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1

Vezzosi, Elisabetta. Il socialismo indifferente: Immigrati italiani e Socialist Party negli Stati Uniti del primo Novecento. Roma: Edizioni Lavoro, 1991.

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2

The Italian left in the twentieth century: A history of the Socialist and Communist parties. Bloomington: Indiana University Press, 1989.

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3

Socialismo francese e italiano a confronto: Dalla rinascita democratica all'avvento del gollismo. Bari: G. Laterza, 2012.

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4

Tardivo, Giuliano. Craxi-González: Una riflessione comparativa su due protagonisti del socialismo mediterraneo (fino al 1982-1983). Canterano (RM): Aracne editrice, 2020.

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5

Cirefice, Virgile. "L'espoir quotidien": Cultures et imaginaires socialistes en France et en Italie (1944-1949). Rome: École française de Rome, 2022.

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6

Alle radici della svolta autonomista: PSI e Labour Party, due vicende parallele : 1956-1970. Roma: Carocci, 2003.

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7

Favretto, Ilaria. The long search for a third way: The British Labour Party and Italian Left since 1945. New York: Palgrave Macmillan in association with St. Antony's College, Oxford, 2003.

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8

Learco, Andalò, ed. L'eresia dei magnacucchi sessant'anni dopo: Storie, analisi, testimonianze. Bologna: Bononia University Press, 2012.

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9

Aldo, Di Virgilio, ed. Delegati di partito: Margherita e Ds : congressi nazionali di marzo 2004 e febbraio 2005. Bologna: CLUEB, 2009.

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10

Aldo, Di Virgilio, ed. Delegati di partito: SDI e nuovo PSI : congressi nazionali di aprile 2004 e gennaio 2005. Bologna: CLUEB, 2011.

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11

Aldo, Di Virgilio, ed. Delegati di partito: Destinazione PD : congressi nazionali DS e Margherita di aprile 2007. Bologna: CLUEB, 2009.

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12

Aldo, Di Virgilio, ed. Delegati di partito: Udeur e Udc : congressi nazionali di febbraio e luglio 2005. Bologna: CLUEB, 2011.

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13

Eggimann-Besançon, Anne. Une notion à l'épreuve de l'histoire: Les conseils de fabrique chez Antonio Gramsci et dans les débats du Parti socialiste italien (1919-1920). Lausanne: Payot, 1988.

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14

L'appuntamento mancato: La sinistra italiana e il dissenso nei regimi comunisti, 1968-1989. Firenze: Le Monnier, 2010.

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15

Alla ricerca della Terza via al Socialismo: I PC italiano e francese nella crisi del comunismo (1964-1984). Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2014.

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16

Trentin, Bruno. La città del lavoro. Edited by Iginio Ariemma. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-547-6.

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Abstract:
La città del lavoro è un libro programma. Oggi il fordismo, con le sue grandi fabbriche, è In Italia e in Occidente al tramonto. Ma non è in crisi il taylorismo, che nel Novecento è stato accettato anche dal socialismo di Stato e dalla cultura di sinistra e comunista. Il lavoro continua, in larga parte, ad essere eterodiretto, ridotto a merce e a cosa, appendice e schiavo della tecnica, mentre la sinistra è incapace di dare una risposta adeguata ai neoliberismo, ai processi tecnologici e di globalizzazione in corso. Ripensare la sinistra significa porre al centro della politica il lavoro come diritto di cittadinanza costituzionale; e soprattutto affermare la democrazia e la libertà nel lavoro affinché la persona umana possa realizzare il proprio progetto di sapere e di vita.
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17

The Long Search For a Third Way: The British Labour Party and the Italian Left Since 1945. Palgrave Macmillan, 2003.

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18

Ignazi, Piero. Towards the Final Legitimation of the Party. Oxford University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198735854.003.0004.

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Abstract:
Chapter 3 investigates the process of party formation in France, Germany, Great Britain, and Italy, and demonstrates the important role of cultural and societal premises for the development of political parties in the nineteenth century. Particular attention is paid in this context to the conditions in which the two mass parties, socialists and Christian democrats, were established. A larger set of Western European countries included in this analysis is thoroughly scrutinized. Despite discontent among traditional liberal-conservative elites, full endorsement of the political party was achieved at the beginning of the twentieth century. Particular attention is paid to the emergence of the interwar totalitarian party, especially under the guise of Italian and German fascism, when ‘the party’ attained its most dominant influence as the sole source and locus of power. The chapter concludes by suggesting hidden and unaccounted heritages of that experience in post-war politics.
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19

Boswell, Laird. Rural Society in Crisis. Edited by Nicholas Doumanis. Oxford University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.1093/oxfordhb/9780199695669.013.14.

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Abstract:
Much of Europe’s population still worked the land during the interwar years and peasants formed a crucial political and social constituency. Agriculture was vital to economic development, and the peasantry was central to social stability. The Great War had a major impact on European rural society and opened up the path to land reform and to a greater involvement of the peasantry in politics. In the early 1930s the Depression resulted in a slow decline of the agricultural sector and spurred states to intervene in support of markets and producers. Peasants played an important role in the growth of Italian Fascism and German National Socialism, and in some other parts of the Continent those who worked the land backed Communist parties. In the Soviet Union, Stalin embarked on an unprecedented attempt to collectivize rural society and eradicate the peasantry. While Stalin emerged victorious, he encountered strong peasant resistance.
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20

Bologna, Chiara. Stato federale e «national interest». Le istanze unitarie nell'esperienza statunitense. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg253.

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Abstract:
Le crescenti richieste di maggior autonomia da parte degli enti territoriali, stimolate dal processo di globalizzazione dell'economia e dalla crisi fiscale dello stato sociale, non fanno venir meno la necessità di interventi delle istituzioni nazionali che preservino l'unità giuridica e la coesione sociale dello stato. L'esperienza del regionalismo italiano è sotto questo profilo emblematica: il venir meno, con la riforma costituzionale del 2001, della clausola dell'interesse nazionale, non ha fatto venir meno l'esigenza di tutelare le istanze unitarie, richiedendo, come ha sottolineato la Corte costituzionale in più occasioni, «una deroga alla normale ripartizione di competenze». Può essere allora interessante cercare di capire come tale deroga sia avvenuta in un ordinamento, come quello statunitense, che si confronta da più di due secoli con la ripartizione verticale del potere e che sembra oggi, con la presidenza di Barack Obama, avviarsi ad una nuova stagione di vigorosi interventi nazionali. L'osservazione di un sistema come quello statunitense, propriamente federale, è ancor più utile in presenza di un innegabile avvicinamento tra il modello dello stato federale e quello dello stato regionale. Con quali meccanismi, allora, la federazione statunitense ha superato i limiti che il catalogo dei poteri enumerati in Costituzione sembrava assegnarle? Con quali strumenti è intervenuta, ad esempio, per garantire diritti civili e sociali?
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21

Caianiello, Michele. Premesse per una teoria del pregiudizio effettivo. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg260.

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Abstract:
Si può muovere una critica al metodo tradizionale di concepire le invalidità degli atti nel processo penale, così fermamente improntato alla legalità formale: esso non sembra più in grado di rappresentare efficacemente la realtà. La tradizione culturale dominante, in questo settore, appare sempre più lontana sia dal raffigurare il fenomeno, sia dall’instradarne idealmente lo sviluppo, a tal punto che vien da chiedersi se non sia il caso di cercare nuovi paradigmi di riferimento. La ricerca qui condotta si concentra sul tema del pregiudizio effettivo, per verificare se e come sia possibile adottare, nel sistema italiano, un simile parametro quando ci si appresti a stabilire se un atto processuale sia invalido. L’operazione appare a prima vista delicata, e aperta a forti critiche, aprendo il varco a modelli, sistemi di ragionamento e approcci distanti da quelli che fanno parte della nostra tradizione culturale. Si potrebbe sostenere, in senso radicalmente contrario, che compito della dottrina sia principalmente riaffermare i principi e metodi consolidati, senza accettare compromessi – spesso discutibili sul piano sistematico – con le evoluzioni proposte dalla casistica. Il rischio, tuttavia, e quello di finire per subire una trasformazione epocale invece di provare a governarla. Se non si vuole accettare d’esser relegati al solo ruolo di passiva testimonianza, occorre dunque provare a interferire con i mutamenti in atto, cercando di innestarvi razionalità: del resto, questa dovrebbe essere, da sempre, la ragione fondativa della dottrina, nell’ambito delle scienze sociali.
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