e risultati diversi, rende ammissibile il caso di una politica espansiva che, riducendo la disoccupazione, porti a un aumento del livello dei prezzi senza generare un tasso di inflazione permanentemente più alto. Il lavoro è dunque organizzato come segue: nel primo capitolo, dopo aver dato conto della riscoperta del tema dell’isteresi, si passeranno in rassegna le diverse specificazioni della curva di Phillips che sono state proposte nel corso degli anni, sottolineando quali affinità e quali divergenze esistano tra l’approccio monetarista e l’approccio neo-keynesiano. Nel capitolo due approfondiremo l’introduzione dell’isteresi nel mercato del lavoro neokeynesiano nelle sue diverse spiegazioni legate alle forme di contrattazione e al ruolo della disoccupazione di lunga durata. Nel capitolo tre, approfondiremo le cause che la letteratura ha richiamato per giustificare l’idea di marginalità e irreversibilità del fenomeno della disoccupazione di lunga durata. Contestualmente, tramite un approccio statistico descrittivo, vedremo come un problema assoluto di irreversibilità non esista e come, tramite l’utilizzo delle Local projection, si possa verificare che i casi di riduzione della disoccupazione di lunga durata non siano associati ad accelerazione del tasso di inflazione. Infine, nel capitolo quattro, costruiremo due diverse specificazioni della curva di Phillips per verificare se sia possibile affermare l’inefficacia dei disoccupati di lunga durata nella contrattazione salariale.
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